12/09/16

Austerlitz, film potente, crudele, implacabile

Austerlitz, dal Festival del Cinema di Venezia 2016
Non si guardano neppure intorno. Non osservano. Se guardano, guardano lo schermo del loro smartphone, o della macchina fotografica, o dell'ipad. Non guardano, ma scattano foto. Il braccio metallico del “selfie stick” è quasi una protesi. I più arditi filmano tutto con una GoPro. Gironzolano e ascoltano la voce meccanica dell'audioguida, a capo chino. A volte, una guida in carne ed ossa li intrattiene. Sembra di essere tornati ai tempi delle scolaresche: c'è chi ascolta e chi svicola, oppure scherza, tormenta il vicino. Una donna con occhiali da sole dà prova di equilibrio tenendo sulla testa una bottiglia d'acqua.

Siamo a Sachsenhausen, uno tra i più antichi campi di concentramento costruiti in Germania. Ora funge da sito commemorativo, proprio a due passi da Berlino. Costruito nel 1933 su un birrificio presso Oranienburg, modificato nel 1936 e denominato Sachsenhausen, deteneva prigionieri politici accusati o condannati per crimini contro il regime. Nel 1937 molti dei rinchiusi vennero trasferiti nel campo di Buchenwald, appena inaugurato.

Sergei Loznitsa, dopo molti film, tra i quali l'ipnotico The Event – una disamina degli eventi legati al tentato putsch avvenuto in Unione Sovietica nell'agosto del 1991 – giunge qui, in questo sito commemorativo. Pianta la sua macchina da presa e in una trentina di inquadrature osserva i gesti, i comportamenti di comitive o semplici persone che sono giunte qui, per una escursione che potremmo considerare turistico-culturale. Quello che emerge è a volte impietoso. Questo è ciò che capita quando si confonde la dimensione memoriale con quella museale? In ogni caso, esiste un turismo del macabro. Una mostra delle atrocità per turismo fai da te. Ma questa non è EuroDisney, anche se un uomo inquadrato nel film mostra una bellissima t-shirt di Jurassic Park.

Rinaldo Censi
segue quì



 

18/08/16

Anger is an energy. John Lydon sanguinante: "Noi continuiamo"

Molto prima degli albori del punk rock John Lydon usava il suo sguardo come un arma, lo stesso sguardo che ha fulminato il pubblico della  Discotheque Blondie, a Santiago del Cile il 14 agosto di quest'anno, dopo che un idiota ha scagliato una bottiglia centrando in pieno la testa di John, durante il concerto dei suoi PiL, Public Image Ltd. 
La bottiglia ha aperto un taglio, che ha inondato la camicia di sangue, ma Johnny ha avvolto un asciugamano intorno alla testa ancora sanguinante, ha apostrofato l'aggressore con un "Che cazzo di vigliacco", aggiungendo: "Noi continuiamo". Guardando indietro, sembra che poco sia cambiato, dentro di se Johnny fuma ancora di rabbia, e sembra sempre sul punto di esplodere. D'altronde, uno dei suoi slogan preferiti, contenuto in Rise, non lo smentisce: Anger is an energy..


Discotheque Blondie, Chile. 14 agosto 2016






17/08/16

Non veniamo al mondo per lavorare e per comprare

Estate, tempo di vacanze e di riposo, e nonostante, ne dobbiamo ascoltare amenità e sciocchezze colossali. Non per ultime le solite sparate di Salvini, stavolta vestito da poliziotto e novello pulcinella, quelle dei grillini che però sorvolano sui fallimenti delle loro amministrazioni, sui megastipendi che elargiscono ai propri raccomandati, proprio come fanno tutti, sulle loro assunzioni dirette a discapito dei bandi di concorso previsti dalla legge.. Passando oltre, non ci hanno meravigliato le ultime dichiarazioni di Clint Eastwood, che sanciscono l'endorsement dell'attore/regista a quel babbeo di Donald Trump, in corsa per le presidenziali USA. Dichiarazioni di supporto che in realtà rivelano stupidità e  bigottismo, già ben evidenziati negli ultimi anni cinematografici di Dirty Harry. Un bigotto brizzolato al passo con i tempi, per noi Eastwood è solo un altro razzista guerrafondaio sostenitore di Trump. E la lista sarebbe lunga, dai lupi solitari di uno stato islamico ormai allo sbando, i proclami farlocchi del nostro presidente del consiglio in cui tutto sembra andare per il meglio, i morti nelle strade di Napoli, la Turchia.. Cosa rimane? 
Ascoltare, leggere le parole di José Mujica, ex presidente dell'Uruguay e un altra delle "spiritual guidance" di questo blog. Le postiamo così, senza ulteriori commenti o  parole, perchè nella loro semplicità e verità davvero non c'è altro da aggiungere..


"Appartengo a una generazione che ha voluto cambiare il mondo, ma che ha commesso il terribile errore di non volere cambiare prima se stessa".

José Mujica, l'80enne ex presidente dell'Uruguay che durante l'epoca della dittatura fu imprigionato per 15 anni in una cella di isolamento, ha una visione del mondo piuttosto chiara. Il lungo periodo in carcere gli ha permesso di pensare molto e, in occasione dell'inaugurazione del Congresso sulla Saggezza e sulla Conoscenza organizzato dalla stazione radio spagnola Cadena Ser a Cordova, ha illustrato alcuni cardini della propria concezione dell'esistenza.
In prigione ho pensato che le cose hanno un inizio e una fine. Ció che ha un inizio e una fine è semplicemente la vita. Il resto è solo di passaggio. La vita è questo, un minuto e se ne va. Abbiamo a disposizione l'eternità per non essere e solo un minuto per essere. Per questo, ciò che più mi offende oggi è la poca importanza che diamo al fatto di essere vivi.
Da quando, qualche mese fa, Mujica ha smesso di governare il proprio Paese, ha iniziato a viaggiare parecchio ed è diventato un punto di riferimento per diverse persone. Molti apprezzano le sue idee, il suo modo di essere semplice e il suo parlar chiaro.
Essere anziano è un vantaggio, perché da giovane uno può montarsi la testa con tutti questi elogi. Però non sono né un filosofo né un intellettuale. Lo sono stato fino ai 25 anni. Fino a quell'età leggevo di tutto, dalla guida telefonica a Seneca.
Il filosofo romano vissuto a Cordova è stato una costante nel discorso dell'80enne. "Seneca affermava che non è povero chi ha poco, ma chi desidera molto". Mujica si è cosí concentrato sull'economia di mercato e su un sistema di crescita basato sul consumo.
Io lotto contro l'idea che la felicità stia nella capacità di comprare cose nuove. Non siamo venuti al mondo solo per lavorare e per comprare; siamo nati per vivere. La vita è un miracolo; la vita è un regalo. E ne abbiamo solo una.



04/08/16

I valorosi soldati di Tsahal, l'esercito israeliano

E' dal settembre 2012, che le forze di sicurezza israeliane hanno recintato al-Ibrahimi Street a Hebron, una strada a ridosso della Tomba dei Patriarchi . Nonostante le dichiarazioni ufficiali che attestano la libera circolazione nella strada, più volte è stato documentato che l'esercito israeliano nega ai palestinesi l'accesso alla strada asfaltata. Questo è un video del 25 luglio 2016, in cui i volontari di B'Tselem riprendono il sequestro della bicicletta a Anwar Burqanun, una bambina di 8 anni, da parte di un ufficiale di polizia , che getta tra i cespugli la bici, tra i pianti e lo spavento di Anwar. Dopo la pubblicazione del video in rete, che è divento virale in poche ore, le autorità si sono affrettate a far sapere che il soldato israeliano è stato sospeso dal servizio.







 

17/07/16

Alan Vega ci lascia


nei nostri scaffali
Alan Vega è morto. Aveva 78 anni. E' stato Henry Rollins che ha diffuso la triste notizia, tramite il suo sito web, con una dichiarazione della famiglia di Vega. Il cantante dei Suicide, iconica band proto-punk di New York, è morto pacificamente nel sonno. Rollins dedicherà il suo show sulla stazione Radio KCRW domani ad Alan e il suo lavoro.
Questo il breve comunicato della famiglia:

"Con profonda tristezza e il silenzio che solo notizie come questa può portare, siamo spiacenti di informarvi che il grande artista, dalla grande forza creativa, Alan Vega è morto. Alan si è spento pacificamente nel sonno la notte scorsa, 16 luglio Aveva 78 anni.
Alan non era solo una persona inesorabilmente creativa, nel campo della musica e della pittura, ma fino alla fine, è stato anche sorprendentemente unico. Insieme a Martin Rev, nei primi anni '70, ha formato la band avant-gard dei Suicide. Quasi immediatamente, la loro musica incredibile  è andata contro ogni classificazione possibile. Le loro esibizioni dal vivo, anni luce prima del Punk Rock, sono roba da leggenda. Il loro primo album omonimo è uno dei risultati più impegnativi e degni di nota nella musica americana. Alan Vega era l'artista per eccellenza ad ogni livello immaginabile. Tutta la sua vita è stata dedicata alla produzione di ciò che la sua visione del mondo gli ha comandato".
 
 

16/07/16

Patricia Morrison, unicorno dark di band leggendarie

Patricia Morrison potrebbe benissimo essere considerata la gothmother di tutto il movimento. Cresciuta a Los Angeles, alla età di quattordici iniziò a suonare il basso: The Bags il suo primo gruppo. E' stata poi nella migliore line-up dei leggendari Gun Club con Kid Congo Power e il mercuriale junkie-bluesman Jeffrey Lee Pierce, scomparso troppo precocemente  e ha continuato il suo sofisticato lavoro al basso con i The Sisters of Mercy (che si è concluso in tribunale con una transazione economica e un accordo di non divulgazione tra Morrison e il frontman Andrew Eldritch). Nel 1994 ha pubblicato un album solista e, nel 1996  si è unita ai The Damned, sposando il cantante, Dave Vanian l'anno successivo. La sua iconica figura dai lunghi capelli corvini, trucco drammatico e  abiti frilly vintage, cioè l'elegante e sofisticato look goth, la fa sembrare come un unicorno dark che ha militato nelle bande più cool.

Oggi Patricia Morrison è una bella signora che si è ritirata dalla scena musicale e vive in Inghilterra con Dave Vanian e la loro figlia, Emily. 

Patricia Morrison ha sempre amato la musica, e da ragazzina trascorreva molte ore nella sua camera sognando e fingendo di essere in una band. David Bowie, i Rolling Stones, ecc..  Molti dei punk di Los Angeles diventati suoi amici  ascoltavano le stesse band negli anni '70. Gli piaceva anche la musica country che ascoltava la madre: la radio in cucina era un suo costante punto di riferimento. Quando arriva il punk Patricia afferra le nuove opportunità, e con altre due ragazze (la maggior parte dei ragazzi non avrebbe mai preso in considerazione di suonare con delle ragazze, allora, a meno che non fossero alla voce o alle tastiere) inizia a suonare nel retro di un drugstore con strumenti acquistati a basso costo. Era tutto così eccitante in quegli anni, essere in una band e andare ai concerti di band vecchie e nuove.
Gli anni Sessanta, il triennio 1967-1969 in particolare hanno su di lei una particolare influenza. Ancora oggi ascolta e ama la musica di quel periodo. Per la moda è più difficile, in quanto non c'erano molte persone creative a Los Angeles: allora le ragazze erano tutte bionde e occhi azzurri ed era questa la bellezza che veniva celebrata. Il suo aspetto pallido e emaciato non era ancora apprezzato, ma lei lo trasferisce al punk come fecero tanti.
Patricia trova poi il suo stile personale comprando capi a basso prezzo nei discount e soprattutto da Lila, un incredibile negozio di abbigliamento a Pasadena, splendidi vestiti a 10 o 15 dollari, abiti dai design insoliti e modelli con riferimenti agli anni '30/'40.


Gun Club
Non c'erano regole o direttive. Patricia rifiuta di tagliare i capelli, il punk in seguito ha avuto uno stile ben definito, ma all'inizio era molto individuale. La gente prese spunto dalle scene punk di New York e Londra, ma LA ebbe una scena molto strana e particolare. Le nuove band spuntavano ogni settimana. I Weirdos fu una delle più grandi.

Patricia dovette firmare un pezzo di carta per non parlare con la stampa del tempo in cui militò nei Sister of Mercy. Molto si è detto del suo rapporto con  Andrew Eldritch, che disse ai media che il suo ruolo nel gruppo fu esclusivamente legato al look, che procurò alla band moltissimi fan. Cosa che è stata più volte smentita da persone vicine a Eldritch, e comunque Patricia ha dimostrato di essere una buona strumentista nei tantissimi live dei Damned. Scrisse molte delle canzoni del gruppo che furono poi accreditate agli altri. Quando lasciò i Sister of Mercy, per lei fu tutto molto difficile.  Anche a livello finanziario non fu facile. Ma è sopravvissuta. E' stata con i Gun Club, e con i gloriosi Damned. Con i Gun Club fu un un periodo di  gloriosa follia, una vera avventura nella musica e nel loro girovagare. A suo dire esperienze incredibili,  esilaranti ma anche strazianti. Il mondo era diverso allora, viaggiare era eccitante e i luoghi molto diversi tra loro, invece di quelli che ci regala oggi la globalizzazione, con le stesse aziende, gli stessi negozi e atteggiamenti, ovunque si vada.


Sister of Mercy
E' stato poi incredibile ritrovarsi nei  Damned, di cui era una grandissima fan. Paul Gray  uscì dalla band dopo essere stato colpito con un bicchiere di birra durante un concerto.
Captain Sensible gli chiese se gli sarebbe piaciuto suonare con loro. Patricia milita nei Dannati fino a quando non rimane incinta di Emily: fino a otto mesi sale sul palco . Alla fine doveva tenere il basso di lato, tanto era grande il pancione. Un tour negli Stati Uniti, un ultimo concerto a Londra e esausta, si mette a riposo. Fantastico, spaventoso e faticoso. Non era qualcosa a cui pensava di essere destinata, essere nei Damned.. In seguito, mentre Emily cresce, la band gli chiese se gli mancava di essere sul palco: sinceramente rispose "no"

Emily suona il violino, pianoforte e clarinetto e ascolta una vasta gamma di musica. Il violino l'ha scelto a cinque anni, invece della chitarra.  Non ha una band preferita, ma gli piacciono i Cure e un  paio di altre band, oltre naturalmente i Damned, con cui ha suonato il violino  nel concerto alla Royal Albert Hall.  A Patricia vogliamo bene perchè.. ha sposato un vampiro, ha scalato il Vesuvio sui tacchi a spillo e ha suonato il basso invece di essere una veterinaria.
Ciao...





14/07/16

BrainDead, thriller, alieni e deliranza varia

Braindead
In Game of Thrones è finalmente arrivato l’inverno e le conseguenze le paghiamo anche noi, che abbiamo seguito la serie con interesse e passione.
Ma oggi..."C'è un sacco di motivi per essere paranoici in questa città."
Andiamo a parlare di una nuova serie arrivata, appunto, in città.
Da un asteroide caduto nella Russia di Putin e portato nel cuore della capitale americana, iniziano a fuoriuscire plotoni di formiche aliene: entrano nella testa della gente, la occupano. Il bello è che queste formiche assassine si impossessano delle menti dei politici di Washington e gettano ancora più caos nella politica statunitense, tant’è che non esiste più alcuna distinzione tra Democratici e Repubblicani.
E se fosse veramente così? Scherziamo, ovviamente, ma i dati di fatto ci dicono che il mondo sta andando a rotoli, non è un segreto. In politica tutti sembrano aver perso il lume della ragione e anche gli eventi più recenti non fanno che confermare questo fatto: Brexit di qui, ISIS di là, Trump di qua, il parlamento italiano divenuto ormai solo un agorà dell'insulto e crisi dappertutto. Insomma, pare che i politici& co. abbiano perso la testa.

“Nell’anno 2016 c’era l’impressione crescente che le persone stessero perdendo la testa… e nessuno sapeva il motivo… fino a ora”. 

In realtà "Brain Dead" è una bella sorpresa per un film di zombie che non ha a disposizione budget di milioni di dollari , il che è alquanto raro negli ultimi anni a Hollywood. Certo la storia non offre nulla di molto originale al genere, e in realtà prende in prestito pesantemente da The Evil Dead, un film horror divenuto un cult classico.
Attenzione, non c'è niente dello stereotipato zombie di molti altri film, e nonostante questo, "Brain Dead" è una serie piuttosto divertente su quasi tutti i fronti. Divertente piuttosto che spaventoso. Situazioni e scene di eccellente splatter gore comico, senza prendersi troppo sul serio, e questo è la sua forza. Nel suo genere, un'autentica boccata d'aria fresca.

BrainDead è una sorta di House of Cards che spia il piano più basso della politica, i maneggi e le scorrettezze tra democratici e repubblicani: i due massimi lottano strenuamente per fregarsi a vicenda, incuranti degli effetti: blocco dei finanziamenti, licenziamenti in massa, uffici deserti, burocrazie bloccate, Stato in panne. Ma non dimentica di colpire il ruolo dei media: per questo forse abbiamo beccato parecchie recensioni inclementi. Lo fa - e questo è il bello - travestendosi da commedia fantascientifica e horror. 
E una serie in cui i politici sono pupazzi di carne comandati da insetti alieni, beh, è un vero colpo di genio.

Commedia, thriller, alieni, satira politica, un po’ di splatter, i titoli strani (il primo episodio si intitola “The Insanity Principle: How Extremism in Politics Is Threatening Democracy in the 21st Century”), e perfino una spruzzata di fantascienza vintage, visto che l’idea della sostituzione degli umani con gli alieni affonda le radici nello sci-fi duro e puro: tutto insieme in un serial che funziona proprio per il suo essere a metà strada.
E' una satira intelligente, che si propone di spiegare i problemi dell'America, terrorismo, la discriminazione e la violenza armata, per non parlare di una elezione presidenziale controversa che sta soffiando sul fuoco di una città - e, più in generale, una nazione - che è già in fiamme, con una metafora plausibile: l'infestazione aliena. E una soffiata leggera sul modo in cui funziona la politica americana, e sul come siamo arrivati ​​al nostro delirio corrente, anche se in realtà una vera analisi della politica americana sarebbe troppo spaventosa - e davvero piuttosto poco divertente.
I politici americani che prima invitavano a diffidare di un Donald Trump con in mano i codici nucleari, oggi sono pronti a sostenerlo, con tantissimi estimatori anche qui in Italia. O con me o contro di me. Dentro o fuori. Ricorda niente? 

Laurel (una bravissima e bella Mary Elizabeth Winstead, che oltre ad essere un attrice americana è anche cantante nel duo Got, molto sexy, con un viso carino e il taglio di capelli seducente che attira ), è perfetta nella parte di una documentarista frustrata, ma con la politica nel suo Dna, costretta a lavorare per il fratello senatore democratico (Danny Pino): Laurel si accorge che qualcosa sta cambiando a Capitol Hill: sono tutti appassionati dello stesso motivetto pop Anni Ottanta (i Cars in You Might Think), tutti più compassati e perbene, ma anche più estremisti e incarogniti. I «bugs» (le formiche) sono il radicalismo irrazionale, il settarismo, e riguardano noi tutti.  
Un collage tra politica, thriller, alieni e deliranza varia, da non perdere in quest'estate povera in video.




17/06/16

Il tatuaggio nella Zona, il sistema carcerario sovietico

Nelle carceri e nelle prigioni di tutto il mondo, i tatuaggi possono diventare una parte significativa della divisa di un detenuto: non solo servono per identificare il crimine che si è commesso, ma è anche un modo per comunicare con gli altri. In Russia, per esempio, il disegno di un pugnale attraverso il collo suggerisce che è un detenuto che ha assassinato qualcuno in carcere ed è disponibile ad effettuare lo stesso crimine, su commissione. Arkady Bronnikov, considerato massimo esperto dell' iconografia del tatuaggio in Russia, ha recentemente pubblicato una raccolta di circa 180 fotografie di criminali rinchiusi in istituti penali nel periodo sovietico. "Russian Criminal Tattoo Police Files", 256 pagine edito da FUEL, è probabilmente la più grande collezione di fotografie sui tatuaggi carcerari mai pubblicato. Questo libro è basato sui disegni di Danzig Baldaev, una guardia carceraria che ha documentato il fenomeno del tatuaggio criminale russo nel corso della sua carriera. Un poliziotto in pensione, il sopracitato Arkady Bronnikov, era un esperto di alto livello di medicina legale presso il Ministero degli Affari Interni dell'URSS, e le sue funzioni svolte per più di 30 anni, visitando istituti di correzione dagli Urali e alla Siberia , tra la metà degli anni '60 e quella degli anni '80, ha intervistato, fotografato e raccolto informazioni sui detenuti e loro tatuaggi,costruendo uno degli archivi più completi in circolazione fino ad oggi.

I temi che più spesso i tatuaggi raffigurano sono abbastanza comuni. Immagini religiose: la Madonna col Bambino, chiese russe, croci, quel genere di cose. Tuttavia, nel contesto del sistema carcerario sovietico, "la zona", come veniva chiamato, quelle immagini non hanno assolutamente nulla a che fare con le credenze religiose; i loro significati reali sono radicate nelle celle e nelle tradizioni criminali. Esse derivano dal desiderio di mostrare se stessi come emarginati, come qualcuno che è stato frainteso e è destinato a soffrire.La Madonna col Bambino è uno dei tatuaggi più popolari tra i criminali, e può avere un alto numero di significati. Può simboleggiare la fedeltà ad un clan criminale, può significare che chi lo indossa ritiene che la madre di Dio tiene lontano il male, o che il detenuto è stato in prigione e dietro le sbarre fin dalla più tenera età ...Nella zona, una chiesa o convento viene interpretato come il segno del ladro, con il numero di cupole che rivela il numero delle condanne. Una croce è comunemente tatuata sulla parte più importante del corpo: il torace. Mostrare la devozione alle tradizioni dei ladri ed è la prova che non è un traditore, una spia, che è "pulito".

All photos © Arkady Bronnikov/FUEL 


Il teschio e ossa incrociate sulle spalle del prigioniero indicano che sta scontando una condanna a vita, e la ragazza "cattura" il suo vestito con una linea di pesca sull'avambraccio sinistro è un tatuaggio comunemente firmato a stupratori.


Un pugnale attraverso il collo indica che un criminale ha assassinato qualcuno in carcere ed è disponibile a diventare un killer su commissione. Le gocce di sangue possono indicare il numero di omicidi commessi.


 Le stelle sulle spalle di questo detenuto indicano che lui è un "autorità,"  mentre le medaglie rappresentano le sfide alle autorità. Gli occhi sullo stomaco suggeriscono che è gay.




 Uno dei tanti prigionieri che ha contratto la sifilide, l'AIDS, o il tetano, per essersi fatto tatuato in condizioni antigieniche

 


 Un serpente intorno al collo è un segno di tossicodipendenza.



 L'aquila a due teste è un simbolo russo del quindicesimo secolo. Segna disprezzo per le autorità e rimpianto per la grande madre Russia. La Statua della Libertà indica desiderio di libertà, mentre la figura scura indica la disponibilità a commettere altri crimini. 


04/06/16

The Match


All'inizio fu un breve colpo di vento e il cielo sembrò aprire il coperchio di zinco che chiudeva da un mese Kinshasa in un unico blocco di umidità e caligine, poi in un attimo venne giù l'uragano, quasi la restituzione postuma di una preghiera o di un rito scaramantico da troppo tempo officiato a bassa voce, l’esito della cospirazione unanime di allibratori, di appassionati e degli uomini in divisa la cui presenza ubiquitaria aveva decorato l'evento come fosse uno scoppio incendiario del colore verde (ora più sgargiante, proprio perché madido di pioggia) e dunque sancito il trionfo un’Africa ancestrale e rediviva. Il tornado infierì sullo stadio che il regime di Mobutu, l’incubo in tinta verde del socialismo più autocratico, aveva allestito alla maniera dl un antico arengo o, persino, di un Colosseo panafricano dove il ring poteva simulare sia uno spazio gladiatorio sia un’ara sacrificale. Ma ogni cosa si era già compiuta un’ora avanti, alle quattro di mattina, quando il mondo della forza bruta, la dura legge della necessità, era stata violata da una forza contraria, cosi esatta e inesorabile, cosi padroneggiata nel ritmo di una danza e suggellata da una clausola d'autore, da riuscire in effetti fatale. Chiunque era autorizzato a pensare, oramai, che ll tornado esploso nella lividezza dell’alba fosse un segno apocalittico, nel senso etimologico della rivelazione, perché il vecchio Ali, l’artista e profeta, ll compagno di via di Malcolm X, colui che punge come un’ ape e vola come una farfalla, aveva vinto, mentre George Foreman, il lacche negro e bianco, il prodigio biomeccanico, la macchina da pugni e da soldi, era stato platealmente executé. A ora il cielo era un lavacro, nell'ora zero del sogno africano e dell'apoteosi di uno sport che aveva ambiguamente cominciato a morire proprio quella notte del 30 ottobre '74, nel corso dell’ottavo round, dopo un estenuante mimo che aveva visto Foreman sparare i suoi colpi nel vuoto e Ali, viceversa, rinunciare alle figure della danza consueta per adagiarsi sulle corde del ring come fossero una barra d’appoggio ovvero il soccorso del secondo principio della termo dinamica. Solo a metà dell’ottava riresa Ali si era staccato dalle corde e aveva guadagnato, imperioso, il Centro del ring accingendosi al ballo che annunciava l’inizio dell'esecuzione: 
<<Un proiettile delle dimensioni esatte di un guantone da boxe centrò in pieno la mente di Foreman, il miglior pugno di quella nottata sorprendente, il pugno che Ali aveva tenuto in serbo per tutta la sua carriera. (. . .) La sua mente lo tratteneva con un magnete grosso come il suo titolo, ma il suo corpo cercava il suolo. Andò giù come un maggiordomo sessantenne grande e grosso che ha appena udito una notizia tragica, si, cadde per due lunghi secondi, il campione, un pezzo alla volta, e Ali girava con lui in uno stretto cerchio, le mani pronte a colpirlo ancora una volta, e non ce fu bisogno, non fece altro che scortarlo al tappeto>>.


Nel 1975 Muhammad Ali, alias Cassius Clay, incontrò sul ring di Kinshasa, nello Zaire, George Foreman, campione dei pesi massimi. mai sconfitto prima, foreman si serviva del silenzio, della tranquillità e della devastante presenza fisica per intimorire gli avversari. Ali tentava di riprendere il filo di una carriera in declino, e di riconquistare per la seconda volta la corona dei massimi, investendo nell'impresa tutta la sua intelligenza, il gusto della provocazione, il talento. due uomini, due grandi campioni, due personalità opposte ma straordinarie. 
Questo è un piccolo estratto da The Match, (tornato in Italia nella nuova versione di Alfredo Colitto col titolo La sfida, Einaudi - Stile Libero 'Big', pp. 261, 14 euro) scritto in terza persona dal grande scrittore americano Norman Mailer, newyorkese, bianco ed ebreo, radicale, all’epoca tutto metafisica beat, marijuana, pacifismo e rigetto dell’establishment, di stanza da un mese a Kinshasa e presente quella notte a bordo ring, in  uno dei suoi libri più belli, in cui descrive la preparazione, il clima, la tensione delle settimane che precedettero l'evento, l'allenamento e infine l'indimenticabile match, dando ampio spazio anche alle tensioni tra Ali, sostenitore del Black Power e dei musulmani neri e amico personale di Malcom X, e Foreman, poco propenso a fare della questione razziale una priorità o una ragione di vita..



29/05/16

Madchester, la prima scena musicale britannica post-thatcheriana.


Da Madchester a Gunchester, l'ennesima "rivoluzione".La sottocultura giovanile più significativa in Gran Bretagna a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta

Le recenti reunion di Stone Roses, Happy Mondays e Inspiral Carpets rilanciano una scena attiva e molto apprezzata tra gli anni Ottanta e Novanta


Sono trascorsi ventotto anni dall'uscita di Bummed (Factory Records, 1988), il secondo album dei mancuniani Happy Mondays. Per celebrare l'anniversario, la band capitanata da quella canaglia di Shaun Ryder darà il via, a novembre, a un tour britannico di quindici date. Pare che il gruppo, che nel 2012 si è riformato con la line-up originale, abbia intenzione di suonare gran parte delle canzoni del «famigerato» album. I loro concittadini The Stone Roses, che si sono riuniti l'anno scorso dopo una separazione durata circa quindici anni, hanno invece fatto ventilare la possibilità di un nuovo disco. In attesa di notizie su quello che sarebbe il loro terzo album, a giugno è intanto uscito un documentario (diretto da Shane Meadows) sul ritorno della band intitolato: The Stone Roses: Made of Stone.

Un po' più contorta la storia degli Inspiral Carpets, anche loro provenienti dai dintorni di Manchester (Oldham, ad essere precisi). Separatasi nel 1995, la band si era riunita nel 2003. Tom Hingley, il cantante che aveva rimpiazzato il frontman originale Stephen Holt (che se n'era già andato nel lontano 1989) nel febbraio del 2011 ha annunciato su Twitter, all'insaputa degli altri membri del gruppo, che gli Inspiral Carpets si erano sciolti. Al che il tastierista Clint Boon ha risposto:
«Gli Inspiral Carpets non si sono sciolti. Sembra che un membro abbia deciso di andarsene».

Nell'estate del 2011, quindi, Stephen Holt è rientrato nella band, dopo ben ventidue anni! Dopo un singolo (You're So Good for Me/Head for the Sun), realizzato per il Record Store Day l'anno scorso, uno per il Record Store Day di quest'anno (Fix Your Smile/Save Me, in collaborazione con Tim Burgess dei Charlatans), e una serie di concerti (anche come ospiti del tour degli amici Happy Mondays), vedremo se anche loro ci regaleranno un nuovo album. Non abbiamo citato queste tre band insieme a caso. Happy Mondays, The Stone Roses e Inspiral Carpets sono stati i protagonisti principali di quel movimento musicale, sviluppatosi a Manchester tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, noto con il nome di Madchester (da «mad», pazzo), il quale sta recentemente godendo di un certo revival.

Madchester fu la sottocultura giovanile più significativa in Gran Bretagna a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta, per quanto riguarda la musica e lo stile. La musica era rappresentata da band rock alternative che, incorporando la dance elettronica nel proprio sound, fungevano da collegamento tra l'indie e l'acid house, tra la cultura rock e quella rave. A Manchester trovarono terreno fertile: il loro stile di vita bohémien ben si confaceva a una città con numerosi istituti d'arte e una vasta comunità gay, e il loro sound era in linea con una certa predilezione della città per la dance più veloce (negli anni Settanta fu l'anfetaminica scena Northern Soul). L'acid house, che a Manchester veniva trasmessa già dal 1986 dal dj Stu Allen, raggiunse l'apice della popolarità in città nell'estate del 1988 (nominata «La seconda estate dell'amore»). Questo popolo di «festaioli a oltranza» ballava in locali come l'Haçienda, il Thunderdome e il Konspiracy, portando il sole e la beatitudine di Ibiza nella grigia Manchester, e consumando grandi quantità di «pasticcini da discoteca».

Madchester fu la prima scena musicale britannica postthatcheriana. Afferma Simon Reynolds in Energy Flash (Viaggio nella cultura rave, Arcana 2010):

«Shaun Ryder, cantante degli Happy Mondays, era solito dichiarare: 'Siamo i figli della Thacher'. L'attacco scatenato dai leader conservatori contro il sistema assistenziale e i sindacati intendeva instillare nella classe lavoratrice alcune virtù borghesi come il risparmio, iniziativa, investimento e capacità di stringere la cinghia (...) Ma la risposta di una fetta consistente di giovani lavoratori britannici alla sfida lanciata dalla 'cultura dell'impresa' risultò improntata a uno sbrigativo atteggiamento 'tutto-e-subito': invece dimostrarsi consapevoli delle 'nuove opportunità', piuttosto svilupparono una 'mentalità criminale'. Ansiosi di partecipare al boom thatcheriano di fine anni Ottanta, dal quale venivano viceversa esclusi a causa della disoccupazione di massa, questi ragazzi fecero ricorso a espedienti di ogni sorta per fare soldi clandestinamente».

E quindi: commerci illeciti (ad esempio di falsi abiti firmati e cd pirata), spaccio di droga, furti e truffe. I media battezzarono la scena di Manchester «scallydelia», da «scallywag» (furfante, mascalzone), un termine associato all'hooliganismo. AManchester la musica e il calcio (tradizionali passatempi per i giovani maschi bianchi della working class), avevano molti legami. Nel 1990 i New Order pubblicarono il singolo World in Motion, l'inno della nazionale inglese per la Coppa del Mondo (e il loro primo, e unico, singolo a raggiungere il primo posto in classifica). E Simon Reynolds afferma che gli Happy Mondays «avevano anche un certo seguito tra gli ex hooligan sensibilizzati dall'uso massiccio di ecstasy». Continua Reynolds:
«Grazie alla benefica influenza dell'ecstasy e della marijuana, la stagione calcistica 1989-90 fu definita dal teorico di sottoculture Steve Redhead come 'Winter of Love', 'l'inverno dell'amore' (...) Gli episodi di violenza alle partite di calcio calarono drasticamente e molti tifosi si calavano di E (ecstasy, ndr) durante le partite, rafforzando il cameratismo omosociale e una chiassosa forma di sentimentalismo».
Insomma, alla faccia dei Tories, che sostenevano di essere stati loro a fermare l'hooliganismo degli anni Ottanta, potrebbe invece essere stata una combinazione di MDMA e musica. La scena di Manchester si distingueva per uno strambo stile fashion/anti-fashion. Le band (e i loro seguaci) indossavano abiti larghi e casual, per essere comodi sulla pista da ballo: baggy jeans (o flares, pantaloni a zampa, resi popolari dagli Stone Roses), t-shirt oversize (spesso con i loghi delle band, oppure con stampe e colori flower power), Dr Martens o scarpe da ginnastica, abbigliamento sportivo (Adidas), parka da Mod, capelli flosci, cappellini da pescatore. Questo stile, denominato anche baggy (largo, ampio), avrà un successo strepitoso, e compagnie come Joe Bloggs producevano migliaia e migliaia di pantaloni a zampa e maglie oversize (Baggy è anche il termine usato per indicare una scena simile a Madchester per influenze e suono, ma che includeva anche band che non venivano da Manchester, come The Soup Dragons, EMF e i primi Blur). Le t-shirt con gli slogan del movimento andavano a ruba. Leo Stanley, proprietario del negozio di abbigliamento Identity, dove molte band andavano a fare shopping, racconta:
«Una notte, dopo essere tornato dall'Haçienda, non riuscivo a dormire, così ho preso la bibbia e ho letto: 'Il sesto giorno, dio creò l'uomo (in inglese Man, nda)’, e scrissi nella mia agenda: 'Il sesto giorno, dio creò Manchester'». Leo ha l'idea geniale di stampare lo slogan su delle t-shirt.
«Quella t-shirt fu un successo pazzesco. Non riuscivamo a stamparle abbastanza in fretta. Qualcuno mi spedì una fotografia, tratta da una rivista francese, di Jean-Paul Gaultier e Madonna a un party, ed entrambi indossavano la maglietta On the Sixth Day».
Tra gli artisti che aiutarono a definire esteticamente l'epoca Madchester non possiamo non citare il leggendario team Central Station (i fratelli Matt e Pat Carroll, e Karen Jackson) e la loro arte bizzarra e colorata. Le loro psichedeliche copertine di dischi (in particolare degli Happy Mondays) e poster per la Factory ispirarono una generazione di artisti e designer. Un'idea di cosa sia stata questa scena si può avere dal film del 2002 Twenty-Four Hour Party People (di Michael Winterbottom), arricchito tra l'altro da cammei di diversi personaggi di Madchester (Paul Ryder, Clint Boon). Ma facciamo un passo indietro. All'inizio di tutta la storia c'è una «fabbrica», senza la quale Madchester non sarebbe esistita.

UNO STILE CHE UNIVA LA MUSICA INDIE E ACID HOUSE, CULTURA ROCK E RAVE

È il 1978. Un presentatore televisivo di Manchester, Tony Wilson, (una sorta di Malcolm McLaren settentrionale, soprattutto per il simile spirito neo-situazionista) decide di ampliare i suoi interessi e diventare il manager dei The Durutti Column. Pochi mesi dopo Wilson apre il club The Factory (La Fabbrica, appunto), con l'intento di appoggiare soprattutto le giovani band mancuniane (The Durutti Column, Cabaret Voltaire, Joy Division). Visto il successo del club, Tony Wilson & soci decidono di pubblicare, nel 1979, il doppio ep A Factory Sample, con le band che avevano suonato alle loro serate. Ed è così che nasce una delle etichette discografiche più influenti della Gran Bretagna. Il primo album pubblicato dalla Factory è Unknown Pleasures dei Joy Division, nel maggio dello stesso anno. Il 18 maggio del 1980, un paio di mesi prima dell'uscita del secondo album dei Joy Divisione, Closer, il cantante Ian Curtis si suicida. I tre membri superstiti della band decidono di continuare come New Order. (Per quanto riguarda questo periodo della Factory e la storia dei Joy Division consigliamo la visione del film Control di Anton Corbijn). Nel 1981 esce per la Factory il singolo di debutto dei New Order, Ceremony. Factory e New Order decidono quindi di lanciare un nuovo club, The Haçienda, in un ex showroom per yacht nel centro di Manchester. Il club apre nel 1982 e per i suoi primi quattro anni di vita è un buco nero in cui spariscono tutti i soldi di Factory e New Order, che lo finanziano. Visto lo scarso successo, spesso è sul punto di essere chiuso.Ma non sarà sempre così. Qualche anno più tardi, The Haçienda (il nome del club è un riferimento situazionista) sarà il locale che cambierà il volto di Manchester e senza il quale non ci sarebbe stata Madchester. Nel 1983 esce il singolo dei New Order Blue Monday, che segna una decisa svolta dal sound dei Joy Division. È un successo strepitoso, il 12” più venduto di tutti i tempi. Nel 1985 Factory pubblica il 12” di debutto degli Happy Mondays, Forty Five EP. Nel 1986, Mike Pickering, A&R della Factory e dj dell'Haçienda, è il primo dj in Inghilterra a suonaremusica house («importata» da Ibiza). Nell'aprile del 1987 esce l'album di debutto degli Happy Mondays, Squirrel and G-Man; mentre il singolo True Faith dei New Order diventa il loro primo top five hit. Contemporaneamente inizia un periodo di gran successo per l'Haçienda, che, nel luglio del 1988, dà inizio ad una serie di eventi in stile Balearic chiamati Hot.

«Dopo Londra, Manchester è stata a lungo considerata la Città Pop Numero Due della Gran Bretagna», afferma Simon Reynolds in Energy Flash.Ma per un attimo, alla fine degli anni Ottanta, l'acid house e l'ecstasy spinsero Manchester al centro dell'universo pop. Il contributo dell'ecstasy fu fondamentale. Come riassume bene Mani, il bassista degli Stone Roses: «Anche un ragazzo bianco poteva ballare, bastava una pasticca». A novembre 1988 esce il secondo album degli Happy Mondays, Bummed. E, un anno dopo, il loro ep Madchester Rave On, il cui titolo dà il nome all'intera scena. Racconta Shaun Ryder:
«Furono i registi dei nostri video, i Bailey Brothers, a inventarsi il termine 'Madchester' (come potenziale slogan per le t-shirt, ndr), ma noi dicemmo, 'Favoloso, sì, vai', perchéManchester era folle all'epoca. Ma nessuno usava il termine a Manchester, a meno che non fossero dei coglioni».
Il 14 luglio 1989 avviene la prima disgrazia. All'Haçienda (soprannominata anche Halluçienda), una ragazza di sedici anni muore per reazione allergica all'ecstasy. Quest'episodio non fermaMadchester. Anzi, il culto cresce a dismisura nei primi mesi del 1990, e le etichette discografiche britanniche sono bramose di mettere sotto contratto qualsiasi cosa abbia una connessione con Manchester. A novembre esce l'album degli Happy Mondays Pills’n' Thrills and Bellyaches. Il disco è votato «miglior album dell'anno» dalla stampa britannica, che aveva promosso la band fino allo sfinimento nel corso del 1990. L'anno seguente l'Haçienda chiude volontariamente (in seguito ad accuse di guerre tra bande nel locale), per riaprire il 10 maggio dello stesso anno, in tempo per celebrare il suo nono compleanno. All'inizio di settembre trapela la notizia che la Factory è prossima alla bancarotta. Etichette quali Mute, London eWarner Bros. si fanno avanti per acquistarla, ma la Factory non viene venduta, e dichiara di aver sistemato le proprie finanze. Dopo alcune interviste imbarazzanti per il New Musical Express e il Melody Maker, gli Happy Mondays non godono più del sostegno del pubblico e della stampa, scioccati dalle idee razziste e omofobiche dei membri Shaun Ryder e Bez. Il loro singolo Judge Fudge non entra neppure in classifica. Nel 1992 due dei principali gruppi della Factory, gli Happy Mondays e i New Order, trascorrono un tempo infinito in studio per registrare i rispettivi nuovi album, accumulando costi esorbitanti. A casa Mondays le cose sono rese complicate da storie di dipendenza da molteplici droghe e conflitti personali. Una volta uscito, il nuovo lavoro dei Mondays ...Yes Please! è accolto freddamente da stampa e pubblico, e le vendite vanno malissimo. Il secondo singolo tratto dall'album, Sunshine & Love, è l'ultimo disco realizzato dalla Factory, che dichiara la bancarotta il 23 novembre 1992. Un accordo di salvataggio dell'ultimo minuto con London frana, quando si rendono conto che i diritti sul materiale dei New Order (che avevano venduto milioni di dischi), sono di proprietà della band e non dell'etichetta (Factory non faceva firmare contratti ai propri artisti).

L'epilogo di Madchester ebbe diverse cause. L'ingenuo ottimismo e l'incosciente esultanza causata dalla droga favorita dalla scena, l'ecstasy, si dovette inevitabilmente scontrare a un certo punto con la realtà. Dall'inizio del 1990 entrò in vigore anche aManchester una nuova legislazione nazionale che rendeva più agevole la revoca delle licenze ai club. La polizia locale aveva avviato l'Operation Clubwatch, per tenere sotto controllo il traffico di droga nei locali e nei raduni rave. All'Haçienda avvennero diversi incidenti violenti: malviventi che minacciavano gli addetti alla porta e sparatorie in pista. Fu installato un sistema di sicurezza da 10mila sterline, con tanto di telecamere e metal detector. L'atmosfera del club ne risentì, e le presenze calarono vistosamente. Per i media Madchester era diventata Gunchester. Le «vibrazioni d'amore» morirono, e con loro quella che era sembrata, agli occhi dei giovani coinvolti, l'ennesima «rivoluzione».




Happy Mondays
Nati nel 1980 e formati da Shaun Ryder (voce), il fratello Paul (basso), Mark Day (chitarra), Paul Davis (tastiere) e Gary Whelan (batteria). Il sesto membro, Bez, ballerino e suonatore di maracas, si unisce alla band in seguito. Nei primi anni Novanta si aggiunge la corista Rowetta Satchell, una delle poche donne della scena Madchester. Il loro primo ep, Forty Five, esce per la Factory nel 1985. Pubblicano il loro esordio, dall'infinito titolo Squirrel and G-Man Twenty Four Hour Party People Plastic Face Carnt Smile (White Out), prodotto da John Cale, nel 1987. I due album seguenti, Bummed, del 1988, e Pills'n'Thrills and Bellyaches, del 1990, hanno un successo strepitoso.
La band si scioglie nel 1993, e Shaun Ryder e Bez formano i Black Grape. Nel 1999 si riformano. L'ultimo album, Uncle Dysfunktional, risale al 2007. Pare che Paul McCartney abbia dichiarato: «Ho visto gli Happy Mondays in tv, e mi hanno ricordato i Beatles nella loro fase Strawberry Fields».




The Stone Roses
Nati aManchester nel 1983. La formazione più nota include: Ian Brown alla voce, John Squire alla chitarra, Gary «Mani» Mounfield al basso, e il batterista Alan «Reni» Wren. Il loro primo album, The Stone Roses, esce nel 1989, ed è un successo. Per molti critici, uno dei migliori album britannici di tutti i tempi. Il secondo lavoro, Second Coming (1994), è accolto molto meno calorosamente, e la band si scioglie poco dopo. Durante una conferenza stampa nell'autunno del 2011annunciano di essersi riformati. Tra i loro brani più amati (secondo un sondaggio dell'NME): She Bangs the Drums, Waterfall, l'ipnotica IWanna Be Adored, I Am the Resurrection, Fools Gold.




Inspiral Carpets
Formati da Graham Lambert (chitarra) e Stephen Holt (voce) nel 1983. Nel 1988 pubblicano il loro primo ep, Planecrash (Playtime), che il dj di Bbc Radio 1 John Peel passa massicciamente. Pubblicano quattro album tra il 1990 e il 1994 (tutti per la Mute). Nel 1995 si sciolgono, per riformarsi nel 2003. Nel 2011 Holt, che aveva lasciato la band nel 1989 (sostituito da Tom Hingley), rientra nel gruppo.




The Charlatans 
Nascono nel 1988. La formazione attuale comprende: Tim Burgess (voce),Mark Collins (chitarra), Martin Blunt (basso), Tony Rogers (tastiere). Il batterista Jon Brookes è morto recentemente (13 agosto 2013) all'età di 44 anni. Anche se i Charlatans sono fortemente associati con la scena di Madchester, si sono formati in realtà nelle West Midlands (Birmingham). Dal 1990 al 2010 hanno pubblicato undici album, di cui tre hanno raggiunto la vetta delle classifica nel Regno Unito (Some Friendly, 1990; The Charlatans, 1995; Tellin' Stories, 1997). Nel 2013 sono tornati in studio per lavorare a un nuovo album. In maggio è uscito in dvd il documentario Mountain Picnic Blues, sull'ellepì Tellin' Stories.




New Order
Quando Ian Curtis dei Joy Division si suicida nel maggio del 1980, i membri rimanenti della band (Bernard Sumner, Peter Hook, Stephen Morris), con l'aggiunta di Gillian Gilbert alle tastiere, formano i New Order. La band si sciolge nel 1993 e si riforma cinque anni più tardi. Dopo aver attraversato vari cambi di formazione, oggi sono formati da Sumner, Morris, Gilbert, Phil Cunningham e Tom Chapman. Combinando new wave e dance elettronica, sono stati una delle band più influenti degli anni Ottanta. Dall’81 al 2013 hanno realizzato nove album (il più recente, Lost Sirens, è del 2013). E ancora: James, 808 State, A Guy Called Gerald, Paris Angels, The Farm, Northside, New Fast Automatic Daffodils, The High. (Alias)




14/05/16

Quando eravamo Punk: sei storie

Non importa se il treno è passato: quest'anno il Punk guarda indietro ai giorni più selvaggi.
Alcuni esponenti di quel movimento nato nella seconda metà degli anni '70 hanno condiviso quell'esperienza e le loro storie con il Guardian, un piccolo "Come eravamo", parte di una più vasta documentazione per celebrare i 40 anni di un ondata che ha cambiato per sempre la loro vita.


"Il punk non comincia e non finisce proprio da nessuna parte, ma semplicemente è".



Ausaf Abbas, 55 anni
Prima: Bassista, Alien Kulture
Ora: Broker Finanziario

Abbiamo creduto molto nella filosofia del punk - questo è un accordo, ecco un secondo, ecco un terzo, ora possiamo formare una band!.
Non avevo mai toccato un basso fino alla nostra prima prova, ma non importava. Era tutta una questione di energia e di entusiasmo.
Eravamo legati probabilmente all'ala più intellettuale del punk e siamo stati molto impegnati nella campagna di Rock Against Racism. Il nostro nome ci è stato suggerito proprio da Margaret Thatcher, che aveva fatto un commento infame su come la Gran Bretagna fosse in pericolo, minacciata e sommersa da una cultura aliena. Abbiamo interpretato quel commento nel senso che se non fossi bianco, anglosassone, e appartenente alla classe media e Protestante, non potevi essere un buon inglese.
Il motivo per cui ci siamo sciolti fu abbastanza classico. Il batterista e io eravamo entrambi studenti della London School of Economics. Lui ricevette un'offerta, un tour di 20 date con un'altra band: il nostro cantante insiste che fossero gli Specials, ma io non ne sono così sicuro.
Mi è piaciuto quello che la band ha fatto, ma ho sempre saputo di non essere intenzionato a proseguire su quella strada e vivere di musica. Dopo aver ottenuto la laurea, ho iniziato a lavorare per BP come economista. Non sapevo molto di finanza - ma quando la Thatcher liberalizzò e deregolamentò gran parte dell'economia britannica, partì una rivoluzione nel settore dei servizi finanziari. Sembrava una mossa ovvia da fare, così sono entrato nella Merrill Lynch, dove ho trascorso 21 anni.
I soldi che guadagno mi permettono di fare qualcosa di buono - uno dei miei amici che ha lavorato per Amnesty International e sapeva che ero un banchiere d'investimento, un giorno mi ha chiamato e ha detto, "Ciao. Ho bisogno che tu mi invii £ 1.000, altrimenti 12 persone moriranno in Colombia domani. "Ho accettato subito. Mi sono imbattuto nell' investment banking per caso, ma io amo le opportunità che mi ha dato. Ho incontrato primi ministri e ministri delle finanze e amministratori delegati di grandi aziende. Una cosa incredibile per un ragazzo immigrato che è cresciuto a Brixton, e con un solo genitore.
Sono sicuro che l'Ausaf che ero a 20 anni, oggi mi guarderebbe gridando: "Ti sei venduto!!" Ma io sento che non ho tradito. Sono solo più vecchio e più saggio. Ho 55 anni, adesso. Sono vecchio, grasso e calvo. Quando dico alla gente che ero in un gruppo punk, la maggior parte ride e pensa che stia scherzando. Ma io sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto. A modo nostro, abbiamo aiutato i bambini asiatici che oggi possono contare per la prima volta in questo paese. Perché non dovrei essere orgoglioso di questo?


Jordan, 60 anni
Prima: stilista e fashion punk
Ora: infermiera veterinaria
 La gente diceva: "Sembravi così coraggiosa..."
Spesso mi piacerebbe ancora oggi indossare un maglione mohair, calze con reggicalze e le mutandine trasparenti. Non aveva niente a che fare con il coraggio. Piuttosto il contrario. Si trattava di sentirsi a proprio agio e in armonia con se stessa. Mi è sempre piaciuto vestire a modo mio. Quando sono arrivata a Londra per cercare di lavorare nel negozio di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren, SEX, indossavo già la roba che stavano vendendo.. Ma non c'era un posto per me, subito, così nel frattempo sono andata a lavorare da Harrods, truccata come una punk.  Alla fine sono riuscita a lavorare con Vivienne e Malcolm, proprio quando il punk esplodeva. Ho inventato lo stile Sex Pistols. Sono salita sul palco con loro, anche durante la loro prima apparizione televisiva, e ho lavorato anche con Adam And The Ants durante il loro periodo punk.

Molti dei principali magnati della musica erano estremamente sessisti. Un ragazzo della A & R mi disse una volta in faccia, "Questo non è il lavoro per una donna. Dovrebbero pensare alla cucina e sdraiarsi sulla schiena!." Dopo un pò, mi stufai e non volevo essere più lì , così sono tornata a casa a Seaford.
Volevo lavorare a qualcosa di significativo, così ho iniziato a lavorare presso il veterinario locale. E sono ormai 22 anni che sono qui. Non spingo pezzi di carta in giro. E 'un vero e proprio lavoro dove si può fare la differenza per come gli animali sono curati. Il punk mi ha fatto capire che potevo essere quello che volevo, e questo è il modo in cui ho vissuto la mia vita. Alla fine, non sono cambiata più di tanto.



Lesley Woods, 56 anni
Prima: cantante/chitarrista, Au Pairs
Ora: avvocato
Ero arrivata al punk in ritardo, perché i Punk erano in giro già da un bel po ', nel 1978. Quello che era davvero accattivante è che bastavano attaccare uno strumento con due dita ed eri un musicista rock. La gente poteva svegliarsi e suonare quello che voleva, fare le loro cose, senza dover essere grandi chitarristi, e avere un atteggiamento macho. E le donne potevano farlo alle loro condizioni, senza la necessità di conformarsi a un certo stereotipo femminile, tipo avere grandi tette e essere davvero carine. Ragazze come Siouxsie Sioux, Poly Styrene e Patti Smith sono state grandi modelli per questo.
Ma abbiamo comunque e costantemente dovuto affrontare un muro di violenza e di aggressione. Ci furono scontri feroci; Ari Up, cantante delle Slits fu accoltellata. Arrivai a un punto in cui non potei più andare avanti, a quel livello. Dopo che la band si sciolse, il mio cervello era totalmente in confusione e avevo bisogno di ripensare a tutto. Così decisi di fare qualcosa di veramente impegnativo e iniziai a studiare legge. Sono stata chiamata alla "sbarra" quando avevo 32. Ho iniziato con il diritto di asilo, lavorando con i rifugiati e gli immigrati, il che coincideva con i miei ideali politici. Anche se a volte è stato straziante, quando vinci una causa di quel tipo, senti le grida di gioia. Avevo fatto la differenza, e questo la gente lo capisce. Ora mi occupo poco di questioni riguardanti le domande di asilo, ma sono ancora impegnata in materia di immigrazione. Ho sempre avuto un forte senso di giustizia, e lavorare in questo settore significa che non ho compromesso la mia integrità morale e i miei ideali.

Lesley Woods ora. Fotografia: Alan Powdrill
La gente era a conoscenza del mio passato e probabilmente questo ha contribuito perché molti mi cercassero. Quando sono arrivata in tribunale, nel 1992, le donne non potevano neanche ancora indossare i pantaloni, il che vi dà un'idea di come eravamo indietro. Ho ancora il mio mood con la musica, ma il mio lavoro è così intenso che è difficile occuparmi di musica ora. Ancora registro qualcosa, e faccio qualche apparizione dal vivo. Mi piacerebbe collaborare con alcuni artisti, però...



 
Terry Chimes, 59 Prima: batterista, The Clash
Ora: Medico, Chiropratico
Volevo solo essere in una band, e questo era il gruppo più emozionante che c'era in giro. Tutti gli altri nei Clash erano arrabbiati con il mondo e con le istituzioni. Io no. Ecco perché alla fine ho lasciato, in realtà. Mi sentivo come il numero dispari in mezzo a tutti pari. Da bambino, ho sempre desiderato diventare un medico, ma volevo anche essere un musicista; ed è una cosa difficile essere entrambe le cose. La parte di me che voleva suonare ha vinto quella battaglia. - fare musica, essere in una band quando si è giovani. Ma dopo 15 anni di quella vita [sono stato anche nei Black Sabbath e negli Hanoi Rocks, così come nei Clash], avevo veramente il desiderio di lavorare nel campo della medicina, così ho fatto il grande salto. Nel 1988, a 32 anni, ho smesso con la musica e ho trascorso cinque anni a studiare a tempo pieno. I miei coetanei musicisti non furono poi tanto sorpresi.Il manager dei Clash, Bernie Rhodes, disse una volta, "Sei come un giovane medico.Ti vedo, immaginando che dici 'Queste sono le sue pillole, signora.' "Non so come ha fatto, ma si vede che aveva notato qualcosa. Durante il mio periodo da rocker, ho visto come la salute delle persone è determinata dal loro stile di vita. Ho avuto un forte desiderio e bisogno di guarire le persone. Ho visto più di 45.000 pazienti, così ho fatto stare bene un sacco di gente. Se non vi piace stare in mezzo alla comunità, allora è un lavoro da inferno. Io ho a che fare con moltissimi musicisti. Dicono: "Preferisco venire da te. Sei un musicista e capisci la vita che conduco, quello che faccio. "Alcuni pazienti sono interessati alla musica e spesso parliamo di come stanno le cose oggi, ma la maggior parte ha solo voglia di dire," Sono in agonia. Puoi per favore rimettermi in piedi? "

Terry Chimes ora. Fotografia: Alan Powdrill
L'esperienza di sfida e il voler cambiare il mondo era un bene per noi tutti allora. Ho un'altra vita ora, lotto contro le multinazionali che vogliono rovinare la salute di tutti e faresolo soldi, sia con il cibo geneticamente modificato, con i rifiuti o con le droghe.
Qualcuno ancora mi chiede "com può si dimenticare di aver suonato davanti a 70.000 persone?"
Beh, io probabilmente vedrò 70.000 pazienti prima di morire. Convincere la gente a stare bene e cercare di renderli felici: non credo che riuscirò mai a perdere la voglia di di farlo.

• Lo strano caso del dottor Terry Chimes E il signor Terry Chimes è pubblicato da John Blake a £ 9,99.



David O’Brien, 54
Prima: attivo nella scena punk di Manchester
Ora: Vicario
Da adolescente, ho cambiato tanti mestieri, ho lavorato nelle fabbriche e nei supermercati, ma non ha mai avuto molto senso, per me. Il punk mi ha dato l'energia giusta. Non ero un anarchico. Volevo solo che tutti si fermassero per pensare a un'idea alternativa di società. Inoltre, mi sono subito sentito a mio agio con gli stivali Doc Martens e i jeans sbiancati.
Ero un figlio illegittimo. Mio padre era un alcolizzato che non ho più visto da quando avevo quattro anni e mia madre ha avuto altri otto figli, anche se ha perso due di loro. Ha portato i sei rimasti avanti da sola.
Crescendo, il cristianesimo era irrilevante per me. Bevevo troppo e finivo regolarmente nei guai quando andavo allo stadio. Il mio luogo di culto era l'Old Trafford.

Pensavo che la chiesa fosse per gente piacevole, e persone di mezza età come Thora Hird. Mi ricordo un giorno, avevo appena ritirato il sussidio di disoccupazione e io e il mio compagno siamo andati al pub fino a quando non ci hanno buttati fuori - alle 3 del pomeriggio. Siamo andati allora a piedi in un bosco quando abbiamo visto un cartello con segni di occultismo; la voce che girava era che c'era una congrega che praticava la magia nera. Ho pensato che volevo capire di cosa si trattava..

David O'Brien ora. Fotografia: Alan Powdrill
Ero spaventato e ad un certo punto mi sono chiesto: e se c'è qualcosa altro là fuori? Così ho preso una copia del Nuovo Testamento che era stato sullo scaffale per anni, a raccogliendo polvere, e dopo averlo letto mi sono sentito meglio . E ancora mi ci sono voluti tre anni per entrare all'interno di una chiesa.
Ho avuto questo pensiero fastidioso per i 10 anni a venire: "Diventa un ministro. Diventa un ministro ". Così mi sono iscritto a un corso base di un anno di teologia, poi ho preso la laurea in teologia applicata. Cinque anni e mezzo fa, sono venuto giù a Shrewsbury e sono diventato un vicario a pieno titolo.
Quando si mette al collo un collare da cane, la gente pensa che non hai mai fatto nient'altro di diverso. Ma le passioni che mi ha trasmesso il punk sono ancora lì, e questo è quello che mi metto nel mio ministero ora. Si tratta di un desiderio di significato, di sapere. Non ho più i miei vinili, ma ancora ascolto una o due cose su YouTube. Mi ricorda da dove sono venuto...

• Il libro di David O'Brien Northern Soul: Calcio, Punk, Gesù è pubblicato da In avanti e verso l'alto a £ 8,99.



Steve Ignorant, 58 anni
Prima: cantante, Crass
Ora: agente salvataggio in mare
Il Punk aveva uno scopo. Ogni concerto che facevamo era a vantaggio di qualcosa: mettere su un centro di assistenza per donne colpite da violenza, un rifugio per asini abbandonati, una casa di riposo per anziani. E 'stato positivo. Volevamo solo un mondo bello da vivere, ma non stavamo chiedendo. Stavamo facendo. Dal 1977 al 1984 sono stato il cantante dei Crass. Abbiamo girato la Gran Bretagna, suonando ovunque e ogni volta che si poteva. Quando i Crass si sono sciolti, ho continuato a suonare con i Conflict prima e in seguito con i Schwartzeneggar and Stratford Mmercenaries.Nel 2007, mi sono trasferito a Norfolk con l'intenzione di vivere tranquillamente dalla costa. Spazzavo le foglie e tutto quel genere di cose - ma non era quella la mia vita. L'anno dopo mi sono trasferito, ho ricevuto un'offerta per fare due serate allo Shepherds Bush Empire. Il ricavato delle mie serate live mi piace donarlo ad una causa. Sapevo che il servizio indipendente di salvataggio in mare di Sea Palling era sempre alla disperata ricerca di fondi, così ho pensato che era l'ideale: ho potuto vedere davvero dove andava a finire il denaro.

Con i circa 1.000 £ del ricavato hanno acquistato nuovi giubbotti di  salvataggio, che servono appunto a salvare la vita delle persone. Poi l'equipaggio mi ha portato fuori in barca, mi hanno messo una muta stagna addosso, e.. mi hanno buttato a mare. "Allora, che ne diresti di entrare?" In un primo momento, ero molto riluttante - ero preoccupato per l'impegno e immaginavo che avrei dovuto andare in parata con l'uniforme. L'idea di un tizio che mi guarda dall'alto in basso e mi dice che devo essere sempre  correttamente rasato è stato sempre totalmente contro i miei principi. 
Ma erano tutti più trasandati di me!. Ora sono un membro della squadra a tempo pieno.



01/05/16

Fulvio Abbate: Abolire il lavoro!

Siamo fan del Marchese FULVIO ABBATE, e oltre che geniale, siamo pienamente in sintonia con questa sua disamina sul lavoro e sulla strada che una "vera sinistra" dovrebbe intraprendere..
 
La sinistra non l’ha capito: bisogna abolire il lavoro! Altro che "Inno dei lavoratori", altro che esaltazione dell'operaio. La vera cosa di sinistra sarebbe abolire l'occupazione. Allora sì che la vita sarebbe una processione festosa e zampillante di multipli piaceri
di Fulvio Abbate


Il lavoro andrebbe abolito, altro che comunismo con il suo “Inno dei lavoratori”! Altro che falce e martello lì nel simbolo di un movimento che pretenda di lottare per l’emancipazione dai bisogni materiali. Intendiamoci però, ancor prima andrebbe abolito, cancellato dalla faccia della terra colui che, con volto convinto da vero responsabile, dovesse sostenere che il lavoro, “no, non lo si può davvero cancellare, perché altrimenti – parole sempre sue – dimmi tu come facciamo a mangiare, no, tu dimmelo, dai, avanti?”
Il giorno in cui avremo un decreto - meglio, Il Decreto - assai più erotico di quello firmato da Lenin per consegnare la terra ai contadini, un Decreto che sancisca l’abolizione del lavoro sarà davvero il caso di far precedere le parole del testo e le firme lì a certificarne la validità da un esercito di cheerleader in mutandine bianche bordate di rosso.

Ma adesso riavvolgiamo il nastro, tutti con gli occhi rivolti all’indietro. Perfino il genero di Karl Marx, Paul Lafargue, un quasi sosia del nostro sentimental-socialista Edmondo De Amicis, aveva cercato di spiegare il concetto di nocività del lavoro, certo, lo ha fatto partendo dalla questione dell’orario, ma anche del lavoro stesso, alienato, lo aveva fatto con un libricino intitolato “Il diritto alla pigrizia”, non certo un saggio politico concepito a favore della masturbazione, ma comunque già sulla buona strada; fra tutte le edizioni che siano mai state pubblicate del nostro saggio, la più significativa è certamente quella la cui copertina è opera di Wolinski, l’uomo comune è diventato il capitalista di se stesso su un’amaca, ovviamente si tratta di un’edizione in lingua francese, mica cinese. Laggiù milioni soccombono sotto l’involtino autunno del comunismo.

E se fosse vero che le ragioni di tutte le tragiche sconfitte della sinistra, comprese le apparenti improbabili vittorie, siano dipese dal non aver mai pensato che la parola d’ordine dovesse riguardare proprio l’abolizione del lavoro?
Anni fa mi è capitato di acquistare un volume che raccoglieva i simboli del potere della DDR, ossia la Germania dell’Est, quella comunista, la stessa che accoglieva tra le sue mura il drammaturgo Bertolt Brecht, per sua stessa ammissione un uomo devastato dalla pigrizia, se non dall’apatia, che lì siamo già nel patologico, tu non lo sai, ma Brecht usava l’auto anche per percorrere poche centinaia di metri, da casa, in Chausseestrasse, al Berliner Ensemble, il suo teatro; berretta in testa, Bert ingranava la prima, metteva lo stereo8 con le musiche di Kurt Weill, …tararattà tararattà, e via…

Ma stavo dicendo delle memorabilia della DDR: noi, figli delle stelle del capitale, cresciuti sotto il cielo di un’araldica composta di elmi e di spade, già, facciamo una certa fatica a comprendere che si possa invece inquartare dentro un simbolo nazionale la lanterna del minatore oppure, come è accaduto in Romania, il traliccio della luce, no?

Ora che ci rifletto, forse, ripensando a Giangiacomo Feltrinelli, editore e rivoluzionario, potremmo perfino, perché no?, rileggere la sua tragica fine in altro modo. Già, e se la sua scelta di abbattere con l’esplosivo quel traliccio di Segrate fosse in realtà un implicito rifiuto del mito comunista del lavoro con tutti i suoi annessi e connessi?
Ci pensi che il povero Dmitrij Šostakovič, pure lui, era sovente costretto a mettere archi e ottoni al servizio dell’elettrificazione dell’Urss? Sai che palle! Tornando però a Giangi, se così fosse, se davvero quel traliccio quel giorno del 1972, andrebbe riletta tutta la storia dell’eversione rossa, e slogan come “Po-te-re operaio! Po-te-re operaio…” tutta roba da buttare via, o comunque da rileggere.

Eppure c’era stato già un anarchico, Camillo Berneri, che aveva scritto un saggio intitolato “L’operaiolatria”, dove provava a spiegare che, forse, tutta questa apologia del sudore della fronte non andava così bene, non era poi così salutare e neppure salubre. Ma abbandoniamo il tempo piovoso in bianco e nero del “su fratelli, su compagne, / tutti i poveri son servi: / cogli ignavi e coi protervi / il transigere è viltà. Il riscatto del lavoro / dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro / o pugnando si morrà. o vivremo del lavoro / o pugnando pugnando si morrà. O vivremo del lavoro / o pugnando si morrà”, ossia dell’Inno del lavoratori.
Dai, torniamo a Gwen Stefani che avanza con il suo stantuffo pelvico, meravigliosa catastrofe bionda, lievito biondo di promessa erotica in un immenso letto tra le nuvole, torniamo con le parole dei situazionisti a pensare che il lavoro, sì, si può abolire. E le seconde-terze generazioni degli iuppi non fanno orrore di meno.