28/03/13

Lester Bangs: crescere sinceri è davvero difficile

“Forse chiediamo ai lettori di essere disposti ad accettare il fatto che il miglior scrittore americano sapesse scrivere quasi esclusivamente  recensioni di dischi..! (G.M.)  
 Come diventare un critico rock:
<<"La prima cosa da capire e ricordare sempre, è che è tutto un espediente il cui unico significato sta nella possibilità di infliggere il proprio gusti alle persone. Molti iniziano a scrivere recensioni perché vogliono che agli altri piacciano le stesse cose che piacciono a loro e non c'è nulla di male in questo, è un impulso onesto. Da piccolo ero testimone di Geova e quindi ce l’avevo nel sangue. Metà dei Critici rock del paese, anzi, il 90% dei critici rock del mondo hanno una teoria che cercano di inculcarsi a vicenda e di inculcare agli altri, poiché spiegano, questa chiarisce la storia della musica e tutti i suoi punti oscuri. Hanno tutti una teoria e ognuna di queste teorie è una cazzata totale, ma vi conviene tenerne sempre una pronta se avete intenzione di andare avanti. Provate con questa: tutte le culture del rock’n’roll si plagiano a vicenda È nella loro natura intrinseca. Quindi forse i plagiatori e gli imitatori sono ancora più geniali degli artisti da cui attingono! Fare la prova: i Rolling Stones sono meglio di Chuck Berry, Gli Shadow Of Knights meglio degli Yardbirds!" >>

Genio. E ancora, l’impietosa cronistoria della parabola di Jim Morrison:

<<"L’importanza dei Doors non dovrebbe essere sottovalutata: se si considera nella giusta luce il contesto che il gruppo scardinò con la sua violenza, se si pensa ai gruppi e agli artisti entrati nell’immaginario collettivo dopo di loro (da Alice Cooper a Brian Ferry), si deve concludere che Jim Morrison fu uno dei padri del rock contemporaneo. Se gli Stones erano ‘sporchi’, i Doors erano veramente paurosi, e la differenza è rilevante perché l’elemento sostanziale della nostra epoca e proprio la paura">>

Stiamo parlando dell’anziano personaggio ritratto accanto all’illustratrice underground Dori Seda in un racconto di Bruce Sterling del 1989. Del quarto protagonista con iniziali L. B. dell'apocalisse di It’s the End of the World as We Know It dei Rem insieme a Leonard Bernstein, Leonid Breznev e al grande Lenny Bruce; del critico musicale interpretato dal bravissimo Philip Seymour Hoffman in Almost Famous (da non perdere..) , al quale il giovane alterego del regista Cameron Crowe si rivolge come a un maestro di vita. Anche i Ramones lo citano in It’s not my place, accanto a Phil Spector, Clint Eastwood, Jack Nicholson.. E’ Lester Bangs, esplicitamente invocato — anche da Cobain nei suoi diari — come il più influente, seminale critico musicale di tutti i tempi, nume tutelare della controcultura e del maledettismo rockettaro. <<Lester Bangs. Critico rock, morto e canonizzato per la sua prosa intenzionalmente sgradevole...>>. Lester, che si veste con orribili camicie da campagnolo, Lester che si lava di rado, che insulta in faccia il sue amato/odiato Lou Reed nel corso di varie interviste, che ci prova goffamente con Patti Smith, e soprattutto che stigmatizza violentemente qualsiasi forma di lucro sul cupio dissolvi» delle anime belle del rock. Lester, dalla scrittura incredibilmente suadente, indiscutibilmente incisiva e maliarda.


<<"Ok, teste di cazzo, io sono bravo come qualsiasi scrittore che avete li, è meglio che pubblichiate questo e datemi almeno una spiegazione del perché non lo fate">>.
Così si presentò alla rivista Rolling Stone nel 1969, che subito gli pubblicò la feroce stroncatura di Kick Out Jams degli Mc5. Lester Bangs che visse in modo veloce, vera incarnazione dello spirito selvaggio del Rock’n’Roll, che morì giovane e povero. Nato a Escondido, California, ma vissuto a El Cajon, “la cassa”, lavorando come lavapiatti, venditore di vestiti, decoratore di fiori artificiali (!) mentre scriveva recensioni discografiche da freelance, fino al trasferimento a Detroit per lavorare alla rivista Creem, che gravitava intorno al White Panther Party di J. Sinclair, la sola in fondo che gli diede lo spazio per la sua invettiva, disprezzo, fantasia, rabbia e gioia. E’ qui che si delinea il suo stile, tutto basato sui suoni e la lingua del rock e che ha influenzato non solo generazioni di scrittori ma persino di musicisti. La lingua di Lester Bangs è unica: si rivolge al lettore in tono confidenziale, usando espressioni tipicamente slang, ma lo fa con un lessico forbito e amplissimo, che spesso scivola con gusto nella parodia. Influenzato dello stile burroughsiano e dall’ideale della coincidenza tra parole e vita concepita dal maestro del gonzo journalism, Hunter S. Thompson, Lester figlio di testimoni di Geova (come insospettabilmente Van Morrison e Patti Smith) in pochissimi anni ha sfornato una massa impressionante di recensioni, poesie, testi di canzoni, romanzi anche solo immaginati (Ragazze cattoliche in mezzo ai guai; Tutto quello che potevi essere ora se la moglie di Iggy Pop fosse stata tua madre; Ho visto dio in una bottiglia di Romilar), sostenuto da quantità enormi di droghe e alcol (anfetamine e antidolorifici su tutte) e dalla più indifesa delle utopie letterarie: la possibilità di trasformare il febbrile entusiasmo dell'adolescenza in un'estetica coerente e attuabile, in uno stile di vita. Questa ideologia della giovinezza che è risultata nei trent'anni successivi così determinante (e così determinante commercialmente), ha fatto sì che anche la critica rock divenisse un mostruoso fenomeno di consumo. Ha rimodulato il concetto stesso di critica: alla possibilità empatica di essere dentro un unico movimento di trasformazione sociale, come sembrava agli albori di riviste specializzate Usa come Crawdaddy! e Rolling Stone (tardi '60), contrappose uno scetticismo sempre più marcato per la critica musicale stessa, colpevole di condiscendenza se non di sudditanza nei confronti degli uffici marketing delle case discografiche. Lester Bangs, che predice il capitalismo applicato alla musica rock, della musica rock applicata al capitalismo, del capitalismo congruente con la musica rock. Aveva capito bene la decadenza e lo squallore che circondava il rock a cavallo degli anni ‘70, mercificato e tinto.


Lester estremista del rock, drogato e ubriacone, tossico sui generis, spiritoso e insolente, provocatore che sparava cattiverie in eccessi di saggezza, satira, parodie e comunque coraggioso nella critica al razzismo e al sessismo intrinseco nella mitologia del rock dell’epoca; Ma è tutta sua l’estetica ed il metodo per scrivere una recensione: la dialettica mi piace / non mi piace, l’assunzione che la propria soggettività diventi oggettiva e sia accettata come tale; il valore per cui se lo dico con passione autentica, posso dire qualsiasi cosa. Struggenti i tentativi di fotografare e insieme problematizzare le varie ondate dell’heavy metal, della musica elettronica, del punk, del rap; la pionieristica difesa della contaminazione come virtuoso meccanismo di evoluzione della popular music.

La musica che amava era quella dei Velvet Underground, dei Count Five, Stooges, Question Mark and the Mysterians, Black Sabbath, Roxy Music, New York Dolls, ma nella metà dei ’70 è giù di corda, stanco e deluso. Il suo nemico è l’industria musicale, che mette in risalto il personaggio, la rockstar, i divi, mentre l’opera, la musica è resa secondaria. “Canned Heat: The New Age” fu il pezzo che sancì la fine della sua collaborazione con Rolling Stone, che lo accusò di mancanza di rispetto verso i musicisti. Lester che si trasferisce a New York e che sente subito la sua affinità col punk e con tutto quello che ruota attorno al CBGB. Il punto in comune è senz’altro il rifiuto e il disprezzo di tutto quello che è pretenzioso:<< ... "Il punk non ha fatto altro che ripetere esattamente gli stessi `stili che ha assunto all’inizio (noia e indifferenza), e stavamo tutti aspettando che saltasse fuori un gruppo che perlomeno facesse la parte di quelli che si prendono a cuore qualche cazzo di cosa. E’ indiscutibilmente futile e scoraggiante provare a cercare qualche divertimento o qualche significato continuando a spalare la merda con cui abbiamo avuto a che fare negli ultimi anni: il fatto di vomitarsi addosso è difficile che cambi qualcosa (ve lo assicuro, perché ho provato) , ma finalmente, i Clash" (...) >>.

I CLASH
<<"L’anno scorso stavo pensando di smettere del tutto di scrivere di musica, quando improvvisamente ho cominciato a ricevere telefonate da melliflui giornalisti  di riviste patinate che volevano sapere di quel nuovo fenomeno di nome “punk rock”. All’inizio ero un po’ confuso, perché per quanto ne sapevo io il punk era qualcosa che aveva mostrato il suo muso sudicio per la prima volta intorno al 1966, in gruppi come i Seeds e i Count Five, ed era morto e sepolto dopo che gli Stooges si erano sciolti e il primo Lp dei Dictators aveva fatto fiasco. Voglio dire..è facile dimenticare che fino a poco più di un anno fa c’era una cosa sola: il primo disco dei Ramones. Ma chi poteva prevedere che quel disco avrebbe avuto un tale impatto: è bastato quello e il feroce mordente di Anarchy in the U.K. dei Pistols e improvvisamente è stato come se qualcuno avesse aperto la chiusa di una diga, e in tutto il mondo sono arrivati come delle furie dieci milioni di gruppetti, a pestare la gente con le loro chitarre e sparare lamenti illogici e insoddisfatti su quanto si erano stufati e rotti le palle di tutto (..). I Clash sono talmente impegnati che sono dei veri militanti. Per questo parlano con i giovani disoccupati inglesi delle loro preoccupazioni immediate con un autorità che nessuno è mai riuscito a rivendicare per sé. I Clash sono autentici perché la loro musica trasmette una convinzione eccezionale, non perché sono dei buoni selvaggi. Si capisce che la loro musica, oltre a ribollire di rabbia e dolore, morde il freno dello stato attuale delle cose, lanciandosi all’inseguimento di qualsiasi barlume di un mondo migliore (..) Come persone, mi sono piaciuti più di ogni altro gruppo che abbia incontrato, forse con l’unica eccezione dei Talking Heads, e va da sé che la loro musica è fantastica!">>


Oggi i nipotini di Lester, sono sparsi in tutto il pianeta. Scrivono su fanzine o webzine, si tengono lontani dalle riviste ufficiali, limitate nella maggior parte dei casi dagli obblighi verso le case discografiche, major o indipendenti che siano — quando si tratta di richiedere le recensioni dei propri artisti non ci sono differenze. Molto più libero il web allora, con i suoi infiniti gruppi di discussione dove tutti possono dire la loro e la soggettività forte può emergere senza raccomandazioni..
E allora alla fine affiora un po’ di tristezza, per il destino fatale, scomparso a 33 anni, (come lui stesso aveva profetizzato) per complicazioni respiratorie e polmonari procurate dal Darvon:

<<"A essere sinceri sono tanto alienato e schifato da chiedermi se davvero voglio fare qualcosa nei prossimi anni. Vedi, la questione è: sta diventando tutto come la rivista People. Tutta la radio, tutta la stampa, tutto quanto sta diventando così, anche l’industria editoriale. Io me ne sto qui e mi chiedo se, come scrittore, non sarebbe meglio lasciar perdere tutta questa roba.. Non mi metto certo a fare sviolinate strappalacrime, perché so che mi è andata bene, non devo alzarmi la mattina e andare a lavorare in fabbrica dalla nove alle cinque o qualcosa del genere. E ho delle entrature, e tante altre cose, quindi non dovrei far pena a nessuno. Ma allo stesso tempo, tutti quelli che conosco sono completamente alienati, scoglionati, nauseati da tutto, e so che gran parte di quelli che lavorano nei media e ci propinano questa roba sono alienati come lo è il pubblico. Il pubblico compra solo perché non gli viene offerto qualcos’altro. E, personalmente, mi chiedo: quand’è che la gente comincerà a dire: No! Mi rifiuto, non ne voglio più!">>


E' fondamentale ricordare che Bangs è tra i primi a usare molti nomi di generi musicali: punk, heavy metal e via dicendo. La parola punk, di per sé polisemica anche prima che si ampliasse alla sfera semantica relativa al punk anni Settanta, Bangs prima del 77   la impiegava spesso per indicare un modo genuino, rozzo e sincero di rapportarsi alla musica. Utilizza persino l’aggettivo Grunge (sgangherato), ma chiaramente non può alludere all’omonimo movimento musicale: non si esclude che con questo uso del  termine Bangs abbia contribuito alla fortuna che poi riscosse negli anni 90. Esempi del genere sono sufficienti a testimoniare quanta influenza abbia avuto la sua prosa sul linguaggio musicale contemporaneo..

Infine.. Lester che scappa dalla sua casa in fiamme e, in mutande, corre in strada solo con la copia di Metal Box dei P.I.L. sotto braccio, l'unica cosa che 'vuole salvare...

Cit. dall'introduzione a Guida ragionevole al frastuono più atroce, G. Marcus 
e da Alias, 2003




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