Free Nelson Mandela, quando il rock sconfisse l'apartheid
S. Hooper
Al Jazeera, traduzione di M. Biondi
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È stato più efficace di qualsiasi altra iniziativa nella lunga lotta contro l'apartheid in Sud Africa. Ed è durato un solo giorno. Nulla più del Nelson Mandela 70th Birthday Tribute riuscì a sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale contro il regime di segregazione razziale che guidava da decenni il più ricco Paese africano. Dopo un quarto di secolo, Tony Hollingsworth sembra Ancora incredulo mentre ricorda la sua conversazione con un agente musicale di Los Angeles in merito al concerto che stava organizzando per celebrare il settantesimo compleanno del personaggio mito del Sud Africa, a quel tempo detenuto in carcere. Nel 1988, Mandela aveva già trascorso 26 anni in prigione, ma la notizia del suo stato di detenzione non era mai arrivata nei luoghi più remoti dell'industria dello spettacolo, lungo le coste assolate della California. «Bisogna considerare che molte persone Ancora non sapevano chi fosse Mandela», racconta Hollingsworth ad Al Jazeera, ricordando la lunga preparazione del concerto dell'11 giugno 1988 a Londra, che 600 milioni di persone seguirono in televisione in tutto il mondo. Hollingsworth era diventato famoso nel Regno Unito negli anni '80 come promotore di eventi musicali con un messaggio politico, inclusi i festival di Glastonbury dell'epoca.
L'idea di fare un concerto a sostegno di Mandela e della sua causa lo aveva attratto da quando Nelson Mandela Free, una canzone di protesta di Jerry Dammers degli Specials, inaspettatamente era diventata un inaspettato successo internazionale nel 1984. Nell'imminenza del 70mo compleanno di Mandela, Hollingsworth intravide l'opportunità di modificare l'opinione della gente su un uomo che continuava ad essere descritto come "terrorista" dai media occidentali.
«Il movimento anti-apartheid (Aam) aveva avuto successo nel forzare sulle sanzioni, ma nel campo della comunicazione, il regime dell'apartheid era Ancora vincente, il 50 percento dei notiziari parlava di Mandela come leader terrorista nero», spiega Hollingsworth. «Così andai a trovare l'arcivescovo Trevor Huddleston [il leader di Aam] e gli dissi: "Penso di sapere come fare per rimuovere il maggiore ostacolo che io penso le impedisca di liberare Mandela».
Tributo musicale con trucco L'idea di Hoolingsworth era che, se fosse riuscito a convincere le redazioni dello spettacolo delle emittenti televisive ad aderire ad un omaggio a Mandela ingaggiando le più importanti star del momento, le redazioni dei notiziari avrebbero ammorbidito presto i loro toni.
«In un paese come la Svezia, che sosteneva il Congresso Nazionale Africano (Anc), era un fatto assolutamente normale. Mentre in Gran Bretagna si potrebbe chiamare un tributo musicale con trucco. Alcune persone erano certamente consapevoli che si sottendesse ben altro, mentre altre ne erano assolutamente ignare». Nel piano di Hollingsworth era fondamentale che l'evento non apparisse di matrice dichiaratamente politica. Nonostante i dubbi di Huddleston e di altri attivisti, non ci sarebbe stato alcun riferimento a sanzioni più dure, non ci sarebbe stata la richiesta di rilascio dei prigionieri, né doveva esserci alcun legame formale tra l'evento e l'Aam o l'Anc.
«Si trattava di arrivare in televisione, poiché era quello che avrebbe allontanato la parola "terrorista". Si dovrebbe andare in ogni redazione di intrattenimento e chiedere "vorreste mandare in onda questo spettacolo con tutte queste celebrità?" La metà saprebbe cosa intendo, e l'altra sarebbe d'accordo senza sapere su cosa». Uno dei successi più grossi di Hollingworth fu di persuadere la BBC ad appoggiare l'evento, persino mentre il governo di Margaret Thatcher continuava ad essere il più tenace sostenitore del regime razzista. Esponenti del partito Conservatore della Thatcher accusavano la rete nazionale di «fare pubblicità ad un movimento che incoraggia il congresso nazionale africano nelle sue attività terroristiche». Alcune volte «le relazioni tra Bbc e governo sono molto strette, ma in quel periodo la Bbc si stava tirando indietro», prosegue Hollingsworth. «Il governo voleva che consegnasse tutti i filmati che aveva ripreso in Irlanda del Nord, ma la Bbc si era rifiutata. Pertanto, quando avanzammo la nostra proposta, poiché in quel momento c'era aria di indipendenza, penso che poterono agire con spirito più libero».
Esuli anti-apartheid Svolgendosi a Londra, l'evento offrì a Hollingsworth la possibilità di ricordare al mondo che la Gran Bretagna era ormai la patria di molti esuli sudafricani e di molti attivisti impegnati nella battaglia anti-apartheid. «La Gran Bretagna aveva il più forte movimento anti-apartheid e allo stesso tempo il governo più forte a sostegno dell'apartheid. Le due cose andavano mano nella mano; c'erano motivazioni storiche. L'apartheid era in verità un'espressione dell'impero, un'estensione dei britannici che andavano là a scavare miniere d'oro sfruttandone i giacimenti». Hollingsworth aveva preso accordi con 67 emittenti nazionali, incluse la Fox tv in USA, la CCTV in Cina, l'emittente sovietica Gosteleradio e la Doordarshan in India, mentre decine di paesi africani erano autorizzati a mandare in onda il concerto senza costo alcuno. Ottenere l'impegno di alcuni artisti fu più difficile. Quando il manager di Sting disse che il leader dei Police non sarebbe stato disponibile, Hollingsworth volò in Svizzera, prenotò nello stesso albergo del cantante e rincorrendolo nella sua stanza gli promise un jet privato a sua disposizione in qualsiasi momento per consentirgli di esibirsi Anche negli altri tour in cui era impegnato.
Stevie Wonder, uno dei più popolari artisti dell'epoca, diede la sua adesione con pochissimi giorni di anticipo, solo dopo che Hollingsworth lo aveva chiamato ogni settimana per un anno intero.
E finalmente lo show della durata di quasi 12 ore, con celebrità del calibro di Whitney Houston, George Michael, i Simple Minds e il famoso gruppo dei Dire Straits con Eric Clapton alla chitarra. Hollingsworth ricorda quel giorno come «evento esplosivo: si percepiva un enorme sentimento caloroso, e tutto era veramente molto speciale». Tuttavia erano stati i mesi prima del concerto che gli avevano procurato la soddisfazione maggiore, mano mano che si accorgeva di come stavano cambiando i notiziari su Mandela, proprio come lui aveva sperato.
«Già tre mesi prima sapevo che ce l'avremmo fatta. Quella parola 'terrorista' stava sparendo, era quella la magia. Man mano che le televisioni aderivano, i loro notiziari cambiavano i toni. Infine il progetto offrì all'Aam e all'Anc un ottimo argomento potendo affermare che 600 milioni di persone avevano partecipato al compleanno (di Mandela). Quello era stato un enorme punto a suo favore per liberarlo e porre fine all'apartheid».
«Vi ringraziamo» L'impegno di Hollingsworth fu largamente riconosciuto da Mandela e dagli altri leader impegnati nella lotta contro l'apartheid. Meno di due anni dopo, Hollingsworth organizzò un altro concerto a Londra su richiesta personale di Mandela, stavolta per celebrare il suo rilascio e ringraziare quelli impegnati nel movimento internazionale che lo avevano accompagnato nel lungo cammino verso la libertà. Ringraziando coloro che avevano manifestato a favore della sua causa nel 1988, Mandela dal palco disse: «Vi ringraziamo, in modo particolare per quello che avete fatto per la celebrazione del mio settantesimo compleanno. Quello che avete fatto allora ha reso possibile a noi fare quello che stiamo facendo oggi». Huddleston morì nel 1998, e Anche lui scriveva di Hollingsworth: «Il risultato dei suoi sforzi ha aiutato ad esercitare quella pressione che aveva assicurato il rilascio di Nelson Mandela». Hollingsworth preferisce onorare l'impegno di decenni dell'Anc e dell'Aam, che avevano con grande slancio esercitato una tale pressione internazionale fino al punto in cui un futuro a lungo termine dell'apartheid appariva ormai insostenibile.
«A Trevor Huddleston avevo detto che le sanzioni presto o tardi avrebbero avuto successo, ma che noi avremmo potuto accelerarne il risultato, ed è quello che abbiamo fatto. Non so se lo abbiamo anticipato di un giorno, una settimana, un mese o un anno, ma lo abbiamo anticipato. Le cose si stavano muovendo, il mondo stava cambiando, e quel sistema razzista non poteva essere tollerato oltre. Oramai c'era il riconoscimento di una cultura post-imperialistica per cui c'era un mondo meraviglioso là fuori da abbracciare».
S. Hooper
Al Jazeera, traduzione di M. Biondi
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