31/10/14

Best 10 Film Horror diretti da donne

K. Bigelow
La mia Top 10 Horror Film diretti da donne

Uno dei tanti motivi per cui non amiamo i cosiddetti "torture movie" ( Hostel e compagnia..)  è perchè sono totalmente privi di una riflessione, di satira, di una morale (per quanto anche conservatrice e reazionaria, non rara nella filmografia horror) . Sono irritanti e per lo più fanno sorridere in quanto privi di tensione, così presi dal concepire la nuova innovativa tortura da perdere di vista qualsiasi altra istanza. Il genere Horror ha una reputazione: è una prerogativa quasi assoluta degli uomini. Questo vale anche per pubblico e registi. Per il novizio, è facile capire perché. Per lungo tempo i corpi delle donne sono stati utilizzati per titillare i fan maschi adolescenti dei film dell'orrore - la vittima grida, si dimena, cifrari usa e getta. Gli studi accademici di genere, il cult book del 1992, Uomini, Donne, libri e motoseghe di Carol J. Clover e alcuni film diretti dal gentil sesso hanno dimostrato che le donne possono spaventare il pubblico, proprio come gli uomini, e in modo intelligente. La popolarità e il successo di eroine horror come Ripley in Alien di Ridley Scott dimostra che vi è necessità che non siano sempre semplicemente le vittime. Oltre Ripley, c'è spazio per ogni tipo di narrazioni e personaggi. Qui, alcuni film horror diretti da donne: ricordiamo che nel panorama cinematografico odierno solo il cinque per cento delle pellicole prodotte dagli studios hanno una donna dietro la macchina da presa. Per il momento, sosteniamo le donne che fanno film che ci spaventano e evitiamo accuratamente l'ennesima retrospettiva dedicata a Dario Argento: roba da archeologia di una noia mortale..


Deep Web, piccolo tour


Una serie di articoli e guide su Dark Net; Deep Web, la rete invisibile e sotterranea; privacy e protezione dei dati; Silk Road; Tor, l'eccezionale browser per scandagliare la Deep Web e comunicare anonimamente on line..


Piccolo Tour nella Deep Wep legale
Di P. Yeung
BrightPlanet, un gruppo specializzato in intelligence del deep web, lo definisce come “qualunque cosa che un motore di ricerca non riesce a trovare.” È perché i motori di ricerca trovano solamente contenuti indicizzati, infatti usano dei software chiamati “crawler” che indicizzano i contenuti rintracciando gli hyperlink visibili online.
Naturalmente, alcuni di questi sono bloccati. Si può fare uso di una rete privata per visualizzare il proprio sito, o semplicemente scegliere di essere esclusi dai risultati di ricerca. In tal caso per visualizzare un sito bisogna sapere l’URL esatto. Questi URL—quelli non indicizzati — sono il deep web. Nonostante sia difficile misurarne la grandezza con precisione, il deep web è senz’altro enorme. Secondo uno studio pubblicato su Journal of Electronic Publishing, “il contenuto del deep web è sconfinato—circa 500 volte più grande di quello visibile attraverso i motori di ricerca.” Non a caso, le reti private utilizzate per accedere al deep web sono milioni.
Nel 2000, gli URL indicizzati da Google erano un miliardo. Nel 2008, mille miliardi. Oggi, nel 2014, molti di più. Ora provate a immaginare quanto è grande il deep web. In altre parole, è come la parte sommersa di un iceberg, poiché comprende il 99 percento dello strumento di comunicazione più grande mai conosciuto dall’uomo: internet.

Lasciando stare questi fatti sconvolgenti, mettiamo in chiaro un paio di cose. Il deep web non è solo un insieme di cose strane, illegali o divertenti. È pieno di database del calibro della National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti, di JSTOR, della NASA o dell’Ufficio Brevetti e Marchi. Ci sono anche svariate Intranet — reti interne per compagnie e università — che contengono principalmente informazioni noiose sul personale. Poi c’è un angolino del web sommerso che si chiama Tor, acronimo di The Onion Routing, un progetto servito inizialmente al Naval Research Laboratory degli Stati Uniti per comunicare anonimamente online. E qui entrano in gioco i mercati neri del deep web, come il famoso Silk Road.
In fondo c’è da aspettarselo da una tecnologia che è stata progettata per nascondere l’identità degli utenti. Molto più inusuali sono invece i numerosi blog di fan fiction erotica, i circoli rivoluzionari, i siti di speleologia, gli archivi di Scientology e le risorse per gli amanti di Stravinsky (“48.717 pagine di dissonanza emancipata”). Per avere un’idea migliore di tutti gli aspetti del deep web che non hanno a che fare con droghe e sicari, diamo un’occhiata alle parti meno nascoste, appena sotto la superficie.


29/10/14

Johnny Lydon, Chelsea 1979

Ora ha un a bella casa a Los Angeles con la sua compagna, ma John Lydon nell’Aprile del 1979 viveva in un appartamento in mezzo a una fila di case stile vittoriano tra Fulham e Chelsea. Durante il mio breve soggiorno londinese, ho girato molto nei luoghi in cui Johnny bazzicava, fino a spingermi a Willesden e Kilburn / Cricklewood, Nord Ovest di Londra, luoghi resi famosi da Joe Strummer e dai Kinks. Johnny la comprò a prezzo basso poco prima del boom che mandò alle stelle i prezzi delle abitazioni. Era tutto quello che gli restava (economicamente) della sua avventura con i Sex Pistols. Tutte le stanze erano arredate... con lattine di birra. Ovunque. ll salotto era pieno di lattine. La cucina era piena di lattine, il bagno pieno di lattine... E un giradischi che emetteva musica di Bob Marley (Natty Dread) e dei Doors (Waiting for the Sun). Il cantante di Public Image Ltd. (John insisteva che il gruppo all’epoca era un gruppo e che lui era soltanto la quarta parte di esso) era stato tassato di 58,000 sterline per aver abbandonato i Sex Pistols. In proposito John Lydon disse: <<Malcolm McLaren, che era il nostro manager, mi doveva dei soldi che non mi darà mai. Egli negava infatti che c’erano dei soldi che mi spettavano per il mio lavoro con Sex Pistols. Tutta via non si possono dare tutte le colpe a Malcolm perché il music-business stimola in maniera incredibile questo tipo di comportamento. Volevo impedirgli di continuare ad usare il nome dei Sex Pistols perché non volevo che venisse imbastardito>>.
In Inghilterra ormai tutti avevano una teoria sull’uomo, più o meno pompata dalle posizioni della stampa: John Lydon l’innocente, martire dei difetti di Babilonia, aiutato soltanto dalla sua intima purezza e dalla sua abilità. John Lydon come Mefistofele: una persona largamente rappresentata nel verso I Am an Anti-Christ su Anarchy, con la sua inclinazione a rendere felici i fotografi con diaboliche pose alla Esorcista. John Lydon l’omosessuale nascosto: un’opinione saltata fuori quando, al culmine della paranoia Pistoliana, l'iconoclasta hardrocker che mostrava una vulnerabilità e una sensibilità che era la parte femminile che si aggiungeva alla sua virile determinazione. John Lydon l‘imbroglione. Alla fine, tuttavia, sembrava essere alquanto antitetico anche cerare di analizzarlo cosi grossolanamente. Dopo tutto il fan inglese dei Pistols non era mai stato molto interessato alle teorie di Johnny Rotten. Tutto quello che sapevano era che quando vedevano Johnny Rotten sul palcoscenico si caricavano come facevano i loro fratelli e le loro sorelle - e forse persino i loro genitori - quando vedevano per la prima volta i Beatles o Elvis Presley. Tutto quello che sappiamo é che i Sex Pistols hanno fatto in modo che la gente si sentisse bene, ma anche che molta gente stesse completamente a disagio. Hanno rimosso una notevole quantità di colpe, a forza di martellare forte sui nervi scoperti. John Lydon era consapevole dell’effetto creato dalla sua rock band: <<Siamo stati molto amati e molto odiati... ma mai ignorati>>. Se si chiede a John Lydon se si considera un punk ancora oggi, si arrabbuia: <<No! Rifiuto questo termine. E’ ridicolo. E’ disgustoso. Odio in maniera particolare quelli che si fanno chiamare cosi>>. Si ricorda ancora dei concerti cui assisteva nel 71-72 al cinema Kings Cross:

<<Ho visto Iggy Pop, prima che diventasse famoso... ed era terribile. Imbarazzante. Poi quel genere di cose é diventato accettabile... C’era gente incredibile li dentro, e nessuno si scandalizzava ..., Lou Reed. Si, ricordo. Una completa mancanza d'interesse da parte del pubblico. Certo, allora era una figura minore. Molti avevano una vaga idea di quello che erano i Velvet Underground, ma non li avevano mai sentiti. E’ stato Bowie che lo ha reso accettabile... Hunky Dory “di Bowie non mi dispiaceva. Penso che la miglior cosa che abbia mai fatto sia Diamond Dogs. Mi piacevano i Roxy Music. Erano molto bravi. Pazzi. Ferry che cantava le sue canzoni in smoking era veramente folle. Strano. Finiscono tutti col credere alla propria immagine pubblicitaria. Come David Bowie che fa il suo Ziggy poi ci ripensa e dice: ‘Oh, io sono cosi. Una persona che ha tanti ruoli’.>> 
Public Image Ltd., oggi, é il nuovo volto di Johnny Rotten - Lydon. Un gruppo autosufficiente. Impudente fin dalle note di copertina del primo Public Image: << Tutti i brani sono composti da PIL. L 'album é prodotto da PIL. PIL ha il piacere di non ringraziare assolutamente nessuno >>.





28/10/14

La 'buona' condotta morale della mafia




Il tracollo elettorale a Reggio Calabria del  Movimento5S (al 2,5%) dimostra che Grillo riesce nell’impresa di dilapidare il 25% dei consensi che aveva avuto alle Politiche del febbraio del 2013. Grillo perde le elezioni ormai ovunque, ma ha perso anche competamente la brocca con le ultime dichiarazioni sulla mafia durante un comizio a Palermo, cioè <<che fino a qualche tempo fà questa era un istituzione in fondo con  una sua «condotta morale perché non metteva bombe nei musei e non uccideva i bambini.>> Non solo un insulto a tutte le vittime di Cosa nostra, dai morti di Portella, ai sindacalisti, politici, attivisti, imprenditori, giudici, poliziotti, semplici cittadini che dal dopoguerra in poi sono caduti sotto le lupare e sotto il tritolo, <<idiozie senza precedenti>> con cui il capo M5S strizza, lancia messaggi a poteri forti oltre che occulti.

Il movimento perde e i grillini, palesemenre imbarazzati dalle follie del loro leader, si scagliano contro i cittadini rimproverandoli “di far andare avanti sempre le solite persone” e contro quelli che si astengono. Stop. Questa si che è politica..


27/10/14

Jesse James, mito sudista. Al cinema

Iniziamo questa settimana parlando di cinema e di Sud, e in particolare di un mito sudista americano, uno dei più conosciuti e rappresentati sullo schermo: il "bandito"Jesse James. Quest'articolo ripercorre proprio i titoli dedicati al fuorilegge più filmato della storia, dall'ultimo, The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford, del neozelandese Andrew Dominik, un film molto bello visto ormai tempo fa. Un film dove certo non è il prezzo della fama ad affascinare, ma bensì quello dell'infamia. Brad Pitt vinse poi il premio come miglior attore al Festival di Venezia, nei panni di un Jesse James si eroe della Confederazione sconfitto, e del bandito in chiave di Robin Hood, ma quì cupo e paranoico, mentre è da Casey Affleck, che interpreta R. Ford, che non si può distogliere lo sguardo, soprattutto una volta che ha preso la decisione di uccidere il suo eroe, Jesse. Da non perdere.
La cavalcata si conclude poi con The Long Riders, I Cavalieri dalle lunghe ombre, del grande Walter Hill, sostenuto dalla colonna sonora di Ry Cooder, con un cast stellare di coppie e addirittura terne di fratelli, per dare maggiormente il senso dell'unità familiare all'interno del gruppo. Epico ma su toni crepuscolari, beffardamente romantico, storia  sul tramonto di un'epoca e gli ideali traditi di una generazione bruciata...

24/10/14

Canzoniere Anarchico

MONTELUPO è un progetto volto al recupero del canto anarchico italiano. Nasce nel 2012 da un’idea di Daniele Coccia, Eric Caldironi e Alessandro Marinelli, ai quali si aggiunge presto Nicolò Pagani al contrabbasso. Obiettivo principale del progetto è quello di incidere un canzoniere che possa in qualche modo rendere fruibile il repertorio anarchico attraverso un ammodernamento degli arrangiamenti, dato anche dall’utilizzo di una strumentazione che dalla chitarra battente arriva ai moderni campioni noise, senza depauperare la tradizione. Il Canzoniere Anarchico, questo è il titolo della raccolta autoprodotta da Montelupo e distribuita da Goodfellas, uscirà proprio sabato 1 novembre: nel booklet saranno presenti le preziose note di copertina di Franco Schirone e la prefazione di Alessio Lega che pubblichiamo sotto.

Il Canzoniere Anarchico  verrà presentato dal vivo dai Montelupo Sabato 1 novembre dalle 21:30 al Nuovo Cinema Palazzo - Piazza dei Sanniti, San Lorenzo - Roma
Una serata ricca di voci per ripercorrere la storia del canto anarchico italiano, in cui Montelupo presenterà il disco assieme alle voci e alla musica di tantissimi artisti.




«Ma cazzo!», ho detto io. «Questo è il mio disco!». Era un po’ di anni che ce l’avevo in testa. Bisognava fare, mi dicevo, una nuova antologia della canzone anarchica. Ogni volta che capitava di sentire quelle splendide, frementi, fruscianti vecchie versioni contenute nei Dischi del Sole, nei dischi degli anni Settanta che hanno cristallizzato il pantheon musicale dei nostri miti, come Sante Caserio, Addio Lugano bella, Nel fosco fin del secolo morente... Be’, ogni volta che sentivo quelle versioni, dicevo: «È ora di riprovarci». Ce le siamo suonate in lungo e in largo queste canzoni: quante volte abbiamo finito i concerti con Nostra patria è il mondo intero, quante volte, fra un brano e l’altro, partiva Addio Lugano bella, ripresa in coro dal pubblico e, come disse una volta un comunista per giustificarsi dal fatto di amarla: «Ma è un gran bel valzer!». Bisognava registrare un disco. Una nuova antologia, fatta bene, ben suonata e senza troppi grilli per la testa, che rendesse le canzoni perfettamente riconoscibili, senza farle sembrare provenire dal grammofono del bis - nonno mazziniano. Mettere in fila questa storia degli anarchici in filigrana, i loro scontri, le loro crisi, i loro litigi sulle molteplici strade della nuova umanità: «Pria di morir sul fango della via / Imiteremo Bresci e Ravachol», «Ed è per voi sfruttati, per voi lavoratori». Individualisti, organizzatori, attentatori tenebrosi, cavalieri erranti... C’è tutta l’eco di mille rivoli che si raccoglie nel grande fiume della libertà e, a navigarlo, c’è sempre il Galeone della nostra bella Paola Nicolazzi. E mi fa solo rabbia che ora non possa sentirlo, questo disco mio. Bisognava farlo questo disco, come un testimone da passare alle nuove generazioni: si vedono nascere in ogni parte d’Italia e del mondo, cori su cori che cantano sempre quelle canzoni e, guarda caso, poi chi canta si sente in dovere d’aderire a quegli ideali, di portarli avanti. Le canzoni seguono la loro vecchia vocazione di propaganda, di proselitismo e bisogna dar loro una mano, per quanto si può. Insomma, stavo pensando a questa esigenza, quando questi mi dicono: «Ti va di scrivere qualche riga su un disco di canzoni anarchiche?». Ohibò, scarico i file, li ascolto: «Ma questo è il mio disco!».
Alessio Lega



Best: scrittori sullo schermo

E' divertente come il cinema sia ossessionato dalla figura dello "scrittore" sullo schermo. In realtà ci sono un sacco di film..brutti sull'argomento, ma molti grandi attori hanno interpretato le parti di quel più o meno celebre scrittore, sfornando in più di un'occasione autentici capolavori. E l'idea di un post che trattasse tale argomento non è certo nuova. Interessante, più che altro, l'aspetto che spesso è la crisi dell’autore/scrittore  la porta d’ingresso verso il cinema,  storie che assumono la forma di un incubo o di un delirio (la linea di Stephen King e di molti film tratti da romanzi o racconti). Questa è la mia personalissima lista, di quelli che mi sono rimasti più impressi e che mi sono davvero piaciuti.. In attesa di Pasolini di Abel Ferrara..


Viale del tramonto (Sunset Boulevard) 1950, directed by Billy Wilder
Un classico del noir, secondo me un capolavoro puro di Hollywood, sceneggiato e diretto dal genio di Billy Wilder, che mette in scena non una storia su uno scrittore ma su Joe Gillis (William Holden), sceneggiatore fallito che incappa casualmente in una vecchia villa sul Sunset Boulevard, e in cui viene irretito da una ormai sbiadita stella cinema muto, Norma Desmond (Gloria Swanson),   con promesse di fama e fortuna. Tra realta' e finzione, grazie alle figure della Swanson e di Max/Erich Von Stroheim, ex grande regista del muto che ancora adesso fa paura,  dramma e commedia, satira amara sul mondo di Hollywood, già allora considerato malato, iconografia horror e  morte.
 "Sì, questo è il Sunset Boulevard, Los Angeles, California. Sono circa le cinque del mattino. Questa è la Squadra Omicidi - Un omicidio è stato segnalato ... "


22/10/14

Passione militante di una fotografa

FRANCA SCHININA'
Il mondo nelle mie immagini

..Mi recai in Palestina, con Pax Christi, per un pellegrinaggio di Pace e Giustizia.
Ritornai in Italia sconvolta, per tutti gli eventi a cui avevo assistito: l’informazione che ricevevamo dalle nostre televisioni e giornali, non era che disinformazione e peggio “deformazione” dei fatti.
Si, perchè non assistemmo altro, in quei giorni, che a soprusi, ingiustizie, malvagità, prepotenze del popolo israeliano, molto ben armato, nei confronti di un popolo debole e indifeso, giustificati da menzogne e falsità, avallate dai paesi occidentali, alleati con Israele, purtroppo, per questioni economiche.

Visitammo i campi profughi: cacciati, sempre con le armi, dalle loro case, dai loro territori, a volte uccisi nelle loro case, per essersi rifiutati di abbandonarle.
Il “muro” alto, terrificante, minaccioso, che girava attorno ai campi, per imporre ai profughi una pseudo-vita: ore per uscire da lì e recarsi all’ Università, per i giovani, o al lavoro per i più adulti e poter portare a casa un pò di cibo per sfamare la famiglia.
I “chek-point”… facevano terrore: eravamo lì con loro, per dimostrare la nostra solidarietà, alle quattro del mattino, con un freddo tagliente; dovevano, ogni giorno, sottoporsi ad una fila interminabile, che durava appunto ore, per recarsi al lavoro e ad un controllo non solo fisico, ma di impronte digitali (tutte le mattine), da parte di ragazzini e ragazzine diciottenni, in servizio militare, che masticando sguiatamente chewing-gum, urlavano parole incomprensibili.
E, se, a volte, l’apparecchio delle impronte non funzionava, questi giovani, armati di grandi mitra, educati alla prepotenza ed all’insensibilità, sempre urlando in maniera incomprensibile, li ricacciavano indietro… e per quel giorno, o altri appresso, la famiglia non aveva cibo… Importante? Assolutamente no… -


"..non chiedo attraverso le mie immagini compassione; solo responsabilità
perché non spariscano dalla memoria ma restino per porre degli interrogativi.."


Quando a Gerusalemme antica i poliziotti israeliani presero quel ragazzo palestinese della foto, ero con una amica: lei si infilò dentro a un portone. Io potevo restare indietro, fotografare col tele (obiettivo..ndr), ma fuggii avanti, infilandomi tra le gambe dei ragazzi israeliani che guardavano, fino a fotografare quel palestinese buttato a faccia a terra con il piede sulla schiena. Quando hai voglia di scoprire la verità, nulla ti può fermare. Bob Capa era lì, Eugene Smith era lì, dove dovevano essere...
Franca Schininà
(interv. dal manifesto)




Franca Schininà blog
Franca  Schininà calendario animalista Lav



21/10/14

Burroughs: The Movie Remastered

Nel 1983, il New York Film Festival proiettò Burroughs: The Movie,  lungometraggio  su William S. Burroughs - il primo realizzato con la collaborazione dello stesso Burrouhgs,  leggendario autore, e ampliamento di un documentario presentato come tesi all'università   da Howard Brookner, futuro regista newyorkese (con l'aiuto di compagni di classe del calibro di Jim Jarmusch e Tom DiCillo). 31 anni dopo, il NYFF ospiterà una nuova proiezione di quel film, dopo che la scomparsa della pellicola negli anni successivi. Il film  è affascinante, ma la storia della sparizione e della riscoperta di un documento così importante, e dell'uomo che si è dedicato a salvarlo è ancora più interessante. Quel giovane è Aaron Brookner, nipote del regista che girò il documentario con Burroughs, Howard, che ha raccontato di recente la singolare storia.

20/10/14

La Summer of Love di Sgt. Pepper


<<Era tutto un po' come l’Uncle Joe’s Medicine Show, con gli uccelli danzanti e l’elisir di lunga vita...>> (Paul McCartney). Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band fu la canzone che dette il via all’idea di concepire il nuovo disco come una sorta di “concept album”. Per alcuni versi può essere stato proprio il re, Elvis Presley, a ispirare un'idea del genere. A quanto risulta, una volta Elvis mandò la sua Cadillac da sola in tour, senza accompagnarla. Questa folle trovata meravigliò i Beatles, tanto che spesso ci scherzavano sopra, e un'idea cominciò a maturare nella loro testa: <<Perché non facciamo un album che sia una specie di show, e non lo mandiamo in tour al posto nostro?>>. Era un’idea esagerata, fantascientifica per quel periodo, ma i Beatles riuscirono immediatamente a coglierne le implicazioni e il potenziale. Poteva essere semplicemente un alibi per risolvere un problema, visto che avevano deciso di non fare più tour. Quell’idea poteva tutto sommato avere qualche riscontro commerciale? La televisione non ricopriva ancora quel ruolo trainante nel business della musica pop come ai giorni nostri. Le performance dal vivo erano l'unico mezzo concreto tramite il quale un gruppo poteva soddisfare la richiesta del pubblico. Un album, per quanto ben fatto, poteva mai davvero costituire il sostituto di un tour? I fan lo avrebbero accettato? Quale che fosse la risposta, i Beatles erano determinati a dare al nuovo disco qualcosa che non avevano mai potuto permettersi prima: il tempo. Dovunque Paul avesse preso l'idea, e dice che gli era venuta in mente su un aereo, la trovata di scrivere una canzone su una ipotetica band chiamata Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band gradatamente convinse i Beatles a immaginare di essere loro, quella band. Se mai è esistito qualche significato, eccolo: gli alter ego dei Beatles. Ma Sgt. Pepper chi era, e da dove salto fuori? Mal Evans, il roadie dei Beatles, viene accreditato per molti versi per aver contribuito alla scelta di quel nome. Se ne uscì con la frase <<salt and pepper>>, sale e pepe, che poi a quanto sembra divenne uno degli alter ego di Paul. Per il resto, l’idea di uno show itinerante e tutto il resto prese le mosse dalla medesima fonte che aveva partorito Eleanor Rigby e Father MacKenzie o Lovely Rita; dalla fertile immaginazione di Paul. Alcuni dettagli sulle origini dell’album si sono persi nel corso del tempo e nei meandri dei nostri ricordi inaffidabili. Per esempio, si dice che l’idea originale sia stata quella di scrivere un album sull’infanzia dei ragazzi a Liverpool, una sorta di viaggio nostalgico. Questo almeno spiega canzoni come Strawberry Fields Foreven PennyLane e When I’m Sixty-Four. Parte fondamentale di questo percorso tematico lungo la strada dei ricordi, cosi dice la leggenda, sarebbe dovuta essere una finta band di ottoni del nord dell’Inghilterra, quegli ottoni che i ragazzi tengono in mano sulla copertina dell'album. Altri diranno che “band” era una di quelle bande tedesche che suonano marciando. Ho parlato con Neil Aspinall di questo: le riteneva tutte sciocchezze. E cosi io. Qualunque fosse la verità, a Paul erano sempre piaciute le band di ottoni, e ne voleva una dentro il disco. Si sarebbe poi consentito quel piacere usando una vera band di ottoni per la colonna sonora del film The Family' Way, fatta dai fratelli Boulting: musiche di Paul, arrangiate da me. Produsse in seguito anche uno dei più famosi gruppi di ottoni; i Black Dyke Mills Band, per la Apple Records.

19/10/14

Mr. Pharmacist

Mr Pharmacist and his family in my home this morning!!





Mr. Pharmacist
Can you help me out today  In your usual lovely way
Oh Mr. Pharmacist I insist  That you give me some of that vitamin C
Mr. Pharmacist
Dear Pharmacist won't you please  Give me some energy
Mr. Pharmacist, Mr. Pharmacist
Hey Mr. Pharmacist  I'll recommend you to my friends
They'll be happy in the end  Mr. Pharmacist can you help
Send me on a delict kick  Mr. Pharmacist
Dear Pharmacist use your mind  You better stock me up for the wintertime
Mr. Pharmacist, Mr. Pharmacist
Hey Mr. Pharmacist  Words cannot express
Feeling I suggest  Oh Mr. Pharmacist I can plead
Gimme some of that powder  I need
Mr. Pharmacist
Dear Pharmacist I'll be back  With a handful of empty sack
Mr. Pharmacist, Mr. Pharmacist




16/10/14

La nemesi del fango

Grillo contestato nella sua Genova 

Non sò quanti abbiano letto quest'articolo. Ma la lucidità e la spietatezza con cui Merlo smaschera questo rancoroso sciacallo,  è davvero da non perdere..

By Francesco Merlo 15 ottobre 2014 la Repubblica

Peggio di una sconfitta elettorale, peggio di un fiasco a teatro. La rabbia di Genova, la città che meglio conosce Grillo , non è cieca come l’acqua che infanga. Nella prima rivolta popolare contro di lui, nel primo vaffa al vaffa, la rabbia ha infatti individuato e travolto il ghigno comico dell’antipolitica: “come gli altri”, “venite qui solo a parlare”. E mai Grillo era apparso così poco teatrante, così fragile e vero nel suo smarrimento come quando, protetto da una cintura di braccia robuste come tronchi d’albero, ha inforcato il motorino. In una città incollerita e impraticabile è stato come scappare in ambulanza.
Il comico del malumore è stato smascherato come l’ ultima impostura della politica. “Noi siamo dalla vostra parte” ripeteva con il disagio del leader tradito dalla folla nella quale era andato a ‘bagnarsi’ per quel bisogno di consenso che spinse Berlusconi tra i terremotati dell’Aquila, travestì da spazzaneve il sindaco di Roma Alemanno, e in Sardegna costrinse i ministri Passera e Barca a scappare in elicottero dai minatori del Sulcis che erano andati ad abbracciare. Per Grillo è peggio, perché non è governo. E’ anzi l’ opposizione antisistema. Eppure, prima di essere contestato, andava in giro – bisogna ricordare queste immagini – carezzando sulle guance tutti quelli che incontrava, come un politicante che sogna di riempire il grande vuoto d’autorità con il rituale della propaganda, della seduzione, del patetico consolatorio. Mai si erano viste le coccole del populista arrabbiato.

Iggy Pop, Lectio Magistralis


Alan Freed ha fatto per il rock 'n' roll negli anni '50, quello che John Peel ha fatto per il punk e la new wave negli anni '70 e '80: fu lui a mettere in onda nel suo programma radiofonico alla BBC artisti innovativi come Joy Division, i Ramones e tanti altri, curando performance essenziali in studio nelle sue Peel Sessions. Ma molto tempo prima, esattamente nel 1969, Peel fu uno dei primi a trasmettere l'album di debutto degli Stooges, la band di Detroit al cui frontman, Iggy Pop, sarebbe stato in seguito concesso il titolo di "padrino del punk."
Come J. Peel, Iggy ha un suo show radiofonico proprio alla BBC, un ruolo che gli garantisce una certa autorità critica, e allora, chi poteva tenere una conferenza al proprio al John Peel BBC Music Radio Festival 2014?

Ecco quindi a voi, e a noi, l'iguana, il Prof Iggy Pop nell'annuale Lectio Magistralis di un'ora che si è tenuta il 13 ottobre al teatro Lowry a Salford, Manchester. Il tema scelto, "La musica libera in una società capitalista" - è affascinante, soprattutto per un icona della musica che si è mosso dentro e fuori i regni fai da te e commerciali della musica per gran parte della sua carriera. Durante la conferenza, Pop ammette che ha dovuto iniziare a "diversificare il mio reddito," riconoscendo alla fine solo po 'di vergogna' per aver rilasciato i diritti di "Lust For Life" per uno spot della compagnia assicurativa britannica Swiftcover. "Se voglio fare i soldi, beh, che ne dite di vendere l'assicurazione auto?" ha esordito. "Almeno io sono onesto. Si tratta di una pubblicità, e questo è tutto ciò che è. Se dovessi dipendere da quello che ho effettivamente ottenuto dalla vendita dei diritti, sarei uno di quelli che staziona nei bar... "

14/10/14

AfroPunk 2014: Una vera promozione della diversità

Quando Matthew Morgan e James Spooner unirono le forze nel 2002, il loro lavoro stava dando voce a migliaia di ragazzi, un coacervo multiculturale che ferocemente si identificava con uno stile di vita alternativo molto diverso dai precedenti. Morgan, un visionario con 15 anni di esperienza nel mondo della musica, aveva istintivamente capito che il punk rock e l' hardcore avevano un forte seguito non solo presso il pubblico di giovani bianchi: questa intuizione sfociò nel cult movie dello scrittore-regista J. Spooners "2003's Afro-punk", che diede la prova inconfutabile di un forte movimento culturale che ricordava i primi giorni della nascita dell' Hip-Hop.

AFROPUNK divenne una pietra di paragone. Ragazzi urbani alternativi in tutta la nazione (e in tutto il mondo) che si sentivano emarginati dalla cultura mainstream scoprirono che erano in realtà il nucleo di una audace comunità innovativa, in rapida crescita. Gli utenti online furono la forza trainante dietro il l'esplosione del movimento AFROPUNK (AP), creando un'autentica casa virtuale in afropunk.com, e condividendo il meglio del black hardcore, i gruppi più brillanti mediante una serie di performance live riprese da Spooner.  Mentre il movimento AP cresceva, anche i media del settore iniziarono ad interessarsi alla cosa.. La rassegna stampa variava da Pitchfork, URB, Vibe, e Nylon per The New York Times, Variety, Entertainment Weekly, e il Los Angeles Times.

Nel 2005, il primo anno dell' AFROPUNK Festival si tenne davanti a folle entusiaste presso l'iconico Brooklyn Academy of Music (BAM). Co-curato da Morgan e Spooner, il festival celebrava e unificava i capisaldi culturali dell' AFROPUNK: musica, cinema, cultura skate, e, soprattutto, le persone fieramente indipendenti che sono sempre state la linfa vitale della comunità.
Dal 2008, il Festival, sempre totalmente gratis, è guidato da Morgan e da Jocelyn Cooper. Descritto dal New York Times come "il festival più multiculturale negli Stati Uniti," la parola AFROPUNK stessa è diventata sinonimo di mentalità aperta, anticonformista e non convenzionale, ponendo questo movimento nel'epicentro della cultura urbana ispirata dalla musica alternativa.
Oggi AFROPUNK è una comunità influente di giovani, persone di talento di tutte le provenienze che parlano attraverso la musica, l'arte, il cinema, la commedia, la moda e altro ancora. Una piattaforma per l'alternativa e la sperimentazione. Al centro della sua missione sono i principi dell'estetica punk e del do-it-yourself, il pensiero radicale e sociale non conforme. Roba che quì in Italia è relegata nell'ambito..della fantascienza.

Le cronache ci informano che l'atmosfera dell' Afropunk Festival di quest'anno (2014) è stata permeata dagli avvenimenti di Ferguson, nel Missouri, legati alla morte di Michael Brown e ai fatti del mese scorso, con l'assassinio di Eric Garner a Staten Island, New York. La gente hanno innalzato le braccia in aria in tributo a Michael Brown , e in correlazione, la maggiore presenza della polizia al festival e il tempo non prorio clemente non hanno impedito il divertimento, e che tutto si svolgesse nella massima calma.

La line-up di quest'anno, ancora una volta è riuscita a rappresentare una vasta gamma di generi musicali oltre al punk e all'hardcore, dal neo-soul, al rap, dal rock, al metal, ska e electro punk. Poi, arte e culture varie. Due giorni, il 23 e 24 agosto, con la partecipazione di band leggendarie come i Body Count di Ice-T, I Bad Brains, Fishbone, Shabazz Palaces, A Tribe Call Red e altri ancora.











12/10/14

Arin Mirkan: Vita e destino


"Un gruppo di combattenti sono posizionati tra le macerie degli edifici, provocati dai bombardamenti ... Avrebbero dovuto dare il loro addio all'inizio di ogni attacco ... Erano gli ultimi momenti della loro vita, bevevano l'ultimo sorso d'acqua marcia che avevano con loro. Non hanno mai avuto le armi per combattere o fermare il progresso dei tanks.
Ma erano i combattenti della libertà, per la terra e l'umanità.
I tanks arrivavano davanti a loro dopo un pesante bombardamento. La loro posizione era appiattita e i carri armati rotolarono dritto sui loro corpi.
Tuttavia, l'esercito che aveva i carri armati fu ancora sconfitto. Intorno era pieno di combattenti che a pochi metri dietro di loro erano in attesa per un agguato. Si posizionarono davanti ai carri e fermarono il progresso dei nazisti succhiasangue ".

Ecco come Vasilij Grossman descrisse gli ultimi momenti di un gruppo di partigiani che hanno combattuto una resistenza senza precedenti contro il nazifascismo e alterato il corso della seconda guerra mondiale nel suo libro intitolato 'Vita e destino'.

10/10/14

Il Rock è cupo: Goth, una sub-cultura che non muore

PROFONDO DARK
Dall’olocausto post-punk inglese emerse un nuovo suono. Un suono che conservava l’atteggiamento aggressivo e la narrazione intellettualmente consapevole del punk, ma puntava al contempo su qualcosa che faceva parte del passato inglese: la stravagante scena rock glam di Ziggy Stardust alias David Bowie. Benché questa nuova sottocultura giovanile volesse  affermare il proprio punto di vista ideale, voleva anche imporre un nuovo immaginario visivo: infatti in un intervista sul suo nuovo album del 1974, Diamond Dogs Bowie stesso, riferendosi allo stile parlò di gotico. Non si dilungò in spiegazioni, ma la parola venne immediatamente affiancata a quella musica. Il termine ricomparve cinque anni dopo, il 15 settembre 1979, quando i membri dei Joy Division furono intervistati dalla televisione inglese nel programma Something Else, e parlando della loro musica la deinirono ‘gotica' in confronto al mainstream pop’.

Il manager dei Joy Division, Martin Hannett, durante una conferenza stampa della Factory rec. dichiarò che l’album dei JD, Closer, era musica per ballare con reconditi significati gotici. E nel corso della stessa intervista il bassista dei Joy Division, Bernard Albrecht, rafforzò quel significato paragonando la loro musica al suo amore per il film classico Nosferatu. Disse Albrecht: <<L’atmosfera era diabolica ma ci sentivamo a nostro agio>>. Ma l’impatto più forte sulla scena lo ebbe il lavoro di un gruppo di musicisti di Northampton, in Inghilterra, formato nel 1978 da Daniel Ash, dai fratelli Haskin, David e Kevin, e dal funambolico Pete Murphy, estimatore di David Bowie e T-Rex. Il gruppo, inizialmente battezzato Bauhaus 1919, abbandonò ben presto la data di fondazione della mitica scuola artistica tedesca e divenne noto con il nome di Bauhaus. I quattro musicisti crearono le basi programmatiche, musicali e visive, per una generazione di band gotiche. Bela Lugosi Dead, il loro primo singolo uscito nel 1980 per la Small Wonder Records, fu alimentato dall’amore di Peter Murphy e Daniel Ash per l’erotico immaginario vampiresco. Questa canzone diede il via al fascino, e alla connessione con il tema dei non-morti, sviluppato in seguito dalla scena musicale che, da li a poco prenderà il nome di goth. Due anni prima dell’esordio dei Bauhaus, un ex membro dell’entourage dei Sex Pistols, Susan Dallion (nota nei club con il nome di Siouxie Sioux) aveva formato la sua band, Siouxsie and the Banshees. Il suo modo di vestire scioccava e il suo stile originale e ancora oggi uno dei pin imitati dalle goth. The Scream, uscito nel 1978, è ufficialmente il primo disco integralmente goth. Inoltre, nel 1979 i Cure avevano fatto uscire Three Imaginary Boys (distribuito più tardi in Nord America con il titolo Boys Don’t Cry). La tenera sensibilità di Robert Smith e il suo malinconico romanticismo, contrastava con la prorompente sensualità di Peter Murphy, toccò le corde della disincantata gioventù inglese. Se Peter Murphy aveva dato attraverso la scrittura voce alla esplosiva sessualità di Dracula, Smith raccontava la storia dal punto di vista di Mina Harker:

<<L’ultimo dei Big Four che ha dato il via alla scena inglese è stato il gruppo dei Joy Division. ll frontman della band, Ian Curtis, era l’emblema di tutto ciò che avrebbe rappresentato il goth (anche in molti stereotipi). Il morboso fascino che provava per gli aspetti tragici dell’esistenza lasciava trasparire che per lui la vita fosse una partita persa. Curtis si è suicidato il 18 maggio del 1980 ( diventando in questo modo il primo tragico eroe popolare del goth. (...) lronia della sorte, i primi quattro grandi gruppi della storia del goth, Bauhaus, Cure, Siouxie and the Banshees e Joy Division non hanno mai riconosciuto di fare parte di quella che e stata definita in seguito la scena goth, nonostante le evidenti influenze, sia visive, sia musicali. (...)

08/10/14

Ideologie nella rete

GEOGRAFIE INTELLETTUALI DEL WEB
La battaglia ideologica intorno al Web: dono e relazioni contro commercializzazione dei bit; ottimismo sulla storia digitale contro scettiscismo della ragione. Oltre destra e sinistra senza cancellarle, semmai per.. riscriverle.

PANGLOSSIANI
Nicholas Negroponte: Essere digitali (1996)
Giuseppe Granieri: Blog generation (2005)
Dan Gillmor: We the media. Grassroots Journalism By the People, For the People (2006)
Luca De Biase: Economia della felicità. Dalla blogosfera al valore del dono e oltre (2007)
David Weinberger: Everything ls Miscellaneous: The Power of the New Digital Disorder (2007)
Clay Shirky, Here Comes Everybody: The Power of Organizing Without Organizations (2008)

Tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili per i nuovi Pangloss dell‘era digitale. Hanno capito prima degli altri la portata del passaggio dagli atomi ai bit (Negroponte) e da allora aspettano il “web dell‘avvenire” preparando i comuni mortali al nuovo Avvento. <ll futuro appartiene a coloro che danno per scontato il presente> (Shirky). ll che vuol dire bando al pensiero critico, largo all'esaltazione delle nuove tecnologie e al sogno di un “Rinascimento 2.0” in cui cambia il paradigma culturale e si <ridefiniscono i confini tradizionali, positivistici, delle discipline e si esalta l'umanità> (De Biase). Tra tante illuminazioni l'abbaglio é sempre dietro l'angolo. Chiedere a Dan Gillmor, l‘uomo che ha inventato il “citizen journalism” e più di ogni altro celebrato il giornalismo dal basso. Quando ha lasciato il posto da cronista per mettere in pratica le sue teorie con un sito di informazione partecipata ha scoperto che, si, “il lettore ne sa più noi” (suo celebre slogan) ma non sempre ha voglia di condividere la sua conoscenza.

07/10/14

L'ISIS e la retorica della sorveglianza totale contro il terrorismo

Anche l'ISIS è un pretesto per continuare con lo stato di sorveglianza
J. Koebler - (Vice.com)

All'indomani dell'11 settembre l'amministrazione Bush, con l'aiuto del Congresso, ha usato la minaccia di al-Qaeda per giustificare e legalizzare un sistematico stato di sorveglianza. Ora, 13 anni dopo, alcuni legislatori stanno usando la stessa tattica, questa volta utilizzando la minaccia che costituisce lo Stato Islamico—e le paure che il gruppo suscita  — per sostenere che lo stato di sorveglianza vada perpetrato e preservato.

I documenti portati alla luce da Snowden hanno rivelato quanto la sorveglianza sia ormai istituzionalizzata e pervasiva, e sembra che l'opinione pubblica americana e alcuni legislatori si siano finalmente resi conto che si è passato il segno. Al-Qaeda non c'entra questa volta, non ci sono stati attacchi terroristici sul suolo americano dall'11 settembre, le persone sono semplicemente stufe di sapere che le spie governative tengono sotto controllo le comunicazioni private.

SE LE PERSONE NON CAPISCONO I PERICOLI A CUI andiamo incontro, è COLPA DEL GOVERNO
Ma poi lo Stato Islamico ha iniziato a far parlare di sé.
James Foley, un giornalista americano, è stato brutalmente decapitato dai terroristi dell'IS. È poi stato ucciso un altro giornalista e un cooperante scozzese. Questi irrazionali omicidi hanno fatto nascere un giustificabile sdegno e un'ancor più giustificabile paura. E molti politici americani hanno iniziato a parlare con toni simili a quelli usati poco dopo l'11 settembre, un periodo in cui agenzie antiterroristiche come l'NSA avevano completa libertà di azione, senza alcuna condizione.
“L'approvazione dell'USA PATRIOT Act è stata veloce, frettolosa e, apparentemente, non c'è stato alcun dibattito in formato a livello nazionale, verosimilmente a causa dell'idea per cui in presenza di una crisi è richiesta una soluzione pragmatica e veloce,” 
ha affermato Winston Nagan, professore di legge alla University of Florida. C'è molto fermento in questo periodo dal punto di vista legislativo: il Congresso potrebbe considerare l'USA FREEDOM Act, che porterebbe all'eliminazione completa della sorveglianza di massa permessa dal Patriot Act. Oppure questo provvedimento potrebbe essere ignorato, e lo stato di sorveglianza sopravviverebbe: è questa la prospettiva del senatore Lindsay Graham, che settimana scorsa ha detto al National Journal che sarebbe una follia far passare il FreedomAct in un momento del genere.
“Se le persone non capiscono quali siano i pericoli a cui la nostra patria è ora esposta è colpa del Congresso,” ha detto Graham. “Se stiamo controllando un terrorista io voglio sapere a chi sta telefonando. Voglio una totale sorveglianza, e il controllo giurisdizionale. Non è proprio questo il momento di sminuire le nostre capacità di prevenire un attacco terroristico prima che accada."

Graham vive in una favola se pensa che la “sorveglianza” e il “controllo giurisdizionale” siano le cose di cui l'NSA si è occupata in questi 13 anni. Ed è questo tipo di retorica che ci ha portato allo stato di cose presente; ed è il tipo di retorica che farà sì che lo stato di sorveglianza sopravviva.

“Il programma di sorveglianza di massa dell'NSA invade la privacy di milioni di persone e il governo ha fatto di tutto per provare che questi piani sono in realtà d'aiuto per prevenire attacchi terroristici,” mi ha detto RaineyReitman, direttore della Electronic Frontier Foundation. “Non dovremmo permettere a nessuno di usare la minaccia dell'ISIS come una scusa per fortificare la sorveglianza di centinaia di milioni di persone normali, cittadini americani e non.”
Ha ragione: gli attacchi dell'11 settembre hanno dimostrato il fallimento delle strategie dell'intelligence americana, tanto che al momento la cosa più semplice da fare sembrava far approvare qualsiasi parvenza di soluzione e solo poi analizzarne i contenuti e promuovere un dibattito sulla questione. L'anno scorso anche la Casa Bianca ha ammesso che la tattica non è stata efficace e non è stato sventato alcun attacco terroristico.
Ecco perché queste prossime settimane saranno cruciali. Il Congresso si renderà conto del fallimento dello stato di sorveglianza? Oppure lo manterrà, motivato dalle nuove paure che lo Stato Islamico provoca nell'Occidente?

“In precedenza la sorveglianza totale sembrava essere la soluzione ai problemi che ci affliggevano,” mi ha detto Amie Stepanovich, esperta di libertà civili. “Credo questa sia un'opportunità per applicare gli insegnamenti degli ultimi 13 anni e cercare di elaborare soluzioni adatte a fronteggiare i pericoli che ci minacciano ora e che ci minacceranno in futuro.”
Per lo meno questa volta ci sono legislatori come Ron Wyden che vogliono imporsi come voce della ragione, e sostengono che gli eccessi non sempre sono positivi ma anzi, spesso sono la soluzione peggiore.
“Il senatore Wyden sostiene che sia assolutamente possibile garantire la sicurezza degli americani e colpire duramente le forze terroristiche come l'ISIS senza sorvegliare milioni di cittadini rispettosi della leggi,” mi ha detto un portavoce del senatore.
“Si è reso conto di come l'invadenza di questi programmi di sorveglianza non abbia niente a che fare con la sicurezza nazionale.”


06/10/14

John Lennon: cosa, quando e perché


1979. L'ultima domenica di Maggio  (le date di consegna a volte tradiscono la cronaca), sul New York Times apparve una pagina piena - l’ultima sul supplemento “La settimana in rassegna”, occupata da una lettera.  
<<Una lettera d 'amore da John e Yoko alla gente che ci chiede cosa, quando e perché>>. Yoko Ono e John Lennon, allora il più recluso dei Beatles negli ultimi anni, uscirono da un isolamento familiare, spesero circa 18.000 dollari per un annuncio a pagamento, tutto questo per chiarire cosa facessero a tutta la gente che li incontrava per strada senza il coraggio di chiederlo, o che solo se lo chiedeva in qualche altra parte del mondo. I due vivevano molto tranquillamente con il proprio figlio, Sean, e quello avuto da John dal primo matrimonio, Julian, nella città di New York, per la precisione su Central Park West. Ogni tanto scendevano a fare spesa, ma molto raramente si vedevano in pubblico. In un momento in cui gli altri tre Beatles suonavano insieme al matrimonio di Eric Clapton, Paul sempre più lanciato con i Wings e - naturalmente – le voci di una possibile riunione continuavano a fare capolino qui e la, John si sentì in dovere di chiarire ai fans alcune cose del passato e del presente. Quella che segue é la traduzione dell’intera lettera, bellissima, compreso il P.S. finale.

John, cosa vuoi dire con quei “tre angeli che guardavano da dietro Ie vostre spalle mentre scrivevate”? Già, che significa se non...

02/10/14

La religione secondo Scorpion Dagger

 photo zapatistagif_zps92670229.gifSono di James Kerr ― aka Scorpion Dagger ―, artista canadese, le centinaia di GIF che deformano le opere rinascimentali in una collezione di animazioni irriverente e surreale. Dai personaggi di Star Trek che invadono il Quindicesimo secolo agli apostoli che suonano la chitarra, a Gesù che prende a pugni un robot, Kerr è uno dei più divertenti realizzatori di GIF del web. Le immagini, brillanti per le sue rappresentazioni bizzarre, saranno pubblicate in un libro: più di 100 pagine a colori con i suoi lavori.

“Ho cominciato scannerizzando alcuni di questi dipinti dai libri, li ho riproposti in forma digitale e ora li sto reinserendo in un libro." Che sarà un mondo in cui questi personaggi della tela lasciano il museo per tornare a casa. A tracannare birra a suon di rock. Le prime gif di Scorpion erano estremamente basilari, poi, con le nuove tecniche di animazione, ha potuto dedicarsi all’umorismo. Essere appassionato di arte rinascimentale lo ha portato a focalizzarsi sull'immaginario rinascimentale e sull’iconografia religiosa. Cosa che gli viene naturale, dato le sue inclinazioni politiche e per la natura stessa di questi dipinti, che si presta perfettamente alle critiche alla religione e alla modernità.
E, ancora, perchè sono immagini senza diritto d’autore..


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L'eroina? "Molto gradevole.." (Damon Albarn)

L'eroina e la creatività
di R. Katigbak

"Molto gradevole," dice Damon Albarn.



Il "problema" dell'eroina è che non se ne può dire nulla di buono. Questo è quello che ha scoperto l'allampanato cantante brit pop Damon Albarn quando, in una recente intervista, ha dichiarato che la sua esperienza con l'eroina è stata "incredibilmente creativa" e "molto gradevole." Questa dichiarazione ha inevitabilmente sollevato un polverone mediatico, e varie testate hanno protestato a gran voce.

Si tratta dello stesso tipo di disagio che aleggia attorno a questioni come la creazione di strutture per le iniezioni controllate o la possibilità di fornire eroina dietro prescrizione medica così da permettere ai tossicodipendenti di condurre una vita vicina alla normalità. Capisco da dove derivi quest'atteggiamento — la dipendenza dall'eroina è una cosa tremenda, e distrugge la vita di chi ne fa uso e quelle di chi lo circonda.
Ma di fronte alla candida ammissione di Albarn mi sono sentito più incuriosito che scioccato o turbato. L'eroina ti rende davvero più creativo?
Uno potrebbe pensare a esempi come la cocaina, che ti fa venire un sacco di idee — e ti sembrano tutte bellissime (anche se poi in realtà non lo sono affatto) — o l'erba, che rende qualsiasi cosa molto divertente. L'LSD è praticamente la quintessenza della creatività. Ma l'eroina? Doversi inventare ogni giorno un nuovo modo per racimolare soldi o sopportare l'astinenza possono essere considerati una manifestazione di creatività? Volendo rimediare alla mia scarsa conoscenza in materia (la visione di Trainspotting e l'aver visitato certe zone di Vancouver non sono evidentemente sufficienti) ho chiamato il dottor Alain Dagher dell'Istituto Neurologico di Montreal per scoprire in che modo—se ce n'è uno—una droga come l'eroina possa incrementare la creatività.

Cosa può dirmi sulla correlazione tra droghe e creatività?
Dott. Alain Dagher: L'utilizzo di droga per scopi creativi ha una lunga storia alle spalle e le varie sostanze agiscono in modi differenti. La maggior parte delle persone ha inibizioni di vario genere: il modo più semplice in cui una droga può incrementare la creatività è la sua azione su queste inibizioni. Molte droghe, soprattutto in dosi ridotte, portano alla loro perdita. L'esempio migliore è l'alcol. In dosi molto basse, alcune sostanze, come l'alcol, possono renderti abbastanza disinibito da farti diventare, in un certo modo, più creativo.

Nello specifico, cosa fa l'eroina?
C'è un altro modo in cui le droghe possono renderci più creativi ed è farcendoci andare oltre la disinibizione. Ovvero, renderci capaci di fare associazioni concettuali che normalmente non saremmo in grado di fare. Per molti versi, si tratta di qualcosa di simile alla pazzia—ci sono molti artisti con una creatività simile a una forma di pazzia. Ad esempio, nel caso della schizofrenia, i pensieri di chi ne soffre si mescolano tra di loro pur essendo molto diversi—si chiama "pensiero tangenziale", i pensieri vanno in direzioni strane, cosa che potrebbe aiutare ad avere idee originali. Una parte costitutiva di ciò che chiamiamo creatività è l'essere originali. In questo senso droghe come la cocaina, e forse anche l'eroina, hanno la capacità di farci avere idee originali.

Quindi l'eroina può davvero renderci più creativi.
Per quanto riguarda l'eroina in sé non saprei, ma è assodato che nel diciannovesimo secolo si usassero droghe simili all'eroina. Gli artisti del periodo romantico usavano oppiacei. A quei tempi, droghe come il laudano e la morfina erano molto usate da poeti e pittori per aumentare la loro creatività.
Invece i surrealisti, come André Breton, erano più interessati alla pazzia e agli stati alterati di coscienza. Secondo loro, era quella l'origine della creatività in quanto diversità da una norma.
Un'altra questione è il fatto che un sacco di gente assuma il principio attivo dell'eroina sotto forma di medicinali da banco. È il caso dei comuni analgesici. Può essere molto utile a chi soffre di depressione e di ansia, e probabilmente molti artisti ne soffrono.

Vancouver
Secondo lei, perché molta gente è rimasta così turbata dall'ammissione di Damon Albarn?  
Per molte ragioni. La più ovvia è che le droghe—in particolar modo l'eroina—sono pericolose. E non è una buona idea consigliare a qualcuno di assumere una droga come l'eroina per diventare un artista. L'eroina è una delle droghe peggiori: è estremamente pericolosa, una sola dose può ucciderti ed è facile andare in overdose. Immagino che sia per questo che la gente sia rimasta turbata.

Pensa che l'eroina stia subendo una demonizzazione pari a quella riservata in passato a marijuana e alcol?
Ogni droga, fatta in parte eccezione per l'acol, è stata demonizzata. Se Albarn avesse dichiarato che per incrementare la sua creatività si beve due whisky di certo non si sarebbe sollevato questo polverone. Devo dire, comunque, che l'eroina è una droga così pericolosa che non consiglierei mai a nessuno di provarla, nemmeno una volta sola.
Ci tengo ad aggiungere che la creatività non è solo essere disinibiti e formare associazioni—serve comunque una certa dose di talento. Non si tratta solo di avere idee, ma anche di saper distinguere le buone idee da quelle che non lo sono.

Tutto questo per dire che l'eroina di per sé non ci rende creativi, ma che le droghe influiscono comunque su questo aspetto.  
Non voglio esprimermi sulle implicazioni etiche della cosa; non sono un esperto di etica. Ma posso esprimermi come un esperto di neuroscienze. Ci sono persone che affermano che l'eroina abbia incrementato la loro creatività e ci sono ragioni scientifiche per credere che possa essere vero. Ma ci tengo a dire che personalmente non credo sia una buona idea.

P. S. (NdR):
In Canada è in corso la sperimentazione sulla prescrizione di piccoli quantitativi di eroina per pazienti che non hanno completato con successo il trattamento a base di metadone. E i risultati sono positivi. Ovviamente non sto spingendo per una regolamentazione dell'eroina simile a quella esistente in alcuni paesi per la cannabis, ma strategie come queste hanno registrato buoni risultati tanto in Svizzera quanto in altre realtà in cui vengono applicate.