19/11/11

Io..sò io. Renata Polverini

Renata Polverini è la presidente del Lazio. Se non la conoscete, è la regione grande in mezzo all’Italia.
Diciamoci la verità, senza Floris che la invitava a Ballarò una volta sì e quell’altra anche, non avreste nemmeno saputo chi fosse. Certo, anche essere a capo di un sindacato inesistente ha influito. La Polverini ha fatto carriera in un sindacato di destra,ricoprendo anche il ruolo di capo ultrà. Scheletri nell’armadio: Veltroni la stimava al punto da volerla candidare nel PD. Celebre la polemica sulle iscrizioni gonfiate del suo sindacato. Be’,parlando di Renata Polverini è l’unica cosa che poteva gonfiarsi. Il 30 marzo 2010 Renata Polverini vince la corsa alla presidenza della Regione Lazio con il 51,14 percento dei consensi contro il 48,32 per cento della Bonino. Sarebbe stato interessante vedere come sarebbe andata a finire se ci fosse stato almeno un candidato donna. Venne eletta prendendo il posto di Piero Marrazzo. Nel segno della continuità. Quella vittoria giustificò i soldi spesi da Mons. Bertone per diventare ventriloquo.Il 25 aprile, in occasione della celebrazione della Liberazione, Renata Polverini viene appellata dalla folla come “fascista”. Lì dimostra la propria ineleganza, non ringraziando. Nella stessa manifestazione il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti viene colpito al volto da un agrume, lanciato da una donna non meglio identificata, con grossi occhiali tondi ed una Rosa nel pugno. Presidente giovane, amministratrice lungimirante, personaggio politico di rinnovamento: ehi, è facile trovare definizioni che non c’entrano un cazzo con la Polverini!

L’elezione della Polverini può anche esser spiegata come una risposta dell’elettorato al particolare clima esterno che si viveva nel Paese in quei giorni, come la polemica riguardante l’esclusione delle liste Pdl del Lazio perché presentate in ritardo. O lo scoprirsi governati da un presidente gay. “Io figlio della lupa, discendente della grande tradizione dell’Impero romano, di quanno s’annava a conquista’ er monno, tradizione poi ripresa cor granne Duce, che te devo di` me fa piagne ancora quanno ce penso. Non podevamose non da’ er voto a sta Polverini pe’n semplicIe motivo che mo’ vegno e te spiego: Semo cojoni”.
La Polverini è figlia di un delegato dello stesso sindacato in cui ha fatto carriera prima di rappresentare una coalizione da sempre attenta a tutelare la famiglia. Viene sfiorata dallo scandalo affittopoli documentato dall’Espresso, ma le sue giustificazioni sono tali che non siamo abbastanza demagogici per farci battute.

Quest’estate viene accusata di sprechi dopo aver raggiunto in elicottero una sagra di paese, accuse rispedite prontamente alla stampa. Con un Gronchi rosa. Tra i più convinti sostenitori di Renata Polverini è necessario ricordare Gianfranco Fini, dal quale ha ereditato lungimiranza politica,carnagione olivastra e un fastidiosissimo prurito alle palle.È comunque già stata in grado di lasciare il segno nella vita politica nazionale. Imboccando Bossi.La Polverini è stata elet... No, basta ragazzi, a tutto c’è un limite. La Polverini è il migliore esempio di come in politica non sia strettamente necessario, per una donna, essere bella e zoccola..
Umore? Maligno!



Il presidente del Lazio arriva con un volo della Protezione civile alla kermesse organizzata a Rieti dal consigliere Rai Guglielmo Rositani. Che se la prende con il giornalista quando chiede conto del costoso viaggio a fronte dei tagli promessi dal governatore.Il peperoncino ha buoni effetti terapeutici: anestetico, afrodisiaco, antibatterico. Ma provoca irritazione ai politici, un terribile vuoto di memoria e una profonda crisi d’identità. Con la solennità del luogo e la tenacia di una ex sindacalista, ieri mattina nel palazzo regionale, Renata Polverini ha invocato le forbici di casta: tagli ai privilegi spropositati, ai soldi spesi male, ai trattamenti speciali. Un urlo: “Basta”. E che cavolo! Con lo stesso completo verde oliva pugliese, il presidente del Lazio ha chiesto un passaggio a un elicottero noleggiato dalla Protezione civile per spegnere gli incendi durante l’estate. La giornata era ancora lunga: la Polverini doveva tagliare – e stavolta l’ha fatto davvero – il nastro per la prima fiera campionaria di “Rieti cuore piccante”, una passione di Guglielmo Rositani, ex senatore di Alleanza nazionale e ora consigliere Rai devoto al Cavaliere, fondatore e presidente dell’Accademia reatina del peperoncino.

NON È FACILE condannare il volo del presidente Polverini, più di 15 mila euro per un viaggio di 60 chilometri, la strada statale Roma-Rieti è un girone dantesco con curve bastarde, code irritanti, fameliche prostitute e simpatici autostoppisti. E non provate a suggerire il treno diretto. Arriverà, abbiate fede: a Rieti l’aspettano dai tempi di Giovanni Giolitti. Una speranza rinvigorita negli ultimi vent’anni con le promesse proprio di Rositani che, calabrese di Varapodio (ora è sindaco), sul miraggio ferroviario ci ha costruito una carriera politica. Tra enormi peperoni rossi e verdi di polistirolo, piantine messicane che decorano la piazzetta, ieri era il giorno di Rositani. Una gloria cercata con passione, e forza: la Rai ha annullato il Consiglio di amministrazione per l’invito a casa Rositani, qualcuno ha colto al volo (la Polverini in senso letterale), qualcuno ha declinato (il direttore generale Lei). In piedi sul palchetto davanti ai porticati, come se fosse un comizio di Totò, Rositani raduna e mostra a una folla (modesta, in verità) i grandi di Roma che visitano la città di Rieti.

Che Renata Polverini fosse un bluff, purtroppo lo si è capito in ritardo e solo quando si è seduta sulla poltrona da presidente della Regione Lazio: ha impiegato sei mesi per fare la giunta, ha riempito la regione di consulenze d’oro, ha fatto tagli drammatici alla sanità. Che responsabilità ha la tv! La “Bulletta di San Saba” (così la chiamano nel palazzo), deve la sua fortuna alle tante apparizioni in tv che l’hanno lanciata quando era il capo di un sindacato dalla scarsa rappresentanza nel mondo del lavoro. Ha saputo, sapientemente, usare il servizio pubblico come trampolino verso il potere. Bella presenza, disponibilità al dialogo. Una donna di destra non aggressiva che non parla su copione, persino critica, a volte, nei confronti del governo.

Ma è durato poco ed essere spigliati e simpatici di fronte alla telecamera non sempre è sinonimo di sostanza.
All’inizio della campagna elettorale laziale accade il primo impaccio: Roma viene tappezzata di manifesti che comunicano che a fianco della Polverini, si sarebbe candidato (poi ritirato solo dopo le polemiche), il fondatore, assieme a “Caccola” Delle Chiaie, di Avanguardia nazionale, Adriano Tilgher, capolista di La Destra di Storace, uno che va in giro a dichiarare: “Non nego l’Olocausto, ma il problema è capire se l’ordine della soluzione finale venne dall’alto”.
“Epifani in gonnella” (la definizione è di Vittorio Feltri), aveva dimenticato che il suo mentore, Gianfranco Fini, nel 2008, mentre B. trattava con Fiore, lo stesso Tilgher e si faceva fotografare con la moglie di Gaetano Saya (allora in galera per attività eversiva), era intervenuto molto duramente: “No a candidature che gettano discredito”. Non dovrebbe sorprendere che la Polverini,come già detto, per andare alla festa del peperoncino, organizzata da Guglielmo Rositani (che figura per uno che sta nel cda della Rai e dovrebbe essere un esempio, il video con le minacce fisiche al cronista Carlo Tecce è una macchia indelebile), per fare 60 chilometri tra Roma e Rieti abbia usato l’elicottero antincendio (costo 15 mila euro pagati dai contribuenti). La sora Renata, quella di “Io sono io e voi…”, quella che dichiara "questa è casa mia.." (!) e chiama la celere per sgombrare operai,precari,disoccupati che chiedevano un colloquio alla regione, dovrebbe sapere che in Inghilterra il ministro dell’Interno Jacqui Smith, per aver fatto pagare allo Stato 67 sterline per due film porno acquistati dal marito, si è dimessa.



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