30/09/14

Riforma del lavoro





Il pugile e il panico

Una personale esperienza d’iniziazione a un mestiere del corpo tanto riconosciuto per l’eroica simbologia, e ho imparato che “l’agente sociale è, prima di tutto, un essere di carne, di nervi e di sensi, un <<essere che soffre>> . Sacrificio. La parola rimbalza sui muri i delle palestre, tra i tuoi guanti conciati, le fascette intrise di sudore, le scarpette alla caviglia, i caschi da sparring, le tute da ginnastica sbiadite, i sacchi rigidi. Prepararsi per un incontro significa sottoporsi, giorno dopo giorno, a un vero e proprio rituale di mortificazione. Ogni buon allenatore non fa che ripetere: <<fare il pugile è un mestiere che ti prende 24 ore su 24. Lo devi avere continuamente, in testa. Non puoi fare nient’altro se lo fai bene>>. Prepararsi ad un incontro è come iniziarsi a una religione, ha tempi specifici, stirati all’infinito, riti intrisi di minuzie, sinfonie di rumori, odori piccanti. Un microclima, un atmosfera densa, a volte quasi opprimente che impregnano il corpo, lo penetrano e lo eccitano, disponendolo al combattimento. Il giorno prima non stare in piedi, magari sdraiato sul divano, per non sforzare le gambe: rilassato e in ozio. Bisogna conservare tutta l’energia, fino al match. Il giorno prima può capitare di essere nervosi: mal di stomaco, fiacchi e senza forze. Un disagio evidente, un nodo alla gola, un angoscia diffusa. Poi il giorno dell’incontro tensione, e concentrazione, self control. Si deve capire la paura, per controllarla. E chissà se è davvero stata la paura ad impedire a Diego Velardo, 28 aani, di Ciampino, sabato 27 Settembre a non salire sul ring dove doveva combattere per il titolo vacante italiano dei pesi super medi contro Andrea di Luisa di 32 anni, campano ma di stanza a Viterbo.Per gli spettatori è stato qualcosa di mai visto, e di imperdonabile : rifiutarsi di combattere, soprattutto in uno sport come quello del pugilato che fa del coraggio e della lealtà uno dei valori principali, non ha e non può avere scuse. Ma nonostante tutto, credo che coraggio, lealtà e paura non centrano con quello che è successo a Diego, che ha dichiarato di non essere un vigliacco, che "è stata una cosa che non è mai accaduta, non mi sono mai tirato indietro nella mia carriera, sia da dilettante arrivando anche alla nazionale, che da pro". E' successo che uscito dallo spogliatoio, al momento di scendere le scale che lo portavano sul ring davanti al pubblico è tornato sui suoi passi, chiudendosi prima in bagno poi nello spogliatoio e a nulla sono valsi tutti gli incitamenti, le rassicurazioni. Da solo, chiuso nello spogliatoio, sino alla decisione dell’arbitro di assegnare a tavolino il titolo a Di Luisa dopo un quarto d'ora di attesa. Una crisi, una crisi di pianto e nervi, un crollo psichico, paralizzato, impaurito. In pratica, un attacco di panico. Il manager di Velardo che ha dichiarato di non voler più aver nulla a che fare con il suo assistito, ma è ingiusto, oltre a dimostrare insensibilità e ignoranza. Solo chi ha vissuto un esperienza simile, solo chi ha sofferto di questa patologia, terribile, può capire. Ed è difficile da spiegare, è difficile far capire come si ci sente in quei momenti. Gli attacchi di panico si manifestano in modo diverso, variano da persona a persona, anche se i sintomi iniziali sono sempre gli stessi: il cuore batte forte,  fa male il petto, ti senti soffocare. Intorno è solo confusione, le immagini diventano sfocate o sembrano irreali, vedi il cielo che si abbassa su di te. Pensi al cuore, stai per morire e perdi il contatto con la realtà. Forse Diego è arrivato a questo incontro troppo frettolosamente, forse è stato caricato di una responsabilità troppo grande per lui in questo momento. Ma noi non lo sappiamo, nessuno può saperlo. Mentre c'è chi lo invita a  riflettere accuratamente se proseguire la sua carriera di pugile professionista, noi invitiamo invece  solo a capire e a comprendere e auguriamo a questo pugile un ritorno sereno, perchè deve essere davvero tremendo essere accusati di codardia per qualcosa che, ripetiamo, nulla ha a che fare con il coraggio e la vigliaccheria.  Intanto per la cronaca Andrea di Luisa è il nuovo campione italiano dei pesi super medi, vittoria a tavolino..



Le chitarre iconiche di Federico Mauro

Federico Mauro , da Avellino. Fotografo, Multimedia Designer e Art Director. Come web designer ha realizzato realizzazione Video, Fotografie e Progetti Multimediali e alcuni cortometraggi premiati in diverse rassegne nazionali. Ha elegantemente progettato una serie di accessori, icone culturali come una collezione di occhiali, poi le scarpe più riconoscibili della cultura pop, cappelli di personaggi famosi, immagini iconiche di lame, che vanno dalle mani di forbici di Edward alla spada più famosa del cinema, Ecxalibur, fino al coltello di Norman Bates di Pshyco. Ora, una serie di illustrazioni delle chitarre più famose, che hanno contribuito a produrre alcuni dei più grandi riff del rock 'n' roll.




26/09/14

Marianne Faithfull, senza divieti

London ged Photo
<<Ndr: Ce l'avevano bloccato e cancellato per un sedicente.. problema di copyright , infrazione, violazione.e blah. Interzone ha una posizione più che chiara sull'argomento, basta seguire i tags sull'argomento all'interno del blog. E Banksy ci ha regalato una "grande opera" al riguardo che potete vedere nella colonna destra, tanto per essere espliciti, subito. In occasione del suo compleanno, che è stato ieri 29 Dicembre, ri-pubblichiamo il post dedicato a Marianne Faithfull, questa volta senza correre il rischio di incappare in stupidi (sempre secondo il nostro parere) divieti. Auguri, Marianne, 68 anni e una vita da raccontare.>>

Che sono anglofilo, credo che sia abbastanza chiaro. Lo sono da adolescente ma sinceramente da data imprecisata. Saranno stati in maggioranza i 45 giri inglesi che capitavano nei pacchi che mia madre comprava e mi portava per il mio giradischi verde, pieni di Beatles e Rolling Stones; forse le serie televisive come Doctor Who con il mitico Tom Baker, ancora oggi un cult, o la classe e l' ironia di Attenti a quei due con Roger Moore e Tony Curtis, (azione, divertimento, glamour, macchine e belle donne) e su tutti però, Spazio 1999, che ha cambiato la percezione della sci-fi in televisione. E ancora, è inglese Utopia, la serie che sto seguendo in questo periodo, uno dei prodotti più interessanti che si siano mai visti e uno dei più strani in assoluto, laddove strano fa rima soprattutto con disturbante. (Di questa serie parleremo in un altro post). Sarà perchè sono di natura riservato, e questio è uno degli aspetti associati al tipo di cultura britannica.

Comunque lo sto scrivendo, giuro. Il post della mia piccola vacanza di fine estate a Londra. Una città meravigliosa e che amo e per il momento la mia testimonianza e la mia dichiarazione d'amore nei suoi confronti la esprimo attraverso il nuovo album di Marianne Faithfull. Si, perchè si intitola proprio così, “Give my love to London” ed è stato scritto con la collaborazione di N. Cave, Anna Calvi, Roger Waters, Pat Leonard, Tom McRae e Steve Earle. Nella band cha ha registrato l'album troviamo Adrian Utley dei Portishead alla chitarra, Ed Harcourt alle tastiere, insieme a Warren Ellis e Jim Sclavunos dei Bad Seeds di Cave.

Marianne Faithfull è una delle migliori amiche di INTERZONE, e non poteva essere altrimenti.  
William Burroughs era uno dei suoi migliori amici. E Marianne ha recitato in The Black Rider, l'opera teatrale tratta da un testo di Burroughs, con musica e liriche di Tom Waits e la regia di Robert Wilson. Interpretava il ruolo di Peg Leg, il diavolo.

Un pò di storia
 Il Pasto nudo, divorato con avidità da adolescente, è il libro che le ha segnato la vita. Negli anni della maturità, tuttavia, Marianne ha ammesso di averlo totalmente frainteso in quella prima lettura, esattamente come l'ho frainteso io.  Oggi lo defnisce <<un testo evangelico contro le droghe>> e se le chiedi un consiglio letterario, ti risponde: <<Quando non sai che fare, leggi Shakespeare>>.
Letteratura e esperienze estreme sono nel suo destino. La madre, Eva, discendeva da un’antica famiglia aristocratica, i Sacher-Masoch. Durante la guerra fu stuprata dai soldati russi. Incinta, aborti. Un suo prozio, il barone Leopold, è l’autore del romanzo Venere in pelliccia (1870), da lui deriva il termine "masochismo".
Il padre, il maggiore Glynn Faithfull, lavorava per i servizi segreti britannici. Il nonno patemo era un sessuologo: inventò la Macchina della frigidità che nelle sue intenzioni avrebbe sbloccato Penergia libidica primordiale e curato i mali del rnondo. Marianne si è dimostrata all’altezza del backgrolmd familiare: popstar a 17 anni, madre a 18, fidanzata di Mick Jagger a 19, eroinomane a tempo pieno a 30, rldotta a vivere per le strade di Soho e negli squat. Viene iscritta al programma del servizio sanitario nazionale, Marianne ha uno dei dosaggi più alti. Fa un primo tentativo di disintossicazione all'inizio degli anni ‘80 in Inghilterra, ma solo nel 1985 ci riesce alla clinica Hazelden, in Minnesota. Va a vivere per nove anni in un cottage nella campagna irlandese - "una grande esperienza spirituale" - e poi a Dublino.

“Give my love to London”
Oggi Marianne dice di vivere per la musica, anche se le piace molto recitare, sia a teatro che al cinema. Dopo Broken English., il disco molto bello del ritomo nel 1979, ha pubblicato molti album, collaborando sempre con molti di artisti, come P.J.Harvey, Beck, Billy Corgan, Damon Albarn.. Per arrivare a questo splendido “Give my love to London”, che è uscito nei negozi il 29 settembre. 68 anni, in splendida forma, questo è il 20 album in carriera.





25/09/14

For the love of planet Earth




Chissà se in un futuro prossimo, in un mondo non fottuto dai stravolgimenti del clima, le generazioni prossime potranno guardare indietro alle enormi folle che si sono riversate in questi giorni per le strade, soprattutto a New York per la People Climate March. 400,000 persone provenienti da tutto il mondo hanno pacificamente invaso il cuore di Manhattan per far sentire la propria voce dopo due decenni di colpevole inoperosità da parte di politici e di leader mondiali, per protestare contro un futuro condizionato solo dal profitto che non si cura dell'ambiente Non abbiamo potuto partecipare ma le foto, condivise sui social network e in giro per la rete ci fanno sentire partecipi e più vicini a questa grande manifestazione, che certo non cambierà velocemente le cose e in modo radicale, ma almeno dimostra al resto del pianeta che una certa sensibilità e presa di coscienza sia ad un livello ormai di primaria importanza. A dare ancora più visibilità all'evento ci ha pensato Leonardo Di Caprio, con un appassionato intervento all'Onu.

Sono anni che è risaputo, grazie a numerosi sondaggi e indagini, che l'opinione pubblica è preoccupata del cambiamento climatico: è stato ad esempio dimostrato che la maggior parte degli americani appoggerebbe l'approvazione di leggi per la riduzione delle emissioni di gas serra; molti movimenti e attivisti hanno organizzato manifestazioni, anche Occupy aveva un contingente che si focalizzava sulle questioni climatiche.

Grandi paesi come Cina e India sono restii ad un accordo totale sui provvedimenti da adottare, e certo c' è voluto tantissimo tempo per veder emergere un movimento così consistente, considerando che da tempo le no-profit, le compagnie di energia pulita, attivisti, artisti e alcuni leader pubblici hanno cercato in tutti i modi di portare l'attenzione su questa questione cruciale per il futuro del nostro pianeta. Non c'era stata ancora nessuna grande presa di posizione collettiva che unisse le persone solamente sulla questione del cambiamento climatico, (o almeno non con questa affluenza) : la marcia per il clima di Cophenhagen contava 80.000 persone, e per la Forward on Climate March a Washington DC se ne sono riunite oltre 35.000: per la People Climate March oltre 10 volte tanto. Siamo fiduciosi..e non pessimisti, come ci capita spesso di essere.





24/09/14

Rock, è un paese per vecchi: Buzzcocks

Il Primavera Sound di Barcellona, megafestival tenutosi il 6, 7 e 8 giugno ha fatto registrare quest’anno la bellezza di circa 200 mila presenze. Quando si tratta di riflettere sulla musica pop dal vivo e sulle tendenze della scena contemporanea, la kermesse spagnola é la cartina di tornasole più attendibile dell'intera Europa continentale. Il comunicato finale degli organizzatori ci informa che.,. l'obiettivo dichiarato di <<offrire uno sguardo esaustivo sul presente, ricostruendo una possibile storia della musica>> è stato raggiunto. Un analisi delle statistiche del festival ci dice che l’età media degli spettatori è stata stimata intorno ai trentatré/trentacinque anni di età. Che significa si giovani, ma giovani adulti, con già con qualche stagione discografica alle spalle, un po’ di memoria storica e più vicini a un riascolto critico che all’eccitazione di andare a scoprire nuovi gruppi. E infatti, artisti attempati (da Julian Cope a di Peter Hook, ex luogotenente di New Order e Joy Division) hanno trovato il luogo d'elezione per rispolverare la propria storia. Pubblico attento e rigoroso, lontano dagli schiamazzi adolescienziali..

I Ribelli del Donbass

Una tv norvegese stava girando un reportage sul battaglione Azov, nell’est dell’Ucraina, quando ha scoperto (e filmato) che molti miliziani indossavano un elmetto con l’emblema delle Ss. Il battaglione combatte tra le fila di quell’esercito ucraino che l’Italia sta contribuendo ad armare.
L’essenza fascista del battaglione Azov, formato da volontari fascisti e nazisti provenienti da tutta Europa, è ormai nota. Il battaglione Azov ha come simbolo una runa, nota come «l’angelo lupo» («Wolfsangel»). Si tratta di una delle rune più amate durante il Terzo Reich, utilizzata anche come simbolo dal partito nazista ucraino Svoboda, attualmente al governo.

Quì il video della tv tedesca che documenta la paccottaglia nazista del batt. Azov

Questo blog ADERISCE  convintamente alla campagna “Solidarietà con la resistenza antifascista in Ucraina”, nata in Gran Bretagna nel giugno scorso.

La campagna ha i seguenti obiettivi, che facciamo nostri e appoggiamo:
* contro l'appoggio dei governi occidentali al governo di estrema destra di Kiev.
* contro la presenza e le esercitazioni Nato in Ucraina
* per l'arresto e il rinvio a giudizio degli assassini di 42 persone all'interno della Casa dei sindicati di Odessa il 2 maggio scorso.
*contro gli attacchi ai diritti democratici e la repressione nei confronti delle organizzazioni di sinistra.
* a sostegno della resistenza antifascista in Ucraina

In Gran Bretagna il Congresso del Tuc, la confederazione dei sindacati britannici, ha recentemente approvato una mozione che si oppone all'utilizzo di truppe britanniche nel conflitto, chiede il cessate il fuoco e sostiene tutti coloro che combattono il fascismo in Ucraina.
Il primo obiettivo in Italia è sviluppare una campagna di informazione e di controinformazione rispetto alle menzogne dei mass media mainstream.


22/09/14

Dead Inside: Nessuno sano di mente dovrebbe leggerlo.

Alla fine, molte delle cose che preferisco dei film di zombie sono proprio..  le cose, i dettagli che sono cambiati nella vita di tutti i giorni nel mondo: la natura non più rigogliosa, l'erba morta, le case fatiscenti con le finestre rotte, i pali del telefono rovesciati, colonne di auto abbandonate, con le portiere aperte e senza le ruote, i supermercati saccheggiati, e altri segni di lotta e di disperazione che creano un ambiente affascinante e raccapricciante.

Dead Inside Do Not Enter: Notes from the Zombie Apocalypse è composto interamente di lettere, appunti scritti a mano, pagine strappate di diari scritti durante la pandemia zombie, note trovate su scatole di fiammiferi,  su tovaglioli di fugaci colazioni, su fotografie bruciacchiate, volantini pubblicitari, liste della spesa, mappe stradali, pezzi di cartone, involucri di gomma. Alcune note sono scritte con penna e matita, altre con il rossetto, pastelli, e con.. il sangue.
Intenzionalmente, per un realismo forse eccessivo, vi sono errori grammaticali e di ortografia, ma naturalmente i sopravvissuti avevano problemi più pressanti che badare alla qualità della loro scrittura.
I messaggi raccontano la storia della nascita della pandemia, dal tentativo scherzoso di ricondurre tutto a una "brutta influenza," all'escalation di panico e confusione, e infine, la triste accettazione della nuova realtà che i sopravvissuti ora sono costretti a vivere.

Nell'introduzione di Dead Inside, apprendiamo che questi appunti erano stati trovati in un zaino Dora Explorer. La prima nota presentata nel libro è stata scritta da un uomo che ha ucciso il proprietario dello zaino, che poi risulta essere una ragazza di 10 anni attaccata da uno zombie (ma non si era ancora trasformata..). L'uomo scrive che " aperto il suo zaino, ho trovato tutte questi appunti, note e lettere. Questa roba è velenosa. Nessuno sano di mente dovrebbe leggerla. Perchè leggerla è come guardare il sole: accecante! "

Questo libro quindi non ha zombie divertenti. In effetti possiamo dire che non è nemmeno un libro sugli zombie. Riguarda la gente che il disastro si è lasciata alle spalle. Dagli appunti scarabocchiati e dalle foto spiegazzate emergono storie di gente comune che ci parlano di un apocalisse personale, un mix di orrore e umorismo. Sono toccanti, strazianti, e incredibilmente tristi. Dead Inside è originale, tragico, avvincente, e inaspettato... Una collezione di reperti provenienti dall' apocalisse, le ultime parole del dimenticato. Ed è potente, rispetto alla valanga di libri, film e serial su un eventuale invasione di zombie che ultimamente ci sommerge e che alla fine un pò..ci annoia.
In attesa del ritorno di The Walking Dead, una delle best serie di questo blog, Dead Inside Do Not Enter: Notes from the Zombie Apocalypse è un regalo fantastico per ogni fan di zombie, meravigliosamente agghiacciante.

Il libro (in rete sui torrent..) arriva a conclusione dell'esperienza di LostZombies, il sito costruito su piattaforma Ning, lanciato il 1° maggio 2008 da Ryan Leach, Skot Leach e Rob Oshima, con l'obbiettibo di girare un film/documentario con il contributo degli utenti, ognuno dei quali aveva un profilo con materiale video, audio, immagini, resoconti scritti, da cui creare il primo esempio di documentario zombie community generated.

Il 22 marzo 2014, il progetto è stato abbandonando con la chiusura del sito. 








19/09/14

Wattstack: Questa sera..Radical - Chic!

Felicia-Leonard Bernstein-Donald-Cox-NYC-1970
I recenti eventi di Ferguson, il quartiere della città di St. Louis in Missouri, Stati Uniti, dove la polizia locale ha ucciso Michael Brown, un ragazzo nero di 18 anni, portano alla mente altre importanti risposte della comunità artista nera. Nel 1972 si tenne ai Coliseum di Los Angeles lo storico Wattstack, evento passato alla storia come la Black Woodstock: era il 20 agosto e sette anni dalle drammatiche rivolte di Watts, il quartiere ghetto di Los Angeles. Il concerto fu organizzato dalla Stax, etichetta black fondata da due impresari bianchi nota per aver privileggiato band interetniche (Booker T. & the M.G.‘s) e aver lavorato su un suono più soul (Rufus Thomas, Otis Redding) e radicale (Isaac Hayes) rispetto, ad esempio, a quello "black pop" lanciato dalla Motown. Le caratteristiche della label si strutturarono ulteriormente sotto la direzione di Al Bell a cui si deve il lancio di nomi come The Stapies Singers o Isaac Hayes che insieme ad Albert King, Rufus e Carla Thomas e il rev. Jesse Jackson parteciparono al festival. L’idea fu proprio di Bell che puntava ad attirare l'attenzione sul locale Watts Summer Festival e a "creare, motivare e instillare un senso di orgoglio nei cittadini della comunita di Watts". Parteciparono oltre 100mila persone con bighetti a un euro ciascuno: tutti, ricchi e poveri, dovevano esserci. Un anno dopo usci l’altrettanto storico documentario  girato da Mel Stuart con irresistibili interviste (anche a Richard Pryor) tra le canzoni. Il film, considerato troppo di parte, politico e nero, non ebbe ampia distribuzione. Imperdibile.
F.A.




Ma da dove arriva questo modo di dire, questo che ormai era (ed è) quasi un marchio, una definizione usata con e per disprezzo? Me lo sono sempre chiesto e ora arriva il bel articolo di A. Colombo sul Manifesto a chiarirci le idee e a raccontare la genesi di Radical - Chic, il famoso articolo pubblicato da Tom Wolfe sul New York Maga­zine nel  giu­gno 1970 e ora riproposto in un libro da Castelvecchi, una delle case editrici più apprezzate da queste parti..

17/09/14

La Storia del Rock 'n' Roll in dieci canzoni

Sepensate che La Storia del Rock 'n' Roll in dieci canzoni, il nuovo libro di Greil Marcus possa essere uno scherzo, allora sbagliate, perchè anche se è una pratica abbastanza sfruttata per conquistare lettori apparentemente in modo facile, Marcus è completamente serio. Una playlist, anomala, strana, incomprensibile se se ne prende alla lettera il titolo, che io non potrei mai compilare: dovrebbero legarmi ad un palo per non cambiarla, modificarla, aggiornarla, correggerla ogni quarto d'ora. E infatti, tutti a darmi/gli addosso: ma non si può, quasi mezzo secolo di musica ridotta a dieci canzoni. Pretestuosi, presuntuosi, e un pò arroganti.  E poi, un titolo più accurato dovrebbe essere Una storia di 237 canzoni in dieci canzoni, almeno per il numero approssimativo di tracce che compaiono nell'indice del libro. Ma la parte "Rock 'n' Roll" è indiscutibile - il critico veterano, uno dei miei preferiti, spende le prime sei pagine con una lista delle nuove entrate nella Rock and Roll Hall of Fame di quest'anno. E poi, davvero c'è che cosa significa per Marcus, 69 anni, il "rock 'n' roll", come è stato inteso e praticato, attraverso l'arrivo del punk alla fine dei '70, e come i suoi primi esponenti e le loro canzoni continuano a risuonare nella cultura contemporanea come spettri a volte benevoli.

La Storia del Rock 'n' Roll in dieci canzoni non è poi tanto ambizioso quanto Lipstick Traces, (Tracce di rossetto, una storia segreta del 20° secolo) classico e bellissimo del 1989, in pratica le origini del punk dal Dada al Situazionismo, e i fermenti culturali dell'Europa degli anni Venti e Trenta, o La Repubblica Invisibile, del 1997, dove Marcus ricostruisce magnificamente un periodo storico forse fondamentale nella storia musicale (e letteraria) americana, mentre Dylan rileggeva a suo modo la tradizione musicale del suo paese. Come tutti i suoi lavori, l'ultim libro non è per tutti. Non vi troverete i Beatles o i Rolling, e niente di ciò che ci si aspetterebbe di trovare in una lista del genere. Dieci canzoni – registrate tra il 1956 e il 2008 – che, a suo parere, riassumono la storia e l’essenza del rock, che hanno poi influenzato gente come lo stesso Dylan fino alla compianta Amy Winehouse, e la dimostrazione di quello che il Rock'n'Roll riesce a fare all'esecutore come anche all'ascoltatore. “The History of Rock ‘n’ Roll in Ten Songs” è uscito il 2 settembre e può risultare un pò strano che una canzone come Trasmission dei Joy Division possa avere una connessione con All I Could Do Was Cry di Etta James, scritta nel 1960, ma non c'è una diversa sensibilità quando si tratta di rock 'n' roll, o qualsiasi altra forma di musica, come non c'è una divisione tra americani e britannici, europei, sudamericani e asiatici: "le canzoni viaggiano e la gente le tiene in vita, in modi del tutto iimprevedibili."
Secondo Greil Marcus, "questo è semplicemente un gruppo di brani, ognuno dei quali a mio modo potrebbe contenere l'intera nozione di ciò che è il rock 'n' roll".
Di seguito l'interessante playlist, da cui mi sono accorto che sì, qualcosa mi ero perso..

Transmission, Joy Division
Transmission, pubblicata nel 1980: questo pezzo, dice Marcus, «è un esempio di come una canzone possa cominciare in un modo apparentemente controllato, ordinato, e poi spingersi in un punto in cui non immaginavi potesse finire, o potesse risolversi». «È davvero una delle più impressionanti performance in cui mi sia mai imbattuto, in tutti i diversi modi in cui l’hanno suonata i Joy Division e Ian Curtis [leader della band, morto suicida a 23 anni]», conclude Marcus, che riconosce di aver riscoperto molta della musica dei Joy Division dopo aver visto il film Control sulla storia di Ian Curtis, diretto dal noto fotografo e regista Anton Corbijn nel 2007.( The Other Rock History, a interview G. Marcus )




Shake Some Action, The Flamin’ Groovies
I Flamin’ Groovies – «un nome talmente stupido che è imbarazzante pronunciarlo ad alta voce», racconta Marcus – sono stati un gruppo rock di San Francisco fondato nel 1965 (si sciolsero nel 1990, dopo aver più volte variato la formazione iniziale). Shake Some Action, la loro canzone più celebre, fu registrata nel 1976.




All I Could Do Was Cry, Etta James
Questa canzone fu registrata nel 1960 da Etta James, e inserita nella colonna sonora del bel film Cadillac Records, del 2008, storia della Chess Records con una strepitosa Beyoncé nel nel ruolo di Etta.. «Moltissimo del rock e del pop riguarda questi piccoli brevi momenti in cui un artista è in grado di metterci dentro praticamente tutto quello che ha, che sa e che prova», ( Marcus )




Crying, Hoping, Waiting, Buddy Holly
Crying, Hoping, Waiting del 1958, una canzone più volte coverizzata, dai Beatles a Cat Power. Buddy Holly aveva qualcosa di completamente diverso rispetto ad altre grandi prime star del rock ‘n’ roll, come Chuck Berry, Elvis Presley, Little Richard, Bo Diddley, venne fuori come uno ordinario, una specie di nerd […] e non ha mai perso quell’aria, quel “potrei essere uno chiunque, potrei essere te, tu potresti essere me”». Buddy Holly ha avuto un enorme influenza su tutto il rock'n'roll, dagli inizi fino ai nostri giorni.




Money Changes Everything, brano del 1978 registrato dai Brains. Praticamente sconosciuto fino alla sua rivisitazione da parte di Cyndi Lauper nel 1983. È una struggente canzone d’amore, spiega Marcus, in cui un ragazzo viene mollato dalla sua fidanzata: “ma ci eravamo giurati eterno amore”, e lei – salendo sulla macchina di un altro tipo – risponde “sì, ma quando ce lo giurammo c’era una cosa a cui non pensavamo, e questa cosa sono i soldi”.


Money (That’s What I Want), Barrett Strong
Barrett Strong è un cantante americano R&B più noto come autore (scrisse i testi di molte canzoni dei Temptations, per esempio). Money (That’s What I Want) fu registrata nel 1960 e fu uno dei primo successi della Motown Records. Money (That’s What I Want) è una canzone che parla di soldi, semplicemente, vanta numerose cover, dai Beatles ai Rolling Stones, ai Kingsmen, ma la migliore, secondo me rimane questa dei Flying Lizard del 1978..




Guitar Drag, Christian Marclay
Guitar Drag è un video prodotto dall’artista e compositore statunitense Christian Marclay, e riprende il suono di una chitarra elettrica trascinata di notte sull’asfalto di una strada di San Antonio, in Texas, da una macchina a cui la chitarra è legata tramite una corda. Marcus racconta che si tratta di un riferimento di Marclay al delitto di James Byrd Jr., un ragazzo afroamericano che fu ucciso nel 1998, proprio in Texas, da un gruppo razzista del KKK, che ne trascinò a lungo il corpo dopo averlo legato a un fuoristrada. Parlando del video, Marcus dice: «è quasi inguardabile, diventa doloroso. Anche se non conosci il riferimento, guardarlo è come guardare qualcuno che viene torturato». A livello sonoro, Lou Reed fece lo stesso esperimento nell'"inascoltabile" Metal Machine Music nel 1975 , doppio vinile interamente compilato con distorsioni e..servendosi del feedback e del feedback soltanto, per affermare, si dice, la sua autonomia e indipendenza dalla casa discografica.




To Know Him Is to Love Him, The Teddy Bears
Il primo Phil Spector, del 1958, e suonata dal solo gruppo vocale Teddy Bears, un gruppo formato insieme a due suoi compagni di scuole superiori, che durò soltanto un paio di anni. Beatles e Nancy Sinatra tra i suoi rifacimenti, mentre quella più apprezzata dall'autore è quella di Amy Winehouse, nel 2007: in quella parte che fa “to know, know, know him”, dice Marcus, è come se Amy Winehouse «abbia ascoltato qualcosa che forse nessuno aveva mai ascoltato prima».




This Magic Moment, The Drifters
Del 1961, fu scritta da Ben E. King, che poi arrivò alla fama con la grandiosa Stand By Me, Una delle migliori cover è quella dei Misfits nel 2003.




In The Still Of The Nite, The Five Satins
I Five Satins sono un gruppo di soli cantanti formato nel 1954 e ancora in giro. In The Stille Of The Nite è la loro canzone più famosa. La registrarono nel 1956 ma raggiunse il successo quando venne inclusa nella colonna sonora di Dirty Dancing, un famoso film del 1987, ma noi preferiamo l'originale, perla inserita nella colonna sonora di American Graffiti.




16/09/14

D'Annunzio? Carta da culo!

<"Tropico del cancro" è sgradevolmente volgare,  "Anna Karenina" è una specie di mega Harmony>. La critica ai tempi di Internet. La democrazia di Internet è innegabile: ognuno ha il diritto (che però non vuol dire dovere) di dire la sua. E' esattamente partendo da questo che nasce "Lo stroncatore", un blog che Repubblica definice s"emplicemente geniale che raccoglie, rastrellando nei social, tra migliaia di commenti letterari le recensioni limite o semplicemente le più assurde."

La raccolta ha fatto emergere in modo chiaro alcuni problemi legati alla scrittura, alla lettura, a Internet, alla libertà di espressione e così via.
Abbiamo selezionato alcune di queste recensioni, alcune sagaci e pungenti, la maggior parte talmente assurde e strampalate, al limite del delirio, da risultare appunto geniali e divertenti.. Alla fine, la domanda resta: siamo sicuri che tutti debbano apprezzare Guerra e pace?

"Credono di essere loro a gettare un libro nel camino ma è il libro che si fa gettare nel camino dal lettore pur di abbandonarlo. “Questo lettore è noioso, debole, impreparato: lo lascio”. Non sarebbe male se i libri stroncati potessero stroncare gli stroncatori."


Se fosse stato scritto bene…
Toc toc, erotismo? Non so che dire. La storia sarebbe interessante, se fosse stato scritto bene. E’ evidente che ha fatto scalpore per l’argomento e per l’epoca, ma quanto a scene erotiche, trama e stile questo romanzo lascia davvero a desiderare.
V. Nobokov - Lolita
 (!!!!)


Sembra un libro scritto da un matto No, proprio no, questo libro non mi è piaciuto assolutamente. Non so neanche dire quale fosse la trama. Tutto so quello che so è che il dottor Felix Hoenikker ha speso gran parte della sua vita costruendo questa bomba atomica che tutti vogliono e per i primi due capitoli dorme, mangia o fa qualsiasi cosa tranne costruire la bomba che può distruggere il mondo, poi tutti gli altri capitoli cambiano i punti di vista a ogni capitolo. Sembra un libro scritto da un matto. Ogni capitolo era a caso. Tipo che un capitolo parlava di una cosa e il capitolo successivo di un’altra non correlata o connessa a quella di prima in nessun modo. È molto variabile e incostante. Davvero non lo consiglio affatto. Non merita neanche una stella.
Kurt Vonnegut – Ghiaccio 9


12/09/14

Mauro Rostagno, e la playlist di Maddalena

Mauro e Maddalena
Mauro Rostagno,
figlio del grande nord e uomo del profondo sud, incantatore di folle, giornalista, sociologo, arancione, terapeuta, rivoluzionario, tra i fondatori di Lotta Continua. Un misterioso e mortale agguato sulla stradina sterrata che porta alla comunità Saman, centro di accoglienza e recupero per tossicodipendenti da lui fondata e gestita. Gli amici ambigui, come Francesco Cardella e i bilanci ormai miliardari della comunità, i servizi segreti e i foschi scenari di traffici internazionali di armi e droga.. Affascina Mauro perché coraggioso, di quelli, di quei pochi che hanno scelto di combattere davvero la mafia, sul territorio, accusando e raccontando fatti, facendo nomi e cognomi. La figura di Mauro Rostagno è affascinante perché quell’uomo dalla folta barba nera, gli occhi allegri, l’aria un po’ buffa, era un.. irregolare, imprevedibile: operaio, rivoluzionario, capopopolo, e infedele alle idee, all’ideologie, agli stili di vita condivisi, non violento, che aveva più volte ribaltato la propria vita eppure coerente fino alla morte..

08/09/14

De - Evolution is Real

AUGUST 17, 1980 - PLANET EARTH - THE UNITED STATES OF AMERICA
It was a dark time, the American President, Ronald Regan, a former actor in motion pictures ent. presided over the land his oil - rich federation and fundamentalist christian supporter sought to return the population to past time, and practices that defied logic and would heap sorrow upon the masses. But on this night in 1980 a revolutionary band of self - proclaimed "Spudboys" who made strange new sound and sang strange new words would make their presence known in a city by the water. The five young men had traveled thousands of miles from an industrial wasteland known as Akron, Ohio their collective place of birth. They had struggled against all odds to survive in a culture driven by fear and prevail in a ruthless business powered by sharks. They called themselves DEVO for they belivied that DE - EVOLUTION, not Evolution, was the guiding force of humankind's future. On this night in 1980 DEVO had no idea that history would prove their cautionary visionto be so frighteningly correct. Now, 25 years later, the reign of president Regan seems in retrospect like a ray of sunshine compared to the present day rule of Emperor "W" and his fellow fundamentalist enemies around the world. 

DE - EVOLUTION IS REAL !


We love @devo, so thanks to Mark Mothersbaugh’s @mutatomuzika for making this for us! #devo 
ClubDevoOfficial





07/09/14

Anni '80: 10 (e più) clamorose sviste di Rolling Stone Mag

Quelli di Rolling Stone, Dio li benedica, hanno ri-pubblicato la lista dei “The 100 Greatest Albums of the 1980s” , i 100 album migliori degli anni '80. La lista - originariamente pubblicata nel 1989 - ci è parsa un pò strana e, occasionalmente, sconcertante. Per cominciare, è sormontata da London Calling dei Clash, che è innegabilmente un capolavoro, ma è stato anche innegabilmente pubblicato nel 1979 ! Tant'è. Ora, noi sappiamo meglio di chiunque altro che le liste sono sempre soggettive, e soggette inevitabilmente a lamentele, (è davvero bello per una volta, potersi lamentare delle liste di qualcun altro!), e certamente, stiamo valutando questa lista con il beneficio dei 25 anni trascorsi, cioè..col senno di poi. Ma anche così, secondo noi, ci sono alcune omissioni evidenti ..

06/09/14

L'orrore. Cuore di tenebra illustrated

Sean McSorley
Cuore di tenebra di Joseph Conrad in immagini
La storia di un ossessione, assurda, inspiegabile. Un testo enigmatico, che non si smetterà mai di interprertarE, un viaggio nel mistero che non spiega nulla ma che tramanda un segreto. Quello che personalmente potrei dire a proposito di Cuore di Tenebra è il senso di disagio che mi lega alla sua lettura. E alla sua.."rilettura". Un libro che inesorabilmente turba. Il materiale narratto è inquietante, come la cinica e delirante avventura colonizzatrice, incubo della coscienza (buona) occidentale che va in pezzi, si frantuma quando entra in contatto con l'Altro. Cuore di tenebra turba perchè ci mette a contatto con il male, con lorrore della "verità", che spesso non siamo in grado di tollerare, un orrore e una verità che Kurtz, "un uomo davvero notevole", genio divenuto animale e Dio, incarna in modo perfetto..

La grande novella di Conrad sulle atrocità coloniali ha ispirato letteratura, cinema, musica e ora immagini e illustrazioni potenti. E' stato indetto un concorso, gestito e organizzato dalla Folio Society e dalla House of Illustration , per illustrare questo che è una delle opere più travolgenti di tutti i tempi, (e uno dei miei preferiti in assoluto..) a cui partecipano artisti e illustratori provenienti da tutta Europa. Le foto vincitrici saranno pubblicate in una nuova edizione della Folio Society entro la fine dell'anno. Un'occhiata alla galleria con alcuni dei lavori che parteciperanno a questa iniziativa..

05/09/14

L’economia della con­di­vi­sione e quella del debito: gli idioti utili della Sili­con Val­ley


Evgeny Morozov, 30.8.2014

Le Monde Diplomatique.

L’economia della condivisione più che un’alternativa ai colossi della Rete è la forma più innovativa dell’industria basata sull’acquisizione e vendita dei dati personali. Una parola d’ordine populista che trova un alleato negli studiosi che denunciano i pericoli allo sviluppo cognitivo rappresentati dalla tecnologia.

Nel bagno con­nesso, lo spaz­zo­lino da denti inte­rat­tivo lan­ciato quest’anno dalla società Oral-B (filiale del gruppo Procter&Gamble) è una star: inte­ra­gi­sce senza fili con il nostro cel­lu­lare men­tre, sullo schermo, un’applicazione segue secondo per secondo le fasi della puli­zia dei denti e indica gli angoli della cavità orale che meri­te­reb­bero mag­giore atten­zione. Abbiamo stro­fi­nato con suf­fi­ciente vigore, pas­sato il filo inter­den­tale, raschiato la lin­gua, risciac­quato il tutto?
Ma c’è di meglio.
Come spiega con fie­rezza il sito che gli è dedi­cato, lo spaz­zo­li­no­con­nesso tra­sforma il gesto di spaz­zo­lare i denti in un insieme di dati che si pos­sono ren­dere in forma di gra­fico o comu­ni­care ai pro­fes­sio­ni­sti del set­tore. Che sarà di que­sti dati, è ancora oggetto di dibat­tito: ne man­ter­remo l’uso esclu­sivo? O saranno cat­tu­rati dai den­ti­sti pro­fes­sio­ni­sti e per­fino ven­duti a com­pa­gnie di assi­cu­ra­zione? Si aggiun­ge­ranno alla mon­ta­gnadi infor­ma­zioni già dispo­ni­bili nel gra­naio di Face­book e Google? L’improvvisa presa di coscienza che i dati per­so­nali regi­strati dal più banale degli elet­tro­do­me­stici dallo spaz­zo­lino elet­trico al fri­go­ri­fero potreb­bero tra­sfor­marsi in oro ha sol­le­vato cri­ti­che alla logica por­tata avanti dai masto­donti della Sili­con Valley.
Que­ste imprese rac­col­gono su grande scala le tracce lasciate dagli inter­nauti sui siti che fre­quen­tano, le siste­mano e le riven­dono a inser­zio­ni­sti o ad altre società. Così gua­da­gnano miliardi di dol­lari, men­tre i frui­tori noi otten­gono sola­mente alcuni ser­vizi gra­tuiti. Da que­sta con­sta­ta­zione nasce una cri­tica biz­zarra, dai con­no­tati popu­li­sti: con­te­stiamo que­sti mono­poli, si sostiene, e sosti­tuia­moli con una mol­ti­tu­dine di pic­coli impren­di­tori. Ognuno di noi, insomma, potrebbe costi­tuire il pro­prio por­ta­fo­glio di dati e trarre van­taggi dalla sua commercializzazione,vendendo ad esem­pio i dati sulla spaz­zo­la­tura dei denti a un pro­dut­tore di den­ti­frici e il pro­prio genoma a un labo­ra­to­rio far­ma­ceu­tico, o rive­lando la pro­pria ubi­ca­zione in cam­bio di uno sconto al risto­rante all’angolo.Voci auto­re­voli, come quella del sag­gi­sta e impren­di­tore Jaron­La­nier o del ricer­ca­tore e infor­ma­tico Alex Sandy Pen­tland, decan­tano que­sto nuovo modello.
Ci viene pro­messo un mondo nel quale la pro­te­zione della vita pri­vata sarebbe comun­que garan­tita: se si con­si­de­rano i dati come una pro­prietà pri­vata, allora un solido arse­nale giu­ri­dico e tec­no­lo­gie ade­guate pos­sono assi­cu­rare che nes­sun sog­getto terzo li tra­fu­ghi. Al tempo stesso si fa bale­nare ai nostri occhi anche un futuro di pro­spe­rità. Gra­zie a quale mira­colo? Quello dell’internet degli oggetti, cioè la pro­li­fe­ra­zione di appa­rec­chi gra­zie ai quali i nostri più pic­coli atti e gesti saranno cen­siti, ana­liz­zati e…monetizzati.Da qual­che parte c’è qual­cuno dispo­sto a pagare per cono­scere il motivo che can­tiamo sotto la doc­cia. Se non si è ancora mani­fe­stato, è solo per­ché nel nostro bagno non ci sono micro­foni col­le­gati a internet.