<<Era tutto un po' come l’Uncle Joe’s Medicine Show, con gli uccelli danzanti e l’elisir di lunga vita...>> (Paul McCartney). Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band fu la canzone che dette il via all’idea di concepire il nuovo disco come una sorta di “concept album”. Per alcuni versi può essere stato proprio il re, Elvis Presley, a ispirare un'idea del genere. A quanto risulta, una volta Elvis mandò la sua Cadillac da sola in tour, senza accompagnarla. Questa folle trovata meravigliò i Beatles, tanto che spesso ci scherzavano sopra, e un'idea cominciò a maturare nella loro testa: <<Perché non facciamo un album che sia una specie di show, e non lo mandiamo in tour al posto nostro?>>. Era un’idea esagerata, fantascientifica per quel periodo, ma i Beatles riuscirono immediatamente a coglierne le implicazioni e il potenziale. Poteva essere semplicemente un alibi per risolvere un problema, visto che avevano deciso di non fare più tour. Quell’idea poteva tutto sommato avere qualche riscontro commerciale? La televisione non ricopriva ancora quel ruolo trainante nel business della musica pop come ai giorni nostri. Le performance dal vivo erano l'unico mezzo concreto tramite il quale un gruppo poteva soddisfare la richiesta del pubblico. Un album, per quanto ben fatto, poteva mai davvero costituire il sostituto di un tour? I fan lo avrebbero accettato? Quale che fosse la risposta, i Beatles erano determinati a dare al nuovo disco qualcosa che non avevano mai potuto permettersi prima: il tempo. Dovunque Paul avesse preso l'idea, e dice che gli era venuta in mente su un aereo, la trovata di scrivere una canzone su una ipotetica band chiamata Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band gradatamente convinse i Beatles a immaginare di essere loro, quella band. Se mai è esistito qualche significato, eccolo: gli alter ego dei Beatles. Ma Sgt. Pepper chi era, e da dove salto fuori? Mal Evans, il roadie dei Beatles, viene accreditato per molti versi per aver contribuito alla scelta di quel nome. Se ne uscì con la frase <<salt and pepper>>, sale e pepe, che poi a quanto sembra divenne uno degli alter ego di Paul. Per il resto, l’idea di uno show itinerante e tutto il resto prese le mosse dalla medesima fonte che aveva partorito Eleanor Rigby e Father MacKenzie o Lovely Rita; dalla fertile immaginazione di Paul. Alcuni dettagli sulle origini dell’album si sono persi nel corso del tempo e nei meandri dei nostri ricordi inaffidabili. Per esempio, si dice che l’idea originale sia stata quella di scrivere un album sull’infanzia dei ragazzi a Liverpool, una sorta di viaggio nostalgico. Questo almeno spiega canzoni come Strawberry Fields Foreven PennyLane e When I’m Sixty-Four. Parte fondamentale di questo percorso tematico lungo la strada dei ricordi, cosi dice la leggenda, sarebbe dovuta essere una finta band di ottoni del nord dell’Inghilterra, quegli ottoni che i ragazzi tengono in mano sulla copertina dell'album. Altri diranno che “band” era una di quelle bande tedesche che suonano marciando. Ho parlato con Neil Aspinall di questo: le riteneva tutte sciocchezze. E cosi io. Qualunque fosse la verità, a Paul erano sempre piaciute le band di ottoni, e ne voleva una dentro il disco. Si sarebbe poi consentito quel piacere usando una vera band di ottoni per la colonna sonora del film The Family' Way, fatta dai fratelli Boulting: musiche di Paul, arrangiate da me. Produsse in seguito anche uno dei più famosi gruppi di ottoni; i Black Dyke Mills Band, per la Apple Records.
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