02/06/11

Antiproibizionismo? Il dub degli skatalites


Clamoroso cambiamento di strategia nel rapporto della Global Commission on Drug Policy dopo gli anni della repressione che hanno rappresentato un fallimento. "Va trattata come una questione sanitaria". Nell'organismo Kofi Annan, Paul Volcker, Mario Vargas Llosa, Richard Branson

Droga, la svolta dei grandi del mondo "E' il momento di legalizzarla"


NEW YORK - Cinquant'anni di guerra alla droga hanno fallito e all'Onu non resta che prenderne atto. Dicendo basta alla criminalizzazione e trattando l'emergenza mondiale per quello che è: una questione sanitaria. Di più: legalizzando il commercio delle sostanze stupefacenti - a partire magari dalla cannabis. Firmato: l'ex presidente dell'Onu che di questa politica fallimentare è stato uno dei responsabili, cioè Kofi Annan. Ma anche Ferdinando Cardoso, George Schultz, George Papandreu, Paul Volcker, Mario Varga Llosa, Branson. I grandi del mondo della politica, dell'economia e della cultura mondiale - che certo nessuno si sognerebbe mai di associare a un battagliero gruppo di fumati antiproibizionisti.

La clamorosa dichiarazione verrà resa nota oggi a New York in una conferenza stampa: il primo atto di una grande campagna mondiale che raccoglie e rilancia tante idee di buon senso che troppi governi (compresi quelli che loro amministravano) continuano a negare. Lo slogan è efficace: "Trattare i tossicodipendenti come pazienti e non criminali". E l'obiettivo è più che ambizioso: cambiare radicalmente i mezzi che Stati e organismi internazionali hanno fin qui inutilmente seguito per sradicare la tossicodipendenza. Il traguardo è una petizione da milioni di firme che verrà presentata proprio alle Nazioni Unite per adottare le clamorose conclusioni dei "saggi": su cui certamente si scatenerà adesso un dibattito internazionale.

La guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo" si legge nel rapporto presentato dalla Global Commission on Drug Policy. "Le politiche di criminalizzazione e le misure repressive - rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori - hanno chiaramente fallito nello sradicarla". Non basta. "Le apparenti vittorie nell'eliminazione di una fonte di traffico organizzato sono annullate quasi istantaneamente dall'emergenza di altre fonti e trafficanti". Basta dare un'occhiata alle statistiche raccolte dal rapporto. Nel 1998 il consumo di oppiacei riguardava 12.9 milioni di persone: nel 2008 17.35 milioni - per un incremento del 34.5 per cento. Nel 1998 il consumo di cocaina riguardava 13.4
milioni: dieci anni dopo 17 milioni - 27 per cento in più. Nel 1998 la cannabis era consumata da 147.4 milioni di persone: dieci anni dopo da 160 milioni - l'8.5 per cento in più. Sono i numeri di una disfatta.

A cui si accompagna un'altra debacle. "Le politiche repressive rivolte al consumatore impediscono misure di sanità pubblica per ridurre l'Hiv, le vittime dell'overdose e altre pericolose conseguenze dell'uso della droga". Da un'emergenza sanitaria a un'altra: un disastro che è anche un tragico spreco. "Le spese dei governi in futili strategie di riduzione dei consumi distraggono da investimenti più efficaci e più efficienti". L'elenco delle personalità coinvolte è impressionate. Il panel è l'organismo che a più alto livello si sia mai pronunciato sul fenomeno: tutti esponenti della società politica e civile internazionali che prima o poi si sono occupati ciascuno nel proprio campo dell'emergenza. Da Kofi Annan all'ex commissario Ue Javier Solana. Dall'ex segretario di Stato Usa George P. Schultz all'imprenditore miliardario e baronetto Richard Branson. Dal Nobel Vargas Llosa all'ex presidente della Fed Paul Volcker. Ci sono quattro ex presidenti: il messicano Ernesto Zedillo, il brasiliano Fernando Cardoso, il colombiano Cesar Gaviria, la svizzera Ruth Dreifuss. C'è l'ex premier greco George Papandreu. C'è lo scrittore messicano Carlos Fuentes. C'è il banchiere e presidente del Memoriale di Ground Zero John Whitehead. La loro voce sarà rilanciata adesso dall'organizzazione no profit Avaaz che conta già nove milioni di iscritti in tutto il mondo.

Non è solo la denuncia del fallimento della politica internazionale. E' anche la prima sistematica proposta di una risposta globale. Invitando i governi a sperimentare "forme di regolarizzazione che minino il potere delle organizzazione criminali e salvaguardino la salute e la sicurezza dei cittadini". Ma anche di quelle persone negli ultimi gradi del sistema criminale: "Coltivatori, corrieri e piccoli rivenditori: spesso vittime loro stessi della violenza e dell'intimidazione - oppure essi stessi tossicodipendenti". Il rapporto presenta e analizza una serie di "casi critici" dall'Inghilterra agli Usa passando per la Svizzera e i Paesi bassi. Evidenziando quattro principi.

Principio numero uno: le politiche antidroga devono essere "improntate a criteri scientificamente dimostrati" e devono avere come obiettivo "la riduzione del danno". Principio numero due: le politiche antidroga devono essere "basate sul rispetto dei diritti umani" mettendo fine alla "marginalizzazione della gente che usa droghe" o è coinvolta nei livelli più bassi della "coltivazione, produzione e distribuzione". Principio numero tre: la lotta alla droga va portata avanti a livello internazionale ma "prendendo in considerazione le diverse realtà politiche, sociali e culturali". Non sorprende il coinvolgimento di tante personalità dell'America Latina: quell'enorme mercato che finora si è cercato di sradicare soltanto a colpi di criminalizzazione e che è invece - dice proprio l'ex presidente colombiano Gaviria "il risultato di politiche antidroga fallimentari". Principio numero quattro: la polizia non basta e le politiche antidroga devono coinvolgere dalla famiglia alla scuola. "Le politiche fin qui seguite hanno soltanto riempito le nostre celle - dice Branson, l'inventore del marchio Virgin - costando milioni di dollari ai contribuenti, rafforzando il crimine e facendo migliaia di morti".

E' una rivoluzione. Sostanziata dalle raccomandazioni contenute nei principi. Una su tutte: "Sostituire la criminalizzazione e la punizione della gente che usa droga con l'offerta di trattamento sanitario". Come? "Incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione" a partire dalla cannabis. L'appello è secco. Bisogna "rompere il tabà sul dibattito e sulla riforma" dicono i saggi. Che concludono con uno degli slogan che hanno portato alla Casa Bianca Barack Obama: "The time is now". Il momento è questo. Non abbiamo già buttato cinquant'anni?

fonte: REPUBBLICA

E’ stata la droga a uccidere il giovane Gianluca Grillo o la paura di una legge che ne rende illegale il possesso? L’abbiamo chiesto a Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani, che con il suo partito si batte da sempre per la legalizzazione delle droghe e che ha tracciato un quadro inquietante degli effetti sociali ed economici di una politica sugli stupefacenti di stampo proibizionista, come quella in vigore nel nostro Paese.
Staderini, se la droga fosse legale, qui in Italia, crede che Gianluca sarebbe ancora vivo? “Sicuramente sarebbe stato soccorso più tempestivamente e avrebbe avuto maggiori possibilità di salvarsi, senza quel clima di paura che serpeggia tra chiunque faccia uso di droghe. La realtà è che in Italia il consumatore di droga è lasciato tre volte in balia di se stesso. La prima rispetto all’acquisto in un mercato illegale e quindi non controllato, poi rispetto alle forze dell’ordine, dalle quali deve guardarsi per evitare di essere bollato come criminale e magari finire come Stefano Cucchi, e infine rispetto alla propria salute messa in pericolo da sostanze di cui non si conosce composizione, né provenienza. Si può condividere o meno il consumo di droga, ma che i ragazzi debbano aver paura dei medici è una vera e propria follia. Il proibizionismo, di per sé, impedisce un consumo informato e consapevole. E la legge Fini-Giovanardi, equiparando droghe leggere e pesanti, confina nella clandestinità milioni di giovani italiani che fanno uso di marjiuana”.
Quali sono le conseguenze di questa politica? “In Italia consumatori di droghe sono quattro milioni, 550 mila coloro che sono stati oggetto di procedimenti amministrativi o penali legati agli stupefacenti. 250 mila sono gli spacciatori e 28 mila i detenuti per violazione della legge sulla droga, che contribuiscono in maniera determinante al sovraffollamento carcerario. Insomma, si tratta di una vera e propria questione sociale alla quale si sceglie di rispondere unicamente con una repressione miope e ottusa. Per non parlare dei venti miliardi di euro, ed una stima per difetto, che ogni anno finiscono in mano alle mafie. Una vera e propria manovra. Soldi che poi vengono reinvestiti inquinando anche l’economia legale”. 
Crede che una normativa meno repressiva sarebbe invece in grado di governare il fenomeno? “Certo! Intanto, in vista della legalizzazione di tutte le droghe, che per noi Radicali resta la priorità, già oggi sarebbe praticabile una politica di riduzione del danno. Si potrebbe, ad esempio, legalizzare la coltivazione di marijuana, sottraendo incassi alla criminalità e milioni di giovani alla tentazione costante di passare a sostanze più pericolose e più redditizie per le mafie”.
Poche settimane fa una quindicenne romana è finita in coma etilico dopo aver trascorso ore a bere a Campo de’ Fiori. Perché la droga spaventa più dell’alcol? “Veniamo da decenni in cui il consumo di stupefacenti è stato descritto e affrontato, soprattutto in televisione, esclusivamente come un problema etico, assimilando la droga al demonio e rappresentando chi la consuma come vittima spersonalizzata del male. Ne è la prova il sedicente spot antidroga voluto dal sottosegretario Giovanardi, che il mese scorso ha invaso emittenti nazionali e locali. Un monumento alla propaganda proibizionista nel quale la droga era rappresentata dal cliché di donna tentatrice che seduce e assale la sua giovane vittima. L’alcol invece è considerato come uno di famiglia, è stato metabolizzato dalla cultura e dalla società e ormai non fa paura. Anche questo è un problema di informazione e di trasparenza: due elementi che possono fare la differenza nei comportamenti e nelle scelte di ciascuno. Il proibizionismo invece non è mai trasparente, ma punta solo a seminare terrore nella società. Purtroppo se ne parla poco e solo quando ci scappa il morto, come nel caso del povero Gianluca”.



Fin dall'inizio, The Skatalites hanno cambiato la musica giamaicana.Tra i primi a suonare lo SKA, sono i padri del rocksteady e i nonni del reggae. Hanno regalato ritmi eterni che si infiltrano nel mondo e tutte le generazioni di ska revival attribuiscono al gruppo l'influenza primaria..

QUI sono IN DUB


Jules Bonnot e via Fracchia

'Ribellione', mormorò Jules adagiandosi sulla branda.
Ribellione, non rivoluzione. Qualsiasi tentativo di sostituire un governo reazionario con uno rivoluzionario, rifletté, avrebbe comunque lasciato al loro posto, se non gli stessi sfruttatori, sicuramente i metodi di sfruttamento in quanto funzione, rifletteva Jules. Lo stato poteva cambiare i fini, ma non i mezzi. Stirner lo aveva capito. E Nietzsche definiva Stirner « l’intelletto più fertile della sua epoca »... Jules sorrise, scuotendo la testa, e le labbra gli si piegarono in una smorfia amara: l’intelletto più fertile, certo, che però era morto in miseria e solitudine, ignorato dai borghesi, disprezzato e ridicolizzato dai socialisti, abbandonato alla fame che aveva accompagnato buona parte della sua esistenza... A che era servito tanto intelletto, se poi nulla era riuscito a cambiare? La società, lo stato, il mondo intero erano disposti a riconoscergli la qualifica di filosofo, adesso che Stirner era un mucchietto di ossa dimenticate in qualche cimitero del paese più socialista di ogni altro. Già, i socialdemocratici tedeschi, pensò Jules grattandosi con violenza fra i capelli; fu distratto dall’idea che in quella lurida soffitta ci fossero le cimici... Ma no, era solo sporcizia, non si faceva un bagno da troppi giorni, e la polvere ferrosa della fabbrica era peggio delle cimici. Riprese il filo dei suoi pensieri. Dunque, i socialdemocratici erano quel fior di rivoluzionari che, una volta entrati in parlamento, avevano detto chiaro e tondo: « L’operaio tedesco è ormai un cittadino rappresentato al Reichstag, e da adesso ha dei doveri verso la Germania che vanno anteposti a quelli verso la propria classe»... Jules sospirò e subito fu preso da un attacco di tosse. Quella maledetta polvere. Che importava se veniva respirata in nome di Bismarck o della socialdemocrazia, quando l’unico scopo era costruire cannoni per poi sottomettere popoli in Africa o in Asia, o mostrare i muscoli ai vicini europei... E quel vecchio rimbambito di Engels, ricordò Jules, si era persino rimangiato il Manifesto Comunista, dichiarando che i socialdemocratici tedeschi dovevano approvare le spese militari, per difendersi da un attacco della Russia zarista... La solita storia. In quanto alla Russia, poi... Jules gettò uno sguardo ai vecchi giornali accatastati, ai fogli anarchici sparsi un po’ dappertutto nell’angusto spazio della soffitta. Due anni prima, c’era stato l’ammutinamento dell’incrociatore Potëmkin. Una bella cosa, senza dubbio. Magari li avesse avuti lui, i cannoni a lunga gittata da puntare su Lione... Be’, Lione era un po’ troppo distante dal mare. Forse, avrebbe cannoneggiato la Costa Azzurra, giusto per dare una ripulita... Stavolta si mise a ridere, fermandosi però in tempo, prima che i bronchi tornassero a tormentarlo. L’incrociatore Potëmkin, gli ufficiali e i soldati insorti... Ma che accidente di rivoluzione sarebbe mai stata, se a cominciarla erano i militari? Conosceva bene il mondo chiuso e miope dei militari: qualsiasi idea avessero, qualunque fosse il motivo che li spingeva ad ammutinarsi, si sarebbero portati dietro le tare tipiche della mentalità da caserma. No, non c’era speranza. Non nella rivoluzione, almeno. La ribellione era un’altra cosa. Certo, Stirner non aveva mutato nulla. Ma, neppure ci era riuscito quel calzolaio parigino, anarchico pure lui, tale Léon Léauthier, che era entrato in un lussuoso ristorante dell’avenue de l’Opéra e aveva piantato il suo trincetto nella pancia del primo simbolo che gli era capitato a tiro, cioè la faccia da carogna più carogna che aveva visto: casualmente, apparteneva al signor Georgewitch, ministro della Serbia. Roba da incidente internazionale. E a che cosa era servito? Il calzolaio, addio. Il ministro, sostituito da un’altra carogna suo pari. «Se avessi avuto della dinamite, avrei fatto di meglio», era stata la dichiarazione del calzolaio, prima che lo portassero via e cominciassero a massacrarlo di botte. Sì, come no, la dinamite...
L’ultimo barlume si spense, e la candela spirò. Jules accese un fiammifero, in cerca delle sigarette. Ne era rimasta una. La prima boccata lo fece tossire, ma già alla seconda avvertì una piacevole sensazione di stordimento nei polmoni.
Jouin l’aveva lasciato sfogare. E a quel punto riprese con voce sommessa:
«La conosco troppo bene, per chiederle una cosa simile. Io volevo soltanto metterla in guardia. Tentare di spiegarle che l’illegalismo porterà tutti alla rovina, anche quelli come lei che non lo condividono, o addirittura lo avversano. E che personaggi come Platano possono raccontare in giro di essere anarchici, ma sono soltanto delinquenti. Come ormai lo sono Raymond Callemin e Edouard Carouy, per la giustizia. Non si possono svaligiare case e uffici postali e pretendere di sbandierare ideali di amore e fratellanza...

O forse non è d’accordo con me, lei che dedica ogni giorno della sua vita a un’utopia che sta sprofondando nel fango? » Le mani di Victor, posando la tazza del caffè, tradirono il nervosismo.
« I delinquenti servono a mantenere i poliziotti. Senza i delinquenti, nessuno vi pagherebbe uno stipendio », sibilò con le labbra bianche per la tensione. « Lei tende a semplificare troppo le cose, signor Kibalcic. »
« Commissario Jouin, il vero motivo per cui non trovo pace, in questa mia vita, è che non riesco mai a vedere le cose semplicemente. Magari potessi accontentarmi di certe facili parole d’ordine, di ragionamenti elementari... Tutto è così maledettamente complesso, da aggiungere costantemente dubbi ai dubbi. C’è una sola cosa semplice, in questa realtà che ci hanno costretto a vivere: lei e io siamo nemici naturali. »
Il volto di Jouin riassunse quell’espressione dolente che aveva all’inizio del colloquio.
« È libero di non credermi, ma io non mi sento suo nemico. » « Il mestiere che si è scelto la obbliga a esserlo, commissario. » Jouin assunse un’espressione rassegnata. Guardò Rirette, che era rimasta in piedi, appoggiata al ripiano di marmo del lavandino, e distolse quasi subito gli occhi da quelli di lei. Aveva letto una sfumatura di pietà che si mescolava al disprezzo manifestato fino a quel momento. E non riuscì a sopportarlo. Preferì rivolgersi a Victor, che aspettava la sua risposta.
«Perché... perché non esiste una società che possa fare a meno dei poliziotti. Anche dopo una rivoluzione, la prima cosa da fare è riorganizzare la polizia. Lei questo lo sa, signor Kibalcic. È la sua intelligenza che le impedisce di essere del tutto utopista.»
«Ma è la mia sensibilità che mi farà vivere sempre e comunque contro una società che ha bisogno dei poliziotti per conservare il potere. Anche a dispetto dell’intelligenza, commissario. A dispetto di tutto e di tutti. Se il mio destino è di restare eternamente un eretico... tanto peggio. Vorrà dire che morirò senza rimpianti, con tutti i miei dubbi, ma con una sola certezza: di non essere mai stato complice dell’orrore, del sopruso, degli oppressori d’ogni sorta, qualunque sia il colore e l’ideologia che li anima.»
Jules se ne stava seduto sul pavimento in fondo alla stanza. Si era messo a scrivere su un foglio a quadretti, con là matita che aveva trovato nel cassetto del tavolo. Non chiedevo granché. Camminavo con lei al chiaro di luna nel cimitero di Lione, illudendomi che non vi fosse bisogno d’altro per vivere...
Una pioggia di colpi staccò pezzi di intonaco e schegge di legno. Jules chinò il capo e attese pazientemente che si sfogassero. Tornato il silenzio, riprese a scrivere. Era la felicità che avevo inseguito per tutta la vita, senza esser capace neppure di sognarla. L’avevo trovata, e scoperto che cosa fosse. La felicità che mi era stata sempre negata... Uno squillo di tromba annunciò l’ennesima bordata di proiettili. Jules imprecò, mentre una nube di calcinacci e polvere ricopriva il foglio a quadretti. Appena cessarono gli spari, afferrò le due Browning e andò a scaricarle fuori della finestra.
Gli assedianti risposero, e passarono altri 17 minuti d’inferno. Alla fine, Jules, nel suo angolo, scrisse le ultime righe. Avevo il diritto di viverla, quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, peggio per voi, peggio per tutti..Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, ma in ogni caso nessun rimorso.



Un ritratto romantico e disperato di un eroe senza voce, un personaggio profondamente legato ai suoi ideali, risucchiato dal dolore e proiettato alla velocità dei suoi sogni verso un mondo migliore. “In ogni caso nessun rimorso” è l’urlo di una bestia ferita, un libro dedicato a chi ha fatto della coerenza, la sua unica ragione di vita.
'Un romanzo che non può essere neppure definito "storico", perché la Storia la scrivono sempre i vincitori, e i protagonisti delle pagine che seguono hanno invece perso tutto: battaglie, lavoro, amici, ideali, la loro stessa vita. L'unica cosa che sono riusciti a non perdere è la dignità. Ma hanno avuto la sfortuna di vivere in un'epoca in cui la dignità era l'ultima delle qualità necessarie per passare alla Storia'. (P.Cacucci)

Solo un racconto quindi; una storia con la "S" minuscola, tragica e coinvolgente, di un gruppo di donne e di uomini condannati dal destino a trasformare la loro sensibilità in violenza.





VIA FRACCHIA

A Via Fracchia ci fu uno scontro a fuoco come dichiarato ufficialmente dai Carabinieri del Generale Dalla Chiesa o venne eseguita la condanna a morte di quattro brigatisti?


28 marzo 1980. Ore 2.42. All’interno 1 del civico 12 di via Fracchia Riccardo Dura, Annamaria Ludman, Lorenzo Betassa e Piero Panciarelli stanno dormendo. La colonna genovese delle BR sta per essere annientata.
Da giorni i carabinieri sono sulle loro tracce grazie alle rivelazioni del pentito Patrizio Peci. Dalla Chiesa non vuole più attendere e ordina il blitz.
Una trentina tra uomini del reparto antiterrorismo, carabinieri e personale del Nucleo operativo irrompe nell'appartamento. Giù la porta, i primi spari. Il maresciallo Rinaldo Benà viene ferito alla testa, colpito forse da fuoco amico. Ai brigatisti, sorpresi nel sonno, non viene dato il tempo per pensare.
Molta parte dell'opinione pubblica ebbe l'impressione si fosse trattata di una esecuzione. Giuliano Zincone, editoralista del “Corriere della sera”, direttore nel 1980 del quotidiano genovese “Il Lavoro”: "Quel giorno il giornale titolò: “Non è una vittoria”. Sostenevo la teoria che lo Stato non doveva rispondere sullo stesso piano dei terroristi.
Giorgio Bocca: "Intervistai il generale Dalla Chiesa alcuni mesi dopo il blitz. Gli chiesi se ai quattro brigatisti fu data la possibilità di arrendersi o furono uccisi subito. Non mi disse chiaramente che li avevano ammazzati ma il tono usato per parlare rivelava intransigenza, durezza. Per me, al di la delle parole, non andò come era stato raccontato nella versione ufficiale".
Nei mesi precedenti a Genova le BR avevano ucciso quattro carabinieri. Forse Via Fracchia fu la risposta decisa dal Generale Dalla Chiesa. Lo Stato gridava: "Ora in guerra ci siamo anche noi".
Ringrazio il Corriere Mercantile per avermi concesso di pubblicare l'inchiesta di Andrea Ferro sui fatti di Via Fracchia. Documenti straordinari e interviste che lasciano al lettore il compito di formarsi una libera interpretazione dei fatti.


Prima puntata Il mistero della bomba a mano. L’orologio fermo alle 2,42, l’ora del conflitto a fuoco

Seconda puntata Una fila di cadaveri a terra. L’immagine choc che riassume l’orrore di un’epoca

Terza puntata Via Fracchia, ricordi indelebili. Adriano Duglio: «Ecco cosa sapevano i carabinieri»

Quarta puntata Dura, il “capo” in prima linea. Bocca: «Dalla Chiesa mi fece capire...»

Quinta puntata Quelle pistole accanto ai cadaveri. Lorenzo Betassa e Piero Panciarelli, i “bierre” venuti da Torino

Sesta puntata Riccio: «Spararono per primi. Rispondemmo al fuoco, per tre minuti fu l’inferno».

Settima puntata Ecco i covi della colonna Br.

Ottava puntata L’ultima cena dei quattro brigatisti. Una partita a scacchi iniziata, brandine e tanto disordine




01/06/11

Neuromante al cinema e i Gang Starr

Pur essendo un prodotto degli anni '80,liberando la fantascienza dall'influenza della letteratura popolare degli anni '60 il Cyberpunk è in qualche modo un ritorno alle origini,proprio come la musica punk,che spogliò il rock'n'roll dalle influenze progressive e dei virtuosismi degli anni '70. Essendo cresciuti in un vero e proprio mondo 'fantascientifico' e non solo nella letteratura tradizionale del genere i cyberpunk sovrappongono due mondi fino ad allora nettamente separati:quello High Tech e il mondo underground della cultura pop. Il Cyberpunk crea un alleanza tra il mondo della tecnologia (che cresce e si rafforza) e la controcultura del dissenso organizzato. Diventa cosi il territorio dove si incociano hacker,musica elettronica,la realizzazione di video musicali,la nascita dello scratch e dell'hip hop,con il quale gli innovatori dei ghetti trasformano il giradischi in uno strumento la cui musica si sposa con il cut-up di W.Burroughs. C'è chi trova questo mix bizzarro e mostruoso e c'è chi invece..trova questa integrazione una formidabile speranza.

Neuromante è la quintessenza del Cyberpunk. Ambientato tra Tokio, Parigi, Instambul ha avuto il merito di descrivere il futuro in modo convincente e preciso. Il romanzo,dell'84,vince i tre maggiri premi nel campo della fantascienza (Hugo, Nebula e il P. K.Dick) descrive un futuro non molto lontano dove non esiste più un potere politico e il pianeta è dominato da un regime economico delle multinazionali,fondato sulla dimensione materiale delle comunicazioni all'interno di una gigantesca rete mondiale di computer:la matrice o il cyberspazio. Case è il protagonisti, cow-boy della consolle,emarginato e fuorilegge che riesce a collegarsi alla rete direttamente per via neurale,muovendosi all'interno delle banche dati protette, rubando per poi rivendere importanti informazioni, che sono il bene più prezioso, organizzate in banche dati protette da identità informatiche, le cui funzioni sono simili al sistema immunitario del corpo umano.

Neuromante faceva riferimento ad un insieme di temi e a un immaginario ben presente agli appassionati di cinema: Mad Max, Blade Runner, Videodrome, Terminator e ora dopo vari tentativi nel corso degli anni di portare sul grande schermo il romanzo, il progetto Neuromancer entra in pre-produzione, con il regista designato Vincenzo Natali, noto per aver diretto Cube e per la recente regia della trasposizione de Il Condominio (High Rise) di J.Ballard.
Il rischio è quello di pensare che sia troppo tardi,che dopo Matrix tutto sia già stato scritto e visto e che il film appartenga ad un genere che tanti considerano già superato. A questo proposito afferma Gibson:

"In termini di approccio a Neuromante oggi, in epoca post Matrix e post tutti gli altri film che sono seguiti, penso che sia un grande vantaggio poter utilizzare tutte queste cose. Oggi si può fare Neuromante in una cultura che sa già, grazie a Matrix, che cos'è la Matrice: la stessa parola si trova nel libro, e venne presa in prestito dai fratelli Wachowski per la loro trilogia. Penso che tutto questo sia positivo, perché non riesco a immaginare come si sarebbe potuto fare un film del genere dieci o quindici anni fa, essendo così astratto. Nel 1984, quando il libro uscì, era veramente molto avanti.."






I Gang Starr, Dj Premiere e Guru, sono stati uno dei pilastri del Hip-Hop fin dalla nascita del genere. Hanno illuminato l'arte del campionare musica e suoni e metterli insieme.Lontanissimi dai canoni stereotipati dei rappers più famosi,dall'istigazione alla violenza,all'omofobia,dal sessismo alla passione per le armi fino all'ostentazione cafona delle ricchezze acquisite, i Gangstarr hanno prodotto musica geniale e innovativa,collaborato con moltissimi artisti senza mai tradire lo spirito iniziale e underground del rap delle origini.

"Step In The Arena" è il secondo disco,e fà seguito al bellissimo e osannato "Jazz Thing",(dichiarazione d'amore verso le radici jazz) contenuta nella colonna sonora di Mo' Better Blues di Spike Lee e resta uno dei dischi simboli di un genere che è andato negli anni in una direzione totalmente opposta a quella proposta dal duo.
Nel 2007 Step in the Arena,pubblicato nel dicembre del 1990 solo su LP in vinile è stato nominato il più grande album hip hop di tutti i tempi da alcuni dei maggiori siti web specializzati,è uno dei miei album rap preferiti di sempre insieme a quelli di Pubblic Enemy,A Tribe Called Quest,De La Soul,Naughty by Nature..

Step in the Arena
Torrent

28/05/11

Crystal Slits

Ancora una nuova band che non ha paura di dimostrare palesemente la nostalgia per il passato (Velvet Underground,Black Rebel Motorcycle Club,e i Jesus Mary Chain di Just Like Honey su tutti.) Se vi piacciono i toni malinconici dei tempi che furono,ascoltate In Love with Oblivion dei Crystal Slits ( Brad Hargett voce, JB Townsend chitarra, Kyle Forester tastiere, Andy Adler basso, e Keegan Cooke batteria), attivi nell'underground di New York da oltre 5 anni,e sarete catapultati nelle atmosfere dark e oscure i primi anni ottanta,con un pò di monotonia.Qui l'album, appena uscito, per la Fortuna Pop.




Discografia:

Alight of Night (Slumberland Records,2008)
In Love with Oblivion (Fortuna Pop! 2011)



25/05/11

I Black Angels

Qualcosa si è spezzato dalla metà degli anni '90, dopo lo squallore psicotropo dei rave party e la sensazione acutissima di sconfitta del grunge siamo in piena carestia rock,niente che potrebbe almeno manternere la spinta primordiale del R'n'R,ai concerti si ha l'impressione che se qualcuno del gruppo morisse sul palco lo spettacolo potrebbe proseguire senza interruzione fino alla fine..Lester Bangs (che di pretenziosi se ne intendeva) sosteneva che tutta la storia del rock è un plagio,perchè copia se stesso all'infinito e gli imitatori risultano più geniali dei musicisti originali:forse che i Rolling Stones non sono meglio di Chuck Berry, solo per fare un esempio? Ma adesso i nuovi gruppi non emergono dopo anni di gavetta in cantine umide e scalcinate ma dopo qualche apparizione nei reality con la dovuta raccomandazione.Di controcultura (e non solo in campo musicale) nemmeno l'ombra e quelli che oggi si ostinano a parlarne sono anacronistici: perchè oggi è solo una condizione,eterna o meno,in cui rifugiarsi,un continuo riciclaggio e rimasticatura del passato senza aggiungere niente di rilevante,senza liberare la creatività o almeno un ondata più grande di una semplice attività,anche se non necessariamente creativa. Un nuovo do-it-yourself insomma..

Controculture vanno considerate quelle che elaborano modelli radicalmenti incompatibili con quello dominante:perchè i Beat,gli Hippy,il punk,i movimenti rappresentano bene la controcultura? Perchè rimettono in discussione tutti i valori comunemente condivisi,dal rapporto uomo/donna alla famiglia,dal lavoro,alla sperimentazione delle droghe..Tutte le altre..possono essere definite sottoculture. Nella musica quello che rimane è tenere sempre d'attualità la possibilità di trasformare l'entusiasmo dell'adolescenza in estetica,in uno stile di vita,perchè in fondo,nella sostanza il R'n'R è musica adolescente.

Niente di rivoluzionario,per intendersi,ma I Black Angels da Austin,Texas,sono uno dei pochi esempi di ottima rilettura di stili del passato,usciti da quel limbo underground a cui sembravano condannati come tante altre band. Il loro revival tra psicheledia,surf,garage e post punk è credibile e brillante,i riferimenti sono tanti e mai banali:dai trip elettrici degli anni '60(13th Floor Elevetor,Syd Barret,Velvet Underground poi..) alla new wave dei primi '80 li porta ad essere distanti da quella terribile sensazione snob di essere membri di un elite di intellettuali..Un gruppo che ancora ha da dire sulla guerra in Vietnam.Da ascoltare.


Passover
Phosphene Dreams


21/05/11

Skank Bloc Bologna: Gaznevada

Nessuna città colpì il mio immaginario di ragazzo ribelle e desideroso di vita ed esperienze come la città di Bologna. Bologna la rossa,la città bonaria e accogliente,la città della cultura,delle biblioteche e dei movimenti,,la città alternativa del Dams e del welfare per tutti,la città dei partigiani e degli operai,quella dell'Eurocomunismo in cui arrivavano i capitalisti americani per studiarne la struttura della scuola pubblica,dagli asili alle università,la città delle pensioncine e delle osterie,dei trasporti pubblici e della sanità che funzionano,la città dei mille concerti,della New Wave italiana e del Demenziale,la città in cui si riversano migliaia di giovani da tutta Europa per respirare lo spirito libertario e creativo,a cui gli Scritti Politti dedicano un intero album..
Possibile che sia stata tutta un illusione..adolescenziale? Avendo vissuto in varie realtà metropolitane italiane certo quella Bologna sembrava davvero un isola felice, un esempio su cui poter costruire proposte e alternative per un buon governo cittadino,ma mai come ora questo paese sembra unificato in uno spettacolo indecoroso e indecente. Alla luce degli ultimi risultati elettorali  in varie città tra cui appunto Bologna, quello che colpisce nonostante tutto è l'incredibile, stridente e vergognoso 30% ottenuto dalla Lega Nord, portavoce di politiche razziste e autoritarie..











Gaznevada






17/05/11

A World Without Gravity: Jim Carroll

Tutti gli scrittori di confessioni, da sant'Agostino in poi, sono sempre rimasti un pò innamorati dei loro peccati..
Anatole France

Un giovane poeta,ottimo giocatore di basket che ha vissuto precocemente e perennemente in bilico tra visioni e lucidità. A contatto con l'avanguardia intellettuale e artistica nella folle e trasgressiva new York degli anni '70 Jim Carroll esordisce come poeta a soli sedici anni e rivela una scrittura talentuosa tanto da entusiasmare Jack Kerouac e W.Burroughs. Basket Ball Diaries (in Italia Jim entra nel campo di basket,il film tratto dal libro,Ritorno dal nulla con Leo Di Caprio è del 1995)e The Downtown Diaries (Jim ha cambiato strada) diventano un caso letterario,manifesti in forma di diario di insofferenza e ribellione dove Jim racconta prima un adolescenza on the road,tra sopravvivenza nella giungla urbana e l'ossessione per la droga,e dopo il tentativo di riscatto,la ricerca di un equilibrio e di nuove ispirazioni lontano dalla sua città.

"In questi ultimi tempi ho preso in considerazione l'idea di scrivere testi per alcune band rock. Sono anni che certi amici mi spingono in questa direzione. Alcuni hanno persino avanzato la ridicola proposta di farmi cantare queste canzoni..di mettermi addirittura a capo di un gruppo!"

E' Patti Smith che lo convince e Catholic Boy esce nel 1980,Jim alla voce di un potente gruppo punk rock,a cui fanno seguito Dry Dreams (1982) e I wrote your name (1983),combinazioni di puro rock'n roll con la sua sensibilità poetica,a tratti inquietante e ooscuro,sempre introspettivo e surreale. Ci saranno poi A world without gravity (1993) e Runaway (Ep 2000). Jim Carroll è amato dai grandi della musica,come Keith Richards,Ray Manzarek,Lou Reed e Eddie vedder con cui ha collaborato insieme ad altri personaggi del rock. Ho scoperto ed amato la Jim Carroll presto,quando alcuni gruppi ti mettevano davanti la possibilità che la vita non abbia senso e per questo abbiamo avuto una forte esposizione, e durante la formazione del mio progetto individualista:sovranità individuale,ognuno è despota e sovrano di sè stesso,per poi rapportarsi con gli altri..
Jim Carrol si spegne a N.Y 11 settembre del 2009.














C.B.











D.D.





16/05/11

The Weather Underground

Tra i più giovani sicuramente il nome Weather Underground potrebbe suggerire una band psichedelica, magari degli anni '60 e in realtà è proprio da  una canzone di  Bob Dylan che ha origine il nome: "you don't need a weathermen to know where the wind blows..(non hai bisogno del'omino delle previsioni del tempo per sapere dove soffia il vento).Anni '60 quindi,anni di vitalità,contestazione politica studentesca e operaia,un continuo fiorire di ideologie,sessualità libera,sperimentazioni lisergiche. E il Vietnam. Negli U.S.A un gruppo di studenti bianchi entrano in clandestinità per attaccare le istituzioni e quella che definiscono l'ingiustizia americana.


Ad Altmont gli Hell's Angels assunti come servizio d'ordine uccidono un fan durante un concerto dei Rolling Stones,Charle Manson compie il massacro di Bel Air,molti leader e simpatizzanti delle Black Panters sono uccisi e incarcerati,su tutti gli schermi americani passono le immagini della strage di Mi Lai. In questo clima i Weathermen decidono di passare all'azione, prima con tutto l'armamentario dei rivoltosi: caschi, scudi, mazze da baseball,con cui attaccano banche, multinazionali, sedi istituzionali, poi con gli esplosivi. Piazzano bombe presso ministeri,posti di polizia,uffici pubblici. L'inizio è segnato dalla morte di tre attivisti a cui scoppia tra le mani l'esplosivo che stavano preparando poi diventano precisi e mirati:non provocano mai vittime ne feriti e alla resa dei conti sono sono solo atti dimostrativi. L'esperienza e una rete di fiancheggiatori li rende imprendibili,nonostante la polizia abbia creato la "Weathermen Squad" per dargli la caccia. L'azione più eclatante si rivela la liberazione dal carcere di Tim Leary,soprannominato "l'uomo più pericoloso in America" ​​da parte dell'amministrazione Nixon per la sua ricerca sugli effetti dell'LSD e la sua opposizione alle politiche del governo. Con il ritiro delle truppe dal Vietnam,lo sgretolamento dei movimenti la parabola dei Weathermen Underground si esaurisce e il gruppo si dissolve. Grazie anche ad azioni che avevano portato alla sottrazione di documenti segreti da alcuni sedi federali,in cui erano registrate le attività illegali della polizia e dell'F.B.I, i Weathermen non andranno in galera ad eccezione di alcuni fuoriusciti (come David Gilbert e Laura Whitehorn) che confluiti nella Black Liberation Army compiono azioni in cui muoiono agenti di polizia,finendo poi all'ergastolo. A ricordare quegli anni e la storia quasi misconosciuta dei Weathermen Underground ci hanno pensato Sam Green e Bill Siegel con un bellissimo documentario (2004) con interviste ai suoi componenti, Bernardine Dohrn,Bill Ayers,Mark Rudd,Brian Flanagan e alcuni agenti della Weathermen Squad... 

15/05/11

Twist & Crawl : The Beat

"Il mio segreto è di portare magari una giacca di seconda mano e di apparire più elegante di un figlio di papà".
All'alba degli anni '60 in Inghilterra si stabiliscono le prime comunità di immigrati neri - in gran numero giamaicani e diseredati del Commonwealth britannico - nelle zone industriali, e un certo rapporto tra i neri e classe lavoratrice bianca diviene possibile. I Mods (la cui sottocultura fu una straordinaria forma di ceativa di narcisismo) furono i primi a crescere a contatto dei giovani giamaicani, rispondendo positivamente alla loro presenza e cercando di emulare il loro stile di vita. I mods, per partito preso avversi a qualsiasi cosa che puzzasse di estabilishment, furono i tipici dandy delle classi lavoratrici, ossessionati dall'immagine di sè, precisi e puliti, viaggiavano su motoscooter carichi di ornamenti, e di ritorno dal lavoro o dalla scuola si perdevano in un underground di piccoli club, discoteche, boutiques, negozi di dischi. Qui nasceva la loro identità segreta e una parte integrante di tale identità fu un affinità emozionale con la gente di colore, affinità poi tradotta in stile. Si battevano i piedi con i ritmi pulsanti di James Brown, Dobie Gray, Otis Redding insieme ai ritmi rapidi dello Ska, la musica antenata del reggae. Tutto si stava accavallando.

"Eravamo insieme effettivamente dal '78. Il primo spettacolo è stato marzo '79,nello stesso weekend di .. Three Mile Island .. l'incidente nucleare. Per questo lo ricordo bene. (ride).Un nostro compagno ci avverti dell'incidente mentre eravamo sul palco ." (Dave Wakeling)

1978 - Erano anni in cui vi era un altissima disoccupazione e di sconvolgimenti sociali. Nei sobborghi della classe operaia industriale di Birmingham c'erano un sacco di gruppi punk che avevano come supporto reggae band, ma non erano molti i club che accettavano punks e rasta insieme, i ragazzi organizzavano feste in casa con un DJ reggae e uno punk, agli angoli opposti della stanza e si alternavano per tutta la notte. Una notte Andy Cox, futuro chitarrista disse: "se si combinano elementi di entrambi i DJ in una canzone cosa potrebbe venirne fuori, Dave?" Questo interrogativo è stato l'inizio. Andy Cox e Dave Wakeling mettono su la band che sarebbe diventata The Beat. Con Ranking Roger alle funzioni vocali, David Steele al basso e con Everett Morton al drumming a cui si aggiunge il celebre sassofonista Saxa, famoso per aver suonato con Prince Buster, Laurel Aitken e Desmond Dekker nella prima ondata Ska. Si mescolava i ritmi veloci del punk e il reggae, quello che Bob Marley diceva in Punky Reggae Party: mescolate e unitevi in una grande festa punk reggae! Insieme agli Specials e ai The Selecter i Beat furono precursori e parte della rivoluzione ska e di tutto il movimento che ruotava intorno alla mitica etichetta 2-Tone.

Il primo singolo fu la cover di 'Tears Of A Clown' di Smokey Robinson,una fusione tra differenti stili musicali come ska, punk, pop, soul e reggae che andò dritto nella Top 10 Nazionale fino al n°6. Sembrava quasi naturale per la band comporre canzoni che avessero come tema l'amicizia, la solidarietà.. Canzoni come 'Stand Down Margaret' li vide punta di lancia di un movimento che si batteva per un vero cambiamento sociale e per una società davvero multirazziale e multiculturale.

Solo 3 album, I Just Cant Stop It', 'Wh'appen', e 'Special Beat Service', una manciata ci canzoni in cui però c'è tutta la fluidità e l'apertura musicale dei The Beat. I loro esplosivi spettacoli dal vivo (tour mondiali a fianco di grandi artisti come The Clash, The Police, REM, Talking Heads, The Pretenders e, naturalmente, The Specials) permisero loro di raggiungere centinaia di migliaia di fan in tutto il mondo, comunicando positività e  libertà non solo attraverso la loro musica, ma con le loro azioni e il sincero impegno per la causa ecologista, contro il nucleare, la guerra, la giustizia sociale.

Dopo cinque anni di attività la band si scioglie, nascono due differenti progetti,General Pubblic e Five Young Cannibals, progetti che non hanno lunga durata. Oggi Dave Wakeling vive in California e ha una intensa attività live con gli English Beat.
Billy Bragg ha detto alla radio "Dave Wakeling, dove sei quando il tuo paese ha bisogno di te?"
E con una manciata di canzoni che amo ora più di prima, i Beat mi hanno accompagnato per 25 anni. Sogni, speranze, l'impegno politico, storie d'amore e cosa importantissima, l'unico gruppo che è riuscito a..farmi ballare!
Tantissimi gli estimatori, Eddie Vedder (Pear Jam) esegue la loro Save it for Later alla fine di quasi tutti i suoi show..












B.P.M..Beats for Minute


14/05/11

Marijuana e terapia del dolore: possibile in Italia?

Nel Delaware l'uso della marijuana per scopi terapeutici non è più illegale. Il Senato dello stato americano ha infatti approvato a maggioranza schiacciante il disegno di legge sull'utilizzo medico della cannabis, cioè della sostanza che deriva dalla pianta di canapa.
Ora il provvedimento è stato inviato al Governatore Jack Markell che dovrebbe firmarlo presto. I senatori hanno approvato la legge con l'aggiunta di un emendamento che abbassa l' età minima dei pazienti che possono far uso della cannabis da 21 a 18 anni. Nonostante questo, si tratta di una delle leggi più rigide che regolamenta l'uso della marijuana: dalla qualità della cannabis alla sua coltivazione e distribuzione. Negli Usa, 15 Stati, tra cui il New Jersey, hanno già leggi che legalizzano e regolamentano l'uso della marijuana per scopi terapeutici. A differenza degli altri stati, i malati del Delaware che otterranno la raccomandazione di un medico per l'uso della marijuana non avranno però il permesso di coltivarla nel proprio giardino di casa ma potranno rifornirsi solo tramite dei centri appositamente autorizzati. Secondo la nuova legge, infatti, dovranno essere aperti dei dispensari, chiamati centri di compassione, in cui si coltiva e viene distribuita legalmente la marijuana ai pazienti che hanno ottenuto l'autorizzazione del medico.

L'efficacia della cannabis come terapia contro il dolore è stata dimostrata da migliaia di studi condotti negli ultimi decenni. In alcuni casi la marijuana rappresenta l' unica soluzione per alleviare le sofferenze. La cannabis infatti arriva oltre i farmaci tradizionali. La lista delle malattie il cui dolore si può ridurre con la marijuana è lunga: dalla sclerosi multipla a nausea e vomito nei pazienti con il cancro sottoposti alla chemioterapia, fino alla stimolazione dell'appetito nei casi di Aids. Non solo. La cannabis sembra essere efficace anche contro il glaucoma, i traumi cerebrali, gli ictus, la sindrome di Tourette, l'epilessia, l'artrite reumatoide e altre malattie ancora. A queste si aggiungono altre patologie (come le sindromi ansioso-depressive, le malattie auto-immuni e l'asma bronchiale) per le quali l'uso della marijuana è potenzialmente indicato.

Due sono i principi attivi che renderebbero la cannabis un'ottima soluzione come terapia contro il dolore. Si tratta del delta-8-tetraidrocannabinolo e del delta-9-tetraidrocannabinolo che agiscono sul sistema nervoso centrale, inducendo il rilassamento dei muscoli, e scatenando un' azione antinfiammatoria. Eppure, il timore che la marijuana possa causare dipendenza e che possa essere usata come sostanza per sballarsi anziché per curarsi, è il motivo principale per cui nel nostro paese sono previsti pesanti limiti al suo utilizzo per scopi medici. Per esempio, in Italia la coltivazione domestica della marijuana è illegale ed è punibile penalmente.
Questo, nonostante la Jervolino-Vassalli del 1990 conceda la facoltà di prescrivere medicine a base di cannabinoidi. Almeno in teoria. Perché nella pratica infatti la questione è ben diversa. Nella maggior parte dei casi per i pazienti è davvero molto difficile poter arrivare alla marijuana e quindi usufruire dei suoi effetti benefici. Non sono rari i casi che finiscono di fronte al giudice nei tribunali amministrativi regionali.

I limiti nella somministrazione delle dosi, il divieto di vendere f armaci cannabinoidi (cioè le medicine derivate dalla cannabis), gli obblighi burocratici complicati da rispettare e il continuo rischio per i pazienti, i medici e i farmacisti di incappare in sanzioni, impediscono di fatto che l'uso della cannabis a scopo terapeutico diventi una via praticabile.

E così succede che le possibilità per i pazienti di usare la marijuana per scopi medici vari notevolmente da regione a regione, come ha più volte denunciato l' Associazione per la cannabis terapeutica. Per cui capita spesso che in alcune regioni è più disponibile, oltre che a essere gratis, e in altre no. "Così ci ritroviamo con pazienti affetti da patologie simili che, pur vivendo a pochi chilometri di distanza gli uni dagli altri, pagano tariffe variabili dai 500 agli zero euro", racconta un medico che ha aderito all'associazione. Oggi solo alcuni malati, in pochissime Asl d'Italia, hanno accesso a questi farmaci, inoltre quasi nessuna cura prevede alcun rimborso per il paziente.

Tra l'altro, per le poche persone che ne possono fare uso, il percorso da seguire è tutt'altro che semplice. Innanzitutto, non esistendo un luogo - un dispensario come prevede la nuova legge del Delaware - dove la cannabis in Italia venga venduta, essa è reperibile solo all'estero. Per ottenere farmaci a base di sostanze derivata dalla cannabis in Italia occorre innanzitutto la richiesta di un medico specialista da inoltrare al ministero della Salute per l’autorizzazione all’acquisto dall’estero. Quello che costa di più è proprio la spedizione. Per non parlare della lentezza burocratica; per un farmaco si aspettano di media dai tre agli otto mesi. La ricetta, inoltre, deve essere rinnovata volta per volta. Non sono pochi i casi di pazienti costretti a rimediare qualche dose illegalmente e quindi di dubbia qualità, alimentando i profitti delle organizzazioni criminali.

WIRED

09/05/11

Melville, Omero, Conrad in musica. Vinicio Capossela

Ogni artista, dopo anni di carriera, cerca di rinnovarsi, dare una virata e sperimentare nuove sonorità e nuovi stili per dar sfogo alla propria creatività e per evitare di ripetersi. Proprio in questi giorni Eddie Vedder (Pearl Jam) dà alle stampe un intero album di inediti eseguiti per voce e.. ukulele, la chitarrina hawaiana sua antica passione. E si che il buon Eddie se lo può permettere, dopo che con il suo gruppo è entrato di diritto nella storia del R'n'R. Vinicio Capossela ha scritto alcune delle più belle canzoni in assoluto del pur povero e poco originale panorama musicale italiano, attraversando in dieci album stili e generi diversi, dalla canzone d'autore alla musica balcanica, dal jazz alle follie sudamericane, dal Tex-Mex a Tom Waits passando per Renato Carosone. Abbiamo sempre apprezzato le sue visioni, piene di guitti,saltinbanchi e personaggi stranissimi, a volte romantiche e poetiche,altre sognanti e addirittura epiche in certi episodi, e i suoi shows mirabolanti e sempre coinvolgenti (splendido quello nello scenario del Teatro Romano ad Ostia Antica nel luglio 2006).
Marinai, profeti e balene è un disco ambizioso, doppio,ma che risulta stanco, un pò ripetitivo e..rasenta la noia nella sua complessità. E' un viaggio nell'immaginario e nel mito, 19 canzoni in cui l'elemento scenografico è il mare con i testi che rielaborano classici della letteratura come Lord Jim di Conrad, Moby Dick di Melville e l Odissea di Omero. Alcuni episodi sono sempre all'altezza e godibilissimi e resta sempre comunque superiore alla media, in un panorama italiano, come già detto, avaro di originalità e innovazione.

 








 



 

08/05/11

Essere Aperti


L'operazione Piombo Fuso, lanciata da Israele il 27 dicembre 2008 contro il popolo palestinese della striscia di Gaza,tre settimane di bombardamenti e distruzioni,rimarrà nella storia non solo come un crimine efferato contro una popolazione civile e le sue già precarie infrastrutture (scuole,ospedali,uffici pubblici..) ma anche negli annali di Internet e il suo sviluppo nella comunicazione globale. Con una censura totale,per impedire che filtrassero reportage e filmati su quello che stava accadendo,gli israeliani chiusero tutti i valichi e le frontiere,nessun giornalista poteva entrare per documentare,raccontare. Oltre al nostro Vittorio Arrigoni gli unici che erano sul posto con mezzi e uomini furono i giornalisti e i cameramen di Al Jazeera,che in pochissimo tempo il si ritrovò a far fronte alle richieste di tutti i network del mondo di poter usufruire e utilizzare le loro immagini.Al Jazeera si rese conto che le notizie in fondo,non appartengono a nessuno e coraggiosamente riversarono in rete immagini e notizie:tutti potevano utilizzarle,scaricarle e condividerle alla condizione che l'origine dei file dovevano essere menzionata e attribuita alla tv del Qatar. Tutto il mondo vide la distruzione a Gaza. Uno dei primi esempi di cultura della libertà e della condivisione in rete,contro la politica dei divieti e dei copyright.E anche uno dei primi esempi su larga scala di adozione di licenza Creative Commons,l'organizzazione no profit che si occupa della liberazione di Internet dai lacci delle restrizioni e del copyright.
In posizione di retroguardia nella diffusione dei quotidiani (a pagamento),con una perdita costante di copie, (900 mila al giorno in quattro anni)con conseguente calo di investimenti pubblicitari. E' la televisione a detenere la quota maggiore ed esorbitante delle risorse pubblicitarie(60%),situazione non riscontrabile in nessun paese avanzato del mondo.Con una situazione come quella italiana,con questo conflitto d'interessi mastodontico tra politica e mezzi di comunicazioni,con la legge bavaglio (DDL Alfano) che la destra cerca di far passare e i tagli all'editoria, non c'è da stare allegri,per quanto riguarda l'informazione libera.Aumentano invece gli utenti attivi sui siti dei giornali che hanno potenziato l'offerta informativa in rete e in generale gli utenti che cercano informazione alternativa ai grandi network.Certo,l'informazione su Internet cresce perchè è gratuita ma anche e sopratutto perchè è libera.Per questo dobbiamo far si che il diritto e la possibilità di possedere elaboratori di dati digitali e il libero accesso alla rete diventi inalienabile quanto la libertà di parola e di stampa garantiti dalle costituzioni..

La conoscenza è uun bene prezioso per tutta l'umanità e deve essere a disposizione di tutti:se un opera o un idea viene copiata,significa che questa ha un valore e se il mondo è progredito è perchè vi è stato una costante rielaborazione di idee altrui,migliorate e sviluppate. Per dare una forma di protezione agli artisti,nella musica,nel cinema,nella pittura ma anche nel campo delle invenzioni si dovrebbe incentivare l'attribuzione di proprietà intellettuale e la diffusione delle licenze Creative Commons. La questione è complicata e la discussione aperta..





Principali licenze Creative Commons in Italia
- Wu Ming: (Giap Blog)
- Wired
- Arcoiris: televisione
- Internazionale: settimanale
- Il Fatto Quotidiano
- La Stampa: quotidiano
- Stampa Alternativa: casa editrice
- Subcava Sonora: etichetta discografica

"Essere aperti è uno stato mentale,l'innovazione è un diritto umano.."


Le sei licenze Creative Commons
-Attribuzione: E possibile distribuire,comunicare ed esporre al pubblico,rappresentare,eseguire,modificare l'opera attribuendone la paternità all'autore
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07/05/11

Io e i Simple Minds

Negli anni Ottanta i Simple Minds contendevano agli U2 la leadership nel rock più impegnato, coscienzioso, caldo e furente. La storia dice che oggi gli U2 sono ancora il gruppo di tutti, i Simple Minds restano la colonna sonora di un preciso momento nella vicenda di una generazione. Quella che visse i suoi vent'anni tra 1977 e 1989, che perse l'innocenza con il delitto Moro, che irruppe nell'età adulta al suono del punk, che rispose alla politica 'da bere' annodando la cravatta da yuppie o frequentando le posse e i centri sociali. La generazione che la 'Pantera' divise in comunisti e ciellini. Quella che digerì la politica dell'uomo forte, da Craxi a Reagan, ma credette al sorriso di Gorbaciov. Quella del Live Aid e della lunga e vittoriosa lotta all'apartheid. La generazione che chiuse i suoi 'anni dorati' vivendo ad occhi aperti l'ultimo grande sogno collettivo, il crollo del Muro di Berlino..Nelle nostre strade si sparava e si moriva. Una dose di eroina costava diecimila lire..e si vendeva davanti a tutti,senza problemi.
Il terremoto dell'80/81, ingoia tutta una generazione, che si perde..

Il palasport era gremito all'inverosimile,sugli spalti e nel parkè e noi ci nuotavamo dentro come pesci nel mare agitato,saltellando e schizzando da una parte all'altra.Le luci si spensero,al buio più totale risuonarono le note del basso di Waterfront, esplosero le luci,entrò Jim Kerr,con un camicione bianco e un pantalone nero attillato. Il palasport sembrò crollare!

Arrivammo a Villalba verso le tre del mattino. Trovammo la casa,a fatica,e bussammo. Niente. Nessuno. Ci accucciammo fuori la porta,vicini,il freddo ci mangiava la mente e le mani..ma eravamo felici. Dopo un po' una luce si accese,era Antonio che s'era svegliato e veniva a soccorrerci. Non ho mai dormito così bene,in tutta la mia vita.

Ogni generazione probabilmente,si crede essere predestinata a rifare il mondo. Ne eravamo sicuri allora,e adesso sono sicuro che la mia,tuttavia,sà che non lo rifarà.Ma il suo compito è forse più grande:consiste nell'impedire che il mondo si disfi e che tutte le idee e le scoperte fatte allora vengano messe in discussione e offuscate dalle comodità e dagli impegni della vita adulta una volta completata l'espiazione..spietata.












Simple Minds - The Best Of..

06/05/11

Che Fare?

"Che paradiso quando non vi saran più poveri, nè oppressi e tutti vivranno lieti e felici.. E come è strano che io stessa avevo già presentito tutto ciò ch'egli dice dei poveri, delle donne, dell'amore! L'avevo forse letto nei libri? No, nei libri quei pensieri erano solo adombrati come sogni irrealizzabili. Eppure dovrebbero sapere quelli che scrivono che senza quei sogni non si vive, e che non devono essere sogni e non saranno, e che accadrà senza meno un giorno che non ci debbano essere nè poveri nè infelici. Questo essi non lo dicono e nemmeno dicono che cosi appunto pensa la gente di ingegno e di cuore.."
E in questa visione, Vera si addormentò e dormi profondamente.
No Vera, non è strano che tu abbia avuto di queste idee. Queste idee sono passate ora dai libri nella vita e impregnano l'aria e si respirano con essa. Altri ora le prendono a cuore, e tu vi hai badato. Ciò non è strano. Niente di strano che tu voglia essere libera e felice. E' il desiderio più naturale e meno eroico di questo mondo. E' strano invece, che ci sia della gente che non ha questo desiderio; a costoro parrà certo stranissimo che tu, Vera, ti addormenti la prima sera del tuo amore, che il pensiero di questo amore ti abbia suggerito l'altro pensiero che tutti debbano essere felici, e che questa felicità bisogni ad ogni costo affrettarla. Nè tu sai che ciò non è strano; ed io sò anzi che ciò è naturale e umano. Sentir la gioia e la felicità significa volere che tutti godano e siano felici. Tu sei una buona ragazza ed intelligente, ma nulla di meraviglioso io trovo in te: molte ragazze ti somigliano ed alcune valgono anche più di te.. A Lupuchov invece, sembri un miracolo di donna, ed è naturale, poichè egli ti guarda attraverso il prisma dell'amore...



More about Che fare?Nikolai Gavrilovic Cernysevskij, Saratov 1828.
"Che Fare" fu scritto tra il 1862 e il 1863 nella fortezza di Pietro e Paolo, a S.Pietroburgo, dove lo scrittore fu rinchiuso senza motivazioni legali. Animatore de Il Contemporaneo, rivista fondata da Puskin e fondatore lui stesso della società segreta rivoluzionaria Zemlia i Volia (Terra e Libertà) dopo un processo farsa viene condannato a quattordici anni di lavori forzati (ridotti poi a sette) e all'esilio a vita in Siberia, oltre che alla distruzione di tutti i suoi scritti. Confinato ad Astrakan, grazie all'attivismo di intellettuali ed amici ritorna a Saratov dove si spegne nel 1889..
"Che Fare" fu conosciuto attraverso copie clandestine e apparve integralmente al pubblico solo nel 1905. Fu questo il libro di formazione della nuova generazione di rivoluzionari russa e da cui Lenin assunse il titolo del per il suo libro sulla concezione del partito rivoluzionario. Attraverso l'analisi del rapporto uomo - donna vengono mostrati gli aspetti della realtà nella Russia zarista dell'epoca,con le sue problematiche sociali: uguaglianza tra i sessi, critica alle convenzioni, processi produttivi con la più equa ed egualitaria distribuzione di beni e profitti, insieme all'approfondimento morale dei personaggi, c'è una continua fusione tra il divenire delle persone e il divenire sociale. Nonostante tutto è l'analisi sentimentale-morale la costante di tutta l'opera.

04/05/11

David Bowie: All Saints

Echi di baldoria, purificazione, guarigioni, ricadute. Il tempo di distorce e si dilata. Anche se posso dire di aver ritrovato il riflesso della mia anima sono consapevole che furiosi,i demoni arriveranno,ritorneranno per essere affrontati. Come posso fare,come posso curare qualcuno dalla propria..umanità? Dislocazione,verità,menzogne,disprezzo. Come fare per guarire qualcuno da questa eterna mancanza di comunicazione,di intimità emotiva,dall'ossessione,dalle aspettative,dai fallimenti? Con questi pensieri..entro.
“Questa cazzo d'azienda esisterà anche quando noi non ci saremo più e continuerà a far profitti,te l'assicuro..Quindi vedi di darti una calmata e di non frignare più di tanto.” Questo in sintesi il senso di due ore di riunione. E in effetti solo il senso ho afferrato,il blaterale di contorno mi arriva in lontananza,confuso,privo di significato. L'anima ha abbandonato il corpo e se ne sta per conto proprio. Mentre mi rigiro i pollici penso che ora la mia vita è altrettanto importante della lealtà e della dignità politica,in un dialogo interiore furibondo ed egocentrico. Incupito di fronte allo spettacolo del lavoro,della politica,dell'arte,della musica..della cultura in generale di questo paese pensavo che sono sempre disposto a lasciarmi indietro le contraddizioni e le malinconie,l'ossessione del tempo e dello spreco del tempo che non è illimitato,quando percepisco un elemento di novità:una melodia sconosciuta,un nuovo libro o autore,la fragranza dell'ultimo profumo di Juka,una rinnovata dichiarazione d'affetto di Iggy. Tanto,volevo dire,è facile prevedere, se le cose continueranno cosi, che tra non molto nessuna macchina(non solo le automobili..) che usiamo saranno prodotte in Europa e nel mondo occidentale. Gli stati nazionali hanno ormai un potere ridotto,fondamentalmente la specie umana si è organizzata in corporazioni multinazionali in feroce concorrenza tra loro: non ci saranno guerre su vasta scala o rivalità tra nazioni,le multinazionali appunto non lo permetteranno:fanno male agli affari. Ci sarà sempre una guerra permanente,per esportare democrazia,alimentando il mercato militare,piombare sulla distruzione in cerca di appalti e far si che la gente compri i loro prodotti..Ritorno agli anni 80/90. La nostalgia somiglia molto all'amore ed è prerogativa dei solitari che non restano indifferenti ai propri doppi con cui si confrontano/scontrano e che faticano a riconoscere in loro il positivo e il negativo. Pensavo di superare le ideologie,fidandomi solo delle mie esperienze e nella mia percezione del mondo e mi accorgo che è ancora cosi,nonostante tutto. In fondo sono sempre più convinto che siamo,come specie,una malattia per questo pianeta che, con il consumo e l'accumulazione infinita stiamo trasformando in un enorme discarica di veleni, irrimediabilmente. Furibondi sproloqui mentali..Esco dalla riunione con la testa che mi scoppia,mi piacerebbe conoscere altra gente,pensatori per potermi confrontare,parlare con loro,saperne di più su svariati argomenti. Lo sento cosi forte come bisogno,per indagare e capire chi sono e come sono diventato ciò che sono adesso, che mi viene da pensare:l'avrò già fatto un altra volta, in un altra vita? Chissà..Io,abituato a guardarmi dall'esterno,diffidando e sguazzando in situazioni in cui non avevo il completo controllo e dove non ero mai completamente a mio agio, di rendere conto del mondo, di essere nel mondo..sono davvero io?
Qualcuno afferma che rientrare a casa la sera e trovare il frigorifero deserto con solo le scatolette del gatto aperte e qualche banana anteguerra sia..affascinante. Sarà..ma io lo trovo alquanto snervante. Intanto mi sono divorato le quattrocento pagine della trilogia berlinese di Bowie,con episodi e aneddoti gustosissimi,scoperto la genialità di Tony Visconti e la sua importanza in quei dischi pari a quella di B.Eno e per tutto il tempo sullo scaffale non ci sono stati che Low,Heroes,Lodger più Stage,ormai consumato in vinile e diligentemente digitalizzato. Sembra ieri..quando si respirava,si pensava,si viveva di musica,tempi di disagio e noia,quando si pensava che attraverso la musica e il corredo contro-culturale si potesse in qualche modo non cambiare il mondo ma almeno dare dei segnali per risvegliare le coscienze. Poi..Cristiana F con Warzawa ,Station to Station,Sens of Doubt. Si,perchè gli anni '80 non furono solo Cecchetto e la italian disco,paninari e new romantic dai capelli corti davanti e lunghi dietro,non solo Saranno Famosi e Drive In. Quelli della generazione di mezzo usarono allora passato e futuro in nome di una resistenza che ci permetteva di combattere contro un presente pesantissimo,che ci schiacciava. Grazie a quella resistenza,fatta di gruppi messi su nel giro di una serata,di fanzine al ciclostile,di radio libere che a stento raggiungevano le ultime case del paese,street art e scritte sui muri,di precarietà come scelta di vita e non per imposizione,siamo riusciti ad uscirne vivi e..a testa alta. Si,somiglia molto all'amore la nostalgia e poi..perchè mai essere in pace con se stessi?

David Bowie - All Saints