Vivisezione: Intervista con il dottor Stefano Cagno*
via www.marchexpo.it
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Dottor Cagno, subito una domanda molto secca: è indispensabile la vivisezione per la ricerca scientifica?
No. Non solo non è indispensabile, ma è dannosa. Utilizzare animale per
la ricerca è un grave errore che storicamente ha provocato solo danni
alla salute umana, anche se, fino ad un recente passato, i mezzi di
comunicazione di massa hanno taciuto su tutto ciò. Così la gente ha
continuato a pensare che la morte degli animali nei laboratori potesse
essere di qualche utilità per il progresso scientifico.
Nonostante ciò che dicono i vivisettori, il problema è molto semplice:
nessuna specie animale può essere un valido modello sperimentale per
nessun'altra specie, esseri umani compresi. Quando, ad esempio, dimostro
che una sostanza è terapeutica e innocua nei ratti, devo poi comunque
sperimentarla sugli esseri umani per capire se veramente ciò che ho
visto negli animali si verifica anche nella nostra specie. Infatti prima
di commercializzare un farmaco è indispensabile e obbligatorio per
legge sperimentarlo anche sui nostri simili. Se la vivisezione fosse
scientificamente valida perché bisognerebbe compiere anche la
sperimentazione umana?
Un altro problema è l'impossibilità di stabilire a priori la specie
animale più simile alla nostra. Basta infatti la presenta o l'assenza di
un enzima per cambiare il comportamento di una sostanza passando da una
specie ad un'altra e questo non si può sapere a priori, ma solo dopo
avere sperimentato sui nostri simili. Credo che per comprendere l'errore
che sta alla base della vivisezione e i danni provocati sia sufficiente
citare alcuni semplici dati. Il 54% delle sostanze cancerogene, ossia
in grado di provocare cancro, per i ratti non lo sono per i topi. Come
possiamo sapere a priori se gli esseri umani si comportano come i ratti o
come i topi? Il 52% dei farmaci commercializzati negli USA, ossia nella
nazione tecnologicamente più avanzata, hanno provocato gravi reazioni
avverse che non si erano verificate nei test sugli animali. Tutto ciò
provoca la morte ogni anno negli USA di circa 100.000 cittadini.
Come è cambiata la prospettiva del fenomeno negli ultimi dieci anni?
A livello di comunità scientifica purtroppo è cambiata molto poco.
Sempre più laureati in materie scientifiche dichiarano la propria
avversità alla vivisezione, ma i vertici universitari e le industrie
chimico-farmaceutiche rimangono ancorate alle vecchie impostazioni del
passato. La società civile, invece, sta dimostrandosi sempre più aperta
verso le tesi antivivisezioniste e tutto ciò è la migliore premessa per
un cambiamento quanto mai auspicabile, nell'interesse degli animali ma
anche degli esseri umani.
Quali sono stati i passi più importanti nei metodi alternativi di ricerca?
Non è mai stata dimostrata la validità scientifica della vivisezione e
quindi ritengo che potrebbe essere abolita anche senza la possibilità di
sostituirla con alternative. Tuttavia le alternative esistono. Alcune
sono molto vecchie, come gli studi epidemiologici che hanno reso
possibile l'individuazione di tutti i fattori di rischio per le malattie
cardio-circolatorie. Altre sono più moderne, come le colture cellulari
che forniscono dati parziali, perché riferiti non ad un organismo in
toto, ma comunque veritieri perché prodotti utilizzando materiale
biologico (le cellule) della stessa specie per la quale stiamo compiendo
la ricerca. Ultimamente poi possiamo contare sui sussidi tecnologiche
sempre più raffinati: pensiamo al cosiddetto brain imaging (TAC, RMN,
PET), alla clonazione cellulare, alle cellule staminali eccetera. Tutte
queste possibilità e altre ancora rendono ogni giorno sempre più
indifendibile scientificamente il ricorso agli animali nella ricerca.
Come può un consumatore scegliere e riconoscere prodotti (cosmetici e
non solo) che non utilizzano tale pratica nelle fasi di testing?
Per quanto riguarda le terapie, non esistono soluzioni al problema.
Tutti i farmaci, ma anche le altre sostanze terapeutiche naturali, sono
stati comunque sperimentati sugli animali. Per i cosmetici il discorso è
differente. Dal 1976 esiste una direttiva europea che impone di
sperimentare i principi attivi dei cosmetici sugli animali. Se quindi
vogliamo essere sicuri di non comprare cosmetici testati sugli animali,
dobbiamo acquistare prodotti i cui componenti sono entrati in commercio
prima del 1976. In quanto alla famosa dizione "prodotto finito non
testato sugli animali" bisogna stare molto attenti perché non vi è alcun
obbligo di testare i prodotti finiti, ma solo i principi attivi. A
questo proposito consiglio la lettura di un libro interessante e utile
al tempo stesso intitolato Guida ai prodotti non testati sugli animali
di Antonella De Paola (Edizioni Cosmopolis)
Ed uno studente universitario che ha intrapreso studi veterinari o medici può evitare questa pratica?
In Italia esiste una legge (n° 416 del 1993) che garantisce agli
studenti ed ai lavoratori il diritto di obiezione di coscienza alla
vivisezione per motivi etici. Fino ad ora l'Università ha mantenuto un
atteggiamento oscurantista, ostacolando in tutti i modi la possibilità
per gli studenti di conoscere questo loro diritto. La legge prevede che
non vi sia alcuna forma di ritorsione nei confronti degli obiettori.
Inoltre i professori dovrebbero garantire agli studenti laboratori
didattici alternativi a quelli che impiegano animali. Ho detto
dovrebbero perché in realtà questi laboratori non vengono mai istituiti,
poiché creerebbero una cultura alternativa a quella dei vivisettori e
questo fatto sarebbe per loro destabilizzante.
Come vede il fenomeno da qui a 10 anni?
Ogni anno che passa il fronte antivivisezionista aumenta sempre di più.
Internet ha dato la possibilità a tutti di informarsi su un tema come
quello della vivisezione per il quale vi era stata, in passato, una
assoluta censura da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Oggi
chiunque ha la possibilità di leggere montagne di documenti che
dimostrano i danni prodotti dalla vivisezione sulla salute umana e le
atrocità compiute nei laboratori in nome di una falsa scienza,
funzionale solo agli interessi di chi la compie. La tecnologia, inoltre,
ci sta dando un grande aiuto. Così risulta chiaro a tutti lo scandalo
dei vivisettori che impiegano metodi di ricerca vecchi di decenni,
quanto non di un secolo. Nell'era della tecnologia avanzata, non può
essere giustificata la prosecuzione di test come, ad esempio, il Draize
Test nel caso della cosmesi, in cui spalmiamo i cosmetici negli occhi di
conigli immobilizzati in apparecchi di contenzione e li teniamo in
questa condizione per giorni interi. Oggi anno ogni industria in ogni
settore mette sul mercato nuovi prodotti, più belli, più funzionali, più
sicuri, ma le industrie dei cosmetici applicato ancora il Draize Test
che è stato inventato nel 1944! La gente non è stupida e ora, che grazie
ad Internet è finalmente informata, comincia a capire l'inganno a cui è
stata sottoposta negli anni passati.
La vivisezione è un metodo di
ricerca non scientifico e quindi i pazienti diventano le vere cavie
sulle quali i ricercatori compiono le ricerche. Purtroppo ognuno di noi
un giorno si ammalerà: abolire la vivisezione significa migliorare la
ricerca e quindi avere maggiori garanzie ed opportunità di guarire.
* Medico chirurgo,
psichiatra, autore di testi di bioetica, membro del Comitato Scientifico
Antivivisezionista e della Lega Internazionale Medici per l’Abolizione
della Vivisezione.
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