15/06/12

Teofilo Stevenson

Qui a Interzone la Boxe piace, tanto. Pubblichiamo questo articolo di  Claudio D'Aguanno, scritto il 2 aprile del 2006 per l'Unita', in occasione della visita di Teofilo Stevenson, prematuramente scomparso a l'Avana, l' 11 giugno 2012. Il grande pugile venne in Italia, a Roma come accompagnatore della nazionale juniores cubana.

IN GIRO PER ROMA CON TEOFILO STEVENSON LAWRENCE
Per trecento e passa incontri non ha mai sfilato la canotta del pugile dilettante, rossa o blu delle competizioni ufficiali, col nome Cuba scritto sul cuore. E non è mai salito da professionista sui ring più importanti del mondo, quelli pieni di dollari verdoni e tante illusioni. Ma ancora oggi, a trentanni di distanza, è quel suo mancato match con Ali a fare testo nelle discussioni degli avvelenati aficionados della noble art. Correva l’anno 1976 e Teofilo Stevenson, dopo aver messo a sedere il camionista nero John Tate, aveva appena regolato Mircea Simon nella sfida per il titolo dei massimi alle olimpiadi di Montreal. Il romeno per due round aveva preferito girare al largo spazzolando il quadrato con il classico abile “gioco di gambe in fuga” ma al primo vero affondo del caraibico, poco più d’ottanta chili di muscoli per un metro e novanta di fresca agilità, c’avevano pensato i suoi secondi, col getto dell’asciugamano, a togliere ai giudici l’imbarazzo del verdetto. Nel parterre del palazzetto canadese c’era Foreman, trionfatore otto anni prima a Mexico City, c’erano Consell e Steward commentatori esperti e smagati, c’era soprattutto, con la sua zazzera elettrica tirata a mille volts, quella volpe di Don King che non esitò a timbrarlo al volo come “un fenomeno degno di battersi con Frazier o Ali”. E fu forse in quell’occasione che nacque l’idea del confronto “del secolo” tra il dilettante dominatore di tutte le competizioni mondiali e il “più grande”, l’ex “labbro di Lousville”, quel Muhammad Ali che sapeva “danzare come una farfalla e pungere come un’ape”.
Cinque milioni di biglietti dello zio Sam furono messi sul piatto per convincerlo a passare tra i prof ma, dicono i suoi estimatori, bastarono meno di cinque minuti a el Pirolo, come lo chiamano ancora dalle sue parti di Puerto Padre a Las Tunas, per rispedire al mittente quella tipica proposta indecente da american way of life. Rapida come il suo micidiale destro la battuta di allora che nell’isola, dall’Avana a Santiago, tutti sono ancora in grado di citarti a memoria: “Prefiero el cariño de ocho millones de cubanos… Preferisco l’affetto di otto milioni di cubani ai milioni di dollari americani.”
Per Teofilo è questo il match che mai smetterebbe di raccontare. Un match ben più suggestivo di quello epico con cui a Monaco aveva messo orizzontale il marine Duane Bobick, speranza bianca attesa da anni e finita out in pochi minuti. “Non lo so come sarebbe finita con Ali –si lascia andare mentre in macchina dalla Pineta Sacchetti caliamo sul Foro Olimpico direzione Flaminio- Lui una volta ha detto che sarebbe finita pari. Comunque avrei dovuto studiarmela bene. Ali aveva battuto tutti. Dopo Kinshasa aveva messo in fila Bugner, Frazier, Norton. Non aveva rivali. E un match da titolo mondiale WBC durava quindici asaltos mentre i dilettanti si affrontavano per soli tre round. Però io ero più giovane e fresco di lui. Il problema era che non volevo passare professionista anche se ero disposto a battermi. E così, a un certo punto, la mia Federazione fece pure la proposta di disputare il confronto in cinque incontri da tre riprese ciascuna e in cinque città diverse degli Stati Uniti. Oppure tres combates da cinque. Ma niente. Fu Ali a rinunciare e, con onestà poi ammise che aveva solo da rischiare da un incontro del genere perché, diceva, peleando con un dilettante aveva nada que ganar, aveva tutto da perdere.”
Non è la prima volta che il tre volte campione olimpico, attuale vicepresidente della Federación de boxeo de Cuba, è a Roma ma oggi c’è venuto in compagnia della squadra juniores del suo paese, terza tappa d’un tour d’allenamento che dopo Milano e Firenze si chiuderà a Napoli. Nella palestra del Flaminio, selezionati dal maestro Zonfrillo, le nostre speranze si chiamano Blandamura e Biagiotti, Califano e Ernesti, Di Savino o Spada, ma devono vedersela con plurititolati iridati del calibro di Yordan Gendry, Julio Jglesias Dunque o il massimo Munos Francia che di nome fa Robert Marx e che, con tanto richiamo al filosofo di Treviri sulla carta d’identità, guida il gruppo con l’autorità d’un leader. “La base pugilistica a Cuba –riprende a dirmi Teofilo- è forte di quindicimila praticanti. Gli agonisti sono molti meno e tutti, prima di pensare a lottare per le medaglie, devono preoccuparsi di andare avanti con gli studi. Sport e cultura a Cuba vanno insieme. Sono due diritti che la rivoluzione di Fidel ha portato a tutti. Non sono una cosa per pochi. Io avevo pochi anni quando Batista fu cacciato ma me li ricordo i vecchi e i bambini che morivano di fame. Me le ricordo le ingiustizie e le prepotenze. Da un giorno all’altro, con Fidel, è cambiato tutto. E da allora, la salute, lo sport, l’istruzione, sono diventati a Cuba un bene comune. E questa cosa neanche tanti anni di embargo decisi dai governi americani sono riusciti a cancellarla.”
Nel ‘98 a volare nell’isola con un carico di medicinali e di aiuti ci andò proprio Muhammad Ali in persona e l’amicizia tra i due fu benedetta tra finte e jab simulati su un ring improvvisato. “Con Ali sono grande amico. E’ stato un grande pugile. Ma ancor di più lui è un grande personaggio della nostra epoca. Tutti mi chiedono di boxe, di come è andato quell’incontro o quell’altro e di quale avversario ho un ricordo più duro. Ma a me piace parlare di sport anche in altra maniera. Mi piace dire cosa rappresenta sul piano sociale e come può aiutare il popolo del mio paese. E poi, se mi chiedi di pugilato, di incontri difficili e di prove superate, ti dico che il match più duro per me è sempre stato l’allenamento. Scendere in palestra, combattere col sacco, darsi una disciplina. Questi sono i primi round, quelli más difíciles da vincere. Dopo viene l’umiltà di saper apprendere dalle sconfitte: de las derrotas se sacan experiencias. Queste sono lezioni della nostra scuola cubana. Così si insegna a vincere la paura, ad avere dei valori, ad affrontare le prove.”
Dalla Farnesina la fisionomia dell’Olimpico stacca bianca sullo sfondo verde di Monte Mario. Il più forte pugile dei nostri anni ’70, un mito della mia giovinezza stradarola e movimentista, quello che buttava al tappeto los americanos, sobbalza buttando l’occhio alla tribuna che si vede da Ponte Duca d’Aosta. “Mi piace il calcio –sorride serio- Seguo tutti gli sport ma il calcio mi piace molto. Maradona è stato il più forte al mondo ed è un grande amico mio come di tutto il popolo cubano. Mi piace pure la nazionale del Brasile e dell’Argentina. E poi Ronaldinho del Barcellona ma anche il vostro Totti… è di Roma no?” La citazione del capitano di Porta Metronia meriterebbe da sola un abbraccio curvarolo ma c’è poco tempo di parlare di lupacchiotti e virtù sangueoro. Sulla porta del palazzo della Fpi, assieme a Marcello Stella, c’è Gianni Minà che lo branca in clinch e l’accompagna alla conferenza stampa. Su uno schermo scorrono le immagini d’un cuento de boxeo, un film di Alessandro Angelini ritmato dalla rumba dei pugni che hanno fatto la felicità di un’epoca mentre in sala già suona la campana d’un altro match fatto di flash, parole e ricordi.


13/06/12

Il mondo sul baratro: la retorica della Green Economy


"Soltanto una catastrofe potra' svegliare il mondo, mettendolo di fronte all'evidenza della contradizione che lo sta facendo esplodere: lo sviluppo fondato sul petrolio e' un vicolo cieco e ormai siamo alla fine della corsa".
No,a parlare non e' il catastrofista dell'ultima ora, ne Red Ronnie in versione Maya,un tempo (tanto tempo fa) sfavillante giornalista musicale in quel gruppo di pazzi creativi di Popster e ormai del tutto rincoglionito, ma Wolfang Sachs,professore, docente universitario in mezz'Europa ed esperto di fama mondiale di cambiamenti climatici.
Teorico della" decrescita,ecologista e sostenitore dei vari movimenti dei "verdi" Sachs denuncia il conflitto tra due principi fondamentali: sviluppo ed equita',osservando come da una parte Cina e India possono rimproverare i paesi piu industrializati di non fare abbastanza per la riduzione delle emissioni dei gas serra,e quindi rifiutando a loro volta unimpegno maggiore in questo senso,mentre nella dimensione dell'equita' "il cambiamento climatico mette in bilico il diritto di sopravvivenza e di sussistenza di tante persone in particolare nei paesi piu' poveri". L'ipotesi e' che non si puo' andare verso un economia post fossile senza uscire dall'imperativo della crescita economica,cosi come sembra essere un ossimoro lo sviluppo sostenibile,dato che "a livelo internazionale viene inteso come crescita eco omica che,in quanto tale,sul lungo termine risulterebbe "insostenibile". Sviluppo e sostenibilita, finiscono per creare confusione se li si mette insieme,sullo sfondo di uno scenario mondiale convulso e pericoloso: globalizzazione,giustizia internazionale,diffusione degli Ogm,guerre spietate per il controllo delle risorse. E per quanto la crisi climatica i processi piu' minacciosi avverranno ancora piu' velocemente di quanto si pensasse fino a pochi anni fa.

Il surriscaldamento minaccia il pianeta e i governi non sanno cosa fare. Basti pensare che tutti i vertici su questo tema mettono in scena lo spettacolo del disastro annunciato,cioe' "l'inizio di un era di impotenza dell'autogoverno del l'umanita'". Spengono le speranze che il protocollo di Kyoto aveva acceso e nessuno sembra volersi rimboccare le maniche e affrontare finalmente il disastro in arrivo. Anche se nessuno puo' prevedere la storia .."non credo che a breve termine succedera' granche', fino all'arrivo di un altro tipo di catastrofe..". Speranze? Da parte nostra,come asseriva Gramsci,e' razionale rimanere ottimisti con la volonta' e pessimisti con l'intelligenza. Razionalmente c'e' poco da stare allegri comunque e sperare in un cambiamento di rotta da parte di tutti,soprattutto nella necessita' di disporre beni che non siano necessariamente..delle merci. Noi questa necessita'..l'abbiamo.

Intanto siamo oramai alla vigilia di Rio+20, il grande summit dell'Onu sullo stato del pianeta, che si terrà in Brasile dal 20 al 22 giugno. Dopo venti anni di summit,convegni e grandi aspettative,protocolli e promesse,tutto regolarmente disatteso,ci arriviamo con un nuovo slogan,la Green Economy che va a sostituire lo "sviluppo sostenibile". Solo un nuovo slogan per tentare di cancellare venti anni di fallimenti. Sono stati individuati cinque obbiettivi su cui confrontarsi, energia, acqua, terra coltivabile, ecosistemi, tutela degli oceani ed efficienza nell'utilizzo delle risorse,sul come implementarli,e sull'aumento delle percentuali di energie da fonti rinnovabili su scala mondiale,ma tutto ha il sapore della retorica.Il punto e' che capitale e natura non vanno d'accordo:finche' i governi e la politica non ammetteranno che la crescita,mirata esclusivamente al profitto e all'accumulazione di ricchezza finanziaria mediante l'aggressione alla natura (non dimentichiamo le emissioni di gas e il problema dei rifiuti) non fara'altro che peggiorare la situazione e portarci sull'orlo del baratro..

Paolo Cacciari e l'illusione green

10/06/12

Anonymous e gli Europei di Calcio 2012


Comunicato di Anonymous per gli europei di calcio 2012.

Saluti cittadini del mondo
Siamo Anonymous

Siamo venuti a conoscenza che il calcio UEFA EURO 2012 e il governo ucraino sono stati impegnati in uno dei più brutali e sanguinosi massacri sistematici di animali che il mondo abbia mai visto.
Finora 80.000 cani sono stati uccisi nelle città dell'Ucraina per "ripulire" le strade per un evento di calcio.
Oltre 1 milione di persone hanno firmato varie petizioni indirizzate direttamente alla UEFA e il governo ucraino chiedendo di porre fine a questi atti inumani, ma hanno ignorato ogni singola richiesta.
Ancora peggio: la censura del Governo ucraino ha coperto questi eventi con menzogne e fabbricati resoconti dei media. Perché ti chiederai? La risposta è chiara, il denaro.
UEFA rende milioni di euro con questo evento, così come l'Ucraina per ospitare l'evento.
250.000 saranno uccisi per gli EURO 2012 e la UEFA continua a negare avere alcun coinvolgimento con la macellazione, dell'Ucraina, affermando che non può interferire con questioni non direttamente legate al calcio, anche se sono direttamente correlate.
La UEFA ha donato in due occasioni, 8.000 euro per la sterilizzazione dei cani randagi, così come gatti nella città di Ucraina, ma ha dato 196 milioni di euro in bonus per l'intero evento.
Di chi è la colpa? contro chi dobbiamo puntare il dito? E 'facile.
Il presidente della UEFA Michel Platini Franswah e il presidente dell'Ucraina Viktor Yanukohvich
Loro sono i responsabili per questo massacro di animali.
Quando Diverse organizzazioni animaliste straniere hanno offerto le loro conoscenze e aiuti per contribuire a salvare gli animali randagi nelle città di Ucraina non hanno mostrato alcun interesse.
Voi affermate che ci non è abbastanza soldi per avviare un programma di salvataggio degli animali, eppure avete abbastanza soldi per comprare un crematorio mobile di 20.000 dollari?
Le vostre azioni contraddicono la Convenzione europea dei diritti degli animali e i principi morali!

Noi Anonymous vi daremo, Operation Ucraina.
Noi combatteremo contro la violazione dei diritti umani e animali.
Noi non perdoneremo l'Olocausto Canino che avete fatto e state facendo, e non dimenticcheremo la censura imposta al popolo.

 Per il governo ucraino e UEFA
Noi non perdoniamo.
Noi non dimentichiamo.

Aspettateci.





Anonymous

brings you #OpUkraine

Greetings Citizens of the world,
We are Anonymous.
It has come to our Attention that the UEFA Football EURO 2012 & Ukrainian Government have been engaging in one of the most brutal, bloody systematic slaughters of animals the world has ever seen. So far 80,000 dogs have been killed in the cities of Ukraine to “clean-up” the streets for a week long football event. Over 1 Million people have signed various petitions addressed directly to the UEFA and Ukrainian Government calling for an end to these inhumane acts, yet they ignore every complaint. Even worse: The Ukrainian Government censors these events with lies and fabricated media reports. Why do you ask? The answer is clear, money. UEFA makes millions of Euros with this event, as does Ukraine for hosting the event. 250,000 more dogs lives will be lost leading up to the UEFA EURO 2012 and UEFA continue to deny having any involvement with the Ukraine’s slaughter, stating they cannot interfere with matters not directly related to football, even though they ARE directly related. UEFA has donated on two occasions 8,000 Euros for the Sterilization of stray Dogs, as well as cats in the city of Ukraine, as well as giving away 196 Million Euros in bonuses for the whole event. Who is to blame? Who do we point the finger at? It’s easy.
UEFA President Michel Franswah Platini & Ukraine President Viktor Yanukohvich, You are both solely responsible for this massacre on animals. When Several foreign animal organizations offered their knowledge and help to rescue the stray animals in the cities of Ukraine, you showed absolutely no interest. You claim there is not enough money to start an animal-rescue program, yet you have enough money to buy a 20,000 dollar mobile crematorium? Your actions contradict European Animal rights Convention and any adequate humans moral principles!

We Anonymous give you, Operation Ukraine. We will fight against your violation of human, and animal rights. We will not forgive your Canine Holocaust, and We will notforget the Censorship you impose upon the people. To the Ukraine Government & UEFA.

You should have expected US.

09/06/12

Time: Il tempo passa (anche per le rock star)

Francesco Adinolfi su Ultrasuoni si chiede come conciliare l'eta'..adulta con un genere musicale, il Rock'n'Roll, nato per privilegiare l'adolescenza e il concetto di "prossima generazione". Tutti noi un po'..fanatici, non più adolescenti, ce lo chiediamo, quando siamo sotto la doccia e cantiamo a squarciagola il pezzo che abbiamo rimuginato per tutta la notte, senza curarci del malessere dei nostri animali domestici, o quando, ancora, ci esibiamo davanti allo specchio in improbabili esibizioni di air guitar..

Il tempo, implacabile, passa per tutti ed e' proprio il passaggio del tempo uno degli argomenti al cuore del rock: l'eterna adolescenza e il concetto di next generation, cioe' che solo i piu' giovani possono salvarci, appunto..la generazione prossima. Il rock quindi deve perseverare in generi come il blues e il country, che hanno nella maturita' dei propri esponenti il proprio cavallo di battaglia. Certo l'immagine di un bluesman giovane e' improbabile e bizzarra: il bluesman deve essere..vecchio per antonomasia, perche' solo gli anziani sanno mettere in testo per una canzone gli argomenti che questo genere ha sempre trattato, solo i vecchi bluesman sanno spiegare,argomentare e solo il blues puo' garantire una vecchiaia elettrizante senza sentirsi.. esodati. Intanto assistiamo a volte impotenti, a volte piacevolmente sorpresi al ritorno di tante vecchie glorie, dal rock al punk, dalla new wave all'heavy..con formazioni magari rimaneggiate ma rinvigoriti e adrenalitici nonostante la capigliatura ormai imbiancata. (Ultimo in ordine di tempo l'anticristo per antonomasia J. Lydon, che a 56 anni ritorna con i P.i.l. senza Levine e Jah Wobble con un nuovo disco e annesso tour..) Solo..retromania, o la conferma che siamo in piena recessione musicale, un vuoto pazzesco,mancanza totale di idee,un apatia che non s'era mai vista nel grande circo della musica alternativa? Siamo di fronte ad un mondo invecchiato, in balia di nuove poverta', disoccupazione, abbandono sociale e senza fiducia in un futuro che appare sempre piu' incerto, violento e privo di utopie in cui riporre speranze e..sara',ma questa rigogliosa rifioritura musicale annunciata da Rolling Stones (soprattutto nella scena italiana)..facciamo una gran fatica a scorgerla,se alle manifestazioni del movimento Occupy ritroviamo come colonna sonora il buon vecchio Jackson Brown! Dov'e' lo stile avanguardistico, abrasivo, la tendenza alla sperimentazione e non al rifacimento,magari malsano e feroce come il tempo richiederebbe? Come direbbe Picasso.."occorre tanto tempo per diventare giovani.."


05/06/12

(Falsi e Menzogne) La disoccupazione Creativa di I. Illich riedito


Ivan Illich, Disoccupazione Creativa - 1978 e riedito da Boroli 2005

Il termine crisi - scriveva - indica oggi il momento in cui medici, diplomatici, banchieri , tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese le liberta'. Come i malati,i paesi diventano casi critici. Crisi, parola greca che in tutte le lingue moderne ha voluto dire scelta o punto di svolta, ora sta a significare: "guidatore dacci dentro!". Evoca cioe' una minaccia sinistra, ma contenibile mediante un sovrappiu' di denaro, di manodopera e tecnica di gestione.

Come non vedere che e' proprio cosi? Creare un emergenza, provocare un pericolo catastrofico (il default, la disoccupazione, la Grecia) per annullare i diritti, ribadire il dominio dell'economia delle impresa e intensificare le forme di sfruttamento,concentrare il potere economico-finanziario. Del resto sono le stesse identiche persone che hanno creato la crisi dai loro posti di comando nelle istituzioni bancarie private che ora sono chiamate a mettere ordine nei conti pubblici. Ma il loro vero obbiettivo e' impadronirsi anche delle casse degli stati,dei flussi fiscali,dei beni demaniali. Quando il mondo e' sovrastato da una montagna di debiti pericolanti,coloro che manovrano il denaro diventano sempre piu' potenti e temuti. I tecnocrati alla guida del sistema finanziario possono giocare a piacimento, con qualche telefonata tra amici, sugli spread, sui tassi d'interesse, sulle valute..mettendo con le spalle al muro prima l'u o poi l'altro governo. L:obiettivo e' garantire comunque che i rendimenti dei capitali siano pagati a sufficienza. Tutto il resto -occupazione, salari, servizi pubblici e alle persone, istruzione, sanita'- non interessa nulla. I possessori dei titoli del debito sono la nuova classe padrona.

E la crescita e' il nuovo falso mito: "La crisi come necessita' di accellerare non solo mette piu' potenza a disposizione del conducente e fa stringere sempre piu' la cinghia ai passeggeri, ma giustifica la rapina dello spazio,del tempo edelle risorse". Tutti sanno che a breve periodo e nelle misure promesse non ci potra' essere (almeno in questa parte del mondo) ma funzione come fattore sociale disciplinante: se non lavori alle loro condizioni, a buon mercato e con sempre meno tutele sei "nemico dell'interesse generale". La crescita e' il nuovo patriottismo che dovrebbe mobilitare le masse nella guerra della competitivita' tra le diverse aree economiche del pianeta globalizzato dal capitale finanziario. Loro (cosiddetti investitori e possessori di titoli) possono muoversi e fare business dove meglio credono,mentre i lavoratori territorializzati sono messi in competizione tra loro. Quindi, la crescita,nuova falsa religione. Non importa sapere cosa dovrebbe crescere, quali produzioni per rispondere ai bisogni umani. L'importante e' costringere con il ricatto dei licenziamenti selvaggi, la gente a lavorare a qualsiasi condizione.. "La crisi invece, puo' indicare la scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente, all'improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si e' rinchiusa e della possibilita' di vivere in maniera diversa."

01/06/12

The Animals: BEFORE WE WERE SO RUDELY INTERRUPTED


Ii black country..il paese nero. La zona mineraria,di zolfo e carbone,la cintura industriale dell'Inghilterra del dopoguerra. Il luogo di " oscuri satanici mulini", e il luogo da cui emerse il piu' nero dei gruppi R'n'B inglesi. Newcastle-on-Tyne,citta' natale degli Animals e di E. Burdon, dove non c'era altra possibilita' per i giovani proletari se non quella di una dura vita nelle miniere e delle colossali sbronze il sabato sera. Ma Newcastle, come Liverpool e New Orleans, e' anche un porto di mare e la musica vi entra da mille canali. Identificandosi fatalmente con la condizione dei neri d' America,dare sfogo alle frustrazioni e alla violenza l'Alan Price Combo vendicava la propria misera estrazione sociale. Le gesta del gruppo,i loro comportamenti spontanei e bruschi e il cattivo carattere di Burdon valse alla band l'appellativo di 'animali' che i ragazzi in seguito adottarono orgogliosamente come nome ufficiale. Le prime esibizioni al Club a Go-Go nel 1963 sulla scia del blues di Bo Diddley e alcune cover di B.Dylan portarono gli Animals allo stesso livello di popolarita' dei primi Beatles e Stones. Nel 64 Burdon viene eletto miglior cantante bianco di blues e Brian Jones lo defini la migliore voce in circolazione oggi nel Regno Unito. Il concetto 'filosofico' degli Animals e di Burdon in particolare era una sorta di..sporca sincerita',filossofia che gli consenti di sfornare un incredibile serie di successi: The house of rising sun, I'm crying, We gotta to get out of this place, Boom Boom (J.L. Hooker), Don't bring me down..

Ancora oggi resta un..mistero il motivo per cui dopo Jimi Hendrix gli Animals fu il gruppo che piu d'ogni altro colpi il mio immaginario di adolescente che muoveva i primi passi nel magico mondo del R'n'R. Ci arrivai proprio attraverso Hendrix quando scoprii che fu un certo Chas Chandler il primo ad intuire le potenzialita' del giovane Jimi,si offri di diventare il suo manager e di portarlo in Europa. Proprio quel Chas Chandler era stato il primo bassista di una band chiamata The Animals.. Forse fu la voce di Burdon,il suo modo di cantare torrido e sporco,una voce che mi sembrava uscisse direttamente da una bottiglia di wiskey mista a tabacco e quella sua ossessione di dipingere il mondo di nero a farmeli amare cosi tanto.Mi piaceva il loro modo di reinventare e di flettere il blues americano, un genere per me troppo "lento" all'epoca..Cosi quando iniziai,giovanissimo tra i grandi,a frequentare la casa-comune del gruppo piu alternativo della citta',tutti sapevano quale disco disco avrei messo sul piatto: Live in Newcastle-on-Tyne degli Animals, album ormai introvabile..(ne gira qualche copia su Ebay..), mentre non mancai l'occasione,verso la fine degli anni '90 di volare a Terni per vedere gli Animals in reunion. Una serata per pochi intimi in un piccolo teatro,ma che serata!

BEFORE WE WERE SO RUDELY INTERRUPTED
Fu registrato dopo 11 anni dallo scioglimento della band, anche se Burdon continuo' per qualche anno con continui cambi di formazione prima di formare i War con cui ottenne un discreto successo. Ascoltandolo, sembra un che il gruppo non si sia mai sciolto e tranne la non convincente versione di Many rivers to cross risulta un lavoro divertente,pieno di bluesy sgargianti e una 'drammatica',a tratti commovente cover di It's all over now baby Blue di Bob Dylan. Un album uscito in piena esplosione punk,tanto che passo' quasi inosservato ma che resta un gran bel disco di blues bianco,in fondo un omaggio ai tantissimi fans della band che nel 1983 registrarono l'ultimo, definitivo quanto inutile episodio di una gloriosa carriera: Ark..

Brother Bill (The Last CleanShirt) [The Last Clean Shirt], Armstrong, Leiber, Otis, Stoller
It's All Over Now, Baby Blue Dylan
Fire on the Sun, Shaky Jake
As the Crow Flies, Reed, White
Please Send Me Someone to Love, Mayfield
Many Rivers to Cross, Cliff
Just Want a Little Bit, Bass, Brown, Thompson, Thornton
Riverside County, Burdon, Chandler, Price, Steel, Valentine
Lonely Avenue, Pomus
The Fool, Clark,Ford

THE (ORIGINAL) ANIMALS was: Burdon, Chandler, Price, Steel, Valentine 








Click 
BEFORE WE WERE SO RUDELY INTERRUPTED 
 
 

21/05/12

Lost Gringos

Lost Gringos e' stato il gruppo piu' scalcinato, bizzarro e sconvolgente del panorama della Neue Deutsche Well. Cosa centrano i Lost Gringos con la musica tedesca? Lost Gringos e' un nome spagnolo, spesso ma non sempre cantano in spagnolo e tutti i loro lavori sono pubblicati da ATA TAK. Lost Gringos sono Peter Jekill, polistrumentista dalle mille risorse (chitarre, banjo,sitar, charrango, piano, organo, tastiere, flauto, percussioni..), Ruprecht Schwarzburger al basso e Eberhart Steinkruger, voce e producer. Piu' un nugolo di musicisti orbitanti tra cui Sameh Mina alle percussioni, C.Cornad chitarre elettriche e soprattuto il grande Pyrolator alle tastiere. Originali, sperimentali, innovativi, caratteristiche tipiche delle produzioni Ata Tak, sempre in fuga dalle mode e dai dogmi dei grandi colossi musicali, e che ha pubblicato tutti i loro lavori, la musica dei Lost Gringos e' un bizzarro miscuglio di elettronica, avant jazz, rock, folk, sperimentalismo estremo. L' assoluta originalita' del gruppo e' nell' innesto in questo miscuglio di culture musicali e ritmi tradizionali di svariati paesi come il Giappone, Brasile, il reggae giamaicano, tracciando solchi profondi in quel genere popolarmente conosciuto come  World Music. I Lost Gringos hanno pubblicato tre soli album e svariati ep e maxy singoli e dal 2011 varie etichette ripubblicano i lavori di questo strambo e interessantissimo gruppo. Da riscoprire.

ALBUM:
ENDSTATION ELDORADO (LP,1983 - ATATAK)
TEA AND BISCUITS (LP,1984 - ATATAK)
BERGELD AMORE (CD,1990 - WAVE. ED. IMPORT GIAPPONE)

EP E SINGOLI:
NIPPON SAMBA (12",1982 - ATATAK)
BERGERL AMORE (7",1983 - ATATAK)
TROCA TROCA CULEBRERO (12",1984 - ATATAK)
LIKE A ROLLING STONES REGGAE (12",1985 - GINGER MUSIC)


 











Nippon Samba





Lost Gringos Play List


18/05/12

La Rivoluzione non sarà Twittata

La rete,internet,i blog,i social network sono una realta' da cui attingere informazioni altrimenti difficili da raggiungere, nonostante tutti i tentativi di imbavagliare,controllare,boicottare i contenuti che i cyberattivisti condividono in nome della liberta' d'espressione,politica e nele arti e nelle scienze. Le rivoluzioni o per meglio dire le tentate rivoluzioni nei paesi del medio oriente, Egitto, Tunisia e Siria sono state viste in tutto il mondo come  rivoluzioni fatte da internet, ma.."le idee non partono da facebook alla piazza, ma viceversa". A sostenerlo  con forza e' Hassan el Hamalawy, giornalista,fotografo free lance e,per sua definizione blogger socialista. Egiziano, il suo e' un blog molto seguito nel panorama egiziano,collabora con Al Jazeera,Bbc,Cnn. Piu' volte arrestato, l'ultima volta per aver rimosso la bandiera statunitensa dalla sua universita' in segno solidale con il popolo palestinese, Hassan e' esponente di primo piano del SR, movimento socialista di ispirazione Trotzkista, sopravvisuto al disastro della sinistra egiziana negli anni '90. Unico gruppo che ha veramente contrastato e combattuto Mubarak presidiando piazze,fabbriche e campus universitari.
"La rivoluzione non sara' twittata!"
Il tentativo rivoluzionario egiziano non e' stato attuato dalla rete, anche se i social network, Facebook e Twitter sono stati usati dagli attivisti per la diffusione delle informazioni e per raccontare quello che accadeva (e che accade) nelle strade. Ma le idee che l'hanno innescato sono partite dalle piazze e non da internet. La gente ha discusso e proposto e quello che ne e' venuto fuori e' transitato on line per diffonderlo. " Ho 64 mila followers su Twitter,ma cosa sono rispetto a 85 milioni di abitanti del paese? ", dichiara Hassan. Effettivamente..niente. Ma questo non e' stato compreso all'estero. Quello che la rete ha fatto e' trasmettere quello che i media mainstream e controllati non riportano ai grandi network mondiali come Al Jazeera che ha cento milioni di utenti e le grandi agenzie di stampa come la Reuters. Le manifestazioni,gli scioperi,gli scontri sono nati spontaneamente e dopo gli arresti di mass del 2008,e non perche' sono stati chiamati su Facebook. E Mubarak non e' stato rimosso grazie alle migliaia di persone in piazza Tahrir ma attraverso gli scioperi generali scoppiati in diverse grandi citta' egiziane nel Febbraio 2004 che i grandi media praticamente ignorarono. Hassan,a ragione,afferma che non e' ancora cambiato niente, nonostante il presidente Mubarak sia stato deposto. Il vero potere e' sempre in mano ai suoi ex generali, che cercano di salvare la vecchia nomenklatura e instaurare un nuovo regime. I militari controllano quasi la meta' dell'economia del paese,non tollerano intrusioni nei loro affari ne discutere del loro budget e delle loro responsabilita' nella repressione e negli omicidi nelle piazze. Resta quindi solo un operazione di facciata avere eletti in parlamento o ottenere la carica di presidente della repubblica per un membro dell'opposizione. "Bisogna continuare,rovesciare i generali ed avere elezioni democratiche veramente libere per scrivere una nuova costituzione. Portare pz.Tahrir in tutte le strade,le scuole e in tutti centri produttivi. C'e' bisogno di democrazia diretta,del controllo delle fabbriche da parte dei lavoratori mediante l'autogestione e senza i vecchi burocrati dei partiti al potere. Boicottare i media controllati dal potere e per questa battaglia e' necessario la controinformazione che passa attraverso i cellulari (il 97% della popolazione ne e' dotata) e internet, che sotto l'aspetto visivo da un idea chiara di quello che accade nel paese. Documentando l'assalto della polizia contro i manifestanti,visualizzare gli eventi e' il modo migliore per diffonderli e causare un effetto domino". La fotografia e' un ottimo mezzo per smuovere le coscienze e mobilitare, perche' una foto puo' spiegare meglio di mille parole.
Il nome d'arte in rete di Hassan e' 3Arabway: prima era TheArabist che pero' in arabo ha una cattiva conformazione (Mustaarib) perche' e' cosi che si chiamano le unita' terroristiche israeliane che si infiltrano vestendosi come i palestinesi per poi assassinarli..



01/05/12

Il 1 MAGGIO



Il 1 MAGGIO è come una parola magica che corre di bocca in bocca,che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo,è parola d'ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento...
Nei congressi di Parigi fu deliberato che in tutto il mondo dovesse nascere un agitazione seria,ponderatissima,per la giornata legale di 8 ore di lavoro: e che questa avesse principio con il 1Maggio prossimo venturo..La deliberazione fu accolta ovunque. Infatti regolare con un metodo generale la durata del lavoro in tutte le industrie ,per tutti i popoli e per tutti i climi, è cosa equa,giusta,la quale i governi,i privati,gli studiosi di cose economiche,gli uomini di cuore infine devono appoggiare,devono applaudire..

Il 1 MAGGIO affermerà un principio e gli Italiani non devono essere secondi in questa affermazione,siccome quella che può dare il primo crollo all'attuale edificio sociale,basato appunto sullo sfruttamento continuo,perenne del padrone sul salariato, del capitale sul lavoro..(..)
Nessuno ostacolo ci vinca:quando si vuole tutto si puote: è codesta natura dei forti!..i forti siamo noi e lo saremo maggiormente se mostreremo di conoscere i nostri diritti e di non disconoscere i nostri doveri..
W IL 1 MAGGIO


(Forlì, La Rivendicazione, 1890)








In permanenza Tutto è destinato a mutare.
L'incendio di una foresta si estinguerà.
Il mare in tempesta si placherà.
Gli eventi naturali si susseguono l'un l'altro
senza alcun avviso ai naviganti.
Nel cielo, le bolle di sapone ascendono le correnti e poi,
improvvisamente, scoppiano.
Il divenire si perpetua attraverso
il passaggio da un termine al suo opposto.
Si sappia: la vita è questo tumulto,
un disequilbrio geometrico che rompe le acque
per poi convogliarle in un fiume placido.
Una assenza di sbilanciamento si tradurrebbe in un danno
per una realtà intrinsecamente mutevole.
Nelle più gravi situazioni,
quando il peggio sembra essere accaduto,
è indispensabile avere pazienza.
Ma non solo: non sarà sufficiente sapere
che i cambiamenti sono parte integrante delle nostre esistenze:
sarà necessario attenderli, cavalcarli.
Correndo incontro alle variazioni soltanto,
non rischieremo di essere destabilizzati.
In sella al tifone le lacrime volano via.

Miao Yin


25/04/12

Rigurgiti fascisti nel mondo



Sono 133 i gruppi
di estrema destra nel mondo.

Checchino Antonini  - Globalist

Sta crescendo il network internazionale anti-islamico che ha ispirato Anders Behring Breivik. Il gruppo antirazzista britannico, "Hope not Hate", ha pubblicato un report sull'inquietante vitalità della galassia dell'estrema destra europea. Quando il trentatreenne Breivik, lo scorso luglio, uccise 77 persone, perlopiù ragazzi che prendevano parte a un campeggio di giovani socialdemocratici, si giustificò proprio in nome di una guerra in corso tra l'Occidente e l'Islam. Da allora, è l'allarme di Hope Not Hate, quella rete s'è consolidata facendo coagulare fondazioni, blogger, attivisti e gruppi organizzati o informali di ultras.

Da questo calderone sarebbe nato, tre mesi fa, lo Stop Islamization of Nations (Sion) group, una sorta di ombrello per quel tipo di attività. La sigla Sion potrebbe essere stata scelta non a caso. Infatti, c'è anche in Italia chi predica che «antisemitismo e filosionismo possono andare a braccetto», come si legge in un blog di destra piuttosto beneinformato come "Fascinazione" a proposito di personaggi come Saya e Sindoca, sospettati (e prosciolti) dall'accusa di essere agenti deviati ma con posizioni certamente "nazionaliste" e islamofobe.
Il debutto in società di Sion avverrà a New York guardacaso proprio l'11 settembre e, tra i relatori, c'è gente come Paul Weston, capo del British Freedom Party (Bfp) che ha appena annunciato un patto con l'English Defence League. Il Bfp è una costola del più noto Bnp, il partito nazionalista britannico. Novanta minuti dopo la strage, lo stesso Breivik ha citato Weston a proposito di quella "guerra civile europea" contro i seguaci di Maometto. Londra si conferma, così, crocevia di fascisti, nazisti e contractors. E, solo nel Regno Unito, Hope Not Hate ha contato 22 soggettività organizzate operative antijihadiste. Il report fa 133 nomi, sette dei quali in Norvegia e altri 47 negli States dove la saldatura vede protagonisti i network ultraconservatori ed evangelici ossessionati dalla missione di costruire una percezione diffusa negativa della cultura islamica.

Nick Lowles, è il direttore di Hope Not Hate: «Breivik ha agito da solo - dice - ma è stata quell'ideologia a ispirarlo. Ora tutti gli occhi sono per lui e si rischia che nessuno si renda conto di questa rete». Andreas Mammone, che insegna storia alla Kingston University di Londra spiega al Guardian di ieri che la crisi economica aiuta il proliferare di questi gruppi che identificano nel nemico comune l'ansia per l'Islam radicale.
Tra i nomi più influenti del network, il report cita il leader Edl Stephen Yaxley-Lennon (conosciuto come Tommy Robinson), o la più distinta Ann Marchini, una tycoon della finanza di cui il Sunday Times racconta la lussuosa magione nel quartiere londinese di Highgate London da 1 milione e seicentomila sterline. Ann Marchini è una «figura chiave della succursale dello statunitense Center for Vigilant Freedom (Cvf, anche noto come International Civil Liberties Alliance con base a Fairfax in Virginia ma presente in almeno 20 paesi), una sigla che ha promosso convegni anti-islamici col Pvv olandese con la presenza di parenti svedesi e belgi prima di stringere alleanza con l'Edl di cui figura tra i donatori e per conto della quale è stata in tournée in Svizzera, Scandinavia, Belgio. Alcuni ragazzotti da stadio hanno annunciato di recente anche in Italia una lega del genere preoccupati dalla minaccia islamica verso le sane tradizioni italiche ma hanno 67 "I like" nella pagina facebook.

Tre mesi dopo la strage di Breivik, l'Icla ha promosso una conferenza a Londra con l'aiuto del suo coordinatore europeo Christopher Knowles, un altro co-fondatore dell'Edl e direttore della branca britannica del Cvf registrata a Wakefield. E solo due settimane fa, in Danimarca, Yaxley-Lennon ha presenziato al meeting inaugurale dell' Europe-wide network of defence leagues. Un altro gruppo è stato fondato in Belgio a marzo. Si tratta di Women Against Islamisation, network europeo lanciato da Jackie Cook, moglie di Nick Griffin, capo del Bnp.
In Grecia, i sondaggi suggeriscono che a maggio a scavalcare lo sbarramento del 3% possa essere l'ultranazionalista Alba d'oro, che mutua il nome dalla setta teosofica rosacrociana che negli anni '30, tra Germania e Inghilterra coinvolse la cerchia di Himmler e settori vicini alla casa reale inglese. La mappa degli antijihadisti italiani citata da Hope Not Hate contempla nomi noti come Casapound (e il gruppo antirazzista cita lo stragista di Firenze del 12 dicembre 2011 tra i suoi frequentatori, circostanza che i legali del gruppo diffidano dal menzionare), Forza nuova, il Movimento sociale di Romagnoli (che nell'indifferenza della grande stampa ha appena tenuto un raduno europeo a Roma) e la Lega Nord di cui si ricordano le gesta di Borghezio e Calderoli. Il primo ha preso parte al Congresso Internazionale sulla islamizzazione d'Europa a Parigi il 18 dicembre 2010. Di Borghezio si ricorda l'elogio di Ratko Mladic, il serbo che ha ucciso 8mila persone descritto come un "patriota". «Il cento per cento delle idee di Breivik sono buone, in alcuni casi estremamente buone - ebbe a dire Borghezio - le sue posizioni riflettono le opinioni di quei movimenti che hanno vinto le elezioni in tutta Europa». Di Calderoli si rammenta l'appello al Papa per una crociata contro i musulmani durante la "crisi delle vignette" quando l'allora ministro si esibì in tv con una maglietta che sfotteva i maomettani. Lo show provocò scontri in Libia con 11 morti e 25 feriti. Meno nota, invece, la filiale italiana della Faith International Freedom (Ffi), organizzata attorno ad un sito web che traduce materiali della casa madre.

Ma si sta sviluppando anche il ponte sull'Atlantico tra gli europei e gli Usa. La blogger americana Pamela Geller è la figura che conduce le relazioni strette. Geller è la presidentessa di Sion, Breivik ne fa menzione nel suo manifesto ed è stata molto attiva contro la moschea prevista a Lower Manhattan nel 2010. Tra chi ha dato vita a Sion c'è anche un danese, Anders Gravers, promotore di Stop Islamisation of Europe, reduce da un incontro con Gravers lo scorso mese. Sull'altra sponda dell'oceano, invece, la campagna si concentra sul fatto che gli ambienti più conservatori sono a caccia di risorse per l'Edl, le cui immagini sono esibite negli eventi di raccolta fondi del Tea Party e ci sono incontri ufficiali con i gruppi del Christian Action Network. In Virginia funziona un blog, "The Gates Of Vienna", che annoverava Breivik tra i fornitori di contributi. Mentre in Norvegia gli esperti sono interessati a mettere in evidenza che l'islamofobia sembra in crescita. Tra i forum linkati da Breivik c'è il blog nazionalista Document.no, sul quale Breivik - supporter on line della Norwegian Defence League che mantiene stretti contatti con i compari inglesi - ha postato oltre cento commenti. Anche nei paesi scandinavi esiste una presenza «non banale» di infiltrazioni naziste nelle forze dell'ordine e in quelle armate. 



21/04/12

Zhigulì..Goodbye

Addio Zhigulì

E’ definitivamente uscita di produzione, dopo una carriera durata oltre quarant’anni, la mitica Zhigulì, versione sovietica della Fiat 124, che avviò l’era della motorizzazione di massa in URSS e per produrre la quale furono costruiti nel 1970 a Togliattigrad i grandiosi stabilimenti VAZ (acronimo di Volzhskogo Avtomobilny Zavod, “Fabbrica di automobili di Volzhsky”, dal nome della località sul fiume Volga dove sorsero gli impianti; sulla sponda opposta ci sono le colline Zhigulì, che hanno dato il nome alla storica auto). Già da un anno le officine della città sul Volga non producevano più nessuna versione del popolarissimo veicolo, che continuava ad essere costruito, in numeri ormai piuttosto ridotti, nella fabbrica Izh di Izhevsk, acquisita da AvtoVAZ; dal 17 aprile anche questa fabbrica ha fermato le linee di montaggio della Zhigulì, la cui richiesta era calata drasticamente. A Izhevsk continuerà ancora per qualche tempo la produzione di una versione furgonata della Zhigulì.
Tecnicamente, a uscire di scena è la Lada 2107, conosciuta popolarmente con il nomignolo di Semyorka (si potrebbe tradurre con “settina” o “settetto”, se esistessero in italiano), cioè l’ultima versione, nata nel 1980 e via via aggiornata senza modifiche estetiche o strutturali importanti. Spinta da un motore 4 cilindri di 1600 cc (in origine era un 1200) a iniezione, con consumi ed emissioni molto elevati per gli standard moderni, con una scocca e delle sospensioni molto rinforzate rispetto all’originale Fiat, tali da renderla praticamente indistruttibile anche sulle sconnesse strade della provincia russa. Interni spartani ma abbastanza ampi, fatti apposta per portare una famiglia dalla città alla dacia di campagna e tornarne con un carico di patate e conserve: l’uso fondamentale che di quest’auto è stato fatto per decenni.
Vituperata come poche altre auto nel mondo per i suoi numerosi difetti, oggetto di innumerevoli sarcasmi e barzellette in Russia e fuori, la Zhigulì resta pur sempre una pietra miliare nella storia mondiale dell’automobile: non solo perché in fondo è stata anche profondamente amata dagli automobilisti sovietici – che hanno potuto sfogare sui suoi guasti la loro innata passione per la meccanica, essendo un’auto semplicissima da riparare – ma anche perché la sua  inconfondibile sagoma “a saponetta” è diventata una sorta di logo per l’industria russa nel mondo. Grazie al suo prezzo bassissimo è stata venduta a milioni di esemplari non solo in URSS ma in moltissimi altri paesi, al punto che versioni locali continuano ad essere prodotte ancora qua e là, per esempio in Egitto (per il mercato africano) o in Ucraina. Dal 1970 fino al 2012 sono state prodotte, nelle varie versioni, oltre 14 milioni di Zhigulì, il che pone questa vettura al terzo posto dopo il maggiolino Volkswagen e la Ford T tra le auto più vendute di tutti i tempi.
Il suo posto nelle linee di montaggio di Togliatti e di Izhevsk è stato preso ormai dalle varie versioni della Rénault-Dacia Logan, destinata a diventare l’automobile-base nell’ormai robustissimo mercato dell’auto russo; del resto Rénault è azionista-chiave di AvtoVAZ, di cui possiede il 25 per cento, ed è naturale che punti a spingere i suoi prodotti globali a scapito di produzioni locali obsolete, sempre meno richieste e per giunta poco remunerative visto il prezzo molto basso. Non per niente AvtoVAZ era giunta nel 2010 sull’orlo del definitivo fallimento, arrivando a licenziare oltre un terzo del personale.
di a. d.




19/04/12

Record Store Day 2012

Record Store Day 21 Aprile 2012

Fondato nel 2007, il Record Store Day è un'iniziativa statunitense nata da un'idea di Chris Brown.Una giornarta mondiale per sostenere e supportare i piccoli negozi di dischi indipendenti presenti non solo negli Usa ma in tutto il mondo e che purtroppo minacciati dalla grande distribuzione. Per chi  pensa che ascoltare e comprare musica con un semplice click su ITunes sia a volte un gesto totalmente privo di significato.Testimonial quest'anno della giornata 2012, il grande Iggy Pop. Potremo scoprire edizioni ultra rare che spunteranno come  funghi, ep, singoli, mix, bootleg e lavori realizzati solo per l'occasione,come nelle precedenti edizioni avevano fatto Black Angels,Radiohead..(Quest'anno occhio e orecchi agli Arcade Fire).

Numerosi gli artisti  che appoggiano l'iniziativa di Record Store Day, tra i quali troviamo, per l'occasione, i BlackKeys, che pubblicheranno il loro nuovo album "El camino", in versione speciale su vinile; due remix degli Arcade Fire, "Sprawl II" (che potete ascoltare QUI) e "Ready to start"; i Red Hot Chili Peppers che renderanno disponibile uno speciale cofanetto di vinili del loro album del 2006 "Stadium arcadium" e i Metallica con il loro EP "Beyond magnetic" su dodici pollici colorato. Persino il Duca bianco, David Bowie, oramai ritiratosi dalle scene da alcuni anni, tornerà con un picture disc del celeberrimo singolo "Starman" che conterrà anche un inedito eseguito negli studi di Top of the Pops nel 1973.
QUI la lista completa dei negozi che aderiscono in Italia
QUI potete leggere la lista completa dei dischi prodotti esclusivamente per il Record Store Day


11/04/12

Gunter Grass,«Quel che deve essere detto» e le farneticanti e infamanti reazioni Israeliane. Con un commento di Moni Ovadia

Anche in Italia, la poesia di Gunter Grass sul poderoso armamento nucleare israeliano (non dichiarato) ha scatenato l'altrettanto poderoso apparato mediatico e le potenti lobby ebraiche del paese,con il risultato che lo scritto è stato censurato, boicottato, nascosto o quantomeno ignorato dai media più diffusi. Così,solo alcuni siti on-line l'hanno pubblicata,non preoccupandosi delle ridicole e ignobili reazioni dei tanti attivisti pro israele,sempre le solite,ormai stantie: chiunque si azzardi a criticare le scelte di una società che vira sempre più pericolosamente a destra  la politica di israele nei confronti del popolo palestinese non è altro che un antisemita,un razzista e un sostenitore di Hitler,senza se e senza ma. Sono sempre più convinto che queste reazioni furiose non fanno altro che del male al popolo ebraico,quello onesto,quello progressista,che si oppone con coraggio alla folle politica dei dirigenti del loro governo,non fa che rafforzare in tutto il mondo l'idea che questa politica rappresenti un pericolo non solo per la pace in medio oriente..Qui sotto,quindi, "Quel che deve essere detto" con un commento di Moni Ovadia apparso oggi sul Manifesto.
Per il resto.. "per informazioni sulla patologia dei governanti israeliani è utile informarsi presso i Palestinesi..

"Dite quel che volete del sublime miracolo di una fede senza dubbi, ma io continuerò a ritenerla una cosa assolutamente spaventosa e vile."
Kurt Vonnegut

"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario." 
(P. Levi)



«Quel che deve essere detto»
PERCHÉ taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt’al più le note a margine.
E’ l’affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo
organizzato,perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un’atomica.
E allora perché mi proibisco di chiamare per nome l’altro paese,
in cui da anni — anche se coperto da segreto —
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?
Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d’uso corrente.
Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l’esistenza di un’unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.
Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d’Israele
al quale sono e voglio restare legato.
Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l’ultimo inchiostro:
La potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi — come tedeschi con sufficienti
colpe a carico —
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.
E lo ammetto: non taccio più
perché dell’ipocrisia dell’Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un’istanza internazionale.
Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d’uscita,
e in fin dei conti anche per noi.

                             Il nervo scoperto di Israele
Alcuni giorni fa il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha pubblicato un poemetto di Günter Grass. Il poemetto politico-didattico dal titolo «Quel che deve essere detto» punta il dito contro Israele per il suo poderoso armamento nucleare mai dichiarato, ma la cui esistenza e consistenza sono ormai provate oltre ogni dubbio e che, a parere dello scrittore, rappresenta un pericolo in sé, a fortiori a causa delle intenzioni dichiarate dal governo Nethanyahu di voler lanciare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari di Tehran, sospettata di volere costruire un ordigno atomico.Come era prevedibile lo scritto ha scatenato un putiferio.
Il Nobel tedesco è stato sommerso da ogni sorta di critiche e di accuse infamanti, da antisemita a seminatore di odio contro Israele a casa, nel mondo e naturalmente nella stessa Israele. Il j'accuse di Grass coinvolge anche il suo paese, la Repubblica Federale Tedesca, a suo dire complice di Israele per avergli fornito un sottomarino attrezzato per la dotazione di testate nucleari e l'Occidente intero per la sua ipocrisia e il suo doppiopesismo. Il governo di Israele ha reagito, come sua consuetudine nel più stupido dei modi ovvero dichiarando Grass persona non grata nel Paese e, per dare maggiore credibilità al bando, ha tirato fuori i brevissimi trascorsi del Nobel in divisa da SS a 17 anni. Per promulgare lo stesso bando contro l'ebreo Noam Chomsky, definito dal New York Times «verosimilmente il più importante intellettuale vivente» quel surplus di infamia non era stato necessario. Alcune delle più lucide menti dell' opposizione hanno commentato così il provvedimento. Tom Segev ha scritto: «Basso livello di tolleranza... delegittimare chi critica è una tendenza molto pericolosa, autocratica e demagogica. Nethanyahu e Lieberman sono bravissimi in questo. Ogni voce contraria è subito indicata come segnale d'antisemitismo. Ma se davvero ci mettiamo a distribuire i permessi d'ingresso secondo le opinioni politiche delle persone finiamo in compagnia di Siria e dello stesso Iran». Gli scrittori Ronit Matalon e Yoram Kaniuk hanno dichiarato: «Il prossimo passo è bruciare i libri».

Ora è vero che Grass nella foga della sua vis polemica l'ha fatta fuori dal vaso. Ha omesso di dire che Ahmadinedjad, oltre ad essere un tiranno oppressore della sua gente, un giorno si e un giorno no minaccia di cancellare dalle carte geografiche Israele. Lo scrittore ha anche esagerato pesantemente le intenzioni di Nethanyahu attribuendogli la volontà di radere al suolo l'intero Iran, mentre l'obiettivo è quello di distruggere le sue potenziali dotazioni nucleari. Ma non pochi autorevoli esponenti dell'establishment israeliano, fra i quali esponenti dei servizi segreti, ritengono che un simile attacco incendierebbe l'intero Medioriente coinvolgendo, volenti o nolenti gli Stati Uniti e chissà quanti altri con conseguenze incalcolabili e certamente disastrose.

Ma il vero nervo scoperto di tutto l'affaire Grass per quanto riguarda i Nethanyahu e i Lieberman di turno non è nè l'antisemitismo, né il presunto odio per Israele. Queste accuse, a mio parere, sono solo un mediocre cocktail di folklore e propaganda. Il merito del contendere è l'assoluta indisponibilità a qualsiasi forma di controllo dell'arsenale nucleare israeliano da parte di chicchessia. Il sistema di potere dello stato di Israele pretende autoreferenzialmente di essere al di sopra di qualsiasi straccio di legalità internazionale al riguardo di certe questioni sensibili e segnatamente la sicurezza in tutte le sue declinazioni. Solo che ormai se ci si sintonizza sulla linea d'onda del governo israeliano è impossibile distinguere fra realtà e propaganda e la propaganda è ormai una sorta di metastasi della realtà. L'Occidente ipocrita per convenienza si comporta come le celebri tre scimiette: «Non vedo, non sento, non parlo». Per informazioni sulla patologia dei governanti israeliani è utile informarsi presso i Palestinesi.
Moni Ovadia (dal Manifesto)