06/08/11

STORIA D'AMORE VERA E SUPERTRISTE

 Una storia multifocale, multiculturale
(Davvero un gran bel libro - Interzone


di Graziella Pulce
ALIAS

Chi ha voglia di fare un rapido giro nel frullatore che è la società newyorkese del terzo mil-lennio vada a leggersi Storia d’amore vera e supertriste (trad.di Katia Bagnoli, Guanda, pp. 390,€ 18,00), terzo romanzo di Gary Shteyngart, l’autore di Absurdistan, nato a Leningrado nel ’72 e trasferitosi in America all’età di sette anni. Romanzo esilarante come gli altri e che come gli altri imbastisce una storia fumettistica e iperrealistica sulla società moderna piena di sconcertanti profezie. Lo stile è riconoscibilissimo sin dalla pri-ma pagina e agisce come un colpo di frusta che rimette a nuovo e a lucido tutto quello che pensavamo o sospettavamo implicito nella civiltà newyorkese.Come al solito nei romanzi di Shteyngart, il protagonista è un personaggio ritagliato pari pari sul profilo dell’autore. Lo sfigatissimo Lenny Abramov di cui qui si raccontano le avventure è un immigrato di seconda generazione di trentanove anni, figlio di una modesta famiglia ebraica. I suoi, fuggiti dall’Unione Sovietica, hanno lavorato sodo per conquistarsi un posto dignitoso nel Nuovo Mondo, nel quale hanno portato la loro cultura, la loro lingua e le loro tradizioni. Il narratore da una postazione politicamente molto scorretta snocciola tutti i truismi legati alla cultura d’origine dei vari personaggi. Lenny, ad esempio, è segnato dall’antica ossessione ebraica per le parole e non dimentica mai di essere un ebreo come pure di provenire da una famiglia di livello sociale basso, ma è disposto a tutto pur di entrare nella classe superiore, visto che questo significa denaro abbondante, donne piacenti e arrapate, lavoro brillante,aspettativa di vita elevata. Il romanzo costruisce un effetto ottovolante grazie alla mescidazione dei registri linguistici (diario giovanilistico, blog fluviale, chat a sintassi libera, narrativa pura e semplice), dei piani narrativi, che si intersecano e si sovrappongono senza mai confluire in un vero e p roprio dialogo, e dei punti di vista, reciprocamente incompatibili. Il risultato è una storia multifocale,multiculturale e centrifuga. Sotto quale i cittadini sono schedati,classificati e monitorati (1984 do-cet), dove gli individui sono misurati sull’unico metro del profitto immediatamente quantizzabile ecapitalizzabile, e infatti non sononulla se la loro produttività e il loro radicamento all’interno della società non si attestano all’interno distandard prefissati. Chi non si mantiene spudoratamente giovane, chi non ha un tenore di vita elevato, chi non spende in abbondanza, chi non si fa valere e ammirare,perde punti, e in rapida successione perde il lavoro, gli amici, le donne e la considerazione di quelli che contano e di quelli che non contano. Diventa un intro,unVC (vecchio bacucco). I vincenti, gli IAVR, Individui ad alto valore di reddito, sono protetti dalle autorità, hanno migliaia di ‘contatti’ e di conseguenza anche un alto indice di ‘scopabilità’; i perdenti, IBVR, a basso valore di reddito, sono allon-tanati dai quartieri bene, emarginati e aggrediti dalla guardia nazionale. In una prospettiva così evidentemente distopica non poteva mancare una guerra civile che lascia sul campo un tappeto di vittime, oppositori, indigenti, musulmani, tutti IDP, Impossibili da preservare, dove l’ossessione delle sigle tradisce l’ossessione della velocità e il disprezzo verso tutto ciò che risulta legato alle vecchie forme di espressione culturale, in primis la lettura di libri veri, oggetti arcaici e improduttivi. Che Lenny legga libri e che possieda addirittura una biblioteca domestica lascia prefigurare una svolta che risulterà determinante nella sua parabola.Romanzo satirico, estremamente divertente dove la risata scoppia nonostante il sarcasmo con cui è espressa la critica sociale a u n modello urbano nel quale il singolo non ha più alcuna difesa rispetto ai potentati economici transnazionali. In questa New York sinistra e futuristica i cittadini non si separano dai loro ‘äppärät’, un aggeggio elettronico che registra immagini,emozioni ed eventi, e tiene costantemente informati tutti gli utenti
sul livello di reddito, sullo stato di salute e sul grado di stress proprio e altrui. Il risultato è una specie di
trasparenza universale oscena e schiacciante, dalla quale Lenny si salva perché perenne è la sua meraviglia di essere vivo.Per ottenere l’effetto di maggiore straniamento l’autore fa partire la storia dall’Italia, da Roma, dove Lenny ha trascorso un anno per conto dell’azienda per cui lavora nella vana ricerca di gente facoltosa con il chiodo fisso dell’immortalità. Roma significa passeggiate tra le pareti d’edera di Via Giulia, veri spaghetti con vero pomodoro ed estatica contemplazione del Pantheon, simbolo di una civiltà che
costruiva geometrie a scandire un vuoto centrale pure lasciato bene in vista. L ’Italia di Shteyngart è il
paese nel quale non funziona niente e dove Lenny non ottiene alcuno dei risultati auspicati, dove però incontra Eudice, la coreana bella e irrequieta di cui si innamora. E sarà proprio in Italia che si trasferirà alla fine del romanzo, finalmente solo e unplugged rispetto al paese dell’assurdo da cui proviene. La civiltà americana, colta per triangolazione ottenuta incrociando i dati della vecchia Europa sorniona e smaliziata con quelli del tradizionalismo religioso e culturale del Sud-est asiatico, si rivela un paese sull’orlo della catastrofe dalla
quale si salva un imbranato.Shteyngart appartiene alla famiglia degli scrittori satirici e umoristici: intelligenza, divertimento e gatto a nove code. Tanto per cominciare il protagonista dichiara la propria consanguineità letteraria con Laptev, protagonista del racconto lungo Tre anni di Cechov e sul cui modello è esemplato con
ogni evidenza il suo profilo. Ma Shteyngart rivela anche ascendenze swiftiane e sterniane. Si diverte infatti a rappresentare la quotidianità americana da un punto di vista alieno, a ingarbugliare tutti i fili del racconto, e a confezionare un testo canovaccio a trama larga, imprecisa e al tutto inattendibile, nel quale l’io narrante si fa sorprendere sempre in pose che lo colgono fuori posto, fuori misura, rigorosamente incapace di essere ‘all’altezza’ della situazione. Looser nato, in corsa affannata per conquistare primati che è perfettamente sicuro di mancare, un po’ Paperino, un po’ Don Chisciotte,personaggio perfetto per un set di Woody Allen o di Carlo Verdone.Sotto gli occhi del lettore scorrono due storie. In primo piano c’è quel Lenny che attraversa New York apparentemente immerso nei suoi assillanti pensieri (la conquista di Eunice, la retrocessione nella carriera, l’invecchiamento inevitabile) e quella di un paese in piena crisi economica, con gli emarginati che vengono allontanati dai p ercorsi che i magnati della finanza cinese in visita negli US non devono neppure vedere.L’America del terzo millennio viene fuori come un paese sull’orlo del disastro economico, regolato
dai diktat dell’industria mediatica del successo e della visibilità planetaria, dove prosperano società dedite a fantomatici Servizi Post-Umani, che promettono l’abbattimento della vecchiaia e una radiosa giovinezza indefinitamente prolungabile, costosissimo appannaggio di pochi privilegiati che guardano con orrore rughe, capelli bianchi, adipe e tasso di colesterolemia irregolare. Ma è Lenny, che non riesce a spegnere lo stupore
della sua giovinezza in declino,che resta in piedi e guarda in faccia il suo futuro.


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