Stephen Edwin King nasce a Portland nel 1947. Il padre Donald, impiegato e reduce della Marina, abbandonerà ben presto la famiglia, e la madre Nellie sarà costretta a spostarsi spesso con lui e il fratello maggiore David da una località all'altra, inseguendo occupazioni precarie. Questo rafforzerà il legame con la genitrice, persona semplice ma amante della letteratura e della musica, che King ricorda come la sua prima sostenitrice negli iniziali ed ingenui tentativi di scrittura fatti da bambino. La figura paterna verrà invece elaborata in negativo, e non a caso, in quasi tutti i suoi libri, i protagonisti hanno col padre un rapporto difficile e conflittuale, se non addirittura dipinto a tinte fosche. All'assenza del padre, si affianca un trauma successivo: a soli quattro anni, assiste alla tragica morte di un bambino suo amico, finito sotto un treno. Non ricorderà nulla dell'incidente a livello cosciente, ma esso ispirerà in maniera catartica uno dei suoi racconti migliori, Stand by me, ricordo di un estate.
Stephen è un bambino cagionevole, che perderà il primo anno delle elementari a causa di una brutta otite e di infezioni varie.. è però di indole aperta e curiosa, e questo, unito all'immobilità forzata, lo porterà a scoprire ed amare il mondo dei fumetti horror, e successivamente i film di genere trasmessi nei piccoli cinema rionali. A dieci anni lo scrivere fa ormai parte del suo modo di essere, e a causa sua, sarà protagonista di due piccoli incidenti scolastici. Ormai trasferito nel Maine, a Durham, proverà a stampare e vendere come sua la riscrittura di un racconto di Poe.. ottiene popolarità e grande successo tra i compagni, ma si attira il biasimo degli insegnanti, soprattutto per via del tema trattato, che lo costringono a ritirare le copie e a restituire i soldi.. Biasimo che si trasforma in vera e propria punizione negli anni successivi, con la creazione di un giornalino umoristico, il The Village vomit, che mette alla berlina i professori.. verrà sospeso per una settimana, ma l'accaduto lo fa notare da un vero giornale, il Lisbon Enterprise, per il quale inizia a collaborare, affinando la tecnica di scrittura. Studierà poi letteratura all' Università del Maine, laureandosi come insegnante nel 1970. Continua a scrivere, e prova a piazzare i suoi racconti, pur con scarso successo. Per mantenersi agli studi accetta i lavori più umili, e nell'ambiente universitario conosce Tabitha Spruce, anch'essa poetessa e scrittrice, con la quale inizierà un legame inossidabile, fatto di amore, complicità, e amicizia, che dura tuttora. Si sposeranno nel 1971, dopo la nascita della prima figlia Naomi, a cui seguiranno nel giro di pochi anni gli altri due figli, Joseph e Owen.
Segue un periodo economicamente difficile.. come insegnante ottiene solo poche supplenze e riesce a vendere racconti alle riviste solo saltuariamente. Lui e la moglie continuano a mantenersi con lavori faticosi e precari, fino alla svolta nel 1974, con la pubblicazione di Carrie da parte della Doubleday. L'uscita del libro inizialmente passa in sordina, ma la successiva diffusione in versione economica sarà un enorme successo mondiale, il primo di una serie mai interrotta. E dire che la prima stesura era stata gettata nel cestino dall'autore scoraggiato, e da lì ripescata da Tabitha, veramente preziosa, in più di un'occasione.. Con l'arrivo della notorietà, la vita di King non si trasforma però in una favola a lieto fine.. per anni lotterà contro l'alcolismo, al quale si affiancherà la dipendenza dalle droghe. Ne uscirà alla fine, con un faticoso e travagliato processo, che traspare in forma allegorica in molte sue opere, di cui La metà oscura è un esempio.
Nel 1999 subisce un grave incidente, che gli costa quasi la vita. Durante una passeggiata viene investito da un pirata della strada, e riporta ferite gravissime: la gamba destra fratturata in 9 punti, lesioni al bacino e alla spina dorsale, polmone perforato e cuoio capelluto lacerato. La riabilitazione sarà dolorosa e debilitante, mettendo a dura prova risorse fisiche e mentali. Seguirà un periodo grigio e cupo, una crisi creativa durata anni, nonostante non abbia mai smesso di scrivere, e mai sarà abbandonato dal favore dei lettori, me compresa, che continuerà a seguirlo e sostenerlo. E' stato molto triste assistere al progressivo scivolare di King nell'abisso temuto da ogni scrittore: il luogo dove la paura è tangibile e il mostro abita davvero, divorando inesorabilmente ogni idea, ogni immagine, lasciando grigio e desolazione al posto delle immagini e delle idee.
Quello dell'artista è un dono ma anche una maledizione. Chi scrive sa per istinto osservare la realtà, esteriore ed interiore, e trovare dentro di sé "le parole per dirlo", così come fa il pittore con i colori e lo scultore con la creta. Conosce senza averlo appreso il modo di attingere alla fonte di ogni ispirazione: l'insieme degli eventi vissuti, dei pensieri formulati, delle emozioni provate, dei sogni sognati da ogni essere umano a partire dal principio del mondo. Uniti assieme a formare quel bacino immenso definito nei modi più diversi: esso è allo stesso tempo l'inconscio collettivo di Jung e l'Akasha dei Teosofi. Tuttavia, il prezzo da pagare per questa capacità è tutt'altro che trascurabile. Quanto si accumula nella mente dello scrittore non può sedimentarsi: deve essere espresso, altrimenti prenderà il sopravvento e dilagherà implodendo, avvelenando anima e cuore. King lo sa bene, e nella prefazione al suo "A volte ritornano" scrive:
" Le arti sono ossessive e l'ossessione è pericolosa. E' come un coltello nella mente. In alcuni casi (mi viene in mente Dylan Thomas e anche Ross Lockridge e Hart Crane e Sylvia Plath) il coltello può ferire selvaggiamente il corpo della persona che lo brandisce. L'arte è un tumore ben localizzato, quasi sempre benigno, a volte invece terribilmente maligno. Usa il coltello con cautela, perché sai bene che a lui non importa molto dove va a finire la sua lama…"
Perdere la presa sul coltello, perdere la capacità di esprimersi, è il peggior modo di ferirsi, per uno scrittore.. significa aprire la porta alle peggiori paure, renderle tangibili.. e mi sembra di vederti Steve, durante gli anni bui, nel periodo che precede l'alba, quando "l'ora è nessuna" (cfr. "La storia di Lisey") vagare sperduto nelle stanze della tua casa e nei labirinti della mente, fissando con occhi sbarrati un'armadio socchiuso, mentre pensi a fessure dell'animo che non dovrebbero aprirsi.. "La porta dello sgabuzzino era aperta. Non molto. Appena una fessura. Ma io, vede, sapevo d'averla chiusa.. " (cfr "Il Baubau", dalla raccolta "A volte ritornano").
Tutto questo, e altro ancora, si trova ne "La storia di Lisey", il romanzo del 2006 che segna la fine della crisi, e che io considero la sua opera migliore in assoluto.. quello che dall'abisso lo vede finalmente riemergere vittorioso, di nuovo consapevole di sé e del proprio talento.. Perché del Mostro si può parlare soltanto all'alba, una volta sconfitto, altrimenti scivolerà fuori dalle ombre e ci sbranerà. Così il percorso di vita, e di morte, di Scott Landon si fa autobiografico e catartico e il libro offre una duplice chiave di lettura. Oltre a produrre una struttura solida, come ai vecchi tempi, e una trama avvincente che strizza l'occhio a Lovecraft, l'autore esplora la linea di confine che bisogna attraversare per creare, facendo bene attenzione a lasciarsi aperta una via di ritorno. Boo'ya Moon è il luogo segreto che ogni scrittore conosce e dove spesso si avventura, perchè lì c'è la pozza dove andare a pescare le parole.. ma lo fa a suo rischio e pericolo..
Tutto questo, e altro ancora, si trova ne "La storia di Lisey", il romanzo del 2006 che segna la fine della crisi, e che io considero la sua opera migliore in assoluto.. quello che dall'abisso lo vede finalmente riemergere vittorioso, di nuovo consapevole di sé e del proprio talento.. Perché del Mostro si può parlare soltanto all'alba, una volta sconfitto, altrimenti scivolerà fuori dalle ombre e ci sbranerà. Così il percorso di vita, e di morte, di Scott Landon si fa autobiografico e catartico e il libro offre una duplice chiave di lettura. Oltre a produrre una struttura solida, come ai vecchi tempi, e una trama avvincente che strizza l'occhio a Lovecraft, l'autore esplora la linea di confine che bisogna attraversare per creare, facendo bene attenzione a lasciarsi aperta una via di ritorno. Boo'ya Moon è il luogo segreto che ogni scrittore conosce e dove spesso si avventura, perchè lì c'è la pozza dove andare a pescare le parole.. ma lo fa a suo rischio e pericolo..
Il ritorno artistico segnerà l'inizio di una nuova fase, più consapevole e matura, e inizierà anche la riconsiderazione da parte della critica, che smetterà finalmente di considerarlo poco più di uno scribacchino popolare di successo, e rivaluterà la sua opera nel complesso, riconoscendogli i suoi meriti.
King è stato il mio primo autore "da grande", quello che mi ha vista passare dai libri per ragazzi e i primi classici ad un altro tipo di favole, nuova chiave di accesso ad un alternativo universo "oscuro".
King è stato il mio primo autore "da grande", quello che mi ha vista passare dai libri per ragazzi e i primi classici ad un altro tipo di favole, nuova chiave di accesso ad un alternativo universo "oscuro".
A quattordici anni mio padre mi ha regalato la tessera di un club del libro, dicendomi che ero ormai abbastanza adulta per scegliere da me le mie letture..Vedendomi incerta, dubbiosa e sperduta tra tanti scaffali stracolmi, ha chiesto aiuto alla commessa.. questa mi ha dato uno sguardo, e senza esitazione alcuna ha sfilato una copia di "A volte ritornano" e con aria cospiratrice mi ha detto: "Vedrai che ti piacerà… e tornerai a cercare altri libri di questo autore".. L'ho letto tutto in una volta, durante un viaggio in treno Roma-Viterbo, ed è stato un colpo di fulmine, che dura tuttora. Più ancora dei racconti accattivanti e di una scrittura fluida ed efficace, ho trovato tra quelle pagine molto di me, dei miei pensieri inespressi, di una visione del mondo che si andava formando.. mi sono sentita.. "a casa", stranamente compresa. E ancora oggi, tra gli autori che amo, lui continua ad essere quello che più mi.. somiglia, quello che più riesce a farmi sentire la presenza di quel luogo sospeso, quella.. zona morta, direbbe lui, dove si crea un ponte tra autore e lettore. L'empatia, è in effetti uno dei suoi maggiori talenti. Anche in un racconto breve, con pochi tratti di penna, infonde spessore e personalità ai protagonisti, dà loro vita in un modo che infonde linfa alla narrazione e conduce in porto la storia. Riesce a creare personaggi validi e realistici, perchè ha una naturale predisposizione a capire la natura umana, le sue luci e le sue ombre, quello che davvero gira nella testa della gente. E alla comprensione si affianca una rara sensibilità, quella che gli permette di impersonare in soggettiva un uomo, un bambino o una donna, con la stessa efficacia, senza che si avvertano forzature.
Nei suoi libri l'universo infantile ha un rilievo speciale, come se l'autore avesse conservato non soltanto il ricordo di cosa significa essere bambini, ma lo stesso sguardo sul mondo di allora. E' riuscito a mantenere quell'infantile punto di vista privilegiato che consente di scorgere nell’ordinario le trame dell’incanto, ma anche quelle dell’incubo. E storie come questa toccano le corde di chi non ha dimenticato del tutto i giorni in cui andare a dormire significava anche, e forse soprattutto, controllare prima sotto il letto e dentro l’armadio.. Basta pensare allo splendido "Stand by me", prima citato, facente parte di "Stagioni diverse", allo stesso "Shining", dove al personaggio di Danny e al suo alter ego, viene dato un rilievo assai più marcato che nella versione cinematografica, e ad "It", uno dei miei preferiti, catartico romanzo di crescita, dove i sentimenti infantili di amicizia, solidarietà, coraggio.. ma anche paura, insicurezza e perdita, si fondono, evolvono, conducono a superare i propri limiti, consentendo così l'ingresso all'età adulta. “It” è più una favola, per quanto oscura, che un romanzo. King è un abile affabulatore, perchè una parte di lui non è mai cresciuta, e sa dunque raccontare fiabe non dal punto di vista dell’adulto, ma da quello del bambino.
Nei suoi libri l'universo infantile ha un rilievo speciale, come se l'autore avesse conservato non soltanto il ricordo di cosa significa essere bambini, ma lo stesso sguardo sul mondo di allora. E' riuscito a mantenere quell'infantile punto di vista privilegiato che consente di scorgere nell’ordinario le trame dell’incanto, ma anche quelle dell’incubo. E storie come questa toccano le corde di chi non ha dimenticato del tutto i giorni in cui andare a dormire significava anche, e forse soprattutto, controllare prima sotto il letto e dentro l’armadio.. Basta pensare allo splendido "Stand by me", prima citato, facente parte di "Stagioni diverse", allo stesso "Shining", dove al personaggio di Danny e al suo alter ego, viene dato un rilievo assai più marcato che nella versione cinematografica, e ad "It", uno dei miei preferiti, catartico romanzo di crescita, dove i sentimenti infantili di amicizia, solidarietà, coraggio.. ma anche paura, insicurezza e perdita, si fondono, evolvono, conducono a superare i propri limiti, consentendo così l'ingresso all'età adulta. “It” è più una favola, per quanto oscura, che un romanzo. King è un abile affabulatore, perchè una parte di lui non è mai cresciuta, e sa dunque raccontare fiabe non dal punto di vista dell’adulto, ma da quello del bambino.
It ha poi il merito di aver arricchito l'immaginario comune di una nuova icona horror.. grazie a Pennywise, nessun clown sembrerà mai più del tutto innocuo.. ma forse i bambini l'hanno sempre saputo, perchè sanno bene che.. ""Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare" (cfr "La bambina che amava Tom Gordon").
Quelle di King, sono donne forti, coraggiose e risolute.. spesso rosse di capelli, costrette a fronteggiare situazioni estreme e fantasmi, soprattutto interiori, più spaventosi dei mostri, come la Beverly di It. Il modo che ha l'autore di descriverne sentimenti, pensieri e aspettative, dimostra reale comprensione e profondo rispetto, ed è forse la chiave dell'accordo che lo lega all'amatissima moglie, alla quale ha dedicato "Carrie" e il personaggio protagonista de "Le creature del buio", la scrittrice Roberta Anderson, ma che ricorre in alcuni tratti di molti dei suoi personaggi femminili più riusciti, come la Lisey dell'omonimo libro. Spesso hanno un ruolo chiave nell'intreccio delle vicende, anche quando c'è un protagonista maschile.. e nel suo romanzo più vasto e corale, "L'ombra dello scorpione", è donna l'icona spirituale, l'anziana simbolo di rinascita e redenzione che si contrappone alle tenebre, e chiamerà a se i sopravvissuti all'epidemia mondiale.
Altre due donne, Dolores Claibourne e la Annie Wilkes di "Misery non deve morire" protagoniste di altrettanti romanzi, sono state entrambe interpretate sullo schermo da Kathy Bates, adattissima a tradurne in immagini il complesso mondo interiore. Dolores è una donna ignorante e bistrattata, che compie un doloroso percorso di affrancamento e risalita per amore della figlia, per risparmiarle lo stesso destino. In questo libro, King compie un efficacie esercizio di stile.. lascia che la protagonista si esprima secondo il gergo che conosce, quello della strada, senza correggere con artifici letterari il suo modo di parlare.. il risultato è potente ed incisivo, contribuisce a darle vita, e da allore l'autore userà spesso questa tecnica, anche nell'ultimo romanzo, "22/11/1963", dove lo slang dell'America fine anni '50 è reso magistralmente, e contribuisce alla magia dell'atmosfera.
Invece, l'inquietante rapporto tra l'infermiera psicopatica Annie, e il suo scrittore preferito, creatore dell'eroina Misery Chastaine, nasce da.. un sogno fatto in aereoplano. King racconta in "On writing", che in quel periodo, sul finire degli anni '80, la schiavitù della dipendenza era particolarmente schiacciante.. e nonostante non rallentasse minimamente i suoi impegni , di scrittura e promozione, era tuttavia arrivato al limite estremo. Durante uno dei suoi viaggi aerei, il suo inconscio elaborò così la situazione.. Annie era l'incarnazione in forma umana della bottiglia e della cocaina.. e Paul Sheldon, il suo alter ego. Al risveglio si ritrovò con l'abbozzo della storia che gli girava nella testa, e all'arrivo in albergo, trascorse tutta la notte a buttarla giù.. nientemeno che sulla scrivania appartenuta a Kipling, dove un volentoroso receptionist l'aveva indirizzato.. per poi raccontargli, la mattina dopo, che proprio su quella stessa scrivania lo scrittore era morto.. ma in fondo, gli alberghi sono notoriamente luoghi un po' inquietanti, e l'eventuale aleggiare di una presenza fantasma, assai prestigiosa in questo caso, non può che aver favorito fantasia ed ispirazione. Infatti, il romanzo sarà un altro grande successo, così come il film che ne è stato tratto. E King, che dichiara di non sapere mai in anticipo come sarà esattamente lo svolgimento di una storia, ma di lasciar fare ai personaggi, rifletterà molto sull'inaspettato finale.. aveva infatti deciso di lasciar morire Sheldon.. addirittura dato in pasto al maiale della protagonista. E lo scoprirlo invece dotato di abbastanza risorse da sopravvivere, seppur privo di una gamba, lo fece interrogare su se stesso.. tanto da risolversi ad iniziare, da lì a poco, il suo percorso di disintossicazione..
Stephen King è uno degli autori che vanta il maggior numero di adattamenti cinematografici, e la ragione è da ricondurre ai personaggi realistici e credibili cui si accennava, ma anche ad una rara abilità descrittiva, che sa essere visiva ed efficace con pochi tratti, senza annoiare.. un connubio perfetto per trasformarsi in sceneggiatura. E questo non significa prosa superficiale o approssimativa, al contrario.. può essere definita evocativa. E' un uomo di grande cultura, professore di scrittura creativa ed instancabile lettore.. ma non ama affatto infarcire i suoi libri di citazioni, paroloni e minute descrizioni.. preferisce innescare micce, far si che sia il lettore a interpretare, a vedere con gli occhi della mente quello che intende trasmettergli. Sempre in On writing, sostiene che lo scambio tra chi scrive e chi legge è una sorta di telepatia, e per aver letto tutti, ma proprio tutti, i suoi libri, sono incline a dargli ragione.. Il suo stile ha l'apparente semplicità di chi ha l'assoluta padronanza del mezzo, e può dunque permettersi di lasciare che sia la storia a guidare e a guidarlo.. Ci sono molti scrittori che amo, di cui attendo con ansia l'ultima uscita, e che mi fanno provare un senso di vuoto, a libro finito.. ma solamente con lui mi capita di.. scordarmi del tutto di stare leggendo.
Si accennava ad alberghi inquietanti.. e l’hotel infestato per antonomasia, quello che è entrato a pieno merito nell’immaginario comune come icona horror, è L’Overlook di Shining, capolavoro di King, ma anche di Stanley Kubrick, e in assoluto il migliore tra tutti i lavori cinematografici tratti dai suoi libri. In questo caso la telepatia ha funzionato a meraviglia, e l’immaginario del regista ha saputo cogliere lo spirito del romanzo e tradurre le sue pagine in immagini, ma in modo che esse risultino animate da vita propria. E Jack Nicholson supera se stesso, e interpreta al meglio le ansie, le difficoltà, i conflitti interiori che renderanno Jack Torrance vulnerabile all’incanto nefasto del luogo.. Casualmente, o non, personaggio e interprete portano anche lo stesso nome..
L’azzeccata scelta degli interpreti, ha giocato un ruolo decisivo anche nella riuscita delle migliori pellicole tratte dall’opera kinghiana.. Ted Brautigan sembra uscire dallo schermo, e anche dalle pagine di “Cuori in Atlantide”, e guardarci con gli occhi intensi e inquietanti di Anthony Hopkins, che sembrano davvero avere il potere di guardare oltre.. E Johnny Depp, in “Finestra segreta” è veste al meglio i panni di un uomo tormentato e ossessionato, da uno psicopatico.. in apparenza. E lo scopriamo coinvolto dalla magia dello stregone King. Dice così in un’intervista in merito:
Sissy Spacek volle a tutti i costi il ruolo di Carrie, e anche se Brian De Palma aveva già scelto Amy Irving per la parte, ci ripensò quando la vide nel provino.. si era spalmata vaselina nei capelli, e indossava un vecchio vestito alla marinara che portava quando era ragazzina.. era perfetta.. e Amy ebbe invece la parte di Sue Snell, anche se King in persona la consolò regalandole un anello, proprio quello che indossa in alcune scene. Nel film appare anche un allora sconosciuto John Travolta, in un ruolo cameo da cattivo. Ugualmente efficaci sono Tim Robbins (“Le Ali della libertà”) e Tom Hanks (“Il miglio verde”) e indimenticabile il Christopher Walken diretto da Cronemberg, ne "La zona morta".. Un aneddoto su Walken, che in tempi più recenti, ne “Il mistero di Sleepy Hollow” interpreta il cavaliere senza testa. E Johnny Smith, l’insegnante della storia di King, legge ai suoi allievi, nella scena iniziale, un brano de.. "La leggenda di Sleepy Hollow"..
Molte trasposizioni delle opere di King sono state realizzate per la televisione. Si tratta in genere dei suoi romanzi fiume, quelli che non sarebbe stato possibile condensare nei normali tempi cinematografici.. esempi ne sono: "It", "L'ombra dello scorpione", "The dome" e, in via di realizzazione da parte di Ron Howard, la serie de "La torre nera", che è recentemente uscita anche in una riuscita ed originale versione a fumetti. King ha scritto anche numerose sceneggiature, e ama sperimentare. Nel caso di "La storia di Ellen Rimbauer, la mia vita a Rose Red", è stata compiuta un'operazione inversa.. prima è stata scritta la sceneggiatura delle miniserie tv, e successivamente è uscito il libro contenente il prequel della storia, firmato da Ridley Pearson, dietro il quale, secondo molti, si cela in realtà King stesso. Lo scrittore del resto ha scritto ben sei libri sotto il nome di Richard Bachman ("La lunga marcia", "Ossessione", "Uscita per l'inferno", "L'uomo in fuga", "L'occhio del male", "Blaze"), e vari racconti con altri pseudonimi. Bachman rappresenta un po' la sua.. metà oscura, il mr Hide usato per scrivere qualcosa di diverso senza doversi giustificare, per sentirsi completamente libero, persino da se stesso.. Si tratta di libri non di genere, difficili da inquadrare, più cinici e disincantati di quelli che scrive abitualmente. Così ne parla l'autore stesso:
"Credo di averlo fatto per raffreddare un po' l'atmosfera, per fare qualcosa nelle vesti di qualcuno che non fosse Stephen King. Credo che tutti i romanzieri siano incorreggibili mistificatori ed è stato divertente essere qualcun altro per un po', nel mio caso Richard Bachman. Il quale non ha mancato di crearsi una personalità e una storia con cui sorreggere la falsa foto dell'autore sulla quarta di copertina di L'occhio del male e la falsa moglie (Claudia Inez Bachman) al quale il libro è dedicato..".. "Esiste uno stigma collegato all'idea dello pseudonimo. Non era così in passato. C'è stato un tempo in cui scrivere romanzi era considerato più un vizio che una professione, e lo pseudonimo era un modo che poteva apparire perfettamente naturale e rispettabile con cui proteggere se stessi (e i propri parenti) dall'imbarazzo. Con il crescere della considerazione per l'arte del romanzare, le cose sono cambiate. Da una parte i critici e dall'altra, in generale, i lettori, cominciarono a guardare con sospetto il lavoro svolto da uomini e donne che sceglievano di tenere nascosta la loro identità. Se fosse roba buona, era all'incirca l'opinione generale, sebbene taciuta, ci avrebbe messo sopra il suo nome vero. Se ha mentito sul suo nome, il libro dev'essere un pacco peggio che postale..".
E per questo motivo, con la complicità degli editori, scelse di far uscire sottotono le opere di Bachman, come tascabili da esporre nei supermercati e negli aereoporti.. per stare a vedere come sarebbero stati accolti.. "se", sarebbero stati accolti.. E bisogna dire che nonostante il voluto basso profilo, i libri vendettero bene, soprattutto "L'occhio del male" l'ultimo scritto prima che l'"inganno" venisse allo scoperto.. King si era divertito a creare al suo alter ego una storia e una personalità, ovviamente un po' disturbate.. Richard, detto Dicky, scriveva di notte perchè durante il giorno lavorava nella sua fattoria di piccola-media dimensione, era sposato con Claudia Inez e avevano un unico figlio morto annegato in un pozzo all'età di 6 anni. Il povero Bachman non era certo un tipo fortunato.. fu persino affetto da un tumore alla base del cervello, rimosso però con successo; era un tipo asociale, non rilasciava mai interviste e comunicava solo per posta.. Bachman iniziava ad assumere spessore e consistenza, a somigliare un pochino al George Stark che avrebbe perseguitato Thad Beaumont ne "La metà oscura".. Era pertanto tempo di farlo scomparire, e dunque nel 1985 la sua vera identità divenne di dominio pubblico, il suo personaggio omaggiato nel fortunato e catartico romanzo, scritto qualche anno dopo.. e i suoi libri, ripubblicati col nome di King, diventarono altrettanti best seller..
King apprezza i nuovi mezzi espressivi, e ama sperimentare.. appassionato lettore, dagli anni '80 ha affiancato alla lettura tradizionale l'ascolto degli audiolibri; nel 1999 pubblica la sceneggiatura de "La tempesta del secolo", lasciandola immutata, senza trasformarla in racconto, corredata dalla cassetta con l'omonimo film televisivo. Ha fatto poi uscire due racconti lunghi su Internet, uno a puntate, "The plant", l'altro, "Riding the bullet", poi integrato nella raccolta "Tutto è fatidico". Recentissima, è l'uscita in E-book del suo ultimo lavoro, "Miglio 81"..
“Quando mi chiedono perchè ho deciso di scrivere il genere di cose che scrivo, penso sempre che la domanda sia più rivelatrice di qualsiasi mia risposta. Nascosto nelle sue pieghe, come il cuore di una caramella, è l'assunto per il quale è lo scrittore a controllare la materia e non viceversa. A questo proposito Kirby McCauley, il mio primo vero agente, soleva citare lo scrittore di fantascienza Alfred Bester: “Il libro è il mio padrone”, diceva Alfie in un tono che metteva la parola fine all'argomento”.. “Rispetto al genere, mi sembra sia giusto presumere che si scriva di ciò che si ama leggere. Io ho avuto una precoce cotta per i fumetti dell'orrore, fino a stufarmi. Ma li ho amati davvero, come ho amato film dell'orrore come “Ho sposato un mostro venuto dallo spazio”, e il risultato sono stati racconti come “I was a teenage graverobber”. Ancora oggi non disdegno di scrivere versioni solo di poco più sofisticate di quel racconto; ho insito nell'animo un debole per la notte e la bara irrequieta, ecco tutto. Se disapprovate, io posso solo alzare le spalle. Sono fatto così.”.. (cfr “On writing”)
Inoltre, sempre per usare le parole dell'autore:
"Per mia fortuna, e credetemi se dico che ho vissuto una vita estremamente fortunata, e per più di un verso, la mia opera era anche la mia gioia. Nella maggior parte dei casi quei racconti mi sballavano, mi procuravano un viaggio. Sgorgavano uno via l'altro, come i successi della stazione rock AM che, quando scrivevo, ascoltavo sempre nel locale lavanderia che era anche il mio studio.." (cfr "Al crepuscolo", Introduzione"
A parte questo, King possiede una rara sensibilità, una.. delicatezza, nel descrivere sentimenti ed emozioni, che spesso fanno dimenticare di trovarsi nel bel mezzo.. di un luogo infestato, o accerchiati da mostri sanguinari in agguato.. La potenza della descrizione trascende del tutto il genere, e assume valore a sè.. Tra le sue pagine, ho spesso trovato commoventi storie d'amicizia, e bellissime storie d'amore. Un esempio ne è "Willa", il racconto incipit della raccolta "Al crepuscolo", le cui immagini, perchè è davvero molto visivo, rimangono impresse nella memoria, indelebili.. trasmette appieno il significato di un amore profondo che sa trascendere tutto, e nell'assistere, leggendo, alla sequenza del ballo dei due amanti, proprio come se fosse un film, non ha nessuna importanza, davvero, se David e Willa siano vivi.. o morti..
Nonostante dalle sue opere osservi con sguardo critico la società americana, e non esiti a mostrarne i problemi, le ombre e le vistose contraddizioni, King ama il suo paese, e si fa portavoce dei suoi ideali democratici, che da sempre condivide e supporta. Non rinnega certo il denaro, e tanto, guadagnato con la scrittura, tutt'altro, e vive in una dimora vittoriana di 28 stanze, originale e un po' kitch, che sembra uscita da uno dei suoi romanzi.. Ma è lontano anni luce dall'ambiente snob e salottiero dell'establishment letterario, può permettersi di dettare le sue regole e di scegliere i lavori da portare avanti senza sottostare a certe logiche, ed evita serate, talk show e riflettori. La sua è un'indole socievole ed aperta, ma più portata ad un'intima e allegra serata con la famiglia e gli amici, che a frequentare il bel mondo. L'America che descrive è quella spesso chiusa e ristretta della piccola provincia.. ma le sue descrizioni riescono comunque a trasmettere attraverso il particolare il senso d'insieme.. E al termine delle sue storie, attraverso i mille piccoli dettagli.. le autostrade sconfinate, i drugstore e i fastfood, le sigarette e le aspirine, ci si accorge di aver compiuto un viaggio, di avere ora un'idea dell'intimo cuore di questo paese vasto per eccellenza, dei suoi vizi e delle sue virtù..
King ha creato un non-luogo letterario, Derry, che ricorre in molti suoi romazi.. una Peyton Place oscura, archetipo del male che si infiltra nell'esistenza ordinaria, ma anche metafora del malessere sociale presente a tutti i livelli. E la Dallas descritta nell'ultimo suo fortunato romanzo, 22/11/1963, sembra quasi.. una Derry travestita. Fiumi d'inchiostro sono stati scritti su JFK, sulle circostanze e sulle ipotesi relative alla sua morte, e sull'epoca, sul contesto in cui essa è avvenuta. Libri accuratamente letti e metabolizzati dallo stesso King, per prepararsi all'epica rielaborazione da lui compiuta. Forse alcuni saranno più specifici ed accurati sugli aspetti politici.. ma nessuno di questi ha saputo ricreare in modo così convincente ed efficace l'atmosfera americana fine anni '50.. Se si vuole davvero "respirare" l'aria di quegli anni, odorosa di fumo e brillantina, vedere come si comportava la gente, com'era lo slang che parlava, cosa succedeva nelle case e nelle scuole, e osservare dal buco della serratura Lee Oswald e sua moglie Marina.. bisogna immergersi nelle pagine di questo libro. Questo è il punto di forza principale del romanzo, il viaggio nel tempo che l'autore non solo racconta, ma riesce a far compiere anche al lettore.. Oltre a ciò, lo descrivono bene le parole di Wu Ming, autore dell'efficacissima versione italiana, che prosegue così il felice connubio iniziato con la traduzione della raccolta di racconti "Notte buia, senza stelle"..
"22/11/63 è forse il romanzo più "filosofico" di King, e potrei anche togliere le virgolette. Stimola continuamente riflessioni sul tempo, sul corso della storia, su linearità e cicli, sul ricominciare da capo, sul nostro agire ed essere agiti, sul nostro essere soggetti costituiti che si pensano costituenti.. e viceversa, in una scorribanda schizofrenogena, tra teoria delle stringhe e allegorie profonde.."
"L'orrore é il rock'n'roll della fiction. L'uno e l'altro dividono lo stesso tipo di qualità estetiche. Hanno un sacco di energia, un ritmo definito e la tendenza a uscire dai margini".
King sembra avere sottoscritto in pieno questa tesi. "La radio, e, in particolare, la musica, mi rendevano reale come ragazzo. E' grazie a loro che ho scoperto la mia identità. Allunghi le mani e trovi qualcosa che ti appartiene ed é tuo. E' difficile da spiegare, ma é come un paio di scarpe che ti vanno bene. Il mio primo disco era una versione a 78 giri di "Hound Dog", di Elvis Presley. Da quel momento in poi sapevo quello che volevo e volevo tutto quello che potevo avere".
Lo spirito e la musica degli anni Cinquanta e Sessanta pervadono, dunque, gran parte della scrittura di King. In molte pagine de Il corpo, per esempio, la short novel diventata anche un film con il titolo di Stand by Me, coprotagonista del racconto diventa la radiolina che, nel rifugio dei quattro ragazzi protagonisti, trasmette in continuazione i successi del momento. Quei brani trasmessi alla radio sono gli stessi che accompagnavano i pomeriggi d'estate di King, da solo o con gli amici, a casa o nel rifugio costruito sull'albero prediletto. E' quindi naturale che King le immetta sotto forma di citazioni. Il rock'n'roll risorge in Christine, Plymouth Fury, "posseduta" che a sua volta "possiede" l'anima di un teen-ager imbranato e infelice che é alla ricerca di un'impossibile redenzione o emancipazione personale (sembrerà strano ma l'attore che impersonava Arnie nel film di Carpenter tratto dal romanzo, Keith Gordon, aveva l'aspetto di Buddy Holly... Una coincidenza?). In L'ombra dello scorpione la lancetta del tempo si é spostata in avanti, intorno ai primi anni '70. Randall Flagg è il diavolo, uscito direttamente dallo spartito di Sympathy for the Devil dei Rolling Stones. Quegli stessi che celebrarono, in modo metaforico, la fine della generazione e del sogno di Woodstock con il festival di Altamont, nel 1969, e con la tragedia dello spettatore assassinato dal servizio d'ordine degli Hell's Angels californiani . Il sogno già incrinato ora si trasforma in un vero e proprio incubo incarnato nella figura di Flagg, che vaga per le strade d'America a portare il seme dell'apocalisse, usando le armi dell'inganno e dell'artifizio, della seduzione e della menzogna. Ed é proprio in L'ombra dello scorpione che uno dei personaggi protagonisti dà voce all'autore quando esclama: "Sicuro, gli anni '60, quelli sì che erano bei tempi: i figli dei fiori, 'facciamo pulizia con Eugene McCarthy'. Ridatemi gli anni Sessanta e gli Ottanta ficcateveli dove dico io". In questo romanzo (ma anche in un romanzo firmato con il celebre pseudonimo di Richard Bachman, "L'occhio del male") King utilizza anche uno dei cardini della cultura rock degli anni '70: il viaggio inteso come fonte di esperienza, di arricchimento interiore, spirituale. Come se volesse rendere ancora più chiari i suoi intenti, King infila nel corpo del testo citazioni in abbondanza, che coprono un arco di tempo che va dalla fine degli anni Cinquanta agli inizi degli anni '80. Il romanzo inizia con la citazione di un verso di Don't Fear the Reaper dei Blue Oyster Cult, che bene introduce il lettore all'apocalisse imminente che lo attende nelle pagine successive. Ma nel libro vengono citate anche canzoni di Bruce Springsteen, Bob Dylan, Buddy Holly, Chuck Berry, Simon & Garfunkel, i Drifters, i Creedence Clearwater Revival. King ama citare come suoi ascolti preferiti gli AC/DC (di cui usò molte canzoni per la colonna sonora del suo "Brivido"); i Ramones, il rock'n' roll anni Cinquanta, alcuni gruppi heavy metal, Bob Dylan, Neil Young, Bruce Springsteen, i Green on Red, Tom Waits. D'altra parte sono tantissimi i musicisti rock che amano King: basti pensare a Scott Ian, chitarrista degli Anthrax, che colleziona tutte le prime edizioni delle sue opere e che compone brani tratti espressamente da racconti e romanzi kinghiani.
"Quando ho letto la storia, già dopo le prime dieci pagine ero sbalordito dalla forza della scrittura, dalla spontaneità e coerenza dei dialoghi, dall'autenticità della situazioni. Proseguendo nella lettura, sono stato totalmente coinvolto dalla vicenda di Mort. Poi, il colpo di scena è stato un vero shock. Non me l'aspettavo e sono convinto che anche gli spettatori reagiranno con la stessa emozione"
Molte trasposizioni delle opere di King sono state realizzate per la televisione. Si tratta in genere dei suoi romanzi fiume, quelli che non sarebbe stato possibile condensare nei normali tempi cinematografici.. esempi ne sono: "It", "L'ombra dello scorpione", "The dome" e, in via di realizzazione da parte di Ron Howard, la serie de "La torre nera", che è recentemente uscita anche in una riuscita ed originale versione a fumetti. King ha scritto anche numerose sceneggiature, e ama sperimentare. Nel caso di "La storia di Ellen Rimbauer, la mia vita a Rose Red", è stata compiuta un'operazione inversa.. prima è stata scritta la sceneggiatura delle miniserie tv, e successivamente è uscito il libro contenente il prequel della storia, firmato da Ridley Pearson, dietro il quale, secondo molti, si cela in realtà King stesso. Lo scrittore del resto ha scritto ben sei libri sotto il nome di Richard Bachman ("La lunga marcia", "Ossessione", "Uscita per l'inferno", "L'uomo in fuga", "L'occhio del male", "Blaze"), e vari racconti con altri pseudonimi. Bachman rappresenta un po' la sua.. metà oscura, il mr Hide usato per scrivere qualcosa di diverso senza doversi giustificare, per sentirsi completamente libero, persino da se stesso.. Si tratta di libri non di genere, difficili da inquadrare, più cinici e disincantati di quelli che scrive abitualmente. Così ne parla l'autore stesso:
"Credo di averlo fatto per raffreddare un po' l'atmosfera, per fare qualcosa nelle vesti di qualcuno che non fosse Stephen King. Credo che tutti i romanzieri siano incorreggibili mistificatori ed è stato divertente essere qualcun altro per un po', nel mio caso Richard Bachman. Il quale non ha mancato di crearsi una personalità e una storia con cui sorreggere la falsa foto dell'autore sulla quarta di copertina di L'occhio del male e la falsa moglie (Claudia Inez Bachman) al quale il libro è dedicato..".. "Esiste uno stigma collegato all'idea dello pseudonimo. Non era così in passato. C'è stato un tempo in cui scrivere romanzi era considerato più un vizio che una professione, e lo pseudonimo era un modo che poteva apparire perfettamente naturale e rispettabile con cui proteggere se stessi (e i propri parenti) dall'imbarazzo. Con il crescere della considerazione per l'arte del romanzare, le cose sono cambiate. Da una parte i critici e dall'altra, in generale, i lettori, cominciarono a guardare con sospetto il lavoro svolto da uomini e donne che sceglievano di tenere nascosta la loro identità. Se fosse roba buona, era all'incirca l'opinione generale, sebbene taciuta, ci avrebbe messo sopra il suo nome vero. Se ha mentito sul suo nome, il libro dev'essere un pacco peggio che postale..".
E per questo motivo, con la complicità degli editori, scelse di far uscire sottotono le opere di Bachman, come tascabili da esporre nei supermercati e negli aereoporti.. per stare a vedere come sarebbero stati accolti.. "se", sarebbero stati accolti.. E bisogna dire che nonostante il voluto basso profilo, i libri vendettero bene, soprattutto "L'occhio del male" l'ultimo scritto prima che l'"inganno" venisse allo scoperto.. King si era divertito a creare al suo alter ego una storia e una personalità, ovviamente un po' disturbate.. Richard, detto Dicky, scriveva di notte perchè durante il giorno lavorava nella sua fattoria di piccola-media dimensione, era sposato con Claudia Inez e avevano un unico figlio morto annegato in un pozzo all'età di 6 anni. Il povero Bachman non era certo un tipo fortunato.. fu persino affetto da un tumore alla base del cervello, rimosso però con successo; era un tipo asociale, non rilasciava mai interviste e comunicava solo per posta.. Bachman iniziava ad assumere spessore e consistenza, a somigliare un pochino al George Stark che avrebbe perseguitato Thad Beaumont ne "La metà oscura".. Era pertanto tempo di farlo scomparire, e dunque nel 1985 la sua vera identità divenne di dominio pubblico, il suo personaggio omaggiato nel fortunato e catartico romanzo, scritto qualche anno dopo.. e i suoi libri, ripubblicati col nome di King, diventarono altrettanti best seller..
King apprezza i nuovi mezzi espressivi, e ama sperimentare.. appassionato lettore, dagli anni '80 ha affiancato alla lettura tradizionale l'ascolto degli audiolibri; nel 1999 pubblica la sceneggiatura de "La tempesta del secolo", lasciandola immutata, senza trasformarla in racconto, corredata dalla cassetta con l'omonimo film televisivo. Ha fatto poi uscire due racconti lunghi su Internet, uno a puntate, "The plant", l'altro, "Riding the bullet", poi integrato nella raccolta "Tutto è fatidico". Recentissima, è l'uscita in E-book del suo ultimo lavoro, "Miglio 81"..
King ha ripetuto in più occasioni di considerarsi molto fortunato, ad aver potuto fare della sua passione artistica una professione, e di sedersi ogni volta alla scrivania con una sorta di fanciullesca aspettativa, di continuare, anche dopo anni e anni, a divertirsi scrivendo. Nonostante questo, applica allo scrivere una severa disciplina.. ogni giorno, dedica l'intera mattinata al proseguimento dell'opera che ha in corso, senza eccezioni. In "On writing", il saggio realizzato sul mestiere di scrittore, afferma di aver mentito, dichiarando in alcune interviste di fare vacanza il 4 luglio e nel giorno del suo compleanno, per non sembrare uno stakanovista ossessivo.. in realtà, in nessun giorno dell'anno evita di prendere la penna in mano, ma questo non è un sacrificio, fa parte del suo modo di essere, e dal momento che non utilizza schemi d'intreccio o canovacci della storia, evita che l'idea di base possa sbiadire, se non addirittura appassire del tutto.. Oltre a questo, continua a seguire personalmente l'enorme mole di corrispondenza ricevuta, sostiene che molte lettere, soprattutto quelle dei detrattori e degli psicopatici, siano un ottimo spunto per i suoi libri. Collabora inoltre con riviste e reti televisive, tiene corsi di scrittura creativa, e.. legge moltissimo, di tutto, il vero ed unico segreto, secondo lui, per affinare il talento naturale, correggere con naturalezza gli errori stilistici, e saper fare autocritica riguardo alla propria produzione.
Un successo così duraturo, non può essere spiegato soltanto col favore da parte del pubblico verso storie accattivanti. Negli anni, il mondo letterario ha dovuto ammettere l'ovvio.. King ha successo, semplicemente perchè è bravo, perchè possiede una marcia in più, una rara capacità empatica ed evocativa che spesso mancano anche in scrittori di non discussa grandezza. Le critiche più tenaci, non potendolo accusare di essere incapace, amano allora etichettarlo come scrittore "di genere", come ad intendere che se si decidesse a cambiare, a.. fare sul serio, potrebbe ottenere risultati superiori, anche entrare nell'olimpo dei grandi. Inutile dire che non è affatto così, tanto quanto sarebbe assurdo definire "di genere" un autore come Edgar Allan Poe, il quale ebbe tuttavia gli stessi problemi con la critica, ai suoi tempi.. King potrebbe scrivere quello che vuole, e l'ha fatto in più di un'occasione, accantonando il fantastico.. a parte molti racconti, e diversi libri scritti da Bachman, basta su tutti ricordare il bellissimo "Stagioni diverse", senza perdere una virgola in efficacia e tensione letteraria.. Tuttavia, il modo in cui uno scrittore si esprime, i temi trattati, non dipendono da una scelta fatta a tavolino.. egli proietta nella sua opera tutto se stesso, il suo inconscio, quello che ama e quello che odia, il mondo che osserva, e la sua visione di esso. Così ne parla King:
Inoltre, sempre per usare le parole dell'autore:
"Per mia fortuna, e credetemi se dico che ho vissuto una vita estremamente fortunata, e per più di un verso, la mia opera era anche la mia gioia. Nella maggior parte dei casi quei racconti mi sballavano, mi procuravano un viaggio. Sgorgavano uno via l'altro, come i successi della stazione rock AM che, quando scrivevo, ascoltavo sempre nel locale lavanderia che era anche il mio studio.." (cfr "Al crepuscolo", Introduzione"
A parte questo, King possiede una rara sensibilità, una.. delicatezza, nel descrivere sentimenti ed emozioni, che spesso fanno dimenticare di trovarsi nel bel mezzo.. di un luogo infestato, o accerchiati da mostri sanguinari in agguato.. La potenza della descrizione trascende del tutto il genere, e assume valore a sè.. Tra le sue pagine, ho spesso trovato commoventi storie d'amicizia, e bellissime storie d'amore. Un esempio ne è "Willa", il racconto incipit della raccolta "Al crepuscolo", le cui immagini, perchè è davvero molto visivo, rimangono impresse nella memoria, indelebili.. trasmette appieno il significato di un amore profondo che sa trascendere tutto, e nell'assistere, leggendo, alla sequenza del ballo dei due amanti, proprio come se fosse un film, non ha nessuna importanza, davvero, se David e Willa siano vivi.. o morti..
".. Solo uno dei separè non era occupato per intero. Willa sedeva tutta sola nel suo vestitino a collo alto a fiori così fuori luogo tra Levi's, gonne di jeans e camicie con i bottoni di madreperla.. Lei non lo vide subito. Stava guardando quelli che ballavano. Era colorita in volto, con due profonde fossette agli angoli della bocca. Era totalmente sbagliata ma lui l'amò più che mai. Era Willa sulla soglia di un sorriso..".. "David pensava che sarebbero potuti finire in un posto migliore, ma nel complesso il 26 era passabile. Fino all'ora di chiusura c'era gente. E ci sarebbe sempre stata della musica..".. "Chiuse gli occhi e ballarono insieme nel locale vuoto. Ogni tanto erano nello specchio e quando svanivano c'era solo una canzone country in una sala vuota illuminata da una catena montuosa al neon.."
Nonostante dalle sue opere osservi con sguardo critico la società americana, e non esiti a mostrarne i problemi, le ombre e le vistose contraddizioni, King ama il suo paese, e si fa portavoce dei suoi ideali democratici, che da sempre condivide e supporta. Non rinnega certo il denaro, e tanto, guadagnato con la scrittura, tutt'altro, e vive in una dimora vittoriana di 28 stanze, originale e un po' kitch, che sembra uscita da uno dei suoi romanzi.. Ma è lontano anni luce dall'ambiente snob e salottiero dell'establishment letterario, può permettersi di dettare le sue regole e di scegliere i lavori da portare avanti senza sottostare a certe logiche, ed evita serate, talk show e riflettori. La sua è un'indole socievole ed aperta, ma più portata ad un'intima e allegra serata con la famiglia e gli amici, che a frequentare il bel mondo. L'America che descrive è quella spesso chiusa e ristretta della piccola provincia.. ma le sue descrizioni riescono comunque a trasmettere attraverso il particolare il senso d'insieme.. E al termine delle sue storie, attraverso i mille piccoli dettagli.. le autostrade sconfinate, i drugstore e i fastfood, le sigarette e le aspirine, ci si accorge di aver compiuto un viaggio, di avere ora un'idea dell'intimo cuore di questo paese vasto per eccellenza, dei suoi vizi e delle sue virtù..
King ha creato un non-luogo letterario, Derry, che ricorre in molti suoi romazi.. una Peyton Place oscura, archetipo del male che si infiltra nell'esistenza ordinaria, ma anche metafora del malessere sociale presente a tutti i livelli. E la Dallas descritta nell'ultimo suo fortunato romanzo, 22/11/1963, sembra quasi.. una Derry travestita. Fiumi d'inchiostro sono stati scritti su JFK, sulle circostanze e sulle ipotesi relative alla sua morte, e sull'epoca, sul contesto in cui essa è avvenuta. Libri accuratamente letti e metabolizzati dallo stesso King, per prepararsi all'epica rielaborazione da lui compiuta. Forse alcuni saranno più specifici ed accurati sugli aspetti politici.. ma nessuno di questi ha saputo ricreare in modo così convincente ed efficace l'atmosfera americana fine anni '50.. Se si vuole davvero "respirare" l'aria di quegli anni, odorosa di fumo e brillantina, vedere come si comportava la gente, com'era lo slang che parlava, cosa succedeva nelle case e nelle scuole, e osservare dal buco della serratura Lee Oswald e sua moglie Marina.. bisogna immergersi nelle pagine di questo libro. Questo è il punto di forza principale del romanzo, il viaggio nel tempo che l'autore non solo racconta, ma riesce a far compiere anche al lettore.. Oltre a ciò, lo descrivono bene le parole di Wu Ming, autore dell'efficacissima versione italiana, che prosegue così il felice connubio iniziato con la traduzione della raccolta di racconti "Notte buia, senza stelle"..
"22/11/63 è forse il romanzo più "filosofico" di King, e potrei anche togliere le virgolette. Stimola continuamente riflessioni sul tempo, sul corso della storia, su linearità e cicli, sul ricominciare da capo, sul nostro agire ed essere agiti, sul nostro essere soggetti costituiti che si pensano costituenti.. e viceversa, in una scorribanda schizofrenogena, tra teoria delle stringhe e allegorie profonde.."
Si può dire poi, che Stephen King diverte, perchè lui per primo, si diverte, e non soltanto a scrivere. Nonostante la vita non facile, le vicissitudini e i problemi, non ha mai abbandonato ottimismo e voglia di vivere. Amare profondamente la vita, vederne sempre il lato luminoso, proprio perchè messo in evidenza da quello oscuro, serve a tenere lontani i mostri.. E lui sa bene, che esistono.. spariscono solo in apparenza, quando arriva l'alba o si accende la luce.. si limitano a rintanarsi negli angoli, in attesa.. ed è impossibile sconfiggerli del tutto, perchè vivono dentro di noi. Si può però tenerli a bada, accettando i propri fantasmi e le proprie paure, sorridendone, quando si riesce, e per chi come lui possiede quel dono, toglierli dalla testa, e trasferirli su un foglio bianco.. Può servire anche divertirsi con gli amici, magari facendo musica insieme.. come fa King quando canta con il suo gruppo, i Rock Bottom Remainders, composto per intero da scrittori e giornalisti, tra cui Amy Tan, Greg Iles e Scott Turow..
"L'orrore é il rock'n'roll della fiction. L'uno e l'altro dividono lo stesso tipo di qualità estetiche. Hanno un sacco di energia, un ritmo definito e la tendenza a uscire dai margini".
King sembra avere sottoscritto in pieno questa tesi. "La radio, e, in particolare, la musica, mi rendevano reale come ragazzo. E' grazie a loro che ho scoperto la mia identità. Allunghi le mani e trovi qualcosa che ti appartiene ed é tuo. E' difficile da spiegare, ma é come un paio di scarpe che ti vanno bene. Il mio primo disco era una versione a 78 giri di "Hound Dog", di Elvis Presley. Da quel momento in poi sapevo quello che volevo e volevo tutto quello che potevo avere".
Lo spirito e la musica degli anni Cinquanta e Sessanta pervadono, dunque, gran parte della scrittura di King. In molte pagine de Il corpo, per esempio, la short novel diventata anche un film con il titolo di Stand by Me, coprotagonista del racconto diventa la radiolina che, nel rifugio dei quattro ragazzi protagonisti, trasmette in continuazione i successi del momento. Quei brani trasmessi alla radio sono gli stessi che accompagnavano i pomeriggi d'estate di King, da solo o con gli amici, a casa o nel rifugio costruito sull'albero prediletto. E' quindi naturale che King le immetta sotto forma di citazioni. Il rock'n'roll risorge in Christine, Plymouth Fury, "posseduta" che a sua volta "possiede" l'anima di un teen-ager imbranato e infelice che é alla ricerca di un'impossibile redenzione o emancipazione personale (sembrerà strano ma l'attore che impersonava Arnie nel film di Carpenter tratto dal romanzo, Keith Gordon, aveva l'aspetto di Buddy Holly... Una coincidenza?). In L'ombra dello scorpione la lancetta del tempo si é spostata in avanti, intorno ai primi anni '70. Randall Flagg è il diavolo, uscito direttamente dallo spartito di Sympathy for the Devil dei Rolling Stones. Quegli stessi che celebrarono, in modo metaforico, la fine della generazione e del sogno di Woodstock con il festival di Altamont, nel 1969, e con la tragedia dello spettatore assassinato dal servizio d'ordine degli Hell's Angels californiani . Il sogno già incrinato ora si trasforma in un vero e proprio incubo incarnato nella figura di Flagg, che vaga per le strade d'America a portare il seme dell'apocalisse, usando le armi dell'inganno e dell'artifizio, della seduzione e della menzogna. Ed é proprio in L'ombra dello scorpione che uno dei personaggi protagonisti dà voce all'autore quando esclama: "Sicuro, gli anni '60, quelli sì che erano bei tempi: i figli dei fiori, 'facciamo pulizia con Eugene McCarthy'. Ridatemi gli anni Sessanta e gli Ottanta ficcateveli dove dico io". In questo romanzo (ma anche in un romanzo firmato con il celebre pseudonimo di Richard Bachman, "L'occhio del male") King utilizza anche uno dei cardini della cultura rock degli anni '70: il viaggio inteso come fonte di esperienza, di arricchimento interiore, spirituale. Come se volesse rendere ancora più chiari i suoi intenti, King infila nel corpo del testo citazioni in abbondanza, che coprono un arco di tempo che va dalla fine degli anni Cinquanta agli inizi degli anni '80. Il romanzo inizia con la citazione di un verso di Don't Fear the Reaper dei Blue Oyster Cult, che bene introduce il lettore all'apocalisse imminente che lo attende nelle pagine successive. Ma nel libro vengono citate anche canzoni di Bruce Springsteen, Bob Dylan, Buddy Holly, Chuck Berry, Simon & Garfunkel, i Drifters, i Creedence Clearwater Revival. King ama citare come suoi ascolti preferiti gli AC/DC (di cui usò molte canzoni per la colonna sonora del suo "Brivido"); i Ramones, il rock'n' roll anni Cinquanta, alcuni gruppi heavy metal, Bob Dylan, Neil Young, Bruce Springsteen, i Green on Red, Tom Waits. D'altra parte sono tantissimi i musicisti rock che amano King: basti pensare a Scott Ian, chitarrista degli Anthrax, che colleziona tutte le prime edizioni delle sue opere e che compone brani tratti espressamente da racconti e romanzi kinghiani.
Questa colonna sonora è stata compilata seguendo le canzoni che Stephen King cita nel suo romanzo “22/11/’63”. Tutte le canzoni di questa playlist sono parte della trama, ad eccezione della prima (di Jello Biafra e Mojo Nixon), che parla della nostalgia per l'età aurea (che non è mai esistita) degli anni cinquanta e che funziona benissimo da introduzione ad alcuni dei temi del libro. Inoltre sono presenti i Ramones con Pet Sematary (title track composta proprio per "Cimitero vivente") e Sheena is a Punk Rocker, più alcuni dei gruppi sopra citati.
Buona lettura e buon ascolto
Un vero e proprio saggio sul Re che ogni kinghiano non dovrebbe lasciarsi sfuggire... è esauriente & appassionante come uno dei suoi libri migliori, e leggendolo ho rivissuto tutte le emozioni che avevo provato da ragazzina quando per la prima volta mi era capitata tra le mani "Una splendida festa di morte".
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KRI