29/05/16

Madchester, la prima scena musicale britannica post-thatcheriana.


Da Madchester a Gunchester, l'ennesima "rivoluzione".La sottocultura giovanile più significativa in Gran Bretagna a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta

Le recenti reunion di Stone Roses, Happy Mondays e Inspiral Carpets rilanciano una scena attiva e molto apprezzata tra gli anni Ottanta e Novanta


Sono trascorsi ventotto anni dall'uscita di Bummed (Factory Records, 1988), il secondo album dei mancuniani Happy Mondays. Per celebrare l'anniversario, la band capitanata da quella canaglia di Shaun Ryder darà il via, a novembre, a un tour britannico di quindici date. Pare che il gruppo, che nel 2012 si è riformato con la line-up originale, abbia intenzione di suonare gran parte delle canzoni del «famigerato» album. I loro concittadini The Stone Roses, che si sono riuniti l'anno scorso dopo una separazione durata circa quindici anni, hanno invece fatto ventilare la possibilità di un nuovo disco. In attesa di notizie su quello che sarebbe il loro terzo album, a giugno è intanto uscito un documentario (diretto da Shane Meadows) sul ritorno della band intitolato: The Stone Roses: Made of Stone.

Un po' più contorta la storia degli Inspiral Carpets, anche loro provenienti dai dintorni di Manchester (Oldham, ad essere precisi). Separatasi nel 1995, la band si era riunita nel 2003. Tom Hingley, il cantante che aveva rimpiazzato il frontman originale Stephen Holt (che se n'era già andato nel lontano 1989) nel febbraio del 2011 ha annunciato su Twitter, all'insaputa degli altri membri del gruppo, che gli Inspiral Carpets si erano sciolti. Al che il tastierista Clint Boon ha risposto:
«Gli Inspiral Carpets non si sono sciolti. Sembra che un membro abbia deciso di andarsene».

Nell'estate del 2011, quindi, Stephen Holt è rientrato nella band, dopo ben ventidue anni! Dopo un singolo (You're So Good for Me/Head for the Sun), realizzato per il Record Store Day l'anno scorso, uno per il Record Store Day di quest'anno (Fix Your Smile/Save Me, in collaborazione con Tim Burgess dei Charlatans), e una serie di concerti (anche come ospiti del tour degli amici Happy Mondays), vedremo se anche loro ci regaleranno un nuovo album. Non abbiamo citato queste tre band insieme a caso. Happy Mondays, The Stone Roses e Inspiral Carpets sono stati i protagonisti principali di quel movimento musicale, sviluppatosi a Manchester tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, noto con il nome di Madchester (da «mad», pazzo), il quale sta recentemente godendo di un certo revival.

Madchester fu la sottocultura giovanile più significativa in Gran Bretagna a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta, per quanto riguarda la musica e lo stile. La musica era rappresentata da band rock alternative che, incorporando la dance elettronica nel proprio sound, fungevano da collegamento tra l'indie e l'acid house, tra la cultura rock e quella rave. A Manchester trovarono terreno fertile: il loro stile di vita bohémien ben si confaceva a una città con numerosi istituti d'arte e una vasta comunità gay, e il loro sound era in linea con una certa predilezione della città per la dance più veloce (negli anni Settanta fu l'anfetaminica scena Northern Soul). L'acid house, che a Manchester veniva trasmessa già dal 1986 dal dj Stu Allen, raggiunse l'apice della popolarità in città nell'estate del 1988 (nominata «La seconda estate dell'amore»). Questo popolo di «festaioli a oltranza» ballava in locali come l'Haçienda, il Thunderdome e il Konspiracy, portando il sole e la beatitudine di Ibiza nella grigia Manchester, e consumando grandi quantità di «pasticcini da discoteca».

Madchester fu la prima scena musicale britannica postthatcheriana. Afferma Simon Reynolds in Energy Flash (Viaggio nella cultura rave, Arcana 2010):

«Shaun Ryder, cantante degli Happy Mondays, era solito dichiarare: 'Siamo i figli della Thacher'. L'attacco scatenato dai leader conservatori contro il sistema assistenziale e i sindacati intendeva instillare nella classe lavoratrice alcune virtù borghesi come il risparmio, iniziativa, investimento e capacità di stringere la cinghia (...) Ma la risposta di una fetta consistente di giovani lavoratori britannici alla sfida lanciata dalla 'cultura dell'impresa' risultò improntata a uno sbrigativo atteggiamento 'tutto-e-subito': invece dimostrarsi consapevoli delle 'nuove opportunità', piuttosto svilupparono una 'mentalità criminale'. Ansiosi di partecipare al boom thatcheriano di fine anni Ottanta, dal quale venivano viceversa esclusi a causa della disoccupazione di massa, questi ragazzi fecero ricorso a espedienti di ogni sorta per fare soldi clandestinamente».

E quindi: commerci illeciti (ad esempio di falsi abiti firmati e cd pirata), spaccio di droga, furti e truffe. I media battezzarono la scena di Manchester «scallydelia», da «scallywag» (furfante, mascalzone), un termine associato all'hooliganismo. AManchester la musica e il calcio (tradizionali passatempi per i giovani maschi bianchi della working class), avevano molti legami. Nel 1990 i New Order pubblicarono il singolo World in Motion, l'inno della nazionale inglese per la Coppa del Mondo (e il loro primo, e unico, singolo a raggiungere il primo posto in classifica). E Simon Reynolds afferma che gli Happy Mondays «avevano anche un certo seguito tra gli ex hooligan sensibilizzati dall'uso massiccio di ecstasy». Continua Reynolds:
«Grazie alla benefica influenza dell'ecstasy e della marijuana, la stagione calcistica 1989-90 fu definita dal teorico di sottoculture Steve Redhead come 'Winter of Love', 'l'inverno dell'amore' (...) Gli episodi di violenza alle partite di calcio calarono drasticamente e molti tifosi si calavano di E (ecstasy, ndr) durante le partite, rafforzando il cameratismo omosociale e una chiassosa forma di sentimentalismo».
Insomma, alla faccia dei Tories, che sostenevano di essere stati loro a fermare l'hooliganismo degli anni Ottanta, potrebbe invece essere stata una combinazione di MDMA e musica. La scena di Manchester si distingueva per uno strambo stile fashion/anti-fashion. Le band (e i loro seguaci) indossavano abiti larghi e casual, per essere comodi sulla pista da ballo: baggy jeans (o flares, pantaloni a zampa, resi popolari dagli Stone Roses), t-shirt oversize (spesso con i loghi delle band, oppure con stampe e colori flower power), Dr Martens o scarpe da ginnastica, abbigliamento sportivo (Adidas), parka da Mod, capelli flosci, cappellini da pescatore. Questo stile, denominato anche baggy (largo, ampio), avrà un successo strepitoso, e compagnie come Joe Bloggs producevano migliaia e migliaia di pantaloni a zampa e maglie oversize (Baggy è anche il termine usato per indicare una scena simile a Madchester per influenze e suono, ma che includeva anche band che non venivano da Manchester, come The Soup Dragons, EMF e i primi Blur). Le t-shirt con gli slogan del movimento andavano a ruba. Leo Stanley, proprietario del negozio di abbigliamento Identity, dove molte band andavano a fare shopping, racconta:
«Una notte, dopo essere tornato dall'Haçienda, non riuscivo a dormire, così ho preso la bibbia e ho letto: 'Il sesto giorno, dio creò l'uomo (in inglese Man, nda)’, e scrissi nella mia agenda: 'Il sesto giorno, dio creò Manchester'». Leo ha l'idea geniale di stampare lo slogan su delle t-shirt.
«Quella t-shirt fu un successo pazzesco. Non riuscivamo a stamparle abbastanza in fretta. Qualcuno mi spedì una fotografia, tratta da una rivista francese, di Jean-Paul Gaultier e Madonna a un party, ed entrambi indossavano la maglietta On the Sixth Day».
Tra gli artisti che aiutarono a definire esteticamente l'epoca Madchester non possiamo non citare il leggendario team Central Station (i fratelli Matt e Pat Carroll, e Karen Jackson) e la loro arte bizzarra e colorata. Le loro psichedeliche copertine di dischi (in particolare degli Happy Mondays) e poster per la Factory ispirarono una generazione di artisti e designer. Un'idea di cosa sia stata questa scena si può avere dal film del 2002 Twenty-Four Hour Party People (di Michael Winterbottom), arricchito tra l'altro da cammei di diversi personaggi di Madchester (Paul Ryder, Clint Boon). Ma facciamo un passo indietro. All'inizio di tutta la storia c'è una «fabbrica», senza la quale Madchester non sarebbe esistita.

UNO STILE CHE UNIVA LA MUSICA INDIE E ACID HOUSE, CULTURA ROCK E RAVE

È il 1978. Un presentatore televisivo di Manchester, Tony Wilson, (una sorta di Malcolm McLaren settentrionale, soprattutto per il simile spirito neo-situazionista) decide di ampliare i suoi interessi e diventare il manager dei The Durutti Column. Pochi mesi dopo Wilson apre il club The Factory (La Fabbrica, appunto), con l'intento di appoggiare soprattutto le giovani band mancuniane (The Durutti Column, Cabaret Voltaire, Joy Division). Visto il successo del club, Tony Wilson & soci decidono di pubblicare, nel 1979, il doppio ep A Factory Sample, con le band che avevano suonato alle loro serate. Ed è così che nasce una delle etichette discografiche più influenti della Gran Bretagna. Il primo album pubblicato dalla Factory è Unknown Pleasures dei Joy Division, nel maggio dello stesso anno. Il 18 maggio del 1980, un paio di mesi prima dell'uscita del secondo album dei Joy Divisione, Closer, il cantante Ian Curtis si suicida. I tre membri superstiti della band decidono di continuare come New Order. (Per quanto riguarda questo periodo della Factory e la storia dei Joy Division consigliamo la visione del film Control di Anton Corbijn). Nel 1981 esce per la Factory il singolo di debutto dei New Order, Ceremony. Factory e New Order decidono quindi di lanciare un nuovo club, The Haçienda, in un ex showroom per yacht nel centro di Manchester. Il club apre nel 1982 e per i suoi primi quattro anni di vita è un buco nero in cui spariscono tutti i soldi di Factory e New Order, che lo finanziano. Visto lo scarso successo, spesso è sul punto di essere chiuso.Ma non sarà sempre così. Qualche anno più tardi, The Haçienda (il nome del club è un riferimento situazionista) sarà il locale che cambierà il volto di Manchester e senza il quale non ci sarebbe stata Madchester. Nel 1983 esce il singolo dei New Order Blue Monday, che segna una decisa svolta dal sound dei Joy Division. È un successo strepitoso, il 12” più venduto di tutti i tempi. Nel 1985 Factory pubblica il 12” di debutto degli Happy Mondays, Forty Five EP. Nel 1986, Mike Pickering, A&R della Factory e dj dell'Haçienda, è il primo dj in Inghilterra a suonaremusica house («importata» da Ibiza). Nell'aprile del 1987 esce l'album di debutto degli Happy Mondays, Squirrel and G-Man; mentre il singolo True Faith dei New Order diventa il loro primo top five hit. Contemporaneamente inizia un periodo di gran successo per l'Haçienda, che, nel luglio del 1988, dà inizio ad una serie di eventi in stile Balearic chiamati Hot.

«Dopo Londra, Manchester è stata a lungo considerata la Città Pop Numero Due della Gran Bretagna», afferma Simon Reynolds in Energy Flash.Ma per un attimo, alla fine degli anni Ottanta, l'acid house e l'ecstasy spinsero Manchester al centro dell'universo pop. Il contributo dell'ecstasy fu fondamentale. Come riassume bene Mani, il bassista degli Stone Roses: «Anche un ragazzo bianco poteva ballare, bastava una pasticca». A novembre 1988 esce il secondo album degli Happy Mondays, Bummed. E, un anno dopo, il loro ep Madchester Rave On, il cui titolo dà il nome all'intera scena. Racconta Shaun Ryder:
«Furono i registi dei nostri video, i Bailey Brothers, a inventarsi il termine 'Madchester' (come potenziale slogan per le t-shirt, ndr), ma noi dicemmo, 'Favoloso, sì, vai', perchéManchester era folle all'epoca. Ma nessuno usava il termine a Manchester, a meno che non fossero dei coglioni».
Il 14 luglio 1989 avviene la prima disgrazia. All'Haçienda (soprannominata anche Halluçienda), una ragazza di sedici anni muore per reazione allergica all'ecstasy. Quest'episodio non fermaMadchester. Anzi, il culto cresce a dismisura nei primi mesi del 1990, e le etichette discografiche britanniche sono bramose di mettere sotto contratto qualsiasi cosa abbia una connessione con Manchester. A novembre esce l'album degli Happy Mondays Pills’n' Thrills and Bellyaches. Il disco è votato «miglior album dell'anno» dalla stampa britannica, che aveva promosso la band fino allo sfinimento nel corso del 1990. L'anno seguente l'Haçienda chiude volontariamente (in seguito ad accuse di guerre tra bande nel locale), per riaprire il 10 maggio dello stesso anno, in tempo per celebrare il suo nono compleanno. All'inizio di settembre trapela la notizia che la Factory è prossima alla bancarotta. Etichette quali Mute, London eWarner Bros. si fanno avanti per acquistarla, ma la Factory non viene venduta, e dichiara di aver sistemato le proprie finanze. Dopo alcune interviste imbarazzanti per il New Musical Express e il Melody Maker, gli Happy Mondays non godono più del sostegno del pubblico e della stampa, scioccati dalle idee razziste e omofobiche dei membri Shaun Ryder e Bez. Il loro singolo Judge Fudge non entra neppure in classifica. Nel 1992 due dei principali gruppi della Factory, gli Happy Mondays e i New Order, trascorrono un tempo infinito in studio per registrare i rispettivi nuovi album, accumulando costi esorbitanti. A casa Mondays le cose sono rese complicate da storie di dipendenza da molteplici droghe e conflitti personali. Una volta uscito, il nuovo lavoro dei Mondays ...Yes Please! è accolto freddamente da stampa e pubblico, e le vendite vanno malissimo. Il secondo singolo tratto dall'album, Sunshine & Love, è l'ultimo disco realizzato dalla Factory, che dichiara la bancarotta il 23 novembre 1992. Un accordo di salvataggio dell'ultimo minuto con London frana, quando si rendono conto che i diritti sul materiale dei New Order (che avevano venduto milioni di dischi), sono di proprietà della band e non dell'etichetta (Factory non faceva firmare contratti ai propri artisti).

L'epilogo di Madchester ebbe diverse cause. L'ingenuo ottimismo e l'incosciente esultanza causata dalla droga favorita dalla scena, l'ecstasy, si dovette inevitabilmente scontrare a un certo punto con la realtà. Dall'inizio del 1990 entrò in vigore anche aManchester una nuova legislazione nazionale che rendeva più agevole la revoca delle licenze ai club. La polizia locale aveva avviato l'Operation Clubwatch, per tenere sotto controllo il traffico di droga nei locali e nei raduni rave. All'Haçienda avvennero diversi incidenti violenti: malviventi che minacciavano gli addetti alla porta e sparatorie in pista. Fu installato un sistema di sicurezza da 10mila sterline, con tanto di telecamere e metal detector. L'atmosfera del club ne risentì, e le presenze calarono vistosamente. Per i media Madchester era diventata Gunchester. Le «vibrazioni d'amore» morirono, e con loro quella che era sembrata, agli occhi dei giovani coinvolti, l'ennesima «rivoluzione».




Happy Mondays
Nati nel 1980 e formati da Shaun Ryder (voce), il fratello Paul (basso), Mark Day (chitarra), Paul Davis (tastiere) e Gary Whelan (batteria). Il sesto membro, Bez, ballerino e suonatore di maracas, si unisce alla band in seguito. Nei primi anni Novanta si aggiunge la corista Rowetta Satchell, una delle poche donne della scena Madchester. Il loro primo ep, Forty Five, esce per la Factory nel 1985. Pubblicano il loro esordio, dall'infinito titolo Squirrel and G-Man Twenty Four Hour Party People Plastic Face Carnt Smile (White Out), prodotto da John Cale, nel 1987. I due album seguenti, Bummed, del 1988, e Pills'n'Thrills and Bellyaches, del 1990, hanno un successo strepitoso.
La band si scioglie nel 1993, e Shaun Ryder e Bez formano i Black Grape. Nel 1999 si riformano. L'ultimo album, Uncle Dysfunktional, risale al 2007. Pare che Paul McCartney abbia dichiarato: «Ho visto gli Happy Mondays in tv, e mi hanno ricordato i Beatles nella loro fase Strawberry Fields».




The Stone Roses
Nati aManchester nel 1983. La formazione più nota include: Ian Brown alla voce, John Squire alla chitarra, Gary «Mani» Mounfield al basso, e il batterista Alan «Reni» Wren. Il loro primo album, The Stone Roses, esce nel 1989, ed è un successo. Per molti critici, uno dei migliori album britannici di tutti i tempi. Il secondo lavoro, Second Coming (1994), è accolto molto meno calorosamente, e la band si scioglie poco dopo. Durante una conferenza stampa nell'autunno del 2011annunciano di essersi riformati. Tra i loro brani più amati (secondo un sondaggio dell'NME): She Bangs the Drums, Waterfall, l'ipnotica IWanna Be Adored, I Am the Resurrection, Fools Gold.




Inspiral Carpets
Formati da Graham Lambert (chitarra) e Stephen Holt (voce) nel 1983. Nel 1988 pubblicano il loro primo ep, Planecrash (Playtime), che il dj di Bbc Radio 1 John Peel passa massicciamente. Pubblicano quattro album tra il 1990 e il 1994 (tutti per la Mute). Nel 1995 si sciolgono, per riformarsi nel 2003. Nel 2011 Holt, che aveva lasciato la band nel 1989 (sostituito da Tom Hingley), rientra nel gruppo.




The Charlatans 
Nascono nel 1988. La formazione attuale comprende: Tim Burgess (voce),Mark Collins (chitarra), Martin Blunt (basso), Tony Rogers (tastiere). Il batterista Jon Brookes è morto recentemente (13 agosto 2013) all'età di 44 anni. Anche se i Charlatans sono fortemente associati con la scena di Madchester, si sono formati in realtà nelle West Midlands (Birmingham). Dal 1990 al 2010 hanno pubblicato undici album, di cui tre hanno raggiunto la vetta delle classifica nel Regno Unito (Some Friendly, 1990; The Charlatans, 1995; Tellin' Stories, 1997). Nel 2013 sono tornati in studio per lavorare a un nuovo album. In maggio è uscito in dvd il documentario Mountain Picnic Blues, sull'ellepì Tellin' Stories.




New Order
Quando Ian Curtis dei Joy Division si suicida nel maggio del 1980, i membri rimanenti della band (Bernard Sumner, Peter Hook, Stephen Morris), con l'aggiunta di Gillian Gilbert alle tastiere, formano i New Order. La band si sciolge nel 1993 e si riforma cinque anni più tardi. Dopo aver attraversato vari cambi di formazione, oggi sono formati da Sumner, Morris, Gilbert, Phil Cunningham e Tom Chapman. Combinando new wave e dance elettronica, sono stati una delle band più influenti degli anni Ottanta. Dall’81 al 2013 hanno realizzato nove album (il più recente, Lost Sirens, è del 2013). E ancora: James, 808 State, A Guy Called Gerald, Paris Angels, The Farm, Northside, New Fast Automatic Daffodils, The High. (Alias)




14/05/16

Quando eravamo Punk: sei storie

Non importa se il treno è passato: quest'anno il Punk guarda indietro ai giorni più selvaggi.
Alcuni esponenti di quel movimento nato nella seconda metà degli anni '70 hanno condiviso quell'esperienza e le loro storie con il Guardian, un piccolo "Come eravamo", parte di una più vasta documentazione per celebrare i 40 anni di un ondata che ha cambiato per sempre la loro vita.


"Il punk non comincia e non finisce proprio da nessuna parte, ma semplicemente è".



Ausaf Abbas, 55 anni
Prima: Bassista, Alien Kulture
Ora: Broker Finanziario

Abbiamo creduto molto nella filosofia del punk - questo è un accordo, ecco un secondo, ecco un terzo, ora possiamo formare una band!.
Non avevo mai toccato un basso fino alla nostra prima prova, ma non importava. Era tutta una questione di energia e di entusiasmo.
Eravamo legati probabilmente all'ala più intellettuale del punk e siamo stati molto impegnati nella campagna di Rock Against Racism. Il nostro nome ci è stato suggerito proprio da Margaret Thatcher, che aveva fatto un commento infame su come la Gran Bretagna fosse in pericolo, minacciata e sommersa da una cultura aliena. Abbiamo interpretato quel commento nel senso che se non fossi bianco, anglosassone, e appartenente alla classe media e Protestante, non potevi essere un buon inglese.
Il motivo per cui ci siamo sciolti fu abbastanza classico. Il batterista e io eravamo entrambi studenti della London School of Economics. Lui ricevette un'offerta, un tour di 20 date con un'altra band: il nostro cantante insiste che fossero gli Specials, ma io non ne sono così sicuro.
Mi è piaciuto quello che la band ha fatto, ma ho sempre saputo di non essere intenzionato a proseguire su quella strada e vivere di musica. Dopo aver ottenuto la laurea, ho iniziato a lavorare per BP come economista. Non sapevo molto di finanza - ma quando la Thatcher liberalizzò e deregolamentò gran parte dell'economia britannica, partì una rivoluzione nel settore dei servizi finanziari. Sembrava una mossa ovvia da fare, così sono entrato nella Merrill Lynch, dove ho trascorso 21 anni.
I soldi che guadagno mi permettono di fare qualcosa di buono - uno dei miei amici che ha lavorato per Amnesty International e sapeva che ero un banchiere d'investimento, un giorno mi ha chiamato e ha detto, "Ciao. Ho bisogno che tu mi invii £ 1.000, altrimenti 12 persone moriranno in Colombia domani. "Ho accettato subito. Mi sono imbattuto nell' investment banking per caso, ma io amo le opportunità che mi ha dato. Ho incontrato primi ministri e ministri delle finanze e amministratori delegati di grandi aziende. Una cosa incredibile per un ragazzo immigrato che è cresciuto a Brixton, e con un solo genitore.
Sono sicuro che l'Ausaf che ero a 20 anni, oggi mi guarderebbe gridando: "Ti sei venduto!!" Ma io sento che non ho tradito. Sono solo più vecchio e più saggio. Ho 55 anni, adesso. Sono vecchio, grasso e calvo. Quando dico alla gente che ero in un gruppo punk, la maggior parte ride e pensa che stia scherzando. Ma io sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto. A modo nostro, abbiamo aiutato i bambini asiatici che oggi possono contare per la prima volta in questo paese. Perché non dovrei essere orgoglioso di questo?


Jordan, 60 anni
Prima: stilista e fashion punk
Ora: infermiera veterinaria
 La gente diceva: "Sembravi così coraggiosa..."
Spesso mi piacerebbe ancora oggi indossare un maglione mohair, calze con reggicalze e le mutandine trasparenti. Non aveva niente a che fare con il coraggio. Piuttosto il contrario. Si trattava di sentirsi a proprio agio e in armonia con se stessa. Mi è sempre piaciuto vestire a modo mio. Quando sono arrivata a Londra per cercare di lavorare nel negozio di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren, SEX, indossavo già la roba che stavano vendendo.. Ma non c'era un posto per me, subito, così nel frattempo sono andata a lavorare da Harrods, truccata come una punk.  Alla fine sono riuscita a lavorare con Vivienne e Malcolm, proprio quando il punk esplodeva. Ho inventato lo stile Sex Pistols. Sono salita sul palco con loro, anche durante la loro prima apparizione televisiva, e ho lavorato anche con Adam And The Ants durante il loro periodo punk.

Molti dei principali magnati della musica erano estremamente sessisti. Un ragazzo della A & R mi disse una volta in faccia, "Questo non è il lavoro per una donna. Dovrebbero pensare alla cucina e sdraiarsi sulla schiena!." Dopo un pò, mi stufai e non volevo essere più lì , così sono tornata a casa a Seaford.
Volevo lavorare a qualcosa di significativo, così ho iniziato a lavorare presso il veterinario locale. E sono ormai 22 anni che sono qui. Non spingo pezzi di carta in giro. E 'un vero e proprio lavoro dove si può fare la differenza per come gli animali sono curati. Il punk mi ha fatto capire che potevo essere quello che volevo, e questo è il modo in cui ho vissuto la mia vita. Alla fine, non sono cambiata più di tanto.



Lesley Woods, 56 anni
Prima: cantante/chitarrista, Au Pairs
Ora: avvocato
Ero arrivata al punk in ritardo, perché i Punk erano in giro già da un bel po ', nel 1978. Quello che era davvero accattivante è che bastavano attaccare uno strumento con due dita ed eri un musicista rock. La gente poteva svegliarsi e suonare quello che voleva, fare le loro cose, senza dover essere grandi chitarristi, e avere un atteggiamento macho. E le donne potevano farlo alle loro condizioni, senza la necessità di conformarsi a un certo stereotipo femminile, tipo avere grandi tette e essere davvero carine. Ragazze come Siouxsie Sioux, Poly Styrene e Patti Smith sono state grandi modelli per questo.
Ma abbiamo comunque e costantemente dovuto affrontare un muro di violenza e di aggressione. Ci furono scontri feroci; Ari Up, cantante delle Slits fu accoltellata. Arrivai a un punto in cui non potei più andare avanti, a quel livello. Dopo che la band si sciolse, il mio cervello era totalmente in confusione e avevo bisogno di ripensare a tutto. Così decisi di fare qualcosa di veramente impegnativo e iniziai a studiare legge. Sono stata chiamata alla "sbarra" quando avevo 32. Ho iniziato con il diritto di asilo, lavorando con i rifugiati e gli immigrati, il che coincideva con i miei ideali politici. Anche se a volte è stato straziante, quando vinci una causa di quel tipo, senti le grida di gioia. Avevo fatto la differenza, e questo la gente lo capisce. Ora mi occupo poco di questioni riguardanti le domande di asilo, ma sono ancora impegnata in materia di immigrazione. Ho sempre avuto un forte senso di giustizia, e lavorare in questo settore significa che non ho compromesso la mia integrità morale e i miei ideali.

Lesley Woods ora. Fotografia: Alan Powdrill
La gente era a conoscenza del mio passato e probabilmente questo ha contribuito perché molti mi cercassero. Quando sono arrivata in tribunale, nel 1992, le donne non potevano neanche ancora indossare i pantaloni, il che vi dà un'idea di come eravamo indietro. Ho ancora il mio mood con la musica, ma il mio lavoro è così intenso che è difficile occuparmi di musica ora. Ancora registro qualcosa, e faccio qualche apparizione dal vivo. Mi piacerebbe collaborare con alcuni artisti, però...



 
Terry Chimes, 59 Prima: batterista, The Clash
Ora: Medico, Chiropratico
Volevo solo essere in una band, e questo era il gruppo più emozionante che c'era in giro. Tutti gli altri nei Clash erano arrabbiati con il mondo e con le istituzioni. Io no. Ecco perché alla fine ho lasciato, in realtà. Mi sentivo come il numero dispari in mezzo a tutti pari. Da bambino, ho sempre desiderato diventare un medico, ma volevo anche essere un musicista; ed è una cosa difficile essere entrambe le cose. La parte di me che voleva suonare ha vinto quella battaglia. - fare musica, essere in una band quando si è giovani. Ma dopo 15 anni di quella vita [sono stato anche nei Black Sabbath e negli Hanoi Rocks, così come nei Clash], avevo veramente il desiderio di lavorare nel campo della medicina, così ho fatto il grande salto. Nel 1988, a 32 anni, ho smesso con la musica e ho trascorso cinque anni a studiare a tempo pieno. I miei coetanei musicisti non furono poi tanto sorpresi.Il manager dei Clash, Bernie Rhodes, disse una volta, "Sei come un giovane medico.Ti vedo, immaginando che dici 'Queste sono le sue pillole, signora.' "Non so come ha fatto, ma si vede che aveva notato qualcosa. Durante il mio periodo da rocker, ho visto come la salute delle persone è determinata dal loro stile di vita. Ho avuto un forte desiderio e bisogno di guarire le persone. Ho visto più di 45.000 pazienti, così ho fatto stare bene un sacco di gente. Se non vi piace stare in mezzo alla comunità, allora è un lavoro da inferno. Io ho a che fare con moltissimi musicisti. Dicono: "Preferisco venire da te. Sei un musicista e capisci la vita che conduco, quello che faccio. "Alcuni pazienti sono interessati alla musica e spesso parliamo di come stanno le cose oggi, ma la maggior parte ha solo voglia di dire," Sono in agonia. Puoi per favore rimettermi in piedi? "

Terry Chimes ora. Fotografia: Alan Powdrill
L'esperienza di sfida e il voler cambiare il mondo era un bene per noi tutti allora. Ho un'altra vita ora, lotto contro le multinazionali che vogliono rovinare la salute di tutti e faresolo soldi, sia con il cibo geneticamente modificato, con i rifiuti o con le droghe.
Qualcuno ancora mi chiede "com può si dimenticare di aver suonato davanti a 70.000 persone?"
Beh, io probabilmente vedrò 70.000 pazienti prima di morire. Convincere la gente a stare bene e cercare di renderli felici: non credo che riuscirò mai a perdere la voglia di di farlo.

• Lo strano caso del dottor Terry Chimes E il signor Terry Chimes è pubblicato da John Blake a £ 9,99.



David O’Brien, 54
Prima: attivo nella scena punk di Manchester
Ora: Vicario
Da adolescente, ho cambiato tanti mestieri, ho lavorato nelle fabbriche e nei supermercati, ma non ha mai avuto molto senso, per me. Il punk mi ha dato l'energia giusta. Non ero un anarchico. Volevo solo che tutti si fermassero per pensare a un'idea alternativa di società. Inoltre, mi sono subito sentito a mio agio con gli stivali Doc Martens e i jeans sbiancati.
Ero un figlio illegittimo. Mio padre era un alcolizzato che non ho più visto da quando avevo quattro anni e mia madre ha avuto altri otto figli, anche se ha perso due di loro. Ha portato i sei rimasti avanti da sola.
Crescendo, il cristianesimo era irrilevante per me. Bevevo troppo e finivo regolarmente nei guai quando andavo allo stadio. Il mio luogo di culto era l'Old Trafford.

Pensavo che la chiesa fosse per gente piacevole, e persone di mezza età come Thora Hird. Mi ricordo un giorno, avevo appena ritirato il sussidio di disoccupazione e io e il mio compagno siamo andati al pub fino a quando non ci hanno buttati fuori - alle 3 del pomeriggio. Siamo andati allora a piedi in un bosco quando abbiamo visto un cartello con segni di occultismo; la voce che girava era che c'era una congrega che praticava la magia nera. Ho pensato che volevo capire di cosa si trattava..

David O'Brien ora. Fotografia: Alan Powdrill
Ero spaventato e ad un certo punto mi sono chiesto: e se c'è qualcosa altro là fuori? Così ho preso una copia del Nuovo Testamento che era stato sullo scaffale per anni, a raccogliendo polvere, e dopo averlo letto mi sono sentito meglio . E ancora mi ci sono voluti tre anni per entrare all'interno di una chiesa.
Ho avuto questo pensiero fastidioso per i 10 anni a venire: "Diventa un ministro. Diventa un ministro ". Così mi sono iscritto a un corso base di un anno di teologia, poi ho preso la laurea in teologia applicata. Cinque anni e mezzo fa, sono venuto giù a Shrewsbury e sono diventato un vicario a pieno titolo.
Quando si mette al collo un collare da cane, la gente pensa che non hai mai fatto nient'altro di diverso. Ma le passioni che mi ha trasmesso il punk sono ancora lì, e questo è quello che mi metto nel mio ministero ora. Si tratta di un desiderio di significato, di sapere. Non ho più i miei vinili, ma ancora ascolto una o due cose su YouTube. Mi ricorda da dove sono venuto...

• Il libro di David O'Brien Northern Soul: Calcio, Punk, Gesù è pubblicato da In avanti e verso l'alto a £ 8,99.



Steve Ignorant, 58 anni
Prima: cantante, Crass
Ora: agente salvataggio in mare
Il Punk aveva uno scopo. Ogni concerto che facevamo era a vantaggio di qualcosa: mettere su un centro di assistenza per donne colpite da violenza, un rifugio per asini abbandonati, una casa di riposo per anziani. E 'stato positivo. Volevamo solo un mondo bello da vivere, ma non stavamo chiedendo. Stavamo facendo. Dal 1977 al 1984 sono stato il cantante dei Crass. Abbiamo girato la Gran Bretagna, suonando ovunque e ogni volta che si poteva. Quando i Crass si sono sciolti, ho continuato a suonare con i Conflict prima e in seguito con i Schwartzeneggar and Stratford Mmercenaries.Nel 2007, mi sono trasferito a Norfolk con l'intenzione di vivere tranquillamente dalla costa. Spazzavo le foglie e tutto quel genere di cose - ma non era quella la mia vita. L'anno dopo mi sono trasferito, ho ricevuto un'offerta per fare due serate allo Shepherds Bush Empire. Il ricavato delle mie serate live mi piace donarlo ad una causa. Sapevo che il servizio indipendente di salvataggio in mare di Sea Palling era sempre alla disperata ricerca di fondi, così ho pensato che era l'ideale: ho potuto vedere davvero dove andava a finire il denaro.

Con i circa 1.000 £ del ricavato hanno acquistato nuovi giubbotti di  salvataggio, che servono appunto a salvare la vita delle persone. Poi l'equipaggio mi ha portato fuori in barca, mi hanno messo una muta stagna addosso, e.. mi hanno buttato a mare. "Allora, che ne diresti di entrare?" In un primo momento, ero molto riluttante - ero preoccupato per l'impegno e immaginavo che avrei dovuto andare in parata con l'uniforme. L'idea di un tizio che mi guarda dall'alto in basso e mi dice che devo essere sempre  correttamente rasato è stato sempre totalmente contro i miei principi. 
Ma erano tutti più trasandati di me!. Ora sono un membro della squadra a tempo pieno.



01/05/16

Fulvio Abbate: Abolire il lavoro!

Siamo fan del Marchese FULVIO ABBATE, e oltre che geniale, siamo pienamente in sintonia con questa sua disamina sul lavoro e sulla strada che una "vera sinistra" dovrebbe intraprendere..
 
La sinistra non l’ha capito: bisogna abolire il lavoro! Altro che "Inno dei lavoratori", altro che esaltazione dell'operaio. La vera cosa di sinistra sarebbe abolire l'occupazione. Allora sì che la vita sarebbe una processione festosa e zampillante di multipli piaceri
di Fulvio Abbate


Il lavoro andrebbe abolito, altro che comunismo con il suo “Inno dei lavoratori”! Altro che falce e martello lì nel simbolo di un movimento che pretenda di lottare per l’emancipazione dai bisogni materiali. Intendiamoci però, ancor prima andrebbe abolito, cancellato dalla faccia della terra colui che, con volto convinto da vero responsabile, dovesse sostenere che il lavoro, “no, non lo si può davvero cancellare, perché altrimenti – parole sempre sue – dimmi tu come facciamo a mangiare, no, tu dimmelo, dai, avanti?”
Il giorno in cui avremo un decreto - meglio, Il Decreto - assai più erotico di quello firmato da Lenin per consegnare la terra ai contadini, un Decreto che sancisca l’abolizione del lavoro sarà davvero il caso di far precedere le parole del testo e le firme lì a certificarne la validità da un esercito di cheerleader in mutandine bianche bordate di rosso.

Ma adesso riavvolgiamo il nastro, tutti con gli occhi rivolti all’indietro. Perfino il genero di Karl Marx, Paul Lafargue, un quasi sosia del nostro sentimental-socialista Edmondo De Amicis, aveva cercato di spiegare il concetto di nocività del lavoro, certo, lo ha fatto partendo dalla questione dell’orario, ma anche del lavoro stesso, alienato, lo aveva fatto con un libricino intitolato “Il diritto alla pigrizia”, non certo un saggio politico concepito a favore della masturbazione, ma comunque già sulla buona strada; fra tutte le edizioni che siano mai state pubblicate del nostro saggio, la più significativa è certamente quella la cui copertina è opera di Wolinski, l’uomo comune è diventato il capitalista di se stesso su un’amaca, ovviamente si tratta di un’edizione in lingua francese, mica cinese. Laggiù milioni soccombono sotto l’involtino autunno del comunismo.

E se fosse vero che le ragioni di tutte le tragiche sconfitte della sinistra, comprese le apparenti improbabili vittorie, siano dipese dal non aver mai pensato che la parola d’ordine dovesse riguardare proprio l’abolizione del lavoro?
Anni fa mi è capitato di acquistare un volume che raccoglieva i simboli del potere della DDR, ossia la Germania dell’Est, quella comunista, la stessa che accoglieva tra le sue mura il drammaturgo Bertolt Brecht, per sua stessa ammissione un uomo devastato dalla pigrizia, se non dall’apatia, che lì siamo già nel patologico, tu non lo sai, ma Brecht usava l’auto anche per percorrere poche centinaia di metri, da casa, in Chausseestrasse, al Berliner Ensemble, il suo teatro; berretta in testa, Bert ingranava la prima, metteva lo stereo8 con le musiche di Kurt Weill, …tararattà tararattà, e via…

Ma stavo dicendo delle memorabilia della DDR: noi, figli delle stelle del capitale, cresciuti sotto il cielo di un’araldica composta di elmi e di spade, già, facciamo una certa fatica a comprendere che si possa invece inquartare dentro un simbolo nazionale la lanterna del minatore oppure, come è accaduto in Romania, il traliccio della luce, no?

Ora che ci rifletto, forse, ripensando a Giangiacomo Feltrinelli, editore e rivoluzionario, potremmo perfino, perché no?, rileggere la sua tragica fine in altro modo. Già, e se la sua scelta di abbattere con l’esplosivo quel traliccio di Segrate fosse in realtà un implicito rifiuto del mito comunista del lavoro con tutti i suoi annessi e connessi?
Ci pensi che il povero Dmitrij Šostakovič, pure lui, era sovente costretto a mettere archi e ottoni al servizio dell’elettrificazione dell’Urss? Sai che palle! Tornando però a Giangi, se così fosse, se davvero quel traliccio quel giorno del 1972, andrebbe riletta tutta la storia dell’eversione rossa, e slogan come “Po-te-re operaio! Po-te-re operaio…” tutta roba da buttare via, o comunque da rileggere.

Eppure c’era stato già un anarchico, Camillo Berneri, che aveva scritto un saggio intitolato “L’operaiolatria”, dove provava a spiegare che, forse, tutta questa apologia del sudore della fronte non andava così bene, non era poi così salutare e neppure salubre. Ma abbandoniamo il tempo piovoso in bianco e nero del “su fratelli, su compagne, / tutti i poveri son servi: / cogli ignavi e coi protervi / il transigere è viltà. Il riscatto del lavoro / dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro / o pugnando si morrà. o vivremo del lavoro / o pugnando pugnando si morrà. O vivremo del lavoro / o pugnando si morrà”, ossia dell’Inno del lavoratori.
Dai, torniamo a Gwen Stefani che avanza con il suo stantuffo pelvico, meravigliosa catastrofe bionda, lievito biondo di promessa erotica in un immenso letto tra le nuvole, torniamo con le parole dei situazionisti a pensare che il lavoro, sì, si può abolire. E le seconde-terze generazioni degli iuppi non fanno orrore di meno.


29/04/16

He Never Die: Herry Rollins in un bizzarro noir sovrannaturale e la sua Top Five Film

Uscito nelle sale americane a dicembre, e ora su Netflix, He Never Die è un cupo racconto di un cannibale immortale, sceneggiato e diretto da Jason Krawczyk. Nei panni del mostro, Henry Rollins, leggenda del Punk Hardcore americano, cantante e leader dei leggendari Black Flag. Interpreta Jack nel suo primo ruolo da protagonista - in passato ha avuto piccole parti in Heat, e in progetti come Sons of Anarchy e Strade perdute di David Lynch. Carattere introverso e solitario, le cui uniche fonti di interazione umana reale sono la sala bingo e la cameriera del ristorante locale, Cara (Kate Serra). Ora, non bisogna aderire ai preconcetti, quando sentiamo le parole 'immortale e cannibale': He Never Die, sembra più uno studio sul carattere nella depressione e sull'esistenzialismo, che un film horror destinato a spaventare, e questo dà alla pellicola un rinfrescante impulso originale. Il ritratto che Rollins fa di Jack è superbo, in tutto; a volte risulta simpatico e frainteso, altre volte un freddo e calcolato cazzuto. La prestazione di Rollins 'è accompagnata da due forti personaggi femminili, la già citata Cara, e sua figlia Andrea (Jordon Todosey), la cui natura estraniata e effervescente cerca di perforare il contegno gelido di Jack. Tutta la storia delle origini di Jack è criptica, con brillanti e sottili lampi qua e là, come quando elenca il suo incredibile e vasto curriculum, che si perde nei secoli , una gag prolungata e esilerante. Ha vissuto secoli di umanità, ha visto la guerra, la carestia, la peste, è stato in prigione, e così l'umanità lo ha logorato. E' un mostro..stanco. Le esplosioni e i ruggiti animaleschi dentro la sua testa suggeriscono il passato tormentato, e anche le sequenze d'azione hanno un estetica simile: Jack non prevale perché è più forte, ma perché prende e sopporta punizioni sufficienti per sopravvivere a tutti.
La colonna sonora è inoltre degno di nota, che da al film qualcosa di unico dal punto di vista sonoro. Il rumore dei treni che corrono e suoni urbani agiscono come una metafora, nel conflitto della psiche di Jack. La sceneggiatura di Krawcayk e l'interpretazione di Rollins hanno creato un personaggio avvolto in una nuvola seducente e enigmatica, ma anche imprevisto, dato la quantità di umorismo che Rollins porta al suo ruolo. Dopo la fine del film, la prima cosa che ho pensato è che questa storia sarebbe perfetta per una serie, che puntualmente ho scoperto essere in lavorazione, anche se si parla di una "mini serie". In definitiva, un film bizzarro, un noir sovrannaturale, implacabile, tragicomico.



Henry Rollins (Henry Lawrence Garfield) è una leggenda del punk hardcore americano, cantante e frontman dei Black Flag, dal 1981 al 1986 e dopo con la Rollins Band. Incredibilmente attivo ha scritto libri, ha avuto una serie su History Channel, attivista politico e conduttore di uno show radiofonico. Henry vive da solo, il suo migliore amico è Ian MacKaye, musicista e anch'egli attivista, prima nei Minor Threat e poi nei Fugazi. Questi sono i suoi cinque Film preferiti, scelti meticolosamente, che ha deciso di condividere con noi. A commento, sono 5 film che potrebbero figurare benissimo in un eventuale Best di INTERZONE.


Top Five Film
 
Il laureato (1967)
Regia di Mike Nichols.
E ' un film perfetto, perfettamente scritto ... perfettamente girato. L'ho visto quando ero un ragazzino con mia mamma, perché a lei piaceva andare al cinema. Non poteva sempre permettersi una baby-sitter e così ogni tanto ho potuto vedere film per adulti. Nel Il Laureato, recitano attori tutti così dannatamente di talento, performance stellari, grande illuminazione. Inoltre c'è quella scena alla fine del film, quando Hoffman e Katharine Ross sono sul retro del bus. Sai, sono fuggiti, hanno rovinato un matrimonio. E sono seduti là dietro: sorridono per un minuto e pensano, "Abbiamo davvero fatto la mossa più sbagliata della nostra vita." E' stata una buona idea? Una cattiva idea? Un'idea orribile? Un'idea di speranza?" In sostanza corrono verso il loro futuro, e questa è una cosa coraggiosa da fare in un film perché.. è vero, non si sa mai, un rapporto potrebbe finire in 48 ore. Oppure, potrebbe sfociare in una vita normale e noiosa.


I sette samurai (Shichinin No Samurai) (1956)
Regia di Akira Kurosawa
Ecco un altro: I Sette Samurai. Il grande Akira Kurosawa. Lui è il mio regista preferito e in molti dei suoi film recita anche il mio attore preferito, Toshiro Mifune. Non ho mai capito una sola parola di quello che dice nei film, ma la forza e la fisicità di Mifune [era] proprio come un dannato uragano su uno schermo. Kurosawa mi ha affascinato molti anni fa - il modo in cui sapeva illuminare le scene, il modo in cui preparava le cose, e il fatto che sceglieva sempre gli stessi attori. Ovviamente, Mifune compare durante tutta la sua carriera, e in questo film c'è anche Takashi Shimura  ,  il protagonista di un altro bellissimo film di Kurosawa, Ikiru, che significa "vivere". E 'una delle opere introspettive, più malinconiche di Kurosawa. Ogni volta che l'ho guardo mi commuove sempre. E in I sette samurai, c'è così tanto cinema a venire: Arma letale, Per un pugno di dollari.. I Sette Samurai è solo un grande esempio dell'arte di Kurosawa. Non è il mio film preferito. Penso solo che sia un tale straordinario lavoro. E 'uno dei miei film preferiti solo perché è di un impegno enorme. E sto pensando che nella mia top five non ho messo niente di Werner Herzog. Probabilmente avrei messo Fitzcarraldo e Aguirre. E così, Herzog riceve una menzione d'onore. Ma andiamo avanti.


Tutti gli uomini del presidente (1976)
Regia di Alan Pakula
Ho vissuto a Washington durante tutto il Watergate e mia madre ha lavorato per il governo. Era iper-consapevole di Nixon e di tutto quel che stava succedendo. Il Watergate [hotel] era a un giro di bicicletta da casa mia. Ho visto il film non so quante volte - ed è semplicemente perfetto.
L’ ho riguardato tre settimane fa. Resta un gran bel lavoro, allora come ora . Pieno di suspense. E anche in questo caso, c'è Hoffman. Credo che venga fuori spinto da un enorme ventilatore. Ma è solo una coincidenza. Lui e Redford insieme sono semplicemente incredibili. E ancora una volta si vede il genio di Dustin. E' che tutto il cast, mi piace. Si parla di un momento enormemente importante nella storia del paese: ogni americano ha avuto la prova che non ci si può mai fidare del governo, che sarebbe stupido fidarsi. Come votare. Eleggere queste persone. Come ha detto Gore Vidal, quando si arriva allo Studio Ovale, sono stati comprati e venduti almeno una decine di volte. E Tutti gli uomini del presidente racconta proprio uno di questi casi. Il personaggio di Hal Holbrook, scoperto 30 anni dopo, esisteva veramente. E 'stata la Gola Profonda. E il fatto che questi piccoli incontri clandestini siano avvenuti in un luogo dove ho impazzato con il mio skate, fa che questo film sia molto importante per me.


Apocalypse Now (1979)
Regia di Francis Ford Coppola
Un altro film è Apocalypse Now, e la ragione per cui l’ho messo nella mia top five è perché sono andato a vederlo, in prima visione, con Ian MacKaye, il mio migliore amico, e quando siamo usciti non abbiamo capito quello che avevamo visto. Ma siamo andati a casa con il fumo che ci usciva dalle orecchie. Siamo tornati in silenzio e scioccati. Eravamo, in un certo senso, devastati, ma nessuno di noi potrebbe dirvi di che parlava il film. "Era sulla guerra?" Così siamo tornati a vederlo più tardi, avevamo 18 o 17 anni. E ci è piaciuto molto .E ora lo rivedo una volta l'anno. E così che iniziai a capire la guerra del Vietnam in modo diverso. Iniziai a leggere nei personaggi e mi vedevo nei panni di Willard, il personaggio di Martin Sheen. Un altro giorno mi sentivo come Kurtz, il personaggio di Brando. E poi mi uniì ai Black Flag e il nostro furgone era come il PBR sul fiume. L'autostrada era il fiume Nung. Non dimenticherò mai una sera, io ero dietro, nella parte posteriore del furgone e con uno dei roadies guardavamo le luci di uno dei porti in Florida e lui ha detto: "Questo è uno spettacolo davvero bizzarro nel bel mezzo di tutto questo caos", e questa è una battuta del soldato nel film, mentre assistono allo spettacolo folle organizzato da Bill Graham nel bel mezzo della giungla vietnamita. Le battute di Apocalypse Now erano diventate il linguaggio con cui io e il roadie dei Black Flag prima e con i membri della Rollins band poi, parlavamo. Così, ora a 55 anni il film è ancora molto importante per me. Quando Kurtz dice a Willard, "E 'impossibile descrivere l’orrore a coloro che non sanno cosa l’orrore significa ... è necessario fare dell’orrore un amico ". Ho veramente capito quello che voleva significare quando sono stato coinvolto in un omicidio [l'omicidio dell’amico Joe Cole], e io sono stato molto vicino alla morte. Non si può descrivere quello che si prova, a meno che la stessa cosa non sia successa anche a voi. Potrai capirlo solo a livello giornalistico. Questi veterani del Vietnam, dell’Iraq e dell’Afghanistan. Tornano a casa e nessuno li può capire. Tutto questo è descritto molto bene in The Hurt Locker. C'è una disconnessione completa. E così Apocalypse Now - ho finalmente capito – descrive cosa sia la follia, che non è altro che la guerra. Un mucchio di gente che è completamente impazzita. E si coglie perfettamente la follia del conflitto umano.



National Lampoon (Animal House) (1978)
L'ultimo film è Animal House, la commedia perfetta. E 'uno di quei film che guardo quasi una volta all'anno. Non sono un esperto, e tutto quello che posso dire di questo film è che ho riso per tutto il temo!. "Hey, sono un brufolo!" E il cibo schizza fuori dalla bocca di [John] Belushi - ed è la cosa più divertente che abbia mai visto. Sapete come è con i film. Tu li ami così tanto, che è quasi come adottarli. Come quando una canzone che ti piace davvero tanto – hai l’impressione che sia stata scritta per te. Animal House mi ricorda un tempo molto felice della mia vita, anche se da adulto sono diventato più serio e preoccupato. In qualche modo ogni volta che rivedo Animal House rido a a crepapelle, ma a volte mi ritrovo a piangere perché mi manca Belushi. Penso che sia stato un grande talento. Ho parlato con lui una volta al telefono. Insieme a Bill Murray e Chevy Chase, rappresentano il mio tipo di umorismo. E questo è un grande film, una commedia perfetta a basso budget. E’ il tipico esempio di quello che succede con una grande recitazione e una grande sceneggiatura. Non c’è bisogno di un budget faraonico. Ma solo di una grande prova di recitazione e di una grande storia..




21/04/16

Migranti. Scatti che vale la pena guardare

 
Il New York Times e l'agenzia Reuters hanno vinto il premio Pulitzer 2016 per la sezione fotografica Breaking News grazie agli scatti con cui hanno raccontato la crisi dei migranti in Europa. In particolare hanno descritto la fuga dei profughi e l'accoglienza nei paesi ospitanti.


Yannis Behrakis. Lesbo, Grecia

Yannis Behrakis. Nella tempesta. Idomeni

Alkis Kostantinidis. Lesbo, Grecia


Daniel Etter.



Yannis Behrakis. Isola di Kos


19/04/16

“One Bourbon, One Scotch, One Beer” : Best Alchol Playlist

Sesso, amore e rotture varie, non importa se il soggetto è stata una musa ancora più grande per i musicisti R'&R. Dopo tutto, è proprio l'alcol che porta normalmente alle tre voci che abbiamo citato. Ogni occasione è una buona per una canzone sul bere, che sia una festa irlandese o un party organizzato con i nostri vecchi amici di scuola. Bè, ci sono molte canzoni che ci parlano di alcol, di bevute e sbronze colossali, alcune veramente brutte, tipo 'Red Red Wine", 'Tequila', 'Tubthumping' for starters" ect.. Ma ce ne sono molte altre che sono grandi, per ragioni tra loro molto diverse. Perchè l'alcol ha avuto un rapporto troppo intimo con l'arte nel corso degli anni. In particolare, è parte integrante della musica, nel bene e nel male - e oltre i brani stupidi sul bere, molti autori hanno indagato la natura perniciosa della bevanda demone nel corso degli anni.

Mi sono regalato una breve vacanza a Venezia ultimamente, e devo ammettere che è una città che si presta molto bene all'argomento di cui stiamo parlando, soprattutto di notte. Perchè una buona canzone sul bere è una parte molto importante del mio iPod e di qualsiasi appassionato di drinks. L'alcol ci fa ballare, urlare, piangere, sorridere, gridare e ci fa riflettere,  tutto in un lasso di tempo molto breve. Afferriamo il nostro drink preferito, colleghiamo le cuffie, e troviamo la posizione perfetta sul divano..!  



Dead Kennedys, "Too Drunk to Fuck"
Non potevamo non iniziare questa carrellata con Too Drunk to Fuck dei nostri Dead Kennedys! Quarto singolo della band, pubblicato nel maggio 1981 su Cherry Red Records con "The Prey" come il B-side. Rifiutato all'epoca da molti rivenditori per il suo titolo provocatorio, è surf heavy / garage rock, costruito su un riff di East Bay Ray e sul testo satirico e feroce di Jello Biafra. La canzone si conclude con il suono di un uomo che vomita. Inserita nella colonna sonora di Grindhouse di Tarantino, altrettanto feroce è stato l'attacco di Jello verso il resto del gruppo che ha concesso il brano, che viene utilizzato per una scena di stupro: "L'uomo farebbe di tutto, per soldi!"





Mark Lanegan, Whisky for Holy Ghost
Secondo disco solista per Mark Lanegan, ed è già chiaro che calza perfettamente a Mark la definizione che “ più acuta è la sensibilità del musicista, tanto maggiore sarà la distanza dal mainstream”. Lui possiede una delle più acute sensibilità e una delle voci più espressive del panorama musicale alternativo.. Whisky for Holy Ghost, per lo Spirito Santo, per Mark e per tutti noi! Tutti i dischi dell’ex Screeming Trees sono intrisi di dense metafore che prendono vita attraverso fumo e alcol, ma qui Mark è veramente logorato, la voce ruvida risente di pesanti bevute ma anche di un intensa ricerca spirituale. Ci guida ci guida attraverso la foschia alcolica della sua vita con queste canzoni al limite del confessionale, art-rock e musica d'atmosfera straziante, che ci dice che anche la disperazione ha più di un sapore…





The Smiths,'Stop Me If You Think You've Heard This One Before'
Una sorta di confessione, di un uomo che probabilmente non ha imparato alcuna lezione da tutti gli incidenti che da ubriaco ha provocato la sera precedente. Morrissey racconta metaforicamente questo viaggio alcolico andato storto. "Così ho bevuto e uno e 'diventato quattro / E quando sono caduto sul pavimento, ho bevuto ancora di più".. La canzone, inoltre, ha dei riferimenti a omicidi di massa, e per questo venne la BBC e altre radio ne bloccarono la diffusione.





Frank Zappa, "Titties and Beer"
Classico, assolutamente esilarante, duetto tra Frank e il Diavolo Terry Bozzio, batterista e sodale di Frank. Zappa cerca di negoziare al fine di riacquistare i beni titolari, appunto, tette e birra. Dal suo canto, il Diavolo menziona che ha già le anime di Nixon e Agnew, simbolo della corruzione dell'intera amministrazione Nixon e che "entrambe queste ventose sono peggio di te!." Nixon fu costretto a dimettersi a causa del Watergate Affair e Agnew a causa di gravi accuse di corruzione. Dopo il 1979, Zappa eseguiva questa canzone dal vivo cambiando il nome dell'anima che il Diavolo aveva già conquistato con quella di Khomeini. La canzone è comunque una chiara reinterpretazione di Histoire du soldat di Igor Stravinskij, uno dei compositori classici preferiti di Zappa.




LCD Soundsystem, "Drunk Girl"
Divertente video, co-diretto da Spike Jonze e James Murphy, in cui James Murphy fa del suo meglio, in questa canzone che deve molto al Bowie del periodo berlinese, per evidenziare le differenze tra i sessi. Murphy tenta di cantare mentre viene abusato da persone vestite da panda. Oltre per la profonda ironia , è veramente un ottimo brano ..to dance! quando si è molto brilli.




Snoop Doggy Dogg, "Gin and Juice"
E' il secondo singolo del rapper Snoop Doggy Dogg, estratto dal suo album di debutto Doggystyle. Negli Stati Uniti il brano ebbe un gran successo, guadagnandosi l'ottava posizione nella Billboard Hot 100 ed una nomination ai Grammy Award del 1995 come "miglior performance rap di un cantante solista". Prodotto da Dr. Dre, Gin and Juice contiene campionamenti di Watching You degli Slave per il ritornello e di I Get Lifted di George McRae. Snoop, da adolescente, organizza un party selvaggio nella propria casa, mentre i genitori sono assenti. Nel video compaiono Ricky Harris nel ruolo del padre di Snoop, Dr. Dre, Warren G, Nate Dogg e Daz Dillinger, oltre che Lil Bow Wow (che all'epoca aveva sei anni) nel ruolo del fratellino del protagonista




The Kinks, 'Alcohol'
«Oh! Alcol demone!" canta Ray Davies. Un ammonimento per tutti. Questo pezzo di Ray Davies, tratto da Muswell Hillbillies, album del 1971,  3 minuti e 35 secondi in cui si racconta la storia di un uomo che è stato abbattuto da donne e drink ( una combinazione fatale!) - in particolare la sua ambiziosa moglie che è una sgualdrina. In realtà, sembra che solo le donne distruggono un uomo che probabilmente non aveva bisogno di tanto aiuto. Una storia triste ma familiare nella Gran Bretagna post seconda guerra Mondiale. Sul palco, duranteil ritornello del ubriacone che esclama "Oh demone alcool", Davies a volte spruzzava birra sul pubblico delle  prime file , cosa che fece per la prima volta in un concerto a Montreal, in Canada, il 5 febbraio 1970. Dichiarò che lo faceva perchè il pubblico non rispondeva allo show, mentre invece di prenderlo come un insulto, i fan apprezzavano. Ciò  portò all' esecuzione del brano in modo ancora più teatrale,  con il pubblico che si sporgeva  pronto per la doccia di birra!





Bugo, "Io berrò Alcol"
Sempre eplicto, il buon Bugo: Uccidi il padrone, Io mi rompo, Me la godo..Non si risparmia neanche in questo brano.

"Io berrò alcol io problemi non ho sì, berrò alcol a dismisura senza paura io problemi non ho io berrò alcol io problemi non ho
sì, berrò alcol senza paura senza cannuccia io problemi non ho io problemi non ho
mmm mmm mmm io berrò alcol io problemi non ho sì, berrò alcol a dismisura senza paura io problemi non ho"




Oasis, "Cigarettes & Alcohol"
Probabilmente un brutto scherzo della mente ora, ma ci fu un breve periodo, intorno al 1994, che gli Oasis erano una forza vitale della musica. Quello fu il loro periodo migliore, con questo potente brano che è un'evocazione del tipo di edonismo che avviene perché non c'è niente di meglio da fare: "Vale la pena aggravarsi per trovare un posto di lavoro quando non c'è niente che valga la pena per cui lavorare / E 'una situazione folle / Ma di cosa ho bisogno? Sigarette e alcol." (e cocaina, allora, per la cronaca).





Kendrick Lamar, "Swimmin Pools"
Ammettiamo, Lamar ci piace un sacco, forse oggi uno dei pochi rapper degno di questo nome e autentico erede della cosidetta old school. Considerato un "intellettuale organico" per le sue rime sempre attuali e pungenti, bisogna dire che c'è molto da imparare dai testi di un artista ed è preoccupante pensare che ormai un sacco di giovani non danno la dovuta importanza a questo aspetto. Swimming pools è una conversazione letterale tra Lamar e la sua coscienza. Nel 2013, questa canzone è diventata un punto fermo in America per gli studenti della scuola superiore e per gli universitari, diventano rapidamente un inno al bere. Ma bisogna leggere tra le righe: il testo fa riferimento alla dipendenza da alcol. Il termine "colpo di testa", alla violenza che può scoppiare quando le persone sono sotto la sua l'influenza, qualcosa che Lamar vissuto in prima persona, essendo cresciuto in un quartiere popolare.(Compton) Nel dialogo con la sua coscienza, utilizza la propria esperienza di vita per spiegare non solo che bere eccessivamente non è cool, ma anche che può portare a un percorso pericoloso di avvelenamento del corpo.





Janis Joplin, "What Good Can Drinkin' Do
Uno dei primi dischi registrato da Janis e uno sguardo abbastanza preveggente a quello che stava per accadere nella sua vita. "Cosa di buono può portare il bere? / Io bevo tutta la notte e il giorno dopo mi sento ancora triste."Registrato a casa di amici nel dicembre 1962 Janis Joplin mostra un lato diverso della sua voce. Questa è la sua introduzione alla canzone: Parla di una giovane donna esuberante, un mese prima del suo ventesimo compleanno. L’ ho scritta in uno stato di torpore, una notte, dopo aver bevuto pesantemente..." Ancora dal testo:” C'è un bicchiere sul tavolo, dicono che allevierà tutto il mio dolore, ma io 'il giorno dopo mi sento lo stesso giù. Dammi un whisky, dammi un bourbon, dammi il gin. Perche 'non importa quello che sto bevendo, Signore, ma berrò finché non annegherò questo dolore. .Il mio uomo mi ha lasciato, mi ha lasciato qui. Sì, il mio buon uomo mi ha lasciato, è andato via e mi ha lasciato qui..” Straziante.





Blur, "Bank Holiday"
Puro Britpop punk del 1994, da Park Life, è una fotografia istantanea della cultura binge U.K, cioè l'assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve, per raggiungere l'ubriacatura immediata nonché la perdita di controllo. 1 minuto e 42 secondi. Per la "Bank Holiday", il week end festivo dei bancari inglesi che arrivava 6 volte l'anno , c'era una fornitura di una confezione da sei di birra. Poi si torna tutti al lavoro! Albarn abbaia insulti impregnati di luppolo.





Nina Simone, "Lilac Wine"
Originariamente scritto nel 1950 per una rivista di teatro, "Lilac Wine" è stato coverizzato da artisti del calibro di Eartha Kitt e Jeff Buckley. Ma solo l'anima della Papessa è in grado di dare a questa canzone un moody perfetto a descrivere il dramma per l'infatuazione . Nella sua interpretazione 1966, la sua voce si aggira deliziosamente nel testo oscuro del brano, proprio come un gatto sinuoso in giro per casa in cerca di cibo. Per noi ascoltatori, la sbornia è inevitabile.




Beastie Boys, “Brass Monkey”
Questa canzone parla di una bevanda alcolica. Brass Monkey è rum, vodka e succo d'arancia mescolato con ghiaccio. Molto popolare tra i ragazzi dei college americani, sempre in cerca di ubriachezza veloce. I Beasties non sono limitati a solo questo cocktail, tuttavia, la canzone infatti esplora varie attività e bevande alcoliche correlate, a quanto pare finanziati dal loro produttore, Rick Rubin ( "Double R. decisamente paga il conto!!"). Ci sono: martini, champagne Moet e whiskey Chivas Regal..
La musica è sulla  base del campionamento di "Bring It Here" di Wild Sugar. Nel 1988, il campionamento era diventato un metodo comune da inserire in molte canzoni di successo e non vi era ancora alcun precedente legale che denunciava il diritto d'autore.  Il termine "Brass Monkey" deriva dal modo di dire, "abbastanza freddo per congelare le palle di una scimmia."





George Thorogood and the Destroyers, “One Bourbon, One Scotch, One Beer” 
Questo Drinkin 'blues è stato registrato nel 1953, diventando uno dei tanti nel suo genere a raggiungere la Top Ten della classifica di Billboard R & B. John Lee Hooker la rese popolare nel 1966,  ma Thorogood la porta ad un nuovo livello, nella sua versione del 1977, prendendo in prestito un altro dei brani di Hooker, "Casa Rent Boogie", per spiegare i retroscena della spiacevole situazione del cantante a causa dell'alcol.






Black Flag, “Six Pack
Proprio come una confezione da sei di lattine, questa canzone dei Black Flag è breve, dura, e vi farà venire voglia di saltare un po '.





CHEERS!!!



08/04/16

Narcos: l'ascesa di Pablo Escobar e del Cartello di Medellin. Spettacolo assicurato, su Netflix,

Coinvolgente, violento, audace, e brutale. Lo spettacolo è assicurato con Narcos, il dramma basato sulla vita e le imprese di Pablo Escobar, signore della droga colombiano, la cui audacia forse non è mai stata eguagliata. La brutalità è implacabile, ma coerente e autentica, per la vita che questi uomini hanno vissuto. Pablo Escobar ha ispirato più di una dozzina di rappresentazioni sullo schermo, dal fantastico documentario "The Two Escobars” fino a Escobar: Paradise Lost", interpretato da Benicio del Toro. Sicuramente un soggetto immensamente affascinante, tanto che Netflix, la piattaforma statunitense di streaming online on demand, nata nel 1997 e accessibile tramite un apposito abbonamento, ha investito molti soldi in una prima serie che dispone di 10 puntate, per raccontare una delle più affascinanti e drammatiche storie di vita criminale mai vissute. Nonostante una pesante dipendenza da sottotitoli, Narcos ha anche abbastanza materiale per produrre diverse stagioni televisive. Certo, avere una conoscenza minima di questo periodo della storia colombiana sarebbe d’aiuto, per questo viaggio negli orrori del traffico di stupefacenti negli anni '80. Per questo, la contestazione che tanti hanno fatto per la voce fuori campo dell’agente della Dea americana Steve Murphy (l’attore Boyd Holbrook) che ci introduce agli avvenimenti più importanti del racconto risulta debole: molti non conoscono la storia delle guerre di droga, quindi è utile avere qualcuno che ci spieghi come gli americani si resero conto dell’enorme potenziale economico della cocaina e della minaccia sociale che incombeva su tutto il paese a causa di questa potente droga. E’ vero che spesso gli sceneggiatori fanno dire a Murphy autentiche baggianate, spesso ribadendo qualcosa che è stato appena detto e che un narratore onnisciente che tutto vede e sente non ha molto senso. Tant’è. Non ci sono vinti né vincitori in questa scoppiettante e dissacrante serie tv perchè se da una parte siamo coinvolti sentimentalmente nella crociata di Murphy, dall’altra siamo sedotti dal fascino e dall’acume di Pablo Escobar.

Luis Guzmán / José R. Gacha
Più che una serie tv, una docu-fiction, un racconto crudo, violento "Narcos" offre un esame critico di una fetta di storia che ci illumina sul fatto che non solo il governo, ma anche la popolazione americana in generale era complice con il commercio illegale di cocaina, dopo tutto, alimentato direttamente proprio dalla domanda americana. Narcos offre la verità dietro la finzione, nel bene e nel male. Qui sta la sua brillantezza e la grande innovazione, perché grazie ad un grande bagaglio culturale, la serie ha potuto costruite un impianto narrativo unico nel suo genere che mixa realtà e finzione senza mai cadere in assurdi cliché. Pablo Escobar era incredibilmente un uomo di successo, il racconto indulge sul consenso popolare che aveva, distribuendo ricchezza ai poveri, impegnandosi in opere sociali a favore dei più deboli, anche in contrasto con gli altri cartelli della droga, ma era incredibilmente spietato. Fece quello che nessun altro avrebbe fatto, con le bombe agli angoli delle strade, assassinando i politici, rapimenti con ostaggi importanti, sacrificando bambini. Escobar riuscì a sobillare i fondamenti stessi della governance in Colombia, comprando con i soldi chiunque, e quelli che non riusciva a comprare venivano eliminati, rapiti o uccisi. C'è stato un punto in cui la logica ha cessato di svolgere un ruolo nella sua violenza, ma quel punto è arrivata in ritardo nella sua carriera. La storia si attacca ai fatti, ed è un bello spettacolo in cui gli uomini cattivi fanno cose cattive e i buoni si fanno male. José Padilha narratore altamente visivo e conflittuale, si rivela immensamente talentuoso nella regia, dopo alcune prove brillanti come Troupa D’elite e il suo seguito, e "Bus 174". Mentre Wagner Moura, star brasiliana e attore feticcio di Padilha si immerge completamente nella parte di Escobar, e fornisce una delle migliori interpretazioni, una scelta perfetta per ritrarre l'uomo, il mito e la leggenda, tutto in uno, e che dispiega tutto il suo potenziale per trasformare il suo personaggio in un classico antieroe della TV.  Per il resto, un grande cast internazionale con recitazioni a tutto tondo. Grande la prova di Luis Guzman, attore caratterista portoricano veterano di tanti film, nella parte di José Rodríguez Gacha, uno dei personaggi più importanti nell’ impero di Escobar e del cartello di Medellin. Nessuno poteva interpretare uno scagnozzo squallido e spietato nel modo migliore. Narcos ci è piaciuto e consigliamo a tutti di vederlo: coinvolgente, violento, audace, e brutale come pochi, ne vale veramente la pena. Bellissima e fondamentale la colonna sonora, a partire dalla sigla iniziale, Tuyo , interpretata magistralmente da Rodrigo Amarante.
Su Netflix, o in Streaming e Download su CineBlog.






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