07/01/14

Il ritorno di Christiane, F

Per tanto tempo mi sono chiesto dove fosse finita, dopo aver visto il film (e, questa volta dopo, aver letto il libro..)  Le notizie erano vaghe e sempre più disparate: chi la dava per dispersa, chi affermava che aveva cambiato completamente vita, chi ancora impelagata nei sotterranei degli stupefacenti, chi addirittura che fosse morta. Certo che Christiane Vera Felscherinow, meglio nota con lo pseudonimo di Chistiane F, è stata un mito e un icona per un intera generazione. Non solo eroinomane, ancora minorenne, ma scrittrice e musicista (è stata la compagna di Alexander Hacke, componente degli Einsturzende Neubauten, gruppo post-industrial e massimo esponente del rock d'avanguardia tedesco e del cosidetto "modernismo primitivista", ossessivi nelle loro parabole di autodistruzione, di oppressione sociale, di emarginazione..), Christiane ritorna, dopo Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, con un nuovo libro, La mia seconda vita, in collaborazione con la giornalista Sonja Vukovic, in cui racconta cosa è sopravvissuto al di là del mito,e di una città, Berlino, insieme ad articoli e commenti sulle politiche tedesche ed europee sulle droghe, su i programmi di recupero dei tossico dipendenti, i costi sociali derivanti e sui nuovi tipi di stupefacenti. Ricordo i capanelli che si formavano fuori la sala dove si proiettava il film di Uli Edel (che è del 1981) , dove si poteva comprare la "roba", a dimostrazione che molti di quella generazione non avevano ben capito cosa quel film volesse affermare, cioè l'inferno in cui si cade con l'abuso di eroina,di come sia difficile, durissimo uscire dalla dipendenza e gli errori e la miopia della cosidetta borghesia in merito al problema delle droghe. Ricordo ancora, a chi non lo ha visto, che la colonna sonora fu affidata alle canzoni di David Bowie, (in quel periodo ancora a Berlino impegnato nella sua trilogia) che compare nella pellicola in concerto con Station to Station e che per l'occasione registrò la versione di Heroes in tedesco. Mi sono così imbattuto in una bella intervista alla rediviva Christiane a firma Natasha Ceci e apparsa sul numero di Alias del 4/01/014, in cui ci racconta un pò della sua vita e la genesi del nuovo libro, che uscirà in Italia agli inizi di Febbraio. Buona lettura..

<<Non avremo più alcuna voglia di ritornare su>>. Con questa frase si chiudeva il libro Christiane F Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino nella descrizione di una cava di calce persa nella campagna di Amburgo, come un piccolo Eden nascosto e limitrofo alle droghe. Eravamo rimasti li, tra la fuliggine di Bahnhof Zoo, i tacchi e la busta di plastica di Natja Brunckhorst, protagonista della versione cinematografica del 1981 e la mitologia che attraversa una città alimentando iconografie e un eterno dibattito pubblico.

Sonja Vukovic, quale é stata la genesi del libro?
Lavoravo per la testata tedesca Die Welt e durante la ricerca di una storia mi sono imbattuta nel trentennale del fillm di Uli Edel e ho deciso di rintracciare Christiane. Non è stato facile, nemmeno dopo averla trovata e dopo aver conquistato la sua fiducia, Alla fine il materiale che avevo era cosi ricco che l'idea di un libro prendeva naturalmente forma. Cosa c’era dopo la cava di calce? Tra il 1981 e il 1984 Christiane tenta la carriera musicale assieme al suo compagno Alexander Hacke, componente della band Einsturzende Neubauten, in seguito trascorre un periodo in Svizzera presso la pittrice Anna Keel, moglie dell'editore svizzero Daniel Keel. Nel 1985 è arrestata per detenzione di stupefacenti e dal 1987 al 1993 vive in Grecia con il fidanzato Panadiotis fino a quando viene arrestato per spaccio e Christiane torna a Berlino. Nel 1996 ha un figlio e nel 2007 in un’intervista alla televisione tedesca dichiara di assumere metadone e non più eroina ma le sue condizioni di salute sono gravi: è affetta da una forma cronica di epatite. Nel 2008 i media possono leccarsi i baffi alla notizia drammatica secondo cui le autorità berlinesi le hanno sottratto la custodia del figlio a causa di una ricaduta nella tossicodipendenza. Eppure la seconda vita di Christiane è molto altro.
Perché ha deciso di raccontarla?  
Perché i media hanno pubblicato ovunque storie su di me, risponde Christiane, ma il loro interesse era rivolto solo a capire se fossi ancora una tossicodipendente o no. Io volevo dire: salve, ho 51 anni, sono una madre, sono ancora viva e non sono più Christiane F. ma la Signora Felscherinow e ho fatto un ottimo lavoro con mio figlio.
Che rapporto ha con il mito di “Christiane F” ?
Sono diventata famosa improvvisamente. Non potevo immaginare che impatto quel libro avrebbe avuto, io avevo solo sedici anni e raccontare era per me una ottima terapia, I miei genitori non se ne preoccupavano e sono diventata una star e uno stigma allo stesso tempo. Per il pubblico io ero semplicemente la tossicodipendente più famosa.
La sua biografia é anche la biografia di una generazione?
 Mi sono sempre chiesta chi fossero quelle persone che leggevano la mia biografia. Ma non mi sono mai chiesta perché: non ritengo che ci sia qualcosa di speciale in essa. Centinaia di persone hanno avuto e hanno una storia simile alla mia.
E’ cambiata la “scena” della droga oggi?  
Non credo che sia cambiata molto, tranne per il fatto che puoi chiamare lo spacciatore tramite un telefono cellulare. Ma non sono più in quel giro oggi, sono diventata madre quando avevo 34 anni e da allora sono in un programma di sostituzione.
Cosa pensa delle politiche tedesche sulla droga? Nel quartiere berlinese di Kreuzberg si é acceso un dibattito sulla eventuale apertura di un coffee shop..
Non parlo delle questioni politiche da quando molti giovani consideravano romantico e affascinante tutto cio che leggevano nel libro con una conseguente pubblicazione di articoli su come genitori e insegnanti potevano seguire questi ragazzi ammaliati da quei racconti. Non so dire se sia un bene o no.
Come immagina la sua terza vita? 
Vorrei una casa in campagna, silenziosa e circondata da animali. Forse vicino a un lago o a un bosco.

<<La storia di Christiane non é solo una storia di tossicodipendenza, ma anche quella di una ragazza che deve badare a se stessa, dall'infanzia trascurata, alla ricerca di una propria identità, di un equilibrio>>,
spiega Sonja Vukovic. La ricercae è continua, febbrlle, attraversa la storia di una generazione, combatte con uno stigma, quello di essere non Christiane, non Christiane Felscherinow ma Christiane F. per sempre. Ogni capitolo del libro è una chance che la donna non ha saputo, voluto, potuto cogliere, dietro una ribalta che ha divorato la sua adolescenza e che oggi 1’addita come una madre tragica. Se lei e cambiata il rnondo attorno ha però la stessa stoffa. La criminalizzazione dell ’eroinomane continua a creare corti circuiti con la doppia moralità di una società intrisa di tossicodipendenze, nel giro di vite del clubbing, della nuova classe creativa, e di tutti coloro che non necessariarnente hanno coscienze da espandere ma solo un desiderio di puro stordirnento. La tolleranza, qualora ci fosse, resta apparente, celata come sempre sotto la maschera del controllo sociale. Christiane Felscherinow resta anche un simbolo di una generazione falciata in un luogo specifico, ovvero Berlino Ovest degli anni Settanta Ottanta, perduta tra Est e Ovest, che pulsava decadente sotto la patina glamour e internazionale data da Bowie e Iggy Pop e che cercava di cicatrizzare tutte le sue ferite storiche.





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