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01/06/20
26/03/20
Neue Deutsche Well, Gabi Delgado e Ja Ja Ja
Ancora un brutta notizia dal mondo della musica. Gabriel Delgado-López dei DAF, Deutsch Amerikanische Freundschaft, meglio conosciuto semplicemente come Gabi Delgado, è morto all'età di 61 anni. La notizia è stata annunciata da Robert Görl, che ha lavorato con Delgado per oltre quattro decenni. Definiti dal grande DJ John Peel come i "nonni" della techno, Delgado e i DAF hanno plasmato un suono alla fine degli anni '70 a Düsseldorf, che ha influenzato innumerevoli artisti elettronici nei decenni a venire. Per ora nessuna causa di morte è stata ancora comunicata. Pubblichiamo un nostro post del 2012 in cui ripercorriamo la storia della "Neue Deutsche Welle" e dell'importanza che i Daf e Delgado, come artista solista, hanno avuto nella storia della musica alternativa.
Il "do it yourself" del punk diffuse il concetto che tutti potevano fare musica,salire su un palco,imbracciare gli strumenti e suonare senza alcun tipo di tecnica,una vera rivoluzione rispetto alla cultura musicale imperante in quegli anni,dominati da super gruppi che proprio della tecnica e del virtuosismo facevano i propri capisaldi. Inoltre i gruppi iniziarono a produrre i propri dischi e centinaia di piccole etichette indipendenti,supportate da altrettante fanzine spuntarono come funghi. Culturalmente, la rottura delle convenzioni, resistenza underground e l'anarchia come unico riferimento politico furono i pilastri del movimento punk. Tutti questi elementi saranno adottati negli anni che vanno dal 79 al con la nascita della Newe Wave, in Germania "Neue Deutsche Welle" . Dusseldorf, Berlino e Amburgo furono le tre città' chiave della produzione musicale tedesca. Dusseldorf in particolare. Sperimentazione prima, elettronica di consumo poi, rappresentavano solo due facce di questa città posta al centro della zona più' industriale della Germania. Dusseldorf quindi,centro e origine di filoni musicali. (i Kraftwerk insegnano..). Un mix tra l'avanguardia techno di Detroit, la dance music di N.Y. e i suoni degli Einstürzende Neubauten (quanto di più hard la New Wave tedesca abbia prodotto) diede vita ad una raffinata e curiosa ricerca musicale in molteplici direzioni. Dalla città nasceranno anche i primi tentativi interessanti di introdurre una vena rap nel corpo di un funk/jazz che aveva come caposcuola i primi Family Five. Ja Ja Ja fu il gruppo privilegiato di questo tentativo, realizzando in quegli anni alcuni mix che restarono a lungo in testa nelle classifiche della musica indipendente tedesca. Fiancheggiatori della Neue Deutsche Welle molte band si resero protagoniste della EBM, l'Elettronic Body Music, in cui i tetri suoni industriali vennero elaborati in un sound martellante con evidenti riferimenti al futurismo,all'erotismo delle nuove apparecchiature elettroniche,ad un simbolismo sessuale fortemente ambiguo,molto in voga nei bar/discoteche di Dusseldorf e politicamente molto provocatori. Uno dei principali artefici del movimento fu Conny Plank, geniale e innovatore produttore,che con i D.A.F (acronimo di Deutsche Amerikanische Freundschaft) esplorarono nuovi mondi musicali, con una mezza dozzina di album imponenti tra il 1979-1982, continuando anche dopo la riunificazione del gruppo nel 1986. I D.A.F si formarono per produrre una collaborazione sperimentale tra musicisti tedeschi e americani,ma i perni del progetto sono Robert Gorl, batterista diplomato che aveva militato nei primi gruppi punk di Dusseldorf e Gabi Delgado. Ed e' proprio il genio di Delgado che proponiamo in questo post.
Gabi Delgado, musicista,poli strumentista, cantante e autore di testi, tedesco d'adozione ma spagnolo di genitori e probabilmente di cultura,ha inciso per la Virgin Records che aveva pubblicato anche gli ultimi lavori dei D.A.F. L'anima latina emerge soprattutto per l'amore nell'uso delle percussioni,mentre l'adozione tedesca e' evidente per l'utilizzo delle tastiere elettroniche che si fondono perfettamente con appunto le percussioni. Un musicista esclusivamente di estrazione latina non avrebbe mai potuto concepire brani cosi complessi e articolati per quel che riguarda l'arrangiamento delle tastiere elettroniche. Delgado ha prodotto un solo album,svariati singoli e mix e molteplici collaborazioni. Mistress e' il titolo dell'album, pubblicato nel 1983 sempre con la produzione di Conni Plank. Mistress e' un autentico divetissement elettronico,dove le tastiere e i synth si intrecciano con ritmi di calypso e industriali,pop sintetico e loop decisamente funky con un basso pulsante,chitarre che richiamano il Brasile sempre con le percussioni in primo piano sul canto sexy di Gaby,che alterna lo spagnolo all'inglese. Un disco in fondo giocoso e a volte inquietante nel suo richiamo ad un cyber tropicalismo certamente sottovalutato da critica e pubblico. Nei prossimi post continueremo ad occuparci di Germania (compatibilmente con il lavoro, la stanchezza e un po di stress..) con alcuni gruppi orbitanti nell'etichetta tedesca ATA TACK,attiva dal 1979 e che ha una lunga tradizione nella produzione di musica elettronica,elektro,techno,industrial e per aver pubblicato alcuni dei gruppi più sperimentali,avanguardistici e scalcinati come Lost Gringos, Element of Crime etc, ma anche di Der Plan, Pyrolator, D.A.F e molti altri. Intanto..buon ascolto.
Il "do it yourself" del punk diffuse il concetto che tutti potevano fare musica,salire su un palco,imbracciare gli strumenti e suonare senza alcun tipo di tecnica,una vera rivoluzione rispetto alla cultura musicale imperante in quegli anni,dominati da super gruppi che proprio della tecnica e del virtuosismo facevano i propri capisaldi. Inoltre i gruppi iniziarono a produrre i propri dischi e centinaia di piccole etichette indipendenti,supportate da altrettante fanzine spuntarono come funghi. Culturalmente, la rottura delle convenzioni, resistenza underground e l'anarchia come unico riferimento politico furono i pilastri del movimento punk. Tutti questi elementi saranno adottati negli anni che vanno dal 79 al con la nascita della Newe Wave, in Germania "Neue Deutsche Welle" . Dusseldorf, Berlino e Amburgo furono le tre città' chiave della produzione musicale tedesca. Dusseldorf in particolare. Sperimentazione prima, elettronica di consumo poi, rappresentavano solo due facce di questa città posta al centro della zona più' industriale della Germania. Dusseldorf quindi,centro e origine di filoni musicali. (i Kraftwerk insegnano..). Un mix tra l'avanguardia techno di Detroit, la dance music di N.Y. e i suoni degli Einstürzende Neubauten (quanto di più hard la New Wave tedesca abbia prodotto) diede vita ad una raffinata e curiosa ricerca musicale in molteplici direzioni. Dalla città nasceranno anche i primi tentativi interessanti di introdurre una vena rap nel corpo di un funk/jazz che aveva come caposcuola i primi Family Five. Ja Ja Ja fu il gruppo privilegiato di questo tentativo, realizzando in quegli anni alcuni mix che restarono a lungo in testa nelle classifiche della musica indipendente tedesca. Fiancheggiatori della Neue Deutsche Welle molte band si resero protagoniste della EBM, l'Elettronic Body Music, in cui i tetri suoni industriali vennero elaborati in un sound martellante con evidenti riferimenti al futurismo,all'erotismo delle nuove apparecchiature elettroniche,ad un simbolismo sessuale fortemente ambiguo,molto in voga nei bar/discoteche di Dusseldorf e politicamente molto provocatori. Uno dei principali artefici del movimento fu Conny Plank, geniale e innovatore produttore,che con i D.A.F (acronimo di Deutsche Amerikanische Freundschaft) esplorarono nuovi mondi musicali, con una mezza dozzina di album imponenti tra il 1979-1982, continuando anche dopo la riunificazione del gruppo nel 1986. I D.A.F si formarono per produrre una collaborazione sperimentale tra musicisti tedeschi e americani,ma i perni del progetto sono Robert Gorl, batterista diplomato che aveva militato nei primi gruppi punk di Dusseldorf e Gabi Delgado. Ed e' proprio il genio di Delgado che proponiamo in questo post.
Gabi Delgado, musicista,poli strumentista, cantante e autore di testi, tedesco d'adozione ma spagnolo di genitori e probabilmente di cultura,ha inciso per la Virgin Records che aveva pubblicato anche gli ultimi lavori dei D.A.F. L'anima latina emerge soprattutto per l'amore nell'uso delle percussioni,mentre l'adozione tedesca e' evidente per l'utilizzo delle tastiere elettroniche che si fondono perfettamente con appunto le percussioni. Un musicista esclusivamente di estrazione latina non avrebbe mai potuto concepire brani cosi complessi e articolati per quel che riguarda l'arrangiamento delle tastiere elettroniche. Delgado ha prodotto un solo album,svariati singoli e mix e molteplici collaborazioni. Mistress e' il titolo dell'album, pubblicato nel 1983 sempre con la produzione di Conni Plank. Mistress e' un autentico divetissement elettronico,dove le tastiere e i synth si intrecciano con ritmi di calypso e industriali,pop sintetico e loop decisamente funky con un basso pulsante,chitarre che richiamano il Brasile sempre con le percussioni in primo piano sul canto sexy di Gaby,che alterna lo spagnolo all'inglese. Un disco in fondo giocoso e a volte inquietante nel suo richiamo ad un cyber tropicalismo certamente sottovalutato da critica e pubblico. Nei prossimi post continueremo ad occuparci di Germania (compatibilmente con il lavoro, la stanchezza e un po di stress..) con alcuni gruppi orbitanti nell'etichetta tedesca ATA TACK,attiva dal 1979 e che ha una lunga tradizione nella produzione di musica elettronica,elektro,techno,industrial e per aver pubblicato alcuni dei gruppi più sperimentali,avanguardistici e scalcinati come Lost Gringos, Element of Crime etc, ma anche di Der Plan, Pyrolator, D.A.F e molti altri. Intanto..buon ascolto.
Electronic Body Music” (EBM).
Mistress
Ja Ja Ja
19/03/20
Eduard Limonov in Italia (Lido di Ostia)
Ieri, se ne è andato Eduard Limonov, scrittore russo prolifico, politico, esteta e, last but not least, guerrigliero. Ripubblichiamo quì un post a lui dedicato del 2013.
Tra altri popoli spesso vengono ad abitare i falliti. Questa grande e coraggiosa tribù è infatti dispersa in tutto il mondo. Nei paesi anglofoni sono chiamati abitualmente loosers-cioe', perdenti. Questa tribù è assai più numerosa degli ebrei, e non meno audace e intraprendente. Non le manca la pazienza: a volte per tutta la vita si nutre solo di speranze.. Bisogna sottolineare un tratto particolare: gli uomini e le donne di questa tribù, una volta raggiunto il successo, facilmente ripudiano gli altri del gruppo, fanno propri i costumi e i modi di quel popolo, in seno al quale hanno raggiunto il successo, e non resta alcuna traccia della loro trascorsa appartenenza alla gloriosa genia dei falliti..
"E poi all'improvviso ti svegli in una vita tua e non tua, indossando un abito Pierre Cardin, un mitra nella mano destra.."
CONSIGLI DEL DOTTOR LIMONOV PER GIOVANI AMBIZIOSI
Il primo obiettivo di un individuo che vuole diventare un personaggio "importante" è non obbedire alle tradizioni culturali della gente "semplice". Se guardo le foto di classe con tutti i miei compagni, quando abbiamo preso il diploma, mi viene da pensare..perché'? Perché' i miei compagni non hanno fatto qualcosa di grande? Dire che fossero stupidi o senza talento sarebbe distorcere la verità. Non sono nemmeno stati raggiunti dalla prosperità. Nessun criminale, nessun assassino, solo folla qualunque. Così, se mi venisse chiesta la formula per diventare una persona importante citerei innanzitutto l’abilità di assumersi dei rischi. L’abilità perfetta nel prendere di volta in volta un rischio..Poi aggiungerei alla formula l'assoluto disprezzo per le tradizioni culturali. E cos'altro?
Penso che la fortuna sia una questione di organizzazione della vita. Uno che sogna di diventare un uomo importante deve anche essere determinato e crudele, come un lupo. Nella sua vita deve far scoppiare tutti i casini che può. Io farei scoppiare questo cazzo di pianeta, se riuscissi ad avvicinarmi a una bomba atomica o a qualche altro congegno del genere. E allora, che senso ha andare avanti in questa esistenza molle come una merda? Qualcuno dovrebbe fermate tutto. E così quel qualcuno diventerebbe definitivamente grande. L'ultimo eroe dell’umanità..
(Eduard Limonov in Italia)
MAR MEDITERRANEO - OSTIA
Avevo una gran fame. Delle 122.000 lire che ci pagava il fondo Toistoj, la signora Francesca ce ne succhiava 60.000 per una fredda celletta in casa sua. Gli ebrei dicevano che a Ostia gli appartamenti costavano molto meno. Un giorno ci siamo decisi e siamo andati in autobus a Ostia.
Abbiamo trovato l'indirizzo. Mentre lo cercavamo, almeno tre volte sono stato sul punto di tirar cazzotti. Elena con 1e sue lunghe gambe aveva un cornpletino con la gonna corta, e gli italiani di sesso maschile ci urtavano, fischiavano, si aveva l'impressione che da un momento all’altro ci dovessero saltare addosso. Un giovanotto occhialuto con i capeili lunghi come me evidentemente non li spaventava troppo. La terra a Ostia sembrava calva. L’erba ci cresceva male, per questo il terreno aveva l'aspetto di un cranio spelacchiato. Probabilmente quando pioveva si formava un gran pantano e poi la melma si riasciugava alla rinfusa, inglobando, come se fosse cemento, mattoni, tavole, pezzi di ferro arrugginito. In realtà a Ostia non sembrava di stare all’estero, non aiutavano neppure le
insegne in italiano, più che altro assomigliava a Saltovskij, i1villaggio della mia infanzia. Forse anche perché eravamo entrati non dalla porta principale, la stazione, la piazza del municipio, ma dalla porta di servizio, più comoda e veloce, come ci avevano spiegato gli “ebrei”. Cosi chiamavamo gli emigranti, ed era vero, perché verso la fine del 1974 in Italia non c’erano altri emigranti all'infuori degli ebrei. E di noi due.
La questione dell'appartarnento l'abbiamo risolta in fretta. Abbiamo fatto il giro delle camere, dove gli ebrei, uomini, donne e bambini se ne stavano stesi sui letti come trichechi. Stavano stesi ad aspettare che gli rilasciassero il visto per gii Stati Uniti o per il Canada. Temendo che non glielo dessero. Gli ebrei odoravano di paura, povertà, attesa. Chi non dormiva, masticava. Ci hanno fatto vedere la camera, uguale alle altre, che avremmo potuto occupare noi. Costava la metà della nostra stanza di Roma, ma per entrarci si doveva passare per una camera dove abitava una grande famiglia. O per lo meno c’erano molti letti.
<E se devo fare pipi?> ha chiesto Elena.
<<Potete comprarvi un vaso da notte>> ci ha consigliato la ragazza grassa e bionda che ci faceva strada, la stessa che ci aveva dato l'idea di Ostia. Studiava inglese assieme a noi in una scuola proprio sulla riva del Tevere. Era chiaro che la camera non l'avremmo presa, troppo sconfortante la visione di tanti ebrei ammucchiati. E poi Ostia decisamente non ci era piaciuta. Appariva del tutto inspiegabile come una cittadina tanto lercia potesse aver svolto la funzione di porto della Grande Roma.
Ce ne siamo andati, dopo esserci messi d’accordo che saremmo tornati la settimana dopo, pregandoli di tenerci la camera: sapevamo perfettamente che non saremmo venuti, ma mentivamo per gentilezza. Isaak Krasnov e la sua famiglia, e persino i due abissini operai in una fabbrica di conserve, nostri coinquilini nell'appartamento vicino alla stazione Termini, erano persone interessanti in confronto a quella mandria oppressa di trichechi. In strada Elena si e accesa una sigaretta.
<Uno schifo di posto> ha detto nervosa. In realta era stata lei a volerci venire. Si lamentava tutto il tempo di come si viveva male nell'appartamento puzzolente della signora Francesca.
<<A mettere insieme tanta gente povera e nervosa, cosa ti aspettavi>> ho riassunto io.
<<Andiamo almeno a dare un’occhiata al tanto decantato mar Mediterraneo>>
<Il mare?> ho chiesto a un ragazzino orrendo, del tutto in tono con il paesaggio. Il ragazzino ha puntato il dito verso la rete di una recinzione e li ci siamo diretti. Finalmente siamo sbucati su una striscia di sabbia sporca. Nella sabbia avevano piantato delle porte da calcio, e cinque o sei monelli malmessi si passavano pigramente la palla.
<<Perché qua sono tutti cosi brutti e storti? — Ha chiesto Elena. — A Roma la gente é bella.>>
<Si, — ho detto io - non brillano per bellezza.>
Abbiamo attraversato il campo di sabbia e dietro abbiamo trovato una timida distesa di acqua grigia.
<<E sarebbe questo il tanto decantato Mediterraneo, quello che solcavano le triremi?>>ha chiesto Elena. <Si, — ho risposto io — non si è rivelato all’altezza.>
Una volta un’amica di Marja Nikolaevna Izergina, che aveva vissuto all’estero con il marito diplomatico, ci aveva detto che Koktebel’, e in generale tutta la Crimea, era molto più bella della tanto celebrata Italia. Molto più bella del golfo di Genova. Ci siamo seduti e, questa volta, ad accendere una sigaretta sono stato io. Il mare era a cinquanta metri da noi. L’acqua era bassa e ci sguazzavano barattoli arrugginiti, alcune bottiglie, altra robaccia.
<<E dov’è il porto?>> mi fa Elena.
<Tutto fa pensare che occorra anclare a destra. Andiamo?>
<<No, — ha risposto lei — già mi sono scorticata i piedi abbastanza. E poi non ne ho voglia.>>
<Ma quale porto ci può essere con un’acqua così bassa? C’è qualcosa che non mi convince con questa storia del porto di Roma. Può darsi che non fosse Ostia il porto di Roma?>
<<Forse il porto era Roma stessa e poi l’acqua si é ritirata?>>
ha osservato Elena.
<Come ha fatto in duemila anni a ritirarsi a questo modo? Ci vogliono intere ere geologiche per processi del genere. Venezia sprofonda, ma mica di metri all’anno. .. Hai mai notato che alcune rovine sembrano più giovani di quel che sono?>
<<E per via del marmo. Al marmo non può succedere nulla.>>
<<Per me contano balle sull’età delle loro città, gli italiani. La alzano apposta, cosi è più prestigioso.>>
Mi sono arrischiato a togliermi le scarpe e a bagnarmi i piedi nell'acqua grigia del mar Mediterraneo. Avrei anche potuto farmi il bagno, non era cosi freddo. Ma non mi è venuta voglia, perché il mare non mi piaceva. Ce ne siamo andati e non siamo mai più tornati a Ostia. L’anno dopo, nell’autunno del 1975, a New York ho letto sul giornale che in una radura desolata di Ostia era stato ucciso Pier Paolo Pasolini. Dalla dettagliata descrizione ho capito che erano esattamente i posti dove eravamo stati io ed Elena.
Le mie osservazioni sulla giovinezza delle antichità italiane e sull’inadeguatezza di un misero porto senza fondale come Ostia alla Grande Roma dell’ antichità mi sono tornate in mente a Mosca all'inizio degli anni Novanta, quando ho letto il lavoro dei professori Nosov e Fomenko intitolato Nuova cronologia della Russia, dell'Inghilterra e di Roma. Vi si sostiene che Roma è molto meno antica di quanto si creda e che la vera capitale dell’Impero romano è sempre stata Costantinopoli. ll destino ha deciso che già da vent'anni Elena viva nella Città eterna. Suo marito è morto, lasciandole il titolo di contessa e la figlia Anastasija.
Eduard Limonov, Libro dell'Acqua - Alet
Eduard Limonov, nato in Russia (Dzerzinsk) come Eduard Savenko. Il primo scrittore dell'epoca postsovietica incarcerato per motivi d'opinione. Ribelle, eccentrico, piantagrane, sempre controcorrente. Mai smentita la sua fede bolscevica (sottolineata nel libro La nostra era una grande epoca..), Limonov ci suggerisce che al posto dell'Unione Sovietica ci sono oggi pseudo democrazie e una serie esplicite di dittature: la Russia come palestra di nuovi esperimenti di cattura di consenso, totale asservimento dei mezzi di comunicazione di massa, e degli elettori ai mezzi di comunicazione di massa, meccanismo esportabile in tempi stretti anche alle democrazie occidentali e frutto del matrimonio tra il capillare controllo sociale (esercitato dai servizi segreti) e il Grande Fratello televisivo. In questo quadro sorprende la contaminazione degli estremismi di destra e di sinistra, che coinvolge un intera galassia rosso-bruna di cui il partito Nazionalbolscevico di Limonov è una piccola avanguardia. Un esigua truppa di esagitati, giovani e ragazzotti in maggioranza punk, anarchici, nazionalisti..
Famiglia semplice, infanzia difficile in quartieri di frontiera, tra
alcol e piccoli furti. Si trasferisce a Mosca, scrive poesie e racconti.
Nel 74 ottiene un difficilissimo permesso di espatrio: Austria, Italia,
Francia, dove seppur senza un soldo frequenta personaggi famosi, e
sempre più insiste nello scrivere e pubblicare. Si sposta poi a New York
dove sopravvive con lavori umili e saltuari (lavapiatti, maggiordomo,
muratore..)
In America la moglie Elena lo abbandona per un altro, intensifica la sua
vita bohemien,tante donne, e mille esperienze che diventeranno storie
per i suoi scritti. Finalmente nel 80 viene pubblicato in Francia Io sono Edicka. Un successo quasi immediato, tradotto in 15 lingue. Poi, Diario di un fallito, l'opera più dura verso la società occidentale, e americana in particolare.
26/02/20
"Tutto quello che voglio fare è scendere" : The Dandy Warhols
I Dandy Warhols ci piacciono. Ci piacevano nei '90 e ancora oggi. Sono musicisti ed edonisti di talento, anche se denigrati e sottovalutati nel grande circo R'n'R, hanno forgiato un percorso di successo attraverso un panorama musicale mutevole, una band che è passata attraverso tutti i movimenti e che mantiene uno zoccolo duro di fans che li segue dall'inizio. 25 anni di carriera, hanno attraversato gli anni '90 con lo spirito del rock anni '60, patina glam, attitudini psichedeliche e il loro approccio ispirato alla droga, tanto che il fotografo di moda David LaChapelle volle girare il video di Not if You Were the Last Junkie on Earth. Musicalmente in debito con le icone rock del Regno Unito, addirittura David Bowie scelse personalmente i Dandy per suonare al suo festival Meltdown nel 2002, unendosi alla band sul palco per esibirsi in "White Light / White Heat" durante i concerti. Un endorsment non da poco visto i gusti poco ortodossi del Duca (Nine Inch Nails, Franck Black, TV on the Radio, Arcade Fire..) con i Dandys che ancora lo hanno supportato nel suo tour di successo A Reality del 2003. Ma i bei tempi finiscono. Molto più famosi in Europa che negli States, nessuno riesce più a perdonare ai Dandy Warhols di aver venduto l’anima al diavolo e il loro pezzo di maggior successo (Bohemian Like You del 2001) alle compagnie telefoniche, il loro potere provocatorio diminuisce, mentre dopo i loro due album più forti, ... The Dandy Warhols Come Down del 1997 e Tales From Urban Bohemia del 2000 si sono susseguite prove discografiche abbastanza modeste. Gli eccessi degli anni novanta sono lontani, Bowie e Lou Reed (altro totem musicale della band) ci hanno lasciato e noi riscopriamo vecchie canzoni e alcune buone (ce ne sono sempre..) tratte dagli ultimi lavori. Oltre ai brani segnalati con i video sotto, Styggo, Solid, .. Love Almost Everyone, Good Morning, Semper Fidelis, Search Party, una allucinante cover di Primary dei Cure (da Faith..), le mai dimenticate Godless e Cool As Kim Deal, Hells Bells..
I Dandy Warhols continuano a piacerci.
25/02/20
Boxe, mondiale massimi: un Tyson Fury stellare demolisce Deontay Wilder
Alla MGM Grand Garden Arena, a Las Vegas, sabato sera (domenica mattina in Italia) Tyson Fury impartisce una lezione durissima al campione in carica Deontay Wilder, che subisce due atterramenti e on KO tecnico alla settima ripresa. E' la prima sconfitta subita nella sua carriera nel corso della quale non solo non era mai stato sconfitto, ma non era mai andato knock down.
Un terribile gancio destro di Fury alla terza ripresa arriva dritto sulla tempia di Wilder: l'orecchio inizia a sanguinare copiosamente mentre il gigante nero crolla a terra. L'incontro è segnato. Wilder è instabile, le gambe vacillano indebolite, ma è in grado di superare il round e continuare a combattere. Al quinto round Fury mette a segno un altro knockdown, questa volta con un colpo al corpo. Incredibilmente Wilder si rialza, sperando come sempre nella potenza del suo diretto destro, ma è senza difesa, il colpo alla tempia gli ha causato un problema al timpano, quasi sicuramente rotto. Al settimo round, Fury scarica una serie di pugni, che magari non sono potenti come i suoi ma sono tanti e lo marcano brutalmente, che spingono all'angolo Wilder: l'arbitro ferma l'incontro, con Wilder incredulo e che protesta. Ma è il suo team che ha lanciato l'asciugamano, anche se quasi nessuno se ne accorge.
Dopo 18 mesi in cui se le sono dette di tutti i colori, tra insulti, minacce, spinte e risse negli incontri pubblici e conferenze stampa, i due hanno risolto sul ring i loro dissidi.
"Che gran pugile sei - dice Tyson Fury a Wilder - Dio benedica te e la tua famiglia" e poi, quasi ad incoraggiarlo, gli ricorda il momento in cui hanno incrociato i guantoni dopo la prima campana: "In quel primo round eri una fottuta... dinamite, una dinamite".
Sono queste le parole che Tyson Fury sussurra all'orecchio di Wilder subito dopo lo scontro. Anche se il britannico è famoso per le sue spacconate e per non avere la modestia nelle sue attitudini caratteriali, diamo onore al Gipsy King per il rispetto dimostrato verso il suo avversario. Dall'altro canto, Wilder aveva avuto sempre la nostra simpatia: ha scelto la boxe per fare soldi e poter curare la sua bambina, affetta da un male alla spina dorsale, ma a distanza di un paio di giorni dall'epico scontro il campione americano ha puntato il dito per il suo KO alla pittoresca maschera con cui lo stesso era entrato sul ring della MGM Grand Garden Arena.
“Era troppo pesante e per questo ho perso contro Fury” l’originale e sorprendente scusa del pugile, accusando anche l’arbitro, che secondo il boxeur dell' Alabama, non avrebbe sanzionato alcuni colpi scorretti alla nuca. Queste dichiarazioni non sono piaciute a noi ma nemmeno alla stragrande maggioranza degli appassionati e dai suoi stessi fan. Patetico è il commento più gettonato su Twitter.
Onore quindi a Tyson Fury per un successo strameritato: ha riportato la cintura WBC in Europa e in Gran Bretagna, e per una carriera che fino a qualche anno fa sembrava seppellita da una vita di eccessi, ma che è riuscito, nonostante tutto, a tornare sulla vetta di quella che è la categoria regina della boxe, i pesi massimi. Anche se forse vedremo un Fury - Wilder 3, per la clausola di remacth, tutti vorremmo quello che sarebbe un incontro stellare: Tyson Fury vs Anthony Joshua, match tutto britannico per la riunificazione delle corone.
24/01/20
Baschi e Cappelli simbolo tra le paranoie del potere
Baschi rossi e cappelli simbolo tra le paranoie del potere
In Uganda è vietato l’uso di baschi rossi, richiamo al musicista e leader dell’opposizione Bobi Wine che sempre lo indossa. I cappelli e quel che rappresentano, e non da oggi, possono far paura a chi governa. Gatto Randagio, a modo suo, prova a cercare le ragioni profonde di tanto timore, e cercando di risolvere l’arcano… si perde nel gioco esoterico dei tarocchi…
Così, è dell’altro ieri la notizia, dall’Uganda, dei primi arresti, anche se “il berretto rosso non offende nessuno”, come hanno detto i giovani seguaci di Bobi Wine bersaglio degli strali del governo. “Quando lo indossiamo ci identifichiamo con la causa per un’Uganda migliore”.
Francesca de Carolis, giornalista, scrittrice, ex TG1, ex Radio 1. Attualmente si occupa di carceri, nella speranza di contribuire a limare le grate anche della nostra mente.
L'articolo è stato pubblicato sul sito Remo Contro
In Uganda è vietato l’uso di baschi rossi, richiamo al musicista e leader dell’opposizione Bobi Wine che sempre lo indossa. I cappelli e quel che rappresentano, e non da oggi, possono far paura a chi governa. Gatto Randagio, a modo suo, prova a cercare le ragioni profonde di tanto timore, e cercando di risolvere l’arcano… si perde nel gioco esoterico dei tarocchi…
Di Francesca de Carolis
Il potere è paranoia
Il potere è paranoia. C’è poco da fare… ho pensato ascoltando, qualche mattina fa, la rassegna stampa estera di radio3, e sentendo delle autorità ugandesi che hanno vietato ai civili l’uso di berretti rossi. Un cappello rosso, si spiegava, è indossato da alcuni reparti militari, e da ora qualsiasi berretto rosso sarà definito “abbigliamento militare”, quindi a loro uso esclusivo. Pena la reclusione fino ai cinque anni.
I copricapi rossi devono davvero far tanta paura al regime ugandese… Perché, si spiega, a indossarlo è Bobi Wine, famosa pop star che canta di giustizia sociale, e la musica, si sa, arte di origine magica, ha sempre una certa relazione col demoniaco, come spiegava Papini.
E qui il demonio ci ha proprio messo la coda se Bobi Wine, (al secolo Robert Kyagulanyi Sentamu), più volte arrestato con l’accusa di sovversione e tradimento, è diventato anche uno dei più noti oppositori del regime. E il suo basco rosso, indossato dai seguaci del movimento People power, è diventato “simbolo di resistenza”.
Cappello pericolosissimo, dunque. Immaginate che incubo per Yoweri Museveni, al potere da più di trent’anni, e ora che Wine ha annunciato che si presenterà alle prossime elezioni presidenziali… facile immaginare le notti del vecchio presidente tormentate da sogni infestati da baschetti rossi… Meglio non vederne più in giro, si sarà detto, almeno di giorno…
E già, saprà anche lui che i berretti rossi non hanno portato mai bene a chi governa. Avrà pure lui sfogliato libri di storia, infestati, anche loro, da tanti berretti rossi, a partire da quelli calzati in testa dai galeotti di Marsiglia liberati durante la Rivoluzione francese, passando per il rosso del berretto frigio di quella dannata Marianne, simbolo della Francia giacobina, esportato nelle rivoluzioni che hanno percorso come un brivido l’America dei rivolgimenti anti coloniali…
Berretti e cappelli come fumo negli occhi…
Ce n’è per tutti e di tutti i tempi. Una nota a caso, da una circolare della polizia di Pesaro del 1850: “Si è osservato che in onta di reiterate avvertenze e divieti intorno l’uso di cappelli di color bianco con nastri ed orlatura nera, o verde o rossa nonché di altri così detti all’Ernani, e che in qualunque modo per la forma e per il colore escono dall’ordinario, seguono tuttavia ad usarne taluni non senza ammirazione dei buoni”. Quei cappelli, ornati di nastri, erano segnale di sostegno alla causa dell’indipendenza dell’Italia. E come non inquietarsi, per quel richiamo all’Ernani…
Berretti e cappelli come fumo negli occhi…
Ce n’è per tutti e di tutti i tempi. Una nota a caso, da una circolare della polizia di Pesaro del 1850: “Si è osservato che in onta di reiterate avvertenze e divieti intorno l’uso di cappelli di color bianco con nastri ed orlatura nera, o verde o rossa nonché di altri così detti all’Ernani, e che in qualunque modo per la forma e per il colore escono dall’ordinario, seguono tuttavia ad usarne taluni non senza ammirazione dei buoni”. Quei cappelli, ornati di nastri, erano segnale di sostegno alla causa dell’indipendenza dell’Italia. E come non inquietarsi, per quel richiamo all’Ernani…
Si ridesti il Leon di Castiglia / e d’Iberia ogni monte, ogni lito / eco formi al tremendo ruggito…
E camminando camminando per i sentieri convulsi della Storia, arrivando ai nostri giorni, in meno esaltanti orizzonti… sapevate che in carcere sono vietati i cappelli con visiera rigida? Richiamo chissà, al simbolo mafioso della coppola, se in un istituto anni fa fu addirittura vietato il cappotto perché “simbolo di una leadership mafiosa”…
Ma quale misterioso potere nasconde un cappello, da togliere il sonno a chi il potere in fondo ce l’ha davvero…
Cercando la risposta in vecchi testi, che narrano di simbologie e dintorni…
Ecco. “Anche quando andato in disuso, il simbolismo del cappello mantiene il suo valore… il suo significato sembra corrispondere a quello della corona, segno del potere, della sovranità, specie in passato quando si trattava di tricorno”
Ancora: “Il cappello in quanto copricapo rappresenta anche la testa e il pensiero ed è simbolo di identificazione. Cambiare cappello significa anche cambiare idee e avere un’altra visione del mondo…”.
Ritornando all’Uganda… non è tricorno né ancora si è trasformato in corona il basco rosso di Wine, ma certo rischiano di minare un trono finora ben saldo le idee tenute al caldo da quel baschetto rosso che il rapper-politico ugandese continua a tenere ostinatamente in testa, senza neppure cambiarlo di colore…
Ma andiamo avanti. Cercando di simboli, obbligatorio riprendere il leggendario testo de “I Tarocchi” di Oswald Wirth. Il libro (magia…) mi si apre sull’immagine del Bagatto, che è Il Mago, il Giocoliere…
Fa notare Wirth che il Bagatto ha un cappello a larghe tese ed è un otto coricato, il simbolo dell’infinito. “E’ lecito accostare questa aureola orizzontale alla sfera vivente costituita dalle emanazioni attive del pensiero”. “Portiamo intorno a noi – continua- il nostro cielo mentale, in cui il sole della Ragione percorre l’eclittica mantenuta negli stretti limiti di ciò che ci è accessibile”.
E non è un caso che il Bagatto sia la prima carta degli arcani maggiori, con quel suo cappello che richiama l’infinito, “perché l’universo visibile è soltanto magia e prestigio, il suo Creatore sarebbe dunque l’illusionista per eccellenza, il grande prestigiatore che ci stordisce con i suoi giochi d’abilità. Il turbine universale delle cose ci impedisce di percepire la realtà”
Insomma, “noi siamo balocchi di apparenze prodotte dal gioco di forze a noi sconosciute”
Quindi, bisogna aver comprensione. Chissà quali forze sconosciute giocano con le teste di chi comanda…
Così, è dell’altro ieri la notizia, dall’Uganda, dei primi arresti, anche se “il berretto rosso non offende nessuno”, come hanno detto i giovani seguaci di Bobi Wine bersaglio degli strali del governo. “Quando lo indossiamo ci identifichiamo con la causa per un’Uganda migliore”.
Ma state tranquilli, Bobi Wine, giovane e determinato (e forse lettore anche lui di Wirth e consapevole del potere dei simboli), ha assicurato che continuerà a indossare il suo rivoluzionario caschetto. E a popolare di incubi rossi i sogni del vecchio Museven…
Francesca de Carolis, giornalista, scrittrice, ex TG1, ex Radio 1. Attualmente si occupa di carceri, nella speranza di contribuire a limare le grate anche della nostra mente.
L'articolo è stato pubblicato sul sito Remo Contro
18/12/19
18/10/19
Stand Up for Rojava!
"La Turchia mostra un vergognoso disprezzo delle vite dei civili e si è macchiata di crimini di guerra"
Bombe sui bambini; sparatorie sui civili; sodalizi con i prigionieri dell'Isis. Queste sono solo alcune delle atrocità compiute dall'esercito turco in questi giorni di guerra in Rojava. E Amnesty International li chiama per quel che sono: crimini di guerra.
"Ankara è colpevole di una serie di violazioni e crimini di guerra, omicidi sommari e attacchi illegali e ha un vergognoso disprezzo per la vita dei civili" denuncia Amnesty. Tra i casi segnalati che anche la brutale esecuzione sommaria dell'attivista curda Hevrin Khalaf e della sua guardia del corpo da parte di milizie siriane addestrate e armate dalla Turchia. La denuncia è stata elaborata sulla base dei racconti di 17 testimoni diretti, tra cui personale medico, giornalisti e sfollati, e di registrazioni video. "Le informazioni raccolte forniscono prove schiaccianti di attacchi indiscriminati in aree residenziali, compresi attacchi a una casa, un panificio e una scuola, condotti dalla Turchia e dai gruppi armati siriani suoi alleati", sostiene l'ong.
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Cudi Serhed, comandante delle Forze di difesa del popolo (Hpg) |
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Evrim Şengal, una combattente delle Unità di protezione delle donne (Ypj) |
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Combattenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) Le foto sono tratte da "INTERNAZIONALE" |
05/02/19
07/12/18
Se ne va Pete Shelley, Homosapien del punk britannico

Siamo molto rattristati alla notizia dell'improvvisa morte di Pete Shelley, leader dei Buzzcocks. Un maledetto infarto se lo porta via a 63 anni.
La band è stata una delle prime e più influenti della scena punk del Regno Unito e questo era il suo pensiero sul movimento:
"Ci sono molti musicisti che amo ascoltare, ma che sono pure e semplici intrattenitori. Ma io non voglio essere così, perché alla base dell'intrattenimento c'è sempre quella disonestà che il punk ha cercato di spazzare via. E' come fingere di essere qualcosa che non sei. Il punk è un'arte d'azione. Si tratta di decidere di fare qualcosa e poi uscire e farlo ".
Peter McNeish e Howard Trafford furono gli organizzatori del mitico concerto del giugno 1976 dei Sex Pistols alla Lesser Free Trade Hall di Manchester, che diede il via al punk in Inghilterra.
Sei settimane dopo, quando i Pistols tornarono a Manchester per una nuova esibizione, McNeish era diventato Pete Shelley, mentre Trafford cambiò in Howard Devoto. Insieme, dopo aver reclutato un bassista e un batterista, fecero da supporter ai Pistols sotto il nome Buzzcocks. Nel dicembre del 1976 usci il loro primo disco, l'EP Spiral Scratch.
Tanti gli amici che hanno reso omaggio a Shelley dopo che la notizia della sua morte è stata confermata giovedì.
Lo scrittore Neil Gaiman ha twittato:
"Parte della mia giovinezza muore con lui.
RIP Pete Shelley. "
✔
Buzzcocks
@Buzzcocks
E 'con grande tristezza che confermiamo la morte di Pete Shelley, uno dei cantautori più influenti e prolifici del Regno Unito e co-fondatore della band punk originale dei Buzzcocks.
✔
Tim Burgess
@Tim_Burgess
Pete Shelley ha scritto perfette canzoni pop di tre minuti. La colonna sonora perfetta di un adolescente. Ci mancherai Pete ma sarai ricordato per molto tempo per la tua musica brillante
✔
Glen Matlock
@GlenMatlock
Sono totalmente scioccato e rattristato nell'apprendere della morte prematura di Pete Shelley.
Un superbo cantautore, un artista e un ragazzo dolce che è stato uno dei pochissimi originali del punk e anche fuori di esso.
Le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici.
20/10/18
NIN: I survived, Everything
Sono sopravvissuto a tutto
Ho provato di tutto
Tutto, tutto
E qualsiasi cosa
Tutte le pareti cominciano a dissolversi
Senti le tue mani iniziano a tremare
Tutto inizia a piegarsi e a spezzarsi
Salutami, augurami il bene
Sono diventato qualcos'altro
Qualcos'altro, qualcos'altro..
I survived everything
I have tried everything
Everything, everything
And anything
All the walls begin to dissolve away
Feel your hands begin to shake (to shake, to shake, to shake, to shake)
And just who you think you used to be
All begins to bend and break (and break, and break, and break)
Wave goodbye, wish me well
I've become something else
Something else, something else
(Just as well, really)
But this thing that lives inside of me
Will surely rise and wake (and wake, and wake, and wake, and wake)
And his seed that bleeds right through to me
And it comes to grab and take (and take, and take, and take)
I am home
I believe
I am home
I am free
I am home
I can see
Always here
Finally
I am home
I believe
Ho provato di tutto
Tutto, tutto
E qualsiasi cosa
Tutte le pareti cominciano a dissolversi
Senti le tue mani iniziano a tremare
Tutto inizia a piegarsi e a spezzarsi
Salutami, augurami il bene
Sono diventato qualcos'altro
Qualcos'altro, qualcos'altro..
I survived everything
I have tried everything
Everything, everything
And anything
All the walls begin to dissolve away
Feel your hands begin to shake (to shake, to shake, to shake, to shake)
And just who you think you used to be
All begins to bend and break (and break, and break, and break)
Wave goodbye, wish me well
I've become something else
Something else, something else
(Just as well, really)
But this thing that lives inside of me
Will surely rise and wake (and wake, and wake, and wake, and wake)
And his seed that bleeds right through to me
And it comes to grab and take (and take, and take, and take)
I am home
I believe
I am home
I am free
I am home
I can see
Always here
Finally
I am home
I believe
24/09/18
What's in my bag? Le Playlist nel leggendario Amoeba Music
Amoeba Music è forse l'ultimo vero grande negozio di dischi del pianeta. Con oltre 20 anni di esperienza nel settore è ancora forte, lo store indipendente più fornito di dischi del mondo. Si trova su Sunset Boulevard a Hollywood con sedi su Haight Street a San Francisco e Telegraph Avenue a Berkeley. Oltre ad organizzare concerti e spettacoli musicali dal vivo, coinvolgendo band emergenti fino alle leggende del R'n'R, ha prodotto What's in My Bag, una serie molto premiata in cui miriade di artisti, musicisti e attori del cinema condividono i loro gusti musicali e letterali dopo aver fatto acquisti nel negozio. Il programma ha da poco raggiunto il ragguardevole traguardo delle 500 puntate.
Abbiamo scelto le playlist di alcuni degli artisti più amati da INTERZONE.
Buona visione.
Abbiamo scelto le playlist di alcuni degli artisti più amati da INTERZONE.
Buona visione.
Tutti lo conoscono come Frodo, protagonista de Il Signore degli Anelli: Elijah Wood all’età di otto anni, nel 1989, appare in Ritorno al futuro – Parte II e nei primi anni Novanta si afferma come uno dei migliori attori bambini del cinema americano. Il grande volo, L’innocenza del diavolo,Flipper, Deep Impact. Poi recita in Hooligans e in Ogni cosa è illuminata, Sin City.
Msicalmente è presente anche nel video Ridiculous Thoughts dei Cranberries, e in Tiny Tortures dei Flying Lotus. Ha, inoltre, interpretato Adrock nel video Beastie Boys – Fight For Your Right (Revisited) che riprende il finale del video originale.ore frodo oggi
Musicista, cantante, Dj e produttore statunitense. E' Moby, polistrumentista, suona tastiera, chitarra e basso elettrico. Incide il suo primo disco Time's Up nel 1990. Le sue performance sceniche contribuiscono positivamente alla sua reputazione. Nel 1991 esce "Go", il suo quarto singolo, un inno techno la cui linea di basso è ispirata allo sceneggiato di David Lynch I segreti di Twin Peaks. Artista impegnato politicamente, ha sostenuto John Kerry alle elezioni presidenziali del 2004. Si è spesso battuto per una fruizione libera della musica, scagliandosi contro le sentenze esemplari volte a punire il download illegale. Vegano da oltre 30 anni, lavora e si batte per i diritti degli animali, che considera il vero lavoro della sua vita. Il suo migliore amico è Robert Downey Jr. attore cinematografico.
Mark Daniel Ronson, produttore discografico, disc jockey e cantante inglese, nonché fondatore della Allido Records. Alcuni suoi album sono stati pubblicati a nome Mark Ronson & The Business Intl. Ma sono vent’anni però che Ronson firma dischi universalmente riconosciuti come incredibili, con la semplice differenza che il suo nome non compare sulla copertina ma dietro, nei crediti dei produttori e autori. Ha lavorato con Stevie Wonder, Lady Gaga, Christina Aguilera, Lily Allen, Adele, Estelle, Amy Winehouse, Coldplay, Bruno Mars, Queen of the Stoneage e con i Duran Duran.
Gary Numan aveva raggiunto il successo a 21 anni. Aveva due album al numero 1 delle classifiche inglesi e ai vertici in tutta Europa, Replicas e The Pleasure Principle, così come due singoli n. 1, "Are 'Friends' Electric?" e "Cars": aveva guadagnato 6 milioni di sterline nei primi due anni nel mondo della musica. Ma Numan iniziò il suo pessimo rapporto col denaro riversando tutti i suoi guadagni in tour su vasta scala con spettacoli di luci e attrezzature personalizzate. Pensò di creare un set che ricreasse una città futuribile piena di grattacieli, illuminati,un set che rispecchiasse tutte le storie di fantascienza che stava scrivendo. Una montagna di denaro che non rientrò. E poi, case, Ferrari, aerei: ne arrivò a possedere tre contemporaneamente. E nonostante la pubblicazione di quasi un album all'anno per il prossimo decennio, molti dei quali con discrete vendite, il nostro si è ritrovato senza un soldo, con la sua allora fidanzata, ora moglie, Gemma, che lo ha tenuto letteralmente in vita. Oggi, dopo che ha ripreso in mano le sue finanze le cose sembrano un pò migliorate, anche se ammette che.. "il suo rapporto con i soldi è sempre difficoltoso.."
Michael Shannon ha costruito una solida carriera da attore caratterista rock, dove ha spesso ricoperto ruoli tormentati e da disturbato.
Candidato per due volte ai Premi Oscar come miglior attore non protagonista, nel 2009 per Revolutionary Road e nel 2017 per Animali notturni. Ha lavorato in Boardwalk Empire, 99 Homes (bellissimo..ndr), La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro): capelli mossi, occhiaie infinite, aspetto trasandato tipico del musicista rock. prossimamente lo vedremo in Fahrenheit 451, storia adattata dal romanzo distopico di Ray Bradbury, remake prodotto da Netflix.
Il suo giudizio su Trump: "Non ha bisogno di lavorare. Tutto il duro lavoro che la maggior parte delle persone deve fare per diventare presidente degli Stati Uniti, lui lo ha semplicemente saltato. Il fottuto ragazzo non sa nemmeno cosa c'è nella Costituzione. Non ha alcuna conoscenza di storia, politica, legge o altro...Non è capace di una profonda riflessione in nessuna forma. Quando è solo con i suoi pensieri, non è capace di nulla di più complesso di 'Voglio un po' di figa e un cheeseburger"
E chiudiamo qui.
Il suo giudizio su Trump: "Non ha bisogno di lavorare. Tutto il duro lavoro che la maggior parte delle persone deve fare per diventare presidente degli Stati Uniti, lui lo ha semplicemente saltato. Il fottuto ragazzo non sa nemmeno cosa c'è nella Costituzione. Non ha alcuna conoscenza di storia, politica, legge o altro...Non è capace di una profonda riflessione in nessuna forma. Quando è solo con i suoi pensieri, non è capace di nulla di più complesso di 'Voglio un po' di figa e un cheeseburger"
E chiudiamo qui.
Steve Earle, cantautore, produttore discografico, attore, drammaturgo, scrittore e attivista politico statunitense. E' a Nashville che iniziò la sua carriera, nel mondo del country, lavorando con Guy Clark, che lo fece entrare in una divisione della RCA come autore. Il suo primo album, Guitar Town vendette oltre 300.000 copie, tanto che in breve tempo Earle realizzò altri due album, Exit 0 e Copperhead Road, che ne consolidarono definitivamente il successo. Sette matrimoni alle spalle, una dipendenza dall' eroina che gli è stata quasi fatale, il grande cantautore è ora single, sobrio e interessato solo a prendersi cura del suo figlio autistico. Riceve ancora minacce di morte per il suo impegno politico e per la sua bellissima canzone John Walker's Blues, su John Walker Lindh, convertito musulmano americano e simpatizzante talebano.
Grande la sua interpretazione di Walon nella serie cult The Wire.
Kid Congo Powers è un'autentica leggenda della scena punk di L.A., un uomo il cui C.V. ha bisogno assolutamente di una piccola introduzione. Ha co-fondato due delle mie band preferite di tutti i tempi, The Gun Club, e The Cramps. Aggiungete Nick Cave & the Bad Seeds e avrete una vera e propria trinità delle tre migliori gruppi nella storia del rock: il gotico voodoo Southern dei Gun Club, il garage rock, White-trash sciamanico dei Cramps; e gli abiti neri eternamente sbarazzini dei Bad Seeds. Da quando Kid (Brian Tristan) ha lasciato definitivamente i Bad Seeds, è alla guida del cinetico psych-garage dei Pink Monkey Birds, che hanno pubblicato il loro quarto album nel 2016, l'eccellente La Araña Es La Vida .
08/08/18
17/07/18
Jewel
Propaganda
Album: A Secret Wish
Data di uscita: 1985
Album: A Secret Wish
Data di uscita: 1985
1-2-3-4!!
Eye to eye stand winners and losers
hurt by envy, cut by greed
face to face with their own disillusion
the scars of old romances still on their cheeks
and when blow by blow the passion dies sweet little death
just have been lies the memories of gone by time
would still recall the lie
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start bleeding I start screaming
it's too late the decision is made by fate
time to prove what forever should last
whose feelings are so true as to stand the test
whose demands are so strong as to parry all attempts
and when blow by blow the passion dies sweet little death
just have been lies the memories of gone by time
would still recall the lie
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start screaming I start bleeding
the first cut
the second cut
the third cut
Ah!
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start bleeding, I start screaming
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start bleeding, I start screamiiiiaaaaaaaaaaaaa !!!!!!!!!!!!!
Eye to eye stand winners and losers
hurt by envy, cut by greed
face to face with their own disillusion
the scars of old romances still on their cheeks
and when blow by blow the passion dies sweet little death
just have been lies the memories of gone by time
would still recall the lie
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start bleeding I start screaming
it's too late the decision is made by fate
time to prove what forever should last
whose feelings are so true as to stand the test
whose demands are so strong as to parry all attempts
and when blow by blow the passion dies sweet little death
just have been lies the memories of gone by time
would still recall the lie
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start screaming I start bleeding
the first cut
the second cut
the third cut
Ah!
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start bleeding, I start screaming
the first cut won't hurt at all
the second only makes you wonder
the third will have you on your knees
you start bleeding, I start screamiiiiaaaaaaaaaaaaa !!!!!!!!!!!!!
12/07/18
Tre serie Tv da non perdere
RESIDUE
Mi sono imbattuto in Residue per caso, scorrendo Netflix in cerca di qualcosa di nuovo che valesse la pena per un binge-watching pre estivo. Non ne avevo mai sentito parlare ma mi è sembrato subito intrigante, tanto che sono andato a leggermi la storia della produzione: Residue è stato inizialmente girato come un film, un’uscita lampo nelle sale britanniche, ma viene subito rieditato in uno show televisivo di tre episodi, intesi però come "un pilot esteso" per una stagione a venire di 10 episodi, a seconda di quanto share il pilot avrebbe fatto.
Un thriller britannico soprannaturale / horror / cospirazionista con una protagonista femminile e ci sono troppe cose che amo in questa descrizione per non indagare. Ultimo dell'anno in una Londra "futuristica", Natalia Tena e Iwan Rheon, (Osha e Ramsay Bolton di Games of Throne..) celebrano il Capodanno insieme nel loro appartamento. Giù in città il nightclub Nightshade esplode, e un mese dopo viene eretta una zona di quarantena: sotto il club erano stipate residui di armi batteriologiche, quindi il governo cerca di contenere possibili contaminazioni.
Una storia complessa dall’andamento lento, in un’irriconoscibile Londra, cupa e sull’orlo del baratro. Un grading di colori molto spinto, che dona un look distopico e senza speranza, un senso strisciante di paranoia: scene oscurate dal fumo, luci al neon; inquadratura sbilanciata; linee etiche sfocate; crimine e violenza. Il talentuoso giovane regista televisivo Alex Garcia Lopez, noto per aver diretto alcuni episodi di Misfits e Utopia cita il primo Blade Runner, Kubrick e il suo Eyes Wide Shut, Blow Up di Antonioni, racconti lovecraftiani e copre tutto con una colonna sonora da brivido. Ultime notizie, seconda stagione già approvata da Netflix
TERROR
Prodotta da Ridley Scott, tratta dall’omonimo romanzo di Dan Simmons (uscito in Italia nel 2007 con il titolo La scomparsa dell’Erebus) e liberamente basata su eventi reali, anche se la narrazione è tutto fuorché una ricostruzione veritiera degli eventi. Alla metà del 1800, due navi inglesi intrapresero un ambizioso viaggio nell'Artico per aprire il Passaggio a Nord-Ovest, ma scomparvero tra i ghiacci e non tornarono mai più in patria. Solo in tempi recenti, la Herebus nel 2014 e la Terror nel 2016, sono stati ritrovati i relitti da una spedizione del National Geographic, in posizione verticale a 12 metri di profondità e in buono stato di conservazione: il recupero dei resti di alcuni marinai ha raccontato una storia spaventosa fatta di malattie, disperazione e forse anche cannibalismo. Ma esattamente quello che è successo rimane un mistero e nel suo romanzo del 2007, Dan Simmons ha creato un resoconto romanzato di ciò che accadde agli uomini delle due navi.
Mi sono buttato in questa serie a capofitto, in quella che all'inizio sembra una scommessa eccessiva per un pubblico televisivo.
Dopo i titoli di coda, già nei primi 15 minuti veniamo assaliti da un presagio senso di terrore, tensione claustrofobica, il pervasivo senso di isolamento, una forza misteriosa che suggerisce che un destino ancora più oscuro potrebbe essere in agguato e il vasto paesaggio ghiacciato che circonda l'equipaggio diventa un posto davvero terrificante.
Colpi di scena improvvisi e mai preannunciati, flashback che rimandano agli avvenimenti sulla terra ferma, l’atmosfera ansiogena, con i due equipaggi, guidati da Sir John Franklin (un grande Ciarán Hinds) e dal capitano Francis Crozier (Jared Harris, il cattivissimo di Outlander) stremati da freddo, fame, e malattie in un ambiente ostile, che non sanno mai quale sarà la minaccia e da dove arriverà.
Girato a Budapest, mi sono unito completamente a questi uomini nel loro viaggio e nella loro psiche, in quella tragedia che vede l’uomo spingersi troppo oltre le proprie possibilità e su come le condizioni estreme facciano emergere sia le sue migliori qualità che i suoi peggiori istinti.
“Chi lotta con i mostri deve guardarsi dal non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”.
F. Nietzsche
UTOPIA
Una potenza visiva impressionante: britannica sagacità grottesca, ma che trasmette un’ansia rara, la capacità di virare verso lo psichedelico, per un tocco vintage senza ricorrere ai soliti effettacci imbarazzanti. Un thriller avvincente e stravagante, con ricatti, politica globale, assassinii, follia, genetica, esperimenti, e il futuro dell'umanità in gioco.Un mistero contemporaneo elegante, intelligente e violento, splendidamente girato e segnato: un gruppo di fanatici di Internet si ritrovano in possesso di un manoscritto, un romanzo di culto chiamato Utopia, graphic novel scritto da uno scienziato impazzito e poi scomparso, che si dice abbia predetto i peggiori disastri del secolo scorso. "The Network", è una misteriosa organizzazione governativa che non si ferma davanti a niente pur di trovarlo e nasconderlo al mondo. Gli intricati filoni della serie che all'inizio sembrano difficili e quasi impossibili da spiegare ci svelano alla fine una soluzione al problema della sovrappopolazione mondiale, seria minaccia per futuro del genere umano. Dialoghi superbi, temi importanti come la lotta dell'uomo per la conoscenza, la natura segreta dei governi che si muovono nell'oscurità in nome di (un presunto) nostro bene superiore, l'amore può anche portare alla luce alcuni dei nostri lati peggiori, fanno di Utopia una delle migliori serie televisive che la tv abbia visto da molto tempo. Da recuperare in ogni modo possibile (inedita in Italia) e assolutamente da guardare, anche se è ormai datata 2013 e non ha entusiasmato il mondo, ma ha raccolto abbastanza spettatori da giustificare una seconda serie.
Una potenza visiva impressionante: britannica sagacità grottesca, ma che trasmette un’ansia rara, la capacità di virare verso lo psichedelico, per un tocco vintage senza ricorrere ai soliti effettacci imbarazzanti. Un thriller avvincente e stravagante, con ricatti, politica globale, assassinii, follia, genetica, esperimenti, e il futuro dell'umanità in gioco.Un mistero contemporaneo elegante, intelligente e violento, splendidamente girato e segnato: un gruppo di fanatici di Internet si ritrovano in possesso di un manoscritto, un romanzo di culto chiamato Utopia, graphic novel scritto da uno scienziato impazzito e poi scomparso, che si dice abbia predetto i peggiori disastri del secolo scorso. "The Network", è una misteriosa organizzazione governativa che non si ferma davanti a niente pur di trovarlo e nasconderlo al mondo. Gli intricati filoni della serie che all'inizio sembrano difficili e quasi impossibili da spiegare ci svelano alla fine una soluzione al problema della sovrappopolazione mondiale, seria minaccia per futuro del genere umano. Dialoghi superbi, temi importanti come la lotta dell'uomo per la conoscenza, la natura segreta dei governi che si muovono nell'oscurità in nome di (un presunto) nostro bene superiore, l'amore può anche portare alla luce alcuni dei nostri lati peggiori, fanno di Utopia una delle migliori serie televisive che la tv abbia visto da molto tempo. Da recuperare in ogni modo possibile (inedita in Italia) e assolutamente da guardare, anche se è ormai datata 2013 e non ha entusiasmato il mondo, ma ha raccolto abbastanza spettatori da giustificare una seconda serie.
09/07/18
"Big" Joe Jackson: The Best
Nell’arco di un anno e di due albums Joe Jackson diventò uno degli inglesi più promettenti delle ultime generazioni. Londinese, sempre innamorato follemente della sua città: Look Sharp e I’m the Man , le sue prime produzioni, ebbero un enorme successo.
segui il link
I'm the Man: Joe Jackson, un uomo in vista
segui il link
I'm the Man: Joe Jackson, un uomo in vista
04/07/18
Uno strumento mistico, magico: i nostri migliori bassisti
"Il tappeto ritmico", "un groove solido", "quel particolare feeling" sono alcune delle definizioni del ruolo ritmico del basso. Strumento sottovalutato all'interno del gruppo, soprattutto da un certo tipo di pubblico, che spesso non lo distingue neanche dalla chitarra, il bassista è sempre stato il ruolo più laterale e oscuro, nella vivace e sovversiva immagine delle rock band, salvo rare eccezioni. Ma sottovalutati, defilati, eccentrici, stralunati, o semplicemente pazzi, i bassisti rappresentano da sempre il motore della formazione rock. Dal primo assolo di John Entwistle alle impennate funk metal di Les Claypool, il basso è stato il fulcro di un’evoluzione continua e sperimentazione. E con l'avvento di nuove sonorità, il basso è ritornato al centro della scena: reggae e dub devono tutto al suono pulsante del basso. Ora, questa playlist, questa lista come tutte quelle presenti su Interzone non vuole assolutamente classificare il meglio, i bassisti più bravi tecnicamente della storia, ma semplicemente rispecchia i gusti di chi la compila. Lungi quindi da raba da professori, questi sono i bassisti più amati da questo blog.
Carol Kaye
Carol Kaye deve comparire in qualsiasi lista in cui si parla di bassisti. Sarà anche un nome sconosciuto ai più, ma non a chi si occupa professionalmente di musica, ai bassisti provetti che conosceranno le sue eleganti linee di basso come il palmo della mano, o semplicemente a chi ha provato a prendere lo strumento in mano anche solo per strimpellarlo. (nella foto..ndr) . Con Simon e Garfunkel, su I'm Beliver e altro dei Monkees e richiestissima come musicista di studio dell'epoca.
James Jamerson
Carol Kaye deve comparire in qualsiasi lista in cui si parla di bassisti. Sarà anche un nome sconosciuto ai più, ma non a chi si occupa professionalmente di musica, ai bassisti provetti che conosceranno le sue eleganti linee di basso come il palmo della mano, o semplicemente a chi ha provato a prendere lo strumento in mano anche solo per strimpellarlo. (nella foto..ndr) . Con Simon e Garfunkel, su I'm Beliver e altro dei Monkees e richiestissima come musicista di studio dell'epoca.

Anche se pochi, tra il grande pubblico che compra e ascolta i dischi, ha mai sentito il nome di Jamerson, chiedete a qualsiasi buon bassista delle loro influenze e sicuramente il leggendario James Jamerson sarà vicino alla parte superiore della lista, con il suo lavoro che includeva le linee di basso di classici come 'Is not No Mountain High Enough', 'What's Going On', 'I Heard It Through The Grapevine', Papa Was A Rolling Stone, "Dancing in the Street".. James Jammerson ha creato alcune delle migliori linee di basso dello stile motown , un talento del basso stupefacente. Nella Rock and Roll Hall of Fame, come sideman, dal 2000.
Chris Squire
Veniamo a noi. Con Chris Squire ho personalmente scoperto il basso. Co-fondatore degli Yes, il mio gruppo prog dell'adolescenza, Squire è sempre stata la figura più sottovalutato della leggendaria band prog-rock, ed è impossibile immaginare il sound della band senza il suono e il tono penetrante del basso Rickenbacker di Squire e senza le sue armonie vocali gutturali. Uno dei primi negli anni Settanta ad utilizzare i MOOG Taurus Bass Pedals. Prendete Roundabout, il basso di Chris è il cuore e l'anima della canzone, senza dubbio l'opera più iconica con Heart of the Sunrise": virtuosismo e melodia, perfezione... Auguri a Chris, per la dura battaglia contro la malattia che lo ha colpito.
John Paul Jones
All' ombra di Page, degli impianti mastodontici e anche di Bonham, ma una parte grande dei Zeppelin. Sempre in movimento, un bassista che non ha bisogno di presentazioni. I riff di basso di Jones scatenano la chitarra di Page creando una chimica unica, e nonostante miliardi di tentativi, inimitabile.
Jean-Jacques Burnel
Il Barracuda del basso, come è soprannominato. Un bassista raro, che ha creato un tono, uno stile e una filosofia di vita. Co-fondatore degli Stranglers anche Flea dei Red Hot C. P. si è aggiunto alla lista di grandi musicisti che considerano J.J. il bassista migliore del mondo. Nato nel 1952, ha iniziato la sua carriera come chitarrista classico prima di passare al basso, appena in tempo per la formazione degli Stranglers nel 1974. Da allora è stato una presenza costante nella band, troppo abile musicalmente per sedersi comodamente e seguire l'ondata punk della fine degli anni '70. Lungo la strada JJ hapubblicato anche due album da solista, nel 1979 e nel 1988, uno in collaborazione con Dave Greenfield, nel 1983, ha prodotto un sacco di nuove band e ha acquisito una destrezza temibile come cintura di arti marziali.Un uomo impegnato, a dir poco.Quel tono di basso distorto, unico, gli venne per necessità, ricorda JJ., perchè quando iniziarono, suonava sempre con amplificatori vecchi e malconci. Per anni un bassista Fender, commutato poi su un Shuker..
Dennis Bowell
In assoluto uno dei miei preferiti. Pionere protagonista del dub, e dello sviluppo di questa scena musicale in Inghilterra, un genio musicale completo e multiforme: apprezzato multistrumentista, dubmaster e ingegnere del suono, produttore, il basso è il suo strumento, con cui da anni accompagna in studio e nei live Linton K. Johnson. Nato a Barbados nel 1953,costruì la sua formidabile reputazione come musicista, produttore e tecnico del suono, collaborando con grandi artisti, tra cui U Roy, Steel Pulse e Errol Dunkley e Johnny Clarke. Negli anni 80 Bovell ha prodotto e collaborato con svariati gruppi anche New Wave, come The Slits, Calice, The Thompson Twins e Bananarama. Ha rimixato album per il grande Marvin Gaye, nonché per Wet Wet Wet e The Boomtown Rats. Altri grandi artisti che Bovell ha prodotto e con cui ha collaborato includono Alpha Blondy, Ryuichi Sakamoto, Edwin Collins dei Dexy Midnight Runners, e Pablo Moses. In Italia ha collaborato con i 99 Posse. Fondatore di svariate altre band, General Roots al momento è la band in cui milita. Ascoltare, vi prego, Dub of Ages, 10 brani con il suo basso sempre in primo piano, come il miglior dub insegna.
Gail Ann Dorsey
Lo conosciuta perchè bassista di Bowie, dal 1995, anche se la sua carriera eclettica di bassista, cantante, e top session abbraccia due decenni. Musicalmente figlia della scena di Londra, ha dimostrato le sue capacità attraverso collaborazioni con Boy George, Gang of Four, Donny Osmond, Bryan Ferry, Tears For Fears, The Indigo Girls, Gwen Stefani, Lenny Kravitz e molti altri. Dorsey è a lungo stata considerata come uno dei migliori bassisti e all'interno della scena rock alternativa di Londra. Fantastica nel Outside Tour di Bowie dl '95, con il suo stile che si estende in senso ampio e include rock, funk, e influenze pop. Nata e cresciuta a Philadelphia, una città con la reputazione di partorire bassisti funky. Ricca di soul e R & B, alcune delle sue linee di basso più notevoli sono derivati dalla scala minore pentatonica, grazie soprattutto alla solidità ritmica e il rapporto funky della radice. Firma anche il A Reality Tour: Gail è diventata un pilastro nella band di Bowie, ha un approccio dignitoso per la riproduzione del brano dal vivo, rimanendo fedele alla linea di basso registrato e brilla tremendamente come vocalist, condividendo i compiti con David. Stile impeccabile, la grazia, e il groove. Love...
Mick Karn
Quanto ci manca, Mick. Scomparso prematuramente nel gennaio 2011, è stato nei Japan con David Sylvian, Dali's Car con Peter Murphy dei Bauhaus, ha collaborato con innumerevoli musicisti e artisti e ha pubblicato album da solista. Il basso di Mick è inconfondibile, lo si riconosce dalla prima nota, anche se non ha mai imparato a leggere la musica: Mick suonava sempre ad orecchio. Creatività e virtuosismo erano dati dalla sua filosofia: a lui, sembrava che i bassisti fossero sempre relegati in fondo, nascosti da qualche parte, lui invece era intenzionato a "farsi sentire". Mick aveva preferito non ascoltare e imitare altri musicisti, ma piuttosto avvicinarsi al basso da zero,come fosse un nuovo strumento, sfruttando solo ciò che aveva imparato nelle esperienze precedenti con il violino e il fagotto. La maggior parte dei bassisti New Romantic si sono ispirati a Mick. Una terribile tristezza mi assale..
Tina Weymouth
Sicuramente il basso di Tina Weymouth è stata la forza trainante della band di David Byrne, e non dobbiamo dimenticare il suo lavoro con i Tom Tom Club. Il bass-line in 'Genius Of Love', Found a Job, sono autentiche composizioni: potrei ascoltare solo il basso, escludendo tutti gli altri strumenti, e sarebbe un bel divertimento! Si dice che dietro i Gorillaz ci siano lei e il marito ex testa parlante C. Frantz.
Peter Hook
Un personaggio enorme, l'ex Joy Division e New Order Hooky. Come Tina, ascoltare il suo basso è un esperienza a se stante, tanto che ha caratterizzato il suono delle band in cui ha militato molto più che gli strumenti tradizionali del rock, come la chitarra elettrica. Al contrario di Mick karn, Peter scelse il basso perchè gli avevano detto che era più facile da suonare e perchè gli avrebbe permesso di stare in seconda fila. ma le cose sono poi andate diversamente..
Jah Wobble
Jah Wobble recentemente descritto il basso come una "cosa mistica, magica", che ha il "potere dell'universo". Ha itrodotto, letteralmente inventato il basso nel punk.
Bassista dei Public Image Ltd, il suo stile low-end - una fusione di disco e funk - divenne uno dei principali elementi del suono dei PiL. Come disse Lydon una volta,: "Nessuno ascoltava il basso nella musica rock prima dei Pil ...". Appassionato di reggae e dub, prima che diventasse moda, Jah Wobble iniziò a sperimentare con la musica orientale e globale, esercitando un'influenza determinante nell'accostare dub e musica ambient. Ha collaborato con artisti del calibro di Holger Czukay e Jaki Liebezeit (Can), Bill Laswell, Primal Scream, Massive Attack e Bjork; tra molti altri ... Ha pubblicato sempre dischi altamente suggestivi, che fanno di Wobble uno dei massimi sperimentatori europei.
Aston Barrett
I Wailers non sarebbero stati il gruppo reggae per antonomasia senza il basso di Aston Barrett. Ha segnato il solco di Bob Marley - e il suo delizioso lavoro di basso dub per i Wailers è cruciale per il brillante calore che la musica reggae emana. Bisogna solo ascoltarlo, soprattutto dal vivo.
Bruce Foxton
Superstar nei Jam di P. Weller, dall'inventiva vibrante, le sue linee di basso sono state il fondamento di molte delle canzoni della band, da "Down in the Tube", "Station at Midnight", "The Eton Rifles", "Going Underground" a "Town Called Malice". Dopo i Jam, ha perseguito una breve carriera solista di discreto successo, pubblicando un album, Touch Sensitive nel 1984, e in seguito con gli Stiff Little Fingers.
Chris Squire
Veniamo a noi. Con Chris Squire ho personalmente scoperto il basso. Co-fondatore degli Yes, il mio gruppo prog dell'adolescenza, Squire è sempre stata la figura più sottovalutato della leggendaria band prog-rock, ed è impossibile immaginare il sound della band senza il suono e il tono penetrante del basso Rickenbacker di Squire e senza le sue armonie vocali gutturali. Uno dei primi negli anni Settanta ad utilizzare i MOOG Taurus Bass Pedals. Prendete Roundabout, il basso di Chris è il cuore e l'anima della canzone, senza dubbio l'opera più iconica con Heart of the Sunrise": virtuosismo e melodia, perfezione... Auguri a Chris, per la dura battaglia contro la malattia che lo ha colpito.
John Paul Jones
All' ombra di Page, degli impianti mastodontici e anche di Bonham, ma una parte grande dei Zeppelin. Sempre in movimento, un bassista che non ha bisogno di presentazioni. I riff di basso di Jones scatenano la chitarra di Page creando una chimica unica, e nonostante miliardi di tentativi, inimitabile.
Jean-Jacques Burnel
Il Barracuda del basso, come è soprannominato. Un bassista raro, che ha creato un tono, uno stile e una filosofia di vita. Co-fondatore degli Stranglers anche Flea dei Red Hot C. P. si è aggiunto alla lista di grandi musicisti che considerano J.J. il bassista migliore del mondo. Nato nel 1952, ha iniziato la sua carriera come chitarrista classico prima di passare al basso, appena in tempo per la formazione degli Stranglers nel 1974. Da allora è stato una presenza costante nella band, troppo abile musicalmente per sedersi comodamente e seguire l'ondata punk della fine degli anni '70. Lungo la strada JJ hapubblicato anche due album da solista, nel 1979 e nel 1988, uno in collaborazione con Dave Greenfield, nel 1983, ha prodotto un sacco di nuove band e ha acquisito una destrezza temibile come cintura di arti marziali.Un uomo impegnato, a dir poco.Quel tono di basso distorto, unico, gli venne per necessità, ricorda JJ., perchè quando iniziarono, suonava sempre con amplificatori vecchi e malconci. Per anni un bassista Fender, commutato poi su un Shuker..
Dennis Bowell
In assoluto uno dei miei preferiti. Pionere protagonista del dub, e dello sviluppo di questa scena musicale in Inghilterra, un genio musicale completo e multiforme: apprezzato multistrumentista, dubmaster e ingegnere del suono, produttore, il basso è il suo strumento, con cui da anni accompagna in studio e nei live Linton K. Johnson. Nato a Barbados nel 1953,costruì la sua formidabile reputazione come musicista, produttore e tecnico del suono, collaborando con grandi artisti, tra cui U Roy, Steel Pulse e Errol Dunkley e Johnny Clarke. Negli anni 80 Bovell ha prodotto e collaborato con svariati gruppi anche New Wave, come The Slits, Calice, The Thompson Twins e Bananarama. Ha rimixato album per il grande Marvin Gaye, nonché per Wet Wet Wet e The Boomtown Rats. Altri grandi artisti che Bovell ha prodotto e con cui ha collaborato includono Alpha Blondy, Ryuichi Sakamoto, Edwin Collins dei Dexy Midnight Runners, e Pablo Moses. In Italia ha collaborato con i 99 Posse. Fondatore di svariate altre band, General Roots al momento è la band in cui milita. Ascoltare, vi prego, Dub of Ages, 10 brani con il suo basso sempre in primo piano, come il miglior dub insegna.
Gail Ann Dorsey
Lo conosciuta perchè bassista di Bowie, dal 1995, anche se la sua carriera eclettica di bassista, cantante, e top session abbraccia due decenni. Musicalmente figlia della scena di Londra, ha dimostrato le sue capacità attraverso collaborazioni con Boy George, Gang of Four, Donny Osmond, Bryan Ferry, Tears For Fears, The Indigo Girls, Gwen Stefani, Lenny Kravitz e molti altri. Dorsey è a lungo stata considerata come uno dei migliori bassisti e all'interno della scena rock alternativa di Londra. Fantastica nel Outside Tour di Bowie dl '95, con il suo stile che si estende in senso ampio e include rock, funk, e influenze pop. Nata e cresciuta a Philadelphia, una città con la reputazione di partorire bassisti funky. Ricca di soul e R & B, alcune delle sue linee di basso più notevoli sono derivati dalla scala minore pentatonica, grazie soprattutto alla solidità ritmica e il rapporto funky della radice. Firma anche il A Reality Tour: Gail è diventata un pilastro nella band di Bowie, ha un approccio dignitoso per la riproduzione del brano dal vivo, rimanendo fedele alla linea di basso registrato e brilla tremendamente come vocalist, condividendo i compiti con David. Stile impeccabile, la grazia, e il groove. Love...
Mick Karn
Quanto ci manca, Mick. Scomparso prematuramente nel gennaio 2011, è stato nei Japan con David Sylvian, Dali's Car con Peter Murphy dei Bauhaus, ha collaborato con innumerevoli musicisti e artisti e ha pubblicato album da solista. Il basso di Mick è inconfondibile, lo si riconosce dalla prima nota, anche se non ha mai imparato a leggere la musica: Mick suonava sempre ad orecchio. Creatività e virtuosismo erano dati dalla sua filosofia: a lui, sembrava che i bassisti fossero sempre relegati in fondo, nascosti da qualche parte, lui invece era intenzionato a "farsi sentire". Mick aveva preferito non ascoltare e imitare altri musicisti, ma piuttosto avvicinarsi al basso da zero,come fosse un nuovo strumento, sfruttando solo ciò che aveva imparato nelle esperienze precedenti con il violino e il fagotto. La maggior parte dei bassisti New Romantic si sono ispirati a Mick. Una terribile tristezza mi assale..
Tina Weymouth
Sicuramente il basso di Tina Weymouth è stata la forza trainante della band di David Byrne, e non dobbiamo dimenticare il suo lavoro con i Tom Tom Club. Il bass-line in 'Genius Of Love', Found a Job, sono autentiche composizioni: potrei ascoltare solo il basso, escludendo tutti gli altri strumenti, e sarebbe un bel divertimento! Si dice che dietro i Gorillaz ci siano lei e il marito ex testa parlante C. Frantz.
Peter Hook
Un personaggio enorme, l'ex Joy Division e New Order Hooky. Come Tina, ascoltare il suo basso è un esperienza a se stante, tanto che ha caratterizzato il suono delle band in cui ha militato molto più che gli strumenti tradizionali del rock, come la chitarra elettrica. Al contrario di Mick karn, Peter scelse il basso perchè gli avevano detto che era più facile da suonare e perchè gli avrebbe permesso di stare in seconda fila. ma le cose sono poi andate diversamente..
Jah Wobble
Jah Wobble recentemente descritto il basso come una "cosa mistica, magica", che ha il "potere dell'universo". Ha itrodotto, letteralmente inventato il basso nel punk.
Bassista dei Public Image Ltd, il suo stile low-end - una fusione di disco e funk - divenne uno dei principali elementi del suono dei PiL. Come disse Lydon una volta,: "Nessuno ascoltava il basso nella musica rock prima dei Pil ...". Appassionato di reggae e dub, prima che diventasse moda, Jah Wobble iniziò a sperimentare con la musica orientale e globale, esercitando un'influenza determinante nell'accostare dub e musica ambient. Ha collaborato con artisti del calibro di Holger Czukay e Jaki Liebezeit (Can), Bill Laswell, Primal Scream, Massive Attack e Bjork; tra molti altri ... Ha pubblicato sempre dischi altamente suggestivi, che fanno di Wobble uno dei massimi sperimentatori europei.
Aston Barrett
I Wailers non sarebbero stati il gruppo reggae per antonomasia senza il basso di Aston Barrett. Ha segnato il solco di Bob Marley - e il suo delizioso lavoro di basso dub per i Wailers è cruciale per il brillante calore che la musica reggae emana. Bisogna solo ascoltarlo, soprattutto dal vivo.
Bruce Foxton
Superstar nei Jam di P. Weller, dall'inventiva vibrante, le sue linee di basso sono state il fondamento di molte delle canzoni della band, da "Down in the Tube", "Station at Midnight", "The Eton Rifles", "Going Underground" a "Town Called Malice". Dopo i Jam, ha perseguito una breve carriera solista di discreto successo, pubblicando un album, Touch Sensitive nel 1984, e in seguito con gli Stiff Little Fingers.
Klaus Flouride
Geoffrey Lyall, meglio conosciuto come Klaus Flouride è il leggendario bassista dei Dead Kennedys, una band a cui Interzone ha dedicato molto. Klaus è anche produttore e ha lavorato con The Hi-Fives, The Manglers, Ape, The Legendary Stardust Cowboy, suo gruppo attuale, Angst, The Dicks, Whipping Boy, Bad Posture. Nonostante Jello Biafra abbia sempre firmato da solo i brani dei Kennedys, Flouride ha sempre sostenuto invece che il processo di songwriting è stato uno sforzo collaborativo,e che tutti i membri della band hanno dato il loro contributo. Questo ha scatenato una lunga e dolorosa battaglia legale, che si concluse nel 2000 a favore di Klaus, East Bay Ray e DH Piligro. Di questo parleremo in un post a parte. Comunque non un virtuoso, ma suonare il basso a quelle velocità presuppone avere ben altre attitudini..
John Entwistle
Il 27 giugno 2002 scompare forse il più grande bassista di tutti i tempi, di sicuro, il nostro preferito. All'Hard Rock Hotel, 4455 Paradise Road, Las Vegas, in Nevada, scompare John Entwistle, bassista e co-fondatore degli Who, dopo una notte di festeggiamenti, prima dell'inizio di un nuovo tour americano. John aveva problemi di cuore già da tempo.
Talento naturale , spina dorsale di molte delle registrazioni più memorabili degli Who e soprannominato' The Ox perchè a differenza dei suoi colleghi restava praticamente immobile sul palco, osservando - e sostenendo gli stili sconsiderate di Pete Townshed e di Keith Moon e l'approccio up-front di Roger Daltrey. In My Generation il suo incredibile assolo di basso fu il primo
del suo genere su un disco rock.
Talento naturale , spina dorsale di molte delle registrazioni più memorabili degli Who e soprannominato' The Ox perchè a differenza dei suoi colleghi restava praticamente immobile sul palco, osservando - e sostenendo gli stili sconsiderate di Pete Townshed e di Keith Moon e l'approccio up-front di Roger Daltrey. In My Generation il suo incredibile assolo di basso fu il primo
del suo genere su un disco rock.
DEREK FORBES
"FU UN GRANDE ERRORE METTERLO FUORI DALLA BAND.."
Questa l'ammissione e una grande verità di Jim Kerr, vocalist e leader dei Simple Minds, di cui Forbes fu uno dei fondatori e bassista. Proprio il suo sound fu una nota caratteristica della band, andata persa dopo la sua fuoriuscita: prima dell'esibizione al Live Aid (1985) e dell'uscita di Once Upon a Time. Forbes ha affermato di aver scritto il 60% dell'album, rimanendo tuttavia non accreditato. Nonostante questo (e pensando forse che gli sarebbe stato chiesto di rientrare nella band), non intraprese mai nessuna azione legale. Dopo i Simple Minds Forbes continuò a suonare in innumerevoli altre band, tra cui i Propaganda (Germania) e Oblivion Dust (Giappone). Spear of Destiny, 10:51 e con gli Allarm. Ha collaborato e suonato con David Bowie, nell'album di Iggy Pop "Soldier", ed è stato il bassista nei live di Peter Gabriel.
Suono potente ed originale, unico, che ha influenzato molto tutto il movimento post-punk, fu eletto miglior bassista al mondo nel 1982 in un sondaggio musicale in Australia, e miglior bassista nel Regno Unito nello stesso periodo. Forbes è molto rispettato da colleghi e musicisti, tra cui Adam Clayton, Peter Hook, Nicky Wire, Tony Butler, Pino Palladino, JJ Burnell, Bruce Foxton, John Giblin e Malcolm Foster.
Nel 2009, Forbes è stato eletto "il più grande bassista scozzese di sempre" e la sua vita e il suo lavoro sono oggetto di una biografia in stampa e di un film in preparazione dello scrittore / regista Ethan Dettenmaier.
Forbes si è unito ai Big Country negli ultimi anni della loro carrira.,
Questa l'ammissione e una grande verità di Jim Kerr, vocalist e leader dei Simple Minds, di cui Forbes fu uno dei fondatori e bassista. Proprio il suo sound fu una nota caratteristica della band, andata persa dopo la sua fuoriuscita: prima dell'esibizione al Live Aid (1985) e dell'uscita di Once Upon a Time. Forbes ha affermato di aver scritto il 60% dell'album, rimanendo tuttavia non accreditato. Nonostante questo (e pensando forse che gli sarebbe stato chiesto di rientrare nella band), non intraprese mai nessuna azione legale. Dopo i Simple Minds Forbes continuò a suonare in innumerevoli altre band, tra cui i Propaganda (Germania) e Oblivion Dust (Giappone). Spear of Destiny, 10:51 e con gli Allarm. Ha collaborato e suonato con David Bowie, nell'album di Iggy Pop "Soldier", ed è stato il bassista nei live di Peter Gabriel.
Suono potente ed originale, unico, che ha influenzato molto tutto il movimento post-punk, fu eletto miglior bassista al mondo nel 1982 in un sondaggio musicale in Australia, e miglior bassista nel Regno Unito nello stesso periodo. Forbes è molto rispettato da colleghi e musicisti, tra cui Adam Clayton, Peter Hook, Nicky Wire, Tony Butler, Pino Palladino, JJ Burnell, Bruce Foxton, John Giblin e Malcolm Foster.
Nel 2009, Forbes è stato eletto "il più grande bassista scozzese di sempre" e la sua vita e il suo lavoro sono oggetto di una biografia in stampa e di un film in preparazione dello scrittore / regista Ethan Dettenmaier.
Forbes si è unito ai Big Country negli ultimi anni della loro carrira.,
PINO PALLADINO
Italo gallese, autentica leggenda del basso elettrico, il curriculum di Pino Palladino è un who's who della musica pop / rock: ha suonato con The Who, Paul Simon, Jeff Beck, John Meyer, D'Angelo, Erykah Badu, Gary Numan, Eric Clapton, Paul Young, Paul McCartney, Nine Inch Nails ... La lista potrebbe continuare all'infinito.
Pino è il sideman definitivo, sembra in grado di adattarsi a qualsiasi stile di musica.
Proprio con Trent Reznor partecipa a Hesitation Marks del 2013 e a molti tour del geniale musicista americano, che lo considera da sempre uno dei suoi "eroi" musicali. Che si tratti di blues, rock o neo-soul, il feeling di Palladino è incomparabile: per questo non ci dilunghiamo, basta ascoltarlo in questo video con i NIN dal vivo. Il suo groove in Sanctified è semplicemente.. stratosferico.
Pino è il sideman definitivo, sembra in grado di adattarsi a qualsiasi stile di musica.
Proprio con Trent Reznor partecipa a Hesitation Marks del 2013 e a molti tour del geniale musicista americano, che lo considera da sempre uno dei suoi "eroi" musicali. Che si tratti di blues, rock o neo-soul, il feeling di Palladino è incomparabile: per questo non ci dilunghiamo, basta ascoltarlo in questo video con i NIN dal vivo. Il suo groove in Sanctified è semplicemente.. stratosferico.
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