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La modernità non ha prodotto quei cambiamenti che questo "movimento" , in nome di una rivoluzione nei vari campi, aveva fatto sognare. Vi è un successo delle informazioni e delle comunicazioni, ma l'eccesso di informazioni, di conoscenza, spesso si disperde in tutte le direzioni, indifferentemente. Nelle interfacce elettroniche comunichiamo istantaneamente e in fretta,troppo in fretta. Le immagini di tutti i media scorrono veloci, immagini e messaggi si susseguono senza soluzione di continuità, e tutta questa informazione e comunicazione ci fa pensare che non sia altro che uno scenario..forzato, una fiction perenne, che ci dispensa dal vuoto non solo dagli schermi e dall'etere, ma anche dal nostro schermo mentale. L'immagine più bella e significativa di questo tempo è senz'altro quella di un uomo che, in un giorno di sciopero generale, resta seduto a casa davanti ad uno schermo vuoto di un televisore..
A questo proposito, consiglio la lettura degli appunti del collettivo Wu Ming (che annovero tra le poche.."avanguardie" letterarie e non di questo paese..) su Twitter. Sempre lucidi e tempestivi nel monitorare lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazioni, descrivono dettagliatamente i limiti di questo social network istantaneo, limiti che avevo gia riscontrato e che non mi ha mai fatto amare questa piattaforma, che con i suoi 140 caratteri costringe al sottinteso, a generare equivoci a catena, con commenti veloci e scollegati, a volte conditi da insulti, che impedisce di discutere, spiegare, precisare,correggere, rendendo tutto molto difficile da gestire. Inoltre,l'impressionante crescita di Twitter è dovuta anche al fatto che molti..Vip hanno lo hanno scelto come "pollaio in cui scazzarsi per la gioia voyeuristica dei media mainstream" (Wu Ming), generando flame,come ad esempio quelli di Sabina Guzzanti Vs Fiorello o quelli sulle vicende del 15 ottobre a Roma che lasciano il tempo che trovano e che sono sinceramente davvero avvilenti.
Qui,comunque, il post di Wu Ming
Qui invece, il precedente elogio del Blog
Robert Coates, di origine nordirlandese, non è realmente cattivo. E’ legato alla famiglia, assiduo alle funzioni religiose, saggiamente conservatore. Condivide però molti dei pregiudizi che circolano, negli Stati Uniti, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Ciò lo induce a diventare fin da giovanissimo una Labor Spy: uomo di mano di una delle tante agenzie che infiltrano informatori nel movimento operaio americano ai suoi inizi. In questa veste, assiste e partecipa a scontri sociali di inusitata violenza. Scioperi che si prolungano mesi, stragi di operai, duelli degni di un film western. Prende parte, soprattutto, all’epopea degli Industrial Workers of the World: il sindacato rivoluzionario che cerca di organizzare precari, vagabondi, immigrati, braccianti, disoccupati, manovali a giornata. Con lo scopo di dare vita alla One Big Union: il solo, grande sindacato che rechi in sé il modello della società a venire. Un’idea che sarà sconfitta, ma non senza un’accanita resistenza. Robert Coates, nel tentativo di sabotare dall’interno quel progetto, incontrerà personaggi memorabili: Eugene Debs, Jack London, Dashiell Hammett e tanti altri. Questo non riscatterà la miseria progressiva della sua vita privata, sotto il segno della solitudine. Chiunque lo accosti troppo da vicino è perduto. Una spia non può avere affetti. Una storia “nera”, dunque, ma perché nera è la vicenda che tratta: quarant’anni di storia del movimento sindacale americano, a partire dalle origini.
"Fratelli" esordì "hanno cercato di persuadervi che il capitalismo sia inevitabile, che la disoccupazione che flagella il paese sia una catastrofe naturale. Ebbene, vi dico che non è così. La crisi non cade dal cielo: alla base ha il vostro sfruttamento oltre il lecito e l'avidità di sfruttatori che campano del lavoro altrui...parassiti oziosi consumano bottiglie di vino francese al fresco in secchielli pieni di ghiaccio. Tagliano la faraona o il vitello arrosto. Sono gli stessi che parlano di crisi. I politicanti e i giornalisti al loro servizio invocano la solidarietà nazionale. Tuttavia una forza giovane e vigorosa è nata per ribaltare il quadro per unire gli sfruttati senza distinzione in una lotta comune..."
«A Est non combinano nulla di buono. Chiacchiere e ancora chiacchiere. E’ di qui, dall’Ovest, che deve partire la rinascita del sindacalismo industriale! La gente ha bisogno degli IWW, chiede organizzazione! Non vuole, invece, miserabili discorsi di politicastri che finiscono col chiedere un pezzo di carta nell’urna elettorale. A chi servono i socialisti, gli anarchici? Il sindacalismo basta a se stesso, è più rivoluzionario di loro, più socialista di loro, più anarchico di loro! Dico bene, fratelli?»
Esplose il “sì” entusiasta dei presenti. Erano bianchi e neri, portuali, manovali, disoccupati. L’età media era tra i venti e i trent’anni. Le donne erano due. Una era la moglie dell’oratore.
«Allora» proseguì Walsh «vi dico io cosa faremo. Marceremo sul fottuto terzo congresso dei fottuti IWW. E’ a Chicago, in maggio. I borghesucci che fanno la rivoluzione in poltrona, gli aspiranti consiglieri comunali, gli amici dei fachiri, gli arroganti professoroni sporchi di inchiostro, di polvere e di talco, potranno segnarsi il 1908 come l’anno della loro scomparsa. L’Ovest calerà e li spazzerà via. Li fotterà a sangue, getterà dalla finestra le loro cartacce. Hanno dominato fin troppo. E’ tempo che prenda il sopravvento la pura, santa, fottutissima lotta di classe!»
“Gioventù ribelle”doveva celebrare l’Unità d’Italia ma non è mai uscito.
Sconcertano i fucili laser dei bersaglieri e altre stranezze
SMONTATI gli addobbi per i 150 anni dell’Unità d’Italia,dell’evento resterà soloil significato che ciascuno gli attribuisce.Giorgia Meloni, quand’era ministrodella Gioventù, ha patrocinato un progetto innovativo e affatto banale: un videogioco sul Risorgimento. S’intitola Gioventù Ribelle e naturalmente era destinato ai ragazzi.
Non aveva torto, la stessa Meloni,nel definire i videogiochi «strumenti ludici e formativi che possono essere messi al servizio della memoria nazionale» e in particolare delle generazioni più sensibili a questo tipo di supporto, ma lo slogan ha assunto tutt’altra connotazione quando fu presentato il frutto di quasi tre anni di lavoro. La promessa di «una ricostruzione storicamente fedele» si è infranta a causa di una produzione affrettata e grezza. Con aspetti esilaranti. . Ma tralasciando i dettagli paesaggistici e architettonici ciò che ha reso il titoloIl protagonista di Gioventù Ribelle, un ufficiale dei bersaglieri cui il generale Cadorna ha affidato un dispaccio da consegnare a Pio IX,affronta le truppe pontificie armato di rivoltella Colt Navy (mai impugnata dai bersaglieri) e fucile Chassepot, e quando fa fuoco suonano come armi laser. E una voce fuori campo commenta ciascuna uccisione con esclamazioni quali mega- kill! , ultra- kill! ...
Questo perché la struttura portante deriva dal videogioco Unreal Tournament III, uno sparatutto con visuale in prima persona di genere fantascientifico (ecco il motivo degli effetti sonori laser e della cronaca delle morti in inglese, nonché del teletrasporto in caso di fallimento, purtroppo non contemplato per chi perse la vita nel processo di Unificazione). un cimelio per tutti gli amanti del trash è la possibilità di incontrare il Papa in persona, alla fine del percorso, e sparargli! Il «peggior videogioco di tutti i tempi», come viene chiamato da qualcuno, è stato cancellato dalla rete, ma era scaricabile dal sito del ministero della Gioventù, selezionando la voce “d aw n l o a d ” (inglese maccaronico, analogo alle scritte “anderground ” della metropolitana romana). A conti fatti, era un tale concentrato di strafalcioni e pressapochismo da costringere il responsabile cui era stato assegnato (senza gare, né bandi) il progetto a prendere ufficialmente le distanze dalla propria creazione,mentre il ministero della Gioventù si è limitato a nasconderne ogni traccia sui siti statali e, al contempo, bollare come«strumentali» le critiche ricevute. Non ci è dato di sapere se e quanto denaro pubblico sia stato investito in questa operazione, ma il danno di immagine per lo Stato è l’ennesima dimostrazione di come i nuovi strumenti di comunicazione siano impiegati male dalle istituzioni (basti ricordare il caso del sito ufficiale del ministero del Turismo, costato uno sproposito e dalla gestazione problematica ) .I veri artigiani informatici di Gioventù ribelle sono alcuni studenti dello Ied di Roma, non retribuiti ma ricompensati con la “gloria” e l’onore di partecipare a un progetto importante e invece beffati da polemiche che non tengono conto della mancanza di mezzi e di tempo nella quale sono stati indotti a operare. Il responsabile di G i ove n t ù Ribelle è Raoul Carbone, presidente di Aiomi Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive), già autore di un videogioco invenduto e invendibile (Il Rosso e il Nero),un altro in cantiere (Winger s, per il quale afferma di aver raccolto un budget di 800.000 euro, ma che dopo anni non è stato messo in commercio),nonché della nota biografica auto celebrativa della voce che lo riguarda su Wikipedia italiana (prima corretta dagli utenti e poi oscurata).Una delle sedi di Aiomi è in via Livorno a Roma, dove c’era la sede di Azione Giovani, movimento di estrema destra ora scioltosi.Il sito Internet Sorge il sospetto che le frequentazioni politiche di Carbone vadano oltre i rapporti di buon vicinato. Il Rosso e il Nero poneva sullo stesso piano partigianie fascisti.Oltre al videogioco dei 150 dell’Unità d’Italia, la società da lui fondata è incaricata dell’allestimento di Vigamus,museo permanente dei videogiochi a Roma che è stato promesso entro la fine del 2011.Giacché una seconda e una terza parte di Gioventù Ribelle erano state annunciate rispettivamente per il 2 giugno e il 20 settembre del 2011, ma non si è saputo più nulla, è lecito nutrire dubbi su Vigamus,per cui furono fatti tanti proclami senza alcun seguito.Il sito Internet ufficiale riporta «lavori in corso» e la pagina su Facebook non è stata più aggiornata.In un’ottica di riscoperta di valori e virtù nazionali, sarebbe interessante conoscere l’entità dello spreco che ha contribuito a renderci zimbelli dell’industria video ludica.
C'è stato un tempo in cui il mondo della rete era giovane e forte..
Nel 1997 Dave Wilmer inventa il Blog. Ma si sa,il tempo e gli stili di vita,anche virtuali,cambiano. Anche se gli utenti del Web attivi continuano a leggere contenuti e contributi di altri utenti,ma della maggior parte dei siti personali,solo una piccola parte risulta attiva e aggiornata negli ultimi quattro mesi (dati: Technorati). Perché? Il blog risulta,dopo una prima esplosione e entusiasmo,troppo impegnativo,costa tempo e fatica ed è inadatto per la maggioranza degli utenti,propensi più ad una comunicazione rapida e veloce. Cosi il blog si addice a chi si occupa di argomenti specifici (musica,cinema,tecnologia,politica..), a chi scrive racconti,cerca di fare giornalismo e informazione dal basso,commenta la politica o fatti di cronaca,o semplicemente vuole parlare del proprio animale. E' inadatto invece a chi lo vorrebbe usare come "diario sociale", in cui tener traccia delle proprie attività on line. Gli strumenti e le piattaforme nate nel frattempo (prima My Space,poi Facebook fino all'ultimo Google+,i più gettonati..) sono più adatti allo scopo. Reti sociali,enormi contenitori di persone che hanno imposto l'idea di partecipazione on line legata alla rete dei propri amici. L'ultimo arrivato,Twitter(2006) ,è il più flessibile e immediato dei cosiddetti microblogging,capace di definire spazi da aggiornare con messaggi brevi quanto un sms. In pratica,chi non ha un blog (come Interzone ad esempio..) segue notizie su Facebook,ascolta musica su Last Fm o Spotify,carica video su Yuotube o Yuoreporter e foto su Flickr,si rende reperibile con FourSquare, comunica con micromessaggi su Twitter. Il blog sembra quindi relegato a semplice scheggia di un individuo digitale sempre più complesso. I Feed hanno assestato un duro colpo al blog classico (l'ultimo con la chiusura di Splinder,una dei primi siti in cui poter costruire un blog gratuito), capaci di distribuire i propri contenuti on line attraverso abbonamenti gratuiti, che avvisa gli utenti ogni qual volta il sito viene aggiornato. Il resto lo fanno nuove piattaforme come Memolane, un aggregatore dove raggruppare ogni post, status, foto o video pubblicati nel tempo in una cronologia dettagliata, una home page personalizzata che raccoglie visivamente tutti i contenuti dell'utente,in pratica un macro contenitore delle attività in rete.
Personalmente, resto uno di quelli che ha un approccio più romantico verso i social network: preferisco il..tocco personale,sviluppare la grafica,arricchire con immagini e foto, chat, colonne sonore a base di mp3..
Trasformare insomma il blog nella propria dimora,in cui poter approfondire in modo ragionato,senza fretta e senza per questo escludere di poter conversare, fare quattro chiacchiere di qualunque natura e riversare nelle pagine tutti i propri interessi, ossessioni, tic e quant'altro. In questo il blog risulta sicuramente più disordinato e non è legato all'idea di partecipazione della rete sociale dei soli amici ma è rivolto a tutti. Adatto a chi trova un pò noioso e controproducente starsene davanti ad uno schermo a scambiarsi messaggini, donare alle aziende i propri dati e le proprie preferenze con un semplice..I like in cambio di pubblicità e informazioni forniteci da persone che non ci vogliono bene e che vogliono i nostri soldi.
Come smantellare ogni galera
di Lanfranco Caminiti
Non c’è detenuto di qualsiasi prigione del mondo che non sogni g li capiti come a Pietro di Alife, che venga san Francesco a sciogliergli i ceppi e aprirgli le porte verso la libertà. I miracoli, però, non succedono mai ai detenuti o accadono di rado. E per evadere, come dice Renato Vallanzasca, «ci vogliono almeno cinque minuti», cioè ci vogliono organizzazione, amici fuori che ti sostengono prima e dopo, complici, armi, strutture, soldi, corruzione, tutto un ambaradam che non metti in piedi in cinque minuti e dove non basta il fegato o il culo. Io lo so. Ci ho provato anch’io nei miei anni di carcere. Da solo. Senza successo. A Napoli, a Poggioreale, m ’avevano sbattuto al padiglione San Paolo, che funzionava da ospedale interno, dopo un lunghissimo sciopero della fame per evitare di finire negli speciali (dove, invece, dopo un primo accomodamento, dalla Chiesa ci spedì) che m’aveva ridotto uno scheletro; e lì c’era una maggiore libertà di movimento. Quasi tutti ci stavano per motivi che poco avevano attinenza con le malattie, erano dei privilegiati o per motivi propri o per motivi graditi alla direzione del carcere. Il padiglione era a ridosso del portone di accesso di Poggioreale. Una posizione strategica. Da una finestra con le inferriate vedevo proprio il portone, un pezzo di camminamento e la garitta delle guardie. Non era impossibile arrivarci. E avrei potuto fare tutto da solo. O quasi. Però, a Napoli, una volta scappato, potevo contare su appoggi esterni, mi avrebbero nascosto e protetto, per il periodo necessario. E questo, dove andare subito dopo l’evasione, è proprio un elemento fondamentale, che devi programmare prima. Cominciai a muovermi su e g iù nel p adiglione, con prudenza ma forse troppo, e ebbi la sventatezza -ero ancora fresco di galera – di parlarne con qualcuno. Mi spedirono negli speciali in quattro e quattr’otto. Ancora a Napoli anni dopo, di passaggio per un processo in una sorta di specialino, da fuori erano riusciti a farmi entrare una lima nascosta in un blocco notes, sottilissima ma efficientissima, professionale. Non sapevo bene dove era meglio segare, dove sarei finito uscito dalla cella, però da dove stavo io si raggiungevano dei tetti e magari da lì... Cominciai a provarci, senza tagliare a fondo le sbarre perché le sbattevano ai turni di controllo. Funzionava. Avevo poco tempo,perché il processo sarebbe durato poco. Ero indeciso se provarci subito o tenermi l’occasione per un’altra volta, organizzandola meglio, magari non da solo. L’incertezza mi fregò. Fui rispedito negli speciali, d’improvviso e di notte e non potei portarmi dietro la lima che avevo nascosto nel bagno perché furono le guardie della squadretta a mettere assieme le mie cose – facevano così: arrivavano in sette, otto e ti prendevano com’eri nel letto e ti impacchettavano senza il tempo di dire bah. Io non ci tornai più là e non l’ho mai detto a nessuno. Magari è ancora là, quella lima.
parte dell’introduzione «Abolire il carcere» da La fuga dal Carcere - Le evasioni diventate Storia.
Oggi, The Giant avrebbe l'età di mio padre e questo post è un omaggio al grande sassofonista di Hamlet (N.Carolina) e a mio padre, appunto, grande appassionato, critico puntiglioso di Jazz, l'arte che, tra tutte,è quella che più si è affidata all'impulso dell'attimo e all'improvvisazione,un arte popolare da cui si è creata una musica aperta all'individualità. Da Armstrong a Benny Goodman,da Gillespie a Monk mi si raccontava di un periodo in cui l'ottimismo sembrava prevalere: si usciva dalla seconda guerra mondiale e da una grave crisi economica, Kruscev era diventato primo ministro in Urss e incontrava Eisenhower per le prime prove di disgelo, nuovo papa, più aperto, veniva eletto Giovanni XXIII, la Francia iniziava a confrontarsi con il problema algerino, a Cuba cadeva il feroce regime di Batista,il maccartismo, l'incredibile caccia alle streghe che aveva mortificato la democrazia Usa veniva spazzata via e un giovane senatore,John F. Kennedy si preparava alla candidatura alla presidenza Usa. Era la fine del 1959. Queste furono la speranze che la generazione di mio padre ha vissuto,mentre noi,oggi,conosciamo le delusioni che scaturirono presto da tutti quegli eventi. Molto dopo ho anche capito che quella di mio padre,per il Jazz, era passione vera: quando vedemmo insieme per la prima volta Psycho di A. Hitchcock, invece di rassicurarmi,iniziò con alcuni aneddoti,come quello che il nome del personaggio interpretato da Anthony Perkins, Norman Bates, era stato dato dallo scrittore Robert Bloch (grandissimo intenditore di Jazz e autore appunto di Psycho) in omaggio al contrabbassista del quartetto di Dave Brubeck ..Norman Bates. Naturalmente, all'epoca questo aneddoto mi lasciò completamente indifferente. Non mi lasciò indifferente invece,il racconto del pestaggio,dell'arresto e del processo subito da Miles Davis perchè in compagnia di una donna bianca: quel racconto avrebbe avuto un enorme influenza sulla mia formazione.
Il padre di Coltrane era a sua volta un amante della musica e un polistrumentista dilettante. Il giovane John cresce a stretto contatto con i suoni,il sassofono diventa la sua passione tramite il quale mette in scena il suo talento alla fine degli anni '40. Trane,il nomignolo che gli venne dato per il suo l'impeto inarrestabile nel suonare che lo faceva assomigliare ad un treno in corsa, ha scardinato i canoni usurati su cui il Jazz si era appiattito, introducendo elementi di tecnica e potenza in una continua evoluzione di studio e di ricerca che lo avrebbe accompagnato fino a quel fatidico 17 luglio del '67,quando morì per un tumore al fegato senza aver compiuto nemmeno i 41 anni. Coltrane, come molti jazzisti dell'epoca,era diventato agli inizi degli anni '50 tossicodipendente e alcolista fino a quando Miles Davis, che lo aveva voluto con se, lo convinse a disintossicarsi (come lui stesso aveva fatto): da allora,la sua musica cambiò per sempre il jazz e la maniera di suonarlo,dando vita .."ad un momento in cui i cilindri di tutte le serrature dell'universo sono perfettamente allineati". Certo,per molti ascoltatori privi di specifiche conoscenze teoriche nel campo della musica jazz (io tra questi..), ascoltare Trane che improvvisa a tutta velocità lascia ancora di sasso,dopo tanti anni, ma in alcuni dei suoi capolavori c'è un attenzione maniacale per i dettagli: non una virgola è al posto sbagliato. I brani sono lunghi ma non si ha mai l'impressione di un allungamento del brodo (molto comune in questo tipo di musica). E' uno dei pochi in cui temi ed assoli si fondono diventando tutt'uno, uno dei pochi jazzisti che davvero amo perchè ha mantenuto lo spirito del blues nelle sue composizioni e nel jazz, anche se non nei canoni convenzionali del blues. L'ultimo..aneddoto significativo: Trane non firmò un contratto con la Blue Note,la più importante etichetta Jazz dell'epoca insieme alla Prestige, perchè durante l'incontro del sassofonista con Alfred Lion (titolare della Blue Note), il gatto di quest'ultimo cadde dalla finestra dell'ufficio,costringendo il produttore a correre in soccorso del felino,Coltrane andò via senza firmare niente e con solo l'anticipo sul disco da farsi. L'incisione per la Blue Note diede vita a Blue Train,l'unico album prodotto con questa etichetta. Eh..i gatti ci mettono sempre lo zampino.
Renata Polverini è la presidente del Lazio. Se non la conoscete, è la regione grande in mezzo all’Italia.
Diciamoci la verità, senza Floris che la invitava a Ballarò una volta sì e quell’altra anche, non avreste nemmeno saputo chi fosse. Certo, anche essere a capo di un sindacato inesistente ha influito. La Polverini ha fatto carriera in un sindacato di destra,ricoprendo anche il ruolo di capo ultrà. Scheletri nell’armadio: Veltroni la stimava al punto da volerla candidare nel PD. Celebre la polemica sulle iscrizioni gonfiate del suo sindacato. Be’,parlando di Renata Polverini è l’unica cosa che poteva gonfiarsi. Il 30 marzo 2010 Renata Polverini vince la corsa alla presidenza della Regione Lazio con il 51,14 percento dei consensi contro il 48,32 per cento della Bonino. Sarebbe stato interessante vedere come sarebbe andata a finire se ci fosse stato almeno un candidato donna. Venne eletta prendendo il posto di Piero Marrazzo. Nel segno della continuità. Quella vittoria giustificò i soldi spesi da Mons. Bertone per diventare ventriloquo.Il 25 aprile, in occasione della celebrazione della Liberazione, Renata Polverini viene appellata dalla folla come “fascista”. Lì dimostra la propria ineleganza, non ringraziando. Nella stessa manifestazione il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti viene colpito al volto da un agrume, lanciato da una donna non meglio identificata, con grossi occhiali tondi ed una Rosa nel pugno. Presidente giovane, amministratrice lungimirante, personaggio politico di rinnovamento: ehi, è facile trovare definizioni che non c’entrano un cazzo con la Polverini!
L’elezione della Polverini può anche esser spiegata come una risposta dell’elettorato al particolare clima esterno che si viveva nel Paese in quei giorni, come la polemica riguardante l’esclusione delle liste Pdl del Lazio perché presentate in ritardo. O lo scoprirsi governati da un presidente gay. “Io figlio della lupa, discendente della grande tradizione dell’Impero romano, di quanno s’annava a conquista’ er monno, tradizione poi ripresa cor granne Duce, che te devo di` me fa piagne ancora quanno ce penso. Non podevamose non da’ er voto a sta Polverini pe’n semplicIe motivo che mo’ vegno e te spiego: Semo cojoni”.
La Polverini è figlia di un delegato dello stesso sindacato in cui ha fatto carriera prima di rappresentare una coalizione da sempre attenta a tutelare la famiglia. Viene sfiorata dallo scandalo affittopoli documentato dall’Espresso, ma le sue giustificazioni sono tali che non siamo abbastanza demagogici per farci battute.
Quest’estate viene accusata di sprechi dopo aver raggiunto in elicottero una sagra di paese, accuse rispedite prontamente alla stampa. Con un Gronchi rosa. Tra i più convinti sostenitori di Renata Polverini è necessario ricordare Gianfranco Fini, dal quale ha ereditato lungimiranza politica,carnagione olivastra e un fastidiosissimo prurito alle palle.È comunque già stata in grado di lasciare il segno nella vita politica nazionale. Imboccando Bossi.La Polverini è stata elet... No, basta ragazzi, a tutto c’è un limite. La Polverini è il migliore esempio di come in politica non sia strettamente necessario, per una donna, essere bella e zoccola..
Verso la fine del 1976, nel giro di qualche mese, le cose cambiarono notevolmente: la gente iniziò ad uscire dalle proprie case, persone di ogni genere, con le loro ossessioni e le loro frustrazioni : con la consapevolezza di non essere più un impero, l'Inghilterra era in piena recessione,con le cifre della disoccupazione più alte dal dopoguerra, una produzione interna in forte calo e una spesa pubblica alle stelle. Una piccola isola, strategicamente e economicamente asservita agli Stati Uniti. Il Fronte Nazionale, fascista e xenofobo, avanzava e per esorcizzare le paure e le angosce del paese le libertà degli anni '60 finirono sul banco degli imputati. Seguirono campagne contro gli immigrati, la pornografia, il vandalismo, la sessualità in genere.
“Il fascismo non sarà come in Germania,sarà Inglese: suscettibile, gretto,fatto apposta per la Thatcher in veste di madre sadica con tutti i suoi scolaretti piagnucolosi..” Di fronte a questi sintomi, larghi strati delle classi media iniziarono a protestare. I ragazzi si tagliarono i capelli e la gara a formare gruppi rock'n'roll scalcinati si intensificò. Il movimento Punk esplose, fragoroso, caotico, offensivo..
Nel suo primo periodo,il giro stretto del Punk evitava sistematicamente i Damned e..gli Stranglers. Le due band non avevano l'aspetto uniforme dei Pistols e dei Clash, ne le loro teorie socio politiche.
E gli Stranglers avevano le tastiere, malviste e in controtendenza con lo spirito autentico e selvaggio del rock'n'roll primordiale a cui il punk si inspirava dopo la sbornia progressive degli ultimi anni.
Anche l'iconografia era diversa: mentre l'estetica horror dei B-Movie horror hollywoodiani e il look da vampiro di Dave Vanian supplirono al disastroso inizio “musicale” dei Damned, l'attrazione per l'oscuro, topi,fogne caratterizzò l'avvio degli Stranglers:
“Noi siamo dei topi, viviamo in città sovraffollate, le persone che non sono ricche sono disoccupate e frustrate. L'analogia dei topi si adatta bene ad una grande città. Quando in una gabbia di topi c'è sovrappopolazione, essi si uccidono a vicenda, si mangiano tra loro.”
(J.J.Burnel, sandwich franco/inglese, appassionato di arti marziali, breve militanza negli Hell's Angels, estimatore di Yukio Mishima, bassista selvaggio riconoscibile tra mille..)
Nel '77 riuscirono a piazzare tre singoli in classifica quelli che sarebbero diventati dei classici: Peaches/Go Buddy Go, Something Better Change/Straighten Out e No More Heroes, anche questa un anomalia. Lontani dal puro idealismo punk, ne manterranno sempre lo spirito con la loro aggressività, la misoginia sbandierata, gli arresti per droga e per le risse che spesso scoppiavano ai loro concerti. Dopo i primi due dischi gli Stranglers mettono da parte i topi, anche senza rinnegarli e con Black and White, album dalle sonorità sempre dure ma anche sperimentali diventano esponenti di punta della New Wave, la variante..”commerciale" del punk.
Quando usci The Raven, con la bellissima foto tridimensionale in copertina in cui troneggia un corvo nero, imperioso e rapace, eravamo giovani e per definizione.. immaturi. Non avevamo la più pallida idea su che direzione avrebbe preso la nostra vita. Ma eravamo felici, perché la precarietà delle cose, a volte, non gli toglie certo valore. Anzi. C'erano tante idee, energie, solo che a volte le idee ..degenerano e quel disco, così oscuro, notturno, complesso, intricato, contribuì non poco a quella degenerazione. L'eroina, l'astinenza, la genetica, la mitologia nordica, le politiche repressive e autoritarie e l'interesse per civiltà aliene e misteriose fecero di quel disco un capolavoro che come sempre venne ignorato dalla critica. Ascoltavamo The Raven e facevamo le prove per l'età adulta: guardavamo a quelli più grandi, ma non riuscivamo ad arrivarci. Forse, ancora adesso..
Ho continuato a seguire gli Stranglers negli anni a seguire, quando hanno prodotto dischi con suoni più semplici e votati alla melodia, ma sempre di un certo spessore, mai banali e superiori alla media. Fino agli anni novanta, quando Hugh Cornwell (voce,chitarra) abbandona il gruppo, sostituito da un certo.. Paul Roberts, dopo allarmanti rumors che annunciavano Dave Vanian (!) dei Damned come possibile sostituto. Fine della storia.
Indignazione e sconcerto tra gli ascoltatori di Radio Rock per l'intervista al leader di Casa Pound Gianluca Iannone. Banalità in onda, nessuno spazio ai contestatori.
Questa mattina i neofascisti di Casa Pound hanno trovato una insperata tribuna - senza contraddittorio - nella storica emittente romana Radio Rock che a partire dalle 9 ha trasmesso una intervista telefonica di Emilio Pappagallo a Gianluca Iannone, presidente della nota "associazione" di estrema destra Casa Pound Italia. Iannone inizialmente avrebbe dovuto parlare dagli studi di Radio Rock ma forse le annunciate contestazioni hanno fatto ripiegare intervistato e intervistatore verso la soluzione - più semplice di gestire - della conversazione tramite filo del telefono.
Radio Rock è una storica emittente di sinistra passata negli ultimi anni su posizioni qualunquiste, svolta che ha già provocato un’emorragia di ascolti verso altre emittenti più chiare sulla propria identità culturale e politica. Una emorragia in parte rimpiazzata da nuovi arrivi, soprattutto tra i più giovani.
Ma l’annuncio di ieri su facebook sull’intervista andata poi in onda oggi ha rappresentato uno strappo ulteriore che ha provocato un’ondata di indignazione tra gli ascoltatori dell’emittente romana. “Perché legittimare i fascisti del terzo millennio di Casapound?” si sono chiesti a centinaia sulla bacheca di Radio Rock, annunciando in molti casi l’addio a Pappagallo & C. Molti più accesi i toni nelle emittenti romane antifasciste o su Indymedia. Qualcuno ha anche preso la vicenda con ironia: "si fanno chiamare fascisti del terzo millennio, ma i loro metodi non li hanno aggiornati, sono ancora quelli delle squadracce di picchiatori" ricorda un commento postato su un blog. Oppure: 'l'ultima aggressione è stata ai danni di alcuni tizi del PD, al grido di 'a morte i comunisti'. Che c'entra il PD coi comunisti non si sa, ma cosa ci si può aspettare da quelli che per divertirsi si prendono a cinghiate?" ironizza un altro post.
Nessuna risposta, nessuna presa di posizione da parte della redazione che a inizio intervista questa mattina ha cercato di rimediare annunciando per la prossima settimana una intervista all’esponente di Action ed ex consigliere comunale al Campidoglio Nunzio D’Erme in nome di una par condicio che dovrebbe mettere tutto sullo stesso piano, fascisti e antifascisti.
L’intervista è scivolata via senza elementi di interesse: Iannone ha fatto la vittima parlando delle aggressioni nei confronti dei ‘volontari’ di Casa Pound e dichiarando che quelli della ‘cinghiamattanza’ si occupano per lo più di solidarietà e di sport, e che la violenza non gli appartiene. Le domande di Pappagallo non graffiano e non smentiscono le banalità snocciolate da Iannone, gli ascoltatori indignati e schifati dal passo falso di Radio Rock non ricevono udienza, i pochi sms letti dagli intervistatori sono tutti compatibili con il teatrino in onda. Impazzano buonismo e inviti alla tolleranza e al “volemose bene”, in nome del principio che ‘tutte le opinioni devono avere spazio’. Come a Porta a Porta di Vespa, tutti gli argomenti ricevono dignità, tutte le opinioni equivalenza. E i neofascisti ringraziano. A quando una intervista a Erich Priebke?
Intanto oltre che tra gli ascoltatori, l'intervista sdraiata di stamattina sta avendo pesanti ripercussioni anche sullo staff di Radio Rock: DJ Armandino ha preso le distanze, lo storico Prince Faster ha annunciato ieri sera sul suo profilo Facebook: "Da oggi non faccio più parte di Radio Rock".
Contropiano
Ulteriori commenti? Bah..
I primi commenti furiosi. Poi il comunicato stampa: “Così facendo - scrivevano il capogruppo della Federazione della Sinistra alla Regione Lazio, Ivano Peduzzi, e Filippo Cannizzo, coordinatore Giovani Comunisti Lazio - Radio Rock legittima l’azione di Casapound, nota organizzazione neofascista, che, pur definendosi ‘fascista del terzo millennio’, usa comportamenti fascisti del secolo scorso”. Il riferimento, manco a dirlo, è alla recente aggressione subita da quattro giovani del Pd nel IV municipio. Solo l’ultima di una lunga serie.
La notizia fa il giro del web in un lampo. Si temono incidenti. Così, per prudenza, questa mattina l’intervista a Iannone avviene per telefono. Invece che negli studi della radio.
LA RABBIA DEGLI ASCOLTATORI - Dar voce ai fascisti significa fare apologia del fascismo? Ascoltare le loro “ragioni” significa giustificare la loro violenza? Farli parlare alla radio significa legittimarli? Secondo molti sì. Già da ieri pomeriggio la bacheca di Radio Rock su Facebook è stata letteralmente inondata di commenti sdegnati (per usare un eufemismo) di molti radioascoltatori romani. Oltre 800 in pochissime ore. Finché qualcuno è costretto a mettere un freno alla rabbia degli “indignados”: “Ci scusiamo per aver dovuto chiudere la bacheca, ma le offese e i toni utilizzati avevano oltrepassato i limiti del civile confronto”.
C’è chi cita il codice penale. Chi ne fa una questione di “coerenza editoriale”: “Il rock - scrive Max - non è solo un genere musicale, ma è stato sempre anche una filosofia di vita che è contraria a qualsiasi tipo di fascismo. Aver fatto parlare quel boia è stato tradire quello che Radio Rock ha significato per tanti anni”. Chi mette in dubbio la professionalità di Pappagallo per aver fatto passare “quelle merde come degli eroi rivoluzionari antisistema”. Chi lo accusa di essere “amico dei fasci”. Chi mette su un gruppo: “Boicottiamo Radio Rock” (manco fosse Israele!). E chi polemicamente si chiede: “A quando l’intervista a Erich Priebke?”. In molti vorrebbero che il dj venisse mandato via, espulso: "Per far sì che questa situazione abbia fine, dovete tenere Pappagallo fuori dalla sede". Tanti, da domani, cambieranno stazione.
CASAPOUND? UN TABÙ - Emilio Pappagallo non è nuovo a questo genere di polemiche. Già ai tempi del terremoto dell’Aquila, era stato duramente contestato. Per la stessa ragione di oggi: aver pronunciato il nome di Casapound in trasmissione. C’erano i morti per le strade, un’intera regione distrutta dal sisma e Radio Rock si dava da fare per raccogliere beni di prima necessità da portare ai terremotati. L’associazione di estrema destra si offrì come punto di raccolta. Inaccettabile, secondo qualcuno.
Oggi anche i suoi colleghi lo attaccano. Su tutti, Prince Faster, voce storica di Radio Rock, che sulla sua bacheca scrive: “In merito all’intervista: tutta la redazione ne era all’oscuro fino a ieri pomeriggio e certe scelte dovrebbero essere discusse con tutti quanti, come facciamo per ogni cosa tutte le settimane da un anno a questa parte. La decisione è stata presa autonomamente da Emilio Pappagallo, scelta che ha messo in difficoltà la radio tutta”.
Anche il gruppo napoletano dei 99 Posse, a Roma in tour i primi di dicembre con il suo ultimo album, diffida la radio dal trasmettere i propri brani: “Mai più una nostra canzone, nessuna richiesta di intervista, né di supporto alle nostre esibizioni nella capitale o altrove. Non c’è nessun dialogo possibile con chi fa dello squadrismo la stella polare della propria azione politica, nessuno spazio di condivisione con chi distingue i diritti sulla base della nazionalità, del colore della pelle, della lingua con la quale si parla. La tolleranza si riserva ai tolleranti, la democrazia ai democratici, il dialogo a chi crede nel dialogo”.
Lo scontro si sposta anche sulla bacheca Facebook di Emilio Pappagallo. Il suo cellulare è spento da ore. Ma il suo ultimo post recita: "Giovedì 17 novembre, alle ore 9, in collegamento telefonico ci sarà Nunzio D'Erme, movimentista di Action".
E ANCHE ACTION DA' DISDETTA - Passano poche ore è arriva la notizia della disdetta: Nunzio D'Erme non parteciperà alla trasmissione. In protesta contro chi, a suo giudizio, cerca solo di coinvolgere lui e l'associazione di cui fa parte nel "becero giochino degli opposti estremismi". "Quando ho accettato l'invito - scrive in una nota - ero completamente all'oscuro di quanto sta accadendo a Radio Rock: proprio non potevo immaginare che il mio intervento sarebbe servito a fare da contro altare all'intervista che Emilio Pappagallo ha effettuato allo squadrista Iannone. Radio Rock è libera di scegliere la propria linea editoriale, ma certo io e il movimento che rappresento non ci presteremo ad operazioni di equiparazione utili solamente a legittimare chi, come i fascisti di Casapound, da anni si rendono costantemente protagonisti di intimidazioni, aggressioni e violenze nei confronti delle forze democratiche della città".
Uno di quei party a cui mai e poi mai mancare, quello di stasera. La nuova stagione dei concerti capitolini comincia a fare sul serio e, sarà per l’astinenza, sarà per il rinnovato interesse (hype?) sulla psichedelia d’oltreoceano, il Circolo degli Artisti è pieno.Sul palco, la pozione al fosfene dei Black Angels si conferma oltremodo collaudata. A prova di gradazioni altamente estive della scala Celsius. Circolo degli Artisti, Roma, 13 settembre The Black Angels, tre anni dopo. Chi era presente, in questa stessa sede nell’inverno 2008, ricorderà un live più tetro e in un certo senso più “sinistro” di quello di stasera. Sicuramente più grezzo e - senza togliere nulla all’intensità che ancora caratterizza la band - meno avvolgente, certamente meno sapiente ma, in termini di vibrazioni, più vicino all’estetica delle bad vibes che apre lo stesso Phosphene Dream. E soprattutto, chi era presente allora, ricorderà un pubblico di circa trenta persone, che tutt’oggi sfoderano un compiaciuto “io c’ero”, dopo aver passato mesi a chiedersi perché gli eredi dei 13th Floor Elevators non fossero un po’ più noti. Ebbene, con il terzo e più caleidoscopicamente garage Sogno al Fosfene, il quintetto di Austin ha messo d’accordo pubblico e critica, riempiendo i club della provincia dell’Impero (i nostri) come un qualunque locale sulla Bowery (quelli di New York): una constatazione che riempie di ottimismo i fedeli al culto psichedelico, salvo implicare future normalizzazioni basiche di una formula oggi ancora abbastanza acida da procurare good trip attraverso i fantasmi del passato (Nuggets, Doors,Velvet Ungerground). L’apertura della serata è affidata a The Night Beats, formazione di Seattle legata agli angeli texani attraverso il chitarrista di questi ultimi, Christian Bland, insieme al leader della band più giovane, Lee Blackwell, nel progetto The Ufo Club, presumibilmente qualcosa di molto vicino a ciò che prenderà forma sul palco per quelli che avrebbero dovuto essere i bis dei Black Angels. Garage rock alla Black Lips e look di discendenza grunge, per il trio di giovinastri che compiace il pubblico sottopalco con un’impetuosità 60s in un set riassumibile come “fast and furious”. Mentre in sala il pubblico aumenta insieme alla temperatura, al primo feedback dei Black Angels il fondale in stile optical art anni 60 sembra addirittura ondeggiare. Ma le Bad Vibrations con cui aprono il set sono ormai un ter-ritorio sicuro, conosciuto, e la penombra attraversata dalle luci rosse in cui si avvolgono Alex Maas e soci completano adeguatamente un live dal passo lento, solcato da un’ipnosi trance-oriented quando sono le doppie percussioni a dettare il ritmo, o più suggestivo in senso doorsiano quando sono gli organi ad essere usati in coppia. La voce di Maas sembra filtrare attraverso effetti stile electric jug, mentre i fumi di Phospene Dream stampano gongolanti sorrisi Thompsoniani sui volti degli astanti.Suono che arriva compatto, saturo, ad eccezione di una distur-bata Yellow Elevator #2, subito recuperata dalla prepotenza hard rock di Black Grease: è quando sono le chitarre a tracciare la stra-da psychica che i Black Angels sfoderano la loro anima più fosca ed oscura, sebbene l’esplosione festante su Telephone segni uno dei passaggi migliori della serata. Al bis richiesto a gran voce,risponde Christian Bland accompagnato dai Night Beats, che improvvisano una jam (da saletta) con tanto di citazione Floydiana (Lucifer Sam). Pure Texan good vibes.
La parabola dell’industria discografica contemporanea è un po’ schizoide: da una parte il ribaldo idealismo avant-garde del compianto Tony Wilson (fondatore della Factory Records, famoso per aver firmato il contratto con i Joy Division col proprio sangue, l’unico della sua carriera); dall’altra il business puro, culminato con l’acquisizione della Emi nel 2007 da parte di un fondo di investimento. Ma in mezzo c’è anche qualche animale raro capace di garantire qualità e profitti. Daniel Miller, lo schivo boss della Mute Records - l’etichetta che ha dato al mondo i Depeche Mode ma anche i Laibach; gli Erasure ma anche i Birthday Party; Yazoo, ma anche i DAF; Goldfrapp ma anche gli Einstürzende Neubauten - è uno di questi.
videoclip ufficiale di Apparat - Song Of Loss.
Come ha fatto?
“ Non ho mai pensato coscientemente a creare un catalogo che comprendesse mainstream e cose sperimentali, a percentuale. Tutto si è sempre basato sull’istinto”.
Da una trentina d’anni la Mute continua a macinare ottima musica, ogni tanto infilando anche qualche successo commerciale. Bisognava celebrare il passato, senza averne paura. Per questo, la scorsa primavera, a Camden Town, nella leggendaria Roundhouse, (dove hanno suonato tutti, dai Clash ai Pink Floyd, da Hendrix a Bowie, dagli Stones ai Led Zeppelin) sono convenuti The Residents, Laibach, Moby, Richie Hawtin, Martin L. Gore e Andy Fletcher (Depeche Mode) Alison Moyet, Vince Clarke per citare solo quelli del passato. E poi, il presente della Mute: S.C.U.M, Josh T. Pearson, Beth Jeans Houghton, Big Deal.
“ È straordinaria l’energia spesa, gli artisti hanno preso solo un rimborso spese. Ho voluto parlare con tutti, molti non li vedevo da anni, è stato emotivamente molto intenso”. Ma l’uomo a cui si deve parte della musica più innovativa degli ultimi tre decenni non può indugiare guardandosi alle spalle. “ Non l’avrei fatto se mi fossi reso conto che era un’operazione nostalgica. Siamo un’etichetta che rispetta e gode del proprio passato ma non ce ne stiamo seduti sugli allori”.
La Mute è oggi tornata indipendente, dopo esser stata comprata dalla stessa EMI, dalla quale è distribuita. Pur avendo raggiunto grandi numeri, soprattutto con un mostro commerciale come i Depeche Mode, il metodo di Miller è lo stesso di allora.
“ Il mio rapporto personale con gli artisti è molto importante e diretto. Non voglio fingere di essere il loro migliore amico o che usciamo tutti insieme la sera, ma tra noi c’è senz’altro un grado di rispetto e fiducia reciproca”.
Gli artisti li sceglie in base all’originalità, non al genere musicale. Classe 1951, Daniel Miller ha vissuto l’età d’oro della musica popolare, folgorato dai Beatles all’età di dieci anni:
“ Provenivano da un altro pianeta, sotto ogni punto di vista, avevano un suono indescrivibilmente nuovo”. Anni di creatività torrenziale, ma anche di curiosità e sperimentazione tecnologica, che sarebbero diventate più tardi marchi di fabbrica di casa Mute.
“ Tra il 1962 e il ’67 il grado di innovazione e progresso nella musica popolare è stato immenso. In quei dischi di allora qualsiasi cosa era un esperimento che tentava di cambiare le regole, anche forzando i limiti della limitata tecnologia allora disponibile”.
Anche se tutto era cominciato da Elvis.
“ Elvis era la techno dell’epoca. Oggi si tende a considerare la sua musica come un esempio di tradizione e autenticità: nulla più lontano dal vero: era un sound distorto, che faceva un uso deliberatamente eccessivo dell’eco… un trasgredire qualsiasi regola”.
Poi arrivò l’inevitabile stasi.
“ Tutto si fermò anche per cinque o sei anni dopo la fine degli anni Sessanta, con il rock che celebrava se stesso. Io avevo sedici, anni non mi interessava la celebrazione, volevo qualcosa di altrettanto folle e creativo. Per questo cominciai ad ascoltare cose diverse, lontane, grazie a John Peel”.
Fu ascoltando il programma di Peel alla BBC che conobbe i Can,
“ Nel 1969, un’altra esperienza che mi cambiò la vita: scoprii i Neu! e i Faust e mi dissi: “Cari amici della musica angloamericana, è il momento di emigrare culturalmente!”.
La Germania di allora stava producendo una musica orgogliosamente anticommerciale e sperimentale, chiamata col nomignolo sciovinista di “Krautrock”, che faceva un ampio uso di elettronica. E naturalmente c’era quella band di Düsseldorf, tali Kraftwerk, forse la più influente della storia assieme ai Beatles.
“ La generazione del dopoguerra non voleva avere nulla a che vedere con il passato, voleva iniziare una nuova cultura. La musica fu una combinazione fra questa frattura e il non voler essere una colonia americana”.
Con questo background Miller si ritrovò in mezzo al ciclone del punk: la città della musica era da ricostruire dalle fondamenta.
“ Volevo far circolare le idee tedesche e combinarle con quello che veniva prodotto musicalmente qui. Il punk per la prima volta affermava che potevi fare qualunque cosa purché lo volessi, era l’etica del DIY, saper suonare non contava. Dal 1978 il punk era evaporato, lasciandosi dietro uno spazio vuoto. In quello spazio c’era gente che aveva delle idee ma che non sapeva ancora bene come realizzarle”.
Miller fece uscire un singolo “Warm Leatherette” con il moniker The Normal. Poi divenne manager del pioniere synth Fad Gadget (Frank Tovey, 1956-2002): nasceva ufficialmente la Mute. Ormai era possibile comprare un synth, “ uno strumento più punk della chitarra”, allo stesso prezzo di una chitarra e di un amplificatore.
“ Divenne possibile fare cose che fino ad allora non ci si poteva nemmeno sognare”.
Poi arrivarono i Depeche, scoperti mentre suonavano di supporto a Fad Gadget. Il resto è storia. E oggi, Miller è ancora esaltato dai nuovi acquisti della sua scuderia, come Apparat, il cui disco, The Devil’s Walk è appena uscito, o i giovani S.C.U.M.
“ Naturalmente deve piacermi la musica, devo sentire che hanno una visione originale e che siamo d’accordo sul tipo di pubblico a cui si rivolge il disco”.
Ma è vera questa storia che entrò nello studio dei Depeche Mode mentre provavano “Personal Jesus” e che la cambiò di sana pianta?
“ Non ricordo, forse gli dissi di accelerare il ritmo. Ma l’ho fatto con talmente tante altre band…”
Valerio Evangelisti, scrittore ormai di culto,tra i più geniali ed originali nel panorama letterario italiano, tradotto e pubblicato in tutto il mondo. Noi di INTERZONE siamo fan accaniti del ciclo di Eymerich e in generale di tutta l'opera di Evangelisti, di cui è in imminente uscita il nuovo, monumentale romanzo, One Big Union, ambientato negli States a cavallo tra l'ottocento e il novecento, quando One Big Union significava una nuova concezione di sindacalismo, un fronte comune per opporsi al potere delle industrie, sempre più grandi ed organizzate.
Di seguito l'intervento di Jumpinshark,uno dei più lucidi e interessanti tra le tantissime pagine,recensioni,articoli in rete dedicati allo scrittore bolognese, fondatore e animatore del sito Carmilla on line.
Picatrix è il sesto romanzo del Ciclo di Eymerich, pubblicato nel 1998 direttamente su Urania [lo storico periodico di fantascienza della Mondadori], come i primi tre titoli della serie e a differenza dei due precedenti - Il mistero dell'Inquisitore Eymerich e Cherudek - proposti prima in Mondadori Superblues e quindi ristampati in Urania. Il ritorno alla pubblicazione originale su periodico [1] non significa per nulla una "retrocessione", proprio negli anni 1996-1999 esplode, su scala europea (Italia e Francia in testa), il fenomeno di Eymerich; Picatrix è infatti l'ultima opera di Evangelisti pubblicata in prima edizione in edicola, tutti i suoi testi successivi compariranno direttamente in libreria, in forma di (para)tascabili e, negli ultimi anni, di (para)rilegati (qui la distinzione vera si fa sul prezzo di copertina). La spiegazione forse più semplice della scelta di distribuzione editoriale di Picatrix è data dalla prolificità (o dalla profondità dei cassetti...) di Evangelisti in questa prima fase del ciclo di Eymerich - sei romanzi in tre anni e mezzo, da Ottobre 1994 a Marzo 1998 -, difficilmente contenibile nei limiti tradizionali dell'"offerta da libreria".
Lo scrittore non diminuirà il ritmo della sua produzione negli anni successivi, anzi all'opera narrativa si affiancherà un'importante attività critica, e in tutte e due queste manifestazioni la formazione di storico (con diverse pubblicazioni all'attivo e sporadici graditi ritorni) sarà sempre al lavoro. Il ciclo di Eymerich subirà invece un rallentamento drammatico (l'espressione non è assolutamente di circostanza per tutti i fan!): il tempo di attesa per gli quattro romanzi sarà di dodici anni e mezzo, da Marzo 1998 a Novembre 2010, data di uscita del volume finale, Rex Tremendae Maiestatis.
Sono rimasti in pochi a non avere un telefonino, e queste persone si lamentano di non voler essere sempre reperibili, alcuni come Richard Stallman insistono che il telefonino è un mezzo di tracciamento individuale che un individuo libero non dovrebbe sopportare. Ma è così comodo. Nella giungla urbana ci si muove in un intreccio di relazioni di cui il telefonino è fulcro e strumento preferito, ci si orienta col telefonino. Ci sono mappe e indirizzi, ma quello che è rilevante è che si tratta di un radiotrasmettitore capace di trasportare la voce.
Il Nanny mode
Quasi tutti i telefonini hanno la funzionalità “autorispondi”, in modo da risponere alle chiamate automaticamente senza dover usare le mani, per il vivavoce guidando in automobile. Attivando l’autorispondi e abbassando a zero la suoneria si ottiene un telefonino-spia, in grado di monitorare l’ambiente dove si trova. Spiace per le scene in cui poderosi trasmettitori antennuti vengono attaccati coll’adesivo addosso all’eroina del film prima che vada alla riunione coi cattivi, ma si fa prima con un telefonino.
Ottimo per i pigri genitori che vogliono sapere se il bimbo nell’altra stanza sta piangendo senza andare di là a vedere. Quale forma di controllo parentale sia preferibile? mostrarsi in persona o usare un telefonino? Io questo non so. In ogni caso non è difficile che il telefonino che quasi tutti noi portiamo in tasca si trasformi in un trasmettitore, basta che abbia l’autorispondi attivato e la suoneria azzerata, per dirne una.
Un telefono acceso trasmette periodicamente la sua posizione alla cella del pilone più vicino, per essere sicuro di essere raggiungibile in caso di chiamata. In qusto modo segnala la posizione della persona che presubilmente lo porta con sé. Un telefono acceso con una scheda intestata a noi dice sempre dove siamo, e anche a distanza di tempo dirà dove siamo stati.
Una scheda non intestata a noi non risolve il problema se non temporaneamente, a parte la difficoltà del reperire una scheda anonima, se la si usa per chiamare il nostro indirizziario, ciò ricondurrà a noi dopo poche telefonate. Il nostro nick (lo sconosciuto interstatario della scheda) ricondurrà comunque a noi stessi.
Anche un telefono spento, ma sono mai davvero spenti, questi bastardelli lampeggianti? – ogni tanto potrebbe decidere di segnalare la sua posizione, l’unico modo per spegnerlo con certezza è togliergli le batterie. Tristemente, alcuni modelli di telefoni hanno le batterie non rimuovibili.
Una guida all’uso del telefonino durante una protesta
Sono partito da queste quattro chiacchere sui telefonini collo scopo di segnalare questo articolo della Electronic Frontier Foundation che si intitola: Guida all’uso del cellulare per Occupy Wall Street Protesters (and Everyone Else)
Dice così: I movimenti di protesta in tutto il mondo stanno incontrando opposizione da parte del dipartimento di polizia locale, sono avvenuti arresti di massa. I manifestanti stanno sempre più documentando le loro proteste e i loro incontri colla polizia, usando materiali elettronici come telecamere e telefonini. I seguenti consigli sono per i manifestanti negli Stati Uniti che vogliono proteggere il loro materiale elettronico.
Proteggi il tuo telefono -prima- della protesta: pensa bene a cosa c’è nel tuo telefono, liste di contatti, i numeri delle persone con cui hai appena parlato, i tuoi sms, le foto e i video, la storia di navigazione e anche alcune password. La polizia dovrebbe avere un mandato per sequestrarlo ma talvolta insiste per tenerlo anche senza mandato.
Per proteggere i tuoi diritti valuta l’idea di portare un telefono usa e getta che non contenga tutte le tue informazioni e da cui non sia un problema separarsi.
Metti una password al tuo telefono e usa la crittografia quendo disponibile.
Attiva “richiedi la password” con un tempo molto basso.
Abbi un backup a casa dei dati del tuo telefono.
Sono buoni consigli a cui posso aggiungere un’osservazione: quando si spegne un telefonino, questo invia un segnale alla cella più vicina dicendo: ciao, sto per spegnermi”, questo può essere valutato da un tribunale come segno della volontà di sottrarsi al tracciamento, per esempio nel caso il telefono sia stato spento in prossimità di un luogo di scontri. Staccare le batterie di colpo invece ottiene l’effetto di spegnere il telefonino senza lasciargli il tempo di comunicare le sue intenzioni. Nulla è riconducibile a una volontà di sottrarsi al benevolente controllore, solo un improvviso blackout.
Greg Graffin ha 47 anni e dal 1979 è il frontman dei Bad Religion, punk band di Los Angeles. Oltre ai quindici album prodotti con il gruppo,ha scritto due libri (e in arrivo il terzo) e lavora ad una serie Tv;Professor Punk. Si, perchè Graffin oltre tutto questo è un accreditato paleontologo con un dottorato alla Cornell University di L.A. (Ucla). Lo scorso maggio la paleontologa Jingmai O'Connor ha presentato la scoperta di un fossile di uccello,ritrovato in Cina, vissuto più di 112 milioni di anni fa e gli è stato dato il nome di Qiliana Graffini, "in onore del dott. Gregory Graffin, paleontologo, biologo evoluzionista, professore, rockstar e ispiratore di numerosi affermati scienziati nel mondo.."
La Qiliana Graffini aveva un becco sdentato simile a quello dei suoi antenati dinosauri,un piccolo animale che si era adattato all'ambiente acquatico ma capace anche di muoversi a terra. La sua estinzione avvenne insieme a quella di altre specie simili e contraddice la ricostruzione secondo la quale l'estinzione di quell'era (Cretaceo) spazzò via solo dinosauri favorendo così mammiferi ed uccelli..Fu un estinzione dovuta ad un forte mutamento climatico,a cui solo poche minoranze di questa specie riuscì ad adattarsi.
Il nuovo libro del "prof. Graffin" , Evoluzione Anarchica - Fede, Scienza e Bad Religion in un mondo senza Dio,scritto con Steve Olson,è un percorso tra arte,scienza e religione ed è apertamente critico con la vulgata del creazionismo e un appassionata difesa di Darwin. Inoltre racconta di come la scienza lo abbia salvato durante i primi anni selvaggi del punk.Il libro ha gia superato le tre milioni di copie vendute.
D.L.:Cosa centra la scienza con il punk rock?
G.G.: C'è un fattore comune importantissimo per entrambe:la spinta alla sfida al conformismo e all'autorità. La scienza avanza solamente quando riesce a cambiare il modo di pensare,quando avviene,cioè, quello che chiamiamo un cambiamento paradigma. E questo è l'unico modo per generare le rivoluzioni scientifiche. Tuttavia anche i miglioramenti sociali contribuiscono a cambiare la visione comune delle cose. Trovo estremamente importante farlo in modo intelligente e non distruttivo,e credo che la maggior parte dei punk rocker alla fine siano cittadini profondamente coinvolti nel cambiamento in meglio della società.
Sarà uno stereotipo,ma il punk non dovrebbe essere contro tutte le istituzioni?
Mah..non ho incontrato molte persone intelligenti contrarie alle università. Contrarie alla ricerca e al pensiero scientifico però è vero che ce ne sono. Il problema è che la scienza,come tutte le attività umane,può essere usata in modo scorretto da persone scorrette. E i..cattivi possono usare qualsiasi altra cosa per far del male come dimostra la storia dell'ultimo secolo
Se l'evoluzionismo è qualcosa di anarchico,allora C. Darwin è da considerare un punk ante litteram
Ho sempre ammirato Darwin per l'enfasi usata nel suo L'origine della specie e in altri scritti,per penetrare la dura scorza della comunità scientifica e le tendenze sociali dell'epoca. Già a quel tempo però appariva chiaro il fatto che l'evoluzione è un processo complicato e non ordinatamente controllato dalla selezione naturale. Quindi l'anarchia nell'evoluzione deriva da una miriade di cause,praticamente innumerevoli,che consentono il cambiamento della specie.
Oggi l'insegnamento dell'evoluzionismo è ancora percepito come qualcosa di scomodo. come te lo spieghi?
Bé,fondamentalmente l'evoluzionismo è in opposizione all'idea di "disegno intelligente",specialmente nei confronti del creazionismo,che vorrebbe il nostro universo creato da una volontà senziente e non frutto di fenomeni naturali. Ciò offende molte persone che vogliono credere di essere il frutto di un processo diverso e speciale. Perciò in questo caso la scienza viene percepita come socialmente scomoda. Ma è ancora possibile comprendere la propria unicità e importanza nel mondo senza soccombere a tendenze nichiliste. Certamente,se vuoi essere un nichilista è facile sovvertire la scienza. Come ho detto prima,è possibile farlo con qualsiasi cosa. Gran parte del mio libro tratta proprio di come vivere la vita con speranza e ottimismo nonostante la cruda realtà del darwinismo.
Il tuo libro e l'ultimo album della band sono usciti in contemporanea. Oltre alla tempistica cos'hanno in comune?
Anche se di per sè le due opere non sono sovrapponibili,l'intento dell'album è stato quello di rappresentare la nostra evoluzione come band. Lo abbiamo perfino intitolato ammiccando ad una delle opere più famose di Darwin, L'origine dell'uomo e la selezione sessuale,e il libro che ho scritto tratta il concetto di evoluzione sia dal punto di vista scientifico che da quello filosofico. Ho incluso anche molte altre esperienze personali che ho avuto come membro dei Bad Religion,quindi è in parte scientifico e in parte autobiografico. Non è stato ancora tradotto in italiano,ma spero avvenga presto. Sono sicuro che piacerebbe.
Nel libro e nelle tue canzoni parli molto di religione. Credere è incompatibile con il pensiero scientifico?
L'incompatibilità deriva dalla visione dualistica del mondo da parte della religione,che stabilisce due realtà; invece lo scienziato crede che tutto sia parte di un'unittarietà chiamata universo. I dualisti,invece,credono che esista una realtà fisica in aggiunta a una realtà immaginaria o spirituale. Quella fisica può essere studiata e osservata,mentre quella spirituale o immateriale non può semplicemente essere osservata. Un monista (e mi considero tale) asserisce che ogni fenomeno è parte del mondo fisico e quindi il nostro catalogo fenomenologico crescerà sempre più. I cosiddetti misteri del mondo immateriale si trasformano via via in qualcosa di comprensibile,come qualsiasi altra realtà fisica.
Senta,ma i suoi studenti come reagiscono a trovarsi davanti una rockstar dietro la cattedra?
Molti aspiranti medici sono talmente seri da non essere granchè interessati alla musica. Comunque per me è abbastanza semplice gestire questa doppia vita perchè vado in tour durante la stagione estiva,quando non c'è attività accademica. Ma è vero che,da quando ho scritto il libro,sono alla continua ricerca di nuove cose: approfitto dei tour per farmi venire in mente nuove idee per il nuovo libro, The Population Wars..
Nel pomeriggio di un giorno di un giorno di maggio nel 1993 vengono ritrovati nei pressi di un piccolo torrente i corpi straziati di tre bambini. La loro scomparsa era stata segnalata alcune ore prima: Steve Branch, Michael Moore e C. Byers sono rinvenuti completamente nudi, le mani legate, segni evidenti di mutilazioni,l'autopsia ne accerta la morte per soffocamento. Per la cittadina di West Menphis,Arkansas,inizia un incubo che sfocerà in uno dei casi giudiziari più controversi che la storia della giustizia Usa ricordi. Vengono individuati tre ragazzi del posto,due minorenni,con piccoli precedenti penali. Non è questo particolare che li fa sospettare:le indagini vengono a loro rivolte perchè i tre non sono inseriti nel tessuto sociale della città,secondo i canoni borghesi e bigotti di molte piccole realtà americane. I ragazzi sono appassionati di musica,in particolare di Heavy Metal e Punk Rock, amano la letteratura dark e horror,vestono sempre di nero,se ne stanno in disparte. La comunità di West Menphis identifica subito i..”diversi” come mostri e a conferma delle accuse arriva la confessione di uno dei tre,Jessie Miskelles,17 anni,che secondo la versione della polizia illustra dettagliatamente l'orribile pluriomicidio. Vengono istituiti due processi separati,uno per Jason Baldwin e Damien Echols,l'altro per il solo Meskelles,reo confesso che però in dibattimento ritratta la confessione e il conseguente patteggiamento. L'accusa insiste sul rituale satanico come movente del crimine,e come prova,oltre alle mutilazioni,presenta un diario in cui uno dei ragazzi annota testi di canzoni di alcuni gruppi rock e alcuni disegni di varie copertine di dischi ( tra i tanti,i Metallica di Master of Puppets),e i libri di scrittori come Stephen King, Anne Rice, Dean Koontz,di cui i tre sono accaniti lettori e cultori. Gli anni novanta si erano aperti negli Usa con il Parental Music Resource Center,movimento religioso e ultra conservatore che puntava il dito proprio su esponenti della cultura,musicale e letteraria (finiscono nel mirino sopratutto l' heavy metal,il punk,i romanzi horror..) come istigatori al suicidio,per i presunti messaggi subliminali contenuti nelle loro opere e di condotta anti morale che costituisce un pericolo per la sana gioventù americana,in un autentica caccia alle streghe che porterà, ad esempio, il gruppo dei Judas Priest sotto processo. Ed è cosi che un gruppo di ragazzi appassionati di musica e libri vengono trasformati in pericolosi e spietati assassini.
Henry Rollins
La comunità è sconvolta, ha paura e costruisce una campagna mediatica contro i tre,premono per una rapida condanna, c'è addirittura un tentativo di linciaggio. Il tribunale condanna i due minorenni all'ergastolo e per Echols,maggiorenne,alla pena capitale. In un processo frettoloso,con prove solo indiziarie, le dichiarazioni nella confessione ritrattata appaiono non plausibili e contraddittorie,tanto da far scaturire forti sospetti sull'interrogatorio del ragazzo,quattordici ore senza assistenza legale. Tutto si basa sulla vita privata degli imputati,sui loro strani gusti e preferenze,sui presunti lati oscuri della loro personalità,tralasciando il resto,tra cui le difficili condizioni familiari dei bambini uccisi. Sembra tutto finito,quando,due anni dopo,l'emittente televisiva HBO produce uno speciale (Paradise Lost) in cui ripercorre le tappe della vicenda,con tutte le lacune e le stranezze di un caso che ha molti quesiti rimasti senza risposta.,tanto da superare i confini dello stato per approdare su tutti i media del paese. Tutto il mondo che si era ritenuto in parte responsabile dell'efferato crimine si mobilita,in particolare i musicisti rock: Henry Rollins,voce dei mitici Black Flag organizza un movimento per scuotere l'opinione pubblica,convinto dell'innocenza dei tre di Menphis.
“Ci dicono che sono colpevoli perchè erano fan dell'heavy metal e del punk, e perchè leggevano S. King. La realtà è che non ci sono prove. E' per il loro stile di vita,per la loro cultura e il primo emendamento della Costituzione è stato palesemente violato!.” Alla campagna aderiscono Eddie Vedder dei Pearl Jam,che visita i ragazzi in carcere e instaura in particolare con Echols un intensa amicizia. Scrive per lui una canzone e ne incide un altra su testo dello stesso Echols. Vengono organizzati spettacoli e concerti: Iggy Pop, Chuck D dei Pubblic Enemy,Slayer, Slipknot. E ancora Tom Waits, Joe Strummer, i Killing Joke. Esce Rise Above,playlist curata da Rollins per finanziare le spese legali. Intanto,col passar degli anni,sospetti cadono sul patrigno dei tre bambini,che si affretta a querelare,mentre continuano le adesioni a favore di una revisione del processo: Ozzy Osburne, Anthrax, Marilin Manson, Disturbed, gli Zao, i Misfits che nel 2007 pubblicano un intero album,Illusion,su testi sempre di Echols. Eddie Vedder coinvolge negli spettacoli Patty Smith e Ben Harper. Alle rock star si uniscono molti attori e attrici di Hollywood: Winona Rider (love!), J. Depp, il regista Peter Jackson, I fondi raccolti permettono nuove perizie: le mutilazioni si rivelano non essere tali,ma solo i segni dell'accanimento di animali che infierirono sui corpi già senza vita delle vittime; ora che la scienza lo permette,non vengono ritrovate tracce di DNA degli imputati sull'intera scena del crimine. Diversi esperti di serial crimes e periti escludono l'impianto accusatorio del pubblico ministero,arrivando alla conclusione che il delitto è stato perpetrato da più persone che conoscevano i bambini,escludendo il delitto rituale. Vengono ritrovati alcuni peli sulle scarpe delle vittime,il cui DNA risulta compatibile con quello del patrigno. Infine,anche i genitori dei tre bambini massacrati parlano apertamente di una revisione del caso in base alle prove prodotte dalle nuove indagini. Finalmente,nel gennaio del 2011,dopo costosissime battaglie legali,la corte suprema dello stato dell'Arkansas riapre il il caso,ammettendo le nuove prove e nuove deposizioni,per arrivare ad agosto al cosiddetto Alford Plea,un cavillo giudiziario che prevede un patteggiamento da parte degli imputati che,anche non dichiarandosi colpevoli,ammettono la sussistenza elevata di prove a favore della loro condanna,in cambio di forti sconti di pena. Un compromesso bello e buono per salvare la faccia al sistema giudiziario dell'Arkansas ed evitare un nuovo processo che ribalterebbe sicuramente il primo verdetto di colpevolezza. Questo compromesso sentenzia di fatto l'innocenza degli imputati,che dopo diciotto anni di ingiusto carcere vengono liberati,il 21 agosto di quest'anno.
“Molte persone hanno costruito la loro carriera sul nostro caso. Alcuni agenti della polizia sono stati promossi,il procuratore che sosteneva l'accusa è diventato giudice,mentre il giudice del processo si starebbe per candidare alla carica di senatore. Tutto questo,solo grazie alle nostre condanne. Queste persone non potranno mai ammettere di aver commesso un errore..” ()
“Alla fine,quello che è stato decisivo era il modo in cui apparivo. West Menphis era nel 1993 una piccola cittadina e io non ero come gli altri. Il modo in cui mi vestivo,la musica che ascoltavo,i libri che leggevo mi distinguevano e mi resero un bersaglio. (Damien Echols).
Oggi i tre di Menphis hanno rispettivamente 36,34 e 36 anni. L'accordo che hanno fatto non è perfetto ma contano di arrivare ad un completo proscioglimento e riabilitazione,dopo che hanno passato metà della loro vita in carcere,da innocenti.
Henry Rollins, sul suo blog,ha ringraziato tutti quelli che hanno contribuito economicamente ad aiutare i tre di Menphis,aiuto arrivato da persone di tutto il mondo. All'uscita dal penitenziario,ad aspettare Damien Echols c'era Eddie Vedder,che l'ha abbracciato,anche a nome dei tantissimi musicisti e rockstar che hanno lottato per la liberazione di tre uomini innocenti..