15/02/13

L'uomo che cammina

Non mi piacciono i manga, in genere. Ma.. mi piace molto camminare, passeggiare, attraversare la città, il più delle volte senza una meta precisa..
Nel mondo dei fumetti, parlare del Giappone non vuol dire per forza parlare di manga. O meglio, il manga, come fumetto, può essere completamente e sorprendentemente differente da quello che è di solito. Ad esempio, nelle strisce di Jiro Taniguchi non c'è avventura, né sparatorie, né lotte mortali. Né tragedia e neppure comicità. Almeno né L'uomo che cammina. Perché la vita è fatta spesso di forti emozioni, e sono quelle che più ricordiamo. Più spesso, però, è fatta di sentimenti lievi, di momenti di attesa, di attimi che troppo di frequente ci passano fra le dita senza che si riesca a dare loro il senso intenso della vita. Come se quelli fossero solo, appunto, pause tra un'emozione e l'altra. Forse perché siamo abituati ad avere pensieri, speranze, che irrompono negli spazi in cui la mente dovrebbe trovare il proprio equilibrio e soffermarsi solo sul presente.

Così fa l'uomo che cammina, il quale fin dal primo capitolo della storia offre il suo aspetto tranquillo, il sorriso costante e sereno, le mani nelle tasche, il passo serafico e appagato. Lo aiuta, ma solo in parte, il paesaggio intorno. La luce calda di metà giornata illumina lo spazio circostante, che non ha nulla di particolarmente bello; che comprende i tombini, le antenne televisive, i fili elettrici sui muri delle case, una ruota di bicicletta che sporge da un cortile. Niente di particolarmente bello, eppure.. bellissimo. Perché quello che si capisce da queste immagini è che il protagonista non è un casuale uomo che cammina. Il suo passeggiare e osservare è per lui un compito ben preciso, una scelta di vita, un naturale percorso mentale, filosofico. Jiro, attraverso questo strano personaggio "senza qualità" ci propone una storia da seguire, una sorta d’identificazione attiva, che non è causata da grandi emozioni, da ricerche straordinarie, vite in pericolo, ma proprio dallo sguardo meravigliato del protagonista e del suo autore, che lo segue per le strade della normalità.

Sono vignette da leggere velocemente: nel fumetto europeo e americano le onomatopee si usano soprattutto per accentuare un rumore forte e invadente. Nel rispetto della tradizione manga, Jiro si sofferma invece su rumori deboli, appena percettibili: stonk quando una palla colpisce la testa, crock quando un piede schiaccia gli occhiali, il rumore della pioggia, prima il plic delle gocce, poi lo shhf per dare la sensazione dello scroscio. Anche se leggiamo che il mondo nipponico invidia l'Italia per la sua vita meno stressante, sono i giapponesi a fare il bagno dopo aver preso la pioggia, per il piacere di recuperare le forze e la tranquillità, come fa l'uomo che cammina, prendendosi tempo e spazio.
Un uomo che cammina e ci invita ad ammirare il suo percorso: lo sguardo di altre persone, un albero che sta fiorendo, la neve che cade.
"In città", "Nuotata notturna", "Notte stellata", "Attraverso i vicoli", "A vedere il mare"..
La storia di un uomo che, passeggiando, nutre il suo animo, nonostante tutto, di amore per la vita, soffermandosi soprattutto sul passato e gli animali, quello che noi, nelle nostre città caotiche e violente, sembra abbiamo perso, per sempre..

Le storie e i fumetti di Jiro Taniguchi sono pubblicate in Italia da Panini Comics e Coniglio ed.
Tratto da L'arte di Jiro Taniguchi, per i Classici del fumetto - Repubblica








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