11/04/12

Gunter Grass,«Quel che deve essere detto» e le farneticanti e infamanti reazioni Israeliane. Con un commento di Moni Ovadia

Anche in Italia, la poesia di Gunter Grass sul poderoso armamento nucleare israeliano (non dichiarato) ha scatenato l'altrettanto poderoso apparato mediatico e le potenti lobby ebraiche del paese,con il risultato che lo scritto è stato censurato, boicottato, nascosto o quantomeno ignorato dai media più diffusi. Così,solo alcuni siti on-line l'hanno pubblicata,non preoccupandosi delle ridicole e ignobili reazioni dei tanti attivisti pro israele,sempre le solite,ormai stantie: chiunque si azzardi a criticare le scelte di una società che vira sempre più pericolosamente a destra  la politica di israele nei confronti del popolo palestinese non è altro che un antisemita,un razzista e un sostenitore di Hitler,senza se e senza ma. Sono sempre più convinto che queste reazioni furiose non fanno altro che del male al popolo ebraico,quello onesto,quello progressista,che si oppone con coraggio alla folle politica dei dirigenti del loro governo,non fa che rafforzare in tutto il mondo l'idea che questa politica rappresenti un pericolo non solo per la pace in medio oriente..Qui sotto,quindi, "Quel che deve essere detto" con un commento di Moni Ovadia apparso oggi sul Manifesto.
Per il resto.. "per informazioni sulla patologia dei governanti israeliani è utile informarsi presso i Palestinesi..

"Dite quel che volete del sublime miracolo di una fede senza dubbi, ma io continuerò a ritenerla una cosa assolutamente spaventosa e vile."
Kurt Vonnegut

"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario." 
(P. Levi)



«Quel che deve essere detto»
PERCHÉ taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt’al più le note a margine.
E’ l’affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo
organizzato,perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un’atomica.
E allora perché mi proibisco di chiamare per nome l’altro paese,
in cui da anni — anche se coperto da segreto —
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?
Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d’uso corrente.
Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l’esistenza di un’unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.
Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d’Israele
al quale sono e voglio restare legato.
Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l’ultimo inchiostro:
La potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi — come tedeschi con sufficienti
colpe a carico —
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.
E lo ammetto: non taccio più
perché dell’ipocrisia dell’Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un’istanza internazionale.
Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d’uscita,
e in fin dei conti anche per noi.

                             Il nervo scoperto di Israele
Alcuni giorni fa il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha pubblicato un poemetto di Günter Grass. Il poemetto politico-didattico dal titolo «Quel che deve essere detto» punta il dito contro Israele per il suo poderoso armamento nucleare mai dichiarato, ma la cui esistenza e consistenza sono ormai provate oltre ogni dubbio e che, a parere dello scrittore, rappresenta un pericolo in sé, a fortiori a causa delle intenzioni dichiarate dal governo Nethanyahu di voler lanciare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari di Tehran, sospettata di volere costruire un ordigno atomico.Come era prevedibile lo scritto ha scatenato un putiferio.
Il Nobel tedesco è stato sommerso da ogni sorta di critiche e di accuse infamanti, da antisemita a seminatore di odio contro Israele a casa, nel mondo e naturalmente nella stessa Israele. Il j'accuse di Grass coinvolge anche il suo paese, la Repubblica Federale Tedesca, a suo dire complice di Israele per avergli fornito un sottomarino attrezzato per la dotazione di testate nucleari e l'Occidente intero per la sua ipocrisia e il suo doppiopesismo. Il governo di Israele ha reagito, come sua consuetudine nel più stupido dei modi ovvero dichiarando Grass persona non grata nel Paese e, per dare maggiore credibilità al bando, ha tirato fuori i brevissimi trascorsi del Nobel in divisa da SS a 17 anni. Per promulgare lo stesso bando contro l'ebreo Noam Chomsky, definito dal New York Times «verosimilmente il più importante intellettuale vivente» quel surplus di infamia non era stato necessario. Alcune delle più lucide menti dell' opposizione hanno commentato così il provvedimento. Tom Segev ha scritto: «Basso livello di tolleranza... delegittimare chi critica è una tendenza molto pericolosa, autocratica e demagogica. Nethanyahu e Lieberman sono bravissimi in questo. Ogni voce contraria è subito indicata come segnale d'antisemitismo. Ma se davvero ci mettiamo a distribuire i permessi d'ingresso secondo le opinioni politiche delle persone finiamo in compagnia di Siria e dello stesso Iran». Gli scrittori Ronit Matalon e Yoram Kaniuk hanno dichiarato: «Il prossimo passo è bruciare i libri».

Ora è vero che Grass nella foga della sua vis polemica l'ha fatta fuori dal vaso. Ha omesso di dire che Ahmadinedjad, oltre ad essere un tiranno oppressore della sua gente, un giorno si e un giorno no minaccia di cancellare dalle carte geografiche Israele. Lo scrittore ha anche esagerato pesantemente le intenzioni di Nethanyahu attribuendogli la volontà di radere al suolo l'intero Iran, mentre l'obiettivo è quello di distruggere le sue potenziali dotazioni nucleari. Ma non pochi autorevoli esponenti dell'establishment israeliano, fra i quali esponenti dei servizi segreti, ritengono che un simile attacco incendierebbe l'intero Medioriente coinvolgendo, volenti o nolenti gli Stati Uniti e chissà quanti altri con conseguenze incalcolabili e certamente disastrose.

Ma il vero nervo scoperto di tutto l'affaire Grass per quanto riguarda i Nethanyahu e i Lieberman di turno non è nè l'antisemitismo, né il presunto odio per Israele. Queste accuse, a mio parere, sono solo un mediocre cocktail di folklore e propaganda. Il merito del contendere è l'assoluta indisponibilità a qualsiasi forma di controllo dell'arsenale nucleare israeliano da parte di chicchessia. Il sistema di potere dello stato di Israele pretende autoreferenzialmente di essere al di sopra di qualsiasi straccio di legalità internazionale al riguardo di certe questioni sensibili e segnatamente la sicurezza in tutte le sue declinazioni. Solo che ormai se ci si sintonizza sulla linea d'onda del governo israeliano è impossibile distinguere fra realtà e propaganda e la propaganda è ormai una sorta di metastasi della realtà. L'Occidente ipocrita per convenienza si comporta come le celebri tre scimiette: «Non vedo, non sento, non parlo». Per informazioni sulla patologia dei governanti israeliani è utile informarsi presso i Palestinesi.
Moni Ovadia (dal Manifesto)

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