31/08/12

Il Barbaro che amava i libri: Temujin

Mah..A chi mai potrà interessare un post su Temujin? Migliaia, forse milioni di pagine in rete, tra mito e leggenda, storia e curiosità, tentativi di appropriazioni a fini politici e strumentali. Ma un blog credo sia una specie di diario personale, in fondo, fatto principalmente per chi ci scrive, dove riversare i propri interessi, le cose che più ci piacciono, e quelle che detestiamo. Approfondire. Serve a confrontarci con noi stessi, uno sguardo speculare su quello che siamo, su quello che vorremmo essere. Per scoprire a volte che tutto ciò che detestiamo davvero fa sostanzialmente parte di noi, della nostra cultura, del nostro mondo, pur con tutti i suoi indubbi meriti: un minimo di benessere per tutti, la coesione (mai così in basso come in questo momento) e la sicurezza minima garantita a tutti, a differenza del passato e rispetto ad altre realtà.

 E anche per sfuggire alla logica del.."mi piace", perversa, noiosa e inconcludente dei social network.
Un post su Temujin perché è un personaggio che da sempre mi ha colpito e affascinato, tra i tanti, per motivi che spesso si fa fatica a comprendere. Magari è perché a scuola neanche ce li hanno mai nominati certi personaggi e li abbiamo poi scoperti per caso: un articolo di giornale, attraverso la storia di un paese, un documentario in tv, una trasmissione radiofonica..(bellissima quella su radio2, dedicata al nostro, venti puntate in forma di sceneggiato curate da Vito Bianchi). E si parla di clima, risorse, nomadismo,  di vivere a stretto contatto con gli animali e la natura,  piccoli gruppi familiari autonomi, sempre in bilico tra sopravvivenza ed estinzione.

E allora ecco che nel 2004 viene ritrovato in Mongolia un documento sensazionale. Scritto in lingua mongola e risalente al 1219, in uno stile e in un tono assolutamente inconfondibile da non lasciare dubbi: lo scritto è di Gengis Khan e le prove accumulate al riguardo hanno ormai superato il vaglio di storici e archeologi. Le prime tracce di scrittura in lingua mongola risalgono all'inizio del XIII secolo, quando Gengis Khan aveva ormai superato i quarant'anni, essendo nato nel 1167: aveva imparato quindi a scrivere, cosa che fino ad ora era sempre stata esclusa, e ora è dimostrato anche che la sua capacità di lettura era pari ai pochi mongoli letterati della sua epoca. Lo scritto, ritrovato dentro un libro di meditazione dedicato a un religioso taoista, è un editto in cui il grande condottiero ordina ai suoi ministri di compilare un manuale tratto dalle sue lezioni, aggiungendo poi che lo leggerà personalmente. Grazie a questa e ad altre scoperte il giudizio su Gengis Khan è ulteriormente rivisto e rivalutato. Nato da una famiglia di guerrieri Temujin riuscì a unire sotto il suo comando tutte le tribù nomadi mongole travolgendo la Cina, civiltà ben più antica e dilagando in tutta l'Asia islamica e occidentale, sgominando poi russi, turchi e persiani. Anche dopo la sua morte, la civiltà mongola si espanse irradiando la sua influenza in India, in Asia minore, fino all'Europa centro-orientale. In pratica, per estensione, il più grande impero mai esistito. Quindi Gengis Khan, letteralmente "Signore dell'Universo" sapeva leggere e scrivere e ora anche l'arte mongola viene rivalutata, dato che fino ad ora si pensava che la grandezza dell'impero fosse stata costruita sull'assimilazione delle culture dei popoli sottomessi e bisognosa di prestiti altrui, con oggetti e preziosi trasportati da questo popolo itinerante per lunghe distanze. Di là dal revisionismo, il nome di Gengis Khan è sinonimo di barbarie e spietatezza e l'unica superiorità che gli viene riconosciuta è quella militare. Un esercito potentissimo, una cavalleria leggera e molto rapida, sempre in movimento, con i cavalieri addestrati a cavalcare al contrario e a scoccare simultaneamente le frecce. Mentre la sua ferocia, secondo gli storici, era dovuta alla minaccia della siccità e della desertificazione cui erano sottoposte le tribù mongole nelle loro terre d'origine, quindi scaturita da una logica di mera sopravvivenza. Nel corso della storia Gengis Khan è stato omaggiato da molti personaggi illustri, Voltaire che gli dedicò una commedia, L'Orphelin de la Chine, sostenendo che egli fu conquistato dalla civiltà cinese fino a diventarne un ammiratore, mentre Mao, nella poesia Neve gli rende omaggio come grande guerriero descrivendolo però privo di cultura. Gengis Khan amava studiare i paesi conquistati e la storia degli imperi che l'avevano preceduto, ordinò la creazione del primo alfabeto mongolo, concesse nel 1200 la libertà di culto ai suoi sudditi e diffidava degli intellettuali, soprattutto cinesi, non per disprezzo verso la cultura, ma per il timore che la loro influenza potesse minare dall'interno il suo impero. Questa discriminazione rese impossibile la comunicazione con la popolazione cinese e porto al crollo delle dinastie mongole travolte da furiose rivolte contadine. Ironia della sorte, oggi sono i mongoli, ridotti a una minoranza debole e marginale, a doversi difendere da una "sinizzazione" galoppante, mentre Temujin conosce un rilancio in tutta l'Asia e quegli stessi cinesi che lo subirono otto secoli prima come tiranno oggi gli dedicano serie tv e kolossal cinematografici. Nonostante che nel corso dei secoli fossero state individuate almeno quattro località come presunte tombe, nel 2002 gli archeologi annunciarono il ritrovamento della vera tomba del grande Signore dell'Universo, a 330 km da Ulan Bator..









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