20/03/18

My Best of: Queens of the Stone Age




Che Musica Impressionante!

"Nicotine, valium, vicodin, marijuana, ecstasy and alcohol
Nicotine, valium, vicodin, marijuana, ecstasy and alcohol
Co-co-co-co-co-cocaine
Co-co-co-co-co-cocaine
Co-co-cocaine
No
Co-co-co-co-co-cocaine"

(Feelgood Hit of the Summer 2000)

Ha contribuito a creare l'immagine dei vichinghi del deserto, Josh Homme e i QUEENS OF THE STONE AGE da tempo non sono più una stone rock band, una rock band desertica; oggi sono semplicemente un grande gruppo rock'n'roll, muscoloso, felino, sensuale. Come noi, hanno una visione debole delle regole, incitano all'anarchia, hanno pensieri sulla mortalità e confessioni di angoscia. Musicalmente scivolano tra i generi a loro piacimento, e in tempi in cui con ProTools puoi creare musica perfetta anche se noiosa, senza collisioni, niente sputi, niente sangue, niente di niente, loro suonano tutto dal vivo: ci sono errori, è vero, il suono a volte è sporco, ma così loro provano ad essere.. umani. Alla fine, la loro è la vera essenza del R'n'R. E in Villains sono riusciti a corrompere e a pervertire anche quel tipo abbottonato che è Mark Ronson, produttore del disco, dopo i fasti con gente tipo Stevie Wonder, Lady Gaga, Lily Allen, Adele, Amy Winehouse, Coldplay, Duran Duran...

Villains è il settimo album dei Queens, dietro ci sono quattro dischi di Josh Homme con gli Eagles of Death Metal, uno con i Them Crooked Vultures, 10 EPs con le Desert Sessions, una collaborazione con Iggy Pop, vari lavori di produzione e 31 altre collaborazioni di vario grado di serietà.

Lo so, i miei best of di solito sono sempre molto lunghi, ma nessun altro gruppo, heavy rock, nu-metal, stoner o altro suona qualcosa di simile a loro: un muro di suoni dietro una cortina di capelli, ritmi concisi e rigidi (che Ronson, con la sua sensibilità funk, ha trasformato in qualcosa di molto più dinamico e ballabile nell'ultimo disco), donano ai QOTSA un sonico distintivo e unico.
In definitiva, non un vero best, ma una festa Rock che fa i conti con l'età e la mortalità: siamo più vecchi di quanto pensassimo, ma non è ancora tempo per fermarsi.

"I piedi non mi deluderanno ora, devo solo andare avanti.
(feet don't fail me)



ps: la scaletta della playlist aveva un ordine ben preciso che, per motivi a me ignoti, Spotify ha deciso di ignorare. Conto al più presto di mettere in ordine la sequenza dei brani per come l'avevo programmata: lo ritengo un fattore importante.

 

14/03/18

What's not to Love?: Ian McKellen e i Fleshtones, 1987

Il revivalismo degli anni '80 può essere fatto male e può essere fatto bene. Quelli abbastanza grandi da ricordare il decennio sembrano essere nella posizione migliore per ricrearlo, ma il successo di Stranger Things offre un eccellente controesempio. I fratelli Duffer hanno fatto un meraviglioso lavoro di evocazione dell'aspetto e delle sensazioni della metà degli anni '80, costruendo un collage di una dozzina di film dell'epoca, da E.T. a film più oscuri. Tuttavia, quando si parla di musica, il retrò degli anni '80 tende a limitarsi alla diffusione del rap, all'electro, il synthpop di Gary Numan e dei Duran Duran o all'hair metal pacchiano dei Mötley Crüe. Manca però assolutamente il revivalismo significativo degli anni '60, emerso in quel periodo. Garage, surf e psych rock e i suoni jangly dei The Byrds hanno ispirato REM, B52s, Replacements, House of Love e Fleshtones, una band di New York, molto apprezzata anche nell'underground anche nel nostro paese (e di cui parleremo più avanti) band affascinata da Andy Warhol e dalla sua arte soprattutto degli anni '60. Quando Warhol approdò alla TV negli anni '80 con il suo spettacolo di varietà su MTV scelse i Fleshtones come band di supporto per la star del cinema Ian McKellen, un match-up che rappresenta un altro segno distintivo della cultura pop anni '80 - la giustapposizione postmoderna di generi, stili e registri - che vide Warhol pioniere 20 anni prima, portando nella scena artistica kitsch, lattine di zuppa serigrafate, e i Velvet Underground.

"Il lavoro televisivo di Warhol trasformò questo impulso in un circo multimediale caratterizzato da l'alto e il basso, il ricco e il famoso, gli artisti affermati e le stelle nascenti ", afferma Geralyn Huxley, curatore del Museo Warhol. In questo esempio particolarmente calzante, McKellen e Fleshtones portano il Sonetto 20 di Shakespeare, What's not to Love? (Cosa non è da amare?) a un pubblico giovane e alla moda, negli studi di MTV nel 1987. Punti forti del filmato, Ian McKellen, giovane, caldo e già follemente talentuoso e i membri della band che indossano le fantastiche mode New Wave dell'epoca. Per gli studiosi seri del decennio, un documento visivo essenziale.

Sappiamo bene che IAN MCKELLEN è famoso per l'interpretazione di Gandalf nella trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson e nella trilogia di Lo Hobbit, sempre nei panni di Gandalf, e per il ruolo di Magneto in X-Men, ma McKellen è un grande attore di teatro arrivato tardi al cinema. Tra quelli che abbiamo apprezzato di più, Demoni e dei (Gods and Monsters), di Bill Condon (1998) in cui interpreta il famoso regista di film horror degli anni '30 James Whale, passato in Italia quasi inosservato, L'allievo di Bryan Singer (1998) e Mr. Holmes - Il mistero del caso irrisolto (Mr. Holmes), di Bill Condon (2015).
 




Spesso etichettati come revivalist di garage-rock, i Fleshtones amano mixare i suoni di organo Farfisa e fuzz-guitar di quel genere con rockabilly anni '50 e '60, R & B, in un potente mix retrò che il gruppo ama(va) chiamare "Super Rock". " I Fleshtones si uniscono nel 1976 nel Queens con il cantante / tastierista Peter Zaremba, il chitarrista Keith Streng, il bassista Jan Marek Pukulski, e il batterista Bill Milhizer, con l'idea di restituire il rock and roll alla semplicità e alla spontaneità degli anni '50 e dei primi anni ' 60s.
Il gruppo si adattava bene alla scena punk e new wave newyorkese, e il primo singolo, "American Beat", attirò l'attenzione dell'etichetta indipendente Red Star , per passare poi all' I.R.S. L'EP di debutto, Up-Front, viene pubblicato nel 1980, seguito da "Roman Gods" e "Blast Off!"
Nel 1983 il gruppo produce Hexbreaker, continuando a registrare per tutti gli anni '80, mentre viene pubblicato Powerstance nel 1992 e Beautiful Light nel 1994. Mentre la popolarità del gruppo è scesa nella seconda metà degli anni '90, nel 2003 firmano per la potente etichetta indie Yep Roc Records pubblicando Do You Swing, accolto molto bene dalla critica. Un altrettanto solido seguito è stato Beachhead, pubblicato nel 2005.
I Fleshton continuano ancora oggi a registrare ed esibirsi con uno spirito, una passione e un'energia che poche band possono superare.

Il live che possiamo vedere qui sotto è dello stesso tour che li portò nell'1987 anche a Napoli, (sopra il biglietto d'ingresso che custodisco gelosamente) in un concerto ancora ben impresso nella memoria.

 I Fleshtones all'Ethos Club, Gabicce Mare, Italia, 12 luglio 1987.








12/03/18

David Byrne al Late Show di Stephen Colbert: spettacolare

Consideriamo David Byrne un genio,  Talking Heads è stato uno dei gruppi capisaldi della nostra intera vita musicale, come testimoniano le molte pagine a loro dedicate su questo blog. Byrne è tornato e lo scorso venerdì è stato ospite al Late Show di Stephen Colbert, dove oltre a parlare col conduttore del nuovo album American Utopia, a 14 anni dal precedente disco, si è esibito in una spettacolare versione di Everybody’s Coming to My House, il primo singolo estratto dall'album e disponibile in streaming gratuito sul suo sito davidbyrne.com.,  con lo stesso Colbert che si è unito alla coreografia dei musicisti. Molti dei brani sono stati scritti e prodotti insieme a Brian Eno – Byrne ha anche parlato dell’idea di scrivere un musical sul genero-consigliere di Trump Jared Kushner –

Tre date italiane del tour, la prossima estate, il 19 luglio a Ravenna, il 20 luglio a Perugia per Umbria Jazz e il 21 luglio a Trieste. American Utopia  riporta Byrne verso i Talking Heads della seconda parte della loro carriera, per quanto riguarda i suoni. Per i testi, Byrne ha ragione: 
molti di noi non sono molto soddisfatti del mondo che abbiamo realizzato. Ci guardiamo intorno e ci chiediamo: dobbiamo continuare a vivere in questo modo? Non c’è altra via possibile? Queste canzoni hanno molto a che fare con quello sguardo e con quelle domande.




02/03/18

John Waters al Burgundy Boogaloo Punk Festival

<<Il rock 'n' roll ha una sorta di aura di rivoluzione permanente, senza tempo, di sfida a tutto, inclusa la natura stessa.>>

<<Uccidere tutti ora. Condonare gli omicidi di primo grado. Sostenere la causa del cannibalismo, mangiare merda. Il disgusto è la mia politica. Il disgusto è la mia vita>>


Eclettico, scandaloso, stravagante, osceno, visionario, pazzo, oltraggioso. Ancora: il sultano del sordido, il barone del cattivo gusto, il Papa del trash, quest'ultimo appellativo affibbiatogli dal grande William Burroughs. Così nel corso degli anni è stato definito John Waters, regista nonché sceneggiatore, scrittore, attore e docente statunitense di Baltimora, senza dubbio uno dei massimi esponenti del cinema indipendente americano degli anni Settanta. Ma noi lo preferiamo come il Principe del Punk, sempre magrissimo, i vestiti curati ma dal design flessibile, i baffetti disegnati a matita: classico, mai volgare, completamente inconfondibile. Il suo Pink Flamingos (Fenicotteri Rosa) del 1972, definito dalla critica dell'epoca come uno dei film più abietti, stupidi e repellenti mai realizzati è oggi considerato un capolavoro, e pietra miliare del trash mondiale: il guizzo grossolano, culminato in Divine (alias Hariss Glenn Milstead, travestito, omosessuale, “divina ispiratrice” che con Waters avrà una profonda amicizia durerà tutta la vita..) che mangiava le feci dei cani della vita reale, fu inizialmente vietato in molti paesi, dall'Australia al Canada, dalla Norvegia ad alcuni stati arabi e asiatici. Dagli anni '90 in poi, ha prodotto una notevole quantità di arte contemporanea, ammantata dalla sua solita patina satirica eternamente controversa.

John Waters ha sempre rivendicato il suo spirito punk, nonostante siano passati cinquant' anni dall' avvento del movimento, e da quando era solo un ragazzo tenebroso cresciuto a Baltimora, stretto nella sua giacca di pelle nera, i capelli lunghi e unti che sbattevano precariamente su una sigaretta perennemente accesa tra le labbra e, naturalmente, i baffetti a matita che lo hanno sempre contraddistinto. Waters ha girato due oltraggiose favole punk, mostruose, divertentissime, angoscianti: Female Trouble del 1974 e il bellissimo Desperate Living del 1977, che anche in Italia, grazie a un distributore indipendente (dopo una prima bocciatura ricevuta dalla commissione censura) venne distribuito in sala, seppur con l’assurdo titolo di Punk Story (poi cambiato in Nuovo Punk Story), cercando di coinvolgere quella generazione arrabbiata e rivoltosa che tra il 1977 e il 1981 tendeva al rifiuto delle culture dominanti e mostrava familiarità col “bizarro”. Qualcuno indica proprio Punk Story come la pellicola capostipite del movimento punk.

Nel 2017, a 71 anni, Waters è tornato al Burgundy Boogaloo Festival di Oakland, il festival punk estivo che ha annoverato in questa edizione tra i partecipanti Iggy Pop, X, Buzzcocks, Shannon e Clams e molti altri. Tra i punk Waters si sente a casa e al Boogaloo festival è la sua terza partecipazione.

"Amo questa festa, penso che abbia uno spirito come nessun altro evento del genere. Punk ora è più che mai la sfida all'ordine naturale, e allo stesso tempo è anarchia. Penso che sia una vera e propria tribù".

Waters è ancora impegnato a sconvolgere le cose in un clima culturale che sente confuso ma maturo per la sfida. Waters ha illuminato il festival sul futuro del punk, su quanto i computer stanno cambiando le nostre vite, e sempre con il suo meraviglioso senso dell'umorismo, sulla sopraggiunta era Trump.



Che cosa ti fa sentire a casa negli eventi punk?
John Waters: Quando vedo la gente con il mohawk, (la classica cresta punk ndr) penso che si, forse non è proprio una cosa così nuova. Ma  sono sicuro che i genitori lo odiano ugualmente alla stregua di quelli della mia epoca. Quindi, si tratta di ribellione, di moda, di musica, e anche di rotture di tutte queste cose. E' divertimento con la tradizione della musica, quando i gruppi escono e dispongono di 20 brani tutti lunghi dieci secondi, che suonano esattamente gli stessi accordi, e.. "Grazie mille, ti amo, ora passiamo alla nostra prossima canzone". Trovo che sia delizioso, quasi come una banda di biker. È un arte d'assalto, è un mondo segreto su cui devi regolare il tuo gusto.

Nel campo musicale, Waters fa le sue ricerche: ama i Mummies, gli piacerebbe vedere band che ancora non conosce e trova eccitante notare anche la nostalgia per il punk: è arrivato negli anni '70, annota, ma ci sono oggi ragazzi che a 16 sono punk. Ma non esiste una musica che non gli piace.
Ogni anno il Burger Boogaloo Festival, che si svolge in un piccolo parco giochi comunale, il Mosswood Park e che dura solo due giorni, diventa un carnevale sinfonico per un pubblico selvaggio di emarginati e disadattati e di punk di tutte le età. John Waters è stato il il loro ringmaster, è tornato come maestro di cerimonie per il terzo anno consecutivo. Nelle passate edizioni c'è stato qualche incidente, qualcuno ha bruciato la bandiera americana, un gesto che a Waters è sembrato così datato; nonostante la presidenza Trump quest'anno tutto è filato liscio.

<<L'anarchia in questi giorni è certamente più discussa, e ci sono più pratiche nei college, ma non credo che ce ne siano abbastanza. Quando faccio i miei spettacoli universitari, dico sempre, smettila di studiare! Perché non sei nelle strade?! Sono andato alla marcia delle donne a San Francisco, ed è stata una grande sensazione, ma poi ho pensato, è tutto finito in un giorno? Come mai non succede ogni fine settimana? Voglio dire ogni settimana, ogni giorno! -Trump fa qualcosa di spaventoso, quindi sono solo stupito. >>

<< Il Punk ha sempre un alto senso dell' umorismo, anche se scoraggiante. E io sono così: quando ero giovane, gli yippies usavano l'umorismo come forma di terrorismo e questo è quello che dobbiamo fare oggi. Infiltrarci e mortificare il nemico, prenderlo in giro, e Trump è un bersaglio facile perché reagisce a tutto. Il Punk rock è durato perché ha sempre avuto l' umorismo al suo interno. L'umorismo è la cosa più importante. È così che si cambia la mente delle persone. Non è esclusione. Ho amici che hanno votato per Trump. Non molti, ma ci provo a farli cambiare.>>

<<Bisogna ricordare, che nel punk ci sono stati due fazioni: gli skinheads razzisti e quelli dello ska, e erano molto diversi. Allo stesso modo a Baltimora, la mia città, c'è questo negozio che vende roba di pelle e cuoio, quindi tutti i ragazzi gay vanno lì, e ci vanno anche i veri motociclisti, tipo gli Hell's Angels. Indossano gli stessi vestiti, ma non parlano tra di loro. Ci sono punk rockers che sono tifosi di Trump? Può essere! Ora è tutto così confuso. Ma capisco la militanza. Anche quella della cultura cyber. Voglio dire, ci furono i disordini di Berkeley, e a ricordarli mi sono sentito nostalgico. Perché ho amato la rivolta quando ero giovane e sono stato geloso perché oggi dispongono di tutti questi schermi!. Ora ci sono gli hacker. E quello che dovrebbero fare questi hacker è concentrarsi su tutti i politici di destra, come pubblicare tutto il porno che guardano. È molto comodo per la gente rimanere nelle loro zone di comfort virtuale, su Facebook o in queste comunità disperse di Internet, piuttosto che riunirsi nella vita reale. Anche io sono anche su Internet. Ma non è interessante, non è divertente, è solo che tutte queste persone hanno troppo tempo nelle loro mani. Io non ho tempo, voglio essere difficilmente raggiungibile, non più facilmente. Ma sì, se rimani sempre su Facebook o sul tuo computer per tutto il tempo, non potrai mai cambiare molto. Perché è già cambiato, il grande cambiamento è già avvenuto: il computer e Internet e tutte le cose. Ma adesso, cosa? Bisogna usare le nuove tecnologie per cambiare questa roba. Unire le persone nella vita reale. A Burger Boogaloo non tutti guardano il proprio telefono. Che è raro in questi giorni. Non sto dicendo che non possiedono un telefono, io guardo il mio telefono, ma credo ancora che sia una tribù che crede in certe cose.

Non ho mai avuto all'epoca uno scudo fatto di nastro adesivo e altra roba, quindi l'ho scelto come mio nuovo accessorio di moda. Forse lo porterò a Burger Boogaloo la prossima volta. [Ride] A Burger Boogaloo, le volte passate, era sorprendente, tutti sono assolutamente impazziti, balli scatenati, lancio di oggetti, poi arrivo io, e sono tutti incuriositi, applausi, risate. Così ho pensato che fosse una bella cosa. I punk mi hanno trattato con rispetto . E io ricambio, ho fatto ricerche su tutte le band e tutti sanno che mi piace molto quel mondo. Ma io non farò scuola a 71anni - anche se la fa ancora Iggy!
Lui è la star di tutte le star di Burger Boogaloo. È come se apparisse Dio. La sua esibizione è come la scena miracolosa di La Dolce Vita.>>