14/03/17

The Who al Cow Palace di S. Francisco: uno degli eventi più bizzarri negli annali del Rock'n'Roll

Nel 1973 gli Who erano all'apice della loro carriera: erano in classifica in tutto il mondo dopo l'uscita del concept Quadrophenia. Per il tour europeo erano state aggiunte quattro date supplementari a Londra: nelle precedenti esibizioni nella capitale britannica non erano riusciti a soddisfare la grande richiesta di biglietti. Poi partirono a Novembre per gli Stati Uniti. Per la data del 20 novembte 1973 al Cow Palace di S. Francisco  si registrarono otto ore di fila per entrare: i tickets per i 13.500 posti a sedere volarono in quattro ore, tre settimane prima del concerto. I Lynyrd Skynyrd erano stati scelti per l'apertura dello show per tutte le date del tour. Scott Halpin, un ragazzo di 19 anni, grandissimo fan della band, aveva comprato il biglietto da un bagarino.. grazie al quale si trovò al centro di uno degli eventi più bizzarri nella carriera della band e della sua vita.

Nonostante il successo planetario, la band di Pete Townshend era sempre al centro dell'attenzione per le intemperanze soprattutto di Keith Moon e John Entwistle, che regolarmente sfasciavano le stanze degli alberghi in cui erano ospitati, dopo aver sfasciato gli strumenti sul palco durante gli show con il resto del gruppo.

Bisogna sottolineare che gran parte della scaletta suonata durante le prime fasi dello show a S. Francisco era stata degna della fama degli Who: le linee di basso che John Entwistle incrociava con le schitarrate di Pete Townshend davano un'energia maniacale alle canzoni, e anche Keith Moon riusciva a sostenere i brani di Quadrophenia con il suo solito brio. Tutto sembrava progrediva bene, fino a quando la band inizia Won't Get Fooled Again. Keith Moon aveva vomitato prima dell'inizio dello show, forse per lo stress, forse per gli eccessi della sera prima e per riprendersi aveva ingerito dei calmanti. Verso la fine della canzone si accasciò sullo strumento, prontamente portato fuori dai roadie, mentre il resto della band proseguiva a mò di trio. Rientrato, era evidente che non ce l'avrebbe fatta: il suo drumming era lento, sciatto, e alla fine crollò definitivamente. Con Keith ormai diretto in ambulanza verso l'ospedale, Pete cercò di spiegare al pubblico che c'era un problema, e amareggiato concluse dicendo: ".. la 'verità orribile è che senza di lui non siamo un gruppo".

Pete pensava che non era giusto interrompere il concerto, perché a quel punto la band si era ben riscaldata, ma soprattutto per tutti i fan che erano accorsi e che avevano tanto aspettato questa data.

Uno dei roadie andò da Bill Graham, il grande organizzatore di rock show, e gli disse che c'era un ragazzo che poteva dare una mano: aveva osservato tutta la scena, Keith accasciarsi sulla batteria e subito aveva detto a un responsabile della sicurezza che sì, lui poteva sostituirlo e far continuare il concerto. Rivolto al pubblico, Pete chiese se c'era qualcuno tra loro che poteva suonare la batteria.

Scott Halpin, scortato da Graham salì sul palco e si sistemò tra i tamburi. Partirono con un blues, Smoke Stacked Lighting, seguito da Spoonful, un modo per testare le capacità di Scott. Attaccarono poi una versione lunga (9 minuti) di Naked Eye. Lo show si concluse senza problemi, con Pete, Roger, John e Scott abbracciati a salutare il pubblico. Scott Halpin, inaspettatamente, aveva coronato il sogno di una vita, essere membro (temporaneo) degli Who, la sua band preferita! Scott apprezzò molto il post-spettacolo, l'ospitalità che la band gli offrì nel backstage, compresa una giacca commemorativa che gli fu offerta per ringraziarlo dei suoi sforzi, giacca che gli fu prontamente rubata, per poi scivolare di nuovo nel dimenticatoio. Non sapeva che anni dopo il suo nome sarebbe finito inciso negli annali del rock 'n' roll.

Tutto fu catturato da una macchina fotografica, mentre l'intero concerto fu registrato abbastanza rozzamente su una video-camera 2 in bianco e nero. Il filmato, venuto fuori 30 anni dopo faceva parte dell'archivio personale di Bill Graham. La triste nota a conclusione di questa storia, è che Halpin morì nel 2008. La causa, un tumore al cervello. Aveva solo 54 anni.
Sotto il video che immortala Scott che prende posto alla batteria, mentre è possibile guardare il concerto completo su YouTube qui.








11/03/17

XTC, eccentrici disadattati in un nuovo documentario

"Gli XTC venivano da Swindon, e per questo erano considerati una band di provinciali".

E' Andy Partridge, a parlare, dopo tanti anni, ancora amareggiato.

"Sono sempre stato geloso di band come i Talking Heads, che stavano facendo cose simili alle nostre, ma erano di New York, e quindi considerati molto cool nell'ambiente. Ma gli inglesi non sono persone normali. Rispettano e si preoccupano per i poveri, ma se sei un lavavetri che fa 5 milioni di sterline con il proprio lavoro, col proprio sudore, sei feccia!"

Abbiamo già dedicato un post agli XTC, una band di eccentrici disadattati, una delle nostre icone. Arriva in questi giorni un film che li vede immersi in un viaggio che ha attraversato le guerre del punk fino alla ricerca della perfezione nel pop, con una quantità di idee e di invenzione stipate nelle loro canzoni, che è da mozzare il fiato. Ora questo documentario che ne ripercorre la strada intrapresa molto tempo fa.
Una tappa obbligata per chi ama la musica pop nella sua forma più creativa.
Con interviste inedite con Andy Partridge, Colin Moulding, Terry Chambers e Dave Gregory, This is Pop abbandona la tradizionale struttura di racconto lineare per illustrare parole e musica dei membri della band attraverso filmati di archivio, animazioni, e soprattutto le cosiddette "shot sequences.".

Non si sa molto in verità del progetto, ma come si può vedere, il trailer include apparizioni di Stewart Copeland dei Police e dell'attore Harry Shearer. Manca Barry Andrews, e non sappiamo se comparirà nel resto del documentario. Tutte le interviste non sono mai state pubblicate fino ad ora. Nel trailer, Partridge discute la scrittura di alcune delle canzoni più famose, come  "Senses Working Overtime," fino alla "madre di tutti gli attacchi di panico", gli ultimi giorni di tour della band, in un disastroso concerto a Parigi, dove Andy abbandona il palco non riuscendo a concludere neanche la prima canzone (Respectable Street), seguito dopo qualche minuto dagli altri componenti della band. (Il tutto in questo video).
Partridge paragona la sua band a un certo quartetto di Liverpool, spiegando che raramente succede che un gruppo inizia la propria carriera piuttosto bene, cresce negli anni, migliorandosi sempre.

"Insieme a loro, noi siamo l'altra band che ha fatto questo percorso."

I 6 minuti, e 20 secondi del trailer di "This Is Pop" sono stati visibili per un po' su YouTube. Poi il video è stato rimosso e ora è possibile vederlo su C21Media, un portale Media britannico. Potete raggiungerlo da qui: C21Media
 






 

04/03/17

Cardiac Arrest

Papers in the morning
 Bowler hat on head
 Walking to the bus stop
 He's longing for his bed,
 Waiting with his neighbours
 In the rush hour queue
 Got to get the first bus
 So much for him to do.
 He's got to hurry
 Got to get his seat
 Can't miss his place

Don't you worry
 There's no hurry
 It's a lovely day
 Could all be going your way
 Take the doc's advice
 Let up enjoy your life
 Listen to what they say
 It's not a game they play.




He'll never get there at this rate
 He's caught up in a jam.
 There's a meeting this morning
 It's just his luck oh damn!
 His hand dives in his pocket
 For his handkerchief.
 Pearls of sweat on his collar
 His pulse-beat seems so brief.
 Eyes fall on his wristwatch
 The seconds pass real slow
 Gasping for the hot air
 But the chest pain it won't go.
 Tried to ask for help
 But can't seem to speak a word,
 Words are whispered frantically
 But don't seem to be heard.
 What about the wife and kids?
 They all depend on me!



03/03/17

Karoshi, morire per troppo lavoro


"Se siete consapevoli di questo diritto, allora si può dimostrare che non c'è niente di sbagliato nell' assunzione del tempo libero"

Tre mesi prima della dovuta ricongiunzione con la moglie e la figlia nelle Filippine, Joey Tocnang muore per insufficienza cardiaca nel dormitorio della sua azienda. Era il mese d'aprile del 2014.
Le autorità stabilirono che la morte di Tocnang era direttamente collegata alle lunghe ore di lavoro straordinario che la direzione della ditta di costruzioni gli aveva imposto, tra le 78,5 e 122,5 ore al mese. Il suo lavoro consisteva nella lavorazione dell' acciaio e la preparazione di calchi per il metallo fuso. La maggior parte del suo misero stipendio Joey lo inviava alla moglie, Remy, e a Gwyneth, la loro figlia di cinque anni. Il giorno prima di morire, Tocnang aveva detto a un collega che voleva fare shopping il giorno dopo per comprare un regalo per sua figlia. Era una delle 210.000 persone che appartengono al programma di formazione estera del Giappone. Introdotto nel 1993 e ampliato sotto l'attuale primo ministro, Shinzo Abe, il programma è stato a lungo criticato dai sindacati perché consente alle imprese di assumere lavoratori di paesi stranieri a bassa retribuzione e con pochi diritti.
Sono centinaia i decessi correlati al superlavoro - ictus, attacchi di cuore e suicidi - che sono segnalati ogni anno in Giappone, insieme a una serie di gravi problemi di salute - sintomi delle esigenze dei padroni poste ai lavoratori -

Il Libro bianco sulla Karoshi, che è il termine con cui si indica la morte per superlavoro.

Ha rilevato che, nonostante i tentativi di alcune aziende di stabilire un migliore equilibrio tra tempo libero e quello lavorativo, i giapponesi hanno orari di lavoro molto più lunghi rispetto a quelli di altri paesi. Secondo il rapporto, il 22,7% delle aziende intervistate tra dicembre 2015 e gennaio 2016 ha dichiarato che alcuni dei loro dipendenti registrano più di 80 ore di straordinario al mese - che è la soglia ufficiale per cui la prospettiva della morte da lavoro diventa seria. Il rapporto ha aggiunto che circa il 21,3% dei dipendenti giapponesi lavorano 49 o più ore alla settimana in media, ben al di sopra del 16,4% registrato negli Stati Uniti, del 12,5% in Gran Bretagna e del 10,4% in Francia.
Il governo del Giappone ha finalmente lanciato l'allarme, dichiarando che il 20% dell'intera forza lavoro è a rischio di morte da superlavoro, in pratica un lavoratore su cinque è a rischio di Karoshi. Intanto le richieste di risarcimento per Karoshi è salito a un livello record di 1.456 nel corso dell'anno (2016) e secondo i dati del ministero del lavoro, in particolare nei settori in cui vi è carenza di manodopera e l'assistenza sanitaria è scarsa o quasi inesistente. Ma Hiroshi Kawahito, segretario generale del Consiglio Nazionale della Difesa per le vittime di Karoshi, ha detto che la riluttanza del governo a riconoscere le morti Karoshi nasconde il numero effettivo dei decessi, che potrebbe essere 10 volte superiore a quello dichiarato.

"Il governo organizza molti simposi e rende manifesto il ​​problema, ma è solo propaganda", ha detto Kawahito all'inizio di quest'anno. "Il vero problema è la riduzione dell'orario di lavoro, e il governo non fa abbastanza."

I rischi per la salute associati a lunghe ore di lavoro sono stati evidenziati ulteriormente all'inizio di questo mese dopo che Matsuri Takahashi dipendente di 24 anni del gigante della pubblicità Dentsu,  era stato spinto a suicidarsi a causa dello stress causato dal prolungato orario di lavoro.
Una settimane prima della sua morte, Takahashi aveva condiviso il suo crescente senso di disperazione sui social media.

"Voglio morire", aveva scritto in un post. Sono fisicamente e mentalmente in frantumi."

La madre, Yukimi, ha detto che la morte di Matsuri ha dimostrato che le aziende mettono sempre il business al centro dei propri interessi prima che il benessere dei dipendenti.

"Mia figlia raccontava ai suoi amici e colleghi che riusciva a dormire solo 10 ore a settimana e l'unica cosa di cui sentiva il bisogno era quello di dormire ... Perché è dovuta morire?", ha detto alla rete televisiva TBS.
Takahashi, che era entrata alla Dentsu nel mese di aprile, aveva svolto regolarmente più di 100 ore di straordinario al mese, compresi i fine settimana, nella divisione pubblicità su Internet della società. Il ministero della salute ha registrato 93 casi di suicidi o tentativi di suicidio direttamente legati alla pressione di lavoro durante l'anno. Ma l'agenzia di polizia nazionale attesta che il lavoro è stato in parte responsabile dei 2.159 suicidi nel 2015.

Il Giappone ha "i peggiori standard per gli orari di lavoro tra le nazioni avanzate". Una legge del 2014 che prevedeva nuove normative in merito e cercare di contrastare il Karoshi non aveva cambiato la cultura del lavoro giapponese, che si basa prevalentemente sulla devozione all'azienda e sul sacrificio di sé, anche a scapito della salute. Nonostante gli orari assurdi a cui i lavoratori sono sottoposti, un inchiesta ha accertato che alla fine, questo non aumenta la loro produttività.
Mentre negli ultimi anni in Occidente si discute su come lavorare meno e in modo più produttivo, per poter trascorrere più tempo con la famiglia e dedicarsi al tempo libero, in Giappone, non c'è nemmeno un termine per il "work-life balance": "Karoshi", sembra inevitabile nell'estenuante cultura del lavoro nipponica.

Tutto è iniziato negli anni '70, quando i salari erano relativamente bassi e i dipendenti volevano massimizzare i loro guadagni, continuato nel boom degli anni '80, quando il Giappone è diventato la seconda più grande economia del mondo e ancora dopo la bolla scoppiata alla fine dei '90, quando le aziende hanno iniziato la ristrutturazione e i lavoratori, impauriti dalla minaccia dei licenziamenti hanno accettato la diminuzione delle garanzie e dei diritti per garantirsi un futuro. La grande quantità di immigrati, lavoratori irregolari - che lavorano senza tutela sindacale e senza una minima sicurezza sul lavoro - ha ancor più aggravato la situazione dei workers nipponici.

"Il lavoro straordinario è sempre lì. E 'quasi come se fosse parte dell' orario di lavoro regolare", ha detto Koji Morioka, professore emerito alla Kansai University, a capo di un comitato di esperti nominati dal governo per contrastare e combattere il Karoshi . "Nessuno è costretto, ma i lavoratori considerano lo straordinario come obbligatorio."
Oltre ai suicidi e i 189 morti stimati dal Ministero, stime non ufficiali parlano di migliaia di morti. Karoshi è stato a lungo considerato un problema che colpisce soprattutto persone di sesso maschile, ma i sindacati indicano che un numero crescente di donne muoiono per propria mano. La cosa che più colpisce è che molte sono giovani, spesso tra i 20 e i 30 anni. Hiroshi Kawahito, avvocato e segretario generale del Consiglio di Difesa Nazionale per le vittime di Karoshi, che lotta per le famiglie delle vittime aveva in precedenza assistito la famiglia di un giornalista di soli 30 anni morto per un attacco cardiaco.


La madre di Matsuri Takahashi
In realtà non è cosa rara in Giappone morire a 30 anni per attacchi di cuore.

Come abbiamo già detto, Karoshi è un problema che colpisce la società giapponese ormai da diversi decenni, ma è da qualche anno che il governo ha approvato una legge per cercare di fermare quest'autentica strage. L'atto fissa obiettivi specifici, come la riduzione della percentuale di dipendenti che lavorano per più di 60 ore a settimana dall' 10 al 5 per cento entro il 2020; sta anche cercando di convincere i lavoratori a prendere le ferie pagate accumulate negli anni. La maggior parte dei lavoratori giapponesi hanno diritto a 20 giorni di ferie l'anno, ma sono in pochi ad usufruirne, a causa di una cultura del lavoro in cui i giorni di riposo sono considerati come un segno di rallentamento e di mancanza di impegno verso gli obbiettivi aziendali.

Il karoshi è aggravato dalla relativa debolezza dei sindacati, che si sono preoccupati principalmente dell' aumento dei salari, piuttosto che accorciare l'orario di lavoro, e sconfiggere la pratica giapponese di avere lo stesso lavoro per tutta la vita. La maggior parte degli studenti universitari che vengono assunti in società private e pubbliche dopo la laurea hanno l'aspettativa che saranno lì fino al raggiungimento dell'età pensionabile