01/06/12

The Animals: BEFORE WE WERE SO RUDELY INTERRUPTED


Ii black country..il paese nero. La zona mineraria,di zolfo e carbone,la cintura industriale dell'Inghilterra del dopoguerra. Il luogo di " oscuri satanici mulini", e il luogo da cui emerse il piu' nero dei gruppi R'n'B inglesi. Newcastle-on-Tyne,citta' natale degli Animals e di E. Burdon, dove non c'era altra possibilita' per i giovani proletari se non quella di una dura vita nelle miniere e delle colossali sbronze il sabato sera. Ma Newcastle, come Liverpool e New Orleans, e' anche un porto di mare e la musica vi entra da mille canali. Identificandosi fatalmente con la condizione dei neri d' America,dare sfogo alle frustrazioni e alla violenza l'Alan Price Combo vendicava la propria misera estrazione sociale. Le gesta del gruppo,i loro comportamenti spontanei e bruschi e il cattivo carattere di Burdon valse alla band l'appellativo di 'animali' che i ragazzi in seguito adottarono orgogliosamente come nome ufficiale. Le prime esibizioni al Club a Go-Go nel 1963 sulla scia del blues di Bo Diddley e alcune cover di B.Dylan portarono gli Animals allo stesso livello di popolarita' dei primi Beatles e Stones. Nel 64 Burdon viene eletto miglior cantante bianco di blues e Brian Jones lo defini la migliore voce in circolazione oggi nel Regno Unito. Il concetto 'filosofico' degli Animals e di Burdon in particolare era una sorta di..sporca sincerita',filossofia che gli consenti di sfornare un incredibile serie di successi: The house of rising sun, I'm crying, We gotta to get out of this place, Boom Boom (J.L. Hooker), Don't bring me down..

Ancora oggi resta un..mistero il motivo per cui dopo Jimi Hendrix gli Animals fu il gruppo che piu d'ogni altro colpi il mio immaginario di adolescente che muoveva i primi passi nel magico mondo del R'n'R. Ci arrivai proprio attraverso Hendrix quando scoprii che fu un certo Chas Chandler il primo ad intuire le potenzialita' del giovane Jimi,si offri di diventare il suo manager e di portarlo in Europa. Proprio quel Chas Chandler era stato il primo bassista di una band chiamata The Animals.. Forse fu la voce di Burdon,il suo modo di cantare torrido e sporco,una voce che mi sembrava uscisse direttamente da una bottiglia di wiskey mista a tabacco e quella sua ossessione di dipingere il mondo di nero a farmeli amare cosi tanto.Mi piaceva il loro modo di reinventare e di flettere il blues americano, un genere per me troppo "lento" all'epoca..Cosi quando iniziai,giovanissimo tra i grandi,a frequentare la casa-comune del gruppo piu alternativo della citta',tutti sapevano quale disco disco avrei messo sul piatto: Live in Newcastle-on-Tyne degli Animals, album ormai introvabile..(ne gira qualche copia su Ebay..), mentre non mancai l'occasione,verso la fine degli anni '90 di volare a Terni per vedere gli Animals in reunion. Una serata per pochi intimi in un piccolo teatro,ma che serata!

BEFORE WE WERE SO RUDELY INTERRUPTED
Fu registrato dopo 11 anni dallo scioglimento della band, anche se Burdon continuo' per qualche anno con continui cambi di formazione prima di formare i War con cui ottenne un discreto successo. Ascoltandolo, sembra un che il gruppo non si sia mai sciolto e tranne la non convincente versione di Many rivers to cross risulta un lavoro divertente,pieno di bluesy sgargianti e una 'drammatica',a tratti commovente cover di It's all over now baby Blue di Bob Dylan. Un album uscito in piena esplosione punk,tanto che passo' quasi inosservato ma che resta un gran bel disco di blues bianco,in fondo un omaggio ai tantissimi fans della band che nel 1983 registrarono l'ultimo, definitivo quanto inutile episodio di una gloriosa carriera: Ark..

Brother Bill (The Last CleanShirt) [The Last Clean Shirt], Armstrong, Leiber, Otis, Stoller
It's All Over Now, Baby Blue Dylan
Fire on the Sun, Shaky Jake
As the Crow Flies, Reed, White
Please Send Me Someone to Love, Mayfield
Many Rivers to Cross, Cliff
Just Want a Little Bit, Bass, Brown, Thompson, Thornton
Riverside County, Burdon, Chandler, Price, Steel, Valentine
Lonely Avenue, Pomus
The Fool, Clark,Ford

THE (ORIGINAL) ANIMALS was: Burdon, Chandler, Price, Steel, Valentine 








Click 
BEFORE WE WERE SO RUDELY INTERRUPTED 
 
 

21/05/12

Lost Gringos

Lost Gringos e' stato il gruppo piu' scalcinato, bizzarro e sconvolgente del panorama della Neue Deutsche Well. Cosa centrano i Lost Gringos con la musica tedesca? Lost Gringos e' un nome spagnolo, spesso ma non sempre cantano in spagnolo e tutti i loro lavori sono pubblicati da ATA TAK. Lost Gringos sono Peter Jekill, polistrumentista dalle mille risorse (chitarre, banjo,sitar, charrango, piano, organo, tastiere, flauto, percussioni..), Ruprecht Schwarzburger al basso e Eberhart Steinkruger, voce e producer. Piu' un nugolo di musicisti orbitanti tra cui Sameh Mina alle percussioni, C.Cornad chitarre elettriche e soprattuto il grande Pyrolator alle tastiere. Originali, sperimentali, innovativi, caratteristiche tipiche delle produzioni Ata Tak, sempre in fuga dalle mode e dai dogmi dei grandi colossi musicali, e che ha pubblicato tutti i loro lavori, la musica dei Lost Gringos e' un bizzarro miscuglio di elettronica, avant jazz, rock, folk, sperimentalismo estremo. L' assoluta originalita' del gruppo e' nell' innesto in questo miscuglio di culture musicali e ritmi tradizionali di svariati paesi come il Giappone, Brasile, il reggae giamaicano, tracciando solchi profondi in quel genere popolarmente conosciuto come  World Music. I Lost Gringos hanno pubblicato tre soli album e svariati ep e maxy singoli e dal 2011 varie etichette ripubblicano i lavori di questo strambo e interessantissimo gruppo. Da riscoprire.

ALBUM:
ENDSTATION ELDORADO (LP,1983 - ATATAK)
TEA AND BISCUITS (LP,1984 - ATATAK)
BERGELD AMORE (CD,1990 - WAVE. ED. IMPORT GIAPPONE)

EP E SINGOLI:
NIPPON SAMBA (12",1982 - ATATAK)
BERGERL AMORE (7",1983 - ATATAK)
TROCA TROCA CULEBRERO (12",1984 - ATATAK)
LIKE A ROLLING STONES REGGAE (12",1985 - GINGER MUSIC)


 











Nippon Samba





Lost Gringos Play List


18/05/12

La Rivoluzione non sarà Twittata

La rete,internet,i blog,i social network sono una realta' da cui attingere informazioni altrimenti difficili da raggiungere, nonostante tutti i tentativi di imbavagliare,controllare,boicottare i contenuti che i cyberattivisti condividono in nome della liberta' d'espressione,politica e nele arti e nelle scienze. Le rivoluzioni o per meglio dire le tentate rivoluzioni nei paesi del medio oriente, Egitto, Tunisia e Siria sono state viste in tutto il mondo come  rivoluzioni fatte da internet, ma.."le idee non partono da facebook alla piazza, ma viceversa". A sostenerlo  con forza e' Hassan el Hamalawy, giornalista,fotografo free lance e,per sua definizione blogger socialista. Egiziano, il suo e' un blog molto seguito nel panorama egiziano,collabora con Al Jazeera,Bbc,Cnn. Piu' volte arrestato, l'ultima volta per aver rimosso la bandiera statunitensa dalla sua universita' in segno solidale con il popolo palestinese, Hassan e' esponente di primo piano del SR, movimento socialista di ispirazione Trotzkista, sopravvisuto al disastro della sinistra egiziana negli anni '90. Unico gruppo che ha veramente contrastato e combattuto Mubarak presidiando piazze,fabbriche e campus universitari.
"La rivoluzione non sara' twittata!"
Il tentativo rivoluzionario egiziano non e' stato attuato dalla rete, anche se i social network, Facebook e Twitter sono stati usati dagli attivisti per la diffusione delle informazioni e per raccontare quello che accadeva (e che accade) nelle strade. Ma le idee che l'hanno innescato sono partite dalle piazze e non da internet. La gente ha discusso e proposto e quello che ne e' venuto fuori e' transitato on line per diffonderlo. " Ho 64 mila followers su Twitter,ma cosa sono rispetto a 85 milioni di abitanti del paese? ", dichiara Hassan. Effettivamente..niente. Ma questo non e' stato compreso all'estero. Quello che la rete ha fatto e' trasmettere quello che i media mainstream e controllati non riportano ai grandi network mondiali come Al Jazeera che ha cento milioni di utenti e le grandi agenzie di stampa come la Reuters. Le manifestazioni,gli scioperi,gli scontri sono nati spontaneamente e dopo gli arresti di mass del 2008,e non perche' sono stati chiamati su Facebook. E Mubarak non e' stato rimosso grazie alle migliaia di persone in piazza Tahrir ma attraverso gli scioperi generali scoppiati in diverse grandi citta' egiziane nel Febbraio 2004 che i grandi media praticamente ignorarono. Hassan,a ragione,afferma che non e' ancora cambiato niente, nonostante il presidente Mubarak sia stato deposto. Il vero potere e' sempre in mano ai suoi ex generali, che cercano di salvare la vecchia nomenklatura e instaurare un nuovo regime. I militari controllano quasi la meta' dell'economia del paese,non tollerano intrusioni nei loro affari ne discutere del loro budget e delle loro responsabilita' nella repressione e negli omicidi nelle piazze. Resta quindi solo un operazione di facciata avere eletti in parlamento o ottenere la carica di presidente della repubblica per un membro dell'opposizione. "Bisogna continuare,rovesciare i generali ed avere elezioni democratiche veramente libere per scrivere una nuova costituzione. Portare pz.Tahrir in tutte le strade,le scuole e in tutti centri produttivi. C'e' bisogno di democrazia diretta,del controllo delle fabbriche da parte dei lavoratori mediante l'autogestione e senza i vecchi burocrati dei partiti al potere. Boicottare i media controllati dal potere e per questa battaglia e' necessario la controinformazione che passa attraverso i cellulari (il 97% della popolazione ne e' dotata) e internet, che sotto l'aspetto visivo da un idea chiara di quello che accade nel paese. Documentando l'assalto della polizia contro i manifestanti,visualizzare gli eventi e' il modo migliore per diffonderli e causare un effetto domino". La fotografia e' un ottimo mezzo per smuovere le coscienze e mobilitare, perche' una foto puo' spiegare meglio di mille parole.
Il nome d'arte in rete di Hassan e' 3Arabway: prima era TheArabist che pero' in arabo ha una cattiva conformazione (Mustaarib) perche' e' cosi che si chiamano le unita' terroristiche israeliane che si infiltrano vestendosi come i palestinesi per poi assassinarli..



01/05/12

Il 1 MAGGIO



Il 1 MAGGIO è come una parola magica che corre di bocca in bocca,che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo,è parola d'ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento...
Nei congressi di Parigi fu deliberato che in tutto il mondo dovesse nascere un agitazione seria,ponderatissima,per la giornata legale di 8 ore di lavoro: e che questa avesse principio con il 1Maggio prossimo venturo..La deliberazione fu accolta ovunque. Infatti regolare con un metodo generale la durata del lavoro in tutte le industrie ,per tutti i popoli e per tutti i climi, è cosa equa,giusta,la quale i governi,i privati,gli studiosi di cose economiche,gli uomini di cuore infine devono appoggiare,devono applaudire..

Il 1 MAGGIO affermerà un principio e gli Italiani non devono essere secondi in questa affermazione,siccome quella che può dare il primo crollo all'attuale edificio sociale,basato appunto sullo sfruttamento continuo,perenne del padrone sul salariato, del capitale sul lavoro..(..)
Nessuno ostacolo ci vinca:quando si vuole tutto si puote: è codesta natura dei forti!..i forti siamo noi e lo saremo maggiormente se mostreremo di conoscere i nostri diritti e di non disconoscere i nostri doveri..
W IL 1 MAGGIO


(Forlì, La Rivendicazione, 1890)








In permanenza Tutto è destinato a mutare.
L'incendio di una foresta si estinguerà.
Il mare in tempesta si placherà.
Gli eventi naturali si susseguono l'un l'altro
senza alcun avviso ai naviganti.
Nel cielo, le bolle di sapone ascendono le correnti e poi,
improvvisamente, scoppiano.
Il divenire si perpetua attraverso
il passaggio da un termine al suo opposto.
Si sappia: la vita è questo tumulto,
un disequilbrio geometrico che rompe le acque
per poi convogliarle in un fiume placido.
Una assenza di sbilanciamento si tradurrebbe in un danno
per una realtà intrinsecamente mutevole.
Nelle più gravi situazioni,
quando il peggio sembra essere accaduto,
è indispensabile avere pazienza.
Ma non solo: non sarà sufficiente sapere
che i cambiamenti sono parte integrante delle nostre esistenze:
sarà necessario attenderli, cavalcarli.
Correndo incontro alle variazioni soltanto,
non rischieremo di essere destabilizzati.
In sella al tifone le lacrime volano via.

Miao Yin


25/04/12

Rigurgiti fascisti nel mondo



Sono 133 i gruppi
di estrema destra nel mondo.

Checchino Antonini  - Globalist

Sta crescendo il network internazionale anti-islamico che ha ispirato Anders Behring Breivik. Il gruppo antirazzista britannico, "Hope not Hate", ha pubblicato un report sull'inquietante vitalità della galassia dell'estrema destra europea. Quando il trentatreenne Breivik, lo scorso luglio, uccise 77 persone, perlopiù ragazzi che prendevano parte a un campeggio di giovani socialdemocratici, si giustificò proprio in nome di una guerra in corso tra l'Occidente e l'Islam. Da allora, è l'allarme di Hope Not Hate, quella rete s'è consolidata facendo coagulare fondazioni, blogger, attivisti e gruppi organizzati o informali di ultras.

Da questo calderone sarebbe nato, tre mesi fa, lo Stop Islamization of Nations (Sion) group, una sorta di ombrello per quel tipo di attività. La sigla Sion potrebbe essere stata scelta non a caso. Infatti, c'è anche in Italia chi predica che «antisemitismo e filosionismo possono andare a braccetto», come si legge in un blog di destra piuttosto beneinformato come "Fascinazione" a proposito di personaggi come Saya e Sindoca, sospettati (e prosciolti) dall'accusa di essere agenti deviati ma con posizioni certamente "nazionaliste" e islamofobe.
Il debutto in società di Sion avverrà a New York guardacaso proprio l'11 settembre e, tra i relatori, c'è gente come Paul Weston, capo del British Freedom Party (Bfp) che ha appena annunciato un patto con l'English Defence League. Il Bfp è una costola del più noto Bnp, il partito nazionalista britannico. Novanta minuti dopo la strage, lo stesso Breivik ha citato Weston a proposito di quella "guerra civile europea" contro i seguaci di Maometto. Londra si conferma, così, crocevia di fascisti, nazisti e contractors. E, solo nel Regno Unito, Hope Not Hate ha contato 22 soggettività organizzate operative antijihadiste. Il report fa 133 nomi, sette dei quali in Norvegia e altri 47 negli States dove la saldatura vede protagonisti i network ultraconservatori ed evangelici ossessionati dalla missione di costruire una percezione diffusa negativa della cultura islamica.

Nick Lowles, è il direttore di Hope Not Hate: «Breivik ha agito da solo - dice - ma è stata quell'ideologia a ispirarlo. Ora tutti gli occhi sono per lui e si rischia che nessuno si renda conto di questa rete». Andreas Mammone, che insegna storia alla Kingston University di Londra spiega al Guardian di ieri che la crisi economica aiuta il proliferare di questi gruppi che identificano nel nemico comune l'ansia per l'Islam radicale.
Tra i nomi più influenti del network, il report cita il leader Edl Stephen Yaxley-Lennon (conosciuto come Tommy Robinson), o la più distinta Ann Marchini, una tycoon della finanza di cui il Sunday Times racconta la lussuosa magione nel quartiere londinese di Highgate London da 1 milione e seicentomila sterline. Ann Marchini è una «figura chiave della succursale dello statunitense Center for Vigilant Freedom (Cvf, anche noto come International Civil Liberties Alliance con base a Fairfax in Virginia ma presente in almeno 20 paesi), una sigla che ha promosso convegni anti-islamici col Pvv olandese con la presenza di parenti svedesi e belgi prima di stringere alleanza con l'Edl di cui figura tra i donatori e per conto della quale è stata in tournée in Svizzera, Scandinavia, Belgio. Alcuni ragazzotti da stadio hanno annunciato di recente anche in Italia una lega del genere preoccupati dalla minaccia islamica verso le sane tradizioni italiche ma hanno 67 "I like" nella pagina facebook.

Tre mesi dopo la strage di Breivik, l'Icla ha promosso una conferenza a Londra con l'aiuto del suo coordinatore europeo Christopher Knowles, un altro co-fondatore dell'Edl e direttore della branca britannica del Cvf registrata a Wakefield. E solo due settimane fa, in Danimarca, Yaxley-Lennon ha presenziato al meeting inaugurale dell' Europe-wide network of defence leagues. Un altro gruppo è stato fondato in Belgio a marzo. Si tratta di Women Against Islamisation, network europeo lanciato da Jackie Cook, moglie di Nick Griffin, capo del Bnp.
In Grecia, i sondaggi suggeriscono che a maggio a scavalcare lo sbarramento del 3% possa essere l'ultranazionalista Alba d'oro, che mutua il nome dalla setta teosofica rosacrociana che negli anni '30, tra Germania e Inghilterra coinvolse la cerchia di Himmler e settori vicini alla casa reale inglese. La mappa degli antijihadisti italiani citata da Hope Not Hate contempla nomi noti come Casapound (e il gruppo antirazzista cita lo stragista di Firenze del 12 dicembre 2011 tra i suoi frequentatori, circostanza che i legali del gruppo diffidano dal menzionare), Forza nuova, il Movimento sociale di Romagnoli (che nell'indifferenza della grande stampa ha appena tenuto un raduno europeo a Roma) e la Lega Nord di cui si ricordano le gesta di Borghezio e Calderoli. Il primo ha preso parte al Congresso Internazionale sulla islamizzazione d'Europa a Parigi il 18 dicembre 2010. Di Borghezio si ricorda l'elogio di Ratko Mladic, il serbo che ha ucciso 8mila persone descritto come un "patriota". «Il cento per cento delle idee di Breivik sono buone, in alcuni casi estremamente buone - ebbe a dire Borghezio - le sue posizioni riflettono le opinioni di quei movimenti che hanno vinto le elezioni in tutta Europa». Di Calderoli si rammenta l'appello al Papa per una crociata contro i musulmani durante la "crisi delle vignette" quando l'allora ministro si esibì in tv con una maglietta che sfotteva i maomettani. Lo show provocò scontri in Libia con 11 morti e 25 feriti. Meno nota, invece, la filiale italiana della Faith International Freedom (Ffi), organizzata attorno ad un sito web che traduce materiali della casa madre.

Ma si sta sviluppando anche il ponte sull'Atlantico tra gli europei e gli Usa. La blogger americana Pamela Geller è la figura che conduce le relazioni strette. Geller è la presidentessa di Sion, Breivik ne fa menzione nel suo manifesto ed è stata molto attiva contro la moschea prevista a Lower Manhattan nel 2010. Tra chi ha dato vita a Sion c'è anche un danese, Anders Gravers, promotore di Stop Islamisation of Europe, reduce da un incontro con Gravers lo scorso mese. Sull'altra sponda dell'oceano, invece, la campagna si concentra sul fatto che gli ambienti più conservatori sono a caccia di risorse per l'Edl, le cui immagini sono esibite negli eventi di raccolta fondi del Tea Party e ci sono incontri ufficiali con i gruppi del Christian Action Network. In Virginia funziona un blog, "The Gates Of Vienna", che annoverava Breivik tra i fornitori di contributi. Mentre in Norvegia gli esperti sono interessati a mettere in evidenza che l'islamofobia sembra in crescita. Tra i forum linkati da Breivik c'è il blog nazionalista Document.no, sul quale Breivik - supporter on line della Norwegian Defence League che mantiene stretti contatti con i compari inglesi - ha postato oltre cento commenti. Anche nei paesi scandinavi esiste una presenza «non banale» di infiltrazioni naziste nelle forze dell'ordine e in quelle armate. 



21/04/12

Zhigulì..Goodbye

Addio Zhigulì

E’ definitivamente uscita di produzione, dopo una carriera durata oltre quarant’anni, la mitica Zhigulì, versione sovietica della Fiat 124, che avviò l’era della motorizzazione di massa in URSS e per produrre la quale furono costruiti nel 1970 a Togliattigrad i grandiosi stabilimenti VAZ (acronimo di Volzhskogo Avtomobilny Zavod, “Fabbrica di automobili di Volzhsky”, dal nome della località sul fiume Volga dove sorsero gli impianti; sulla sponda opposta ci sono le colline Zhigulì, che hanno dato il nome alla storica auto). Già da un anno le officine della città sul Volga non producevano più nessuna versione del popolarissimo veicolo, che continuava ad essere costruito, in numeri ormai piuttosto ridotti, nella fabbrica Izh di Izhevsk, acquisita da AvtoVAZ; dal 17 aprile anche questa fabbrica ha fermato le linee di montaggio della Zhigulì, la cui richiesta era calata drasticamente. A Izhevsk continuerà ancora per qualche tempo la produzione di una versione furgonata della Zhigulì.
Tecnicamente, a uscire di scena è la Lada 2107, conosciuta popolarmente con il nomignolo di Semyorka (si potrebbe tradurre con “settina” o “settetto”, se esistessero in italiano), cioè l’ultima versione, nata nel 1980 e via via aggiornata senza modifiche estetiche o strutturali importanti. Spinta da un motore 4 cilindri di 1600 cc (in origine era un 1200) a iniezione, con consumi ed emissioni molto elevati per gli standard moderni, con una scocca e delle sospensioni molto rinforzate rispetto all’originale Fiat, tali da renderla praticamente indistruttibile anche sulle sconnesse strade della provincia russa. Interni spartani ma abbastanza ampi, fatti apposta per portare una famiglia dalla città alla dacia di campagna e tornarne con un carico di patate e conserve: l’uso fondamentale che di quest’auto è stato fatto per decenni.
Vituperata come poche altre auto nel mondo per i suoi numerosi difetti, oggetto di innumerevoli sarcasmi e barzellette in Russia e fuori, la Zhigulì resta pur sempre una pietra miliare nella storia mondiale dell’automobile: non solo perché in fondo è stata anche profondamente amata dagli automobilisti sovietici – che hanno potuto sfogare sui suoi guasti la loro innata passione per la meccanica, essendo un’auto semplicissima da riparare – ma anche perché la sua  inconfondibile sagoma “a saponetta” è diventata una sorta di logo per l’industria russa nel mondo. Grazie al suo prezzo bassissimo è stata venduta a milioni di esemplari non solo in URSS ma in moltissimi altri paesi, al punto che versioni locali continuano ad essere prodotte ancora qua e là, per esempio in Egitto (per il mercato africano) o in Ucraina. Dal 1970 fino al 2012 sono state prodotte, nelle varie versioni, oltre 14 milioni di Zhigulì, il che pone questa vettura al terzo posto dopo il maggiolino Volkswagen e la Ford T tra le auto più vendute di tutti i tempi.
Il suo posto nelle linee di montaggio di Togliatti e di Izhevsk è stato preso ormai dalle varie versioni della Rénault-Dacia Logan, destinata a diventare l’automobile-base nell’ormai robustissimo mercato dell’auto russo; del resto Rénault è azionista-chiave di AvtoVAZ, di cui possiede il 25 per cento, ed è naturale che punti a spingere i suoi prodotti globali a scapito di produzioni locali obsolete, sempre meno richieste e per giunta poco remunerative visto il prezzo molto basso. Non per niente AvtoVAZ era giunta nel 2010 sull’orlo del definitivo fallimento, arrivando a licenziare oltre un terzo del personale.
di a. d.




19/04/12

Record Store Day 2012

Record Store Day 21 Aprile 2012

Fondato nel 2007, il Record Store Day è un'iniziativa statunitense nata da un'idea di Chris Brown.Una giornarta mondiale per sostenere e supportare i piccoli negozi di dischi indipendenti presenti non solo negli Usa ma in tutto il mondo e che purtroppo minacciati dalla grande distribuzione. Per chi  pensa che ascoltare e comprare musica con un semplice click su ITunes sia a volte un gesto totalmente privo di significato.Testimonial quest'anno della giornata 2012, il grande Iggy Pop. Potremo scoprire edizioni ultra rare che spunteranno come  funghi, ep, singoli, mix, bootleg e lavori realizzati solo per l'occasione,come nelle precedenti edizioni avevano fatto Black Angels,Radiohead..(Quest'anno occhio e orecchi agli Arcade Fire).

Numerosi gli artisti  che appoggiano l'iniziativa di Record Store Day, tra i quali troviamo, per l'occasione, i BlackKeys, che pubblicheranno il loro nuovo album "El camino", in versione speciale su vinile; due remix degli Arcade Fire, "Sprawl II" (che potete ascoltare QUI) e "Ready to start"; i Red Hot Chili Peppers che renderanno disponibile uno speciale cofanetto di vinili del loro album del 2006 "Stadium arcadium" e i Metallica con il loro EP "Beyond magnetic" su dodici pollici colorato. Persino il Duca bianco, David Bowie, oramai ritiratosi dalle scene da alcuni anni, tornerà con un picture disc del celeberrimo singolo "Starman" che conterrà anche un inedito eseguito negli studi di Top of the Pops nel 1973.
QUI la lista completa dei negozi che aderiscono in Italia
QUI potete leggere la lista completa dei dischi prodotti esclusivamente per il Record Store Day


11/04/12

Gunter Grass,«Quel che deve essere detto» e le farneticanti e infamanti reazioni Israeliane. Con un commento di Moni Ovadia

Anche in Italia, la poesia di Gunter Grass sul poderoso armamento nucleare israeliano (non dichiarato) ha scatenato l'altrettanto poderoso apparato mediatico e le potenti lobby ebraiche del paese,con il risultato che lo scritto è stato censurato, boicottato, nascosto o quantomeno ignorato dai media più diffusi. Così,solo alcuni siti on-line l'hanno pubblicata,non preoccupandosi delle ridicole e ignobili reazioni dei tanti attivisti pro israele,sempre le solite,ormai stantie: chiunque si azzardi a criticare le scelte di una società che vira sempre più pericolosamente a destra  la politica di israele nei confronti del popolo palestinese non è altro che un antisemita,un razzista e un sostenitore di Hitler,senza se e senza ma. Sono sempre più convinto che queste reazioni furiose non fanno altro che del male al popolo ebraico,quello onesto,quello progressista,che si oppone con coraggio alla folle politica dei dirigenti del loro governo,non fa che rafforzare in tutto il mondo l'idea che questa politica rappresenti un pericolo non solo per la pace in medio oriente..Qui sotto,quindi, "Quel che deve essere detto" con un commento di Moni Ovadia apparso oggi sul Manifesto.
Per il resto.. "per informazioni sulla patologia dei governanti israeliani è utile informarsi presso i Palestinesi..

"Dite quel che volete del sublime miracolo di una fede senza dubbi, ma io continuerò a ritenerla una cosa assolutamente spaventosa e vile."
Kurt Vonnegut

"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario." 
(P. Levi)



«Quel che deve essere detto»
PERCHÉ taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt’al più le note a margine.
E’ l’affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo
organizzato,perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un’atomica.
E allora perché mi proibisco di chiamare per nome l’altro paese,
in cui da anni — anche se coperto da segreto —
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?
Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d’uso corrente.
Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l’esistenza di un’unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.
Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d’Israele
al quale sono e voglio restare legato.
Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l’ultimo inchiostro:
La potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi — come tedeschi con sufficienti
colpe a carico —
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.
E lo ammetto: non taccio più
perché dell’ipocrisia dell’Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un’istanza internazionale.
Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d’uscita,
e in fin dei conti anche per noi.

                             Il nervo scoperto di Israele
Alcuni giorni fa il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha pubblicato un poemetto di Günter Grass. Il poemetto politico-didattico dal titolo «Quel che deve essere detto» punta il dito contro Israele per il suo poderoso armamento nucleare mai dichiarato, ma la cui esistenza e consistenza sono ormai provate oltre ogni dubbio e che, a parere dello scrittore, rappresenta un pericolo in sé, a fortiori a causa delle intenzioni dichiarate dal governo Nethanyahu di voler lanciare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari di Tehran, sospettata di volere costruire un ordigno atomico.Come era prevedibile lo scritto ha scatenato un putiferio.
Il Nobel tedesco è stato sommerso da ogni sorta di critiche e di accuse infamanti, da antisemita a seminatore di odio contro Israele a casa, nel mondo e naturalmente nella stessa Israele. Il j'accuse di Grass coinvolge anche il suo paese, la Repubblica Federale Tedesca, a suo dire complice di Israele per avergli fornito un sottomarino attrezzato per la dotazione di testate nucleari e l'Occidente intero per la sua ipocrisia e il suo doppiopesismo. Il governo di Israele ha reagito, come sua consuetudine nel più stupido dei modi ovvero dichiarando Grass persona non grata nel Paese e, per dare maggiore credibilità al bando, ha tirato fuori i brevissimi trascorsi del Nobel in divisa da SS a 17 anni. Per promulgare lo stesso bando contro l'ebreo Noam Chomsky, definito dal New York Times «verosimilmente il più importante intellettuale vivente» quel surplus di infamia non era stato necessario. Alcune delle più lucide menti dell' opposizione hanno commentato così il provvedimento. Tom Segev ha scritto: «Basso livello di tolleranza... delegittimare chi critica è una tendenza molto pericolosa, autocratica e demagogica. Nethanyahu e Lieberman sono bravissimi in questo. Ogni voce contraria è subito indicata come segnale d'antisemitismo. Ma se davvero ci mettiamo a distribuire i permessi d'ingresso secondo le opinioni politiche delle persone finiamo in compagnia di Siria e dello stesso Iran». Gli scrittori Ronit Matalon e Yoram Kaniuk hanno dichiarato: «Il prossimo passo è bruciare i libri».

Ora è vero che Grass nella foga della sua vis polemica l'ha fatta fuori dal vaso. Ha omesso di dire che Ahmadinedjad, oltre ad essere un tiranno oppressore della sua gente, un giorno si e un giorno no minaccia di cancellare dalle carte geografiche Israele. Lo scrittore ha anche esagerato pesantemente le intenzioni di Nethanyahu attribuendogli la volontà di radere al suolo l'intero Iran, mentre l'obiettivo è quello di distruggere le sue potenziali dotazioni nucleari. Ma non pochi autorevoli esponenti dell'establishment israeliano, fra i quali esponenti dei servizi segreti, ritengono che un simile attacco incendierebbe l'intero Medioriente coinvolgendo, volenti o nolenti gli Stati Uniti e chissà quanti altri con conseguenze incalcolabili e certamente disastrose.

Ma il vero nervo scoperto di tutto l'affaire Grass per quanto riguarda i Nethanyahu e i Lieberman di turno non è nè l'antisemitismo, né il presunto odio per Israele. Queste accuse, a mio parere, sono solo un mediocre cocktail di folklore e propaganda. Il merito del contendere è l'assoluta indisponibilità a qualsiasi forma di controllo dell'arsenale nucleare israeliano da parte di chicchessia. Il sistema di potere dello stato di Israele pretende autoreferenzialmente di essere al di sopra di qualsiasi straccio di legalità internazionale al riguardo di certe questioni sensibili e segnatamente la sicurezza in tutte le sue declinazioni. Solo che ormai se ci si sintonizza sulla linea d'onda del governo israeliano è impossibile distinguere fra realtà e propaganda e la propaganda è ormai una sorta di metastasi della realtà. L'Occidente ipocrita per convenienza si comporta come le celebri tre scimiette: «Non vedo, non sento, non parlo». Per informazioni sulla patologia dei governanti israeliani è utile informarsi presso i Palestinesi.
Moni Ovadia (dal Manifesto)

10/04/12

P. K. Dick: "Che cos'è la realtà?" e "Il mondo Proletario dall'interno"

''Scrivendo romanzi e racconti che si pongono la domanda "Che cos'è la realtà?", ho sempre sperato che un giorno avrei trovato una risposta. È la speranza anche della maggior parte dei miei lettori.''
''Il problema è concreto, non è solo una sfida intellettuale. Perché oggi viviamo in una società nella quale i media, i governi, le grandi corporation, i gruppi religiosi e politici producono continuamente realtà fasulle, ed esiste l'hardware adatto a instillare questi pseudomondi nella mente di lettori, spettatori, e ascoltatori.''
''Lo strumento principale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se siete in grado di controllare il significato delle parole, sarete in grado di controllare le persone che devono utilizzarle. George Orwell l'ha evidenziato nel suo romanzo 1984. Un altro modo di controllare le menti delle persone però è quello di controllare le loro percezioni. Se riuscite a fargli vedere il mondo nel modo in cui lo vedete voi, allora la penseranno come voi.''
''Vogliamo parlare dei serial polizieschi? Le automobili escono sempre di strada, vanno a sbattere, e prendono fuoco. La polizia è sempre buona e vince sempre. Tenete presente questo punto: la polizia vince sempre. Che lezione edificante. Non bisogna mai combattere l'autorità, e semmai lo si fa, si è destinati alla sconfitta. Il messaggio implicito è: siate passivi. E... collaborate. Se l'agente Baretta viene a chiedervi informazioni, dategliele, perché l'agente Baretta è una brava persona di cui ci si deve fidare. Lui vi vuole bene, e voi dovreste ricambiarlo.

Così, nei miei testi, continuo a chiedere: "Cos'è reale?'' Perché siamo costantemente bombardati da pseudorealtà prodotte da gente estremamente sofisticata, che adopera meccanismi altrettanto sofisticati. Non diffido tanto dei loro moventi, quanto del loro potere. Ne hanno moltissimo. Ed è un potere straordinario: quello di creare interi universi, universi della mente. Avrei dovuto immaginarlo. Io faccio la stessa cosa. È il mio lavoro creare universi in cui ambientare un romanzo dopo l'altro. E devo costruirli in modo che non cadano a pezzi dopo due giorni. O almeno questa è la speranza dei miei editori. Voglio svelarvi un segreto però: a me piace costruire universi che cadano a pezzi. Mi piace vederne lo scollamento, mi piace vedere come i personaggi nei romanzi affrontano il problema. Ho una segreta passione per il caos. Dovrebbe essercene di più.''
Tratto da ''Come costruire un universo che non cada a pezzi dopo due giorni'' (1978) di Philip K. Dick, 16/12/1928 - 2/3/1982.

Il 2 Marzo 1982 finì il futuro. O per meglio dire, morì Philip K. Dick che aveva immaginato quel futuro in tanti capolavori. Trent'anni dopo Fanucci ripubblica 30 suoi romanzi di fantascienza a soli 6,90 euro e propone un inedito di stampo diverso: Lo stravagante Mr Fergesson, pubblicato in Inghilterra nel 1986, che nasce dalla volontà di eplorare "il mondo proletario dall'interno", come l'autore raccontò alla moglie. Famiglia, denaro, tensioni razziali: un Dick davvero inedito, con qualche reminiscenza di Lewis Carroll..



09/04/12

Strage di Bologna

Strage di Bologna.
“Carlos” è disposto a parlare con i magistrati italiani

La magistratura italiana ha riaperto le indagini sulla strage del 2 agosto 1980 facendo propria la “pista palestinese”. Ma non vuole andare a sentire Carlos il quale ha finora sostenuto che dietro la strage c’erano la Cia e il Mossad.


Ilich Ramirez Sanchez, 62 anni, noto come “Carlos”, detenuto nel carcere di massimo sicurezza di Poissy, a Parigi, ha mandato due lettere a un avvocato bolognese, Gabriele Bordoni, per nominarlo difensore di fiducia ed esprimere la propria posizione sulla bomba che provocò la strage alla stazione di Bologna il 2 agosto del 1980, ma non solo. E’ quanto scrive un articolo pubblicato dal quotidiano bolognese Il Resto del Carlino. Già nel settembre 2010 “Carlos”, in una lettera inviata all'avvocato Sandro Clementi e resa successivamente pubblica, si disse disponibile a confermare le proprie dichiarazioni sulla strage di Bologna di fronte a un magistrato in Italia. Sulla strage del 2 agosto 1980 - per la quale sono stati condannati i terroristi fascisti Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini - la Procura ha da tempo aperto un fascicolo bis. Di recente il pm Enrico Cieri ha indagato due “terroristi tedeschi di sinistra” Christa Margot Frolich e Thomas Kram, ritenuti entrambi ex membri del gruppo di Carlos. È la cosiddetta “pista palestinese” peseguita da tempo dagli ambienti filo-sionisti in Italia con qualche sostenitore anche tra giornalisti di sinistra ma molto, molto filo-israeliani..Secondo Carlos – come dichiarò in una intrevista rilasciata a Paolo Cucchiarelli dell’Ansa anni fa, dietro la strage di Bologna ci furono la Cia e il Mossad. Quando il Pm Cieri nell'aprile 2009 andò a interrogare Carlos a Parigi, questi chiese di parlare davanti a una commissione d'inchiesta in Italia. Ora invece si dice pronto a parlare solo ai magistrati. “Vorrei aiutarla ad eliminare gli ostacoli al fine di trovare i veri responsabili dell'attacco terroristico di Bologna. Sono inoltre pronto a rilasciare dichiarazioni sotto giuramento alla magistratura italiana competente”, si legge nella lettera indirizzata all'avvocato e pubblicata dal Resto del Carlino. “Dovremo incontrarci qui di persona non appena possibile al fine di preparare il miglior approccio tecnico per smantellare il muro di bugie che hanno bloccato la verità degli anni di sanguinari massacri di civili innocenti avvenuti in Italia”.

“L'intenzione mia è da tempo quella di andarlo a sentire in Francia - spiega nell'articolo l’avvocato Bordoni - L'ho chiesto alla Procura, ma il pm ha ritenuto non fosse utile. Mi sono rivolto inutilmente al magistrato di collegamento italo-francese e al nostro ministero. Per questo alla fine l'unica strada era quella della nomina”. Oggi il legale tornerà dal pm per chiedere di andare insieme a Parigi. In caso negativo, dice Bordoni, “ci andrò io e raccoglierò le sue indicazioni”.

I familiari delle vittime della strage, attraverso Paolo Bolognesi, si dicono scettici su questa disponibilità. A loro interessa sapere chi furono i mandanti e a tale proposito hanno presentato da tempo un esposto. Che è confluito nell'inchiesta bis, un esposto che chiede di individuare i mandanti (proseguendo quindi nel solco che ha portato alla condanna dei terroristi fascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini), partendo soprattutto dalle carte del processo della strage di piazza della Loggia a Brescia, un processo che aveva visto sul banco degli imputati dei fascisti, un uomo dei servizi segreti e addirittura un generale dei Carabinieri, Delfino. Ma la corte di assise di Brescia, presieduta da Enrico Fischetti, ha assolto a novembre del 2010 i cinque imputati Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti «per non aver commesso il fatto. Il Pm aveva chiesto invece l’ergastolo.


Qui di seguito la parte dell’intervista del 2008 rilasciata da Carlos a Paolo Cucchiarelli dedicata alla strage di Bologna.

D: Una sola domanda sulla strage di Bologna visti i molti riferimenti fatti da lei nel tempo e che sembrano alludere ad una ipotesi da lei mai espressa ma che potrebbe essere alla base delle sue osservazioni. Cioè agenti occidentali che fanno saltare in aria – con un piccolo ordigno – un più rilevante carico di materiale esplodente trasportato da palestinesi o uomini legati all’Fplp e alla sua rete con l’intento di far ricadere su questa ben diversa realtà politica tutta la responsabilità della strage alla stazione.

R: L’attentato contro il popolo italiano alla stazione di Bologna “rossa”, costruita dal Duce, non ha potuto essere opera dei fascisti e ancora meno dei comunisti. Ciò è opera dei servizi yankee, dei sionisti e delle strutture della Gladio. Non abbiamo riscontrato nessun’altra spiegazione. Accusarono anche il Dottor Habbash, nostro caro Akim, che, contrariamente a molti, moriva senza tradire e rimanendo leale alla linea politica del FPLP per la liberazione della Palestina. Vi erano dei sospetti su Thomas C., nipote di un eroe della resistenza comunista in Germania dal febbraio 1933 fino al maggio 1945, per accusarmi di una qualsiasi implicazione riguardo ad un’aggressione così barbarica contro il popolo italiano: tutto ciò è una prova che il nemico imperialista e sionista e le sue “lunghe dita” in Italia sono disperati, e vogliono nascondere una verità che li accusa.

29/03/12

Animali, Il Contante e i Vadoinmessico..


"Il guaio di essere poveri è che t'impegna tutta la giornata.."
O. Wilde

Gli animali vivono in un eterno presente,gli manca il futuro nel cervello. Comprendono i principi di causa/effetto ma non hanno la nostra capacità di sperimentare lo scorrere del tempo, ne il libero arbitrio necessario per usare il tempo.
E' il denaro, per l'essere umano, a cristallizzare il tempo e il libero arbitrio. Il contante. Il contante gli permette di moltiplicare la volontà e accellerare il tempo. E' il contante a definirci come specie..











25/03/12

Chomsky: il mondo ha paura di Israele, non dell’Iran

Chomsky: il mondo ha paura di Israele, non dell’Iran

Nel numero di gennaio-febbraio della rivista “Foreign Affairs” un articolo di Matthew Kroenig intitolato “È il momento di attaccare l’Iran” spiega perché un attacco è l’opzione meno peggiore. Sui media si fa un gran parlare di un possibile attacco israeliano contro l’Iran, mentre gli Stati Uniti traccheggiano tenendo aperta l’opzione dell’aggressione, ciò che configura la sistematica violazione della carta delle Nazioni Unite, fondamento del diritto internazionale. Mano a mano che aumentano le tensioni, nell’aria aleggiano i fremiti delle guerre in Afghanistan e Iraq. La febbrile retorica della campagna per le primarie negli Usa rinforza il suono dei tamburi di guerra. Si suole attribuire alla “comunità internazionale” – nome in codice per definire gli alleati degli Stati Uniti – le preoccupazioni per l’imminente minaccia iraniana. I popoli del mondo, però, tendono a vedere le cose in modo diverso.
I paesi non-allineati, un movimento che raggruppa 120 nazioni, hanno vigorosamente appoggiato il diritto dell’Iran di arricchire l’uranio, opinione condivisa dalla maggioranza della popolazione degli Stati Uniti (sondaggio “WorlPublicOpinion.org”) prima dell’asfissiante offensiva propagandistica lanciata da due anni. Cina e Russia si oppongono alla politica Usa rispetto all’Iran, come pure l’India, che ha annunciato che non rispetterà le sanzioni statunitensi e aumenterà il volume dei suoi commerci con l’Iran. Idem la Turchia. Le popolazioni europee vedono Israele come la maggior minaccia alla pace mondiale. Nel mondo arabo, a nessuno piace troppo l’Iran, però solo una minoranza molto ridotta lo considera una minaccia. Al contrario, si pensa che siano Israele e Stati Uniti le minacce principali. La maggioranza si dice convinta che la regione sarebbe più sicura se l’Iran si dotasse di armi nucleari. In Egitto, alla vigilia della primavera araba, il 90% compartiva questa opinione, secondo i sondaggi della “Brookings Institution” e di “Zogby International”.
I commentatori occidentali parlano molto del fatto che i dittatori arabi appoggiano la posizione Usa sull’Iran, mentre tacciono il fatto che la gran maggioranza della popolazione araba è contraria. Negli Stati Uniti alcuni osservatori hanno espresso anche, da un bel po’ di tempo, le loro preoccupazioni per l’arsenale nucleare israeliano. Il generale Lee Butler, ex-capo del comando strategico Usa, ha affermato che l’armamento nucleare israeliano è straordinariamente pericoloso. In una pubblicazione dell’esercito Usa, il tenente colonnello Warner Farr ha ricordato che «un obiettivo delle armi nucleari israeliane, che non si usa precisare ma che è ovvio, è “impiegarle” negli Stati uniti», presumibilmente per garantire un appoggio continuo di Washington alle politiche di Israele.

Una preoccupazione immediata, in questo momento, è che Israele cerchi di provocare qualche reazione iraniana, che a sua volta provochi un attacco Usa. Uno dei principali analisti strategici israeliani, Zeev Maoz, in “Difesa della Terra santa”, un’analisi esaustiva della politica di sicurezza ed estera israeliana, arriva alla conclusione che il saldo della politica nucleare di Israele è decisamente negativo e dannoso per la sicurezza dello Stato ebraico. E incita Israele a cercare di arrivare a un trattato regionale di proscrizione delle armi di distruzione di massa e a creare una zona libera da tali armi, come chiedeva già nel 1974 una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu.
Intanto le sanzioni occidentali contro l’Iran fanno già sentire i loro effetti soliti, causando penuria di alimenti basici non per il clero governante ma per la popolazione. Non può meravigliare che anche la valorosa opposizione iraniana condanni le sanzioni. Le sanzioni contro l’Iran potrebbero avere gli stessi effetti di quella precedenti contro l’Iraq, condannate come genocide dai rispettabili diplomatici dell’Onu che pure le amministravano, e che alla fine si dimisero come segno di protesta. In Iraq le sanzioni hanno devastato la popolazione e rafforzato Saddam Hussein, a cui probabilmente hanno evitato, almeno all’inizio, la sorte toccata alla sfilza degli altri tiranni appoggiati da Usa e Gb, dittatori che hanno prosperato praticamente fino al giorno in cui varie rivolte interne li hanno rovesciati.
Esiste un dibattito poco credibile su ciò che costituisca esattamente la minaccia iraniana, per quanto abbiamo una risposta autorizzata, fornita dalle forze armate e dai servizi segreti Usa. I loro rapporti e audizioni davanti al Congresso hanno lasciato ben chiaro che l’Iran non costituisce nessuna minaccia militare: ha una capacità molto limitata di dispiegare le sue forze e la sua dottrina strategica è difensiva, destinata a dissuadere da un’invasione per il tempo necessario alla diplomazia per entrare in campo. Se l’Iran sta sviluppando armi nucleari (ciò che ancora non è provato), questo sarebbe parte della sua strategia di dissuasione. Il concetto dei più seri fra gli analisti israeliani e statunitensi è stato espresso con chiarezza da Bruce Riedel, un veterano con 30 anni di Cia sulle spalle, che nel gennaio scorso ha dichiarato che se lui fosse un consigliere per la sicurezza nazionale iraniano auspicherebbe certamente di avere armi nucleari come fattore di dissuasione.
Un’altra accusa dell’Occidente contro l’Iran è che la Repubblica islamica sta cercando di ampliare la sua influenza nei paesi vicini, attaccati e occupati da Stati uniti e Gran Bretagna, e che appoggia la resistenza all’aggressione israeliana in Libano e all’occupazione illegale dei territori palestinesi, sostenute dagli Usa. Al pari della sua strategia di dissuasione contro possibili atti di violenza da parte di paesi occidentali, si dice che le azioni dell’Iran costituiscono minacce intollerabili per l’ordine globale. L’opinione pubblica concorda con Maoz. L’appoggio all’idea di stabilire una zona libera dalle armi di distruzione di massa in Medio Oriente è schiacciante. Questa zona dovrebbe comprendere Iran, Israele e, preferibilmente, le altre due potenze nucleari che si sono rifiutate di entrare nel Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) – Pakistan e India – paesi che, come Israele, hanno sviluppato i loro programmi atomici con l’aiuto Usa.
L’appoggio a questa politica nella conferenza sulla revisione del Tnp, nel maggio 2010, fu tanto forte che Washington si vide obbligata ad accettarla formalmente, però imponendo condizioni: la zona non potrà divenire effettiva prima di un accordo di pace fra Israele e i suoi vicini arabi; il programma di armamenti nucleari di Israele sarebbe esentato dalle ispezioni internazionali; nessun paese (si legga: Usa) potrebbe essere obbligato a fornire informazioni sulle installazioni e le attività nucleari israeliane, né informazioni relative a trasferimenti anteriori di tecnologia nucleare a Israele.
Nella conferenza del 2010 si fissò una nuova sessione per il maggio 2012 con l’obiettivo di avanzare nella creazione di una zona libera da armi di distruzione di massa. Tuttavia con tutto il bailamme sollevato intorno all’Iran, è molto poca l’attenzione che si dà a questa opzione che pure sarebbe il modo più costruttivo per gestire le minacce nucleari nella regione: per la “comunità internazionale” la minaccia che l’Iran arrivi alla capacità nucleare; per la maggior parte del mondo, la minaccia rappresentata dall’unico Stato della regione che possieda le armi nucleari e una lunga storia di aggressioni, e dalla superpotenza che gli fa da padrino.

(Noam Chomsky, “La bomba iraniana”, da “Il Manifesto” del 18 marzo 2012)

03/03/12

Marzo, Stagione della Prevenzione. Visite gratis per cani e gatti

E' il mese del dottor Dolittle,visite gratuite per cani e gatti.

Al via la VII edizione della "Stagione della prevenzione" organizzata da Hill's Pet Nutrition e dalle associazioni dei veterinari. Per tutto marzo esami e controlli gratis in tutta Italia. "Un atteggiamento responsabile tutela la salute pubblica oltre che quella fra le mura domestiche"

ROMA - Non è sempre una banalità l'espressione "meglio prevenire che curare". Soprattutto nel caso in cui l'oggetto delle nostre attenzioni non è in grado di dirci se ha mal di pancia o un altro dolorino che potrebbe rivelarsi qualcosa di più serio. Parliamo di animali domestici, cani gatti e compagnia. Perché per il settimo anno consecutivo Hill's Pet Nutrition, leader mondiale nell'alimentazione di mantenimento e dietetica clinica per cani e gatti, insieme all'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI), con il patrocinio della Federazione Nazionale Ordini Veterinari (FNOVI), promuove per tutto il mese di marzo la Stagione della Prevenzione, iniziativa che offre la possibilità ai proprietari di cani e gatti di tutta Italia di far visitare gratuitamente il proprio animale.
La visita, un esame generale senza l'utilizzo di strumenti offerto dai veterinari, ha l'obiettivo di stabilire lo stato di salute dell'animale e, eventualmente, verificare la necessità di successivi esami più specifici. Collegandosi al sito Stagionedellaprevenzione.it 1 è possibile identificare il veterinario più comodo per prenotare e la visita gratuita.

L'iniziativa, che riscuote ogni anno un successo maggiore, è di fatto un invito a una maggiore attenzione del proprietario nei confronti del proprio pet. Basta affidarsi regolarmente alla consulenza del veterinario e puntare, anche, su un'alimentazione corretta. Un atteggiamento responsabile che non ha effetto solo all'interno delle mura domestiche ma tocca e tutela la salute pubblica, sia animale che umana. Sono oltre 4.000 (11% in più rispetto al 2011) i veterinari che parteciperanno a questa edizione, e grazie alla loro collaborazione "siamo riusciti nel corso di questi anni a far visitare gratuitamente decine di migliaia di cani e gatti - spiega Stefano Roserba, Marketing Manager di Hill's Pet Nutrition Italia - nell'edizione 2011, con oltre 3.600  veterinari di tutta Italia abbiamo effettuato 23.000 visite gratuite. Oltre il 70% degli animali visitati non ha mostrato patologie a conferma di come la cultura della prevenzione sia la strada giusta da perseguire per avere animali sani e una sana società".

"La prevenzione veterinaria è un traguardo culturale a tre - aggiunge Marco Melosi, Presidente di ANMVI - proprietario, animale e veterinario. Per il tramite dell'animale, il veterinario entra in relazione con la società e agisce sui suoi diritti e sui suoi bisogni, diventando un mediatore del rapporto uomo-animale. Questo traguardo va di pari passo con il progressivo innalzamento della considerazione etica e giuridica dell'animale e delle conoscenze scientifiche". E in un quadro economico sfavorevole, dice Gaetano Penocchio, presidente della FNOVI, "in cui i proprietari degli animali sono spesso costretti a ridurre o contenere le spese della gestione degli animali di famiglia, Hill's e i veterinari italiani con la Stagione della Prevenzione rivolgono ai cittadini un messaggio di salute e confermano l'impegno a favore della tutela del benessere degli animali".

La Repubblica

23/02/12

Anti - Acta e gli spioni

Chi spia il Web a caccia di contenuti illegali? Si diffondono, tra le critiche, le società specializzate nel contrastare la pirateria. Con l'approvazione di Acta potrebbero dilagare in tutta Europa. Che continua a protestare: il prossimo appuntamento il 25 febbraio.
Le chiamano “ Copyright Enforcement Companies” e sono i bounty killer dell’industria del copyright. Sono società private specializzate nella repressione della pirateria informatica. Diffondono file danneggiati o corrotti ( file decoy) e tentano di compromettere i network di condivisione. Setacciano i siti e le reti P2P registrando gli indirizzi Ip degli utenti che condividono materiale protetto da copyright, per poi rivenderli ai propri clienti. Per individuare fisicamente questi utenti però, serve la collaborazione dei provider dello Stato dove risiede il presunto pirata. Le industrie del copyright hanno spesso invocato l’imposizione di un obbligo di collaborazione a carico di questi gestori di rete. Con il nuovo trattato internazionale Acta potrebbero vedere esauriti i loro desideri anche là dove finora sono rimasti delusi.

Fino a oggi, in Italia la giurisprudenza ha dato ragione a provider e utenti. Per esempio nel 2010 la Federazione anti pirateria audiovisiva ( Fapav) aveva chiesto che Telecom si impegnasse a controllare l’attività dei propri clienti e, su richiesta, a dare i nominativi collegati agli Ip individuati a scaricare materiale protetto. I giudici hanno dato ragione a Telecom e alle associazioni di consumatori costituitesi in giudizio. Se la Fapav intende lamentare una violazione del copyright deve fare istanza al tribunale, come tutti, e sarà il giudice eventualmente a richiedere a Telecom i nominativi. Durante il processo erano emerse notizie inquietanti sull’impiego di compagnie di copyright enforcement da parte di Fapav. In particolare la Coo-peer-right Agency era sospettata, oltre di aver violato le norme sulla privacy, di aver usato anche dei malware-spia per conoscere i siti visitati dagli utenti.

Ma in altri Paesi la situazione è più favorevole ai detentori di copyright. In Germania, per esempio, i gestori di servizi passano ogni mese alle industrie dei contenuti dati riguardo a circa 300mila utenti. Le compagnie di copyright enforcement, attivate dai legali delle industrie, individuano chi mette in condivisione determinati file protetti dal diritto d’autore. A questo punto i proprietari dei diritti incrociano le informazioni e chiedono i danni ai singoli utenti. La cifra richiesta per evitare un processo va dai 300 ai 1200 euro di solito, e spesso viene pagata.


Per uniformare le diverse normative e, sospettano alcuni, per imporre una legislazione restrittiva sul copyright in tutti gli Stati, è stato scritto il trattato internazionale Acta. La sua esistenza è stata svelata, prima di qualsiasi dichiarazione ufficiale, dai cablo di Wikileaks nel 2008. L’Unione europea l’ha siglato il 26 gennaio 2012 e da allora sono cominciate imponenti manifestazioni e proteste in tutta Europa. Sul Web i cyberattivisti di Anonymous hanno lanciato la loro campagna contro Acta. Singoli membri del Parlamento europeo, facendo proprie alcune delle preoccupazioni emerse nelle opinioni pubbliche nazionali, hanno espresso perplessità e critiche. Il relatore parlamentare di Acta, il francese Kader Arif, ha rinunciato al suo incarico per dare un forte segnale di protesta. In ogni caso dal 29 febbraio comincerà l’esame del trattato nelle commissioni competenti e, per tenere alta l’attenzione pubblica sul tema, si continuano a organizzare manifestazioni coordinate in tutto il mondo. La prossima è prevista il 25 febbraio e in Italia si svolgerà a Roma (in precedenza si parlava di Verona).

Perché il trattato entri in vigore, è necessario che il Parlamento europeo lo approvi e gli Stati membri lo ratifichino. Dopo le pressioni venute dalle piazza alcuni governi, come quello polacco, hanno messo in discussione la propria firma. E intanto la Commissione ha chiesto oggi alla Corte di giustizia europea un parere sull'accordo Per salvare il trattato dal rischio di naufragio, la Commissione europea ha diffuso un documento teso a rassicurare i cittadini sul fatto che con Acta non cambierà nulla o quasi nella loro vita quotidiana. Ma la comunità telematica non è convinta. Troppo generiche le promesse della Commissione e il testo del trattato è talmente vago, sottolineano alcuni blogger, da non offrire garanzie sui risultati a cui potrebbe portare.

Il rischio è che presto in tutta Europa, e non solo, si diffondano pratiche repressive scarsamente controllate, spesso intimidatorie e non sempre precise. Può capitare che le compagnie di copyright enforcement sbaglino il loro bersaglio e si creino situazioni paradossali. Questo è il caso, ad esempio, capitato a una signora tedesca raggiunta dall’accusa di aver scaricato illegalmente un film particolarmente violento sugli hooligans. Le hanno chiesto 650 euro per evitare di andare in tribunale. Peccato che, come ha fatto notare il suo avvocato Christian Solmecke, la signora non avesse nemmeno un computer. Per la serie, nessuno è al sicuro. 

Wired


02/02/12

Inquinamento acustico, rock, frastuoni e i pericoli per l'udito

 Sette milioni di italiani hanno problemi di udito e il numero tende ad aumentare. Nell'80 per cento delle nostre città si superano giornalmente i lielli di tollerabilità del rumore. Le terapie genetiche e le cellule staminali sono i rimedi,ma per il momento,contro la sordità, restano armi del futuro,mentre si potrebbe iniziare con..un pò di silenzio. Perchè il rumore e il frastuono delle città sono diventati letteralmente assordanti e ,insieme all'allungamento della vita media,sono la cusa principale della perdita dell'udito. E' la commissione europea a lanciare l'allarme,prevedendo un peggioramento delle capacità uditive tra il 4 e il 6 per cento ogni anno. Il problema oramai non coinvolge solo gli anziani,ma anche giovani e adulti esposti a livelli di rumore (traffico stradale,discoteche,elettrodomestici..) che superano di gran lunga la soglia di sicurezza stabilita dall'OMS dei 65 decibel diurni e 55 decibel durante la notte. Tutti gli abitanti delle grandi città sono quindi potenzialmente soggetti a danni uditivi provocati dal rumore: vanno dall'insonnia alla difficoltà di concentrazione,dall'irritabilità ad uno stato di sordità temporanea, fino a dei veri e propri traumi acustici che hanno conseguenze drammatiche sulla qualità dela vita. Perchè,come spiegano gli esperti dell'Aiac (Associazione italiana Audiologia Clinica), la sordità,nelle sue diverse forme,è un deficit sensoriale che mette in questione le relazioni,le emozioni,la socialità Il 60% delle persone anziane cade in depressione e si isola dal mondo esterno,mentre i giovani ancora non accettan le protesi acustiche e soffrono per la loro condizione.

La ricerca intanto fa progressi. E' stato individuato il gene (MY01A) che se alterato causa una forma di sordità ereditaria,mentre studiosi giapponesi e americani sono riusciti a far ricrescere le cellule ciliate dell'orecchio interno in mammiferi adulti con una raffinata tecnica genetica. Già, perchè la ricerca sulle cellule ciliate all'interno della coclea è importantissima: per la funzione uditiva, queste cellule sono molto vulnerabili di fronte ai rumori esterni,ad alcuni farmaci e alle labirintiti e il loro danneggiamento è all'origine della maggior parte delle sordità neurosensoriali che colpiscono bambini e adulti. Tuttavia non c'è ancora una soluzione del problema nell'immediato. Le cellule staminali sono pluripotenti,possono dare origine a tessuti diversi ma perchè si specializzino in un campo molto selettivo (come la finzione uditiva)  occorrono stimoli fisiologici o biochimici che ancora non si conoscono. In soccorso arriva la bioingegneria protesica,con apparecchi acustici sempre più sensibili e intelligenti nell'elaborazione dei suoni. Quelli di terza generazione,digitali, sono anche più confortevoli nell'uso,con un suono più naturale e i larsen (fischi) ridotti al minimo. Usare queste protesi non è però come indossare gli occhiali:necessitano di un "allenamento" a quei suoni che la persona torna a sentire dopo un certo periodo di tempo,allenamento che può ricgiedere dai sei mesi ad un anno. Si sa che il cervello, che rielabora i suoni,se rimane in silenzio per un lungo periodo ha bisogno di recuperare le sue funzionalità,rendendo quindi indispensabile l'intervento precoce. Come precoce deve essere la diagnosi di sordità nei neonati,in media entro i tre mesi,mentre sei mesi è il tempo entro cui si deve applicare la protesi con una terapia riabilitativa. Verso i due anni è poi possibile ricorrere all'impianto cocleare,un dispositivo elettronico sempre più sofisticato e piccolo che è in grado di sostituire in gran parte il funzionamento dell'orecchio interno e della coclea.

 Si sa che il rock è «un'emozione tirata fuori ad alto volume» come disse una volta il chitarrista Ted Nugent (63 anni), che ormai da un decennio porta l'apparecchio acustico. Come il chitarrista e il cantante degli Who, il gruppo che negli anni Sessanta suonava a ben 130 decibel. Sia Pete Townshend (66 anni) sia Roger Daltrey (67 anni) sono passati dall'inno generazionale per eccellenza (My generation appunto) al cornetto. Stessa cosa è accaduta a Roger Taylor (62 anni), il batterista dei Queen (le frequenze del rullante sono micidiali per l'orecchio sinistro) e per Phil Collins (60 anni) completamentesordo da un orecchio. La lista dei musicisti,soprattutto nel Rock'n'Roll, che sono arrivati quasi alla sordità è lunga e in costante aggiornamento..


Il vero motivo del blitz dell'F.B.I contro MegaUpload


Kim Dotcom (MegaUpload): 'Presto accordi con gli artisti stanchi delle major'



(Dicembre 2011)
Al centro di polemiche per un videoclip e una canzone che promuovono in rete il servizio di file sharing MegaUpload (e che la major Universal Music ha cercato di far togliere da YouTube), il vulcanico e discusso fondatore dell'impresa, Kim Dotcom (vero nome Kim Schmitz), ha in serbo altre sorprese poco gradite all'industria discografica. Si tratta, come ha raccontato al blog TorrentFreak che ne ha ospitato un lungo intervento scritto, di due iniziative che riguardano il settore dei servizi "direct to fan", e che sono emerse proprio nel corso della vertenza legale con Universal: Megabox.com, "un sito che presto permetterà agli artisti di vendere le loro creazioni direttamente ai consumatori trattenendo il 90 % dei guadagni", e Megakey, "una soluzione che agli artisti consentirà di ricavare introiti dagli utenti che scaricano musica gratuitamente. Esatto, pagheremo gli artisti anche per i download gratuiti. Il modello di business è stato testato su oltre un milione di utenti e funziona".
Kim Dotcom, che nel suo scritto racconta dal suo punto di vista la diatriba insorta intorno a "MegaUpload mega song", sostiene di essere vicino alla firma di accordi esclusivi con numerosi artisti "desiderosi di abbandonare modelli di business superati". E, nel suo intervento, non risparmia attacchi ai discografici: "Bisogna capire che alcune etichette sono gestite da dinosauri arroganti e superati che sono nel settore da 1000 anni. Questa gente crede che l'iPad sia un prodotto per la cura del viso, che Internet sia il diavolo e che i telefoni a filo siano ancora di moda. Nega le nuove realtà e le nuove opportunità. E non ha capito che i giorni degli imbrogli ai danni del pubblico sono finiti".

Sappiamo tutti com'è finita: MegaUpload oscurato,Kim Dotcom arrestato,miliardi di file cancellati da piattaforme per il filesharing.. Hanno vinto forse una battaglia,ma perderanno la guerra. Questo,è sicuro..