31/01/18

Nazi Punks Fuck Off: una storia orale


Ogni band hardcore che abbiamo amato negli anni '80 e oltre, dai Dead Kennedys ai Black Flag da i Minutemen ai Fugazi, erano si molto diverse tra loro, ma avevano una cosa in comune: bande di skinhead nazisti che di tanto in tanto assaltavano i loro concerti, con risse furibonde con i fan, inneggiando a Hitler e alimentando un clima pieno di odio e conflitto. I punk hanno flirtato dal principio con immagini fasciste, cercando lo shock e la provocazione, con Sid Vicious di Sex Pistols e Siouxsie Sioux che indossavano svastiche in pubblico, e, come ricorda lo scenografo di San Francisco Howie Klein, in seguito presidente della Reprise Records,: "All'improvviso, avevamo molte persone che facevano parte della scena che non capivano che "fascismo era una brutta cosa".


Nel 1980, la frangia più violenta del  punk stava infettando tutte le manifestazioni e i live  punk. "Il Pogo era diventato uno slam-dancing, ora conosciuto come moshing, e la maggioranza dei giovani di questa frangia veniva non tanto per godersi la musica, ma erano lì per picchiare la gente - a volte in un modo davvero pesante", dice Jello Biafra, la cui band, Dead Kennedys, pubblicò una canzone diventata ormai un classico nel 1981: "Nazi Punks Fuck Off".
 

29/01/18

Mille grazie a David Zard

David Zard  (06/01/1943 - 27/01/208) fu il primo che, dopo la triste stagione del caos, della violenza, della tensione ai concerti in Italia, con gli autonomi sempre pronti a sfondare i cancelli in nome dell'autoriduzione, della musica libera e di tutti,  alla fine degli anni Settanta aprì una nuove stagione di grandi live nel nostro paese. Da Frank Zappa ai Rolling Stones, da Madonna a Michael Jackson, dai Genesis a Lou Reed, Cat Stevens, Bob Dylan, Pink Floyd, Duran Duran,  i giovani italiani poterono di nuovo assistere negli stadi a concerti di altissimo livello. Un visionario, sicuramente, e non uno squalo della musica, interessato solo al profitto. Anche io, come dimostrano i ticket qui sotto, ho da dirgli mille grazie, David..








27/01/18

Roma, 17 febbraio: per il Popolo Curdo

 
Il popolo curdo sta attraversando una situazione drammatica, perseguitato in Turchia dal regime di Erdogan, che distrugge i villaggi nel Kurdistan irakeno, che muove la guerra e bombarda il Cantone di Afrin complici Russia, Usa, UE, che resiste in Iran insieme a tutti i popoli.
Dopo il presunto golpe, Erdogan ha riempito le galere di oppositori tra cui migliaia di curdi, compresi sindaci e deputati HDP anche i due co-presidenti Demirtas e Yüksedag. Ora l’escalation turco con l’aggressione militare al Cantone di Afrin per annettersi quel territorio, nell’intenzione esplicita di distruggere l’esperienza della rivoluzione in Rojava.
La criminale guerra dichiarata dal regime turco contro il popolo curdo portatore di istanze di pace e giustizia, pone oltremodo la preoccupazione sulle sorti del leader Ocalan di cui non si hanno più notizie da due anni.
Per perorare la sua vicenda, a Strasburgo davanti la sede del Consiglio di Europa, è in corso da mesi un presidio del movimento curdo, a cui si aggiungerà dall’8 febbraio “la marcia internazionale per la liberazione di Ocalan, delle/dei prigioniere/i politici, per la pace e giustizia in Kurdistan”, che si concluderà con una grande manifestazione a Strasburgo il 17 febbraio, nel 19° anniversario dell’intrigo internazionale che consegnò il leader Ocalan nelle mani della Turchia.
 
In contemporanea della Marcia a Strasburgo intendiamo manifestiamo insieme alla comunità curda a Roma. Sarà l’occasione per mostrare ancora una volta al mondo quanto l’Italia sia vicina al popolo curdo e non dimentichi le responsabilità del governo italiano quando Ocalan giunse in Italia per chiedere asilo politico, soprattutto per rinnovare l’attenzione e l’impegno nella ricerca di una soluzione pacifica per quel popolo perseguitato.
Temiamo per la vita del leader Ocalan, vista la situazione di assoluto isolamento divenuta ormai pratica costante per tutte/i le/i detenute/i politici. La sua presenza è fortemente necessaria, rappresenta la speranza di un cambiamento radicale rispetto alle logiche degli Stati, che impediscono ai popoli di viveri liberi, in armonia e cooperazione sociale.
Il leader Ocalan deve vivere e tornare libero, per contribuire a riaprire il dialogo di pace e realizzare una condizione giusta e duratura per il popolo curdo e per tutti i popoli della regione
mediorientale.
 
PACE E LIBERTA’ PER IL POPOLO CURDO E I POPOLI DEL MEDIO ORIENTE A FIANCO DI AFRIN CHE COMBATTE E RESISTE PER L’UMANITA’
17 FEBBRAIO, MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA, h 14.00 Piazza della Repubblica
 
Ufficio di Informazione del Kurdistan (UIKI)
Comunità Curda in Italia
Rete Kurdistan Italia




 
PRIME ADESIONI:
ARCI
Cobas-Confederazione dei Comitati di Base
Movimento per il Diritto ad Abitare
Movimento NO TAV
Movimento NO TAP
Forum dei Movimenti per l/Acqua
Giuristi Democratici
Attac
Nodo Solidale
Senza confine
Prc
Palermo solidale con il popolo curdo
verso il Kurdistan-Alessandria
Coordinamento Toscano per il Kurdistan
Rete Kurdistan Puglia
Rete Kurdistan Abruzzo
Newroz- Pisa
Laboratorio SKA – Insurgencia / Napoli
Laboratorio Sociale-largo Tappia/Lanciano
Tpo – Labas – Vag 61 – Ass. Ya Basta / Bologna
Gabrio- Torino
 Askatasuna / Torino
Ya basta Edi Bese/ Padova
Ya Basta- Marche
Cpa – EX Emerson / Firenze
Sparrow– Azadi / Cosenza
Zona 22 / S. Vito Chietino(CH)
Comunità Nuovi Orizzonti / Messina
Comitato di base NoMuos/NoSigonella di Catania
GUS- Gruppo Umana Solidarieta’/ Macerata
Forte Prenestino-Roma
EX Snia- Roma
La Strada- Roma
Casale Falchetti- Roma
LOA Acrobax- Roma
Degage -Roma
Un Ponte Per
Bene Comune- Mensile culturale
Movimento per il Diritto all’Abitare- Roma
Csoa Angelina Cartella- Reggio Calabria
Ass. Primo Marzo Molise Onlus
Associazione Culturale La Lotta Continua
Collettivo Autogestito CASAROSSA40 (Lamezia Terme)
Servizio Civile Internazionale
Cooperazione Rebelde Napoli
Simone Oggionni (coordinamento nazionale Articolo Uno – Mdp)
Associazione Progetto Diritti onlus
Associazione Primo Marzo Onlus- Molise
Associazione Senza Paura Genova
 

26/01/18

Mark E. Smith: la musica perde uno dei suoi personaggi più distintivi e inimitabili

Mark E. Smith, prolifica e abrasiva leggenda del post-punk britannico, fondatore, leader e unico membro stabile del gruppo The Fall ci ha lasciato. Aveva 60 anni.
La manager, Pam Van Damned (!) ha detto che se n'è andato nella sua casa mercoledì. Non si conosce ancora la causa della morte.
I Fall hanno pubblicato 32 album in studio, l'ultimo, New Facts Emerge, nel 2017 e circa 25 dischi dal vivo nel corso della carriera.
Pur non avendo mai avuto un gran successo commerciale, la musica di Smith ha avuto un enorme influenza su moltissimi artisti. Non si contano gli omaggi e le collaborazioni: Gorillaz, Elastica, Coldcut, Mouse on Mars e moltissimi altri, con collaborazioni extramusicali come quella con il coreografo Michael Clark.

Nessun altro dei gruppi New Wave / Post/Punk originali ha avuto così lunga vita. Oltre 40 membri, 30 line-up, i Fall hanno inizialmente costruito la loro fama negli anni attraverso lunghi tour. 
Figura di culto enigmatica, con una reputazione terrificante per il carattere bizzoso, irritabile, irascibile e sempre intenzionalmente fuori moda, Smith non era esattamente il beniamino della stampa musicale. Bevitore incallito.
Leggende narrano di licenziamenti per un capriccio, di mogli e ex fidanzate abbandonate su un'autostrada in mezzo a una tormenta di neve, di voci su musicisti scaricati nelle foreste svedesi, storie di "tensione creativa" e torture psicologiche. Ma anche tante testimonianze (donne, amici, musicisti..) di generosità e gentilezza straordinarie: di come veniva loro in aiuto quando ne avevano bisogno, o di essere portati in giro per il mondo.

Parlando dei continui cambi di musicisti nella band: "Se vedi tua nonna e me che suono i bonghi su un palco, allora sei ad un concerto dei Fall!".
Il nome, The Fall, venne scelto dall'omonimo romanzo di Albert Camus (La Caduta, la storia dell'avvocato Jean-Baptiste Clamence, emblema dell'uomo che vive nell'assurdo..) del 1956.
Ho visto Mark E. Smith anni addietro in un mitico concerto a Roma, al Brancaleone, sempre visibilmente al comando, come un folle caposquadra di cantiere, aggrappato al microfono cantando (o piuttosto emettendo rumori) i testi come se fossero ordini, mentre la band, rannicchiata dietro di lui, martellava il suo tipico sound ipnotico, gelido e polveroso. Non un tipico live-rock, ma qualcosa più simile alla fantascienza musicale!
 
"Continuerò a farlo finché potrò". Il suo amore e il suo impegno per i Fall è stato totale. Dice tutto di lui il fatto che ha continuato a esibirsi fino alla fine, anche visibilmente malato e su una sedia a rotelle. Un personaggio unico e irripetibile..



















24/01/18

"Evil Spirits", il ritorno dei Damned e il mio Best of






I DAMNED sono stati uno dei gruppi più influenti non solo del punk rock: un'eredità pesante per generazioni di rockers. Il loro è stato un autentico viaggio musicale, che ha visto il quintetto in perenne evoluzione, esplorando coraggiosamente panorami e suoni ben oltre i loro esuberanti inizi. A circa dieci anni dall'uscita del loro ultimo album in studio,  So, Who's Paranoid?, molto apprezzato da critica e fan,  ritornano con il nuovo "Evil Spirits", che sarà pubblicato il 13 aprile su Search And Destroy / Spinefarm Records, ed è preceduto dal singolo "Standing On The Edge Of Tomorrow", da ieri streaming online e apripista per il prossimo tour nel Regno Unito a partire dal 26 gennaio. "Evil Spirits", è prodotto dal leggendario Tony Visconti, che ha lavorato con molti grandi nomi nel panorama Rock, e antico sodale di David Bowie, con cui ha realizzato una delle più grandi trilogie della musica alternativa. Visconti ha sfruttato appieno le sue attrezzature vintage per il nuovo disco Damned. C'è qualcosa di meraviglioso nei suoni degli anni settanta; dischi glam, rock e punk, suonano tutti alla grande. Ha fatto registrare tutti i brani in studio ma suonati.. dal vivo, con l'obiettivo di ottenere qualcosa che si avvicinasse il più possibile al vecchio sound graffiante  della band.
Riuniti con l'ex bassista Paul Gray (che con Vanian e Cap Sensible aveva suonato in "Black Album" e "Strawberries" nei primi anni ottanta ), i vecchi dannati hanno sfornato canzoni che possono sembrare abbastanza gioiose ed edificanti musicalmente, ma alcuni dei testi, come il nuovo singolo Standing On The Edge Of Tomorrow, risultano piuttosto oscuri.

BEST OF...
Per quanto riguarda il best, per i Damned è risultato ancora più difficile rispetto ad altri gruppi. Il mio amore per la band è di vecchissima data, incondizionato e immutato ancora oggi. Avendo tutta la discografia, compresi bootleg e rarità, è stata una stretta al cuore escludere brani. Alcuni dischi meritavano di essere inclusi per intero, come Strawerries  e Phantasmagoria, che rappresentato momenti diversi di evoluzione e innovazione.  Ma.. non si poteva.Troverete poi alcune canzoni in diverse versioni, perché essenzialmente i Damned sul palco sono sempre stati qualcosa di veramente travolgente. Quindi, meno di una settantina di brani proprio non ce l'ho fatta a ridurre. Buon ascolto comunque, per chi ama The Damned, contro la mediocrità imperante e l'intrattenimento plastificato dei nostri giorni,  so che sarà cosa molto gradita...
EVIL SPIRITS  download

                                                           

 
MY  BEST OF...THE DAMNED!
 




20/01/18

Margaret Atwood scrive sul movimento #MeToo

«Sembra ci sia un’intera nazione piena di giovani donne che non sanno chiamare un taxi»
Caitlin Flanagan

 Margaret Atwood, l’autrice di The Handmaid’s Tale si interroga su cosa significhi essere una “cattiva femminista” e invita alla cautela quando si tratta di ritenere colpevoli gli accusati di molestie

Da paladina del femminismo a cattivo esempio e accusatrice degli stessi movimenti femminili il passo di questi tempi è breve. La prolifica scrittrice canadese è divenuta negli ultimi anni un’icona di un rinnovato movimento di liberazione femminile dopo che alcuni suoi romanzi, in particolare Il racconto dell’ancella e L’altra Grace, sono divenuti delle popolari serie tv (The Handmaid’s Tale, che abbiamo più volte consigliato e Alias Grace) focalizzando l’attenzione sul ruolo spesso vilipeso delle donne. Ora però l’autrice è sotto attacco per le sue posizioni sul movimento #MeToo e per un suo editoriale pubblicato sul quotidiano canadese The Globe and the Mail.
Questa è la traduzione (e scusate qualche licenza che ci siamo presi) della lettera, in cui scrive che le donne non sono solo buone e angelicate, altrimenti non esisterebbe un sistema legale, che una persona non può essere colpevole solo perché accusata, e che «in tempi estremi, gli estremismi vincono», e si finisce per dividere in tifoserie situazioni complesse: da una parte chi sta con gli stupratori, dall’altra chi con gli illuminati.
La riteniamo (la lettera) un validissimo contributo, anche alla luce di nuovi episodi di presunti stupri, come quello di James Franco e del comico  Aziz Ansari, sputtanato online per.. "un appuntamento finito male"

"Sembra che io sia una "cattiva femminista". Posso aggiungere questo alle altre cose di cui sono stata accusata dal 1972, come scalare la fama su una piramide di teste decapitate di uomini, di essere una dominatrice incline alla sottomissione degli uomini (una persona retta, completa con una illustrazione di me in stivali di pelle e una frusta) e di essere una persona orribile che può annientare - con i suoi poteri magici di strega bianca - chiunque, nei salotti di Toronto, sia critico . Sono così spaventosa! E ora, a quanto pare, sto conducendo una guerra alle donne, come la cattiva femminista misogina e stupratrice che sono.
Come sarebbe una buon femminista agli occhi dei miei accusatori?
La mia posizione fondamentale è che le donne sono esseri umani, con tutta la gamma di comportamenti santi e demoniaci che questo comporta, compresi quelli criminali. Non sono angeli, incapaci di commettere errori. Se lo fossero, non avremmo bisogno di un sistema legale.

Né credo che le donne siano bambine, incapaci di agire o di prendere decisioni morali. Se lo fossero, torniamo al 19 ° secolo, con le donne che non dovrebbero possedere proprietà, avere carte di credito, avere accesso all'istruzione superiore, controllare la propria riproduzione o votare. Ci sono gruppi potenti in Nord America che spingono per questo programma, ma di solito non sono considerati femministe.

14/01/18

Disordine e anarchia: dove nasce l'arte

Laurie Lipton
Eh, le nostre stanze, le nostre case, le nostre.. passioni. Un buon studio per un artista è tutto, il posto forse più importante. E quelli più creativi (compresi i nostri!) possono a volte sembrare una discarica, o posti dove regna sovrano il disordine e l'anarchia. Ma è proprio in stanze come queste  che sono state create le più grandi opere d'arte, dove sono nate le idee più geniali.

Queste foto non sono glamour e mostrano gli artisti in uno stato naturale e quasi senza filtro. Questa è la storia dietro le quinte. Le immagini ci restituiscono gli artisti nelle loro quotidianità e nel loro lavoro, e tra mostri sacri, visionari, pop, avanguardisti, abbiamo scelto come al solito quelli di nostro gradimento, che sentiamo più vicini con la loro arte e personalità..
(via Bored Panda)





Pollock

Bacon


Alfred Roll

11/01/18

Hepcat, Marcus Garvey era un eroe nato in Giamaica

Marcus Garvey era un negro nato in Giamaica
Marcus Garvey era un eroe nato in Giamaica
Sposò due mogli di nome Amy e Aimee
Aveva due figli, quelli di Amy
Uno è un dottore
Uno è un insegnante
Alcuni dicono Garvey Ded-o
Alcuni dicono di no Ded-o
Alcuni dicono di conoscerlo
Alcuni dicono che non lo conoscono..
Ho incontrato alcuni fanatici
l'altro giorno
hanno un piano indescrivibile..


Hepcat - Scientific




10/01/18

Philip Seymour Hoffman ci manca

Philip Seymour Hoffman è uno degli attori e artista più amato qui su INTERZONE. Lo ribadisco dopo aver già espresso il concetto in altri post su questo blog. Protagonista e comprimario, in ruoli drammatici, comici, in film d'avventura, di fantascienza, biografici, commedie, schivo e riservato, lontano dallo star system, Philip Seymour Hoffman  ci manca, e tanto. 
 
Muore domenica 2 febbraio del 2014 a soli 46 anni.
Uno dei migliori attori della sua, della nostra generazione.
Ricordo le mie prime reazioni: shock e tristezza. Come è stato possibile? Giovane, dotato, un vero talento.
Philip “elevava qualsiasi film in cui recitasse” –  e con un volto e una personalità inconfondibili.
E poi le linee temporali hanno iniziato a essere riempite di clip, una dopo l'altra, più di due decenni di lavoro ricco, variegato e sincero: la cascata di link su YouTube ha confermato qualcosa che troppo spesso si dava per scontato: Philip Seymour Hoffman era un attore straordinario - credibile, sfumato, intelligente, spesso elettrizzante . E, soprattutto, versatile. Anche se aveva le sue specialità (sguardo triste, genio impaziente, ghigno compiaciuto..), non ha mai dato due volte la stessa interpretazione. Nel suo lavoro c'era un filo comune: era un attore di straordinario controllo. Molte delle sue migliori performance hanno trasmesso quel controllo, e anche quando ha interpretato personaggi dal carattere difficile e disordinato, non c'è stata mai la sensazione (e la paura) che Hoffman perdesse il controllo. E questo, più della sua età o della sua persona o dei dettagli sordidi della sua morte, è la cosa più sconvolgente della vicenda: aveva perso il controllo di una dipendenza paralizzante.

Lo shock della sua morte, su come sia avvenuta rispecchia l'affetto e l'amicizia che avevo provato quando Hoffman era andato in riabilitazione - non per l'alcol o per le pillole, tossicodipendenze più comuni nello star system, ma per liberarsi dell'eroina. È una cosa seria e, anzi, era una storia di dipendenza che risale ai suoi vent'anni. Una storia.. comune a molti. Ma nonostante questo, l'immagine del geniale Hoffman morto nel suo bagno, un ago nel braccio, ci porta in una dimensione molto diversa ad esempio, dalla morte simile di altri personaggi: prendiamo quella di John Belushi.

L' immagine di Belushi era quella di Bluto Blutarsky, in Animal House; quando pensiamo a Philip Seymour Hoffman, pensiamo al Lancaster Dowd di The Master, ispirato a Scientology (Coppa Volpi a Venezia ex aequo con Joaquin Phoenix) o al suo brillantemente astuto Gust Avrakotos ne La Guerra di Charlie Wilson, o al suo affamato Truman Capote in Capote (per cui ha vinto il suo Oscar) . Non si possono conciliare nell'uomo capace di queste interpretazioni, il potere dell'attore e quello della dipendenza, che lo ha portato alla morte. Ma ci sono altre performance che suggeriscono quei demoni mai soppressi. C'è il suo lavoro potente e silenzioso in Love Liza, (Per Amore di Liza) col web designer schiavo della benzina che usa come anestetico al dolore esistenziale dopo il suicidio di sua moglie. (Voci, dicono che le continue ricadute di Hoffman potrebbero essere causate da una separazione dopo 15 anni di convivenza..). C'è la sua poco apprezzata trasformazione nel notevole La doppia vita di Mahowny , storia vera di un bancario canadese con una dipendenza dal gioco d'azzardo incontrollabile, il tossico dirigente immobiliare disperatamente in cerca di denaro di Onora il Padre e la Madre: vederlo in questi film, il modo in cui il suo personaggio non solo suddivide la sua dipendenza, ma che diventa uno schiavo infelice, a quanto sembra, ora, sia illuminante. Altre performance che continuano a tornarci in mente, Il dubbio, accanto a Meryl Streep, per il suo ruolo di sacerdote sospettato di aver abusato di uno studente di colore dal giorno della notizia della tragedia; il suo Phil Parma in Magnolia di Paul Thomas Anderson. Anderson ha lavorato con Hoffman cinque volte, gli ha affidato parti che qualsiasi attore avrebbe voluto interpretare, dal depresso disperato di Boogie Nights al sudicio pericoloso in Punch-Drunk (Ubriaco d'amore) al carismatico prevaricatore e ingannatore in The Master. Tutto è stato scritto per Philip, ma la parte dell'infermiere di grande dolcezza e umanità in Magnolia, è sembrata un suggerimento che questo personaggio fosse il vero Phil. In questo magnifico film, mantiene un rapporto allegramente volgare con il suo paziente che sta per morire, (un sempre grande Jason Robards), è sensibile ai malumori della moglie selvaggia e instabile del suo paziente e quando gli viene chiesto di rintracciarne il figlio con cui non ha rapporti da anni, è impossibile dimenticare la telefonata con questo sconosciuto, così semplice, così contenuta, ma così potente. In questo grande e coraggioso film, pieno di tossicodipendenti e misogini e abusatori e vittime, Phil di Hoffman non è la stella del film, ma in molte scene, è un personaggio puramente reattivo e potente. Philip Hoffman era sempre così coinvolto nelle scene dei suoi film che non si può distogliere lo sguardo dai suoi personaggi, anche se non era la star.


Come dimenticare i suoi film "musicali", Quasi famosi, nei panni di Lester Bangs,  Jack Goes Boating, una commedia in cui veste i panni di Jack, personaggio timido e socialmente inetto, autista di limousine appassionato di reggae, il Dj di Radio Rock, e ancora Boogie Nights, Il grande Lebowski..

Probabilmente il miglior attore della sua generazione, uomo schivo e riservato, una moglie, due figlie, poco o nulla si sapeva di lui. Niente a che fare con lo star system, niente spot, niente gossip. Neanche bellissimo, ma affascinante, sì.
Oltre al suo trasformismo straordinario, questo è quello che ci mancherà forse di più..
 
 
 

 

06/01/18

All Blues..





All Blues

 

Chet Baker

The sea, the sky.
And you and I.
Sea and sky and you and I.
We are all blues.
All shades, all hues
We are all blues;
Some blues are sad.
And some blues are glad.
Dark and sad,
Oh, bright and glad.
We are all blues.
All shades, all hues... Yeah.
We are all blues.
The sea, the sky.
And you and I.
Sea and sky and you and I.
We are all blues.
All shades, all hues
We are all blues;
Some blues are sad.
And some blues are glad.
Dark and sad,
Oh, bright and glad.
We are all blues.
All shades, all hues... Yeah.
We are all blues.
All shades, all hues... Yeah.
We are all blues.
All shades, all hues... We are all blues.



04/01/18

5 Documentari su You Tube

Non abbiamo sempre desiderato saperne di più sui nostri scrittori preferiti Alcuni di essi sono timidi, solitari, bevono grandi quantità di caffè e alcol : non è facile scoprire a fondo le loro personalità. I documentari ci aiutano a volgere uno sguardo sul loro processo creativo, sulle loro ossessioni e su come scolpiscono le loro storie.
Interzone ha una predilezione per i documentari, ne abbiamo presentato molti su musica, cinema ed altro. Qui ne abbiamo scoperto alcuni su grandi scrittori di nostra preferenza, tutti disponibili su YOUTUBE, da guardare comodamente su pc e cellulare. Sono bellissimi, penetranti e stimolanti e permettono di ascoltare la voce di geni del calibro di JG Ballard, che ci racconta la sua fascinazione per le autostrade, Margaret Atwood, che approfondisce le tematiche del suo distopico e bellissimo The Handmaid's Tale, (Il racconto dell'ancella) da cui il pluripremiato serial, (che tutti dovrebbero vedere), Sylvia Plath che ci svela la fonte delle sue poesie.


JG Ballard
Pubblicato nel 2014 il documentario sull’autore di alcuni tra i più grandi capolavori della letteratura distopica dura meno di un’ora. Ripercorre una carriera durata cinquant’anni e ricorda i momenti di difficoltà, come quando un recensore definì Crash l’opera di un grave malato mentale.
Celebrato per la cosiddetta trilogia dei disastri urbani (Concrete Island, High-Rise, Crash), Ballard ci guida attraverso la sua carriera nell'arco di 50 anni, comprese le polemiche sulla pubblicazione di alcuni dei suoi romanzi. Oltre al suo interesse per la connessione tra erotismo e incidenti stradali, Ballard ci racconta la predilezione per i paesaggi urbani, le highways, i parcheggi a più piani e gli hotel abbandonati: tutti gli elementi costitutivi dei mondi immaginari in cui ci siamo immersi così tante volte. È ora di rileggere High-Rise.
 
 

 

02/01/18

Dalle tombe al mainstream. Ecco a voi il 2018! Bauhaus Live 1998


31/12/2017
Lavoro pressante, con aspettative sempre troppo alte. E poi, bilanci esistenziali, il clichè per cui durante le festività nataliziea bisogna essere tutti felici. Un mix esplosivo di sentimenti e condizioni, che alcuni chiamano il Christmas Blues. L'obbligo di dover festeggiare che si percepisce e che deriva dall'idea stereotipata del Natale e del Capodanno, veicolata soprattutto dai media e dalla pubblicità. E allora vai con il senso di tristezza e depressione,  disturbi vari e attacchi di panico. E' una sorta di 'effetto post partum natalizio', diceono gli esperti. Ma noi, di fronte alle feste ed ai rituali, ce ne freghiamo.. E contrapponiamo al Capodanno istituzionale con feste chiassose, concerti in piazza con le solite mummie imbalsamate, balli con musica disco che ci rivolta, botti e pistolettate varie, una buona cena tra gli intimi, tanta birra scura, vino bianco, candele e tanto, tanto..buon vecchio Goth.
Sul Goth abbiamo letteralmente messo una pietra tombale con questo post di un pò di tempo fa, con tanto di glossario e playlist, ma vogliamo chiudere quest'anno con una delle band della nostra formazione. Non mi dilungo: i primi giri di basso che ho cercato di riprodurre sono proprio quelli di David J dei Bauhaus. Buon anno comunque a tutti, e se vi va, godetevi questo live del 1998, registrato all'Hammerstein Ballroom di New York City, il 9 e 10 Settembre. CHEERS!!!!