26/08/12

Il peggior inchiostro è sempre meglio della migliore memoria: i miei migliori Live

I migliori Live (parte seconda)

IL PEGGOR INCHIOSTRO E' SEMPRE MEGLIO DELLA MIGLIORE MEMORIA
(proverbio cinese)


Più un esercizio di memoria che vere e proprie recensioni dei concerti visti. Alcuni sono veramente troppo lontani, quindi ci sono ricordi..essenziali, altri più recenti e quindi più nitidi, altri ancora completamente sfuggiti (ma a questo c'è rimedio..).
L'elemento soggettivo della memoria credo sia importante, almeno quanto lo sia quello oggettivo, cioè l'importanza della memoria nella costituzione e nella costruzione dell'identità personale è altrettanto importante di quella collettiva, come la memoria di un popolo, di una comunità, di una nazione. Il non ricordare più niente di se stessi equivale quasi a una condanna a morte. La memoria ci consente di tener traccia del percorso da cui proveniamo, e che ci tiene ancorati al presente per poi proiettarci nel futuro.

A cosa serve la memoria? A ricordare, certo, ma più profondamente, serve a pensare, a riflettere, e più in generale, a conoscere. Platone, criticò la scrittura proprio perché stimolava la memoria esteriore a discapito della memoria interiore, mentre il proverbio cinese ci riporta all'importanza della memoria scritta, che assume un ruolo fondamentale, perché abbiamo l'impressione che perdendone anche un solo pezzo potremmo perdere parte della nostra identità. Come contro altare c'è che spesso abbiamo bisogno di dimenticare, episodi, fatti, accadimenti della nostra vita e il non poter dimenticare è una cosa terribile, un’identica condanna come quella di quanti non riescono più a ricordare niente. Inoltre bisogna andarci cauti perché la memoria non è infallibile e può causare guai seri, come nella testimonianza oculare in un processo per crimini commessi. Ecco perché tra la troppa memoria e la poca memoria c'è  il pensare, che significa appunto..ricordare ma non troppo.

NB: Non c'è un ordine cronologico, ho buttato giù così come la memoria mi suggeriva.



David Bowie

Lo Spider Mars Tour..per promuovere Never Let me Down, un disco mediocre, disconosciuto da Bowie stesso (..lasciai a Carlos Alomar e ai ragazzi il compito di finire e arrangiare l'album a N. Y, mentre me ne andavo in giro a rimorchiare ragazze..) Credo sia stato il tour più disastroso del Duca, con contestazioni a Milano, l'incidente di Firenze con la morte di un tecnico delle luci, una scenografia kitsch, (un enorme struttura a forma di ragno, lui che svolazzava per aria su di una giostra da luna park..), un gruppo di ballerini sconclusionati e..Peter Frampton alla chitarra, e a cui fu affidata Son of the Silent Age in una versione più che disastrosa. Arrivati allo stadio Flaminio, le premesse non erano per niente buone, c'era già tensione nell'aria, tanti erano senza biglietto e i primi tafferugli iniziarono quasi subito. Bowie rientrò in scena con un asciugamano bagnato sul volto: fuori lo stadio impazzava la battaglia, i fumi dei lacrimogeni invasero tutta l'area del concerto che continuò nonostante le molte interruzioni. Impiegammo più di un’ora per raggiungere poi l'auto, tra lacrimogeni ad altezza d'uomo, pestaggi di gruppo, caos e panico totale. Il tour fu ferocemente stroncato in Europa, mentre negli Usa, che di cattivo gusto ne sanno molto più di noi, andò meglio, tra recensioni entusiaste e sold-out.

Tutt'altro il Sound and Vision Tour, con tappa al Palaeur per due date consecutive. Senza fuochi d'artificio, raggi laser e ragni giganti a occupare il palco, con una band di solo quattro elementi, Erdal Kizilcay al basso, Rick Fox alle tastiere, il fido Michael Hodges alla batteria e un superlativo Adrian Belew alla chitarra. Bowie costruì uno spettacolo memorabile anche se essenziale e minimale. La scaletta fu costruita in gran parte attraverso precedenti sondaggi tra i fans, cosi da ripercorrere l'intera carriera non attraverso i successi commerciali ma assecondando le richieste, con brani che non venivano eseguiti ormai da molti anni. Tutto andò per il meglio, per uno dei migliori show mai visti nella capitale. (ps:comunque in questo caso sono proprio di parte, essendo Bowie il mio idolo dalla notte dei tempi).

Massive Attack

Una delle location più belle per un concerto, L'Arena Flegrea alla Mostra d'Oltremare di Napoli, sotto una luna piena spettacolare. Non un vero live dei Massive, piuttosto un set di Robert Del Naja, con Horace Andy come vocalist principale, che veniva a presentare il "suo" album 100th Windows. Daddy G entrò in scena solo per Karmacoma, quasi come guest star, dopo che la band aveva eseguito quasi per intero l'ultimo album. Anche se qualcuno ci rimase male, fu un grande spettacolo, con il megaschermo alle spalle del gruppo ricreato sul modello del sito multimediale dedicato a 100thWindows, una Future Proof iniziale a volume stratosferico con la chitarra elettrica che fece tremare la struttura..e una ragazza minuta al violino elettrico che fece sfaville. Pubblico delle grandi occasioni, sold out e non poteva essere che così: le origini partenopee di Robert e il suo amore per Napoli (e per il Napoli Football Club) hanno reso i Massive Attack il gruppo più amato in ambito alternative in città e in tutta la regione.

Al Roma Rock Festival, allestito presso l’ippodromo delle Capannelle, con il gruppo al gran completo e dieci mila fans e più ad accogliere la band dopo anni di assenza. Dal vivo suoni dei Massive Attack sono ancora più profondi. Ottimi musicisti, ti potevi concentrare su ogni singolo strumento, per un’acustica che rasentava la perfezione. Il dub prende il sopravvento, Mezzanine come riferimento principale, eseguito con un mix di dub, trip hop e rock che mandò in visibilio il pubblico.  Letteralmente osannato Horace Andy, in splendida forma, dalla colonna rasta della capitale, una delle più folte in Italia. Nessun problema, birra gelata, atmosfera di festa e un po’ d’invidia per le persone che avevano i posti migliori ai lati del palco..

The Fall

La verità: uno dei pochi concerti di cui ricordo ben poco. Al Brancaleone di Roma, una di quelle serate in cui magicamente ci si ritrova tutti, ma proprio tutti. Non poteva essere altrimenti, per assistere a un concerto dei Fall, che certo non si può definire uno show. Quello che ricordo è l'arrivo sul palco di Mark E. Smith, il volto invecchiato ed emaciato, scorbutico e distaccato come sempre, quasi accasciato sull'asta del microfono. E la band di quasi ragazzini che lo supportavano. Ricordo un bell’intro e il girone infernale che si scatenò tra noi, con una specie di roulette russa del bicchiere. Mi risvegliai la mattina dopo..incredulo.

  
Fleshtones

Ricordo invece di essermi divertito molto a quello dei Fleshtones, una bellissima serata estiva in giro per Napoli e più esattamente..per i bar di Napoli. Non eravamo in molti nel tenda a strisce e forse fu proprio questo a creare un’atmosfera intima e di festa. Non sono mai stato troppo un tipo da ballo o da pogo ma sfido chiunque a star fermo a uno spettacolo dei Fleshtones, con Peter Zaremba scatenato sulle note dell’organo farfisa e con il resto della band che sembrava davvero divertirsi. Nel lungo viale che ci riportava alla metro, fu tutta una sequenza di fischi e d’inviti da parte di prostitute e travestiti, i più simpatici e spiritosi, alcuni/e si offrivano gratis, ero..molto giovane, davvero un ragazzino.


P.G.R

Nella splendida cornice degli scavi di Ostia Antica. La serie di concerti per presentare l'omonimo disco, prodotto da Hector Zazou, scomparso poi nel 2008, spesso presente anche on stage. Avevo visto più volte Cccp e Csi, che consideravo (e considero) davvero delle formazioni innovative nel panorama italiano, allora veramente vivo, pieno di fermento, voglia di sperimentare; la collaborazione di Zazou non fece per niente bene sia al disco che ai relativi concerti, i suoi arrangiamenti world produssero solo noia e stanchezza, anche se il pubblico, composto per la grand parte dallo zoccolo duro ferrettiano non fischiò, limitandosi ad approvazione di routine. Ferretti, che aveva già manifestato i primi sintomi di squilibrio ai tempi dello scioglimento dei Csi, poco dopo entrò nella vastissima schiera dei pentiti, visto che i tempi erano ormai maturi, e andò perfino in televisione da Ferrara, poi da Chiambretti e ancora su Mtv, il capostipite dei voltagabbana per interesse, a dichiarare il suo amore per il berlusconismo e per il nuovo papa. Dal punk islam al vaticano per una delle giravolte più incredibili che la storia musicale e non ricordi. Non contento, vista l’indifferenza che ne segui, dopo un primo smarrimento dei tanti fans, dichiarò che era una fortuna che in Italia ci fosse la Lega. Visto com’è finita l'allegra combriccola di scrocconi, incompetenti e razzisti padani, direi che porta pure un po’ sfiga. Generosamente qualcuno andò sotto casa sua, limitandosi a una sintesi preziosa: dalle pere a..Pera, in riferimento al senatore Marcello Pera, ultra cattolico e un altra delle grandi teste pensanti che il berlusconismo riciclò e mise in campo, e uno dei nuovi idoli di Ferretti, mentre per le "pere", il riferimento è all'uso di eroina che il nostro eroe ha piu volte ammesso, poi rinnegato, poi di nuovo ammesso e cosi via. Dei concerti dei Cccp non parlo, davvero un'altra epoca. Rimando tutto a questa bella sintesi del 2 006 sul blog Leonardo. Comunque, massimo rispetto per Zamboni, Maroccolo (uno dei bassi più potenti mai ascoltati dal vivo) e gli altri componenti dei tre gruppi..




Michael Rother
 
Quasi da non crederci. Per quanti di noi, amanti della musica dal vivo, avevano sognato di poter vedere un live dei Neu! fu un’occasione imperdibile. Con solo quattro album pubblicati i due ex collaboratori dei Kraftwerk nei primi anni settanta, Michael Rother e Klaus Dinger, con i Neu! sono stati il fulcro del Krautrock, uno dei gruppi più avanguardistici, sperimentali e influenti non solo della musica elettronica ma di tutto il panorama rock. Da David Bowie ai P.i.l, dai Joy Division a Gary Newman a tutta la new wave e il post punk, tutti hanno tratto ispirazione e idee dal duo di Düsseldorf che dopo la rottura del sodalizio, tra scontri e incomprensioni, andarono a formare band separate, gli Harmonia per Rother e i L.A. Düsseldorf per Dinger. Forse proprio dopo la morte di quest'ultimo che Rother decide di proporre la musica dei Neu! in una serie di concerti in giro per il mondo, insieme al batterista dei Sonic Youth (fan accaniti dei Neu!) P. Shelley e il bassista Aaron Mullan, denominato Hallogallo da uno dei pezzi più famosi della band.  Cosi in una fresca serata d'ottobre attraversiamo come il solito tutta la tuscolana e arriviamo in anticipo al Circolo, già affollato e che si riempirà del tutto a inizio concerto. Rother semi-nascosto con la sua chitarra dietro mixer e computer, Shelley picchia duro sostenuto da Mullan, per settanta minuti senza fiato, ipnotici, con suoni che sembrano ripetitivi ma, per chi ama i Neu! e il kraut, ripetitive non sono. Nella scaletta manca qualcosa ma è tiratissima, con brani degli Harmonia (grandissima De Luxe) e un inedito, mi sembra. Un po’ di birra, il ritmo pulsante e potente di tre soli musicisti e un’acustica accettabile rendono bene l'idea di una serata "cosmica", da tanto attesa, troppo, e finalmente arrivata..

Nota di merito per..Jujuka: nonostante la birra e la bolgia non mi sviene tra le braccia, come al concerto dei God is an Astronaut e tutto va per il meglio.

Ian Gillan Band.

Forse..il mio primo vero live, poco tempo dopo aver acquistato Made in Japan dei Deep Purple, e fù davvero un impresa trovare i soldi per il biglietto, dato che i miei, visto la piega che stavo prendendo..chiusero il rubinetto. In un teatro tenda strapieno, sotto il palco ondeggiando all'unisono con la folta e la lunghissima capigliatura di Ian. Kids in delirio.

Alvin Lee.

Davvero tanti..ma tanti anni fà. Seduto tutto il tempo..ma che chitarra!

James Brown.

Autentiche prodezze sul palco, una macchina perfettamente in sincronia con il ritmo pulsante dell'orchestra. Nonostante l’età già avanzata, cantava, danzava, scattava e piroettava a velocità supersonica quasi a sfidare le leggi di gravità. Mister Dynamite pareva sempre sul punto di esplodere. Un post a parte meriterebbe le coriste, fasciate in vestiti fluorescenti, distraendo più di qualche spettatore..Sulla via del ritorno ci fermò una gazzella dei carabinieri, ma fu troppo anche per loro: eravano talmente stralunati che incasinammo cosi tanto la situazione, tra documenti che cadevano, caccia al libretto di circolazione, accuse tra di noi, che davanti a quello spettacolo decisero che dovevamo sparire.In fondo eravamo solo cinque ragazzi un pò allo sbando. E incensurati.

Eric Clapton

Il terribile viaggio verso Slowhand su di una Ford Escort bianca che sembrava reggersi con la colla fu compensato dall'ingresso gratuito al Palasport di Roma, grazie allo sfondamento dei cancelli da parte degli autonomi. Scavalcando mi bucai un piede e della conseguente infezione me ne accorsi solo due giorni dopo. Nonostante i casini Eric ci deliziò con più di due ore di musica mentre fuori ci aspettava la celere per vendicarsi..

Frank Zappa

Zappa a Napoli. foto di L. Capozzi
Il grande Frank e la sua ciurma allo stadio. Metà esibizione spalle alla curva dove eravamo assiepati, bacchetta in mano a dirigere precise geometrie sinfoniche da perfetto direttore d'orchestra; l'altra metà in un esplosivo esercizio di disumana maestria chitarristica. Incredibilmente alla fine venne sotto la curva osannante, strinse mani e conversò amabilmente con noi fan. "La nostra arte - amava ripetere e per nostra intendeva non solo i musicisti ma anche chi vi partecipa, cioè il pubblico - è speciale, in uno spazio negato ai sognatori". La sua scomparsa..una perdita immane, per tutta l’umanità.


Robert Plant

I pochi vigili urbani impazzirono, colonne di auto che come formiche impazzite non sapevano dove dirigersi e dove parcheggiare (zona largo lanciani, se ben ricordo) per un’esibizione molto penalizzata da uno dei più incredibili temporali estivi che la capitale ricordi. Nessuno rinunciò alla voce forse più popolare del rock anche se Plant, come aveva annunciato nelle interviste precedenti, concesse quasi niente dei vecchi Zeppelin.


Lou Reed

Anche Lou..allo stadio, che forse non era proprio la location adatta per un concerto che aveva bisogno di..intimità'. Acustica scarsa, una band poco affiatata e frettolosa per una delle delusioni più cocenti dopo anni d'attesa..

B.B.King

Ricordo una ressa incredibile, dovuta al fatto che il concerto era gratis. I lunghi gemiti acuti della sua chitarra blues mandarono in visibilio gente accorsa da angoli remoti e sperduti, gli occhi chiusi e il capo reclinato, il sudore che gli colava sul viso. Non si risparmiò di certo il chitarrista a cui Clapton e tanti chitarristi bianchi devono più di un ringraziamento. Esordi con .." il blues è la malattia di un vecchio cuore che duole"..

Ray Charles

Ho poco da ricordare se non un pubblico in giacca e cravatta e Martini con oliva, e la noia. Eravamo reduci dalla sua apparizione in The Blues Brother e le attese erano su quel genere di corda. Inoltre eravamo in quel periodo totalmente immersi in altri tipi di musica e stili di vita..Talmente tanta fu la noia che girammo le spalle poco dopo l'inizio e andammo via.

Litfiba

I primi Litfiba quando ancora si suonava nei..teatri tenda. Poco famosi, ancora con Magnelli e De Palma ricordo che fui io a trascinare gli altri, scettici,  a sentirli, una grande performance tra musica e teatro per pochi intimi, . Da lì a poco spiccarono il volo..Mai più visti.

Diaframma

Loro suonarono in un vero e proprio teatro. Devo ammettere di non essere mai stato un loro grande estimatore e la serata si rivelò un fiasco totale, con Federico Fiumani che iniziò a scagliarsi contro il pubblico perché' a suo dire, eravamo fermi e non ballavamo. Cosa c’è da ballare con la musica dei Diaframma ancora lo chiediamo, mentre ancora ricordiamo l'iniziale indifferenza e, dopo la sparata di Fiumani, la confusione, gli insulti e il tentativo di una parte del pubblico di salire sul palco. Un disastro di serata..insomma.

De Novo

In quel periodo li inseguivo e con me un piccolo gruppo di accaniti fans..I De Novo da Catania rappresentavano tutto il meglio della nuova ondata italiana, la musica tra il pop e gli Xtc e i testi in cui potevi facilmente immedesimarti. E dal vivo sapevano suonare. Disponibili e allegri con i ragazzi era strano trovare ai loro concerti gruppi di dark estremi. Mentre raggiungevamo il posto, da un cavalcavia una lattina di coca cola piena d'acqua atterrò sul parabrezza della macchina, fortunatamente senza conseguenze..

Vasco

Anni 80, stadio Cava de Tirreni. Con Massimo Riva e Salieri come primo chitarrista, fu un evento surreale: allo stadio, sul prato, con i carabinieri tra la folla a caccia di stupefacenti e con Vasco dal palco che li prendeva per il culo. E poi tutti a cantare.."Siamo solo noi..siamo solo noi.."

The Clash

Quelli di Cut the Crap, quindi con solo Joe Strummer e Paul Simonon della formazione originale. Non fu male comunque, la band suonò solo alcuni brani dell'album, che a posteriori non fà poi tanto  schifo come fu detto, con un grande singolo come This is England cantato da tutto lo stadio  e proponendo furbamente il vecchio repertorio con buona energia. La fotografia che mi rimane è di tanti ragazzi sdraiati per terra che vomitavano, gente stravolta, allucinata..




Avion Travel

Due volte e non ci crederete, la prima per un festival dell’Unità da noi organizzato e dedicato a band emergenti italiane, gli Avion Travel fecero il loro debutto come gruppo..ska! Con Pepe Servillo in tenuta da clown che incitava a comprare un loro singolo e fargli pubblicità.

Nina Hagen

Teatro tenda..ma che divertimento. Che concerto! Tutta la carica e l'energia del punk e una band di cinque elementi potentissima e coinvolgente, lontani anni luce dall'atteggiamento da rock star un po' snob di tanti musicisti. Una sezione ritmica di basso e batteria a volume altissimo che faceva tremare tutto e tutti, le luci di scene cambiavano di colore in continuazione, tra gli spogliarelli di Nina, il cambio di parrucche, dando l'impressione di un concerto punk ai tempi della decadente Weimar.Ricordo il giorno dopo che anche i giornali non prettamente musicali intitolarono: "Terremoto a Napoli, Nina Hagen"..Che tempi.


Killing Joke

Chiamati dal comune di Mugnano per la..festa patronale!. Nella piazza del paese invasa da punkettoni e dark da ogni dove davanti ai paesani..esterrefatti. La band aveva al seguito un nutrito gruppo di supporto, pezzi di marcantoni borchiati dalla testa ai piedi con cui familiarizzammo subito. Sotto il palco pero, il pogo sfociò quasi in rissa con la complicità dell'alcol, giacché gli italici non volevano essere da meno. Consapevole del mio fisico non proprio imponente, nelle retrovie a godermi un live potente quanto strano e inusuale. Dopo qualche giorno, in quello che è stata la piazza e  il palco più improbabile per un concerto punk, si esibirono i Virgin Prunes di Gavin Friday, altro gruppo dark allora molto in voga

Sister of Mercy

Ero proprio sotto il palco, avvolto dal fumo bianco di scena, uno sparuto gruppo di deficienti non si sa il perché', iniziarono a sputare su Patricia Morrison, appena arrivata dai Gun Club, poi nei Damned per un breve periodo e attuale compagna di sua maestà Dave Vanian. Alta, statuaria, tutta vestita di nero, i lunghi capelli corvini. Patricia non resse a questo stupidissimo affronto e minacciò di fermarsi.. La madre degli stolti è perennemente incinta..

Sting

Per il tour promozionale di The Dream of Blue Turtles, subito dopo lo scioccante scioglimento dei Police. Sting era ancora un musicista all'avanguardia, sperimentale, e impegnato in temi sociali come la guerra, la schiavitù, il razzismo, lo sfruttamento dei bambini che ce lo rendevano più che simpatico. Una band di musicisti jazz stratosferici, con un  Wynton Marsalis strepitoso, che riformularono il repertorio del pungiglione in salsa reggae. Impianto perfetto, suono limpido, ogni nota al suo posto, più di due ore di musica e tutti a ballare. Poco dopo il nostro si trasformerà in un cantante da riunioni aziendali.A quel concerto, una delle mie cugine preferite conobbe il suo futuro marito.(sic!)

 
Wire

Tour di Send. Quando attaccarono nemmeno sembravano i Wire. Erano belli gasati per un live-act che lasciò poco all'elettronica, in pratica poco meno di due ore di autentico furore punk, a tutta velocità. Al bassista in versione mastrolindo super muscoloso il compito di fronteggiare e aizzare le prime file. L'Init Club è un locale piccolo, una bolgia infernale e sudore a litri


Siff Little Finger

Uno dei gruppi di..formazione. Chi è che non possiede Infiammable Material? Ringalluzziti da attestazioni di stima, provenienti da una miriade di nuove band e da un pezzo da novanta come Bono degli U2, Jack Burns si accompagna con nuovi giovani musicisti ma la carica e la voglia di suonare resta intatta. Una bella serata davvero, con un pubblico vario che va dai sedicenni fino ai cinquanta, che è anche l’età' di Burns. Si rivede anche qualche cresta colorata, ci sono quasi tutte le hit storiche incredibilmente cantate a memoria da buona parte dell'audience, con l'immancabile, sempiterna Alternative Ulster a chiusura. Dejà Vu che fa bene all'anima..

Rob Galliano

All'Avana Club alla fine dei '90, non so davvero quanti dei presenti conoscessero il gruppo. La parte maggioritaria era li pensando a una serata a tema caraibico e salsera. Ma io ho amato la musica di Galliano dal primo album, In Pursuit of the 13th Note..e con lui mi sono avvicinato al cosiddetto acid jazz. Nonostante il pubblico fu un buon concerto, Rob con il fedele Mick Talbot alle tastiere fece del suo meglio, anche se lo..spaesamento era evidente. Come si può intuire dal nome del locale..serata altamente alcolica. Nota curiosa: notai Edoardo Bennato defilato tra il pubblico, le mani in tasca e un espressione quasi disgustata. Dopo pochi minuti dall'inizio girò i tacchi e se ne andò. Bah..

Subsonica

Perché' andai a vederli?? Mi piaceva un pò il primo album, per il resto..mah.

Alma Megretta

Visti più di una volta prima dello scioglimento, sicuramente il combo di Raiz dava il meglio nelle esibizioni  live, con gli arrangiamenti dub che prendono il sopravvento. Una delle migliori formazioni italiane, apprezzate all'estero, molto amata dai Massive Attack, (in assoluto una delle mie band preferite) fino alla decisione di Raiz di intraprendere la carriera (totalmente anonima e fallimentare) solista, scoprirsi ebreo ed ergersi a difensore ultra ortodosso di Israele, con dichiarazioni a dir poco farneticanti (Israele è sotto assedio..!)

Black Angels

Psychofesta..Altro sold-out per uno dei nuovi gruppi più apprezzati quì nella capitale, di cui posseggo tutta la discografia e che consiglio caldamente. Preceduti da un gruppo di cui assolutamente non ricordo il nome ma di una simpatia disarmante (feci quattro chiacchiere con il chitarrista ..) entrarono in scena con Bad Vibration: avevo preparato una mia scaletta personale, e fortunatamente ci andai molto vicino: Entrance Song, The Sniper, Young men Dead..eseguite con continui scambi di strumenti tra i componenti della band texana. mi è dispiaciuto per Boat Song, ma tant'è. Con una batterista degna di Mo Tucker dei Velvet ma molto più bella, credo che il locale non abbia dato giustizia alla psichedelia dei Black Angels, troppo piccolo, un acustica che non permetteva ai suoni distorti e potenti di espandersi. Un paio di volte uscimmo per una boccata d'aria, e solo grazie a questo che viene assegnata a  Jujuka un altra nota di merito, sopravvissuta senza perdere i sensi alla calca urlante e danzante.Peccato che Roma non disponga di locali veramente appropriati per la musica rock, ma come dice il vecchio proverbio..meglio di niente.

Ivan Graziani

Andai perché'.. non avevo niente da fare. Mi aspettavo un live cantautorale, di routine, tremavo pensando a quando avrei ascoltato le prime note di Lugano Addio. Tutti i timori furono spazzati via subito. Ho visto rari concerti di musicisti italiani come quello che ci offri Ivan: rock'n'roll puro, veloce, allegro, coinvolgente, con tutto il repertorio riadattato da una band coesa e affiatata. E lui era anche un ottimo chitarrista.


Laurel Aitken
Il grande padrino dello Ska si esibì alla fine dei novanta in un locale di Fiumicino, supportato dai Radici del Cemento, cult band reggae laziale (proprio di Fiumicino la gran parte degli elementi, vista molte volte dal vivo nella capitale). Ancora tanta energia, voce potente e una carrellata di grandi classici. Pubblico incompetente e serata non brillante con fastidiosi pischelli continuamente in cerca di qualcosa da fumare..


The Damned (vedi post)

The Animals (vedi post)


SimpleMinds (vedi post) 

Sad Lovers And Giants (vedi post)

Linton Kwesi Johnson (vedi post)



Ai Rolling Stones, U2, David Sylvian verranno dedicati post a parte nel prossimo futuro.


Mentre  QUI  alcuni dei biglietti che sono riuscito a salvare dalla mia incuria.

Ps. Ad oggi,  non frequento molto le esibizioni dal vivo, solo qualche gruppo nuovo che mi piace davvero e qualche reunion di vecchie glorie di passaggio. I motivi: c'è poca roba nuova sulle scene che valga la pena, un pò di agorafobia (mai più concerti negli stadi), locali e club non all'altezza, troppi idioti in giro che non c'entrano niente con la musica, impegni di lavoro,  stanchezza. Ma devo ammettere che mi sono bastati quelli che ho visto.











   

 

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