NICO sulla scena ispirava un senso di immutabile, di eterno. Misteriosa chanteuse, avvolta nel suo lungo abito nero guardava la gente come se guardasse solo in se stessa, quasi immobile. Le sue mani si sollevavano lentamente dal suo harmonium elettrico, una specie di mini organo da chiesa che aggiungevano un alone di sacro e di profano alle sue lunghe, snodate, oscure canzoni di vita, di amore e di morte. Nico era una celebrità, in particolare nello stato di N.Y. Quello che seguiva i suoi spostamenti randagi, spesso alternati a lunghi mesi o anni di silenzio era una forma di “culto”, di tenebrosa leggenda. Si estendeva per tutta l'Europa, in Francia specialmente, ma N.Y. city era la città dove conquistò molte fantasie e molti cuori, impersonando la "parte dell’angelo nero”, la femme fatale e lo spirito, invece che di un corpo, che rifletteva nei primi Velvet Underground. A quei tempi Nico era una statuaria e gelida altissima figura bionda. Forse qualcuno, appassionato di cinema e di musica anche, l’avrà scorta per un attimo nella festa all’alba nel nostro classico degli anni ‘60, La Dolce Vita di Fellini, mentre tanti altri avranno incontrato i suoi occhi trasparenti sulle pagine delle riviste di alta moda. Nel gruppo messo insieme da Andy Warhol non era rimasta molto: un solo album, il primo, quello con la banana gialla su fondo bianco. Fu la prima a lasciare, prima di J. Cale e di Lou Reed, che ne aveva fatto Ia propria musa ispiratrice. I suoi album successivi appartengono all’underground. Dopo il primo “Chelsea Girl” orchestrato e gonfiato fino alla totale estraneità del personaggio, il cammino riprese con due album più vicini al suo spirito, spiagge nel deserto e di pazzia fino a sgombrare il terreno da ogni possibile tentazione di piacere senza prima rapire e conquistare. Da quegli anni, i lunghi capelli, ora neri, che aggiungevano ulteriore pathos alla sua immagine di lady of the night, non registrò più un disco in proprio. E anche le apparizioni si fecero più rade - spesso con il vecchio compagno di avventura John Cale, e altrove sempre con quegli artisti che, come Brian Eno, hanno creato 'una corrente più che un genere, l’artrock. Ma le correnti non l’hanno mai sospinta, e con questo non fece altro che aggiungere mistero e impenetrabilità laddove la chiave era ancora da scoprire. Nemmeno quella volta, al CBGB’s, prima apparizione dopo sei anni, siamo nel ’79, trapelò nulla di lei. Un fascio di luce bianca l’ accompagnò per tutto il recital, ma il suo volto - a volte lontano, profondamente scavato, a volte più terreno - non si lasciò mai sfiorare. Le poche parole fra una canzone e l’altra furono per difendere Warhol da uno che non si poteva esattamente definire un suo ammiratore, per introdurre John Cale e il suo chitarrista acustico, per dedicare il suo omaggio a Brian Jones.
Tutto il resto era lasciato al sottinteso, esattamente come il chorus di Femme Fatale: non c’era, nessuna seconda voce, se non nella fantasia di chi la ricordava completa. Quando apriva da sola con The End, un ricongiungimento con la visione di ossessione - sessuale, di destino, di morte - del suo autore più sentito, lo scomparso Jim Morrison, nel suo cavernoso accento mitteleuropeo Nico sorridendo rassicurava: <<oh yes, don’t worry!..>> Negli ultimi concerti, il timore che la creatura dopo anni di assenza potesse scomparire dietro la nuova band elettrica di John Cale teneva sulle spine più di un devoto giunto finalmente al suo rito. Nulla di ciò. Alcuni silenzi improvvisi, <<Scusate, ho problemi con la mia memoria>> e poi, una perfetta comunione di atmosfere con la band che creava un alone di irreale, di ipnotico, di magnetico.
Alla fine cosi come arrivava – quasi scivolando nel silenzio - Nico scompariva. Come al risveglio da un sogno, rimaneva il dubbio che tutto era stato solo frutto di visionaria sensibilità, e allo stesso tempo, un’atmosfera così magica e unica da non poter essere nata dal nulla. Nella metà degli anni ’70 qualcuno se la ricorda di passaggio a Roma, un pò infastidita dalla viva luce, più a suo agio in lunghe passeggiate nel centro abbandonato all’oscurità della notte. Aveva sempre lo sguardo lontano e il sorriso misterioso. Nel suo freddo distacco, ispirava follia, vita bruciata eppur vissuta intensamente, arcano romanticismo. Pensavamo fosse immutabile, eterna, ma forse era solo un‘altra sensibilità, un’anima che veniva da molto lontano..
Negli anni 80, Nico diventa un'icona del movimento dark. Nel luglio 1988, a Ibiza, muore, ufficialmente per un emorragia cerebrale dopo la caduta da una bicicletta. Ma le cause non sono mai state accertate in modo..definitivo.
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