30/11/14

The Red Menace: un sorprendente galleria di Poster anti-comunisti, fumetti, riviste

PROPAGANDA
Definizione accademica di "propaganda" 
<<"Azione che tende a influire sull’opinione pubblica e i mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto. La p. utilizza tecniche comunicative che richiedono competenze professionali, nonché l’accesso a mezzi di comunicazione di vario tipo, in particolare ai mass media, e implicano un certo grado di occultamento, manipolazione, selettività rispetto alla verità. I messaggi possono arrivare a implicare diversi gradi di coercizione o di minaccia, possono far leva sulla paura o appellarsi ad aspirazioni positive.

Rientrano nella p. alcune forme di comunicazione pubblica istituzionalizzata come l’attività di pubbliche relazioni di organi governativi, grandi imprese e altre istituzioni, le campagne politiche, le campagne di pubblica informazione. Assai più forte che nell’antichità (che pure non la ignorava), la necessità della p. si è affermata in tempi recenti, in relazione con la sempre maggiore partecipazione delle masse e con il riconoscimento dell’opinione pubblica come forza agente nella storia. La p. moderna tende a rivolgersi in modo particolare non alla ragione, bensì all’inconscio e all’irrazionale; si avvale quindi della psicologia, della sociologia, della psicologia delle masse ecc., per elaborare una tecnica speciale, identica nella sua sostanza a quella della p. commerciale, detta propriamente pubblicità. I mezzi cui ricorre la p. sono tutti quelli atti a provocare emozioni intense, anche se non immediatamente apparenti, ma durature, quali la creazione di slogan ripetuti costantemente dalla radio, televisione, stampa, manifesti ecc., e anche forme di più sottile diffusione, quali la letteratura, il teatro, le arti figurative ecc., che possono più facilmente influenzare i ceti colti. Caratteristica specifica dei regimi autoritari, o che comunque, affermatisi in opposizione a tradizioni e interessi ben radicati, debbano rapidamente conquistarsi il favore delle masse e delle élite, la p. è però strumento di tutti i governi in occasione di quelle crisi, internazionali e interne, che rendano necessario convogliare in un’unica direzione la volontà del popolo, in special modo nelle guerre".>>


29/11/14

M5S: l’ assimilazione o l’irrilevanza

stanchino
Ci siamo occupati spesso, ma non troppo di Grillo e del M5S. Non perché ci stia particolarmente sulle scatole, ma perché come tanti, all’inizio ci aveva incuriosito il fenomeno, di un movimento nato dal basso fuori dai palazzi soliti della politica, con un vero desiderio di spinta, almeno nei proclami, al cambiamento. Ma dall’inizio siamo anche stati sempre.. sospettosi: i motivi li abbiamo già elencati in post precedenti, e arrivati a tirare le somme, erano sospetti più che giustificati. Ce li spiega molto bene Alessandro Dal Lago con un bel pezzo sul Manifesto di oggi, IL DECLINO DELLA NON POLITICA, di cui condividiamo tutto, parola per parola, e anche le virgole..

Ogni tanto, l’infinita crisi del MS5 ininfluente in parlamento e poco visibile nella società, è ravvivata dalle espulsioni di qualche deputato. Se non ci fossero le risibili consultazioni online sulla sorte dei reprobi, che osano criticare i leader, nessuno parlerebbe più di Grillo e tanto meno di Casaleggio. Ecco, forse, la vera ragione della stanchezza di Grillo: la noia di chi ha dato vita a un movimento e ora non sa più dove sbattere la testa. E molto difficile che il M5S si possa riprendere dalla crisi, anche se i sondaggi gli attribuiscono un certo radicamento sociale. Dopo streaming insultanti o inutili, risultati elettorali deludenti (soprattutto nelle realtà locali), polemiche 'incessanti tra parlamentari e staff, licenziamenti di comunicatori e altre amenità, il M5S si trova di fronte al solito bivio: o mettersi a far politica e quindi deludere il suo elettorato anti-sistema o continuare con la finta opposizione, le sceneggiate con il bavaglio e tutto il repertorio folcloristico che porterà a un lento ma inevitabile declino. Insomma, o l’ assimilazione o l’irrilevanza.

Il fatto e che il MSS si fonda su alcuni equivoci che, a meno di due anni dai trionfi elettorali del 2013, sono venuti clamorosamente alla luce. ll primo e senz’altro una leadership a dir poco impresentabile: un imprenditore New Age, non si sa se più affarista o lunare, e un comico che non fa più ridere, dominato dai suoi mutevoli umori demagogici. Il secondo equivoco è l’ assenza di qualsiasi Cultura politica. Chi non vuol essere né di destra, ne di sinistra, e sceglie il giustizialismo più ovvio, alla fine si condanna a non essere e basta. Il terzo è l’ assenza di trasparenza organizzativa del movimento, sostituita dalla mitologia della rete come esclusiva arena democratica. La verità banale è che la rete, per definizione, e influenzabile e manipolabile. Chi decide di indire i referendum sulle leggi e le consultazioni sulle espulsioni? Ovviamente, i due leader (con i loro staff più o meno segreti).
Più che cittadini indipendenti, gli iscritti che votano sul blog di Grillo sembrano ostaggi di un marketing autoritario e impolitico. Detto questo, il declino del M5S mette un po’ di malinconia e suscita qualche interrogativo. Che Casaleggio, Grillo (con loro yes men parlamentari) finiscano nell’oblio o cerchino di tornare alle loro occupazioni più o meno lucrative non interessa a nessuno. Ma resta il fatto che milioni di persone in buona fede hanno creduto in loro e resteranno inevitabilmente a disposizione della demagogia che avanza, soprattutto a destra.

ll modello di Renzi anestetizza buona parte della società, ma radicalizza tutti coloro che non vogliono identificarsi con il blairismo chiacchierone e pseudo-decisionista del presidente del consiglio. Ed ecco spalancarsi praterie per la Lega, per l’estrema destra, per i movimenti urbani Xenofobi, che magari durano lo spazio di pochi giorni, come i forconi di qualche anno fa, ma sono infinitamente riproducibili in altre forme, sintomi di uno sfascio sociale Senza fine. Il paradosso è che a raccogliere tutto, questo disagio, questa voglia di farla finita con le solite facce, questa protesta - in breve, un confuso ma potente appello al cambiamento che da anni sale dalla società- non è la sinistra, che sembra essersi rifugiata nell’astensionismo, nella ripetizione di vecchi slogan o nella riproposizione di vecchie alleanze, già fallite e consegnate alla storia minore. E allora, per comprendere perché un fenomeno come il grillismo è potuto esplodere e implodere nel giro di pochi mesi, bisognerebbe riflettere, a sinistra, sulle idee di leadership, di movimento, di composizione sociale, di lavoro, di Europa. E’ questo il lavoro che ci attende, e non il ritorno in scena di un’accozzaglia di leader bolliti da anni o di giovani leoni irreparabilmente invecchiati.



28/11/14

Sex, no drugs, & Rock'n'Roll: Ian Dury

Sono a Londra – METROPOLITAN LINE. Le luci in lontananza si affievoliscono, risucchiate dalla notte e rivomitate alla prossima stazione. Penso a lan Dury e tutta una serie di ricordi mi si risciacquano nel cervello, tornando a galla come vecchi relitti di legno senza forma. Mi raccontano che ovunque si parlava di lan Dury. Nel brevissimo tempo di un paio di giri notturni proprio sulla METROPOLITAN LlNE, lan Dury diventò il simbolo della poesia scritta in un vagone tra una fermata e l’altra del metro, il simbolo di colui che quasi per caso si trovava, senza sapere perché, sul vagone pazzesco ed eccentrico del rock’n’roll. Ricordo di averlo ascoltato, con curiosità ed anche con cattiveria. Lui poliomielitico: personaggio triste se vogliamo, ma con una strana forza nello sguardo e nel gesto, una forza che ti faceva dimenticare le sue deformità.

<<Non ci faccio più caso. E’ successo a sette anni. L’epidemia di poliomielite de 1952. Devi sbatterci contro il grugno, abituarti all’idea che sei uno deforme, incapace di muoverti come il resto del mondo. Sono stato in ospedale per più di due anni e mezzo. Quello che uno impara a stare in un ospedale per tutto quel tempo é di non lagnarti come uno stronzo... accanto a te, nel lettino a mezzo metro da te c’è uno che nel giro di un paio d’ore sarà duro come il marmo, impacchettato per benino e trasportato senza tante cerimonie in qualche cimitero di merda... Come cazzo fai a lamentarti?>>

Suo padre fa il camionista, sua madre l’assistente sociale. Nasce ad Harrow Weald, cresce in Upminster e va a Scuola d’arte a Walthamstow, un quartiere all’estrema periferia nord di Londra, nelle vicinanze della splendida (e macabra per via degli omicidi) foresta di Epping. In questa scuola <<...sono uno che dipinge cose, dal sedile di un camion a rimorchio..>> inizia la sua carriera di pittore, pittore di seni, tanti seni di donna, innumerevoli seni di donna, una specie di fissazione (forse).

<<Sono finito in una Scuola d’arte perché allora erano come dei porti di mare. Potevi avere tre teste, la pelle verde e a nessuno fregava un cazzo... anzi. Erano tutti più strani di me>>.

Ian fa l’intellettuale, si butta nella bohéme come tutti, l’aria gli è congeniale, quasi salutare, se non fosse per la noia degli schemi didattici... lan ha voglia di vivere più che di fare l’Arte con la A maiuscola. Per lui arte significa interesse assoluto nella vita dell’uomo, un qualcosa che scaturisce fuori dalla voglia e dal PIACERE di vivere... anche se a volte mutilato dal dolore e dalla disperazione.
Un giorno arriva a scuola Peter Blake (notissimo pittore del periodo della Pop-Art inglese. ndr) 
<<..per me è stato come una illuminazione. La prima cosa che mi chiede appena mi vede è se mi piace il rock’n’roll, quale artista mi piace di più, se mi piacciono la lotta libera e la BOXE... Ed io li a rispondergli come un cretino che, si, tutto questo mi piace un casino... che mi va a sangue... Lui allora mi guarda un attimo e poi semplice semplice mi chiede per che cazzo allora non dipingo quelle cose invece dei miei, maledettissimi seni. Incominciai a divertirmi da quel giorno>>.

Appena finita la scuola senza una lira in tasca lan si trasferisce con la moglie Betty in campagna perche si campa con meno soldi. Li avrà un figlio ma verrà anche sbattuto fuori di casa. lnizia la sua carriera di musicista cantante, forse perché non c’era nulla di meglio da fare: è il 1973, il periodo di Kilburn and The Highroads. Naturalmente non succede niente, l`unica cosa che ci ricava sono continue accuse di non saper cantare nella chiave giusta. A questo periodo risalgono anche le sue prime canzoni ma come lui stesso dirà:

<<...delle masturbazioni pseudo-delinquenziali>>, Siamo arrivati al tempo dell’incontro con quelli che poi saranno i BLOCKHEADS (Teste di Legno, Teste Quadrate, etc.) la formazione che senza sosta accompagnerà Ian Dury per una serie di concerti, attraverso le città anonime di tutta la Gran Bretagna, dell’Europa e dell’America. Dall’incontro con Mickey Gallagher (tastiere), Johnny Turnball (chitarrista), Charlie Charles (batteria), Davey Payne (sax), Chaz (o Chas) Jankel (chitarra) e Norman Watt-Roy (basso) nascerà non solo un qualcosa di definito dalla stampa "magico", "pura gioia", "esperienza irripetibile", ma anche il primo 45 girl di successo intitolato SEX DRUGS & ROCK’N‘ROLL. ll disco fa il botto. Più però come pezzo di costume, come bandiera giovanile, che come vendite vere e proprie (sempre pero di tutto rispetto). ll fatto è che il disco è una specie di contraddizione o forse addirittura un camuffamento: Ian afferma di non bere e di non “apprezzare” droghe... Forse si tratta di ironia, forse un gioco, forse una trovata:
<<Se dovessi scegliere tra le droghe e lavorare alla Ford tutto il giorno sceglierei le droghe..>>

Sempre a quel periodo risale il suo contratto con la Stiff Record, casa discografica, giovane e molto perspicace rispetto ai talenti che stavano sorgendo intorno al 76-77. Con l’etichetta riesce ad avere un contratto che lo lascia assolutamente libero sulla quantità di canzoni da produrre in un anno. <>

<<A me piace suonare dal vivo. L'accordo con la Stiff era basato sul fatto che loro non avrebbero assolutamente premuto per farmi scrivere canzoni. Questo punto per me era fondamentale altrimenti non ci sarebbe stato contratto. Non ho mai avuto intenzione di produrre materiale per ii solo fatto di dover rispettare dei tempi di produzione discografica. Se scrivo, scrivo perché ne ho voglia e quando ne ho voglia. Il massimo di pezzi che riesco a scrivere in un anno sono sei. Mi servono moltissime ore per buttar giù una qualsiasi idea... Non sono nemmeno uno di quelli che riescono a scrivere mentre sono in tour. Sono stato sulIa strada con la band oltre 40 settimane l’anno passato..>>
  
Esce il primo album di lan Dury and The Blockheads: si tratta di NEW BOOTS AND PANTIES. ll 33 giri ha un successo enorme: rimane in classifica per oltre un anno, diventa d’oro, continua a vendere, entra al 9° posto della classifica di vendite degli LP del '78 in Gran Bretagna. Per lan è il successo ed anche l’inizio di quella serie ininterrotta di concerti che lo vedrà notte dopo notte in quasi tutte le città britanniche, europee ed americane.
<<GIi Stati Uniti sono piatti, un posto isolato dal resto del mondo. Musicalmente li ho trovati vecchi e rompiballe. Abbiamo avuto più successo con il pubblico nero che con i bianchi che erano venuti a vedere Lou Reed>>

Nel frattempo la stampa in Inghilterra ha trovato il suo nuovo eroe: e un eroe strano, un poliomielitico che si solleva sul marasma creato dal punk ed in possesso di una delle formazioni più calde uscite dal mercato inglese in questi ultimi anni. ll suono rock della band e complesso, fluido, ricco di atmosfere, carico di energia ed a volte, specie quando sono tutti in palla veramente entusiasmante. All’inizio ci vuole un attimo per capire il complesso, per l’unico fatto che la presenza di lan sul palco è quella che aggancia l’attenzione, bastano però un paio di pezzi per farti capire quanto i Blockheads siano fondamentali al successo dei pezzi cantati da lan, quanto ognuno di loro abbia le cosiddette <<palle-fumanti>>.

Ed a parte l testi, a parte il suo modo di gestire lo spazio sul palco è proprio questa ricchezza di suoni, questa classe diversa che differenzia in modo definitivo lan Dury dalla maggior parte del complessi della New Wave. Esce il nuovo 45 giri HIT ME WITH YOU RHYTHM STICK... II disco dalle parole surreali, con una leggera tinta sadomasochista ed una buona dose di ironia. Va letteralmente a ruba, si incolla al primo posto della classifica per oltre 5 settimane e diventa uno di quei motivi che per un intero arco di tempo caratterizzano Ia vita di tutti i giorni di gran parte della popolazione britannica.
<<E una canzone se vogliamo contro la violenza. Non farmi del male con le armi, colpiscimi con il ritmo... >>
lan non é coinvolto attivamente in politica, per lui la politica è tutto fino al momento in cui si comincia a parlare di polltica. <>

<<Non sono un rivoluzionarlo. Non voglio fare un sacco di soldi perché non me ne frega niente. Voglio la qualità al posto della quantità. Credo invece profondamente nell’educazione, nell'insegnamento. lo sono un artigiano: ho imparato a disegnare ed ora posso insegnare ll mio mestiere ad altri. Abbiamo intenzione, ma non so se mai si reallzzerà, di fare una Università del Rock’n 'Roll. Spero un giorno di aver imparato abbastanza nel campo delle canzoni da poter trasmettere questa mia conoscenza ad altri. Quando facevo il pittore lo facevo solo per il piacere della conoscenza. Puoi avere degli studenti ed al tempo stesso essere tu stesso studente. E’ un continuo ricambio. Un ingresso di fattori nuovi non previsti. Non mi importa un cazzo se il mio lavoro scomparirà nel momento in cui tirerò le cuoia. Non voglio essere Shakespeare>>

E l’ultima Stazione. ll treno della METROPOLITAN LINE è pronto a tornare al deposito. Lentamente, assonnato, con il rumore di ferraglia in testa, penso a domani mattina: molto presto mi dovrò svegliare e correre verso un aeroporto: un charter ci riporterà a casa, i passeggeri saranno gli stessi, i loro sguardi come sempre cadranno nel vuoto.

Ian Robbins Dury (Harrow, 12 maggio 1942 – Londra, 27 marzo 2000)


Ian Dury & The Blockheads: Concert for Kampuchea 





27/11/14

Sci - Fi dell'Avvenire

Questa non è una lista della migliore Fantascienza. Bensì è la politica a farla da padrone. Una lista di libri di genere che ogni buon socialista dovrebbe leggere: titoli di fantascienza che affrontano la possibile realizzazione dell’utopia socialista/comunista con tutte le sue sfaccettature. La lista originale è di China Miéville, noi ne abbiamo scelti alcuni che riteniamo più interessanti


Iain M. Banks - La guerra di Zakalwe (Use of Weapons, 1990)
Considerato da molti critici e lettori l'autore più importante emerso negli anni ottanta nella fantascienza britannica, socialista, i suoi romanzi ruotano intorno all'universo futuro del ciclo della Cultura, in cui narra in termini politici di una società in cui molti degli elementi che garantivano una vita agiata sono quasi in estinsione: in pratica di una società post petrolio.

Edward Bellamy - Looking Backward, 2000 1887 (1888; trans Guardando indietro 1957/82) Un utopia, egualitario / comunista. Ambientato a Boston nel 2000, descrive gli Stati Uniti nel quadro di un sistema socialista ideale che ha come caratteristiche la cooperazione, la fratellanza, l'uguaglianza e un'industria orientata ai bisogni umani. Il protagonista, sofferente d'insonnia, si fa curare con l'ipnosi e rimane addormentato per 113 anni, risvegliandosi in un mondo moderno che non ha contribuito a creare. Il romanzo, che ha venduto più di 1.000.000 di copie, fece appello ad un pubblico ancora sofferente per gli effetti della grande depressione del 1883 e con ancora nella mente gli scontri nelle fabbriche del Riot Haymarket a Chicago (1886). Bellamy diventò un propagandista attivo,era per la nazionalizzazione dei servizi pubblici, e le sue idee contribuirono alla fondazione di molti gruppi politici. Le opere di Bellamy furono pubblicate anche in Europa con un buon seguito.

Alexander Bogdanov - The Red Star: A Utopia (1908; trans La Stella Rossa 1984)
Pseudonimo di Aleksandr Malinovskij (Tula, 10 agosto 1873 – Mosca, 7 aprile 1928), rivoluzionario Bolscevico, medico, ricercatore (precursore di quella che oggi chiamiamo Cibernetica e delle Scienze Organizzative, e fondatore della prima istituzione al mondo interamente dedicata al campo della trasfusione di sangue) e autore Sci Fi pre rivoluzione. Su Marte, il pianeta rosso, una tecnocrazia utopica socialista ha posto fine praticamente a tutti i problemi della vita. Efficienze meccaniche hanno eliminato la necessità dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, i marziani passano il loro tempo libero dedicandosi all'arte visitando musei d'arte, il lavoro è svolto sobriamente, contemplando la loro unità strutturale ritrovata. E hanno anche tutto il tempo per uccidere, in quanto le trasfusioni di sangue tra i giovane e i vecchi hanno gloriosamente prolungato la loro durata di vita. Il libro fu accusato di proto-stalinismo, ma Red Star è stato una delle ispirazioni per Red Mars, pluripremiato romanzo di fantascienza di Kim Stanley Robinson.


26/11/14

Il potere del cane

Crediamo che tutti, o quasi, siano a conoscenza della sconvolgente storia dei 43 ragazzi messicani scomparsi a Iguala a fine settembre di quest'anno.
Il 26 settembre scorso un centinaio di studenti del primo e del secondo anno della scuola di Ayotzinapa (a pochi chilometri da Chilpancingo, capoluogo dello stato di Guerrero) sono partiti con due autobus in direzione di Iguala, a circa 100 chilometri di distanza. (...) L’istituto magistrale Ayotzinapa è un posto particolare: gli studenti che vi accedono provengono per la maggior parte da famiglie contadine che coltivano mais e fagioli, dove l’ideologia rivoluzionaria è ancora piuttosto forte e dove si rivendica la lotta operaia e contadina. Lo scontro con il governo locale è molto forte: è alimentato dalla povertà e dalla violenza dello stato di Guerrero e dalla corruzione politica diffusa a tutti i livelli dell’amministrazione.

Sempre il 26 settembre gli studenti sono arrivati alla stazione di Iguala e hanno preso la strada per uscire dalla città, ma sono stati fermati dalla polizia locale. Più di quaranta studenti sono stati arrestati, mentre gli altri sono riusciti a scappare verso le colline. Alcuni sopravvissuti si sono presentati la mattina dopo al commissariato locale per avere informazioni sugli studenti arrestati, senza però ottenere alcun risultato.
Da allora degli studenti non si sa più nulla. Sabato 4 ottobre è stata scoperta a Iguala una fossa comune con 28 cadaveri: secondo Iñaky Blanco, procuratore generale di Guerrero, i corpi ritrovati potrebbero essere di alcuni degli studenti spariti la settimana precedente.  Un ragazzo chiamato  per riconoscere uno dei cadaveri ha raccontato che  era senza faccia: gli avevano tolto la pelle con un coltello e gli avevano staccato gli occhi.
Intanto due membri di un gruppo criminale locale hanno detto che 17 dei 43 studenti scomparsi sono stati uccisi non lontano dal posto dove è stata ritrovata la fossa, e un testimone ha anche detto di avere visto 17 studenti nel cortile della procura di Iguala mentre venivano fatti salire su delle auto della polizia (una telecamera di sorveglianza della procura ha confermato questa testimonianza). Juan Diego Quesada, giornalista di El Pais, ha definito la polizia locale “un corpo controllato dal crimine organizzato messicano"
La polizia e le autorità sostengono la tesi che ad uccidere e occultare i corpi dei ragazzi siano stati criminali affiliati al gruppo Guerreros Unidos, ma i genitori dei 43 studenti, che hanno fornito campioni del loro sangue per le analisi in corso sul dna dei resti umani ritrovati nelle fosse comuni, non credono alla versione delle autorità.

Questa la storia in breve, ma vi sono alcune e diverse versioni dell'accaduto, una delle quali legata al sindaco della città e a sua moglie, (sorella di tre narcotrafficanti del cartello dei fratelli Beltran Leyva, Maria de los Angeles Pineda è considerata il capo dei Guerreros Unidos a Iguala. Suo marito, il sindaco José Luis Abarca, è stato accusato nel 2013 di aver personalmente assassinato un leader contadino, Arturo Hernandez Cardona) e sono però tutte da verificare,
Negli ultimi dieci anni in Messico sono state uccise centomila persone e 27mila sono scomparse.

E' strano: proprio in questo periodo sto leggendo l'ultimo libro di Don Winslow, IL POTERE DEL CANE, più vado avanti e più mi rendo conto che potrebbe tranquillamente contenere la storia dei 43 di Guerrero. Il libro è del 2009, quindi nessun pericolo che questa incredibile vicenda possa aver ispirato lo scrittore. Che si è occupato di droga in altri suoi libri: Le Belve, I Re del mondo, Bobby Z .. Fin dall'inizio, con il suo Il potere del cane (edito da Einaudi), Don Winslow ci racconta <<dalle strade di New York a Città del Messico, da Tijuana alla giungla dell'America centrale, la storia della guerra al narcotraffico come non l'avete mai sentita raccontare. Nella blasfema trinità di droga, dollari e politica Winslow ha saputo riconoscere il nostro cuore di tenebra. Un grande romanzo sulla droga, terrificante e colmo di tristezza, di un'intensità che non concede un solo attimo di tregua. Un ritratto perfetto dell'inferno, e della follia morale che lo accompagna». Parole di James Ellroy, che non ha certo bisogno di presentazione qui su Interzone. Il libro di Winslow svela intrecci reali tra istituzioni, narcotraffico, proibizionismo, finanza, potere.. E' incredibile come certi episodi che descrive, molto trucidi, trovano riscontro nella realtà: è lo stesso scrittore in un intervista a confermare che molti di questi episodi non sono inventati, ma sono veramente accaduti. Per scrivere Il potere del cane Winslow ha fatto ricerche per più di cinque anni, e a suo dire somiglia un po' al lavoro che faceva prima di diventare scrittore, quando era un investigatore privato.  

Don Winslow è un convinto antiproibizionista:
<<Mi indigna la cosiddetta guerra alla droga, i politici ignorano completamente i fatti per spacciare una filosofia falsa, è una sorta di manipolazione (...)
Credo che l'unico modo per migliorare la situazione della cosiddetta guerra alla droga sia smetterla di combatterla perché proprio nel momento in cui si fa questa guerra si è causa di quel che si sta combattendo. Dobbiamo smetterla di affrontare la questione con modelli militari e anche con modelli polizieschi. Non ci sono dubbi, credo si vada verso una decriminalizzazione e liberalizzazione e i maggiori beneficiari di questo sarebbero i messicani, paese dove neanche più si contano i morti, sono loro quelli che soffrono certamente di più per il problema della droga negli Stati uniti. >> (...)
(da un intervista a ilmanifesto)


25/11/14

Mogwai Full Set in Paris

Torniamo nella Glasgow di Trainspotting, ma non per parlare di nuovo del libro /film, bensì per presentare una prestazione seminale di una delle band più influenti e innovative del cosidetto post rock: i Mogwai. Una musica e un sound non facile, diciamo la verità, ma il quintetto scozzese è riuscito ad incamerare un buon seguito anche nel nostro paese, tanto da essere spesso in giro per lo stivale. Noi li abbiamo visti qualche estate fa a Roma, e fu un gran bel sentire. Nonostante l'assenza delle bellissime scenografie che Dave Thomas ha preparato per il lancio di Rave Tapes, (gli ormai famosi tre esagoni della copertina del disco illuminati sulla scena da varie luci colorate, il doppio occhio incastrato in un gioco di linee etc..) fu uno show psichedelico a pieno titolo, ipnotico, con chitarre elettriche potentissime sempre in primo piano. Una cavalcata elettrica, lisergica, dalla durata inusuale per gli standard dei concerti nella capitale, con il pubblico che non voleva sentir parlare di abbandonare il locale: "Ex Cowboy" resta un gioello inestimabile nonostante sia accorciata rispetto alla versione originale.
Un esperienza che consigliamo, se vi capita di beccare i Mogwai dalle vostre parti.
Il live a Parigi per il Pitchfork Music Festival che vi proponiamo sotto conferma come i Mogwai siano padroni di un muro di suoni che li conferma come band particolarmente adatta e dotata soprattutto sul palco, capace di creare un alchemia che non sempre riescono a replicare in studio.
Buon ascolto..







Dopo "Rave Tapes", i Mogwai tornano a dicembre con un EP, chiamato "Music Industry 3. Fitness Industry 1.", con tre nuovi pezzi, e tre remix. Teenage Exorcists, potete ascoltare qui sotto via Soundcloud. Questa la tracklist:

01. Teenage Exorcists
02. History Day
03. HMP Shaun William Ryder
04. Re-Remurdered (Blanck Mass Remix)
05. No Medicine For Regret (Pye Corner Audio Mix)
06. The Lord is Out of Control (Nils Frahm Remix)




24/11/14

Little Children



Piccoli film crescono..
La provincia americana come non la vedevo dai tempi di American Beauty..
Un film, ma più un commento, sull' ipocrisia, su come le persone interagiscono e reagiscono in una suburbia "pulita" e "perbene", con le loro follie, le esigenze, le ansie e i tabù, che profondamente modificano i rapporti di classe (media), facendo vacillare i legami sessuali con paure razionali e irrazionali che diventano le nostre, e dove la felicità è solo un concetto superficiale.

Misteri della distribuzione, questa pellicola è del 2006 ma non è mai passata nelle nostre sale e neanche è stato distribuito in DVD. Solo qualche passaggio televisivo, e io lo visto solo ora sui nuovi canali digitali: all'epoca di televisione ne vedevo davvero poca, o niente. Dunque un bel film questo Little Children. Una gelida voce fuori campo ci racconta di mamme ""desperate housewives" con i loro passeggini costosi e i loro piccoli figli perfetti, relazioni extra-coniugali instaurate per fuggire dalla routine di giornate casalinghe e noiose, di adulti bambini che sfuggono alle responsabilità. E poi, ancora uomini abbandonati schiacciati dalla solitudine, e uomini che hanno sbagliato e sono alla ricerca di un nuovo inizio.
La trama è avvolgente e coinvolgente, per chi, spesso, si immedesima nei personaggi della storia che sta seguendo, e in questo caso non si può far altro che comprenderli, e simpatizzare con loro, cattivi o buoni che siano: per quanto patetici o persi possano essere, la storia ci apre un mondo che potrebbe essere il nostro e ci invita a farne parte. In definitiva, il film sembra un selvaggio documentario sulla vita nella provincia americana tra ipocrisia e perbenismo ed è anche il capovolgimento delle aspettative di noi spettatori, dove il "più colpevole" risulta alla fine il più 'simpatico'.

In breve: tutto ruota intorno a Sarah, (Kate Winslet qui non particolarmente attraente e un pò sciatta) e Brad (Patrick Wilson) che si nascondono nelle piccole gioie dell'infatuazione, inciampando sulla ricerca di ogni singola scusa che giustifichi la loro lenta, e torrida relazione; mentre Ronnie (un grande Jackie Earl Haley) che esce di prigione dove ha scontato una pena per molestie su minori,  cerca solo di essere lasciato in pace. La regia è di Tood Field, la storia è tratta da un libro di Tom Perrotta, salito alle cronache perThe Leftovers, una serie affascinante e curiosa tratta dal suo omonimo best seller. Il film piace perchè ha una morale che non sembra volerci accompagnare nel compito di giudicare e punire il paria del quartiere, quando ci sono altre persone che commettono azioni altrettanto dannosi nel loro piccolo mondo, e perchè in fondo ci riguarda tutti, quando ci abbandoniamo ai nostri peccati con il medesimo entusiasmo dei bambini che vediamo giocare nella piscina pubblica del quartiere.
Impressionante la scena in cui la piscina si svuota nel panico generale quando Ronnie si presenta con pinne e maschera per nuotare, in un riferimento per niente velato al grande squalo bianco di Spilberghiana memoria..
Per inciso, possiedo un cappello da Jolly come quello che ha il figlio di Brad nel film: è il mio preferito in assoluto..

Little Children - Streaming / Download

22/11/14

Trainspotting 2. E Guantanamo

Prendete l'orgasmo più bello che avete provato. Moltiplicatelo per mille. Neanche allora ci sarete vicino.

E, di nuovo in coppia con Irvine Welsh, Danny Boyle prepara il sequel di Trainspotting, ispirato al romanzo Porno: è in cantiere e sarà sugli schermi nel 2016. Wow!

"Mai vorrei girare un semplice sequel, piuttosto inseguo la strada per un film nuovo, differente. Mi interessa riflettere sul corpo, sulle sue convulsioni, sui suoi cambiamenti. A 20 anni puoi rischiare la vita e stendere la schiena sotto il sole sui binari, nell'attesa che passi un treno. Ma a 40, ti guardi indietro e ti chiedi a cosa diamine stessi pensando, al punto da sfidare la morte in quel modo. E a sua volta il corpo dei personaggi reagisce, attraverso l'assimilazione del tempo. Lo stesso accadrà al pubblico quando si riconoscerà in quelle decadenze, gli sembrerà di guardare la vita da uno specchietto retrovisore".
Danny Boyle

"Il mondo sta cambiando, la musica sta cambiando, le droghe stanno cambiando, anche gli uomini e le donne stanno cambiando.''Come si suol dire, il cambiamento è buono. Siamo stati avvertiti."

In "Trainspotting", i dannati non si disperano, non piangono.
Come in Arancia Meccanica, come anche nel Mucchio Selvaggio, guardiamo giovani selvaggi che commettono atrocità, su gli altri e su se stessi, ma non li detestiamo, perchè il potere sovversivo di queste storie sta nel fatto che noi segretamente li adoriamo: adoriamo la loro libertà dalla paura, dalle preoccupazioni e dalle conseguenze delle nostre vite normali, a volte al limite della vigliaccheria.

Come dice Rent, il personaggio più irrefrenabile del film, non devi preoccuparti del lavoro, delle relazioni, del futuro, la famiglia, il mutuo. Quando sei "in eroina", ti devi solo preoccupare di una cosa sola: l'eroina. Ah, le gioie della vita semplice.
Ma.. tranquilli: un film in cui un neonato muore tra l'indifferenza di un junkie e il protagonista si tuffa nelle acque paludose di un water per recuperare supposte di oppio andate perse, non può essere definito un film tenero sulle droghe. In verità, "Trainspotting" non si discosta in quanto a tolleranza sull'uso di eroina rispetto ai film precedenti sullo stesso argomento, Christiane F, The Basketball Diaries, etc. La differenza è nell'approccio esilarante, fumettistico alla disperazione, alla dipendenza e alla morte, così potente da farne uno dei più importanti film non solo inglesi degli anni '90.. Le scene in cui Renton cerca di disintossicarsi sono, come al solito, strazianti da guardare, e il film riesce a coniugare con semplicità scene di un orrido terrificante, come quella del bagno più sporco di tutta la Scozia (davvero.. vomitevole), con scene di una profondità inaspettata e di un'attenta analisi sociale; tutta la storia è un attacco feroce a una società fondata sulla dipendenza.

Fondamentale per il successo di Trainspotting è la musica, a risuonare e sottolineare le traiettorie di questi personaggi. Iggy Pop e Lou Reed sapeva tutto sulla monotonia ciclica di una vita ridotta a desiderare, bramare e aspettare. . Al cuore del film và però il battito poderoso di 'Slippy Born' degl'Underworld, che si fonde con la scena finale dando vita a effetti devastanti.


21/11/14

Playlist: 10 Album di Novembre

10 Dischi usciti (o in uscita) a Novembre. Novità discografiche per una piccola playlist con artisti affermati sulla scena e gruppi relativamente nuovi.


TV on the Radio - Seeds
Ultimo album per TV on the Radio, dopo l'ultimo Nine Types of Light, e la tragica morte nell'aprile 2011, del bassista Gerard Smith, per un cancro ai polmoni. Eppure, una pausa era necessaria per la band indie/rocker di Brooklyn, e ora sono tornati con ottime canzoni post New Wave, alcune avvolte in atmosfere gelide che ci ricordano Nine Inch Nails. Da Return to Cookie Mountain del 2006, i TV on the Radio sono una delle nuove band che più ci hanno colpito e che ci piacciono non poco..

Pink Floyd — The Endless River
Certo il livello di curiosità era altissimo intorno a The Endless River. I membri della band superstiti minate le sessioni per The Division Bell del 1994, hanno fatto un album che è tanto un omaggio al defunto Richard Wright, e infatti quasi tutti i brani sono firmati dal tastierista, e sono una dichiarazione finale "low-key" . Tutti, tranne la canzone di chiusura dell'album, sono brani strumentali che richiamano il lavoro dei Pink Floyd di fine anni '60. Parecchi erano pronti a sparare su questo lavoro, a dire che era brutto e chiaramente non all'altezza dei capolavori passati, ma in sincerità consideriamo "Il fiume senza fine" un album piacevole da ascoltrae.

Röyksopp — The Inevitable End
Il duo elettronico norvegese Röyksopp con l'album più personale che abbiano mai fatto e l' ultimo nel "formato di disco tradizionale." The Inevitable End è "musica da ascoltare in cuffia girando per casa, magari dopo vari e ripetuti ascolti: canzoni dance-poo-elettronico con tanti ospiti come vocalist..

Depeche Mode — Live in Berlin
Il pubblico devoto, soprattutto quello che affolla i live dei Depeche Mode ha avuto un grandissimo regalo con l'uscita di un nuovo CD e DVD, che coglie la band di Dave Gahn dal vivo a Berlino, al O2 World, in due spettacoli tenuti il 25 e il 27 novembre 2013, come parte del tour di supporto all'album Delta Machine. Tutto il pacchetto è uscito Martedì 17 novembre, il DVD è diretto dal grande Anton Corbijn, collaboratore di lunga data della band, che mantiene il palco come se gli anni non fossero passati. La grafica e la configurazione scenica rendono al meglio la musica e la band suona assolutamente in modo..fantastico.




THE FUTURE SOUND OF LONDON - Environment Five
Quinto album del duo elettronico Brian Dougans e Garry Cobain.
Mentre il sound ambient del FSOL potrebbe risultare non più così innovativo, la loro musica affascina ancora. I precedenti quattro lavori erano per lo più composti da materiale d'archivio, Environment Five è tutto nuovo, 13 brani registrati all'inizio di quest'anno.





FLAMING LIPS - “With A Little Help From My Fwends”.
Coverizazione di tutto il lisergico album dei Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Un classico tribute album, e a dire il vero non è la prima volta che i Flaming Lips compiono un’operazione del genere. Nel 2009 la band del pazzerello Wayne Coyne realizzò “The Flaming Lips and Stardeath and White Dwarfs with Henry Rollins and Peaches Doing The Dark Side of the Moon”, rivisitazione del celebre disco dei Pink Floyd. “With A Little Help From My Fwends” è un disco importante, fosse altro perchè i proventi della vendita saranno devoluti alla Bella Foundation, un’organizzazione Non-profit di Oklahoma City, che interviene assistendo persone bisognose che non riuscirebbero a sostenere spese veterinarie per i propri animali domestici!


AAVV - GLITTERBEAT: DUBS & VERSIONS I
La Glitterbeat Records è un etichetta interessante e dinamica nel panorama della musica etnica. Questo disco lo consigliamo, un remix che raccoglie versioni di brani di artisti provenienti dall’Africa subsahariana e a reinterpretare e manipolare i brani sono stati chiamati due artisti amati su INTERZONE e di cui abbiamo parlato da poco: Dennis Bovell e Mark Stewart, nomi illustri della scena dub e elettronica, il primo produttore e fedele collaboratore di Linton Kwesi Johnson e Mark Stewart, leader del Pop Group. I due tra l'altro avevano lavorato insieme al grandissimo debutto del Pop Grouo, Y. Comunque due autentiche leggende. Tra i musicisti presenti nella raccolta, Ben Zabo, Samba Touré, Aminata Wassidje Traorè, Tamikrest, Lobi Traoré e Dirtmusic. Un ritorno degli stilemi del reggae e del dub nel continente in cui tutto ha avuto origine.



Bryan Ferry — Avonmore
L'ex frontman dei Roxy Music, che nel corso della sua carriera solista, raramente si è fermato, torna con Avonmore, un album solido, che suona sorprendentemente attuale. Un disco, il 15° in carriera, composto quasi esclusivamente da materiale originale, la maggior parte delle quali rievoca i suoni più classici di Ferry . Pieno di collaborazioni stellari, da Todd Terje a Johnny Marr ex Smiths, da Nile Rodgers a Flea dei Red Hot, Ronnie Spector e Mark Knopfler: tutti hanno dato una mano per brani che non sfigurerebbero in capolavori anni '80 come Boys and Girls o Bête Noir.

Guano Padano Americana
Non sò se avete mai sentito questo gruppo. A noi era piaciuto tanto il loro primo lavoro, “2”, che aveva contribuito a che i Guano siano sempre presenti nelle nostre playlist preferite non solo per la musica alternativa italiana, sempre in bolletta e con pochissime idee. Sono talmente bravi che Mike Patton (Faith No More e svariati progetti sperimentali..) era stato ospite nel disco, e ora li produce per la sua nuova etichetta indipendente, la Ipecac Records.
“Americana”, il nuovo disco della band è ispirato ad un’antologia di autori americani (da Steinbeck a Hemingway, fino ad Edgar Allan Poe) curata da Elio Vittorini che, quando fu ideata negli anni ’30, fu censurata dal regime fascista, su musiche e ritmi che variano, dal
surf punk alla lezione di Morricone, tex mex e ballate stone rock. A proposito, Guano Padano è un combo formato da due ex musicisti che accompagnavano Vinicio Capossela, Alessandro Stefana e Zeno De Rossi, e da Danilo Gallo al basso. Ascoltateli..




David Bowie Nothin has Changed
Che dire.. Il primo tentativo di Bowie per una valutazione completa della sua carriera è stato nel 1989 con il box set Sound + Vision , rivisto e aggiornato nel 2003.
Venticinque anni dopo, in coincidenza con la mostra/museo itinerante che ruota intorno alla sua musica, Bowie pubblica una nuova retrospettiva, Nothin has Changed, che rimanda a due vecchi best, Changes Bowie e Changes One. La raccolta comprende il "suo" meglio dal '64 ad oggi, ma anche materiale non pubblicato e brani presentati per la prima volta. Forse il solo motivo per comprare questi 3 Cd, (una spesa non..indifferente) con copertine diverse, tre immagini del musicista britannico. "Ogni formato ha un'immagine diversa" spiega Jonathan Barnbrook, autore delle cover. "Dovevamo far capire che si tratta di una raccolta di canzoni che copre l'esperienza di vita di una persona e non un concetto specifico o un determinato periodo".




20/11/14

Emergency a Ponticelli, grazie a Sallusti

mamma Giuliani
Paga, Sallusti, paga
Il reddito di Grillo, l'assalto alla sinagoga a Gerusalemme, (subito vendicata con la caccia al palestinese: nessun commento sui nuovi insediamenti dei coloni nella città santa..) la lite Pennacchi / Salvini in tv, la lagna di Conte sulla nazionale, Guccini che voterà Sel, la famiglia Marley, (quella del grande Bob) nel business della marijuana..ricreativa (!?!?) e vai così. Un occhiata ai giornali on line senza un emozione, qualcosa di veramente interessante. Poi però..un sussulto:

Alessandro Sallusti, direttore del "Giornale", condannato a risarcire 35 mila euro.

Ritirata, dietro pagamento di 35mila euro, la querela al direttore del "Giornale" che aveva detto che le forze dell'ordine "avevano fatto bene" ad uccidere il figlio di 23 anni durante il G8 di Genova del 2001. La somma girata a Emergency per la costruzione di una struttura sanitaria nel quartiere di Ponticelli. Rimessa dietro risarcimento la querela della famiglia Carlo Giuliani nei confronti di Alessandro Sallusti, direttore del "Giornale". Sallusti, difeso dall'avvocato Lo Giudice di Milano, ha offerto un risarcimento di 35 mila euro, che è stato accettato dalla famiglia Giuliani, assistita dagli avvocati Gilberto Pagani e Raffaella Multedo. Il giudice monocratico Massimo Todella del Tribunale di Genova ha quindi dichiarato il non doversi procedere.

La vicenda risalge all'ottobre del 2012, quando Sallusti, ospite alla trasmissione televisiva Matrix, disse "hanno fatto bene" riferendosi all'uccisione di Carlo Giuliani durante i disordini del G8 del luglio 2001 a Genova. I Giuliani hanno girato la cifra del risarcimento, aggiungendo 5.000 euro, ad Emergency, per la costruzione di un poliambulatorio a Napoli, nel quartiere di Ponticelli, dedicato in particolare a persone in stato di disagio.

Ai tanti che hanno commentato a favore del gerarchetto Sallustri, invitiamo alla visione del documentario diretto dalla Comencini, con la scrupolosa ricostruzione dell'accaduto in quel maledetto giorno a Genova. Al di là della vicenda, rallegrarsi per la morte di un ragazzo di 23 anni è tipico dello squallore in cui nuota un personaggio come Sallusti. Come sempre, pubblichiamo il commento più appropriato, (secondo noi) uno dei tanti comparso sotto l'articolo riportato dal Corriere.it: 
<< Metà Italia è fascista e berlusconiana, nessuna novità.. >>
Intanto, paga, Sallusti, paga..





19/11/14

Siamo tutti prostitute. Il Pop Group

Il capitalismo è la più barbara di tutte le religioni -
Quante volte l'abbiamo detto: la musica può influenzare i nostri stati d'animo e le nostre emozioni, può risollevarci da un' altra giornata di merda, facendo un lavoro senza senso, ascoltando in giro musica stronza: tutto questo ancora una volta ha prosciugato il nostro entusiasmo e il nostro impegno verso il resto della razza umana.
Così, di sera, tornando a casa dal lavoro, dopo il solito giro di frequenze dove non c'è niente che si possa connettere con me, solo chiacchere e rumore, decido per Y del Pop Group. Ho sempre amato questo disco: inquietante, arrabbiato, proprio come mi sento io adesso. Ascoltandolo, mi sento meglio, quasi ispirato. E non me la prendo quando penso del perchè i miei colleghi urlano in preda al terrore, quando ho cercato di fargli ascoltare il disco. E del perchè ancora, risulta praticamente sconosciuto, nessuno ha mai sentito parlare del Pop Group. Ho comprato Y quando ero molto giovane, in un periodo in cui molti giovani hanno rischiato, sfiorato una deriva politica molto pericolosa..

Il 1979 fu uno spartiacque. I Sex Pistols erano spariti, i Clash pubblicavano un disco che di fatto non era punk, e la comunità vacillava per la crescente appropriazione del movimento da parte delle grandi case discografiche, con i sogni di vendita delle di T-shirt di "Anarchy in the UK" a tutti. Il Pop Group era la musica giusta al il momento giusto. Urlavano di ingiustizia e di frustrazione, sputavano disgusto su un mondo che non comprendavamo, e la loro musica un mix di dub, funk, bassline e jangle caotico, ispirata da Rimbaud e Burroughs, Ornette, Last Poets, James Brown, Can e John Cage, era il tentativo di superamento di uno stallo musicale in cui il Regno Unito era precipitato dopo l'eplosione e la fine del punk.

Y, fu il grande debutto del Pop Group, prodotto dalla "leggenda" dub Dennis Bovell; una band che era stata ispirata dal punk rock, ma che al tempo stesso era in aperto dissenso/disprezzo con quello che ne era rimasto. L'album è stato finalmente e un pò vergognosamente riedito su CD nel 1997, anche se il vinile originale era un fantastico e potente collage con i loro testi e varie immagini agghiaccianti del tempo (dalla tragedia Cambogiana al Vietnam, gli scontri razziali in UK e le atrocità nella questione irlandese). Ascoltandolo adesso, mi rendo conto che i suoi temi, i suoi ritmi, il suo senso di rabbia, la disperazione e la frustrazione che lo caratterizzano.. sono senza tempo, e assolutamente non suona datato; nonostante le sue dichiarazioni d'intendi, non è "deprimente": <<Perché gli eroi muoiono sempre in battaglia / Prendete il violino, siamo esuli>>.
"Y" è un trattato; un esercizio di filosofia, la civiltà occidentale come la conosciamo. Ispirava paura? Sì, una specie di paura. Forse è per questo che nessuno comprò il disco quando fu pubblicato.

Oggi il Pop Group, per bocca di Mark Stewart, ha  più volte annunciato di essere in studio a registrare materiale nuovo, ma come primo passo di questo ritorno hanno optato per il ritorno sul mercato di “We Are Time”, raccolta di rarità e inediti che uscì poco dopo lo scioglimento della band, nel dicembre del 1980..


18/11/14

Fascism is the Enemy

Ancora un un attacco fascista a Roma. Ormai siamo all'emergenza. E che ci fosse una matrice tutta politica dietro l’assalto contro i tifosi della squadra romana di calcio di terza categoria 'Ardita San Paolo’, nel corso della partita di campionato con il Magliano Romano, era apparso chiaro fin da subito.  L'attacco squadrista, con spranghe di ferro e bastoni nei confronti di un gruppo di tifosi della squadra di calcio popolare ASD Ardita, espressione popolare di calcio dal basso nel quartiere San Paolo. è avvenuta domenica, 16 novembre, a Roma.

“Durante la partita di oggi abbiamo subito un’aggressione sugli spalti da parte di persone a volto coperte e armate di spranghe e bastoni. Questi fatti ci lasciano attoniti in quanto non comprendiamo le motivazioni alla base di tale gesto.
Questa è la terza stagione che ci vede protagonisti all’interno dei campionati federali, nei quali abbiamo sempre riscosso un notevole successo in termini di partecipazione e consenso dimostratoci anche dalle società calcistiche incontrate sul nostro cammino.
In conclusione, questo attacco è da considerarsi rivolto non soltanto a noi bensì a tutte le società che promuovono un modello differente di sport e a tutte quelle realtà sociali che operano nei territori di Roma e limitrofi”.

Questo il comunicato dell'Ardita.

Il fascismo è la forma più estrema e brutale di oppressione del potere economico. Quando il capitalismo si sente minacciato, durante i periodi di crisi, utilizza il fascismo come ultima risorsa: tentano di distruggere fisicamente l'opposizione, la sinistra, i sindacati, i gruppi progressisti, chi difende gli immigrati, i più deboli.. Aggrediscono, picchiano, intimidiscono, uccidono. Usano il razzismo per reclutare, e attraverso il terrore, la violenza, cercano di distruggere la lotta di classe e la democrazia. 
Da parte nostra, per dare alla nostre città un volto civile, dove l’autoritarismo, il razzismo e le discriminazioni non abbiano cittadinanza, si rivendica fino in fondo il diritto all'autodifesa, in caso di aggressione. Siamo in totale sintonia nel considerare l'antifascismo un valore fondamentale, che va salvaguardato e soprattutto PRATICATO.

Tutto quello che dobbiamo fare è..difenderci 

All wi doin is defendin



war... war...
mi seh lissen
oppressin man
hear what I say if yu can
wi have
a grevious blow fi blow

wi will fite yu in di street wid we han
wi have a plan
soh lissen man
get ready fi tek some blows

doze days
of di truncheon
an doze nites
of melancholy locked in a cell
doze hours of torture touchin hell
doze blows dat caused my heart to swell
were well
numbered
and are now
at an end

all wi doin
is defendin
soh get yu ready
fi war... war...
freedom is a very firm thing
all oppression
can do is bring
passion to di eights of eruption
an songs of fire wi will sing

no... no...
noh run
yu did soun yu siren
an is war now
war... war...

di Special Patrol
will fall
like a wall force doun
or a toun turn to dus
even dow dem think dem bold
wi know dem cold like ice wid fear
an wi is fire!
choose yu weapon dem
quick!
all wi need is bakkles an bricks an sticks
wi hav fist
wi fav feet
wi carry dandamite in wi teeth

sen fi di riot squad
quick!
cause wi runin wild
wi bittah like bile
blood will guide
their way
an I say
all wi doin
is defendin
soh set yu ready
fi war... war...
freedom is avery fine thing
LINTON KWESI JOHNSON



17/11/14

Nel pantheon del rock'n'roll: Juan Betancourt

INTERZONE ama il formato GIF e l'artista Tumblr Juan Betancourt si è probabilmente guadagnato un posto nel pantheon del rock'n'roll (e non solo) con la sua serie di cover di album animate. Le immagini iconiche che hanno portato alla fama immortale i Nirvana, i Led Zeppelin, i Metallica e i Daft Punk sono trasformate in mondi animati attraverso il talento di Betancourt per le GIF—una forma a cui si è iniziato a dedicare per motivi prettamente personali, secondo il suo sito, ma che ha deciso di condividere con il mondo. E noi gli siamo grati per questo—ascoltare Dark Side of the Moon guardando il prisma rotante della GIF di JB porta il concetto di "spinning record" in una nuova dimensione.
Date un'occhiata ad alcune delle nostre GIF preferite create da Betancourt:


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Contorsioni New/No Wave: da James Change White ai Residents

Vecchie e nuove considerazioni sulla New/No Wave

Se il punk mandò in frantumi una barriera che solo la forza poteva abbattere, é ciò che trascinò con sé in questo straripamento che risulta musicalmente più interessante. Ecco quindi che, sotto l’etichetta <new wave>, viene accomunato un’incredibile numero di stili, fermenti, pazzie, divertimenti, sperimentazioni o addirittura: <<In America credono che la new wave siano I Cheap Trick o i Knack e questo a causa dei programmatori radiofonici che li spacciano per tali.>> (Dee Dee Ramone)

Forse è anche per questa ragione che alcuni complessi di New York rifiutarono l'etichetta new wave, cambiandola in <<No wave>>. Di conseguenza, quando Brian Eno decise di produrre una compilation di quattro gruppi della penisola di Manhattan, sembrò logico che la raccolta doveva chiamarsi <<No New York>>. In Italia l’avvenimento ebbe una risonanza spropositata rispetto l’importanza del fatto, nel contesto generale di questa nuova musica. ll motivo era semplice: più o meno tutti i critici o gli intellettuali apprezzavano Eno e pendevano dalle sue labbra. Se quindi Brian decideva di dedicare parte del suo prezioso tempo alla produzione di un complesso, questo doveva essere per forza validissimo. Questo è stato fino ai giorni nostri. Ecco quindi che i Devo erano bravi, ma soprattutto perché l’album era stato prodotto da Eno. Stesso discorso vale per CONTORTIONS, TEENAGE JESUS and the JERKS, e MARS e D.N.A. E un po’ quello che era successo con i Television, dei quali ci si accorse in Italia solo perché Patti Smith ne tesseva le lodi. E anche la ragione per cui il gruppo <<punk>> a vendere maggiormente in Italia fu quello degli ULTRAVOX (!!) il cui primo disco, guarda caso, era stato prodotto da Eno. Il gruppo, nonostante si fosse sciolto da tempo, godeva ancora di un vasto seguito in Italia ed era difficile far capire che in lnghilterra era stato invece <<uno dei tanti>> gruppi venuti fuori in scia ai Sex Pistols. Con questo non si vuole togliere nulla al valore dei Devo, una delle band più geniali uscite da quel periodo, degli Ultravox (di valore anche gli album solo del leader John Foxx), ma cercare di far capire che non esistevano solo ed esclusivamente questi nomi. Ma Brian Eno era (è) un buon produttore? <<Ha cercato di spingere i Devo attraverso un buco della serratura. Dal disco traspare solo una piccola parte di quello che noi siamo in realtà, invece di darne unquadro generale. Molte volte la critica attacca, giustamente, l’album affermando che manca pressoché totalmente della forza che noi abbiamo dal vivo. ln effetti tutti preferiscono la versione <<live>> dei nostri brani. Trovano anche che tutti i bootlegs ed i demotapes siano migliori del 33 prodotto da Eno ed io sono d`accordo con loro>>, ebbe a dire Mark Devo.

15/11/14

Lasciami entrare (Let me in)

Uno dei pochi, rari casi in cui libro e film quasi si equivalgono. Il libro  ha sempre qualcosa in più, è espanso, ricco di quei particolari che non possono entrare nella pellicola: si dice infatti della storia di un libro portata sullo schermo che è una "riduzione" cinematografica. Lasciami entrare, scritto dallo svedese  John Ajvide Lindqvist è una storia bellissima. Toccante. E il film che ne ha tratto Tomas Alfredson rende giustizia al libro, e ha il merito di lasciare aperta la storia ad innumerevoli chiavi di lettura.

Oskar, dodicenne timido e ansioso, protagonista della della scoperta adolescenziale, del lato oscuro, un ingresso nell’età adulta sancito dalla scoperta dell’amore e della morte. In una Svezia gelida, prevalentemente notturna, dalle atmosfere cupe e fredde, che si presta inaspettatamente al genere horror,  vessato dalla prepotenza e dalla violenza, troverà il modo di rispondere, di reagire alla legge del più forte grazie all'incontro con  Eli e proprio all’amore per il più debole. Un atteggiamento di apertura nei confronti dell’altro
più che mai attuale in un periodo di rigurgiti razzisti e fascisti nelle periferie estreme delle nostre città.. 


11/11/14

Non solo Cucchi: morte di un maestro elementare

Morte di Franco Mastrogiovanni, maestro elementare, anarchico

Giustizia per Franco

Men­tre non accen­nano a pla­carsi le aspre pole­mi­che per la sen­tenza del caso Cuc­chi, — su ricorso della Pro­cura del Tri­bu­nale di Vallo della Luca­nia — è ini­ziato il pro­cesso di secondo grado ai sei medici e ai dodici infer­mieri respon­sa­bili dell’agghiacciante morte di Fran­ce­sco Mastro­gio­vanni, il «mae­stro più alto del mondo» — come lo ave­vano affettuosamente defi­nito i suoi alunni — tor­tu­rato senza motivo e senza ragione in un ospe­dale pub­blico che lo avrebbe dovuto curare. La lieve con­danna dei medici a pene tra i due e i quat­tro anni di reclu­sione e l’assoluzione degli infer­mieri, pro­nun­ziata il 30 ottobre 2012, venne impu­gnata dalla Pro­cura di Vallo della Lucania.

Nelle mani dello Stato
Mastro­gio­vanni è rima­sto legato inin­ter­rot­ta­mente e incre­di­bil­mente ai polsi e alle caviglie per 88 ore in un letto del reparto di psi­chia­tria dell’ospedale pub­blico di Vallo della Luca­nia senza rice­vere né da man­giare né da bere e — pur non essendo recluso — senza poter rice­vere la visita dei fami­liari. Com­ple­ta­mente abban­do­nato, i medici ne hanno sco­perto la morte sei ore dopo che era avvenuta. Anche Mastro­gio­vanni era stato «affi­dato nelle mani dello Stato», che nell’estate del 2009 lo ha prima tor­tu­rato e poi con­se­gnato cada­vere ai fami­liari e agli amici, facen­dolo pas­sare da una calda spiag­gia di Accia­roli al freddo marmo dell’obitorio dell’ospedale di Vallo della Luca­nia, dove il cadavere pre­senta ferite san­gui­nanti e pro­fonde ai quat­tro arti. La tra­gica vicenda, accaduta in peri­fe­ria e in un pic­colo paese, è un ter­ri­bile racconto. Mastro­gio­vanni trascorre le vacanze ad Accia­roli quando la notte del 30 luglio 2009 il sin­daco di Pol­lica (dove ha inse­gnato, ben voluto dagli alunni), Angelo Vas­sallo, tele­fona al tenente dei vigili urbani ordi­nan­do­gli di fer­mare l’insegnante — «col­pe­vole» di uscire dall’isola pedo­nale con la mac­china — per sot­to­porlo a Trat­ta­mento Sani­ta­rio Obbli­ga­to­rio, che non è stato richie­sto da nes­sun medico.

10/11/14

Sub Pop, la madre dell'ultima rivoluzione rock

Seattle, città sulla costa ovest, Stati Uniti. La città della Boeing, per anni l'industria sinonimo di volare, e poi di Microsoft, Amazon, industrie farmaceutiche. A Seattle è nata l' etichetta destinata a far da madre all’ultirno vero fenomeno della scena rock internazionale, l’ultima grande <<rivoluzione>> musicale dopo il punk, un movimento che conquistò nel giro di pochi anni (e in altrettanto pochi anni scomparve) il mondo del rock, il grunge. L'etichetta è la Sub Pop ed è ancora attiva nell'universo musicale più comunemente conosciuto come "indie". Una label, che da anni - e con sforzi a volte davvero oltre ogni limite - ha saputo conquistarsi una fetta di pubblico sempre più grande.

La Sub Pop nasce nel 1979 quando uno studente dell’Evergreen College di Olympia, Bruce Pavitt, pubblica il primo numero di una fanzine che si occupava essenzialmente del mercato discografico indipendente negli States, la Subteiranean Pop. Ma è nell’86, che per la prima volta la sigla e il famoso logo in bianco e nero appaiono su un disco, un vinile intitolato Sub Pop 100 che raccoglieva alcune formazioni emergenti del nordovest degli Usa come Wipers e U-Men e, soprattutto, Sonic Youth. Jonathan Poneman - promoter e dj della radio pubblica Kcmu -presentò a Pavitt un gruppo che stava muovendo i primi passi, i Soundgarden di Chris Cornell. Inizia così la collaborazione tra i due, che pubblicano una serie di 7 pollici in vinile di band di ispirazione punk, tra i quali Dry as a Bone dei Green River, formazione in cui militavano alcuni futuri membri di Pearl Jam e Mudhoney; dischi diventati oggi oggetto di culto, ricercatissimi da appassionati e collezionisti. Misero su un club, il Sub Pop Singles Club, al quale ci si poteva abbonare e ricevere mensilmente i rarissimi 7 pollici.
Tutto cambiò con Superfuzz Bigmuff dei Mudhoney, album legendario che aprì ufficialmente l’era del grunge e che contribuì a far conoscere il movimento in tutto il mondo. Punk rock e garage devastante, anticipò di qualche mese il debutto dei Nirvana di Kurt Cobain, Bleach. Grazie anche al supporto di Thurston Moore dei Sonic Youth, le due band videro accrescere gli estimatori, sia di pubblico che di critica e i loro set selvaggi iniziarono ad essere sold out nei piccoli locali dove erano chiamati ad esibirsi.

La fine degli anni Ottanta vide Seattle in preda a una crisi sempre più cupa: degrado urbano e sociale, disoccupazione, il consumo di droga aumentava, soprattutto l'eroina spopolava tra i ragazzi, che opposero un nuovo movimento e un nuovo sound, che raccontava una quotidianità fatta di disagio, Aids e di morte.
Melvins e soprattutto Green River, erano le band di punta. I Green River fu la band in cui militarono il cantante Mark Arm e il chitarrista Steve Turner, che formarono poi i Mudhoney, mentre il bassista Jeff Ament e l'altro chitarrista Stone Gossard sarebbero confluiti prima nei Mother Love Bone e, dopo la morte del cantante Andrew Wood per overdose nel 1990, nei Pearl Jam di Eddie Vedder.

Poneman e Pavitt capirono subito quello che sarebbe diventato un vero e proprio fenomeno planetario, ma a beneficiarne in termini pratici - ed economici - furono le varie major, che misero sotto contratto i gruppi della città, dai Pearl Jam ai Soundgarden, dagli Alice in Chains di Layne Staley, morto anche lui per overdose qualche anno dopo, ai Nirvana, che scritturati dalla Geffen sfornarono il loro secondo lavoro, l'album grunge per antonomasia e quello della consacrazione, Nevermind. Un fenomeno musicale - un cocktail di punk rock, hardcore e ballad heavy blues - che si concluse tragicamente, con il suicidio nel '94 di Kurt Cobain. La Sub Pop ha rappresentato l'ultimo boom discografico prima del <<fai-da-te>> della rete (myspace e affini); Seattle allevava le nuove band e la grande industria le ingrassava. La Sub Pop è stata la metafora di come il passaggio dal buio dell'underground possa rivelarsi disastroso. Lo stesso Cobain si chiedeva come era possibile che un gruppo che amava il punk e la sua filosofia, cioè che bisognava stare alla larga dalle grandi compagnie discografiche fosse diventato ora la band di punta di una di queste compagnie. Da qui il collasso. Gli unici a restare fedeli alla Sub furono proprio i Mudhoney. Nonostante tutto, la piccola label sull'orlo del fallimento per una gestione disastrosa e le dispute legali con le grandi etichette, fu salvata proprio con l'abbandono dei Nirvana, che dopo il successo di Nevermind pretesero che la Sub Pop ottenesse una buona uscita e una parte consistente delle royalties sulle vendite degli album a venire, garantendo cosi la “momentanea" sopravvivenza. In seguito, Bruce Pavitt lasciò la gestione ritiratosi <<a vita privata>>. La Sub Pop rinasce con il nuovo millennio, con gruppi che non hanno niente a che fare con il grunge. Shins e Postal Service sono le band che con i loro dischi garantiscono le vendite. Dal 2008 la Sub Pop realizza moltissime produzioni, le ristampe Deluxe dei vecchi cavalli di battaglia a partire da Superfuzz Bigmuff dei Mudhoney e produce oggi alcune tra le band "indie" più importanti, come Band of Horses, Iron & Wine, Wolf Parade, The Mummies, Gutter Twins.
<<Innocenza, perdita dell'innocenza, innocenza riguadagnata..>>

SUB POP - I DISCHI:
Mudhoney, Superfuzz Bigmuff, 1988 / 2008
Nirvana, Bleach, 1989
Soundgarden, Screaming Life/Fopp, 1990
Sebadoh, Bakesole, 1994
The Shins, Oh, Inverted World, 2001
David Cross, Shut Up, You Fucking Baby!, 2002
The Postal Service, Give Up, 2003
The Gutter Twins, Saturnalia, 2008
Wolf Parade, At Mount Zoomer, 2008
Css, Donkey, 2008

La line-up del Bridge School Benefit, evento benefico organizzato ogni anno da Neil Young in California, andata in scena il 25 e 26 Ottobre scorsi, comprendeva due band del calibro di Pearl Jam e Soundgarden. L'occasione si è prestata per rimettere in piedi i Temple of the Dog, progetto nato per volontà di alcuni membri dei due gruppi (Stone Gossard, Jeff Amen, Mike McCready, Eddie Vedder dei Pearl Jam e da Chris Cornell e Matt Cameron dei Soundgarden) e che nel 1991 diede vita ad un album omonimo in memoria di Andrew Wood dei Mother Love Bone. Nel corso del set dei Pearl Jam, il vocalist dei Soundgarden, Chris Cornell, li ha raggiunti sul palco in modo da completare la line-up dell’epoca, dato che Cameron, attualmente, suona in entrambi i combi. Così si è materializzata una struggente versione unplugged del brano Hunger Strike