02/08/12

Retromania: è confermato

Il sorpasso negli Usa è avvenuto in questi ultimi sei mesi: gli album del catalogo superano il 50% delle vendite. E in Italia la proporzione è ancora più clamorosa: i dischi vecchi occupano ormai il 65% del mercato globale



I vecchi dischi di Pink Floyd e Beatles fanno di più e meglio, quanto a vendite, dei nuovi album di Kasabian e Coldplay. Del tutto annichiliti, nel confronto, gli artisti al debutto, i cui dischi sembrano aver perso completamente di fascino, come colti da improvvisa svalutazione.
Che sia un segno evidente della crisi di creatività, o il dato più tangibile della rivoluzione nei consumi musicali da parte delle nuove generazioni, il sorpasso certificato dalla Nielsen è comunque epocale: per la prima volta, nel mercato americano, le vendite degli album di catalogo ripubblicati in cd, vinile e download hanno superato quest'anno le vendite totalizzate dalle nuove pubblicazioni, 51 contro 49 per cento.

Un braccio di ferro iniziato nel 2002, quando il catalogo rappresentava solo il 38 per cento delle vendite, e risoltosi in dieci anni a favore del titolo ripubblicato a danno del nuovo, al grido di "disco vecchio fa buon brodo".
La tendenza era evidente da tempo e in tanti aspettavano al varco la notizia del sorpasso, che inesorabile è arrivata in questo scorcio d'estate.

Confermata da Gfk, l'istituto di ricerca di cui si avvale la Fimi (la Federazione dei discografici italiani), la tendenza riguarda anche l'Italia, dove il dato è ancora più evidente: nel primo semestre del 2012 il catalogo ha raccolto il 65 per cento delle vendite, mentre i nuovi album solo il 35 per cento. Lo scorso anno, nello stesso periodo, il catalogo era al 62,8 per cento, il nuovo al 37,2. E a rappresentare in modo plastico la contrazione del mercato, c'è il dato che riguarda il peso effettivo della classifica: i dischi presenti nelle prime cento posizioni rappresentano solo il 27,5 per cento delle vendite.

Il mercato si è dunque polverizzato e in questa nuvola nucleare le case discografiche fanno valere, sul tavolo traballante del mercato, le loro carte migliori: cofanetti dei Pink Floyd, box set dei Beatles, e dove si può si lega la riedizione di un album al prossimo tour, meglio se caratterizzato da una reunion. Nella classifica italiana che riunisce le top 100 dei primi sei mesi del 2012 ci sono quattro album dal catalogo dei Pink Floyd, quattro di Lucio Dalla, due di Whitney Houston, i due vecchi album di Amy Winehouse.

Al di là di uscite per morti recenti o anniversari, il catalogo consente ampi margini di guadagno e poche spese, così ogni etichetta multinazionale orienta le uscite sul proprio punto di forza: la Emi, che dispone del più ampio catalogo di musica elettronica, sta per pubblicare Electrospective, una collana di 200 album, dai Tangerine Dream ai Kraftwerk fino a Deadmau5, e un doppio cd che raccoglie esempi di musica elettronica dal 1958 a oggi.

Per Andrea Rosi, presidente e ad di Sony music, la multinazionale che possiede 50 anni di repertorio italiano, da Battisti a De André, da Dalla a Baglioni e al Banco, il dato pubblicato da Gfk "è parziale, perché il mercato nella seconda parte dell'anno, specialmente a ridosso del Natale, premia sempre il nuovo. Però la tendenza è evidente" conclude Rosi "e si spiega con l'aiuto che le nuove tecnologie forniscono al mercato digitale e per la reperibilità del fisico: con l'acquisto via computer i prezzi si fanno più competitivi e si alza l'età degli acquirenti".

E i LITFIBA incensano gli anni '80..

«Cambiare canzoni ogni sera è molto stimolante - spiega Pelù - ci stiamo divertendo molto con questo esperimento, che facciamo per la prima volta, e si diverte anche il pubblico con noi. Fra le tante canzoni che non abbiamo suonato quest’inverno e che invece saranno presenti nella scaletta di stasera c’è un momento importante, nel primo bis, che è quello dedicato alla Trilogia del potere degli anni ottanta (gli album Desaparecido, 17 Re e Litfiba 3, ndr)».

A trent’anni dall’uscita del primo Ep e dopo una storia di cambiamenti, separazioni, carriere soliste, la band fiorentina ha ripreso con decisione il suo posto sui palchi e nei cuori dei fans. Gli anni ottanta sono lontani, ma l’energia che allora si sprigionò nella scena musicale italiana dimostra di essere ancora viva e scalciante nella misura in cui non si avvolge nella spirale della nostalgia sterile. A Firenze la band ha suonato ad inizio giugno in una formazione che comprendeva due ex storici come il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio Aiazzi (oltre al batterista Daniele Trambusti e al chitarrista Federico Poggipollini, collaboratori di pregio in alcuni periodi). Un flashback emozionante per i fans della prima ora, ma anche per loro come conferma Pelù: «L’incontro è stato molto emozionante sin dalle prove, poi, quando siamo saliti sul palco, è partita la vecchia magìa dei Litfiba anni ’80, una bellissima sensazione». Destinata a ripetersi? Magari anche su disco? «La vita è lunga e le occasioni infinite. Prima o poi ci piacerebbe fare qualcosa insieme a loro, anche di più strutturato».

In fondo i tanto bistrattati anni ottanta, musicalmente hanno prodotto moltissime cose buone, siete d’accordo? «Assolutamente - conferma Ghigo - sono stati un momento creativo straordinario e irripetibile». «Verissimo - incalza Piero - lo spirito, la società, la voglia di far bene di quegli anni, oggi non puoi ritrovarli perché il mondo è cambiato completamente e non sarebbe neanche giusto cadere nella nostalgia. Ma noi suoniamo ancora quelle canzoni perché sono belle e anche per il gusto di riappropriarci completamente di tutto il nostro repertorio, che ammonta a quasi 180 canzoni. Qualcuno ogni tanto ci dice “negli ’80 eravate più selvaggi”, ma allora suonavamo un’ora e mezza al massimo, anche perché avevamo meno pezzi, oltre che meno anni. Comunque in tour ne portiamo una quarantina, fra le quali scegliamo ogni sera le 25-26 che suoneremo e devo dire che per il tipo di spettacolo che facciamo noi, potente, dinamico, anche fisico, sono tante».

Uno sforzo molto apprezzato dal pubblico che ha affollato tutte le date del tour nonostante la crisi che non ha risparmiato neanche l’ambito della musica dal vivo. «Questa crisi - ci dice Piero - ha dimensioni tali che esserne immuni è veramente impossibile, ma aldilà delle affluenze, soddisfacenti considerato il periodo storico, siamo molto contenti di quello che stiamo suonando sul palco e della risposta del nostro pubblico».

Mix e Cut-Up da laRepubblica.it e Unità.it



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