29/06/13

Stage

La verità è che il rock & roll non ha prodotto grandi album dal vivo. Molto pochi, buoni. Per molti gruppi, però, i dischi live hanno rappresentato perfino una consacrazione definitiva: sul palco gente come i Deep Purple, Who (grandioso il loro Live at Leeds..), Grateful Dead, Allman Brothers hanno espresso la loro massima potenzialità ed energia, che risultava incerta nelle registrazioni in studio; altri sono stati esercizi di pura perizia tecnica: Yessongs, Seconds Out dei Genesis.. Per altri ancora, invece, hanno solo costituito delle raccolte, dei 'best' fatti il più delle volte per ragioni di cassetta.
Questo primo capitolo è dedicato interamente a Stage di David Bowie, meraviglioso disco live e uno degli album "della vita". Seguirà una lista non dei migliori dischi live della storia, ma di quelli rimasti impressi nella memoria di un 'ascoltatore', dischi che per i soliti oscuri motivi occupano un posto speciale nei nostri scaffali..

Stage
Senza ombra di dubbio, è Stage di David Bowie il “mio album Live”. Disco dal suono freddo e futuribile, estremamente avanguardistico pur essendo registrato "dal vivo", con le sue oscure trame nelle elaborazioni strumentali, e con una  dimensione scenica  completamente rivoluzionata: niente più maschere, vecchi costumi: dietro Bowie sul palco, niente di niente, solo una gelida grata di tubi al neon.

27/06/13

Jimi Hendrix a Roma





Questa è il resoconto, breve, del passaggio di Jimi Hendrix a Roma e della proiezione di  Jimi Hendrix plays at Berkeley. Di MassimoBuda e Sergio Duichin per Paese Sera, che il 18 settembre 1980 celebrava Hendrix nel decimo anniversario della sua morte. E'  anche un istantanea su di un epoca, ormai al tramonto. La stagione dei 'movimenti' andava sempre più declinando, la classe operaia attraversava una sorta di "mutazione antropologica ("detriti soggettivi di quella che era stata la centralità operaia" T. Damico) , cambiano codici linguistici, tradizioni culturali, riferimenti politici. Il mondo della scuola è disincantato, scettico sulla possibilità di un qualsiasi cambiamento.  Un ritorno alla solitudine degli interessi, la ricerca di strategie (sempre più invadenti) per il conseguimento del benessere individuale. A questo, s'accompagnarono la disperazione per l'emarginazione, e la frantumazione della speranza..
  
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Il grande chitarrista americano, pochi forse lo sanno o lo ricordano, una volta venne a suonare in Italia. Ma senza perdere nulla del suo fascino, come invece é capitato a molti fra i più fragili miti della musica pop legata alla cultura giovanile, di cui Hendrix è finito fra i più grandi. Fece due concerti, al Teatro Brancaccio di Roma strapieno. Fu un grande evento per i giovani italiani amanti del rock, e l’episodio è ricostruito da Dario Salvatori in un libro pubblicato da Lato Side. Di quel concerto dice Roberto D’Agostino, critico, musicale rockista da lunga data: “Fu una cosa indimenticabile. Allora eravamo nella prima fase dei concerti rock e da Roma passavano tutti i personaggi maggiori. Nel 1965 all’Adriano erano venuti i Beatles e nel 1967 al Palasport i Rolling Stones, più altri grandi nomi come gli Who. Ma la venuta di Hendrix fu l’apice di quella prima ondata. Colpiva soprattutto la sua immagine, poi il modo di suonare la chitarra. Mai vista e sentita prima una cosa simile. Ricordo che iniziò il concerto con Sgt, Pepper’s dei Beatles, e ciò procurò a tutti una grande emozione. Poi fece i suoi pezzi più famosi. Allora era all’apice, nel maggio del 1968, e quello fu uno de concerti più belli mai visti in Italia. La notte poi andò al Titan e a sorpresa fece una jam session che i presenti non dimenticarono mai. Nei corridoi del Titan c’é ancora un suo grande ritratto che ricorda quella sera.


25/06/13

Le tre leggi: Tortura, Carcere, Droghe





DIGNITÀ E DIRITTI UMANI
Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe

Con una sentenza all’inizio dell’anno la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti, in relazione allo stato delle carceri. L’Italia ha un anno di tempo per ripristinare le condizioni dello stato di diritto e l’osservanza della Costituzione. Il Presidente Napolitano ha definito il sovraffollamento carcerario una questione di “prepotente urgenza” e di recente ha rivolto l’ennesimo invito perché siano approvate misure strutturali per porre fine alle disumane condizioni delle carceri.

Il sovraffollamento non è una calamità naturale né un mostro invincibile: basta cambiare le leggi criminogene alla radice del fenomeno, prima fra tutte la legge sulla droga. Solo l’anno scorso sono entrate in prigione per violazione della normativa antidroga 28.000 persone (fra consumatori e piccoli spacciatori), mentre sono oltre 15.000 i tossicodipendenti ristretti su un totale di 67.000: la metà dei detenuti ammassati e stipati nelle patrie galere hanno a che fare con la legge sulle droghe. E’ urgente la cancellazione delle norme più deleterie e “affolla-carcere” della legge sulle droghe, al fine di evitare l’arresto agli accusati di detenzione di sostanze stupefacenti per fatti di “lieve entità” e per far uscire i tossicodipendenti e destinarli a programmi alternativi (oggi preclusi da vincoli assurdi e dall’applicazione della legge Cirielli sulla recidiva).

Occorre dare applicazione alle proposte del Consiglio Superiore della Magistratura, in particolare eliminando le norme di tipo emergenziale, dagli automatismi sulla custodia cautelare alla legge Cirielli sulla recidiva, dal reato di clandestinità alle misure di sicurezza e prevedendo un meccanismo di messa alla prova, di misure alternative e di numero chiuso.

Su queste linee sono state elaborate tre proposte di legge di iniziativa popolare, sostenute da un vasto Cartello di organizzazioni e associazioni impegnate sul terreno della giustizia, del carcere e delle droghe: la prima propone l’inserimento nel Codice Penale del reato di tortura secondo la definizione data dalla Convenzione delle Nazioni Unite; la seconda interviene in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario. La terza si propone di modificare la legge sulle droghe nei punti più odiosi che provocano tanta carcerazione inutile. Sosteniamo le tre proposte di legge e invitiamo tutti e tutte a sottoscriverle.
Il 15 marzo si riunirà il nuovo Parlamento e inizia una legislatura certamente difficile. Ci auguriamo che nell’agenda del nuovo governo siano presenti punti precisi e qualificanti. Fra questi, i temi della giustizia, del carcere, della droga dovrebbero entrare nell’agenda delle priorità. Ci appelliamo con forza al Parlamento perché dedichi subito una sessione speciale all’esame di provvedimenti urgenti per il carcere.

Chiediamo infine la nomina di un ministro della Giustizia capace di rompere le logiche di potere e corporative che hanno fin qui impedito di operare le scelte necessarie e indifferibili. Pretendiamo una netta discontinuità nella responsabilità del Dipartimento delle Politiche Antidroga, che ha perseguito politiche dannose e fallimentari in nome dell’ideologia punitiva e proibizionista.

Le condizioni inumane delle nostre carceri mettono in gioco la credibilità democratica del nostro paese. Noi non intendiamo essere complici, neppure per omissione, dell’illegalità quotidiana. Invitiamo tutti e tutte a fare altrettanto.

Sostenete la campagna “Carcere, droghe e diritti umani” aderendo on line e firmando ai banchetti e alle iniziative le tre leggi di iniziativa popolare.


3leggi.it


Associazioni Promotrici:
A Buon diritto, Acat Italia, L'Altro Diritto, Associazione 21 luglio, Associazione difensori di Ufficio, A Roma, insieme - Leda Colombini, Antigone, Arci, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Associazione Saman, Bin Italia, Consiglio italiano per i rifugiati - Cir, Cgil, Cgil – Fp, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum Droghe, Forum per il diritto alla salute in carcere, Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva Onlus, Gruppo Abele, Gruppo Calamandrana, Il detenuto ignoto, Itaca, Libertà e Giustizia, LILA Onlus - Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids, Medici contro la tortura, Naga, Progetto Diritti, Ristretti Orizzonti, Rete della Conoscenza, Società della Ragione, Società italiana di Psicologia penitenziaria, Unione Camere penali italiane, Vic – Volontari in carcere

22/06/13

Gola Profonda: la Broncoscopia

Broncoscopia (gr. bronchos, gola + skopein, osservare).

'Tecnica diagnostica per lo studio dell’albero respiratorio. Si effettua introducendo uno strumento (broncoscopio o fibrobroncoscopio, un sottile tubo in genere a fibre ottiche, di piccolo calibro e flessibile) attraverso gola, o naso e trachea fino all’albero bronchiale. Grazie alla possibilità di ricevere le immagini, la Broncoscopia consente di osservare direttamente le zone di bronco, manovrando lo strumento dall’esterno per cambiare direzione, effettuare un lavaggio bronchiale, prelevare del liquido ( Bronco aspirazione) o effettuare biopsie delle lesioni riscontrate. Permette di rilevare fenomeni ostruttivi o infiammatori nei bronchi e tradizionalmente viene utilizzato per la diagnosi di tumori polmonari, malattie infiammatorie, fibrosi polmonari, sarcoidosi e malattie ostruttive bronchiali (come l'asma bronchiale e la BPCO).' 
Dizionario medico

19/06/13

P. K. Dick, Kathy Acker: Sulle orme di W. Burroughs

Manuali di sopravvivenza, Tecniche di guerriglia

Philip K. Dick 
La fantascienza non ha subito fatte proprie le atmosfere di William Burroughs. Pochi scrittori si sono accorti del potenziale fantascientifico della sua opera, forse perché al momento della pubblicazione del Pasto Nudo, il mondo delle riviste era ancora preso dalle atmosfere orwelliane della social science fiction: il primo ad accorgersi di Burroughs fu Michael Moorcock, che nel suo editoriale sulla rivista inglese New Worlds, saluta il romanzo dicendo che, se gli scrittori vogliono descrivere le conquiste della tecnica dell’era spaziale, lo devono fare con le tecniche di scrittura adatte, come quelle di Burroughs, che sono fantascienza di per se stesse. Burroughs appare subito un anti-utopista e la sua opera viene riconosciuta da Moorcock come affine a quella di Orwell, Van Vogt e Ballard. Al di la di queste innegabili affinità, per altro in gran parte già evidenziate, l’idea dell’agente drogato che Burroughs adotta nelle sue prime opere deve essere servita senza dubbio da ispirazione a Philip Dick che, nel 1977 pubblica, dopo un sofferto silenzio, il romanzo Scrutare nel buio (A Scanner Darkly). ln esso Fred, un agente di polizia, si muove sotto copertura nell’identità del tossicomane Bob Arctor. Nemmeno i superiori cli Fred conoscono questa identità segreta, e Fred riceve l’incarico di controllare gli spostamenti di Bob. Se stesso. Proprio come gli agenti della polizia Nova non conoscevano i propri mandanti, cosi il poliziotto stesso finisce per non sapere quanti Bob Arctor esisteranno realmente. C’è quello chiamato Fred, che controlla quello chiamato Bob, e sono la stessa persona. Ma Fred è proprio la stessa persona di Bob? E quale delle due identità è reale? ll tema dell’identità divisa, deriva indubbiamente da Van Vogt, mentre da Burroughs Dick riprende la dualità spacciatore -poliziotto. Nei libro infatti il protagonista ricorda parecchi agenti che, nella loro attività segreta, avevano venduto hashish ed eroina. Questo travestimento procurava a quegli agenti un profitto superiore al proprio salario ufficiale. Perciò i poliziotti finivano per usare loro stessi la roba, ed assimilare quel tipo di vita.
Erano tossicomani, spacciatori ed agenti allo stesso tempo. Succedeva anche che certi spacciatori diventassero una specie di agenti segreti non ufficiali. Tutto è poco chiaro: Burroughs scrive che si può suggerire all'agente per il quale
‘la sua storia di copertura e la sua vera identità e che non ne ha altre. La sua identità di agente diviene inconscia, cioè, fuori del suo controllo, e potete indagarla con le droghe e con l’ipnosi. Potete trasformare un borghese eterosessuale in un finocchio... cioè, rafforzare e assecondare il suo rifiuto di tendenze omosessuali normalmente latenti - allo steso tempo privarlo della figa e sottoporlo a stimoli omosessuali. Poi, droghe, ipnosi, e...’

Cosi, l’agente non sa chi veramente egli sia. Per Philip Dick la cosa è molto simile:
‘Parecchi agenti che aveva conosciuto e che avevano finto di essere spacciatori nella loro attività segreta avevano poi finito per vendere hashish e a volte eroina. Questo era un buon travestimento, ma all’agente veniva un profitto sempre maggiore e superiore al suo salario ufficiale anche aumentato di quanto gli veniva dato quando contribuiva ad incastrare qualcuno e a sequestrare una partita di grosse dimensioni. Poi gli agenti finivano sempre di più per usare essi stessi la roba, per assimilare quel tipo di vita, cioè diventavano ricchi tossicomani e spacciatori rimanendo allo stesso tempo agenti; ma, dopo un certo tempo, alcuni cominciavano a lasciar andare la loro attività di poliziotto per dedicarsi a tempo pieno al commercio. D’altro canto avveniva anche che certi spacciatori, per sfottere i loro avversari, o quando si aspettavano di essere incastrati, divenivano agenti a loro volta, seguendo una strada che li portava ad essere una specie di agenti segreti non ufficiali. E tutto diventava piuttosto poco chiaro. Per quanto il mondo della droga fosse un mondo poco chiaro già di per se’.
 

17/06/13

Live! Guida a tutti i festival in Italia (rock, jazz, blues)

ALLA FINE la crisi ha colpito anche quella che sembrava un'isola felice: la musica dal vivo. In particolare i festival estivi che per molti erano l'occasione ideale per combinare vacanze e musica. Dopo avere perso il Rototom Sunsplash (emigrato in Spagna, tra mille polemiche, nel 2010) sono diversi i festival italiani grandi e meno grandi, ad aver dato forfait quest'anno: dall'Heineken Jammin' Festival al Rock in IdRho, da Gods Of Metal all'Independent Days. E in ultimo anche A Perfect Day Festival. Quella che trovate di seguito è la mappa dell'Italia musicale che resiste nonostante tutto. In un tripudio di rock, jazz, blues e pop.


Donne mito: Jenny Marx, la moglie del diavolo

<<La parte migliore della mia vita.>>
Cosi Karl Marx, giunto quasi alla fine della sua intensa, tumultuosa esistenza, definì colei che per quasi quarant’anni l’aveva condivisa: Jenny Marx, nata baronessa Von Westphalen. Si erano conosciuti giovanissimi. Lei, <<la più bella ragazza di Treviri, una bruna altera dagli occhi Verdi, ovale perfetto, carnagione di tuberosa>>, s’era subito innamorata di quel giovane vivace, pieno di interessi, che emergeva con facilità e naturalezza per la sua intelligenza, la sua capacità dialettica. Il fidanzamento fu assai lungo, durò sette anni, l’aristocratica famiglia di Jenny non era entusiasta di quel ragazzo che sembrava un po’ esaltato...

Moses Hess: <<Preparati a incontrare il più grande, forse l’unico vero filosofo attualmente vivente che susciterà l’interesse di tutta la Germania quando si farà conoscere pubblicamente attraverso i suoi scritti e la sua presenza fisica... Il dr. Marx - che è ancora molto giovane, ma darà il colpo di grazia alla religione e alla politica del Medioevo; egli unisce il più rigoroso spirito filosofico all’ironia più mordace. Immagina Rousseau, Voltaire, Holbach, Lessing, Heine e Hegel riuniti nella stessa persona - e sottolineo riuniti, non mescolati - e ti farai un’idea del dr. Marx >>. 
 

13/06/13

Prism, il grande fratello


La raccolta di grandi quantità di dati sta cambiando il mondo.
L’accesso ai dati da parte della Nsa (National security agency) rientra in un programma per la sicurezza nazionale chiamato Prism, che permette alle autorità di accedere direttamente ai server di alcune delle maggiori aziende tecnologiche del paese. La raccolta delle informazioni è cominciata nel dicembre del 2007.
L’agenzia ha messo sotto controllo diverse attività degli utenti stranieri: ricerche online, foto, email, trasferimento di file, videochat e scambi di messaggi di testo.
Le nove aziende coinvolte nel progetto Prism, stando al documento, sono: Aol, Apple, Facebook, Google, Microsoft, PalTalk, Skype e Yahoo. Anche Dropbox sarebbe dovuta entrare a far parte di questo gruppo di aziende, obbligate legalmente a dare le informazioni degli utenti alle agenzie di sicurezza. Prism va oltre, perché permette un accesso diretto ai loro server.

Lo scoop del Guardian sul sistema di controllo degli Stati Uniti conferma clamorosamente che  i sospetti, le preoccupazioni di chi da sempre denuncia una pesante intromissione del potere nella rete e nella vita privata di milioni di persone,  erano più che fondati.

Edward Snowden ha 29 anni ed è un ex assistente tecnico della Cia. Nel video, l'intervista rilasciata al giornale inglese, in cui racconta come funziona il programma Prism, programma informatico top secret della Nsa, e le motivazioni che lo hanno spinto a rivelare al mondo intero l'esistenza del 'grande fratello' informatico..





Fini - Giovanardi: Una mostruosità da abolire

Incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe

I giudici romani sottolineano poi la assurdità della equiparazione di droghe “pesanti” e “leggere”, di cui “va rilevata la modestia degli effetti negativi sull’organismo, non differenti da quelli che provocano alcool o nicotina” e la “assenza di effetti di dipendenza nei consumatori di cannabis”. Perciò, dicono i giudici, comminare per la “cannabis” le stesse pene previste per gli oppiacei è irrazionale e contrasta con l’articolo 3 della Costituzione, che non consente di trattare allo stesso modo fatti fra loro così diversi.
Auguriamoci che la decisione arrivi in tempi brevi, a meno che non sia il prossimo Parlamento a liberarci ancor prima di una delle peggiori mostruosità dell’era fini-berlusconiana.
Nel frattempo nessun giudice rispettoso della Costituzione può continuare ad infliggere condanne in base ad una legge che una Corte di appello della Repubblica ha dichiarato illegittima.

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Incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, alla vigilia del processo contro Filippo Giunta, creatore del festival Rototom Sunsplash e accusato di agevolazione all’uso di sostanze stupefacenti.
Sono sette anni che questa legge provoca effetti disastrosi sul funzionamento della giustizia e sulla condizione delle carceri, determinando il sovraffollamento che è alla base delle condanne della Corte di Strasburgo per trattamenti disumani e degradanti.
La proposta di Gianfranco Fini fu presentata nel 2003, ma vide la luce solo nel 2006 grazie a un colpo di mano del sottosegretario Carlo Giovanardi: il disegno fu trasformato in maxi emendamento, inserito nel decreto legge dedicato alle Olimpiadi invernali di Torino.
L’opposizione fu tenace e incalzante, in Parlamento e nel Paese. Fu sconfitta solo per uno stupro istituzionale e per la latitanza del Quirinale.
Sul mensile Fuoriluogo vennero poste le questioni di legittimità costituzionale: per la prima volta il legislatore cancellava la volontà espressa dai cittadini nel referendum del 1993 a favore della depenalizzazione del possesso di sostanze stupefacenti per uso personale. Furono anche segnalate due altre gravi lacerazioni costituzionali rispetto ai principi del giusto processo e delle competenze regionali.
Alcune Regioni sollevarono la questione di legittimità costituzionale per le norme che ledevano la loro autonomia legislativa e organizzativa. La Regione Emilia-Romagna denunciò l’inserimento strumentale delle misure antidroga nel decreto Olimpiadi, che configurava, già di per sé, “un autonomo vizio di costituzionalità”.
Tale rilievo non si traduceva tuttavia nella specifica denuncia della violazione dell’art. 77 della Costituzione, poiché all’epoca la giurisprudenza della Corte Costituzionale non si era ancora consolidata nel senso della possibilità di verificare i requisiti di “necessità e urgenza” dei decreti legge anche dopo la loro conversione.
Dopo le pronunce della Corte del 2010 e del 2012, le condizioni sono mutate: le sentenze hanno dettato criteri vincolanti per l’approvazione dei decreti legge, stabilendo in particolare il divieto per il Parlamento di inserire disposizioni estranee all’oggetto e alle finalità del testo originario del decreto di urgenza.
Un gruppo di lavoro, coordinato da Luigi Saraceni, ha messo a punto un documento di analisi legislativa e di ricostruzione storica della vicenda, predisponendo una sorta di modello per sollevare davanti all’Autorità giudiziaria la questione di legittimità costituzionale.
Anche da questo versante “giudiziario”, ci sono dunque tutte le ragioni per riprendere la battaglia per un cambio della politica delle droghe in Italia, mettendo in luce il vizio d’origine di una svolta repressiva che ha prodotto gravi guasti umani.
La predisposizione di questo “schema” intende fornire agli avvocati impegnati ogni giorno nella difesa di giovani consumatori o tossicodipendenti, uno strumento per fermare la macelleria giudiziaria. E’ auspicabile che la parola passi presto alla Corte Costituzionale. La cancellazione del decreto non produrrebbe un vuoto normativo (tornerebbe infatti in vigore la legge precedente), ma creerebbe le migliori condizioni per una riforma sostanziale della legge.
Fuoriluogo
Società della Ragione Dossier 


Estratto dal 3° Libro Bianco sulla Fini/Giovanardi

L’impatto della legge antidroga sul carcere.
Aumentano gli ingressi in carcere per droga in rapporto al totale degli ingressi, dal 28% del 2006 al 33,15% del 2011 (25.390 su 90.714 e 22.677 su 68.411). Aumentano le denunce, specie per l’art. 73 (detenzione illecita a fini di spaccio), da 29.724 nel 2006 a 33.686 nel 2011 (di queste 14.680 sono per cannabis, pari al 41%, di cui 8.535 per hashish, 5.211 per marijuana, 1.416 per coltivazione di piante); gli arrestati corrispondono a 28.552, mentre nel 2006 erano 25.730. Le operazioni di polizia sono state 21.116 e i sequestri danno un aumento del 54,19% per la marijuana e del 29,43% dell’hashish e un meno 45,97 per l’eroina. Nel 2011 vi è stata una esplosione di sequestri di piante di canapa (563.198!).  
Raddoppiano i detenuti presenti in carcere per art. 73: dai 10.312 del 2006 ai 21.562 del 2011, il 32,67% del totale, se si calcola sia l’art. 73 che il 74 le cifre sono 15.133 nel 2006 e 27.856 nel 2011, il 42,21% del totale: si puo' quindi dire che quasi la metà dei detenuti nelle carceri italiane è in cella per 2 articoli di una sola legge dello Stato. Dato che viene confermato anche dall'analisi dello stato processuale dei detenuti: su 28.636 detenuti imputati presenti in carcere al 17.11.2011 ben 11.380 sono per violazione della legge sugli stupefacenti; su 14.686 detenuti in attesa di primo giudizio al 17.11.2011 ben 5.593 per violazione legge stupefacenti; su 7.588 appellanti al 17.11.2011 ben 3.082 per violazione legge stupefacenti; su 4.718 ricorrenti al 17.11.2011 ben 2.076 per violazione legge stupefacenti;  
infine, sui 37.750 detenuti con condanna passata in giudicato, presenti al 27 novembre 2011, ben 14.590 (38,90%) lo sono per violazione della legge sugli stupefacenti.

La repressione sul consumo:
Aumentano le segnalazioni al prefetto per mero consumo personale: da 39.075 segnalati nel 2006 a 47.093 nel 2008 (ultimo dato consolidato), nel 2009 il dato provvisorio era di 37.800. 
Il 74% dei segnalati era in possesso di un solo spinello! Va ricordato, come esempio di persecuzione di massa che dal 1990 al 2010 le persone segnalate ai prefetti per le sanzioni amministrative sono state 783.278. 
Più che raddoppiate le sanzioni irrogate: da 7.229 nel 2006 a 16.154 nel 2010 mentre crollano le richieste di programmi terapeutici: da 6.713 nel 2006 a 518 nel 2010. Non solo questa legge punisce con sanzioni molto pesanti i semplici consumatori (ad esempio con il ritiro della patente), ma ha avuto anche l'effetto di allontare i consumatori problematici dall'accesso ai programmi terapeutici, come possiamo capire anche dai dati qui di seguito.

Le misure alternative al carcere:
Diminuiscono le misure alternative: da 3.852 persone in affidamento nel 2006 a 2.816 al 30 maggio 2012. Ovvero nonostante le promesse di Giovanardi e Serpelloni i consumatori, anche problematici restano in carcere perchè è sempre più difficile accedere alle misure alternative. E, per sottolineare la centralità del carcere per il consumatore di sostanze mentre prima del 2006 la maggioranza dei tossicodipendenti godeva dell’affidamento direttamente dallo stato di libertà, con la nuova legge il rapporto si è invertito. Al 30 maggio 2012, 1.854 persone erano in affidamento dopo essere passate dal carcere, a fronte di 962 soggetti provenienti dalla libertà.

Conclusioni
Il sistema repressivo punta al basso: i dati complessivi ci dicono che la gran parte delle persone che entrano in carcere per la legge antidroga sono consumatori o piccoli spacciatori, con particolare preferenza sulla cannabis e con una recente predilezione per i coltivatori (spesso autoproduttori). 
L’impatto carcerario della legge antidroga è la principale causa del sovraffollamento negli istituti di pena italiani. All’aumento della carcerazione e delle sanzioni amministrative corrisponde un abbattimento dei programmi terapeutici.
I dati forniti annualmente dalla Relazione del Governo al Parlamento sono in parte carenti, in parte inaffidabili e soprattutto reticenti: in particolare mancano a livello nazionale i dati sulle condanne per l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73. Una ricerca in profondità condotta in Toscana mostra che il 40% dei detenuti sono in carcere per reati di droga minori: si tratta spesso di consumatori che semplicemente detenevano quantità superiori al limite tabellare e sono stati trattati alla stregua di spacciatori.
E’ urgente una modifica della legge, iniziando da norme di riduzione del danno già in questa legislatura, che definiscano come reato autonomo l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73 con una pena ridotta che escluda l’ingresso in carcere, che si cancelli la legge Cirielli sulla recidiva, che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, sia per le condanne carcerarie che per le sanzioni amministrative.


12/06/13

Il Ragno Nero: Lev Jascin

Un portiere, come il sovietico Lev Jascin nel 1963, che solleva il Pallone d'Oro resta uno dei primati tuttora imbattuti nel calcio mondiale. Nonostante una lunga lista di candidati straordinari tra i numeri uno d’ogni epoca: da Dino Zoff all'inglese Gordon Banks, dall'erede di Jascin, Rinat Dasaev, fuoriclasse dell’Urss del colonnello Lobanovski a fine anni '80 (finalista agli Europei di Germania 1988, sconfitta dall'Olanda), sino a Iker Casillas, a Gigi Buffon. Ci è andato vicino invece il tedesco Oliver Kahn, terzo nella classifica finale 2002 (Germania finalista contro il Brasile al Mondiale in Giappone e Corea del Sud), dietro a Ronaldo e Roberto Carlos. ln pratica, un embargo verso gli estremi difensori. Che difficilmente sarà revocato nei prossimi anni. Zero chances di successo, anche se hanno vinto, da protagonisti assoluti, ogni competizione, come Casillas, campione d’Europa 2012 con la Spagna e della Liga spagnola con il Real Madrid. E anche Gigi Buffon avrebbe potuto vincere il premio. Nel 2006, con l’ltalia campione del mondo a Berlino, gli è stato preferito Fabio Cannavaro.

Di N. Sellitti

Il mito del Ragno Nero non é svanito. Ancora vivo nella scatola nera del calcio. Cinquanta anni fa il sovietico Lev Jascin, forse il più forte portiere nella storia del gioco, vinceva il Pallone d’Oro. Unico sinora tra gli estremi difensori. E nell’era di fuoriclasse come Alfredo Di Stefano, Gianni Rivera, Eusebio. Con lui, ecco il concept moderno del portiere che domina l’area di rigore in uscita e coordina i movimenti dei difensori. Jascin, icona dello sport dell’Urss che produceva una serie infinita di aneddoti. Tra cui, portiere di “fabbrica” perché pare che i suoi compagni gli lanciassero dei bulloni, per verificarne i quasi irreali riflessi. Parava tutto, compreso i calci di rigore (circa 150), rendendo quasi inutili gli assalti degli avversali (207 volte imbattuto su 326 gare in carriera). Un muro per tredici anni della Nazionale Sovietica. Un corpo da cestista che nelle sue mani giganti compattava pallone e politica. La sua esplosione a grandi livelli (fino a 25 anni era un giocatore di hockey) avveniva nell’era post stalinista. Con i grandi campioni sovietici che erano utilizzati come cartina di tornasole della rinnovata potenza politica e militare sovietica., che voleva (in teoria) mettere da parte le rudezze del regime. Propaganda nazionalista, messaggi da spedire direttamente nelle stanze dei bottoni dei Paesi occidentali. Per questo motivo, la vedova del grande portiere sovietico, Valentina, si è opposta all’idea del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, di realizzare un film sulla vita da leggenda del Ragno Nero, soprannome dovuto al colore della sua tenuta da gioco.
<<Quando sarò morta, allora potranno fare un film o qualunque altra cosa venga loro in mente>>, ha detto la vedova Jascin alla rete tv russa Dozhd.

L’iniziativa di Putin si colloca sulla scia del grande successo di pubblico riscosso da Leggenda n 17. Il film, del regista Nikolaj Lebedev, racconta la vita e la carriera di Valeri Kharlamov, mito dell’hockey sovietico tra il 1969 al 1981. Leggenda n 17 ha incassato oltre 35 milioni di rubli (1,1 milioni di dollari) in un solo giorno. Un record assoluto nell'ambito delle produzioni cinematografiche russe degli ultimi anni. Su Jascin al cinema con i pop corn, niet, nulla da fare. Con enorme delusione per l’ex portiere della Nazionale russa Vyacheslav Malafeev, che si era proposto per interpretare il ruolo del portierone dell’Urss. Il rischio di cadere nella propaganda era concreto. Jascin era un figlio della Russia povera, sopraffatta dalla Seconda Guerra Mondiale. Le sue qualità vennero fuori con la Dinamo Mosca, squadra del ministero dell’Interno sovietico, con cui vinse cinque campionati e tre Coppe di Russia. Ma il portiere diventava una stella di prima grandezza del calcio alle Olimpiadi di Melbourne 1956. Proiezione a cinque cerchi della nuova fase di apertura politica (e economica) sovietica, con Nikita Kruscev segretario generale del Pcus. E la denuncia dei crimini di Stalin, contro cui, al XX congresso del Pcus, fu prodotto un rapporto segreto sulla sua attività politica e sugli spietati metodi di governo. L’Urss, sotto Kruscev, investiva forte sullo sport per evidenziare la superiorità del regime. Agli atleti veniva proposto un tenore di vita decisamente più elevato rispetto ai cittadini sovietici. Con risultati entusiasmanti. Nel medagliere, l'Urss centrava 98 medaglie, ventiquattro più degli statunitensi. Un successo che non riusciva ovviamente a coprire le violenze che si stavano verificando in Ungheria. A pochi giorni dalla cerimonia inaugurale dei primi Giochi australiani, Ungheria e Urss si sfidarono nel torneo di pallanuoto. La partita nota come Bagno di sangue di Melbourne con un pallanuotista ungherese che usciva dalla piscina con il sopracciglio desiro sanguinante, dopo un colpo volontario ricevuto da un sovietico. Il clima era rovente. E il Ragno Nero, con la sua forza, la sua potenza, rappresentava sul rettangolo di gioco il potere sovietico. Quattro anni dopo, nel 1960, Jascin era ancora protagonista indiscusso del successo dell’Urss alla fase finale degli Europei, in Francia. Confermandosi custode sportivo del nuovo Corso dell’Urss. La faccia sportiva della destalinizzazione., Dopo Melbourne 1956, gli Europei francesi erano l’occasione giusta per confermare la supremazia sovietica anche nel calcio, il gioco nato nei Paesi occidentali, non solo nelle discipline olimpiche, in cui c’erano tradizione e successi. Un torneo, gli Europei, reso possibile dal disgelo tra i Paesi del blocco occidentale e quelli socialisti.

La Guerra Fredda tornava pero protagonista nei quarti di finale: Urss contro Spagna del generale Franco. Jascin contro Di Stefano: due scuole di pensiero, due modi diversi di fare calcio. Ma nessun rapporto diplomatico tra le due nazioni. La Spagna si rifiutò di giocare a Mosca per volere del suo generale. Sovietici in semifinale, contro la Cecoslovacchia, superata grazie alle prodezze di Jascin. Poi, la finale. Battuta la Jugoslavia, torneo ai sovietici, per la gioia di Breznev in tribuna, Jascin subisce appena due reti in tutto il torneo. 1963, il suo anno d'oro con il Pallone d'oro, miglior portiere del campionato sovietico, sei reti subite in ventisette partite. Dodici mesi prima, aveva deciso di ritirarsi, dopo l’eliminazione dell’Urss dai Mondiali in Cile per mano dei padroni di casa. Nel 1964 Breznev sale al potere, ritornano i conflitti tra Oriente e Occidente, la primavera di Praga. Ma Jascin continuava a collezionare premi e ammiratori, sino alla fine della sua carriera, con una partita d’addio allo stadio Lenin di Mosca nel 1971. 100 mila spettatori, in campo i migliori attaccanti del mondo, tra i pali, il loro incubo.




da il manifesto, 06.06.013

05/06/13

Terra e Libertà

Terra e libertà, furono questi, fino all’ultimo, i due obiettivi di Emiliano Zapata, artefice della rivoluzione messicana e ideale archetipo di tutti i grandi ribelli del Continente latinoamericano; partendo dalla difesa dei braccianti contro la schiavitù del latifondo e dal sostegno dei diritti degli indios, Zapata diede vita a un piano di riforma agraria che costituì l’unico vero programma contro la corruzione e la vuota magniloquenza del regime di Porfirio Diaz. Un esistenza e una morte intense, piene di significato in ogni attimo, delineando “l'immagine di un uomo straordinario, prototipo di un popolo straordinario, preso nel vortice di tempi straordinari"` ll carisma di Zapata e il coraggio della sua gente, ma soprattutto il loro sogno di un futuro di giustizia, possono spiegare come un esercito di diseredati, costretto a rubare le armi ai nemici, vedesse aumentare le sue schiere a ogni tentativo di repressione. Attraverso gli anni e i decenni, la figura di Zapata ha continuato a ispirare la rivolta (non e un caso se l’attuale movimento di liberazione del Chiapas si richiama al suo nome) ed è assurto alle dimensioni di un simbolo, ben oltre i confini del Messico. Dietro a un mito. c’è sempre una realtà..

Quattrocento volte la terra ruota nella sua magica corsa attorno al sole. Quattrocento volte la cappa di ermellino cala sui fianchi del vecchio Popo e si avvolge di nuovo attorno al suo collo, e rivoli di cristallo scintillante infuriano lungo i fianchi della paurosa Sierra Ajusco, a riempire i torrenti del Morelos, per scorrere poi tranquilli e poveri d’acqua. Quattrocento volte nei solchi delle piccole milpa degli indios, nelle vaste hacìendas, il sacro grano compie il suo rito di resurrezione, dal seme sepolto al lungo stelo e alla pannocchia fasciata di foglie, mormorante drappeggio color oliva, per trasformarsi poi dolcemente in reste brune e polvere; mentre la leggera fontana verde-grigia della canna da Zucchero zampilla e scherza con grazia carezzevole, balza in alto e ricade, per deporre il suo oro frantumato su soffici grasse palme in casco e palacîo. Quattrocento volte le colline splendono verdi di giada e lentamente bruciano in un color di rame. Quattrocento volte gli indios pazienti marciano in cerchio, uno dietro l’altro, aspettando il miracolo, pregando Maria: uomini schiavi in una notte cieca.

04/06/13

Garbatella al sindaco Alemanno: VATTENE !

Lo storico quartiere Garbatella caccia il sindaco di Roma, Alemanno.  
Un solo grido: ROMA LIBERA, VATTENE!

Uno peggiori sindaci che la recente storia capitolina ricordi, viene cacciato a malo modo dai cittadini del quartiere  Garbatella. Quello che rimane del disastroso quinquennio di Alemanno sono gli scandali che hanno tenuto banco in tutto il mondo: parentopoli, gli amici fascisti piazziati nei posti di comando,  preti pedofili testimonial per la 'famiglia',  ruberie, sperpero di fondi pubblici. E poi, la violenza, gli allagamenti, e i progetti  che rimaranno nella storia: la formula 1 all'Eur, la pista di sci su litorale, a Ostia (!!),  fino alla tamarrata della pajata in piazza coi leghisti, quelli che vedrebbero volentieri la città rasa al suolo.
Sulla rete, sui social, è tutto un ridere.

Andrea Catarci, presidente del municipio XI (Garbatella): "Il sindaco sempre più sconfitto e alla disperata ricerca di voti prova a bussare alle porte di alcuni commercianti di Garbatella, dopo che ha maltrattato questo quartiere per cinque anni. Surreale il tentativo di farsi vedere a tre giorni dalle elezioni porterà a ratificare la sfiducia nei ballottaggi verso il centrodestra, già chiaramente espressa al primo turno".(Paese Sera)






Don Gallo: La droga, la proibizione e le due chiese

Nell’inserto Fuoriluogo de il Manifesto, l'11 marzo 1997, usciva un’intervista ad don Andrea Gallo curata da Grazia Zuffa, alla vigilia della seconda conferenza governativa sulle droghe, che si sarebbe tenuta di li a poco a Napoli. Nei mesi precedenti era venuto alla ribalta un movimento per portare a compimento il progetto riformatore iniziato col referendum del 1993, che aveva abolito la penalizzazione dell’uso personale di droga. Legalizzazione della cannabis, decriminalizzazione completa del consumo personale, sviluppo a tutto campo della riduzione del danno: questi gli obiettivi principali in vista della Conferenza. Il dibattito non investì solo gli addetti ai Iavori, ma il mondo politico, l’opinione pubblica e le istituzioni locali: molti consigli comunali fecero propria la piattaforma con ordini del giorno.
Alla vigilia di quell'importante appuntamento istituzionale, la Chiesa scendeva in campo con un documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia contro la legalizzazione delle droghe leggere e perfino la riduzione del danno, in nome del fatto (assurdo) che <<la droga non si vince con la droga>>. Si levò forte, pur se purtroppo solitaria, la critica radicale e argomentata di don Gallo, acuto conoscitore della dialettica interna alla Chiesa e al mondo cattolico, attento politico e generoso combattente per la libertà e la dignità di tutti, contro ogni ipocrita paternalismo. Una battaglia in cui don Gallo tiene uniti l’impegno pubblico laico e l`ispirazione religiosa. 

*****
<<ll Documento del Pontificio Consiglio rappresenta una presa di posizione che ha il suo peso e la sua autorevolezza. E un documento ufficiale, che viene mandato in tutte le diocesi del mondo. Ma non ci si rltrova né un’impostazione morale né etica:  non c’é alcun reale interesse per la difesa dei giovani, della loro salute. ll documento si limita a dire, con arroganza, al cattolico di schierarsi per il proibizionismo. ll problema è invece stimolare tutte le agenzie educative. Questo trincerarsi  dietro il segnale della proibizione statale é proprio un sintomo di <resa>> sul piano educativo.

Occorre invece rinunciare alla punizione e alla proibizione nel rispetto del principio di autodeterminazione della persona. Gli uomini sono figli di Dio, sono stati creati a sua immagine e somiglianza, questo vorrà pur dire qualcosa. E poi, se si vuole essere onesti, dopo il fallimento di oltre trent’anni di proibizionismo, dopo che nessuno oggi può ignorare che dietro il proibizionismo c’è il narcotraffico, bisogna avere il coraggio di dire che é ora di sperimentare la legalizzazione. ll senso del documento è innanzitutto politico. ll 4 novembre scorso, l’arcivescovo di Genova, Tettamanzi, che è anche vicepresidente della Cei, ha tenuto una specie di conferenza in cattedra contro la droga <libera>. E’ la Cei che ha sollecitato il Pontificio Consiglio, proprio in vista della Conferenza governativa. Badate che è cosi su tutti i temi, prendiamo ad esempio la battaglia per la scuola cattolica. Subito dopo partono le  <veline> per i vescovi. L‘ultimo che protestò per le veline fu il cardinale Pellegrino, dicendo: "se ci avete nominati  vescovi, lasciateci un briciolo di autonomia, casomai ci richiamerete dopo"...

Purtroppo io sono l’unico cristiano cattolico e prete, povero prete, che ha cercato di contestare il documento. Anche quando il mio arcivescovo ha tenuto il discorso di cui ho detto, io l'ho contestato sui giornali locali. Ho chiesto anche come mai non siamo stati consultati: la nostra comunità é ormai da trent’anni sul territorio, e anche se siamo un po’ stonati rispetto al coro, il nostro vescovo doveva ascoltarci prima di parlare>>.

Ciao don Gallo. Ci mancherai..


Lo scatto della Mantide


Kung fu o gongfu <<Abilità acquisita con fatica>>,indica l’obiettivo ultimo e irrinunciabile della pratica dell’arte marziale.

Kwoon o scuola  Molto più che una palestra, è il luogo dove ci si perfeziona guidati dagi insegnamenti del maestro che spaziano dalla filosofia alla medicina.

Sifu o shifu  E’ il maestro. ll logogramma cinese somma i due caratteri “insegnante” e “padre”. I rapporti nelle scuole di KungFu hanno la forma di un legame familiare: i compagni di allenamento diventano <<fratelli>>.

Quan ovvero stile. Il KungFu, inteso come l’insieme di tutte le arti marziali cinesi, comprende un numero inestimabile di “stili” e “sotto stili”. La macro divisione é in stili interni, esterni e imitativi, ma fondamentale é anche l’area geografica di provenienza: ci sono stili meridionali e settentrionali.

Tang Lang Quan  Letteralmente <<Pugilato della mantide religiosa>>, è uno stile imitativo che studia le movenze dell’insetto. E’ caratterizzato da grande rapidità nell’esecuzione.

Shaolin. O Shàolin-si, tempio buddista situato nella regione dell'Henan, culla delle arti marziali cinesi. E’ legato anche alla figura di Bodhidharma (483-540), ritenuto il fondatore del Buddhismo Chàn.

Qi o Chi  E’ il nome dato all’energia “interna” del corpo umano, utilizzato sia in ambiti prettamente filosofici che nelle arti marziali o nella medicina tradizionale cinese.

Chan  Corrente religiosa buddista basata su una tecnica di meditazione portata dall’India dal Bodhidharma nel VI secolo d.C. Diffuso in Giappone sotto il nome di Zen.

Tuina Letteralmente “spingere e afferrare”, é la fisioterapia cinese, una terapia manuale che si avvale di altri strumenti come la moxibustione e la coppettazione.

Tai Ji Quan  E’ lo stile marziale più praticato al mondo, basato sui concetti del Taoismo. ll termine Tai Ji sta a significare <<Ultimo polo supremo>>, qualcosa oltre il quale non vi é nulla. E’ il termine che indicava anche il culmine del tetto di una casa, e quindi la parte più alta e più importante.

Qi Gong  Antichissima pratica basala su movimento, posizioni del corpo, respiro e concentrazione del pensiero. L’obiettivo é uno stato di benessere fisico e mentale e al potenziamento del sistema immunitario.

Tao  Letteralmente la Via o il Sentiero, é uno dei , principali concetti della filosofia cinese. E l’eterna, essenziale e fondamentale forza che scorre attraverso tutta la materia dell’universo, vivente o meno.

Taijtu  E’ il famoso simbolo della cultura cinese e, in particolare, della religione taoista: un cerchio diviso in due campi, bianco e nero che si compenetrano. Rappresenta il concetto di yin e yang e l’unione dei due principi in opposizione.

03/06/13

Ready to Die e ..Like Clockwork



MUSIC MEGAPOST

READY TO DIE
Iggy Pop sa che il nuovo album degli Stooges, Ready to Die non andrà di certo in classifica. Gli Stooges si sono riformati  nel 2003, dopo che il gruppo era esploso non riuscendo a separare arte e identità personale. Ron Asheton, chitarrista e membro originario scompare per infarto nel 2009.  J. Williamson aveva abbandonato la musica, lavorando alla  Sony. Nel 2010 rientra nella band,  riproponendo i classici Raw Power in giro per il mondo. Dopo 30 anni Williamson ritorna in studio a scrivere con Iggy per Ready to Die, 10 canzoni in soli 34 minuti: un disco Stooges vecchia maniera, buon punk rock pulito, con tutta la band in risalto. Nonostante i problemi di salute, Scott Asheton picchia ancora duro sulla batteria (dal vivo però viene sostituito da Larry Mullins) ben sostenuto al basso da Mike Watt. Un dsco riflessivo e amaro nei testi, intriso di sincerità e disincanto. La title track prende spunto dalla storia di tre anziani che, seduti in un bar, complottano di far saltare in aria gli uffici governativi della città: la cameriera li ascolta, gli porta la colazione e..chiama i federali.
Vecchie rockstar imbalsamate schiavi del loro passato? Ready to Die è un gran bel disco: forse l'unica cosa che hanno prodotto gli anni zero sono una miriade di vecchie band riformate, dagli Stooges ai Deep Purple, dai Led Zeppelin alla E-Street di Springsteen,  i Crazy Horse di N. Young fino agli Smashing Pumpkins di Billy Corgan..Nessuno si aspetta che l'Iguana si invola urlando dal palco "I wanna be your dog", ma ad avercelo un briciolo di energia di questi arzilli (quasi) settantenni!
( [Non] Ascoltare il nuovo degli Strokes, per avere conferma)


Ready to Die
Tracklist:
1. Burn
2. Sex and Money
3. Job
4. Gun
5. Unfriendly World
6. Ready to Die
7. DD’s
8. Dirty Deal
9. Beat That Guy
10. The Departed 



..LIKE CLOCKWORK
C'è un senso allettante di pericolo nel nuovo album QOTSA.  Dalla cover ai suoni di vetri infranti e venti minacciosi.. Josh Homme trova nuova seduzione nelle tenebre. Possiamo subito dire che non è il migliore dei sei album del gruppo: difficile ricreare le atmosfere di Songs for the Deaf, Lullabies to Paralyze,  fino a Era Vulgaris. Joey Castillo se ne è andato, Dean Fertita, polistrumentista e membro di svariati progetti (The Raconteurs, The Dead Weather) entra stabilmente.Ancora dieci canzoni, una miriade di ospiti per ..Like Clockwork: gli amici di sempre Dave Grohl e M. Lanegan, l'ormai perdonato Nick Oliveri, A.Turner degli Artic Monkeys e Trent Reznor dei N.I.N. Cosa centra poi un pianista di musica leggera come Elton John in una band di Desert Rock, resta un mistero..Rock primordiale e divertente, nessun cedimento a canzonette da classifica, mentre
Homme rimane un frontman buffo e diabolico. Splendido il singolo My God is the Sun, come splendido è il video di "I Appear Missing", firmato dall'artista inglese Boneface..

..Like Clockwork
Tracklist:
01. Keep Your Eyes Peeled (05:04)
02. I Sat By The Ocean (03:55)
03. The Vampyre Of Time And Memory (03:34)
04. If I Had A Tail (04:55)
05. My God Is The Sun (03:55)
06. Kalopsia (04:38)
07. Fairweather Friends (03:43)
08. Smooth Sailing (04:51)
09. I Appear Missing (06:00)
10. Like Clockwork (05:24)