13/06/12

Il mondo sul baratro: la retorica della Green Economy


"Soltanto una catastrofe potra' svegliare il mondo, mettendolo di fronte all'evidenza della contradizione che lo sta facendo esplodere: lo sviluppo fondato sul petrolio e' un vicolo cieco e ormai siamo alla fine della corsa".
No,a parlare non e' il catastrofista dell'ultima ora, ne Red Ronnie in versione Maya,un tempo (tanto tempo fa) sfavillante giornalista musicale in quel gruppo di pazzi creativi di Popster e ormai del tutto rincoglionito, ma Wolfang Sachs,professore, docente universitario in mezz'Europa ed esperto di fama mondiale di cambiamenti climatici.
Teorico della" decrescita,ecologista e sostenitore dei vari movimenti dei "verdi" Sachs denuncia il conflitto tra due principi fondamentali: sviluppo ed equita',osservando come da una parte Cina e India possono rimproverare i paesi piu industrializati di non fare abbastanza per la riduzione delle emissioni dei gas serra,e quindi rifiutando a loro volta unimpegno maggiore in questo senso,mentre nella dimensione dell'equita' "il cambiamento climatico mette in bilico il diritto di sopravvivenza e di sussistenza di tante persone in particolare nei paesi piu' poveri". L'ipotesi e' che non si puo' andare verso un economia post fossile senza uscire dall'imperativo della crescita economica,cosi come sembra essere un ossimoro lo sviluppo sostenibile,dato che "a livelo internazionale viene inteso come crescita eco omica che,in quanto tale,sul lungo termine risulterebbe "insostenibile". Sviluppo e sostenibilita, finiscono per creare confusione se li si mette insieme,sullo sfondo di uno scenario mondiale convulso e pericoloso: globalizzazione,giustizia internazionale,diffusione degli Ogm,guerre spietate per il controllo delle risorse. E per quanto la crisi climatica i processi piu' minacciosi avverranno ancora piu' velocemente di quanto si pensasse fino a pochi anni fa.

Il surriscaldamento minaccia il pianeta e i governi non sanno cosa fare. Basti pensare che tutti i vertici su questo tema mettono in scena lo spettacolo del disastro annunciato,cioe' "l'inizio di un era di impotenza dell'autogoverno del l'umanita'". Spengono le speranze che il protocollo di Kyoto aveva acceso e nessuno sembra volersi rimboccare le maniche e affrontare finalmente il disastro in arrivo. Anche se nessuno puo' prevedere la storia .."non credo che a breve termine succedera' granche', fino all'arrivo di un altro tipo di catastrofe..". Speranze? Da parte nostra,come asseriva Gramsci,e' razionale rimanere ottimisti con la volonta' e pessimisti con l'intelligenza. Razionalmente c'e' poco da stare allegri comunque e sperare in un cambiamento di rotta da parte di tutti,soprattutto nella necessita' di disporre beni che non siano necessariamente..delle merci. Noi questa necessita'..l'abbiamo.

Intanto siamo oramai alla vigilia di Rio+20, il grande summit dell'Onu sullo stato del pianeta, che si terrà in Brasile dal 20 al 22 giugno. Dopo venti anni di summit,convegni e grandi aspettative,protocolli e promesse,tutto regolarmente disatteso,ci arriviamo con un nuovo slogan,la Green Economy che va a sostituire lo "sviluppo sostenibile". Solo un nuovo slogan per tentare di cancellare venti anni di fallimenti. Sono stati individuati cinque obbiettivi su cui confrontarsi, energia, acqua, terra coltivabile, ecosistemi, tutela degli oceani ed efficienza nell'utilizzo delle risorse,sul come implementarli,e sull'aumento delle percentuali di energie da fonti rinnovabili su scala mondiale,ma tutto ha il sapore della retorica.Il punto e' che capitale e natura non vanno d'accordo:finche' i governi e la politica non ammetteranno che la crescita,mirata esclusivamente al profitto e all'accumulazione di ricchezza finanziaria mediante l'aggressione alla natura (non dimentichiamo le emissioni di gas e il problema dei rifiuti) non fara'altro che peggiorare la situazione e portarci sull'orlo del baratro..

Paolo Cacciari e l'illusione green

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