Photo by Jimmy King |
E' sabato, dalla finestra intuisco che è un altra bellissima giornata, l'ultima forse. Le previsioni per la settimana danno pioggia e un significativo abbassamento della temperatura. Non m'importa molto, lunedì si ricomincia. Questa breve convalescenza ha contribuito ad un piccolo ma radicale cambio di stile di vita, e comunque mi sveglio presto la mattima, dormo di meno, sono più lucido, attento, più affamato e meno affannato. Così quando squilla il telefono non ho esitazioni. E' Fatina Morgana, sempre la prima a volersi accertare che vada tutto bene. Instancabile, in questo periodo di inattività ha continuato a macinare musica, film, libri e quant'altro. Anche il documentario che sto vedendo di prima mattina, cosa inusuale per me, è stato un altro dei suoi bellissimi regali. Avevo iniziato solo per dargli uno sguardo, per vedere di cosa si trattava. Ok, va bene così, poi lo vedo con calma.. Ma non riesco a spegnere. Altri cinque minuti, poi dieci, ma proprio non ci riesco. Così lo vedo tutto e la giornata prende decisamente un'altra piega, sterza in una direzione piacevole, decisamente entusiasmante. Il documentario di cui Fata mi ha fatto dono è Five Years ed esplora cinque anni chiave della carriera di David Bowie con una ricchezza di filmati inediti da brividi. Regista e produttore è Francis Whately, fan della prima ora del Duca Bianco, e il suo film è andato già in onda nel Regno Unito sulla BBC. Ha spiegato che l'idea gli era venuta quando ha saputo che Bowie stava allestendo una mostra a Londra e decise di fare qualcosa che fosse complementare, ma anche di completamente nuovo e diverso dai soliti documentari dedicati alle rock star. Ha deciso così di far parlare musicisti, , produttori, amici e critici musicali, oltre che Bowie stesso.
Bellissimo, emozionante: ore e ore di materiale e trascrizioni da radio, TV, interviste giornalistiche, materiale promozionale delle etichette discografiche. Canzoni, suoni, visioni .. Più che cinque anni, sono stati presi in considerazioni cinque periodi della carriera di Bowie: i primi anni '70 di Ziggy, il periodo americano di Young Americans, la svolta berlinese con Eno e Fripp, Scary Monster e infine la collaborazione con Nile Rodgers per Let's Dance. Cinque periodi fondamentali dagli anni '70 ai primi anni '80, in cui ha cambiato radicalmente direzione , contribuendo a far divenire Bowie un essere soprannaturale del pop.
Vedere Bowie sul palco pieno di make-up con Mick Ronson e gli Spiders from Mars, e poi pallido, magro, sottile come una sigaretta a Los Angeles, la rinascita a Berlino, e tanti eroi della mia adolescenza che ho visto dal vivo, o di cui avevo letto sul retro degli album ( Carlos Alomar, Earl Slick con l'immancabile chiodo, Dennis Davis ormai vecchietto, Rick Wakeman, Tony Visconti, Eno..) persone che erano leggende per me, è stato davvero rigenerante. In questi novanta minuti non ci sono nuove interviste (dal suo ritorno a gennaio ha rifiutato di tutte le richieste) e mancano in tanti: Iggy Pop, Lou Reed, i fratelli Sales, Adrian Belew..) ma capisco che per rappresentare l'intera carriera di Bowie non sarebbero bastate ore e ore di filmati e che per forza si è dovuto tagliare il materiale in maniera feroce e tristemente selettiva.
Proprio un bel sabato, non c'è che dire.
Buona visione a tutti..Five Years
Five Years1
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