27/02/16

Un ascia di pietra, l’unica arma a disposizione dell’uomo dopo il nucleare. La destra Usa un pericolo per l'umanità

“Global Warming”
«La specie umana è di fronte a una situazione che non ha precedenti nella storia dell’homo sapiens. Siamo al bivio di una situazione mai verificatasi prima: e molto presto dovremo decidere se vogliamo che la specie umana sopravviva in qualcosa che abbia le sembianze dell’esistenza che conosciamo, o se vogliamo creare una devastazione planetaria così estrema da non poter neppure immaginare cosa ne potrebbe emergere».

È con terrificante lucidità e pessimismo che un autore e filosofo del livello di Noam Chomsky testimonia, per la prima volta in tanti anni di interviste, il cinico imbarbarimento globale della vita umana nel caos di distruzione senza fine né alternative.

Qual è la sua opinione sulla decisione della Corte Suprema Usa, con l’ultimo imprimatur di Scalia, che con un voto di maggioranza ha bloccato ogni tentativo legislativo dell’amministrazione Obama di limitare le disastrose conseguenze del “global warming”?
La decisione è molto importante ed è gravissima. I cinque giudici della Corte Suprema conoscono bene il valore politico di quel voto. Di fatto, lo stesso comunicato stampa diffuso al termine della votazione sottolinea non a caso che «questa decisione non ha precedenti nella storia degli Usa».

Ritiene quindi che si sia trattato di una decisione politica, che esula dal ruolo giuridico del “balance of power” costituzionale?
Certamente. I cinque giudici repubblicani sono la Corte Suprema. E ora con la morte di Scalia nulla cambierà. Il voto di maggioranza repubblicano elimina ogni futuro passo giuridico per una corte di appello ed elimina tutti i giudizi dei tribunali che hanno preceduto questa decisione. Il loro messaggio ai partecipanti alla conferenza di Parigi è, in pratica, “andate a quel paese”. Non che la conferenza di Parigi avesse conseguito un granché nel limitare il global warming, ma va tenuto presente che il problema più spinoso e difficile era ottenere che gli accordi presi tra governi fossero vincolanti per un trattato internazionale. E la Francia ben sapeva che il Partito repubblicano non avrebbe mai ratificato in senato accordi vincolanti per il proprio governo. Per conseguenza i cinque giudici repubblicani che sono la Corte Suprema hanno praticamente espresso, con la loro decisione, quel che pensano della rapida corsa verso la distruzione del pianeta e della specie umana.

Possono ignorare (a loro discapito) le gravi ripercussioni economiche e sociali di questa scelta?
I leader repubblicani conoscono le conseguenze quotidiane delle epocali migrazioni di intere popolazioni da un emisfero all’altro, come non si è mai verificato nella storia. Sanno anche della distruzione di quella parte del mondo che conosciamo come civilizzato e dei rischi che questo comporta, ma ogni candidato in lizza per la corsa alla Casa Bianca nella campagna presidenziale odierna nega ogni evidenza degli effetti del global warming e non ha intenzione di far nulla. Il Partito repubblicano odierno, vorrei aggiungere, costituisce una delle organizzazioni più pericolose nella storia dell’umanità.

Perché questa mentalità di estrema destra repubblicana, oggi in America, la spaventa più della mentalità di estrema destra che percorre l’Europa?
L’estrema destra in Europa è sì tremenda, ma non tanto da sostenere la necessità di accelerare la distruzione della vita sul pianeta.

Il bilancio della Difesa Usa per il 2016–17, approvato la settimana scorsa senza alcun dibattito a livello congressuale, quadruplica la spesa per rafforzare gli arsenali Nato e tutelare la “sicurezza” degli alleati dell’Europa orientale, ai confini con la Russia. Qual è il messaggio?
Certamente esistono rischi di un aggravarsi di scontri e tensioni strategiche strumentali tra i paesi appartenenti alla sfera d’influenza russa e le zone di influenza americana. Ma gli Stati Uniti potrebbero mai accettare sui propri confini quanto sta avvenendo su quelli della Russia? Sarebbe pensabile un dispiegamento di missili Nato al confine con il Canada e il Messico? Verremmo tutti inceneriti. Questo ulteriore potenziamento della Nato ritengo che costituisca una strategia, una provocazione geopolitica molto pericolosa. Concordo in questo con quanto sosteneva durante la Guerra Fredda George Kennan, secondo il quale il «deterrente nucleare» avrebbe creato le basi di un confronto terminale per l’esistenza dell’intera umanità. Non è un’esagerazione, sono in corso forti tensioni ed esempi recenti, come l’abbattimento del jet russo da parte della Turchia, sono segnali che potrebbero esplodere in un confronto nucleare.

Vuol dire che guerre sempre più estese implicano il rischio di una Terza Guerra mondiale?
Non sarebbe la prima volta in cui siamo stati sull’orlo di un conflitto nucleare. Intendiamoci, qualsiasi sia la provenienza di un attacco nucleare significa la fine della specie umana. Uno scontro fra due superpotenze comporta quello che viene chiamato nuclear winter. Una tragedia di proporzioni catastrofiche. Questo oggi mi fa pensare a quanto disse Einstein quando gli venne chiesto quale arma sarebbe stata usata, nella prossima guerra, dopo il nucleare. Rispose che l’unica arma che sarebbe rimasta a disposizione dell’uomo era un ascia di pietra. Il rischio di una guerra mondiale è molto serio.

Ritiene che i leader della globalizzazione abbiano una strategia oppure il tentativo di generare una catastrofe “controllata” gli è sfuggito di mano?
Si dovrebbe vivere sotto una pietra per non rendersi conto dei danni provocati. L’industria “fossile” da decenni è consapevole delle conseguenze devastanti della politica industriale fondata sul petrolio. Gli executives della Exxon-Mobil non sono stupidi, bensì dediti a una specifica ideologia di massimalizzazione dei profitti e delle quotazioni azionarie. Tutto il resto ha un valore insignificante rispetto a questo. È come per i credenti nei vari fondamentalismi, siano essi evangelici cristiani o estremisti islamici. Sono come dogmi religiosi dinanzi ai quali non esiste né dubbio né argomentazione. Sappiamo tutti che è molto facile non dar credito a quanto ci conviene credere come verità, ma in questo caso il rifiuto di voler credere all’evidenza dei fatti storici comporta conseguenze letali.

In tale disastroso contesto, quali rischi corriamo nel 2016, anno di elezione del prossimo presidente degli Stati uniti?
I rischi sono serissimi. Se i commenti dei leader repubblicani in lizza per la presidenza corrispondono alla realtà che verrà dalla futura Casa Bianca, dobbiamo aspettarci un vero disastro e cioé: ignoriamo il global warming, stracciamo gli accordi sul nucleare raggiunti con l’Iran, aumentiamo la nostra Potenza militare, interveniamo con maggiore aggressività e determinazione nel resto del mondo malgrado i rischi di scatenare una guerra mondiale. Se un paese con il potere degli Stati Uniti avalla queste strategie politiche, le probabilità di sopravvivenza della specie umana sono ridotte al minimo.






23/02/16

Le liste di dissidenti sono già compilate: La vera storia di Dalton Trumbo


E' uscito nelle sale e con un cast stellare proprio in questi giorni, e se ne parla molto bene. Ma noi non l'abbiamo ancora visto, L'ultima parola, la storia di uno  sceneggiatore, regista e scrittore statunitense, che pagò cara il voler rimanere fedele ai suoi ideali e non denunciare i suoi colleghi, come altri fecero.

'Lei é o è mai stato membro del Partito comunista?'
Alla domanda di J. Parnell Thomas, senatore e presidente della Commissione per le attivita anti-americane, Dalton Trumbo - lo sceneggiatore più pagato e ammirato di Hollywood - non risponde. Alle sue spalle, per sostenerlo, ci sono Humprey Bogart, Lauren Bacall, Gene Kelly Jonhn Garfield e John Huston.
Non abbiamo ancora visto il film ma abbiamo letto il libro da cui esso è tratto, L'ultima parola. La vera storia di Dalton Trumbo, scritto nel 1977 da Bruce Cook e pubblicato il 28 gennaio di quest'anno in Italia da Rizzoli. Un libro in cui vengono ricreate in modo potente le liste nere di Hollywood, e quel periodo terribile e infame per gli USA che va sotto il nome di Maccartismo.

E' il 1942 e negli Stati Uniti l'ondata di paranoia anticomunista investe anche gli studios: centinaia di registi, attori e scrittori sono chiamati a deporre, solo dieci di loro, gli Hollywood Ten, saranno inquisiti e imprigionati per essersi rifiutati di parlare, di tradire compagni e amici. Da allora Trumbo sarà costretto a lavorare per il mercato nero, senza poter firmare le sceneggiature di capolavori come Vacanze romane e La piu grande corrida. E solo nel l96O che Kirk Douglas, produttore e protagonista dello Spartacus di Stanley Kubrik, pretese fermamente il suo nome chiaro e tondo nei titoli di testo del film. 
"ln ogni città e provincia liste di dissidenti sono già compilate” , é la battuta più celebre di Laurence Olivier nelle vesti del generale Crasso.

Trumbo tenne sempre tenuto duro: è sopravvissuto, ha prevalso, ha persino trionfato. I suoi valori - tenacia, indipendenzo, perseveranza - oggigiorno sono diventati merce parecchio rara.

"La cronaca produttiva di Papillon è una tale saga di sfortune, dissidi e complicazioni che pare straordinario il fatto che una pellicola sia potuta venir fuori da una simile situazione, e tanto più che ne sia scaturito un film di successo. Ci sono problemi finanziari sin dall’inizio. Una compagnia intraprende il progetto, ma si tira indietro quando il budget va fuori controllo. E a quel punto che la Allied Artists ne prende le redini. E, quando ciò accade, si decide che al film occorre il genere di assicurazione sull’esito al botteghino che solo due stelle possono garantire, di farne cioè una specie di Butch Cassidy - il film con Paul Newman e Robert Redford di poco precedente - tanto per rendere l’idea. Steve McQueen nel ruolo del protagonista è già un buon inizio, ma Steve McQueen più Dustin Hoffman nella parte del suo compagno di prigione sarebbe ancora meglio. Hoffman é disponibile, l’accordo é sottoscritto poco prima dell’inizio delle riprese.



ll problema consiste nel fatto che la sceneggiatura, opera di Lorenzo Semple Jr. - per altri versi piuttosto soddisfacente - non prevede un ruolo per Dustin Hoffman. Una stella necessita per forza di una parte di spicco. Qualcuno deve scriverne una per lui, ed é da fare quasi in simultanea con le riprese. In una situazione del genere, c’é uno scrittore - e uno soltanto - disponibile al compito. 
<<Forse non sarò il miglior sceneggiatore a Hollywood» afferma Dalton Trumho <<ma sono senza dubbio il più Veloce»
In molti lo considerano il migliore, comunque. Tra questi c’e anche Franklin Schaffner. Il regista di Papillon sottopone il problema a Trumbo spiegando che lo sceneggiatore deve recarsi sul posto e riscrivere la sceneggiatura durante le riprese. Trumbo accetta il lavoro in cambio di un’ottima retribuzione; sta infatti tentando di riprendersi dalle perdite dovute al fallimento della produzione di E Johnny prese il fucile. Può fare poco riguardo a preparazione e ricerca, semplicemente perché non ne ha il tempo. Legge il romanzo Papillon, naturalmente; <<Un libro dannatamente noioso>> commenterà in seguito. Butta giù un canovaccio nel quale inserire Dega, il falsario, personaggio interpretato da Dustin Hoffman. Una struttura abbozzata a grandi linee, tale da soddisfare più o meno tutti.
Per costruire il ruolo di Dega, il libro di Henri Charriere è di poco aiuto. Li si tratta di un personaggio minore che nella vicenda esce velocemente di scena. Nel film, ovviamente,è imperativo che rimanga. Che tipo di uomo dev’essere? Trumbo e Hoffman passano del tempo assieme, nelle poche settimane restanti prima dell’inizio delle riprese. Discutono a lungo della questione. Più a lungo discorrono e più Hoffman impara a conoscere Trumbo, e più si convince che Dega dovrebbe essere, per certi aspetti importanti, simile a Trumbo stesso. <<E' davvero un tipo esuberante, grintoso,>> dichiara in seguito Hoffman a un intervistatore << possiede una combinazione di durezza, sottigliezza e integrità che sentivo giusta per Dega. E così gli ho detto: “Perché non scrivi il personaggio prendendo spunto da te stesso, per cosi dire?”>> E Trumbo fa proprio cosi, andando in Spagna dopo aver completato solo sessanta pagine di una sceneggiatura molto corposa, e poi in Giamaica, senza mai scrivere più di venti pagine in anticipo rispetto al girato, mentre il film é in produzione. Non è di certo, per dirla con un eufemismo, un modo facile di lavorare; ma Trumbo è perfetto per il ruolo, e se ci sono ritardi nella produzione di Papillon (e ce ne sono continuamente), non sono imputabili a lui.

Le riprese in Spagna procedono bene, a ritmo piuttosto spedito. E' la parte del film che si immagina abbia luogo in Francia: i prigionieri ammanettati destinati alla colonia penale condotti dai soldati come animali per le vie, e poi dentro un cortile polveroso e battuto dal sole. Qui vengono fatti spogliare e obbligati ad ascoltare il direttore della prigione che li informa che solo pochi di loro sopravvivranno alla pena carceraria e che nessuno tornerà a casa, perché per la Francia non esistono più. E' un discorso crudele, certo, ma importante e persino necessario, visto che imposta perfettamente il tono del film e prepara lo spettatore alle crudeltà che seguiranno. Nel film, il discorso è pronunciato dall’uomo che lo ha scritto: Dalton Trumbo.
Franklin Schaffner, che lo vuole per la parte, insiste che non c’e alcun aneddoto particolare dietro quella scelta, né alcuna intenzione d’ironia (il direttore di un carcere interpretato da un ex detenuto, quale in effetti è Trumbo). Quando afferma che per la parte aveva fatto l’audizione a due attori inglesi ma che una mattina, svegliandosi, aveva detto a se stesso che sarebbe stata di Trumbo. . ebbene, quello che ci vuole comunicare, penso, è che si è improvvisamente reso conto dell’intensa qualità istrionica dell’uomo, del senso del dramma che Trumbo proietta con aria quasi indifferente, ma del quale è sicuramente sempre conscio. Dalton Trumbo è un attore nato. E quando la produzione si sposta in Giamaica, però, che cominciano ad arrivare i guai veri e i problemi finanziari. Ci sono difficoltà che forse col senno di poi possono sembrare di piccolo conto, ma che in quei momenti paiono insormontabili.

Dustin Hoffman, per esempio, scopre che lui e Steve McQueen hanno uno spazio uguale nella pellicola, ma che non percepiranno lo stesso compenso. Hoffman firma per 1.250.000 dollari, mentre McQueen avrà 2 milioni. Per qualche giorno si sente danneggiato, indignato e arrabbiato. Alla fine però si calma e torna al lavoro"  (....)





Death, Night and Blood: Let Me Introduce You..The Stranglers


Let Me Introduce You...

 Verso la fine del 1976, nel giro di qualche mese, le cose cambiarono notevolmente: la gente iniziò ad uscire dalle proprie case, persone di ogni genere, con le loro ossessioni e le loro frustrazioni : con la consapevolezza di non essere più un impero, l'Inghilterra era in piena recessione,con le cifre della disoccupazione più alte dal dopoguerra, una produzione interna in forte calo e una spesa pubblica alle stelle. Una piccola isola, strategicamente e economicamente asservita agli Stati Uniti. Il Fronte Nazionale, fascista e xenofobo, avanzava e per esorcizzare le paure e le angosce del paese le libertà degli anni '60 finirono sul banco degli imputati. Seguirono campagne contro gli immigrati, la pornografia, il vandalismo, la sessualità in genere.

“Il fascismo non sarà come in Germania, sarà Inglese: suscettibile, gretto,fatto apposta per la Thatcher in veste di madre sadica con tutti i suoi scolaretti piagnucolosi..”

Di fronte a questi sintomi, larghi strati delle classi media iniziarono a protestare. I ragazzi si tagliarono i capelli e la gara a formare gruppi rock'n'roll scalcinati si intensificò. Il movimento Punk esplose, fragoroso, caotico, offensivo..

Nel suo primo periodo, il giro stretto del Punk evitava sistematicamente i Damned e.. gli Stranglers. Le due band non avevano l'aspetto uniforme dei Pistols e dei Clash, ne le loro teorie socio politiche.
E gli Stranglers avevano le tastiere, malviste e in controtendenza con lo spirito autentico e selvaggio del rock'n'roll primordiale a cui il punk si inspirava dopo la sbornia progressive degli ultimi anni.
Anche l'iconografia era diversa: mentre l'estetica horror dei B-Movie horror hollywoodiani e il look da vampiro di Dave Vanian supplirono al disastroso inizio “musicale” dei Damned, l'attrazione per l'oscuro, topi, fogne caratterizzò l'avvio degli Stranglers:

“Noi siamo dei topi, viviamo in città sovraffollate, le persone che non sono ricche sono disoccupate e frustrate. L'analogia dei topi si adatta bene ad una grande città. Quando in una gabbia di topi c'è sovrappopolazione, essi si uccidono a vicenda, si mangiano tra loro.”
(J.J.Burnel, sandwich franco/inglese, appassionato di arti marziali, breve militanza negli Hell's Angels, estimatore di Yukio Mishima, bassista selvaggio riconoscibile tra mille..)

Nel '77 riuscirono a piazzare tre singoli in classifica quelli che sarebbero diventati dei classici: Peaches/Go Buddy Go, Something Better Change/Straighten Out e No More Heroes, anche questa un anomalia. Lontani dal puro idealismo punk, ne manterranno sempre lo spirito con la loro aggressività, la misoginia sbandierata, gli arresti per droga e per le risse che spesso scoppiavano ai loro concerti. Dopo i primi due dischi gli Stranglers mettono da parte i topi, anche senza rinnegarli e con Black and White, album dalle sonorità sempre dure ma anche sperimentali diventano esponenti di punta della New Wave, la variante..”commerciale" del punk.


Quando usci The Raven, con la bellissima foto tridimensionale in copertina in cui troneggia un corvo nero, imperioso e rapace, eravamo giovani e per definizione.. immaturi. Non avevamo la più pallida idea su che direzione avrebbe preso la nostra vita. Ma eravamo felici, perché la precarietà delle cose, a volte, non gli toglie certo valore. Anzi. C'erano tante idee, energie, solo che a volte le idee ..degenerano e quel disco, così oscuro, notturno, complesso, intricato, contribuì non poco a quella degenerazione. L'eroina, l'astinenza, la genetica, la mitologia nordica, le politiche repressive e autoritarie e l'interesse per civiltà aliene e misteriose fecero di quel disco un capolavoro che come sempre venne ignorato dalla critica. Ascoltavamo The Raven e facevamo le prove per l'età adulta: guardavamo a quelli più grandi, ma non riuscivamo ad arrivarci. Forse, ancora adesso..
Ho continuato a seguire gli Stranglers negli anni a seguire, quando hanno prodotto dischi con suoni più semplici e votati alla melodia,  ma sempre di un certo spessore, mai banali e superiori alla media. Fino agli anni novanta, quando Hugh Cornwell (voce,chitarra) abbandona il gruppo, sostituito da un certo.. Paul Roberts, dopo allarmanti rumors che annunciavano Dave Vanian (!) dei Damned come possibile sostituto. Fine della storia.

20/02/16

World Press Photo Contest 2016: Speranza per una nuova vita

Il World Press Photo Foundation  è una forza importante nello sviluppo e nella promozione del lavoro del giornalismo visivo, con una serie di attività e iniziative che si svolgono in tutto il mondo. E' nato nel 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi organizzò un concorso per esporre il loro lavoro ai colleghi internazionali. Questo concorso annuale da allora è cresciuta fino a diventare uno dei premi più prestigiosi nell'ambito del fotogiornalismo e nella  narrazione multimediale , e le mostre che produce sono visitate ogni anno da più di tre milioni e mezzo di persone in tutto il mondo . Promuovere il giornalismo visivo di qualità significa permettere alle persone di vedere quello che veramente accade nel mondo, senza filtri, e dare la possibilità ai fotografi di esprimersi liberamente. Libertà di informazione, libertà di ricerca e libertà di parola sono più importanti che mai, e la qualità del fotogiornalismo è essenziale per rendere possibile queste libertà. Oggi,  tutto è in mutamento, i cambiamenti risultano sismici: bisogna aiutare il fotogiornalismo e il  pubblico, a capire e a rispondere a queste trasformazioni, in modo che queste libertà, sempre in pericolo, possano essere garantite

Questa è l'immagine vincitrice del 59° World Press Photo Contest. E' una fotografia scattata dal reporter indipendente australiano Warren Richardson: il titolo è Speranza per una nuova vita’, ed è uno scatto che immortala un uomo che passa un bambino attraverso una recinzione tra i campi di Röszke, lungo il confine tra Serbia e Ungheria. La foto è stata scelta tra le 82,951 selezionate, scattate da 5.775 fotografi provenienti da 128 paesi diversi. Di seguito, quelle che più hanno colpito noi di INTERZONE. Non è stato semplice scegliere tra le tante immagini presentate nelle varie categorie.
(click su foto per ingrandire)





Abd Doumany: nell'ospedale di Douma, Siria


Bulent Kilic: confine tra Turchia e Siria



Mauricio Lima: fiume Tapajos, Brasile


Abd Doumany: citta di Douma, Siria


Abd Doumany: ospedale di Douma Siria


Bulent Kilic: Akcakale, Turchia


Francesco Zizola per Noor: coste della Libia


John J. Kim: dopo l' omicidio di Laquand McDonald, Chicago


Mauricio Lima: Hasaka, cure a Jacob. (sullo sfondo, Ochalan)


Ricercatori sull' isola King George in Antartide (ansa)


Rohan Kelly: nuvola tsunami a Bondi beach, Sydney


Sergey Ponomarev: migranti a Lesbo, Grecia


Sergey Ponomarev: (per il New York Times) treno per Zagabria



Sergio Tapiro: vulcano Colima, Messico


Zhang Lei: Nebbia in Cina


 

19/02/16

Six Letters About Beat : l'impatto culturale del Rock, in quella che fu l'Unione Sovietica


Six Letters About Beat  (6 lettere a proposito del Beat) è un film basato sulla ricerca di un gruppo di studenti nell’Unione Sovietica del 1977. La ricerca esamina l'impatto culturale della musica rock, che al momento circolava in modo molto sotterraneo, sulla società sovietica dell’epoca, attraverso una serie di "lettere al direttore" scritte e spedite da giovani ma anche da persone di diversa età e provenienza, visto le tantissime etnie che convivevano pacificamente sotto il vessillo della bandiera rossa. Le critiche, gli attacchi anche feroci , la difesa, e le discussioni sul rock’n’roll sono la base del documentario, dove alcuni giovani fan, membri di una band musicale e un professore di sociologia provano a confrontarsi con alcuni conservatori sul significato di questo fenomeno planetario. Secondo il sito web russo Obskura, che si occupa di cinema, questo film è uno straordinario documento storico e una prova reale e evidente che il rock sovietico non è iniziato nel 1980 con Viktor Tsoi e i "Kino", come ritenuto da molti. Il film contiene registrazioni dei concerti “underground” risalenti agli anni '70, con esibizioni di band come "Rubinovaya Ataka" , "Visokosna Leto" e "Mashina Vremeni”. Sono session non del tutto legali in quel momento, il che rende le riprese ancora più esclusive. Six Letters About Beat è stato diretto da un regista di documentari, Aleksei Khanyutin, allora studente all’VGIK (All Union State University of Cinematography), e fu parte integrante del suo corso universitario. Questo originale documento giaceva nella polvere su uno scaffale di qualche archivio segreto, aperto al crollo dell'URSS, soprattutto perché il film non presenta alcun atteggiamento negativo nei confronti della scena musicale rock e pone persino delle domande, come ad esempio, se questa musica può essere considerata una forma d'arte. Qui la musica non è necessariamente strabiliante, ma è interessante notare come nel 1977, anno di produzione, la musica di sottofondo suoni molto '60s, datata, quando il resto del mondo stava subendo quell’autentica rivoluzione musicale che fu il punk, la “dance” impazzava, stava nascendo l’ hiphop, ma quasi nulla è degno di attenzione nella contro-cultura della gioventù correlata. Vale assolutamente la pena dare un'occhiata a questo breve documento, non solo per l’ interessante visione sovietica della musica rock, ma per ammirare gli attraenti ragazzi russi che ballano al ritmo rock. Ecco "Sei lettere a proposito del Beat."






18/02/16

The rise and fall: Google +, un prodotto dolorosamente senza successo




"Facebook sta per ucciderci.. Facebook sta per ucciderci.. Facebook sta per ucciderci.. Facebook sta per ucciderci'"...

La voce che batteva all'orecchio di Larry Page, il co-fondatore di Google tornato come CEO a inizio del 2011, dopo un decennio dietro le quinte, è quella di Vic Gundotra, descritto dai colleghi come uomo carismatico e politicamente di buon senso, e alla fine, Vic riuscì a spaventare e convincere Larry. E' così che nasce Google +.

Era il 2010 e Google non sembrava esattamente come una società a rischio di essere superata e affossata da qualcuno o qualcosa. Da tempo dominava la ricerca online e stava rapidamente diventando uno dei principali attori nel settore smartphone grazie ad Android. Google aveva mappato gran parte del mondo, indicizzato milioni di libri e stava già iniziando a costruire automobili con pilota automatico. Era praticamente impensabile che un social network, per quanto forte come Facebook potesse insidiarne la potenza. Inoltre una semplice ricerca proprio su Google rivelava la lunga lista di fallimenti e false partenze: Orkut, lanciato pochi giorni prima di Facebook nel 2004 era stato rapidamente superato; Reader, un cult dei feed RSS lanciato nel 2005 era "morto" nel 2013: e, naturalmente, Buzz, sfortunato social network costruito sulla scia di Gmail, era imploso velocemente all'inizio del 2010, dopo un catastrofico problema di privacy . Mentre Google inciampava in questi tentativi Facebook è cresciuto, ancora più potente, e più influente. Nel 2010, Facebook era stato valutato intorno ai $ 14 miliardi di dollari e si avvicinava ai 500 milioni di utenti - conti fatti con nomi reali, compleanni, foto, e una rete vibrante di feed di notizie. Google era molto più grande, con una capitalizzazione di mercato di circa 200 miliardi di $. Facebook ha iniziato una campagna acquisti nell'ambito dei dipendenti di Google, così ad esempio Paul Adams, ex membro del team che aveva creato Google+ e che aveva contribuito a ispirare l'idea delle cerchie finì a lavorare per Facebook. Lo sforzo di Google per creare un social network per rivaleggiare con Facebook iniziò con un audace e altisonante campagna e ora si spegne con un flebile gemito. A cinque anni dal lancio di Google+, con la missione dichiarata di "fissare" definitivamente la condivisione online, Google ha annunciato di voler eliminare un requisito molto criticato per poter utilizzare un account Google.

Fino a poco tempo fa, chi apriva un account Google si iscriveva automaticamente anche a Google Plus. Di conseguenza, non era possibile creare un canale di YouTube senza incappare in G+. Ora, finalmente l’iscrizione a Google Plus sarà a discrezione dell’utente, come spiega l’ex capo di Google +, Bradley Horowitz, ora vice presidente dei servizi streaming, foto e condivisione. Un account Google e non sul social Plus sarà “l’unica cosa di cui si avrà bisogno” per usare i prodotti Google. Il cambiamento non è immediato: non bisogna cancellare il proprio account Google+, altrimenti si cancellerà anche il canale YouTube. Tuttavia – promette Horowitz – Google Plus non morirà ma verrà potenziato come luogo in cui condividere interessi comuni. Google aveva lanciato il suo social con grandi aspirazioni, ma senza uno scopi ben definiti per gli utenti; e senza un chiaro piano per differenziare il servizio da Facebook. Ora, molto tardivamente, sta cercando di porvi rimedio. Le interviste con più di una dozzina di addetti, manager e analisti Google negli ultimi mesi, molti parlando a condizione di anonimato per timore di ritorsioni, dipingono il colosso nel periodo 2010/2011 come sempre più timoroso di Facebook, che strappava utenti, dipendenti e inserzionisti. Google ha cercato di mobilitarsi rapidamente, ma con tutta la goffaggine di un gigante che cercava di ballare con uno più giovane e agile.

Secondo alcuni dipendenti, quindi, Google+ sarebbe stato concepito per risolvere i problemi di Google, invece di offrire una piattaforma facile da usare per interagire con gli altri: a Mountain View avrebbero infatti realizzato un tool in grado di connettere insieme tutti i servizi offerti dall'azienda, senza però mettere in piedi una vera esperienza social come quella di Facebook o LinkedIn
La mossa odierna è l'indicazione più chiara che Google sta abbandonando il suo progetto imperioso di cercare di spingere tutti nel mondo ad usare il suo social network. Google all'inizio di quest'anno ha iniziato a girare su caratteristiche più popolari del servizio, come il potenziamento delle foto e dei luoghi di ritrovo. Ciò che rimane deve essere ri-lavorato (o imperniato, come ha detto Bradley Horowitz nel suo ultimo post del blog) per trovare un kernel salvabile di una esperienza sociale che potrebbe ancora essere costruita, fino a fare appello ad un vasto pubblico.

La lenta discesa di Google+ getta luce su come una società ad alta tecnologia prova, e spesso non riesce a innovare quando si sente minacciata. Facebook è ora più grande che mai, con 1,4 miliardi di utenti e una capitalizzazione di mercato che vale oltre la metà di Google. Continua ad assumere ex dipendenti di Google. Facebook e Twitter stanno anche lentamente intaccando il dominio di Google nei ricavi negli annunci pubblicitari. Il progetto Google+ ha portato a nuovi servizi e ha creato un'identità utente più coerente che continua a beneficiare di Google, ma il social network non si mai veramente buttato indietro i rivali esistenti: un identità senza soluzione di continuità e senza un'altra destinazione per consumare cose: il "fallimento" di Google+ sarebbe stato dettato dal suo voler assomigliare troppo a Facebook, arrivando tardi su un mercato ampiamente saturato dalla creatura di Mark Zuckerberg, data anche come spauracchio all'epoca dello sviluppo di Google+, mantenuto in gran segreto all'interno della stessa azienda guidata da Larry Page. Stesso problema anche per l'attenzione nei confronti del settore mobile, aumentata con colpevole ritardo rispetto a Facebook..
Kent Walker, consigliere generale di Google, è stato ancora più schietto nelle sue osservazioni circa Google+ durante un incontro con imprenditori e le autorità di regolamentazione antitrust in Germania questo mese di marzo. Ha fatto riferimento alla rete sociale, come parte di un "lungo elenco di prodotti di Google, dolorosamente senza successo." E alla fine, anche Vic Gundotra, è andato via dalla società, ritrovatasi senza un piano di successione vero e proprio.



 

16/02/16

L'uomo che cadde sulle strade: la Street Art celebra David Bowie

Il mondo della musica, e i fan continuano a ricordare, e a onorare, David Bowie, la sua eredità e la sua visione del Rock'n'Roll e del mondo, continuando a condividere storie, video, musica e opere d'arte. Anche noi di Interzone lo facciamo e lo faremo ancora: oggi sono i murales a lui dedicati, gli omaggi della street art che hanno iniziato ad apparire in diversi luoghi del dopo la sua scomparsa. Evidenziamo alcuni dei migliori, catturati dagli obiettivi di passanti e dagli artisti stessi che li hanno realizzati, poi raccolti e pubblicati su Flavorwide. Se conoscete altri eventuali e significativi tributi di artisti di strada quì non documentati, potete aggiungerli e condividerli con noi su questa pagina.






Realizzato a Birmingham da Annatomix,su Dudley Street




L'artista  australiano Jimmy C ha creato questo murales  nel quartiere di nascita di Bowie, Brixton, a South London




Bowie a Bologna, Italia




StreetArtEverywhere, Bowie a New York




"Bowie on the Wall", dell'artista Otto Schade a Santiago del Cile




Catturato da Rita Hunter, artista sconosciuto 




 Street art a Turnpike lane 




Opera di Jules Muck, città sconosciuta




Bowie nel quartiere Wynwood, a Miami,dell'artista David Flore




A Dublino, di Jess Tobin e Vanessa Power




Murales apparso a Sheffield, ad opera dell'artista Trik 




Uno Stencil a Padova




Starman a Toronto

 

13/02/16

Kureishi: Il racconto dello stronzo

Dieci storie, affreschi che ci dipingono la Londra multietnica di questo scorcio dl fine secolo. Storie di razzismo; di incomprensioni tra padri e figli nella comunità pakistana; di coppie che si fanno fotografare mentre fanno l’amore perche "vogliono immortalare il grande momento”; di vecchi amici, passati attraverso tutte le mode culturali che sono lo specchio dei successi e i fallimenti di una generazione. Storie di gente in fuga da se stessa, rassegnata perche sa che "oggi, dove si può fuggire?".
Anglo-pakistano, Hanif Kureishi nato a Londra nel 1954.  The Mother Country è del 1980 . Sceneggiatore dei film My beautiful Laundrette (1985) dl Stephen Frears (candidato all’Oscar), Intimacy,  Mio figlio, il fanatico  e Sammy e Rosie vanno a letto (1987). Il Buddha delle periferie,  The Black Album (1995)  e Nell' intimità (1998) i maggiori successi. "Il racconto dello stronzo"  è tratto da Amore blu (trad. di Ivan Cotroneo), del 1998,  pubblicato da  Bompiani. 



Il racconto dello stronzo
Sono a questa cena. Lei ha diciotto anni. Sei mesi che la frequento, e sono stato invitato a conoscere i suoi genitori. Ho, cosa che mi sorprende molto, quarantaquattro anni, la stessa età di suo padre, un professore, uomo arrivato ma non troppo. Lui mi sta guardando o, come immagino, mi sta esaminando attentamente. La donna-bambina che ha davanti sarà sempre sua figlia, ma per adesso è la mia amante. Le due sorelle minori di lei sono a tavola; sono belle anche loro, ma hanno una tendenza a ridacchiare, particolarmente quando sono rivolte dalla mia parte. La madre, un’insegnante, sta servendo a tavola una trota, rosa e soffice. Per una volta penso, si, questa è vita, quello che si dice una famiglia felice; hanno chiesto loro di incontrarmi, perché non mettersi tranquillo e godersi la situazione? Ma ecco quello che succede: nel momento in cui sono a mio agio devo fare una cacata. Io sono irregolare in tutte le mie cose. Da due giorni neanche una pallottolina secca. E quando me ne sto seduto con i miei migliori vestiti addosso, ecco che devo andare. Queste qui sono brave persone, ma un po’ severe. Ho degli svantaggi, la mia età, nessun lavoro -mai avuto uno - e le mie... tendenze. Mi piace dire, ma non lo farò stanotte a meno che le cose non mi sfuggano di mano, che la mia professione è il fallimento, cosa nella quale, dopo anni di pratica, ho raggiunto il successo. Lungo la strada mi sono fermato a bere un paio di bicchieri, senza i quali non avrei mai avuto il coraggio di varcare la porta, e adesso sorseggio vino e discuto degli ultimi film senza essere troppo sarcastico e le mani non mi tremano e la mia piccola ragazza è dall’altro lato della tavola, e mi sorride calorosa e incoraggiante. Tutto è normale, vedete, tranne che per questo mal di pancia, che diventa sempre più forte, sapete com’è quando si deve andare. Ma non mi lascerò smontare, farò una cacata, mi sentirò meglio e poi mangerò.

Chiedo a una delle sorelle dove si trovi il posto e gentilmente lei indica una porta. E vicinissima, grazie a Dio, e attraverso la stanza appena un po’ piegato in avanti; non voglio certo che la famiglia pensi che io sia gobbo. Mi siedo e mi preoccupo che sentiranno ogni tonfo nell’acqua ma è troppo tardi; la piccola testa nodosa già spinge per venire alla luce, un fiore che sorge dalla tetra, robusto e lungo, e non devo neanche sforzarmi, sento il suo movimento soffice attraverso il mio intestino, un pezzo unico che avanza. E l’avere aspettato il momento giusto che fa andare lisce le cose, come in amore. Chiudo gli occhi e mi godo la sensazione di sollievo, mentre il cadavere dei miei giorni passati scivola nella sua tomba acquatica.
Quando ho finito non riesco a trattenermi dal gettare uno sguardo in basso - cosa che fa anche la regina - e lo stronzo è li, intero, grande quanto una melanzana e violaceo; guardando più da vicino noto tracce di carota, ma, ah ecco, probabilmente é pomodoro, mi viene in mente che é praticamente la sola cosa che ho mangiato in ventiquattro ore. Tiro lo sciacquone e controllo il mio aspetto. Sono stanco e adesso tendo al grigio, ho un taglio sull’occhio e un livido sulla guancia, ma mi sono rasato e mi sento bene come meglio non potrei, e ho quel sorriso giovanile che dice non posso farti del male. E ad aspettarmi fuori c’é la ragazza che mi ama, l’ultima di molte, che mi inonda di vibrazioni di fiducia. La mia mano é gia sulla maniglia, quando do un ultimo sguardo e scorgo la prua dello stronzo che viene su dall’ansa del gabinetto. Oh no, sta galleggiando di nuovo nel vaso; mi piego per guardarlo meglio. E uno degli stronzi più grossi che abbia mai visto. Lo scroscio d’acqua lo ha sciacquato e non c’è dubbio che come stronzo é raffinato, variegato e intarsiato come un mosaico che ritrae, diciamo, una scena storica. Riesco a distinguere sagome che si avventano in lotta l’una contro l’altra. Le facce sono sicuro di averle già viste. Scorgo delle parole, ma non ho gli occhiali a portata di mano. Potrei fotografare lo stronzo, se avessi portato una macchina fotografica, se ne avessi mai avuta una. Ma adesso non posso gingillarmi, la trota si starà raffreddando e questa é gente troppo educata per cominciare a mangiare senza di me. ll problema è che lo stronzo sta venendo a galla. Aspetto che lo scarico si riempia di nuovo e ogni goccia è un’eternità, sento i momenti che si dilatano e la fuori ascolto il mormorio della famiglia del mio amore, ma non posso lasciare quel sottomarino li, che poi la madre entra e lo vede li che dondola. Lei lo sa che sono stato in clinica e può anche accorgersi che sto bevendo di nuovo. Ho assistito impotente alla mia distruzione, come si dice, ma evidentemente non riesco a fermarmi; allora lei prenderà sua figlia da parte e...

Ho fatto un’endovena alla mia piccola ragazza. “Che modo delizioso di prendere droghe,” dice lei dolce. Vuole provare tutto. Su questo argomento non voglio discutere e non voglio incoraggiarla. Comunque lei é un affarino biondo molto determinato, e per i suoi amici farlo è una cosa alla moda e eccitante. Mi sa che si è messa in testa di diventare tossicodipendente. Mi ci sono voluti giorni per trovare la roba migliore per lei, roba farmaceutica. Erano cinque anni che non mi facevo, ma l’ho presa insieme a lei per essere sicuro che non facesse errori. Se non che un suo ex ragazzo ci ha raggiunto dopo che l’avevamo fatto, mi ha gettato sulla strada e mi ha spaccato la faccia perché l’avevo rovinata. Comunque lei salta la scuola per stare con me e visitiamo Kensington Market e Chelsea, di cui io spiego l’importanza nella storia della moda e della musica. I dischi che le dico di ascoltare, i libri che le passo, le band con cui ho suonato, le persone creative di cui le parlo, le profonde chiacchierate che ci facciamo, valgono quanto le cose che sente a scuola. Lo so bene. Ma comunque sono terrorizzato da quello in cui mi sono messo.
Finalmente tiro di nuovo lo sciacquone. Ragazze come lei... E’ molto facile parlare di sfruttamento, e in effetti lo fanno tutti. Ma é tempo e incoraggiamento quello che io do loro... lo so per esperienza, si, quanto possono essere critici e quanto possano buttare giù i genitori, e io invece dico prova, dico si, dico sperimenta qualsiasi cosa... E in cambio per loro sono qualcuno di cui occuparsi. E una cosa che mi spezza il cuore, ma ho al massimo due anni con lei prima che si accorga che non posso essere aiutato in nessun modo; poi passerà oltre per entrare in mondi interessanti in cui io non posso accedere. Prego solo che non si stia tirando su la manica e lisciando i lividi, immaginando che chi la conosce possa rimanere impressionato da quei portafortuna, le cicatrici autoinflitte dell’esperienza; ragazze come lei hanno una passione per la verità, adorano mostrare ai loro genitori quanto possano essere ribelli. Vado alla porta, l’acqua é chiara e immagino che lo stronzo stia già nuotando in direzione Ramsgate. Ma no, no, no, non guardare giù, cos’e quello, il bombardiere marrone deve avere un avversione per il mare aperto. Lo stronzo mostruoso non va da nessuna parte e nemmeno io finché rimane una ricorrenza eterna. Scarico ancora e aspetto, ma non lascia il suo porto, e cosa devo fare?, questo deve essere uno di quei momenti chiave dell’esistenza, tutti i miei giorni devono essere confluiti in questo posto. Tremo e grondo di sudore, ma non ho ancora perso. Mi arrotolo la manica del mio abito italiano, e Vecchio, si, ma e la giacca migliore che ho, non ho molti vestiti, metto quello che la gente mi da, quello che trovo nei posti in cui finisco e quello che rubo. Dentro di me urlo a squarciagola, sapete, ma non posso fare nient’altro che infilare la mano giù nella tazza, nell’acqua pisciosa, esatto, scura, scura, scura e cercare finché le mie dita non si infilano nello stronzo; stringo il pugno nella massa fangosa e lo tiro fuori dall’acqua. Per un momento sembra diventare vivo: si agita come un pesce.
L’istinto mi dice di calmarmi, e cerco nella stanza da bagno un posto per spaccarlo, pero non voglio spappolarlo dappertutto, non voglio che pensino che avevo in mente di sporcare per protesta...Adesso avranno cominciato a mangiare. E cosa sto facendo io? ,Me ne sto qui con uno stronzo gigante nel pugno. E non e solo questo, le mie dita sembrano attaccate allo stronzo; pezzetti di carne vengono strappati via e la mano mi diventa marrone. Devo avere mangiato qualcosa di insolito, perché le unghie e le palme delle mani stanno assumendo il colore di un sugo di carne. Gli occhi luminosi della mia ragazza, la sua adorabile dolcezza. Pero é un tipo esigente, in tutti i sensi. Insiste a provare altre droghe; di pomeriggio giochiamo come bambini, ci travestiamo e inventiamo personaggi, finché la mia bussola non smette di puntare sulla realtà. Sono il suo assistente e lei prova i limiti del mondo. Quanto può arrivare lontano e ritornare comunque a casa puntuale per il te?
Devo provate, continuare a esercitarmi, perché lei è la mia consolazione. Con lei sto vivendo di nuovo la mia vita, ma troppo in fretta e tutto in una volta. E alla fine, per liberarsi, per vivere la sua vita, lei mi lascerà; o, per darle una possibilità, devo lasciarla io. Sogno, comunque, il matrimonio e sogno di portare i bambini a dormire la sera. Ma per tutto questo, mi hanno detto, e già troppo tardi. Quanto in fretta tutto diventa troppo tardi, prima ancora che uno si sia acclimatato! Guardo incredulo lo stronzo e noto qualcosa, oh no, si, è vero, oh, no, non é vero, vedo dei dentini nella sua testa vellutata e una piccola bocca che si apre e mi sorride, oh no, sta sorridendo e cos’è questo?, mi sta facendo l’occhiolino, si, il pezzo di merda mi sta facendo l’occhiolino, e che cos’è quella all’altra estremità, una specie di coda, si muove, si, si muove, e oh Gesù, sta cercando di dire qualcosa, di parlare, no, no, credo che voglia cantare. Anche se si dice che la verità si può trovarla dappertutto e che l’universo dello sporco può mandate strani messaggeri per parlare con noi, l’ultima cosa che voglio, a questo punto della mia vita, e uno stronzo canterino.
Voglio ficcare di nuovo lo stronzo giù nell’acqua, e tenerlo sotto e scappare fuori di lì, ma la madre, quando la madre entra e io mi sto abbuffando di trota e lei si tira giù i mutandoni, poi sto li a preoccuparmi che lo stronzo nascosto sotto l’ansa salti su come un piranha e si attacchi alla sua fica, magari dopo avere cantato un’arietta sarcastica; lei ne ricaverebbe un impressione di me che non voglio che abbia. Ma non voglio fermarmi a pensare questo, ho intenzione di riflettere costruttivamente se è possibile, anche se i suoi piccoli occhi scintillano e la bocca si muove e ha sviluppato delle squame sotto le quali la fanghiglia". Non pensarci. E cosa sono quelle? Piccole ali.. Afferro il rotolo di carta igienica, strappo più di un chilometro di carta e comincio a avvolgerla intorno allo stronzo, intorno e intorno, cosi quegli occhi non mi guarderanno più, né sorrideranno in quel modo. Ma anche nel suo sudario di carta e caldo, diventa sempre più caldo, caldo come la vita, e pulsa e emana odori. Guardo disperatamente nella stanza in cerca di un posto in cui ficcarlo, un tubo, o dietro un libro, ma puzzerà, lo so, e se comincerà a muoversi potrebbe finite dovunque nella casa. Qualcuno bussa alla porta. Una voce amica: il mio amore. Sto per rispondere oh amore amore quando sento altre voci più alte e memo affettuose. Nasce una discussione. Qualcuno gira la maniglia; un’altra persona prende a calci la porta. Quasi mi viene addosso, stanno cercando di buttarla giù!
Lo getterò fuori dalla finestra! Appoggio lo stronzo sul davanzale e afferro il telaio della finestra con tutt’e due le mani. Ma improvvisamente il cielo mi fa fermare. Da bambino mi mettevo steso sulla schiena a guardare le nuvole; da ragazzo giuravo che in un futuro memo movimentato avrei contemplato il cielo finché la sua bellezza non mi fosse entrata nell’anima, come i quadri rilassanti che volevo studiare, immergendomi nei colori e nelle trame della pittura, le città che volevo attraversare, oziando, le conversazioni inutili che volevo avere, un giorno, fatte di un’inutilità costruttiva. Adesso il vento mi soffia sul viso, mi solleva e quasi cado. Ma tengo duro e lancio lo stronzo lontano, come un piccione caldo, e urlo, fuori, fuori nell’aria, uccello stronzo via via via. Mi lavo le mani nel lavandino, carico di nuovo il gabinetto e ritorno alla vita. Andiamo, andiamo, si va, nonostante tutto, senza sapere perché o come.



Ritual Spirit, il ritorno dei Massive Attack: la minaccia incombe su di noi

La scorsa settimana, i Massive Attack ha lanciato una applicazione per iPhone chiamata Fantom che conteneva frammenti di quattro canzoni inedite.  Si tratta di un player musicale sensoriale che remixa e riassembla i brani in base a una serie di variabili ambientali fra cui il luogo, il movimento, l'ora del giorno e la fotocamera. Fantom offre all'utente la possibilità di creare e registrare clip audio e video unici, che possono essere salvati e condivisi facilmente sui social, via SMS e sui peer-to-peer. L'App, purtroppo, è solo per IPhone.

Esce ora Ritual Spirit, EP contenente le versioni definitive delle quattro tracce, per Virgin / EMI. Per questo nuovo lavoro torna a collaborare il vecchio compagno di viaggio della band Tricky, Young Fathers, Roots Manuva, e Azekel, sconosciuto vocalist britannico. La produzione è affidata totalmente a 3D. Un secondo EP, scritto e co-prodotto da Daddy G, è in arrivo in primavera, con un album a seguire entro la fine dell'anno. Heligoland era stato l’ultimo lavoro della band ed era del 2010.

Non uno, ma tre degli album che definiscono gli anni '90, sono dei Massive Attack la band è quasi da sola responsabile della nascita e la diffusione del trip-hop, che, il genere più diffuso e amato della seconda metà del decennio . I Massive Attack hanno poi superato alcuni momenti difficili dopo la fine del millennio, e lo hanno fatto alla loro maniera, con i membri della band che si sono dedicati ad altri progetti, lasciando solo Robert "3D" Del Naja, e il suo stile di produzione sempre più claustrofobico. I tempi sono oggi più ragionevolmente tranquilli, e mentre Helgoland del 2010 regge ancora sorprendentemente bene, e il "trip-hop" non è del tutto l'epiteto ghettizzante di una volta, torna la formazione originale, con Grant “Daddy G” Marshal, Andrew “Mushroom” Vowles e Tricki. I Massive Attack hanno trascorso gran parte del nuovo decennio in un lungo e prolungato processo di ricostruzione del combo. Colonne sonore per documentari su temi di forte impatto, come l’evasione fiscale e il riscaldamento globale, e uno spettacolo dal vivo che nelle parole di Del Naja, è un utopia tecnologica: caratterizzato sempre dal grande Horace Andy e da Martina Topley-Bird, collaboratrice di lungo corso di Tricky e già presente su Heligoland. E lo stesso Tricky, che lasciò la band nel 1995 per accrescere il proprio potere necrotico pubblicando quel mezzo capolavoro che è Maxinquaye e il cui nuovo singolo "Take It There" è un grande ritorno alla forma migliore di quel disco, appare su Ritual Spirit. Oltre a Tricki, che non molto tempo fa aveva rilasciato dichiarazioni non proprio benevole su i suoi ex compagni, troviamo Roots Manuva, rapper britannico e Azekel. Il disco inizia con con il piglio di 100th Window, ma si rivela subito come qualcosa di più interessante, con paesaggi sonori poderosi. Tricky e 3D s'intrecciano, con le voci che sanno esattamente quali poteri che possiedono di infiltrarsi e affascinare, Marshall ritorna con una sensazione di oscurità invadente con Dead Editors mentre nel frattempo, "Voodoo in My Blood" cattura "migliori impulsi, una versione più dinamica degli ultimi lavori di Del Naja. Ritual Spirit è il loro territorio, e ci stuzzica con la promessa di una forza sconcertante a venire con il prossimo LP. Invita anche a qualche domanda – come quella per esempio del ruolo che avrà Tricky nel futuro della band, se lo avrà.  Un Ep oscuro, cupo, velato da una foschia sonora e da  una minaccia diabolica incombente. E l’unica pecca importante che sembra avere Ritual è proprio che non è un album, ma solo un ep di 4 canzoni. Abbiamo visto la band dal vivo in passato, e per questo riteniamo sia sempre uno spettacolo imperdibile: le date del tour che toccherà anche l'Italia, con gli appuntamenti di  Milano e Padova, sono andate sold-out in brevissimo tempo, e questa è un'altra nota dolente. Speriamo in un ritorno in estate, magari anche in altre città. 




Qui di seguito, il video di Take It There, diretto da Hiro Murai con la  collaborazione sempre di Tricky, che riassume il carattere dark e claustrofobico che pervade il disco. Il video ha come protagonista John Hawkes, già visto nel serial Deadwood , che vaga brancolando di notte in una città deserta, accompagnato da un misterioso gruppo di ballerini, e sentiamo Tricki snocciolare le sue rime su un tappeto dolente e malinconico di  pianoforte. 


01 Dead Editors [ft. Roots Manuva]
02 Ritual Spirit [ft. Azekel]
03 Voodoo in My Blood [ft. Young Fathers]
04 Take It There [ft. Tricky]




Ritual Spirit.zip



11/02/16

David Bowie è stato il mio eroe

INCIPIT
Una vita vissuta .. all'insegna della necessità bruciante di correre, di metersi alla prova. L'ingiunzione al piacere e , inevitabilmente alla sofferenza. Si arriva prima o poi e tutti, a fare dei bilanci. Perchè tutti compiamo delle scelte e viviamo con le conseguenze di queste scelte. Non si deve essere o sentirsi "vecchi" per sentirsi vicino al giro di boa. In qualunque momento puoi sentire che ancora non sei riuscito a stringere con la vita il patto giusto per te. E non si riesce a liberarsi dal passato. Bisogna fare i conti con il fatto che ho (...) anni. Che iniziano ad arrivare i primi segni di cedimento. . Che le sperimentazioni che facevano un bell'effetto a 20,  ora ne producono un altro.Che per lungo tempo si è vissuto negando il tempo che passava..O forse sono solo stanco

Mai, la scomparsa di un artista ci ha colpito così tanto, e così da vicino.

Heroes
Senza ombra di dubbio David Bowie è stato il mio eroe. E' passato ormai del tempo da quando è scomparso, e  come molte altre persone, sto ancora ragionando sul significato che questo ha sulla mia vita. Giornalisti, esperti, sicuramente tanti più qualificati hanno e stanno documentando la lunga ombra che quest'uomo ha proiettato sulla cultura mondiale, negli anni passati e su quelli a venire; da parte mia, voglio solo condividere l'impatto che ha avuto sulla mia vita personale,  sul mio piccolo angolo in questo mondo. Sono cresciuto in una famiglia nonostante tutto , della piccola borghesia, un figlio degli anni '60. Sono e sono sempre stato ambiguo rispetto al posto che avrei dovuto accupare nella società: un miscuglio di voglia di arte, di tecnologia, di impegno. Sempre impicciato in tutto questo, ma mai completamente a proprio agio, e sempre e ancora alla ricerca di un modo per conciliare tutte questa cose. E per tanti anni, David Bowie ha fatto da sfondo a questo balletto interno, una presenza costante nel mio processo di scoperta di sé. E' ora se n'è andato. E io mi sono un pò perso. Chi sarà ora il mio spirito guida? E la mia pietra di paragone? Forse un giorno potrò imparare qualcosa dalla grande uscita di scena di Bowie con Blackstar. Ma per il momento, non sto pensando di morire. Quindi per ora, posso solo piangere, e scavare nella mia anima e ascoltare la musica e le canzoni di Bowie. Ho scoperto Bowie mentre frequentavo la scuola media, attraverso la radio e poi i dischi di un mio cugino maggiore. Questa musica non aveva niente  a che fare con le Hit Parade con cui ci nutrivamo con una dieta costante. Le canzoni, - né hard rock né pop né jazz, ma qualcosa di completamente diverso - la voce, la cadenza, così britannica ed esotica. E i testi, lasciamo perdere.. L'album era Hunky Dory, che ho amato subito, ed è stato il mio album più caro attraverso gl' anni della mia adolescenza. Tra i miei coetani della scuola media forse ero l'unico. Per un pò lo abbandonai, ma alle superiori e con l'ingresso in un gruppo di amici più grandi Bowie ritornò prepotente e stavolta in modo definitivo. Tralasciai l'aspetto selvaggio, la androginia e la bisessualità, le leggende di sesso orale sul palco e  altre buffonate. Era troppo strano, troppo glam e troppo ... queer  e quei tre dischi mi fornirono la prova definitiva che tutto il movimento di quel periodo, new wave, postpunks e new romantics che stava combattendo gli eccessi dei vecchi dinosauri della scena rock, esisteva in non una piccola parte grazie all’esplosione creativa di Bowie a Berlino.

In un tentativo estremo di rehab e in profonda introspezione, Bowie risucchiò e metabolizzò tutto il Krautrock, vomitando tre dei dischi più belli e influenti della musica pop, con il rock ridotto ad  essenza nuda, e world music integrata, qualcosa che pochi stavano facendo in quel momento. Nel processo, non solo Bowie si era reinventato ancora una volta; ma aveva talmente mischiato le carte  che niente sarà più come prima. E io ero nel bel mezzo di tutto questo, un figlio musicale di Bowie, di seconda (o terza) generazione. Alla fine ho conseguito il mio diploma e dopo un po’ ho iniziato a lavorare. La mia passione profonda e costante per David Bowie non è diminuita: ho condiviso con lui non solo il suo geniale talento come scrittore di canzoni ma anche il suo approccio alla della vita, lo stile, la gentilezza evidente , il maestoso fascino dandy, e l'amore genuino per il rock n’ roll.
Bowie è stato una rara leggenda del rock, la cui mitologia è stata definita più dalla sua curiosità intellettuale che dalla sua dissolutezza, legata al consumo delle sostanze, in particolare la cocaina. La sfilata dei personaggi che ha creato durante la sua incredibile discografia ha rappresentato non solo nuovi suoni ed nuova estetica; Bowie è stato essenzialmente un Internet umano, con ogni suo album come un collegamento ipertestuale in una vasta rete di musica underground, arte d'avanguardia, cinema d'essai, e anche un certo tipo di letteratura. Bowie è stato il nesso attraverso il quale (io) e molti fan del rock sono stati introdotti non solo ai Velvet Underground, a Iggy e agli Stooges, ai Kraftwerk e ai Neu !, ma anche a William S. Burroughs e Klaus Nomi, Nicolas Roeg e Ryuichi Sakamoto, fino a Nina Simone. Ha dominato l’era di MTV con Let’s Dance, e mentre la vendita dei  suoi dischi poteva diminuire notevolmente dalla metà degli anni '80, la sua influenza è diventata ancora più profonda e radicata: attraverso gli anni '90, la sua presenza ha permeato l’inconcludente Britpop dei Suede, le opere industriali di Nine Inch Nails, l’anima plastilina di Beck, e quella più dolce di kurt Cobain; drum’&bass, break beat, jungle,chili, elettronica. Ha proseguito nel nuovo millennio con LCD Soundsystem, le reinvenzioni di Kanye West e persino Lady Gaga. L’elenco sarebbe interminabile.
Ho immaginato Bowie come una grande stazione centrale, una ferrovia che si dirama in infinite nuove direzioni. Ho condiviso tutto questo e  anche i tanti problemi: sono caduto duramente. Usci Cristiana F, chi meglio di Bowie poteva sottolineare le vicende dei ragazzi dello zoo di Berlino e di tanti altri sparsi per le città europee? In quell’epoca eravamo delle figure tragiche, accomunati dall’essere inclini a trascorrere giornate svegli a guardare gli stessi film in un lungo e interminabile loop.
"Heroes" è il culmine, l'apice del suo scrivere canzoni, così semplice, così puro, così pieno di emozione. "Heroes" è una storia d'amore in un contesto tragico, un addio alle armi in appena una manciata di versi. E’ una canzone epica e commovente, un inno alla speranza, e alla consapevolezza che nonostante siamo impotenti rispetto ai grandi temi della vita, in definitiva siamo in grado di rubare e assicurarci alcuni momenti solo per noi, e tutti siamo in grado di battere tutti i bastardi che ci ostacolano, anche se solo per un giorno. Sono caduto più volte, ma mi sono sempre rialzato, perché ..<< "..Non smettere mai di cambiare. Reinventa sempre te stesso - anche quando il corpo sta cedendo..>> Una delle tante cose che ho appreso da lui. Un uomo con un talento musicale preternaturale, di una bellezza ultraterrena, e una straordinaria capacità di cambiare la natura stessa della realtà che lo circondava. E lo ha usato per rendere il mondo un posto migliore. Ho avuto la fortuna di vedere David in concerto, più volte. Notti di cui non dimenticherò mai il suono, l’odore, il sapore

La verità è che mi stavo preparando a perderlo un po’ di vista. Sin da quando un attacco di cuore sul palco nel 2004 accelerò la fine della sua carriera da giramondo e l'inizio di una pausa prolungata dalle registrazioni. Ma non ero preparato per un mondo senza David Bowie. Avevo accolto calorosamente nel 2013 The Next Day, era stato un ritorno quasi trionfale, ma non avevo capito, non mi ero accorto che fosse anche l’ un'ammissione che stava lavorando a tempo determinato. Quando ho ascoltato Blackstar  ho pensato che Bowie stesse raccogliendo gli esperimenti che aveva lasciato fuori, alla fine degli anni '70, ancora una volta, spingendo la sua la musica in un lato oscuro, in un territorio ancora inesplorato. E quando ho avuto la conferma che aveva combattuto il cancro che alla fine lo ha stroncato, è impossibile per Blackstar suonare come qualcosa di diverso da un rito funebre esteso. Ogni momento dell'album è intriso di cupa profezia, dal flauto polverizzante che chiude la title track, ai i respiri palpitanti che la aprono. "È un peccato che lei fosse una puttana". La qualità sempre più disincarnata della sua voce, sulla dissolvenza di "Dollar Day," al sassofono onnipresente che suona come se fosse sempre lui a suonarlo. Gli album di David Bowie mi hanno aperto sempre a nuovi mondi; Blackstar mi conduce al più misterioso, spaventoso, e inconoscibile di tutti.
Ed ora eccoci qui. Ci sentiamo come aver perso qualcosa di elementare, come se un intero colore se ne sia andato, e per me è più come se avessi perso un arto, e ancora sento il dolore. "Non smettere mai di cambiare. Reinventa sempre te stesso. Non smettere mai - anche quando il corpo sta cedendo. Cerca di creare qualcosa, fino alla fine. " E’ questo il suo lascito. Il mio eroe. E ho intenzione di fare del mio meglio per onorare la sua memoria, nella mia vita e nel lavoro, si spera, fino alla fine.