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31/01/18

Nazi Punks Fuck Off: una storia orale


Ogni band hardcore che abbiamo amato negli anni '80 e oltre, dai Dead Kennedys ai Black Flag da i Minutemen ai Fugazi, erano si molto diverse tra loro, ma avevano una cosa in comune: bande di skinhead nazisti che di tanto in tanto assaltavano i loro concerti, con risse furibonde con i fan, inneggiando a Hitler e alimentando un clima pieno di odio e conflitto. I punk hanno flirtato dal principio con immagini fasciste, cercando lo shock e la provocazione, con Sid Vicious di Sex Pistols e Siouxsie Sioux che indossavano svastiche in pubblico, e, come ricorda lo scenografo di San Francisco Howie Klein, in seguito presidente della Reprise Records,: "All'improvviso, avevamo molte persone che facevano parte della scena che non capivano che "fascismo era una brutta cosa".


Nel 1980, la frangia più violenta del  punk stava infettando tutte le manifestazioni e i live  punk. "Il Pogo era diventato uno slam-dancing, ora conosciuto come moshing, e la maggioranza dei giovani di questa frangia veniva non tanto per godersi la musica, ma erano lì per picchiare la gente - a volte in un modo davvero pesante", dice Jello Biafra, la cui band, Dead Kennedys, pubblicò una canzone diventata ormai un classico nel 1981: "Nazi Punks Fuck Off".
 

17/08/15

Azione Diretta, nella sezione "bagagli smarriti"

La “Marcia dell’uomo bianco” di Liverpool finisce nella sezione "bagagli smarriti" della stazione ferroviaria..
Comunicati e minacce in grande stile, tam tam su Internet, la grande adunata annunciata attraverso i social network: è la “Marcia dell’uomo bianco“, la manifestazione indetta a Liverpool dal gruppo di estrema destra “Azione Nazionale” per questo week end. Doveva essere una vera prova di azione e di forza, con sfilata alla quale avrebbero dovuto partecipare – nelle intenzioni degli organizzatori – circa 150 persone provenienti da tutta Europa. “Se la nostra marcia sarà vietata – si leggeva in una lettera inviata al sindaco di Liverpool Joe Anderson e firmata da “Azione Nazionale” - o se forti misure di controllo verranno impiegate contro di noi, la città brucerà". Questi i toni sinistri e minacciosi di Azione Nazionale, un organizzazione con esplicite simpatie hitleriane, e particolarmente attiva online, dove i membri si divertono a indire corsi di addestramento intensivo in cui i militanti imparerebbero a combattere e usare armi e dove discutono di nazismo, supremazia della razza, e di come annientare i ..rossi. Invece le cose sono andate molto diversamente da come avevano programmato e gli "uomini che solo i proiettili possono fermare", come amano definirsi quelli di Azione Nazionale, sono stati costretti alla ritirata da due cortei di centinaia di antifascisti locali, organizzati da Unite Against Fascism e Anti-Fascist Network , che, anche senza l'autorizzazione a sfilare da parte delle autorità locali, hanno annullato la marcia e spinto alla fuga la manciata di fascisti – decisamente lontani dai numeri annunciati – obbligandoli all’interno della stazione ferroviaria, dove protetti da un grande cordone di polizia si sono dovuti barricare dopo una mesta ritirata e sotto il fitto lancio di lancio di uova, banane (in segno di sfregio estremo) e altri generi alimentari nel deposito bagagli, circondati da un cordone di polizia, che per garantirne l’incolumità ha chiuso i militanti di NA nella sezione "bagagli smarriti", a serrande abbassate. 


"Liverpool è stata costruita da immigrati, ecco perchè è spesso definita come ‘ il mondo in una città“. Così ha commentato uno degli esponenti del network antifascista, mentre a nessuno è passato per la testa il solito ipocrita "richiamo ai principi democratici o alla libertà di espressione", per legittimare azioni e manifestazioni che apertamente si richiamano a nazismo e fascismo. Un atteggiamento, quello della società civile inglese, che da noi è ormai diventato sempre più raro.



20/07/15

La vergogna di Casale e la sinistra fantasma

Con l'aiuto del Presidio Solidale di Via Visso - Nodo Territoriale Tiburtina, cerchiamo di ricostruire la vicenda che ha poi portato agli scontri di Casale San Nicola, venerdì scorso. Sì, perchè la “rivolta” di Casale San Nicola ha, infatti, una genesi molto più ampia e articolata di quanto non sia apparso nel solito circo mediatico che, dolosamente, continua a mettere al centro della narrazione solo la parte utile a fomentare la xenofobia e l'odio razziale. Protagonisti della vicenda le amministrazioni e i soliti “comitati” di quartiere, strumentalizzati da razzisti e fascistoidi vari per soffiare sul fuoco dell’emergenza e dirottare sull'immigrato cariche di rabbia altrimenti pericolose per il potere costituito.

Comitati di quartiere che si sono fatti sentire stamattina sui giornali, accusando i giornalisti e i media in generale di averli fatti passare per razzisti: strano, perchè prima le stesse accuse rivolte agli stessi giornalisti erano perchè questi non si occupavano della loro "vicenda", mentre ora si ritrovano sulle prime pagine dei quotidiani, con tanto di foto e filmati, che li ritraggono insieme ai soliti fasci di Casa Pound scagliare di tutto contro le forze dell'ordine, per impedire a 19, diciannove migranti di alloggiare in un centro di accoglienza nel loro bel quartierino.

"Non siamo razzisti e non abbiamo chiesto aiuto ai fascisti".. urlano.
Certo è che non possono più urlare la retorica fascista/leghista del.. portateli a casa vostra, portateli nei quartieri bene: Casale S.Nicola non è Tor Pignattara, non è il Casilino o un altra delle zone a rischio della città.
Dei camerati, oggi, non c'è traccia, mentre i 19 ragazzi immigrati se ne stanno nel casale, buoni e tranquilli: il più piccolo ha 17 anni, 21 il più grande.
Ma andiamo con ordine. A settembre 2014 sbarcano in Sicilia, tra le migliaia di altri, 60 ragazzi provenienti da Gambia, Senegal, Mali. Dopo pochi giorni di permanenza nei centri locali vengono trasferiti a Roma, insieme a un gruppo di pakistani e bengalesi, in una struttura a via Visso, sulla Tiburtina, dove sarebbero dovuti rimanere temporaneamente fino al colloquio con la Commissione giudicante lo status di rifugiato.

La data di tale colloquio, tuttavia, rimane vaga per lunghi mesi, durante i quali i ragazzi iniziano a vivere attivamente il territorio in cui sono inseriti: chi lavorando, chi iscrivendosi a scuola, chi frequentando gli spazi sociali del quartiere attraverso corsi di italiano e altre attività. Lentamente iniziano a fare comunità, a integrarsi tra loro e con l’esterno, a uscire sempre più dal ghetto che viene costruito intorno alla figura del migrante.

Nel frattempo, a maggio inizia a circolare la voce che verrà aperto un nuovo centro di accoglienza sulla Cassia, all’incrocio tra La Storta e la Braccianese. Sull’onda di quanto già successo a Tor Sapienza subito si attivano gli abitanti del quartiere che, fomentati da Casapound e le solite destre romane, occupano simbolicamente l’ex scuola che dovrebbe ospitare il centro e istituiscono un presidio permanente di protesta.

Pochi giorni fa, le due vicene si sono intrecciate in un disegno che ha ben poco di casuale. Ai ragazzi di via Visso viene comunicato, con sole 48 ore di anticipo, lo spostamento nell’edificio in questione, a decine di chilometri da dove hanno iniziato, tra mille difficoltà, a crearsi un’esistenza minimamente dignitosa. La motivazione ufficiale, peraltro tenuta nascosta fino all’ultimo, è il cambio di cooperative nell’appalto per l’accoglienza dei ragazzi, nell’ambito della riorganizzazione seguita a Mafia Capitale e al rapporto del prefetto Gabrielli. Da subito i ragazzi, che dunque dovrebbero essere spostati come pacchi postali senza minimamente essere interpellati, esprimono la ferma volontà di non volersi muovere verso la nuova collocazione, non volendo rinunciare ai percorsi già avviati e rifiutando di essere pedine di un meccanismo che trae profitto dalla loro deportazione. Tuttavia, la condizione di ricatto in cui versano a causa della richiesta d'asilo, un vero e proprio “limbo” giuridico, non consente loro di agire liberamente, poiché qualsiasi comportamento anche solo ai limiti della legalità potrebbe compromettere la richiesta stessa.

Accade così che la mattina di venerdì, sotto la minaccia di pregiudicare il parere della commissione d'asilo e di non ricevere più il “pocket money” e i pasti, il primo gruppo di ragazzi accetta a malincuore di andare a Casale San Nicola. Al loro arrivo trovano ad attenderli un centinaio tra residenti e fascisti inferociti, che tentano di opporsi fisicamente al passaggio del pullman dando vita ad un comico teatrino con le forze dell’ordine. Da qui inizia la narrazione tossica dei mass-media che, in un gioco delle parti già visto, trasformano la protesta, per quanto veemente, di qualche decina di persone in un evento di respiro nazionale con scontri e feriti.
L'unica risposta delle amministrazioni a un flusso migratorio sempre più imponente sembra essere quella che stiamo vedendo a Ponte Mammolo prima e a via Visso poi, con l'intento di trattare i migranti unicamente come problema di ordine pubblico finalizzato al mantenimento dell’emergenza e, dunque, alla speculazione su di essa da parte del sodalizio governanti-cooperative.
Questa la storia.

Ma oltre alle responsabilità delle autorità, dobbiamo però chiederci dove è la sinistra, dove sono i democratici, gli anti­raz­zi­sti, quelli del Pd e i Syriziani di Sel, a con­trastare l'odio nero, le brac­cia tese di Forza Nuova e Casa Pound, a spie­gare, a offrire ragio­na­menti alter­na­tivi, e magari a soste­nere i migranti in que­sto momento dif­fi­cile delle loro vite? Dove sono quelli degli slogan altisonanti, non un passo indietro, riprendiamoci i quartieri, mentre nelle strade si vedono solo bandiere nere e teste rasate?



Cittadini di Casale S. Nicola e fascisti protestano contro l'arrivo di 19 (diciannove) migranti..


13/04/15

Love Music, Hate Racism! La musica contro il veleno razzista

Abbiamo già parlato del vecchio Tory inglese Enoch Powell, in occasione del post dedicato alle farneticazioni sue e di Eric Clapton, che durante uno show si imbarcò in una filippica anti immigati e razzista: sebbene visibilmente ubriaco, quelle dichiarazioni rispettavano (e ancora rispettano) l'orientamento politico di Slowhand, destrorso e nazionalista, insomma fascistoide dato che non ha mai smentito tutte le accuse che gli sono piovute addosso durante gli anni.

Tutto iniziò nel 1968, quando Powell tenne un discorso razzista contro l'immigrazione e la legislazione antidiscriminazione nel suo collegio elettorale di West Midlands, in Inghilterra. Powell sostenne che era inorridito da quello che credeva fosse un flusso inarrestabile di immigrati che avrebbe inondato il paese, che avrebbe portato nel "giro di quindici o venti anni l'uomo nero ad sollevare la frusta contro l'uomo bianco." Fu un discorso incendiario e offensivo, pieno di bile e di odio, che divenne poi noto come " Il discorso dei fiumi di sangue", anche per la citazione di Powell dell'Eneide di Virgilio, " il Tevere schiumerà con molto sangue." Un ampia fetta della classe operaia bianca supportò Powell, vergognosamente il sindacato dei portuali di Londra organizzò uno sciopero di un giorno in suo favore. Powell divenne la pin-up di estrema destra e le sue parole sembrarono sancirne la l'ascesa, e in particolare dell'odioso Fronte Nazionale, di stampo neonazista, che nei suoi slogan prometteva politiche razziste di respingimento e repressione.
Fino ad allora molte cose erano state ignorate della storia ufficiale degli anni Trenta in Inghilterra: per un certo periodo gli inglesi avevano mostrato un’evidente propensione verso il fascismo, tanto con l’Unione Britannica dei Fascisti di Oswald Mosley quanto con la politica filo-tedesca di Lords Rothermere o Astor of Cliveden. Il fascismo sembrava un possibile archetipo britannico, il rovesciamento dell'immagine imposta a tutti da centinaia di menzogneri film bellici: la storia avrebbe potuto seguire un altro corso, come nella Svastica sul sole di Philip K. Dick, in cui giapponesi e tedeschi, vincitori della seconda guerra mondiale, governano sugli sconfitti Stati Uniti.

Sul piano musicale ci pensò il punk: molti rispolverarono la svastica, i simboli celtici e addirittura alcuni indossavano divise naziste sul palco. Indossare la svastica dimostrava quanto fossero logori i sogni di Vittoria, la cui falsitià era visibile in quasi tutti gli angoli delle strade urbane. Che quei sogni fossero a quel punto superati era ovvio per una generazione nata dopo la guerra, testimone del declino inglese: “Era una barzelletta”, dice Sophie Richmond, “tipo: Oh, che Bella Guerra. Ma quando ebbero di fronte gente che comprava magliette con la svastica, tutti si allarmarono moltissimo. Io ero assolutamente ambigua sull’argomento: in certe occasioni lo difendevo, in altre lo attaccavo”.

“Pensavo che Siouxsie e Sid fossero piuttosto sciocchi”, afferma John Lydon. ‘Anche se sapevo che l’idea di fondo era smascherare tutte quelle stronzate del passato, dare un colpo di spugna sulla storia e affrontarla in modo nuovo, finiva per fare tutt’altro effetto”.

C’era infine un aspetto della svastica che conduce dritto al cuore della "polisemia" punk: l’erosione del significato. Quale modo migliore per dimostrare quella mancanza di significato del capovolgimento di un greve simbolo del passato?
Fuori dall’orticello punk cominciarono ad attivarsi forze nefaste, a cui gli stessi punk non erano immuni. La meta degli anni Settanta fu il periodo in cui si affrontarono il Fronte Nazionale e la Quarta Internazionale e Malcolm McLaren continuava a dire che con la maglietta ‘Destroy’ voleva esprimere un’opinione generica su chi ha il potere, ossia un’idea troppo raffinata per la media del Fronte Nazionale e persino per quella del punk. "Era un’ambizione velleitaria”.

Dopo il discorso pronunciato da Enoch Powell l'immigrazione era divenuta una questione scottante: l'afflusso di immigrati dall’Uganda e dal Malawi venne sfruttato dal Fronte Nazionale, che stava tentando di accreditarsi come il partito ortodosso dell’estrema destra. Nell’estate 1976, in pieno, furore giornalistico contro gli immigrati, il Fronte raccolse il 18,5 per cento dei voti nelle elezioni locali, a Leicester.
Quell' attivita estremista aveva gia provocato delle reazioni a sinistra, come il contro-corteo del Gruppo Marxista Internazionale (IMG) al principio del 1974, sfociato in un lancio di oggetti che provoco la morte di uno studente. Era pronta la scena per il disordine pubblico: il Fronte Nazionale si inseriva nelle realtà locali dei ragazzi che si danno convegno nelle curve degli stadi, cominciava a infiltrarsi nella cultura proletaria più chiusa, e inserì i termini ‘Gran Bretagna’ e ‘britannico' nel vocabolario della cultura giovanile.
Contro quella deriva fascista e razzista che pericolosamente avanzava in tutto il Regno Unito in quegli anni nacque Rock Against Racism "un fronte unito" co-fondato da Red Saunders, Roger Huddle e altri nel 1976. In un primo momento, Rock Against Racism era solo un'idea, un modo per riunire la giovane generazione contro l'aumento furtivo di consensi dell'estrema destra. Poteva restare solo un'idea se Eric Clapton non avesse dato il colpo finale nel 1976, con il suo endorsment per Enoch Powell, e l'invito ai suoi fan a votare per impedire che la Gran Bretagna diventasse "una colonia nera."

Saunders e Huddle scrissero una lettera al NME sottolineando che metà della musica di Clapton aveva origine nella black music e concludeva con l'esortazione all’azione contro il “veleno razzista e con l'invito ai i lettori ad aderire alla nascita del Rock Against Racism. La risposta fu immediata e positiva. Nel mese di aprile del 1978, 100.000 persone marciarono in tutta Londra in sostegno del Rock Against Racism, e la manifestazione si concluse con uno straordinario concerto al Victoria Park: Clash e Tom Robinson Band furono i promotori e i gruppi headliners. Fu un evento epocale, che il cantante e attivista Billy Bragg descrisse come "il momento in cui la mia generazione ha fatto una scelta." Il fotografo Syd Shelton documentò la nascita del Rock Against Racism durante gli anni 1970 e 1980, dalle sue prime manifestazioni, al concerto a Victoria Park, ai concerti di bands come The Clash, The Specials, The Undertones , Elvis Costello, ecc, i giovani attivisti e sostenitori che si coniarono slogan rimasti nella storia, come "Love Music, Hate Racism", "Smash the fascism!"..

Oggi, nel 2015, non vi ricorda qualcuno, quella vecchia star inglese del regresso e dell'oscurantismo di Powell, non vi sembra di rivivere tutti i giorni la sua figura e le sue parole, con la sola differenza che Powell saliva su uno scranno nelle piazze mentre Salvini, ora alla disperata ricerca di una leadership di una destra disorientata e sconfitta da Renzi (che ha fatto propri quasi tutti i contenuti di una destra moderata), con il suo becero scimmiottare della nazi francese Marine Le Pen, le spara seduto nei salotti televisivi, a dimostrazione dello stato davvero deplorevole dell’informazione in Italia? Non sarebbe buona cosa che partisse proprio dalla musica un movimento che prenda a calci nel culo questi nuovi fascisti, dato che il nuovo che avanza strizza continuamente l'occhio a movimenti come Casa Pound, che odiosamente impedisce l'ingresso a scuola di bambini di etnie diverse dalla nostra? Non sono sintomi questi di una situazione che invoca una qualche reazione? Ma tranne i soliti, tutto tace, il novo rock italico sembra perso in tutt'altra dimensione, senza al momento alcuna speranza di ripresa..










21/01/15

60 vigliacchi

60 fascisti hanno assaltato il Centro Sociale Dordoni di Cremona. I compagni presenti nel centro sono riusciti a respingere l'attacco, ma Emilio, militante del centro, è in ospedale in coma farmacologico con una emorragia cerebrale estesa. I fascisti sono stati solo identificati, prima di andarsene difesi dalle forze dell'ordine mentre i compagni venivano caricati dalla celere di fronte al centro sociale.

Diversi dei militanti di estrema destra che hanno preso parte a questa vigliacca aggressione squadrista appartengono al noto partito politico Casa Pound, che negli ultimi mesi ha costruito in diverse città rapporti sempre più stretti con la Lega Nord. Proprio in un momento in cui la Lega con Matteo Salvini si candida come alternativa a Renzi, e lancia a Roma la prima comparsata della sua nuova ipotesi elettorale per il 28 Febbraio, i fascisti di Casapound nelle strada coperti da politici e forze dell'ordine fanno il lavoro sporco attaccando le realtà attive dal punto di vista sociale nei territori. Infatti proprio a Roma abbiamo visto nelle ultime settimane (vedi l'inchiesta Mafia Capitale) anche sui giornali quale sia la funzione dell'estrema destra nella gestione dei territori, e nel rapporto con istituzioni e polizia.

60 aggressori contro pochi attivisti dell’autonomia cremonese
L'attacco è stato premeditato e scientificamente organizzato dai fascisti di CasaPound cremonesi, in combutta con altri militanti di estrema destra provenienti da fuori città, e ha trovato una risposta determinata da parte dei compagni presenti nel centro sociale, ma purtroppo Emilio è stato colpito alla testa da diverse sprangate.
I fascisti si sono accaniti sopra ad Emilio fino a quando è stato portato in sicurezza all'interno del centro sociale; è stata, tuttavia, immediatamente chiara la gravità del suo stato di salute.
Come sempre è stato, complice il comportamento della polizia che ha semplicemente identificato gli assaltatori e successivamente, per permettere loro di andarsene indisturbati, caricando violentemente il presidio di antifascista che si era radunato sul posto.

INTERZONE, che da sempre sostiene la linea del "NON UN PASSO INDIETRO",
esprime piena solidarietà al C.S.A. Dordoni di Cremona, nonché un pronto recupero per Emilio, vittima dell'ennesima infame aggressione da parte dei fascisti di Casa Pound, che
conferma la pericolositá di questo “movimento, e aderisce, contro squadristi, polizia complice e istituzioni conniventi :

SABATO 24 GENNAIO CORTEO NAZIONALE ANTIFASCISTA, determinato, autodifeso e militante con la parola d'ordine: chiudere subito tutte le sedi fasciste!

CONCENTRAMENTO ORE 15.00 davanti al CSA DORDONI (via Mantova 7/A, ex foto Boario, parcheggio dello stadio)


A Roma si stanno organizzando bus per raggiungere la manifestazione di Cremona.
PER ADESIONI: 3886192158


 

18/11/14

Fascism is the Enemy

Ancora un un attacco fascista a Roma. Ormai siamo all'emergenza. E che ci fosse una matrice tutta politica dietro l’assalto contro i tifosi della squadra romana di calcio di terza categoria 'Ardita San Paolo’, nel corso della partita di campionato con il Magliano Romano, era apparso chiaro fin da subito.  L'attacco squadrista, con spranghe di ferro e bastoni nei confronti di un gruppo di tifosi della squadra di calcio popolare ASD Ardita, espressione popolare di calcio dal basso nel quartiere San Paolo. è avvenuta domenica, 16 novembre, a Roma.

“Durante la partita di oggi abbiamo subito un’aggressione sugli spalti da parte di persone a volto coperte e armate di spranghe e bastoni. Questi fatti ci lasciano attoniti in quanto non comprendiamo le motivazioni alla base di tale gesto.
Questa è la terza stagione che ci vede protagonisti all’interno dei campionati federali, nei quali abbiamo sempre riscosso un notevole successo in termini di partecipazione e consenso dimostratoci anche dalle società calcistiche incontrate sul nostro cammino.
In conclusione, questo attacco è da considerarsi rivolto non soltanto a noi bensì a tutte le società che promuovono un modello differente di sport e a tutte quelle realtà sociali che operano nei territori di Roma e limitrofi”.

Questo il comunicato dell'Ardita.

Il fascismo è la forma più estrema e brutale di oppressione del potere economico. Quando il capitalismo si sente minacciato, durante i periodi di crisi, utilizza il fascismo come ultima risorsa: tentano di distruggere fisicamente l'opposizione, la sinistra, i sindacati, i gruppi progressisti, chi difende gli immigrati, i più deboli.. Aggrediscono, picchiano, intimidiscono, uccidono. Usano il razzismo per reclutare, e attraverso il terrore, la violenza, cercano di distruggere la lotta di classe e la democrazia. 
Da parte nostra, per dare alla nostre città un volto civile, dove l’autoritarismo, il razzismo e le discriminazioni non abbiano cittadinanza, si rivendica fino in fondo il diritto all'autodifesa, in caso di aggressione. Siamo in totale sintonia nel considerare l'antifascismo un valore fondamentale, che va salvaguardato e soprattutto PRATICATO.

Tutto quello che dobbiamo fare è..difenderci 

All wi doin is defendin



war... war...
mi seh lissen
oppressin man
hear what I say if yu can
wi have
a grevious blow fi blow

wi will fite yu in di street wid we han
wi have a plan
soh lissen man
get ready fi tek some blows

doze days
of di truncheon
an doze nites
of melancholy locked in a cell
doze hours of torture touchin hell
doze blows dat caused my heart to swell
were well
numbered
and are now
at an end

all wi doin
is defendin
soh get yu ready
fi war... war...
freedom is a very firm thing
all oppression
can do is bring
passion to di eights of eruption
an songs of fire wi will sing

no... no...
noh run
yu did soun yu siren
an is war now
war... war...

di Special Patrol
will fall
like a wall force doun
or a toun turn to dus
even dow dem think dem bold
wi know dem cold like ice wid fear
an wi is fire!
choose yu weapon dem
quick!
all wi need is bakkles an bricks an sticks
wi hav fist
wi fav feet
wi carry dandamite in wi teeth

sen fi di riot squad
quick!
cause wi runin wild
wi bittah like bile
blood will guide
their way
an I say
all wi doin
is defendin
soh set yu ready
fi war... war...
freedom is avery fine thing
LINTON KWESI JOHNSON



24/09/14

I Ribelli del Donbass

Una tv norvegese stava girando un reportage sul battaglione Azov, nell’est dell’Ucraina, quando ha scoperto (e filmato) che molti miliziani indossavano un elmetto con l’emblema delle Ss. Il battaglione combatte tra le fila di quell’esercito ucraino che l’Italia sta contribuendo ad armare.
L’essenza fascista del battaglione Azov, formato da volontari fascisti e nazisti provenienti da tutta Europa, è ormai nota. Il battaglione Azov ha come simbolo una runa, nota come «l’angelo lupo» («Wolfsangel»). Si tratta di una delle rune più amate durante il Terzo Reich, utilizzata anche come simbolo dal partito nazista ucraino Svoboda, attualmente al governo.

Quì il video della tv tedesca che documenta la paccottaglia nazista del batt. Azov

Questo blog ADERISCE  convintamente alla campagna “Solidarietà con la resistenza antifascista in Ucraina”, nata in Gran Bretagna nel giugno scorso.

La campagna ha i seguenti obiettivi, che facciamo nostri e appoggiamo:
* contro l'appoggio dei governi occidentali al governo di estrema destra di Kiev.
* contro la presenza e le esercitazioni Nato in Ucraina
* per l'arresto e il rinvio a giudizio degli assassini di 42 persone all'interno della Casa dei sindicati di Odessa il 2 maggio scorso.
*contro gli attacchi ai diritti democratici e la repressione nei confronti delle organizzazioni di sinistra.
* a sostegno della resistenza antifascista in Ucraina

In Gran Bretagna il Congresso del Tuc, la confederazione dei sindacati britannici, ha recentemente approvato una mozione che si oppone all'utilizzo di truppe britanniche nel conflitto, chiede il cessate il fuoco e sostiene tutti coloro che combattono il fascismo in Ucraina.
Il primo obiettivo in Italia è sviluppare una campagna di informazione e di controinformazione rispetto alle menzogne dei mass media mainstream.