07/04/17

1981: Post Punk e New Wave in 9 playlist

Per molti anni, il blog Musicophilia è stata una fonte importante per la condivisione di playlist  strettamente tematiche, riguardanti il meglio tra i vari generi musicali, con particolare interesse verso il  postpunk. Si chiama Mix 1981 quello che Ian Manire, il suo curatore, aveva messo insieme nel 2004/2005 come un cofanetto con nove playlist messe a disposizione per amici e appassionati, con il solo costo per la spedizione. Queste sono le 9 playlist che compongono 1981: Feet”, “Convertible, 'Brain’,‘Heart’,‘Cassette’,‘Computer’,‘Fire’,‘Amplifier’e‘Ice’

Cramps, Flipper, Bad Brains, Klaus Nomi, Kraftwerk, Magazine, Ramones, Siouxsie & the Banshees, i Pretenders, Gang of Four, PIL, New Order, Talking Heads, Depeche Mode, Grace Jones, e Echo & the Bunnymen. Ma anche Comsat Angels, The Durutti Column, Lizzy Mercier Descloux, Bush Tetras, Cybotron.  L'obiettivo era di condividere l'infezione di ossessione, e si spera di ottenere un sacco di gente a comprare un sacco di musica e sostenere così gli artisti e le etichette responsabili
Quasi un'ossessione per questo genere di musica, che aveva raggiunto la sua massima profondità, ampiezza e la fecondità nel corso del 1981, e molti anni di gestazione e appassionato lavoro per esplorare e realizzare 251 tracce e 13 ore di musica, materiale mai reso disponibile per il download
Oggi, per la prima volta, Manire reso l'intero catalogo scaricabile, grazie anche  a Mediafire che ha eliminato il limite della dimensione dei file da scaricare. L'avvertenza però che questo download non sarà per sempre, quindi preparate il disco rigido,  non rimarrete delusi.
Sempre su  Musicophilia, si possono scaricare le 9 playlist anche singolarmente.
 
1981   Download 9 playlist


'The Dawning'

Sempre da Musicophilia noi abbiamo scelto un nuovo mix che segue alcuni degli artisti Post-Punk e New Wave attraverso il 1980 e in seguito, una miscela tra l'intelligenza dell' post-punk e le ambizioni maistream, con la gioia di vivere della nascente New Wave. L'arte dell'elettronica, dei sequencer e dei campionatori con l'organico dell'acustica e la strumentazione elettrificata: 'The Dawning'.
Forse questa musica può essere descritta ora come post-moderna . Una musica che non aveva paura di essere più che semplicemente “nuova”, che parla al corpo, alla mente, all'anima e al cuore. Opere di artisti maturi, tra cui The Blue Nile, Heaven 17, Dif Juz, Tears For Fears, Thomas Dolby, Talk Talk, Scott Walker, Scritti Politti, Arthur Russell, David Sylvian, This Mortal Coil e altri.  Una fonte di ispirazione per le persone che hanno un altrettanto sofisticata visione umanistica, come Bjork, CFCF, Matmos, Antony and the Johnsons, Fennesz, Junior Boys, Caribou, Terra, Joanna Newsom, The Knife, Anja Garbarek, Erykah Badu, Massive Attack, Stina Nordenstam, Sade, Portishead e innumerevoli altri. Una colonna sonora per passeggiate nei boschi e per le strade vuote della città. Questa playlist abita l'etereo e il fisico, la cinematica e l'intimo, il pastorale e il raffinato, l'orchestrale e il sintetico, il notturno e la luce nascente.
Vi rimandiamo comunque a Heart, una delle playlist contenute in 1981, antenato spirituale di 'The Dawning, la compilation che presentiamo qui, che segue i percorsi più spigolosi e più elettronici del post-punk.

'The Dawning’
(1981-1989)

Tracklist completa

Part I
01 [00:00] The Blue Nile – “Over the Hillside” (Hats, 1989)
02 [05:00] Heaven 17 – “Let Me Go” (The Luxury Gap, 1983)
03 [09:16] Hot Gossip – “Morale” (Geisha Boys and Temple Girls, 1981)
04 [12:18] Dif Juz – “The Last Day” (Extractions, 1985)
05 [16:13] Tears for Fears – “Start of the Breakdown” (The Hurting, 1983)
06 [21:03] Mick Karn – “Tribal Dawn” (Titles, 1982)
07 [25:12] Thomas Dolby – “The Flat Earth” (The Flat Earth, 1984)
08 [31:34] Peter Gabriel – “Zaar” (Passions, 1989)
09 [35:56] Nona Hendryx – “Off the Coast of Love” (Skin Diver, 1989)
10 [40:23] Cocteau Twins – “Lazy Calm” (Victorialand, 1986)
11 [44:34] Talk Talk – “I Believe In You” (Spirit of Eden, 1988)

Part II
12 [50:40] Comsat Angels – “After the Rain” (Fiction, 1982)
13 [54:31] King Crimson – “Two Hands” (Beat, 1982)
14 [57:48] Bel Canto – “Without You” (White Out Conditions, 1987)
15 [61:43] Scott Walker – “Dealer” (Climate of Hunter, 1984)
16 [66:33] Scritti Politti – “Absolute” (Cupid & Psyche ’85, 1985)
17 [70:53] Arthur Russell – “This Is How We Walk On the Moon” (Another Thought, 1984)
18 [75:34] David Sylvian – “Orpheus” (Secrets of the Beehive, 1987)
19 [80:20] Durutti Column – “Love No More” (Vini Reilly, 1989)
20 [83:06] Kate Bush – “Never Be Mine” (The Sensual World, 1989)
21 [86:42] David Byrne – “Ghosts” (The Knee Plays, 1985)
22 [89:54] Colin Newman – “I Can Hear You” (Commercial Suicide, 1986)
23 [94:16] This Mortal Coil – “Ivy and Neet” (Filigree & Shadow, 1986)
24 [99:04] Orchestral Manoeuvres in the Dark – “Of All The Things We’ve Made” (Dazzle Ships, 1983)

Total Time: [1:42:27]

 'The Dawning’  Download

05/04/17

Musica e arti grafiche: Cover d'elite

La copertina di un album è sempre stato un esempio calzante, un contributo spesso fondamentale per descrivere la direzione emotiva dell'intera opera. Il mondo dell’arte e quello della musica sono sempre stati collegati, e molte delle cover più importanti sono state realizzate non solo da fumettisti e disegnatori visionari, ma da studi e fotografi illustri (Andy Wharol è l'esempio più lampante).
Abbiamo spesso dedicato post alle cover, non solo musicali, ma anche editoriali, libri, fumetti ed altro. Oggi abbiamo scelto alcune cover per noi significative, e tralasciato, come sempre, quelle più famose e più rappresentate (Dark Side of the moon, Nirvana etc..), e non potevamo però inserire l'unicità della Banana di Wharol o l'essenza di Never Mind the Bollocks. Abbiamo scelto non in base ad una bellezza estetica o a virtuosismi stilistici, ma perché la copertina di un disco è la fotografia della società al momento in cui essa viene realizzata, è l'espressione del contesto, oltre che la percezione di quello che andremo ad ascoltare.
Il rapporto tra musica e arti grafiche era strettissimo nell’epoca del vinile, quindi iniziamo la nostra carrellata proprio dagli anni '50, per proseguire con l'intensificazione della sinergia nel corso degli anni ’60, ’70 e ’80. Ricordiamo che molti dischi sono ricordati per la loro copertina prima ancora che per la loro musica.

Elvis Presley - Elvis Presley 1956
La prima cover nel suo genere. Quella del debutto del Re del Rock'n'Roll che schizzò direttamente al top, n°1 della classifica Bilboard negli States. L'iconico album rappresenta l'alba del rock, con la chitarra posta al centro (quindi all'attenzione) invece del pianoforte, fino ad allora lo strumento predominante sulle copertine dei dischi. Era il 23 Marzo del 1956 e nessuno aveva visto una cosa del genere" . A poco meno di quattro dollari per copia, si trattò del primo album della Rca ad aver incassato oltre un milione di dollari a un solo mese dalla pubblicazione. Elvis Presley è poi diventato il primo album in assoluto ad aver venduto più di un milione di copie. La foto per la cover fu scattata da William V. “Red” Robertson durante uno show a Tampa. Quell’immagine, datata 1955, è diventata un'icona. Così tanto da non essere solo usata sui giornali e le locandine per pubblicizzare gli show del "Re", ma come vedremo tra poco, finire anche su dischi altrui.
 





The Clash - London Calling   1979
Spartiacque tra due decenni fondamentali per la musica. Insieme al precedente due classici album e due classiche cover. Anche a sguardi meno curiosi rivela la similitudine tra le due foto e le stampe. Senza malizia e perché consideriamo i Clash come una delle band che più ha contribuito al rinnovamento del rock diciamo che fu un tributo a Elvis. Al limite, gli copiarono solo il celebre.. ciuffo! Ray Lowry, curatore della grafica riportò fedelmente i colori ed il lettering di Elvis Presley e colloca il nome del disco nella identica posizione usata dal grafico del Re. La foto fu scattata alle 22.50 del 21 settembre 1979 al Palladium di New York da Pennie Smith.






John Coltrane - Blue Train 1957
Raramente un etichetta discografica ha prodotto così tante cover diventate poi "classiche" come la Blue Note, la seminale label di musica Jazz. Più di tutti hanno avuto un approccio consistente e evocativo, tanto da essere considerata la migliore arte grafica degli anni '50 e '60. Blue Train non fa eccezione. Fu il brillante secondo album del geniale sassofonista, di cui abbiamo parlato in questo post: The giant- John Coltrane






The Beatles - Revolver 1966
 Avremmo potuto scegliere la cover di Sgt. Pepper, che ha una classe a se stante. Tuttavia l'innovativo lavoro creato un anno prima da Klaus Voormann, un loro amico dai tempi di Amburgo, appunto la cover di Revolver, fu altrettanto creativa e influente nei tempi successivi: dopo tutto, dopo la mitica copertina di Sgt Pepper tutto sarebbe cambiato.
Revolver fu uno dei primi album dell'era psichedelica. Il collage di disegni e foto di Voormann riflettevano gli esperimenti con l'LSD dei Beatles durante la sua produzione.
“Voormann dichiarò al Guardian che John Lennon gli si avvicinò durante le registrazioni: “Hai qualche idea per la nostra nuova copertina dell'album?’ Ho pensato: Si! Dovevo fare una cover per la band più famosa del mondo!In momenti come questo, si potrebbe improvvisamente dimenticare che una volta erano stati dei ragazzini trasandati di Liverpool."
"Quando ho sentito la musica, ero scioccato. Era incredibile. Ma era anche spaventosa, perché l'ultima canzone era ‘Tomorrow Never Knows '".

Il testo di Tomorrow Never Knows, era stato adattato dal libro di Timothy Leary, The Psychedelic Experience: Un manuale basato sul Libro Tibetano dei morti e combinato con i loop estratti da nastri, vecchie registrazioni e il drumming ipnotico di Ringo Starr contribuì a creare l'atmosfera psichedelica - e l'arte della copertina di Voormann.
A Londra, lavorò tre settimane nel suo minuscolo appartamento, con penna e inchiostro nero per creare i quattro grandi disegni dei Beatles. Vennero combinati con un collage di foto in bianco e nero scattate da Bob Whitaker.
Il lavoro di Voormann su Revolver gli valse un Grammy per la Miglior Copertina per Album Musicali, che però non lo rese ricco. La casa discografica dei Beatles lo pagò solo circa 50 sterline.
“Io lo avrei fatto anche per niente", dichiarò. E ci crediamo, davvero!