31/05/13

La Casa dei bambini n° 6

Questa è la storia della Casa dei bambini n°6, dell'esilio segreto di 170 bambini nell'URSS di Stalin e della repressione a cannonate della "Vienna Rossa" nel febbraio 1934, una delle tante storie rimosse, taciute..

di Angela Mayr
Pauli aveva dodici anni, Lucie soltanto sei, Karl dieci... ln tutto erano 170 i bambini e ragazzi che tra febbraio e settembre del 1934 furono  fatti  fuggire in treno da Vienna  a Mosca, accompagnati dal Soccorso Rosso  Internazionale. Vestiti per bene per non dar nell’occhio, muniti di  identità false, giunsero nella capitale dell’Urss: nello stato degli operai e dei contadini. All’arrivo fu di nuovo paura, vedendo tanti uomini in divisa: ma stavolta era infondata. Li aspettava un’accoglienza trionfale: <<La piazza era piena di bandiere, fiori e striscioni. Ogni fabbrica, ogni ufficio aveva mandato una delegazione per riceverci, una folla immensa>>, ricorda Karli, <<più tardi abbiamo saputo che erano stati mandati: noi pensavamo che fossero venuti di loro iniziativa>>. Rappresentanti  del soviet di Mosca, del Partito Comunista, del Komsomol e del Komintern tennero i discorsi di saluto. <<Siamo stati accolti da eroi,  però  eroi erano stati i nostri genitori>>. Frida si rendeva già conto dell’essere seconda generazione, non protagonista diretta degli eventi che avrebbero determinato tutta la vita di ciascuno di loro.

30/05/13

Parigi-Dakar: Omaggio a Franca Rame

"Il potere ha imparato a non reagire davanti a qualsiasi provocazione, digerisce tutto come il boa costrictor.. Attenti, il nemico non ci ascolta ! 
Ma non bisogna lasciarsi scoraggiare. Bisogna continuare imperterriti !" 
Mai separare l'arte dalla realtà.. Questo era la filosofia di Franca Rame e Dario Fo, e attraverso la parodia, che è mimesi dissacrante e catartica, sono riusciti a farci sempre ritrovare intatte le ragioni dello sdegno morale e del dissenso civile. La scomparsa di Franca Rame ci lascia un vuoto incolmabile. Avremmo potuto omaggiarla postando Il monologo dello stupro, come tanti hanno fatto. Ma preferiamo ricordarla allegra e solare, buffa e indignata e grottesca, una delle poche artiste che ha ci insegnato ad 'insidiare il potere e i suoi sorprusi, nelle sue forme più vistose e triviali'..
Questo è un testo teatrale scritto per la Tv ma rappresentato anche in teatro, tratto dal nono volume del teatro di Dario Fo, testi e commedie raccolte nel libro Dario Fo e Franca Rame - Coppia aperta, quasi spalancata- Enaudi

PARIGI - DAKAR - Rai 3, 1988
Personaggi: Un uomo (Dario), una donna (Franca), Voce fuori Campo. L’azione si svolge davanti ad uno schermo sul quale si susseguono immagini di deserto riprese da un automezzo in movimento, sono immagini della Corsa Parigi-Dakar. Franca e Dario stanno dentro la cabina di un camion; Franca guida fra sobbalzi inauditi, Dario parla nel microfono di un radio-telefono. Il tutto e intervallato da immagini di repertorio. 

28/05/13

Il lavoro secondo i Beat

<<Ero una volta giovane e aggiornato e lucido e sapevo parlare di tutto con nervosa intelligenza e con chiarezza e senza fare tanti retorici preamboli come faccio ora..>>
I Sotterranei


E. Bevilacqua, Guida alla Beat Generation
<<...Trova un milione di dollari nella tazza di un cesso/Sei l’unico che osa pescarlo fuori/Mendica e smetti dopo cento dollari al giorno/Ruba/Entra negli affari/Sposa un ricco omosessuale...>>
Anche i beat hanno il loro Time Manager. Come per i giovani rampicanti di oggi, anche per i giovani sognanti di allora fiorisce una manualistica che doveva garantire i migliori risultati nel raggiungimento del proprio Mbo (Management By Objectives). Tuli Kupferberg, nel suo 1001 Ways to Live Without Working, pubblicato nel 1967, si diverte a compilare un manuale in versi dedicato agli aspiranti non lavoratori. L'obiettivo é lo stesso dei manuali di management di oggi. Raggiungere il fine con il minimo sforzo: <<Ruba pane ai piccioni/Ruba piccioni>>, in questo adombrando due diversi livelli di impegno, in quanto appare certo più semplice rubare il pane ai piccioni che non i piccioni medesimi. Non occorre dilungarsi però sul diverso valore nutritivo dei due bottini. Più semplice può essere <<Mangia da Mà’>>, se non bisogna attraversare l'’intero paese per farlo, mentre appare stimolante il <<Mangia da Henry Miller>>. E certamente non vi sarà sfuggito, nell’'accoppiare il 'da Mà’' al 'da Henry Miller', la riconferma di quel ruolo di padre dei beat, universalmente riconosciuto all’'autore del Tropico del Cancro. Kupferberg ha infatti voluto dire: <<mangia da mamma o da papà>>, cioè dove ti fa più comodo. Ma egli ama anche associare il sacro al profano (la mamma e Miller) e infatti propone di stampare o la Bibbia di Gutenberg oppure banconote. E, a proposito di libri, ci si può ricavare qualcosa senza lavorare: <<Recensisci libri, ruba libri, scrivi libri, stampa libri, mangia libri>>. Non mancano tuttavia in Kupferberg più precise norme dietetiche (Mangia merda/Mangia un giorno si e un giorno no..)  ll beat è il naturale avversario delle compagnie di assicurazione, almeno cosi lo vorrebbe Kupferberg, che propone ancora, nei suoi mille e un modo per vivere senza lavorare: <<Cadi dalla finestra, cadi davanti alla metropolitana, cadi davanti a un taxi e incassa l’'assicurazione>>.

Come ha osservato il sociologo Paul Goodman, c'è una mistica della povertà nei beatnik. In un suo libro dal titolo La gioventù assurda, suggerisce di analizzare la Beat Generation come una casta indigente. O meglio di cercare di capire <<l'’influsso culturale che la classe povera esercita sui bohémien d`oggi>>. Tuttavia i Sotterranei hanno sviluppato un forte senso di appartenenza al proprio gruppo e un profondo senso di lealtà, di comunità, la consapevolezza di essere oggetto di prevenzione, il senso dell'’inutilità economica, ma soprattutto la morale del lavoro. E’ per questo che lavorare, per un beat, significa soprattutto procurarsi una somma di denaro sufficiente per un certo periodo; non importa tanto il tipo di lavoro, quanto la possibilità di poterlo svolgere senza coinvolgimento e di abbandonarlo non appena raggiunta la somma sufficiente. Del resto proprio Paul Goodman, in uno studio realizzato insieme al fratello Percival (Communitas, Columbia University), ha dimostrato come esista una economia della sussistenza che consentirebbe, a chiunque lo volesse, di garantirsi i mezzi di sopravvivenza lavorando meno di un anno ogni sette.  
Certo si tratterebbe di una scelta consapevole di povertà ma in cambio si otterrebbe un'’enormità di tempo a disposizione per fare ciò che meglio aggrada: leggere, studiare, dormire, fare l'amore, osservare serenamente il susseguirsi delle giornate e delle stagioni, fare figli, giocare a carte, suonare la slide guitar, i bonghetti, imparare a lanciare il boomerang, andare in canoa, dedicarsi agli’ origami o al teatro, restaurare mobili o fare il vino o berlo, o tutte e due le cose insieme, o trangugiare gin, rum, o whisky, o, peggio, bevande analcoliche.

26/05/13

Sex Pistols, atto finale: Il tribunale

Diario 13-1-86: Un mite lunedì invernale. Gli edifici del Palazzo di Giustizia sono quasi deserti. ll caso Sex Pistols è comparso nella lista dei dibattimenti senza alcun preavviso: numero 229/84, Lydon contro Glitterbest Ltd. procedimento e domanda riconvenzionale al 264/85, McLaren e altri contro Lydon e altri. Una complessa sequenza di emozioni e ormai ridotta a un numero d’archivio; soltanto un particolare in un processo vecchio e lento che, sebbene decisivo, e lontano anni luce dagli eventi in discussione. Oggi qui viene rescissa la relazione decennale fra John Lydon e Malcolm McLaren: una relazione cosi intensa che non soltanto ha istigato il successo dei Sex Pistols, ma conteneva altresì la loro distruzione. La scena fuori dall’aula è assolutamente teatrale. Scopo legale del procedimento è risolvere la disputa durata otto anni tra ]ohn Lydon e Malcolm McLaren; i due sono talmente paranoici da rendere pedine, o semplici comparse, gli altri ex Pistols. Il primo processo, svoltosi tra febbraio e marzo 1979, durò cosi a lungo, e le parti in causa furono cosi intransigenti, che il giudice se ne chiamò fuori e nominò una terza parte in causa incaricandola di amministrare la Glitterbest e dunque gli affari dei Sex Pistols. Un contabile venne imputato di irregolarità amministrative. Il fiduciario accumulò denaro, ma non fece fruttare il patrimonio. Era una situazione che non giovava a nessuno e nel 1984 Lydon aveva intrapreso un’azione legale ora giunta infine in tribunale. Questa è dunque l’occasione per una decisione definitiva, abbastanza importante da spingere i due protagonisti principali al tragitto aereo da Los Angeles verso questo poco invitante scenario dickensiano. Fuori dall'aula non c’è quasi nessuno: un paio di cronisti giudiziari e la signora Beverley attendono pazientemente seduti. Lei ha l’aria di chi è pratica della situazione. Entra in campo McLaren, con un aspetto da spaventapasseri, e i capelli rossi arruffati e abito scuro, asserragliato a un’estremità dell’androne gotico vittoriano, un avvocato togato e alcuni procuratori di settore gli fanno capannello intorno. Appena prima che inizi la sessione, alle undici in punto, Lydon fa il suo ingresso con passo deciso, indossando un ampio soprabito bianco anni Cinquanta e calzoni larghi di flanella, i capelli intrecciati in arancioni gomitoli rasta: un’entrata da divo. Ignorando McLaren, occupa lo spazio più vicino all'aula con la sua squadra di avvocati, scambiando alcune parole con Anne Beverley ed entrando rapidamente quando l’aula viene aperta. Dentro, una serie di panche parallele stanno di fronte al giudice Mervyn Davies. Lydon dimostra la propria disinvoltura sistemandosi in prima fila, proprio davanti al magistrato, come un secchione; le due file posteriori sono occupare dagli avvocati con le loro spesse cartelle arancioni. McLaren e il suo procuratore legale, Howard Jones, sono seduti quasi in fondo, su un lato. L’unico altro Sex Pistols presente, Paul Cook, giunge con alcuni minuti di ritardo e sguscia silenziosamente verso il fondo dell’aula, con un movimento sobrio come l’abito che indossa. Colui che diede inizio ai Sex Pistols, Steve Jones, si trova da qualche parte a Los Angeles.

John Savage,  Il grande sogno Inglese

The genius: Frank Zappa: The Complete Live New York Palladium 1981

THE TORTURE NEVER STOPS TOUR

Frank Zappa - lead guitar, lead vocals, band leader
Ray White - rhythm guitar, vocals
Steve Vai - guitar, sitar
Tommy Mars - keyboards
Robert Martin - keyboards, tenor saxophone, vocals
Ed Mann - percussion
Scott Thunes - bass
Chad Wackerman - drums




24/05/13

Bob Dylan e Joe "Crazy" Gallo

Nel 1976 Bob Dylan pubblica Desire. All'interno una canzone dedicata a Joe "Crazy" Gallo, boss italo-americano, santo e demonio, e un nuovo Billy the Kid.

Senza quella parete sforacchiata dai proiettili, “Umberto il vongolaro” sarebbe rimasto un ristorante come tanti, senza infamia e senza lode, della Little Italy di Brooklyn, la storia del rock avrebbe una canzone in meno e il mondo continuerebbe a scorrere grosso modo nella stessa direzione. Forse solo nelle vicende della malavita italiana d’oltreoceano le cose non sarebbero state più le stesse, ma l’argomento avrebbe rivestito una relativa importanza solo per gli appassionati del genere. Se non fosse che il protagonista di questa storia era un uomo intelligente e dal portamento sempre elegante che amava Camus e Nietzsche, e un discreto pittore. Ma anche un uomo spietato, impegnato in una guerra senza quartiere con gente che tradiva dal cognome la stessa provenienza d’origine e che insanguinò a più riprese le strade di New York. Un boss che faceva tremare le vene ai polsi al solo pronunciare il suo nome e che per la sua spietatezza si meritò l’appellativo di <<crazy>>, <pazzo>>, e contemporaneamente una specie di mafioso <<buono>>, un uomo innamorato della letteratura, dell'arte e della filosofia, il primo ad aprire ai neri le porte del suo clan, in un organizzazione da sempre rigorosamente strutturata su base etnica, tanto da finire nel mirino dei suoi connazionali proprio per questo motivo. E il Joey immortalato da Bob Dylan nell’omonima canzone del 1976.

Ma chi era questa specie di Dottor Jekyll e Mister Hyde dell’migrazione italiana nel nuovo mondo? Si chiamava Joe, Giuseppe, aveva due fratelli, Larry e Alberto, ed era nato nel Bronx, quello vero di New York e non un qualche surrogato napoletano o palermitano, nel 1929. Americano a tutti gli effetti, dunque, ma non per le regole della <<famiglia>>. Bastava il cognome, Gallo, e il padre napoletano e, nonostante la madre irlandese, tanto bastava per essere affiliato alla malavita organizzata per diritto di sangue, lui e i suoi fratelli. Non sarebbe stato nessuno, <<Joey il biondo>>, come era chiamato in gioventù per via della folta chioma bionda corredata di occhi azzurri che cosi poco rientrava nello stereotipo italiano, se mentre lui veniva al mondo non si fosse combattuta una guerra crudele e sanguinosa per stabilire chi dovesse gestire le attività illecite negli States. Una piccola guerra civile, tra italiani, che sarà ricordata come la <<guerra dei castellammaresi>>. Ne uscirà vincitrice infatti la <<vecchia mafia>> degli emigrati di Castellammare del Golfo, quella degli uomini d’onore con i baffoni, che al di qua dell’Oceano vantavano boss come don Vito Cascio Ferro e al di la un certo Joseph Profaci e poi Joe Magliocco e ]oe Colombo. A perdere invece saranno i <<nuovi>>, siciliani, calabresi e soprattutto napoletani. Ne discenderà un ferreo controllo delle città americane, con un boss unico per città e l’unica eccezione della “Grande mela” newyorchese, che sarà spartita in cinque settori. A dividersi la torta la gang di Salvatore Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano, e le famiglie Profaci, Gagliano, Bonanno e Mangano. Joe Gallo crebbe sotto l'ala protettiva del boss Profaci, un uomo che si era arricchito talmente con l’importazione di olio d'oliva e arance ripiene d’eroina dalla Sicilia da riuscire a costruirsi un vero e proprio aeroporto personale nel giardino di casa.

22/05/13

Margaret Thatcher nemica del popolo. E del Rock

La sua ideologia politica ha ispirato la controcultura inglese per decenni. Ma ha fatto a pezzi il sistema scolastico britannico..

L'annuncio della morte di Thatcher ha provocato molte reazioni. C' ’è una certa nostalgia nei ricordi di questi giorni, sia quando evocavano le sue avventure imperiali nel sud dell’'Atlantico che la sua stoica opposizione ai burocrati europei. E inevitabilmente questioni complesse sono state ridotte a semplici messaggi. La memoria storica è tuttavia un’arena politica soggetta a contestazioni; e questo è reso evidente dal <<caso Thatcher >>. Ci sono stati i tributi dei politici Tory e New Labour, ma anche festeggiamenti per la sua morte nelle strade di Glasgow, Liverpool e Brixton. La figura di Margaret Thatcher e, più specificatamente, il thatcherismo ha avuto un influenza profonda nella politica contemporanea. Tutti i partiti hanno dimostrato rispetto per l’ex primo ministro descrivendola come un politico <<sicuro di sé >>. Quella che segue e una riflessione sui limiti dei politici moderni, sempre più influenzati dal rumore di fondo della discussione pubblica e dai suggerimenti di spin-doctor che operano in un'era ideologica meno polarizzata che in passato. Thatcher - e in particolare il thatcherismo - hanno avuto un forte impatto nella Società inglese. Che sia stato coniato un <<ismo>> implica che si sono consolidate idee specifiche e una visione di come le cose dovrebbero essere. Per esempio, pochi parlano di <<blairismo>>; e se lo fanno si riferiscono a questioni di stile. La natura ideologica del thatcherismo ci aiuta invece a capire i cambiamenti in ambito politico, economico, culturale che hanno caratterizzato la Gran Bretagna negli ultimi decenni.
Molte tra le riflessioni pioneristiche sul thatcherismo si possono trovare nei lavori di Stuart Hall. Il suo primo articolo, scritto prima che Thatcher arrivasse al potere e mentre Hall era `ancora al Centro studi culturali contemporanei, è una previsione dello "spostamento a destra" che stava avendo luogo nella societa inglese. Hall sottolineava il modo in cui Thatcher e la destra radicale avessero sviluppato una critica del modello social-democratico post-bellico e avessero tentato di costruire un consenso alle loro posizioni facendo leva sul <<senso comune >>, e sulle paure della gente, insistendo sull’idea-guida della centralità del libero mercato e dello stato forte. Hall chiamava questa tendenza <<populismo autoritario>>. L'analisi di Hall era permeata dalle idee di Antonio Gramsci attorno ai periodi di <<crisi organica>>, in cui l'ideologia dominante, le consuetudini, gli accordi politici e logiche economiche non convincono più e sono messe in discussione. Secondo Gramsci, le crisi che <<possono durare decenni>>, sono momenti della politica in cui il Vecchio sta morendo ma il nuovo ancora deve nascere. Secondo Hall, la Gran Bretagna dalla metà degli anni Settanta in poi ha attraversato questo tipo di crisi. Thatcher lo aveva capito, cogliendo la perdita di consenso del modello socialdemocratico e keynesiano. Per avvantaggiarsi di questa situazione il Partito conservatore ha fatto sua l'ideologia del libero mercato, proponendo politiche sociali autoritarie (…)

In questo modo Thatcher, sostenuta da think tank della nuova destra, incluso l’Istituto di Affari Economici, il Centro di Studi politici e l’Istituto Adam Smith, ha potuto affermare che il welfare state voluto dal Labour party e la sua agenda sociale stavano negando la liberta degli individui, incoraggiando la dipendenza dallo
state. Lo Stato sociale e il potere dei sindacati erano, per i conservatori, i responsabili della rovina economica britannica. Margaret Tatcher aveva gioco facile nel sostenere che il keynesianesimo, che ‘aveva in parte permeato i governi conservatori e laburisti del passato, aveva fallito e aveva bisogno di essere sostituito con il pensiero monetaristico. Le privatizzazioni su larga scala di quello che i conservatori classici hanno considerato l'<argento di famiglia>, sarebbero venute dopo. Quando si ricorda il thatcherismo e anche importante considerate il vasto impatto culturale che ha avuto. Ha stimolato una risposta significativa in teatro, letteratura e musica e alcune delle più innovative critiche sono venute dagli artisti. Il thatcherismo ha, quasi da solo, incoraggiato un nuovo genere artistico: la drammaturgia di Alan Bleasdale, i film di Mike Leigh o la musica di Billy Bragg. L'eredita del thatcherismo _ha preso strade di diverso tipo. I politici New Labour gli hanno apertamente riconosciuto il loro debito ad esso per presentare le riforme economiche e sindacali una volta tornati al governo. Molti commentatori hanno inoltre sottolineato un parallelo stringente tra il linguaggio su welfare e povertà degli anni Novanta e le attuali agende governative. Il thatcherismo ha lasciato il suo segno <<ideologico>> anche sull'educazione scolastica. Nei primi anni ottanta, il ministro dell'Educazione Keith Joseph, insieme ad ad alcuni dirigenti del Dipartimento, erano stati visti ai corsi dell’Open University in cerca di orientamenti marxisti. Si spera che abbiano trovato qualcosa che abbia stimolato il loro interesse. Ma leggendo l’agenda dell’Educazione, con la sua attuale attenzione alla <<spendibilità>> e ai <<consumatori>>, è però settore dove il thatcherismo ha, per il momento, vinto.
Geoff Andrews 
trad. it Giuseppe Acconcia 

20/05/13

Erri De Luca: Perchè sto con Emergency

“Voce dei sangui di tuo fratello sono gridanti a me dal suolo” , dice la divinità a Caino, fresco di fratricidio. Il verbo è al participio presente perché i sangui di Abele non smettono la voce. Il 1900 è stato il tempo che ha versato più sangue nella storia umana. E’ di sangue l’ odore ufficiale,del secolo. Non lo conoscevo. L’ ho imparato in un posto impensabile prima.

Nel 2007 Gino Strada e Teresa Sarti, presidente di Emergency, m’invitarono a andare in Sudan dove avevano aperto un ospedale di cardiochirurgia, il solo gratuito in tutta l’ Africa. A Khartoum, sulla sponda del Nilo Azzurro, avevano realizzato un capolavoro di architettura e medicina. Pannelli solari davano aria fresca , sale operatorie perfettamente sterili, anche contro le tempeste di sabbia del deserto, giardini premurosi di bellezza per affrettare le convalescenze.
Gino Strada mi chiese di assistere alle operazioni a cuore aperto. Fu allora che conobbi l’ odore del sangue. All'inizio dà vertigine, costringe a un appoggio.

Aprivano toraci, deviavano il flusso nella macchina cuore-polmone fermando il battito e operando sui tessuti cardiaci da aggiustare. “Voce dei sangui di tuo fratello sono gridanti a me dal suolo”: in quella stanza no, i sangui non gridavano, invece scorrevano in circolazione extracorporea, pulsavano e ringraziavano. Lì dentro avveniva una restituzione, da vita a vita. In nome dell’ Europa che ha saccheggiato l’ Africa e venduto la sua ricchezza umana, animale,vegetale,minerale, in nome della medicina e del diritto alla cura di ogni persona, in nome dell’ Italia che non esporta più solo mine antiuomo e abiti di lusso, una squadra veloce, volontaria,puntuale, taglia, aggiusta, ricuce e fa avvenire una restituzione.
Offrire a Emergency il proprio sostegno: non per sforzo di buona volontà, ma per entusiasmo di partecipare, per contagio di fraternità.


18/05/13

Frank Zappa: Tengo na minchia tanta (Vs PMRG)

"Ahhh, tengo na minchia tanta.. Devi usare un pollo, se me la vuoi tastar. Guarda che se la mangia, e mentre se la sta a pappà, chiedimi che cosa fa: ma è chiaro! Se la sta a succhia". (Tengo na minchia tanta: in italiano nel testo). 
"Voglio dire che le mie attuali necessità, insomma, quello che voglio è una fica, calda, succulenta, umida, comoda, gocciolante, una bella fica, liscia e morbida con la quale, come posso dire, ecco, che ne dici se saltiamo nella tua macchina e ci facciamo una scopata?. (Do you like my new car?)
"La dimensione del pene mi preoccupa. Non riesco a dormire la notte, a causa della dimensione del pene... Ti preoccupi e ti lamenti che la dimensione del tuo pene non sia abbastanza mostruosa?". (Penis dimension) 

Furono testi come questi a sollecitare le prurigini del PMRG contro Frank Zappa. Zappa divenne l'acerrimo nemico del Parent's Music Resource Center, l'associazione di mogli di senatori americani intenta alla salvaguardia della morale dei minori americani traviata dalla musica pop e rock. Prima del PMRG, però, c'era stato il processo dell'Old Bailey di Londra che vedeva Zappa opporsi alle istituzioni della Regina: Frank Zappa davanti alla Suprema Corte di Giustizia inglese. Lui aveva citato la Corona in giudizio per rottura di contratto in quanto un suo concerto con la Royal Philarmonic Orchestra e le Mother of Invention per le prove della musica di 200 Motels alla Royal Albert Hall era stato annullato. La Corona si difese accusando Zappa di oscenità in seguito alla denuncia di un suo membro, l'impiegata ("zitella", così definita negli atti ufficiali) Marion Herrod. Il processo toccò alte vette di comica assurdità, quando l'avvocato di Zappa, Sig. Ogden, si confrontò con quello della parte opposta, sig. Campbell, davanti al giudice Mocatta, e nella difesa dello stesso Frank Zappa, interrogato sulle sue canzoni. Alcune di queste furono prese come prova, come Would you got all the way? ("Ci staresti a far tutto per gli Usa, Ci staresti a far tutto per l'Uso?"), Lonesome Cowboy Burt ("Sono Burt il cowboy solitario.. ti pagherò un assaggio e potrai sederti sulla mia faccia. Dov'è la cameriera? Opal, Cagna in calore") e Shove It Right in ("La sua amica è sotto la doccia, si esercita, fa pratica, ci prova! Una mezza dozzina di posizioni provocanti! Esce dalla doccia, si schiaccia i brufoli. Poi si lava i denti e si mette il deodorante sulla fica - la cosa la eccita.. Posizioni provocanti! Dammene una lunga!.. da sbattere! E puoi tirarlo fuori e sbatterglielo dentro ancora"). Questo è un esempio di come si è svolto il dibattimento raccontato dallo stesso Zappa nella sua autobiografia scritta con Pete Occhiogrosso.

(Riguardo la canzone Lonesome Cowboy Burt)
Domanda:
Le sarei grato se potesse spiegarci il significato di questa frase: Ti pagherò un assaggio e potrai sederti sulla mia faccia..
Risposta di Zappa: Ti pagherò.." si riferisce all'acquisto di una bevanda alcolica per la cameriera, quanto a dedersi sulla sua faccia fa riferimento alla cameriera che.. si siede sulla sua faccia.
D: Questo è un riferimento sessuale?
R: Non necessariamente. Può anche indicare un giro a cavalluccio in una posizione insolita..
D: Parla seriamente?
R: Certo!
D: Ti comprerò una bevanda alcolica e potrai fare un giro a cavalluccio sulla mia faccia?
R: No, non è quello che dice.
D: Avevo capito questo. Ho capito forse male?
R: No, è aperta, tanto a quella quanto ad altre interpretazioni.
D: Ma lei che l'ha scritta doveva pur avere in testa qualcosa..

Interviene il giudice Mocatta: Cosa significa "Potrai sederti sulla mia faccia?"
R: Che qualcuno può sedersi sulla vostra faccia..
Il giudice dopo aver ascoltato le parti ed esaminato i testi sentenziò che "il materiale non era da ritenersi osceno". 

Ma fu un episodio minore rispetto al conflitto con l'PMRG. Tutto nacque dalle proteste di Zappa per l'assoggettazione della RIAA (Recording Industry Assiciation of America: l'associazione dei discografici americani) alla lobby del PMRG che imponeva la censura ad un certo numero di canzoni pop e rock alla radio (pena la revoca della licenza) e il bollino che dichiarava il linguaggio esplicito e osceno dei testi delle canzoni contenute nei dischi ritenuti offensivi.  Frank Zappa cominciò la sua guerra pubblicando una lettera aperta sulla rivista musicale Cashbox intitolata "Estorsione pura e semplice". Questi alcuni passaggi della lettera:<< Con tutto il dovuto rispetto a Stan Gortikov e alla RIAA, vorrei chiedervi un pò di attenzione per esprimere le mie sensazioni personali a proposito dell'indebita decisione di chinare la testa al PMRG riguardo la classificazione dei dischi...

Siamo di fronte ad un caso che ha l'aria di essere una vera e propria estorsione. La RIAA deve ballare a comando per le casalinghe di Washington oppure l'industria dovrà fare i conti con il peso dei loro famosi mariti (...) L'estorsione è ancora un atto illegale. Nessuna persona sposata o legata a rappresentanti del governo dovrebbe avere il permesso di sprecare il tempo della Nazione in progetti da casalinghe in malafede come questo.>>

Ma le casalinghe in malafede continuarono nella loro crociata e la lettera di Zappa non la considerò nessuno. E allora lui scrisse al Presidente degli Stati Uniti dell'epoca, Ronald Regan:<<Sig. Presidente, sebbene sia fortemente contrario a molte scelte della sua amministrazione, non ho mai messo uin dubbio che le sue vedute personali sui temi costituzionali fondamentali fossero sincere. Vorrei conoscere la sua opinione sul programma di censura discografica sponsorizzata dal PMRG,,organizzazione che coinvolge mogli di rappresentanti del governo (...) Le pare giusto che la gente non abbastanza fortunata da essere sposata a una superstar del Campidoglio debba tenere la bocca chiusa mentre le mogli di Washington giochicchiano con la macchina legislativa?>>

Il presidente non rispose. Non rispose a questa domanda nè a tutte le obiezioni che poneva Frank Zappa contro l'idea propagandata dalle mogli dei senatori che il sesso fosse peccato dando così "un contributo decisivo a istituzionalizzare il preconcetto nevrotico che da lavoro ai pornografi". Poi il Presidente, in un comizio a Crystal City in Virginia, affermò che tutti coloro che lavorano nell'industria discografica sono pornografi. E Zappa allora si rivolse al Congresso il 19 settembre del 1985 difendendo il primo emendamento della Costituzione e smontando ogni debole teoria sulla pericolosità del porno rock ( come il fatto che non sia scientificamente provato che ascoltare certa musica porti al crimine) e tutelando la possibilità di masturbarsi perchè la pratica non è illegale. Metteva inoltre in evidenza il fatto che le prigioni federali non erano abbastanza grandi per metterci tutti i ragazzini che esercitano tale pratica. Concludendo con un attacco al fondamentalismo religioso del PMRG: << Le pratiche religiose di un individuo sono una questione privata e non dovrebbero essere inflitte al prossimo e nemmeno sfruttate da altri>>
La sua dichiarazione, nonostante non facesse una piega, non servì però a nulla, e dal primo novembre del 1985, i dischi proibiti iniziarono ad uscire con l'adesivo " Avviso ai genitori - Contenuti espliciti."
Frank Zappa si batterà fino alla fine per la libertà d'espressione della musica rock, in televisione come sui giornali e nelle sedi politiche, e fece anche un suo personale adesivo per Thing Fish con scritto:
"Questo disco contiene materiale che una società veramente libera non dovrebbe temere nè sopprimere (...) Vi garantiamo che il linguaggio e i concetti contenuti in questo lavoro non causeranno tormenti eterni nel luogo dove il tipo con corna e forcone conduce i suoi affari".

Nessuno finì all'inferno dopo l'ascolto dei dischi di Frank Zappa. Ma non ci finirono neanche le mogli dei senatori. Al Gore vinse le primarie ma non le presidenziali. Alla signora Tipper Gore (e ad altri censori), Todd Rundgren, musicista, amico e collaboratore di Zappa, dedicherò i seguenti versi: "I wanna fuck you, Jesse Helms, Tipper Gore and John Paul II!". Il bollino "Parental Advisory - explicit content" è  ancora in vigore. E Frank Zappa ormai non può più farci niente.
Gli scienziati credono che l'universo sia fatto d'idrogeno perchè è l'elemento più diffuso. Io dico che l'elemento più diffuso in assoluto è la stupidità.>>
Frank Zappa muore il 4 dicembre 1993 per un cancro alla prostata. Che ironia. Chissà se ha mai pensato di scriverci su una canzone. Teneva una minchia tanta, e il cervello ancora più grande..
Frank you, thank!

Rockriminal, Gilles Lacavalla




14/05/13

Il Fascino dell'obbedienza e la Servitù volontaria

II recente libro di Fabio Ciaramelli e di Ugo Maria Olivieri, <<ll fascino dell’obbedienza>>, è una lettura appassionata e di spessore del saggio di Etienne La Boétie <<La Servitù volontaria>>. ll saggio, scritto nel 500, é un classico sulla natura della tirannia e del totalitarismo. La repressione feroce dei protestanti francesi da parte dei Ioro re portò il giovanissimo La Boétie, che ne fu colpito, a un intuizione geniale: la tirannia non origina dall’imposizione del potere del più forte sul più debole ma dall’asservimento volontario dei molti aIl’Uno. Ciaramelli e Olivieri evidenziano il pericolo che rappresenta per la democrazia l’appiattimento delle differenze su modelli di comportamento omologanti e colgono la stessa inerzia del vivere nella passività degli asserviti e nella depressione. Dal libro emergono due questloni forti che rappresentano una sflda per la psicoanalisi: la sottomissione aIl’Uno é il prodotto dl una <viltà morale> dei soggetti asserviti, depressi; il superamento della sottomissione richiede una decisione, un'affermazlone senza tentennamenti del desiderio di libertà. Vista da una prospettiva psicoanalitica, l'asservimento del soggetto all’Uno è prodotto da una profonda auto-depresslone, negazione del desiderio (risposta all’estrema precarietà della relazlone con l'altro) e dall'uso dell’eccitazione (sostituto del lutto) per fronteggiare la deriva melanconica a cui conduce il rigetto dell’oggetto desiderato. Si può ben attribulre una viltà morale a coloro che pervertono la loro soggettività perché lucrano sulla loro malattia trasformando la loro domanda di cura in volontà di dominio e di sfruttamento delI’altro.

Lo psicoanalista sà, nondimeno, che i soggetti volontariamente asserviti (da dominati o dominatori) al fantasma del potere (che li aliena tutti) non hanno consapevolezza della loro reale condizione, esattamente come i suol pazienti depressi. La lore posizione, a frutto di combinazioni casuali che rivelano solo successivamente il loro infausto significato, non dipende da una loro intenzione iniziale consapevole. Come Edipo sono vittime - attori di una paradossale intenzionalità del caso che non sembra offrire una via d’uscita.


Per uscirne la psicoanalisi é approdata a una verità <<tragica >>: la malattia non é la depressione in sé ma l’assenza di responsabilità noi confronti della perdita che la determina. Non ha importanza se l'errore preterintenzionale di partenza sia nostro o di altri. Se non vogliamo asservirci al commercio di morte che sottende il totalitarismo, dobbiamo assumere la responsabilità dell’errore che ci spinge nella perversione. Ci riusciamo se ci facciamo carico del nostro dolore, luogo dove il desiderio per l’aItro resiste irriducibile.

Sarantis Thanopulos

09/05/13

Crime Story: Jim Thompson

La fortuna critica ed editoriale di Jim Thompson in Italia ha avuto un andamento molto simile a quello di altri, grandi autori di genere emersi nei tranquillized fifties americani grazie al nuovo mercato dei tascabili da edicola: accolti in collane storiche come «Urania» (per la fantascienza) e il «Giallo Mondadori», sono scomparsi per molti amii dal mercato per poi essere riscoperti grazie al lavoro di case editrici piccole o medie (per Thompson, Fanucci), che ne hanno proposto nuove edizioni molto curate nella grafica e nella traduzione, e spesso corredate di apparati critici.
Per Alet, Jim Thompson: una biografia selvaggia (pp. 640, € 20,00), una delle migliori biografie letterarie degli ultimi anni. In queste densissime pagine, premiate nel 1995 con il prestigioso Natìonal Book Critics Gircle Award, e l’anno successivo con l'Edgar Award come miglior saggio di critica su un autore di crime fiction, Robert Polito ripercorre l'intera esistenza di Thompson, e trascina il lettore in un viaggio appassionante  nel quale le ossessioni private dello  scrittore e le sue opere dense di rabbia e di pulsioni autobiografiche si stagliano dentro un quadro accurato, credibile, a tratti sorprendente del Novecento americano. Nato nel 1906 ad Anadarko, Oklahoma, in una terra di frontiera che si era appena trasformata in Stato, ancora popolata di sceriffi e leggendari fuorilegge, cresciuto in perenne peregrinazione tra lo stesso Oklahoma, il Nebraska e il Texas, con un padre che nel torno di pochi anni accumula e perde autentiche fortune, Thompson è costretto a guadagnarsi da vivere (e a mantenere la famiglia nei momenti di affanno economico) fin dalla primissima adolescenza, inanellando una serie di mestieri che ha dell'incredibile perfino per l'America delle infinite opportunità e della mobilità sociale che siamo stati abituati e conoscere e amare in modo spesso troppo acritico: garzone di giornali e poi giornalista, fattorino d'albergo, trivellatore di pozzi e operaio addetto alla costruzione di oleodotti, gestore di sale cinematografiche, contrabbandiere di alcol. Molti di questi mestieri lo avvicinano ai personaggi americani più marginali, sempre al confine della legalità: hobas e gangster, truffatori e puttane, spacciatori e artisti della speculazione, regalandogli quel patrimonio di conoscenze cui attingerà a piene mani per i suoi formidabili noir.
Negli anni trenta, attraverso il Fedeml Writers’ Project, si avvicina per la prima volta, ma senza successo, al mestiere di scrittore, e arriva a un passo dall'incriminazione e dall’arresto per le sue idee politiche (probabile, anche se mai confermata, l’adesione al Partito Comunista).
Si trasferisce allora in California, a San Diego, dove lavora in una delle industrie aeronautiche impegnate nella produzione bellica e scrive il suo primo romanzo, Inferno sulla terra, nel quale la struttura e l’ambientazione, chiaramente riconducibili al realismo proletario di moda negli anni della Depressione, cedono spesso il campo alle ossessioni private di una personalità perennemente scissa tra mitezza e violenza: ossessioni che costituiscono l'autentico fil rouge di tutta la narrativa di Thompson e che consentono di leggerla, al di là delle coordinate di genere, come un vero e proprio unicum.
E comunque Nulla più di un omicidio, terzo romanzo di Thompson e suo primo noir, pubbiicato nel 1949, a segnare il punto di svolta, e l’avvio di una vera e propria carriera di scrittore: a paitire dal 1952 si apre la collaborazione con la Lion Books, collana di tascabili da edicola, che nel giro di quattro anni porta Jim a sfornare qualcosa come tredici romanzi, tra i quali almeno quattro capolavori (L’assassino che é in me, Notte selvaggia, Diavoli di donne ed E' già buio, dolcezza), e a entrare dalla porta principale nel mondo di Hollywood, collaborando alla sceneggiatura di due capolavoti di Kubrick come Rapina a mano armata e Orizzonti di gloria. Una produzione impressionante, che coincide con il breve apogeo dei paperback a grande distribuzione e che comincia perciò a diradarsi a partire dalla fine degli anni cinquanta. Sempre più minato dall’alcolismo e da una salute fisica e mentale in costante declino, abbandonato da Hollywood, Thompson si trasforma progressivamente in un fantasma. Riesce comunque a scrivere altri tre capolavori - nobilitali da altrettante, splendide versioni cinematografiche: Getway, Rischiose abitudini e Colpo di spugna, prima di spegnersi, dimenticatpo da tutti, senza un solo volume che non fosse fuori stampa, nel 1977. Sul letto di morte (ed é con questo aneddoto che si apre il libro di Polito) raccomanda alla moglie Alberta di conservare con cura i suoi romanzi, manoscritti, articoli e contratti e aggiunge; <<Abbi solo pazienza. Dieci anni dopo che sarò morto diventero famoso>>. 


Nell’ affrontare questa storia d’artista cosi superbamente americana, Polito, autentico esperto di noir, ha saputo evitare un errore fondamentale, un vizio d’origine presente, per esempio, in tutte le biografie dedicate a un altro maestro della crime fiction come Raymond Chandler: quello di esaltare i meriti letterari dell’autore giocandoli contro il genere nel quale si inquadrano i suoi romanzi. Per Thompson, nell’interpretazione acuta e pienamente condivisibile del suo biografo, il noir è un approdo naturale, uno spazio privilegiato nel quale proiettare tanto le sue pulsioni personali (e in particolare il conflitto edipico con un padre troppo ingombrante) quanto la sua amara visione del capitalismo americano, maturata attraverso le esperienze di lavoro nei campi petroliferi prima ancora che dalla lettura delle opere di Marx. La scelta, da cui nascono quasi tutti i suoi romanzi miglioti, di proiettarsi con prodigioso ventriloquismo nella mente dei suoi disturbati protagonisti (tutti criminali, siano essi sceriffi come il Lou Ford de L'assassino che è in me o piccoli imbroglioni come il Dolly Dillon di Diavoli di donne) consente poi a Thompson di trasportare di peso dentro l’architettura della crime story una serie di meccanismi tipici del romanzo modernista, a partite dal monologo interiore, spesso evidenziato con un corsivo che fa pensare da vicino a Faulkner.
Polito decide deliberatamente di citare in abbondanza dai romanzi di Thompson, ma anche dalle sue opere occasionali e dimenticate: saggi autobiografici, racconti, poesie, true crime. Al di la della qualità inevitabilmente diseguale, emerge con chiarezza dal tessuto dei richiami testuali la voce inconfondibile di un autore che ha saputo raccontare come nessun altro l’America e le sue derive. E a fare da controcanto o da coro greco, come nelle storie orali che Polito assume espressamente a modello, si accumulano le testimonianze dirette dei familiari, dei colieghi scrittori, registi, sceneggiatori, editor. Voci, tutte, di grande fascino, che scandiscono i ternpi del racconto, lo arricchiscono di dettagli vividi, riescono davvero a restituirci i sapori di un’epoca lunga quasi un secolo e insieme il ritratto a tutto tondo di un grande scrittore <<maledetto>>, capace di stregare cineasti come Kubrick, Peckinpah, Godard e Tavemier, ma anche scrittori come Ellroy e King, o addirittura musicisti come Bruce Springsteen.
In estrema sintesi, Jim Thompson: una biografia selvaggia sa essere insieme racconto corale sul Novecento americano e ritratto d’artista; rappresenta una lettura godibile e la miglior introduzione a un autore importante, che abbiamo solo  cominciato a riscoprire. Dubito si possa chiedere di più a una biografia letteraria...
L. Briasco

08/05/13

Alla ricerca della qualità acustica

Due degli ultimi due Lp dei Radiohead rimarranno nella storia. Non tanto per la qualità artistica ma per la distribuzione. Se In Raibows nel 2007 aveva suscitato scalpore per l'idea di renderlo disponibile al download a offerta libera, nel senso di offrire anche zero, The King of Limbs, ha costituito una novità per il fatto di essere disponibile al download in un formato digitale dalla qualità equivalente al Cd, il Waveform Audio File Format o WAV. La scelta della band di Oxford non ha avuto la stessa risonanza mediatica del download potenzialmente gratuito — che in effetti molti scelsero di non pagare  ma è altrettanto significativo come esperimento. È possibile scaricare l'album in due differenti formati, compresso e non, con perdita di dati o meno, AAC o WAVE per l'alta qualità si paga di più, 11 euro contro i 7 della versione compressa con perdita di dati. 
La querelle sui formati digitali a perdita dati (lossy) o meno (loseless), ripropone quella più datata e mai risolta tra analogico, il vinile, e digitale, il Cd. Tra le schiere dei lossy ci sono molti formati diversi, i più celebri sono l'Mp3, lo standard elaborato dal Fraunhofer Institute e promosso da Leonardo Chiariglione, e l'AAC, utilizzato da Apple per la compressione sulla piattaforma iTunes.
Tra quelli che mantengono intatta la qualità del Cd ci sono quelli che comprimono il file, come il Flac (che arriva a dimezzare il peso), ma che poi lo decomprimono recuperando tutti i bit originari e quelli che invece lo mantengono inalterato, come il WAV, sviluppato da Microsoft e Ibm.
Il successo dei lossy è stato decretato da un preciso periodo storico, quello delle connessioni lente degli anni '90. Sia Mp3 che AAC infatti riducono le dimensioni del file musicale di 10 volte, portando la definizione del suono da un bitrate di 14mila kilobit al secondo (Kbps) a 128Kbps. Ciò permise di trasferire i file in tempi ragionevoli mantenendo una qualità dell'ascolto accettabile se fruito attraverso le casse del pc o in cuffia su lettore mp3 portatile. Ma provare a riprodurre su un impianto stereo un brano lossy è un'esperienza ben poco soddisfacente. La perdita di nove decimi dei dati originari si sente, e anche le versioni più ricche di lossy (a 320Kbps) depauperano non poco la timbrica  delle note registrate. E i nativi digitali (coloro che sono nati dopo il 1990) si apprestano a divenire una generazione che ascolta una musica di qualità acustica inferiore rispetto alla generazione precedente. Finora la difesa dei formati loseless era stata affidata  ai cultori dei generi più sofisticat anche dal punto di vista sonoro, la musica classica e il jazz.
Deutsche Grammophone già da qualche anno mette a disposizione dei clienti online versioni Flac o WAV. Ma finora la musica pop si era limitata a migliorie qualitative nell'ambito dei formati lossy, aumentando un pò il bit rate. I Radiohead con la singolare tariffazione maggiorata per il download loseless sta testando, volontariamente o meno, il polso al mercato e finora i risultati sono abbastanza sorprendenti. Secondo quanto rivelato da 7Digital, la società che cura la distribuzione online di The King of Limbs, il 40% ha optato per il WAV, disposto a pagare il 55% in più rispetto all'AAC. In realtà non è del tutto chiaro cosa giustifichi la differenza di prezzo, visto che i costi per l'industria non dovrebbero variare, e comunque non così tanto. Ben Drury, co-fondatore di 7Digital è convinto che i formati loseless non conquisteranno il mercato, almeno nell'immediato, ma che soddisfino le esigenze di una nicchia significativa di ascoltatori. Ci crede anche Universal, tra le major la più sensibile al problema della qualità acustica, che ha inaugurato un nuovo store online che punta tutto sulla qualità. Si chiama Groovetovvn Vinyl e mette a disposizione un archivio in rapida via di espansione sia in fonnato Flac, sia (in...vinile d'alta qualità. I padelloni da 180 grammi amati dagli audiofili del secolo scorso. 
effecinque.org

04/05/13

La proprietà intellettuale? Un furto!

È LEGITTIMO CHE GLI ARTISTI RICEVANO UNA giusta remunerazione dal loro lavoro. I diritti d’autore sembrano rappresentare una delle loro più importanti fonti di reddito. Purtroppo stanno diventando uno dei prodotti più commerciali del XXI secolo. Il sistema non sembra più capace di proteggere gli interessi della maggioranza di musicisti, compositori, attori, ballerini, scrittori, designer, pittori o registi. Una constatazione che spinge ad aprire un dibattito sulle strade da ricercare per assicurare agli artisti i mezzi per vivere del loro lavoro e garantire alle creazioni il meritato rispetto.  
Joost Smiers

I grandi gruppi culturali e d’inforniazione coprono il mondo intero con satelliti e cavi. Ma possedere tutti i canali dinformazione del mondo ha senso solo se si possiede Fessenziale del contenuto, di cui il copyright costituisce la forma legale di proprietà. Attualmente nel settore della cultura assistiamo a una vera giungla di fusioni, come quella di Aol e Time Warner. Tutto questo rischia di far si che, in un prossimo futuro, sia solo un gruppetto di poche compagnie a disporre dei diritti di proprietà intellettuale su quasi tutta la creazione artistica, passata e presente. Il modello è Bill Gates e la sua società Corbis, proprietari dei diritti di 65 milioni di immagini in tutto il mondo, di cui 2,1 milioni in rete. 
ll concetto, un tempo utile, di diritto d’autore diventa così uno strumento di controllo del bene comune intellettuale e creativo, nelle mani di un ristretto numero di imprese. Non si tratta solo di abuso che sarebbe facile individuare. L'antropologa canadese Rosemaiy Coombe, specialista in diritti d‘autore, osserva che «nella cultura consumistica, la. maggior pane di immagini, testi, etichette, marchi, logo, disegni, arie musicali e anche colori sono governati, se non controllati, dal regime di proprietà intellettuale ». Le conseguenze di questo controllo monopolistico sono spaventose. l pochi gruppi dominanti dellîndustria culturale trasmettono solo le opere artistiche o di intrattenimento di cui detengonoi diritti.
SI CONCENTRANO sulla promozione di alcune star, sulle quali investono fortemente e guadagnano sui prodotti derivati. A causa dei rischi elevati e delle esigenze di ritorno sull'investimento, il marketing rivolto a ogni singolo cittadino del mondo e cosi aggressivo che tutte le altre creazioni culturali sono eliminate dal panorama mentale di molti popoli. A scapito della diversità delle espressioni artistiche, di cui abbiamo disperatamente bisogno in una prospettiva democratica. Si assiste anche ad una proliferazione di norme legali su tutto ciò che riguarda la creazione. Le società che comprano l’insieme dei diritti, li proteggono con regole molto dettagliate e fanno difendere i loro interessi da avvocati altamente qualificati. Improvvisamente, l'artista deve fare attenzione a che queste società non gli rubino il lavoro. Per difendersi è costretto ad assumere a sua volta degli avvocati, anche se i suoi mezzi economici sono molto più limitati. Con il sistema dei diritti d’autore le grandi compagnie fanno fortuna. Ma la pirateria che «democratizza» l'uso, in casa propria, della musica e di altri materiali artistici, le minaccia. Con un suo giro di affari pari a 200 miliardi di dollari l‘anno, disturba l'accumulazione di capitale . Tuttavia la lotta contro la contraffazione sembra vanificata dall’invenzione di Mp3, Warapster, ecc. Questi ultimi rendono possibile in pochi minuti il telecaricamento di notevoli quantità di musiche, immagini, film o software dallo stock virtuale di dati disponibili in tutto il mondo. Un fenomeno che l'industria del disco e la sua associazione, la Riaa (Recording lndustry Association of America), non apprezzano affatto.
PHILIP KENNICOTT, un ricercatore australiano, ritiene che questi siti permettono di scavalcare completamente il circuito commerciale della produzione musicale. «Gli americani, scrive, commettono l’errore di paragonare un certo stile di cultura popolare - come le grandi macchine prodotte dall industria americana - con la cultura americana, come se i film spettacolari e i dischi venduti a milioni di copie rappresentassero, da soli, la creatività degli Stati Uniti. È afiascinante pensare che i prodotti di divertimento formino il cemento culturale che unisce i popoli. Ma questo tipo di cultura popolare, di cui le industrie sono proprietarie, è molto diversa dalla cultura del popolo, che non appartiene a nessuno ».  Per di più, computer e Internet forniscono agli artisti un’occasione unica di creare utilizzando materiali che provengono da correnti artistiche di tutto il mondo, del passato e del presente. E in questo senso non fanno nulla di diverso da ciò che hanno fatto i loro predecessori: Bach, Shakespeare e migliaia di altri. È sempre stato normale utilizzare idee e parte del lavoro dei precursori. Altra cosa è il plagio. Su questo fenomeno, il filosofo Jacques Soulillou sviluppa un interessante commento teorico: «La ragione per la quale è diflicile produrre la prova di plagio nel campo dell ’dell'arte e della letteratura sta nel fatto che non basta soltanto dimostrare che B si è inspirato ad A, senza eitare eventualmente le sue fonti, ma bisogna anche provare che A non si e ispirato a nessuno. Il plagio suppone infatti che la regressione di B verso A si esaurisca li, perché si arrivasse a dimostrare che A si è inspirato, e per cosi dire ha plagiato un X che cronologicamente lo precede, la denuncia di A ne risulterebbe indebolita ».