26/01/16

Quando la solitudine diventa reato: The Lobster

Quello che ormai governa la nostra società non è più certamente la politica ma bensì l’economia. Il potere è saldamente nelle mani delle grandi corporazioni che, potendo gestire grandi quantità di denaro, possono a loro piacimento imporre candidati e presidenti, deputati e governatori. Hanno il potere saldamente nelle loro mani. E al potere delle multinazionali non piace la solitudine. Non piacciono i single. Perché non è conveniente. Dove non c’è famiglia c’è poca spesa. Non si consuma abbastanza. E poi, al potere ha dato sempre fastidio le persone che pensano. Che riflettono. E a star da soli c’è più tempo per pensare.

In una società del futura il potere odia e punisce la solitudine amorosa. Se ti ritrovi single per un qualsiasi motivo, vieni spedito in un albergo / prigione, costretto con altri solitari a trovare una compagna/o in base ad affinità di gusti e personalità. Si ha tempo 45 giorni, scaduti i quali si viene trasformati in un animale, almeno questo viene stabilito su propria scelta. Nell’albergo / prigione, durante il soggiorno, vi sono regole e manifestazioni allucinanti, come ad esempio una caccia all’uomo per allungare i giorni di detenzione e avere più tempo e chance di trovare l’anima gemella, provare a vivere con un braccio solo e dove è vietato anche masturbarsi, il tutto per dimostrare quanto sia malvagio e frustrante vivere da soli. E’ questo quel che succede al nostro Colin Farrell in The Lobster, piccolo gioiello cinematografico del greco Yorgos Lanthimos.
Tornando per un attimo alla trama, chi non è disposto a subire questa follia imposta dall’alto non ha altra scelta se non il suicidio o quello di rifugiarsi nei boschi, alla macchia, dove operano un gruppo di resistenti, di rivoluzionari dalle regole dispotiche e feroci: sono banditi matrimoni, fidanzamenti, persino il corteggiamento. La coppia è considerata il male assoluto. Un universo antagonista in cui è bandito l’amore, i sentimenti nelle sue molteplici forme, clandestini sottomessi ad un potere dispotico che tramite la disciplina intende governare la vita collettiva e individuale. Senza eccezione alcuna. Quindi un rimedio peggiore del male che vorrebbe combattere, con norme talmente assurde e insensate da essere non meno selvaggio e totalitario del potere che si vuole combattere. The Lobster è un film tutto da guardare, anche se alcuni media hanno riportato che in alcune proiezioni qualcuno del pubblico abbia esternato il proprio sdegno, uscendo poi dalla sala. In termini politici, mi è sembrato di cocente attualità e consono alla situazione del nostro paese, in cui la forza che si autodefinisce come unica opposizione al potere corrente, si sta rivelando per quello che è, cioè una struttura gerarchica totalmente prona, e che fa riferimento ad una società che ha come suo obiettivo principale il profitto. Con le sue regole assurde e crudeli (pensiamo al sistema delle espulsioni ad ogni deragliamento dalla linea del capo) non diverse da quelle che ci vengono imposte da chi ci governa, sarebbe una follia sostituire una stortura con un'altra, non meno folle.

The Lobster è una denuncia profonda anche della deriva a cui la nostra società sta andando incontro, in termini di controllo della nostra vita privata. Un sistema che attraverso le nuove tecnologie tutto vuole sapere e disciplinare, che odia l’individualismo bonario e costruttivo. E uno sberleffo a tutti quei rapporti costruiti e perpetrati sulla paura della solitudine, costruiti e sostenuti sulla finzione, sulla menzogna e l’ipocrisia. Anche se è un film che ha avuto un effetto potentissimo su di me, tanto da poter essere benissimo un mio biglietto da visita.. culturale, The Lobster ci riguarda tutti da vicino, da molto vicino. E’ surreale, scorretto, geniale, pieno di ironia verve comica e alla fine ci lascia con una sfilza di domande su temi quali il rapporto con la solitudine, la sessualità, i compromessi, l’ipocrisia dei rapporti umani.

Colin Farrell panciuto è clamoroso, ben coadiuvato da una Rachel Weiz sempre splendida, anche senza trucco. Le sonate di Beethoven ben si sposano con le atmosfere surreali del film, insieme a Nick Cave. E a proposito di musica e di ironia, c’è un dialogo in cui il capo dei resistenti, Léa Seydoux, bellissima, anche lei quì senza ombra di trucco, in una perfetta versione di donna leader, spiega le regole al nuovo arrivato Farrell e in relazione alle patetiche serate da ballo organizzate nell’albergo /prigione allo scopo di far socializzare i solitari.. :<<Qui non sono ammessi balli in coppia, qui si balla da soli ed è per questo che noi ascoltiamo solo musica elettronica!..>>

Quì in Streaming e Download, in lingua originale (consigliato)



24/01/16

40 Anni di una Cultura Sovversiva: Punk 1976 - 2016

Punk 1976 - 2016! Siamo in pieno anniversario e a Londra iniziano i festeggiamenti per i 40 anni del punk. Si svogeranno per tutto l’anno, e verranno coinvolti diversi locali, istituzioni, organizzazioni. Punk London – 40 Years Of Subversive Culture, ricorderà la “cultura sovversiva” che ha contagiato i giovani di tutto il mondo allora e che continua ad influenzare oggi musica, moda, cinema, il mondo dell’arte. L’intento è quello non solo di esplorarne le radici, ma anche di evidenziare come il punk continui a propagare la sua onda nel tempo.
Tra gli eventi seminali di quel 1976 c’è anche il 100 Club Punk Festival, una due giorni di festival che si tenne proprio al The 100 Club in settembre e che ospitò nomi allora sconosciuti ai più ma destinati a rimanere nella Storia: Subway Sect, Siouxsie And The Banshees, The Clash, The Damned, The Vibrators e i Sex Pistols stessi sono sfilati su quel palco, ignari di quel che il destino aveva in serbo per loro. Mentre dal 4 al 10 gennaio nel club si è svolto anche il Resolution Festival, con numerosi gruppi che si sono avvicendati per riportare alla memoria la maratona musicale di allora.
Per sottolineare la portata epocale del movimento, tutti possono aderire alla manifestazione e dare il proprio contributo: basta ideare il proprio evento e registrarsi sul sito www.punk.london/.

Hanno già aderito e parteciperanno:
British Fashion Council, British Film Institute, British Library, Design Museum, Doc ‘n Roll Films, Institute of Contemporary Arts, Live Nation Merchandise, Museum of London, The Photographers’ Gallery, Rough Trade, PYMCA, Premier and On|Off, Roundhouse and Universal Music Catalogue.

In questa piccola rassegna ripercorriamo gli inizi del movimento Punk, le basi pre-punk, dagli Stooges e New York Dolls, fino a filmati incendiari dei Pistols, Damned e co, dal 1976, fino ai primi mesi del 1977.

Punk’s Prologue Pt 1. The Stooges – TV Eye (1970)
La Rosetta Stone dell'attidudine punk rock, ma c'è di più per Iggy & Co nell'esibizione al Cincinnati Pop Festival del burro di arachidi: infatti, Iggy passa parte del concerto in mezzo al pubblico, tornando poi sul palco cosparso di burro di arachidi. The Stooges inaugurano un suono positivamente selvaggio e l'introduzione di uno sconcertato Jack Lescoulie è esilarante: "Loro di certo non entreranno nello show-biz con questo spettacolo ..."





Punk’s Prologue Pt.2 New York Dolls - Personal Crisis
Ancora nel 2016, guardare le Dolls in scena abbiamo l'impressione che provengano da un altro pianeta. (Comefaceva Johnny Thunders ad avere quei capelli?); Dio sa come dovevano sembrare al pubblico nel 1973!. In Germania, Malcolm McLaren rimase folgorato quando li vide e nel 1975, diventò il loro manager. Il gruppo arrivò ad esibirsi sventolando sul palco una bandiera con falce e martello che campeggiava sullo sfondo. I Dolls fecero cinque concerti a New York con questo nuovo look ideato da McLaren, vestiti di pelle fetish colorati, e supportati dai Television. Quando li perse,semplicemente li ricostruì nei i Sex Pistols.



Ramones - Havana Affair (1976)
Da un concerto di Max Kansas City nel mese di ottobre del '76, rimane uno dei migliori video del gruppo sul web, più che sufficiente a giustificare il culto e l'adorazione delle punk band britanniche per i Ramones. No Dee Dee, no Paul, no Sid..  Il Melody Maker accolse così le prime esibizioni del gruppo: <I Ramones sono l'ultima di una lunga serie di band presuntuose e prive di talento, il ​​cui risultato più importante fino ad oggi è la loro incapacità di oltrepassare i confini di New York City. Quì sono stati accolti dall'adulazione di un esercito di fan ingannati: musicalmente, non vanno per il sottile e non hanno variazioni di qualsiasi tipo. La loro regola è quella di essere più incompetenti possibile. Per una band che vorrebbe essere la proiezione per i giovani d'America della vita suburbana, anticonformista, del sesso e della lotta, o di qualsiasi altra cosa,falliscono miseramente...>



Sex Pistols - Pretty Vacant (1976)
Esibizioni scabrose dei Pistols in un brillante weekend a Londra, e un bel documentario sulla scena crescente del punk britannico, girato e presentato dal pioniere della TV culturale inglese, Janet Street Porter. Possiamo riconoscere il futuro produttore dei Clash Guy Stevens dirci di come fosse annoiato con la musica dei Led Zeppelin e di altri dinosauri del rock dell'epoca. Very Cool!. quì





The Damned – New Rose (1976)
Un promo piacevolmente frammentario e sconnesso, New Rose fu il primo singolo in assoluto pubblicato da una punk band nell'ottobre 1976 nel Regno Unito. New Rose è attribuita a Brian James, chitarrista e membro fondatore, pubblicata su etichetta Stiff Records e ebbe come B-side la cover di Help! dei The Beatles, suonata due volte più rapidamente dell'originale. New Rose è stata poi coverizzata dai Guns'n Roses in The Spaghetti Incident e dai Poison Idea, band hardcore punk di Portland in Pajama Party. Ditemi se non suona ancora incredibile!.




Sex Pistols da Bill Grundy (1976)
Alle 17.30 del 1° Dicembre 1976 si presentarono a Today, programma televisivo presentato da Bill Grundy ed erano già sbronzi. lniziò a provocarli, parlando di grandi compositori - Mozarl, Bach e Beethoven. Johnny Rotten d'improvviso vomitò in un angolo, esclamando.. "Merda!". Grundy invitò John a ripetere quel che aveva detto e fu immediatamente accontentato, mentre lui si rivolgeva a Siouxies (dei Bansheens, che era una delle accompagnatrici della band..) chiedendole un appuntamento per dopo la trasmissione. A quel punto Steve Jones gli disse che era un vecchio sporcaccione, rincarando la dose chiamandolo lurido stronzo e una maledetta carogna! Finì lì. Grundy aveva ben rappresentato tutta l'ipocrisia con cui le istituzioni avevano risposto al punk. Il giorno dopo il Daily Mirror se ne uscì con una famosa copertina che titolava a tutta pagina "The Filth and the Fury!" ("Oscenità e furore!") e i buoni borghesi iniziarono a intasare le linee telefoniche della Tv protestando inferociti per quello spettacolo "di depravazione e privo di decenza". Alcuni dichiararono di aver preso a calci il televisore e la rissa verbale scatenatasi in diretta (con tutti i suoi strascichi polemici), distrusse letteralmente la carriera pubblica di Grundy.





Sex Pistols - Anarchy in the UK (1976)
I Sex Pistols eseguono 'Anarchy in the UK' nel programma di Tony Wilson Granada Pop Show - So It Goes, in quella che fu loro prima apparizione televisiva. Tony Wilson, presentatore alla Granada Television e creatore della Factory Records, era stato uno dei 42 spettatori (insieme ad alcuni membri chiave della futura scena musicale di Manchester, come Peter Hook e Bernard Sumner prima Joy Division e poi New Order, Morrissey degli Smiths, il produttore Martin Hannett, Mark E Smith dei The Fall, Paul Morley, influente giornalista musicale e Mick Hucknall dei Simply Red) che il 4 giugno del 1976 assistette al concert dei Pistols al Lesser Free Trade Hall, invitati da Howard Devoto e Pete Shelley dei Buzzcocks. In seguito portò la crema del punk americano e britannico e le fasce New Wave al pubblico del suo acclamato spettacolo televisivo che andava in on onda a tarda notte. Nel video possiamo vedere il maldestro tentativo del cameraman di censurare la svastica che aveva al braccio Jordan, un'altra delle accompagnatrici di Rotten e compagni.





The Clash – BBC Clash Documentary ‘The Clash New Year’s Day ’77’
La BBC, il giorno di Capodanno, ha trasmesso questo splendido documentario sulla leggendaria punk rock band The Clash, girato da Julien Temple circa 38 anni fa, prima che il mondo avesse mai sentito parlare dei The Clash .
Ora, è possibile guardare l'intero filmato, di 75 minuti, qui sotto.
Temple, che ora ha 62 ed è un regista di successo, ha diretto video per artisti come Janet Jackson, Neil Young, Rolling Stones, Talking heads e tanti altri, insieme ad un controverso, prospettico biopic su Marvin Gaye, era un giovane aspirante cineasta quando incontrò i tre principali membri di The Clash nel 1976. Ben presto diventò amico di Joe Strummer, Mick Jones e Paul Simonon, e iniziò a filmare alcune delle loro prime prove e spettacoli dal vivo. Questo lungometraggio stupefacente costituisce gran parte del documentario della BBC sui Clash, ed ha come fulcro la performance dal vivo il primo gennaio del 77, tre mesi prima della pubblicazione del loro album di debutto, intitolato semplicemente, The Clash. Lo spettacolo si tenne al Roxy Club, una ex discoteca angusta e decrepita nel quartiere di Covent Garden di Londra, che per i suoi brevi 100 giorni di vita fu considerata l'epicentro della musica inglese e della rivoluzione culturale nota come "punk rock". Il filmato, che è certamente di grande valore non solo per gli appassionati ma per i suoi riferimenti culturali e storici, non era mai stato trasmesso prima.




Sex Pistols – Seventeen (1977)
Documentato da Don letts in Super 8, il debutto di Sid Vicious con i Sex Pistols al Green Cinema di Londra, il 4 Marzo 1977. E' il celebre The Punk Rock Movie (conosciuto anche come The Punk Rock Movie from England), il film del 1978 sulla scena punk rock britannica assemblato da filmini in Super 8 girati da Don Letts, disc jockey del club The Roxy di Londra durante gli anni di punta del movimento punk del '77. Contiene riprese dal vivo di esibizioni di The Clash, Sex Pistols, Wayne County & the Electric Chairs, Generation X, Slaughter and the Dogs, The Slits, Siouxsie and the Banshees, Eater, Subway Sect, X-Ray Spex, Alternative TV e Johnny Thunders & The Heartbreakers. Inoltre sono presenti anche immagini fuori scena di alcune band, come i Generation X, le Slits e i Siouxsie and the Banshees.

Tutte le esibizioni furono girate al Roxy, tranne, appunto, quella dei Sex Pistols, che proviene invece dal concerto tenutosi al cinema The Screen On The Green di Londra. Il concerto vide l'uscita di Glen Matlock, considerato troppo poco "punk" e fu il primo con Sid Vicious in formazione.






The Damned – Fan Club (1977)
"Nessuno pensava,  in quei momenti, che tutto questo stava per cambiare il mondo."






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19/01/16

Stilyagi: la musica delle ossa e il design dei libri sovietici

In particolare gli americani, sono sempre stati orgogliosi, fino alla nausea a volte, sui numerosi modi con cui la cultura pop occidentale è riuscita a penetrare nell'Unione Sovietica, seducendo i suoi giovani che andavano a letto sognando Topolino, Billie Holiday, Elvis, Star Wars.. Dal jazz dei primi decenni dopo la rivoluzione, al rock and roll degli anni '50 e ancora dopo, la gioventù sovietica bramava le vie d'Occidente, tanto che, a quanto pare, bootleg di musica inglese e americana sono stati ritrovati registrati su pellicola radiografica, in pratica musica impressa sulle lastre usate per i raggi X, che venivano recuperate dagli archivi e dai cassonetti dei rifiuti degli ospedali sovietici, prima dell'arrivo del registratore e nel corso degli anni '50, quando il vinile non era facilmente reperibile. Russi geniali iniziarono così a registrare bootleg di jazz , boogie woogie e rock 'n' roll, musica che allora era vietata dal regime, la qualità a volte era terribile, ma il prezzo era basso, un rublo o un rublo e mezzo. Spesso questi dischi contenevano autentiche sorprese per il compratore: dopo pochi secondi di rock 'n' roll, una voce beffarda chiedeva in russo: 'Allora, cosa si prova ad ascoltare gli ultimi suoni, eh ?", seguito da alcuni epiteti e insulti indirizzati agli appassionati acquirenti, poi il silenzio. "Questi "dischi" erano chiamati Roentgenizdat (stampa su X-ray) o, come disse Sergei Khrushchev (figlio di Nikita), "la musica delle ossa".

Un omaggio accattivante agli hipsters sovietici di quegli anni è il musical russo del 2008 dal titolo, ovviamente, Stilyagi (che tradotto suona come" pantaloni a vita bassa "- anche se la parola significa letteralmente" ossessionato dalla moda ").




Ora, oltre tutto questo raramente ci chiediamo cosa la cultura sovietica ha esportato mentre strombazzavamo la nostra superiorità. Tantissime cose, che non potremo stare quì ad elencare, ma alcune di queste sono alte filigrane di innovazione creativa e di bellezza estetica, come il cinema di Dziga Vertov e Andrej Tarkovskij. Il Theremin, di cui abbiamo parlato, ha radicalizzato la musica con il suo inquietante sibilo elettronico. Molto meno note, tuttavia, sono gli sviluppi affascinanti nell' animazione e nelle illustrazioni.

La maggior parte di noi, che sono lettori famelici e curiosi, e quelli che scrivono di cultura sono cresciuti pensando alle biblioteche pubbliche come fonti inesauribili di cose affascinanti da scoprire, e Biblioteca Pubblica di New York sta facendo un lavoro eccezionale, con la digitalizzazione di intere collezioni di libri, raccolte di innumerevoli argomenti, portando l'era di Internet ad un livello della , prendere che a un altro livello, rendendoli disponibile a tutti, portando così Internet in una nuova era. Grazie proprio alla Biblioteca Pubblica di New York possiamo visualizzare e scaricare
650 esempi di design per copertine e cover di libri dell'era Sovietica, pubblicate tra il 1917 e il 1942, anche sela maggior parte risalgono agli anni '30. Questa bellissima collezione offre una sguardo unico sulle tendenze del design d'avanguardia di quegli anni.

Inoltre, l'archivio offre anche un'ampia panoramica dei tipi di libri che venivano pubblicati in Unione Sovietica prima della guerra ed è improbabile che molti di questi titoli hanno visto una qualsiasi traduzione. In alcuni casi, l'autore e il titolo di alcuni di questi libri sono andati persi. Ognuna delle immagini ha un link a una pagina del database online della grande biblioteca digitale di NY, dove è possibile acquisire le informazioni di pubblicazione e scaricare le scansioni ad alta risoluzione. In alternativa si possono vedere alcune selezioni scelte dal Paris Review, che ha richiamato la nostra attenzione su questa meravigliosa collezione online.

New York on line database of “Scrapbook of Russian Bookjackets"

Paris Review



13/01/16

Ora, da qualche parte: i cento libri di Bowie

Finirà mai questa infinita tristezza? 
Se le ultime 48 ore ci hanno insegnato qualcosa, è che David Bowie non è morto. L'uomo che ha fatto della propria morte una rappresentazione teatrale, ha messo in scena una grande fuga - nascondendosi in piena vista, più vivo che mai.
INTERZONE si occupa di musica e anche di letteratura, di libri, romanzi, fumetti e quant'altro. Quindi non potevamo esimerci dall'andare a cercare quello che David amava leggere, lui che era una persona intelligentissima e colta, molto colta.

L'elenco di libri preferiti di Bowie
Descritto come un "lettore vorace", molti dei suoi album sono stati influenzati da libri. Quando Vanity Fair gli chiese: "Qual è la tua idea di felicità perfetta?" Rispose "la lettura". Semplicemente. Nel 2013, Bowie ha postato i suoi 100 libri preferiti sulla sua pagina pubblica di Facebook. Curiosando e sapendo che Bowie ha sempre avuto un rapporto complicato con gli Stati Uniti, abbiamo scoperto che nella sua lista figurano moltia testi di scrittori americani, dal Truman Capote, a Hubert Selby Jr., Saul Bellow, Junot Diaz, Jack Kerouac e molti altri. Era anche molto affezionato agli inglesi, George Orwell, Ian McEwan, e Julian Barnes e amava Mishima e Bulgakov. Molti libri di questi scrittori figurano nelle nostre biblioteche e citati quì sul blog. Non un caso. L'elenco che abbiamo compilato completo qui è reperibile in rete su molti siti, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti, noi lo pubblichiamo con le edizioni italiane, facendo attenzione al fatto che i titoli  non tradotti non sono stati pubblicati in Italia. Possiamo scorgere la lista e pensare che ora, da qualche parte, David Bowie (o, per essere più precisi, David Jones) sta facendo esattamente la stessa cosa.

I titoli


Susan Jacoby, The Age of American Unreason, 2008

Junot Diaz, La breve favolosa vita di Oscar Wao, (The Brief Wondrous Life of Oscar Wao) - 2007

Tom Stoppard, La costa dell'utopia (The Coast of Utopia,trilogy) - 2002

Jon Savage, L' invenzione dei giovani (Teenage: The Creation of Youth 1875-1945) - 2007

Sarah Waters, Ladra (Fingersmith) - 2002

Christopher Hitchens, Processo a Henry Kissinger The Trial of Henry Kissinger, 2001

Lawrence Weschler, Il gabinetto delle meraviglie di Mr. Wilson (Mr. Wilson’s Cabinet of Wonder) - 1997

Orlando Figes, La tragedia di un popolo. La Rivoluzione russa 1891-1924 (A People’s Tragedy: The Russian Revolution 1890-1924) - 1997

Rupert Thomson, L'insulto (The Insult) - 1996

Michael Chabon, Wonder Boys, , 1995

Howard Norman, The Bird Artist, , 1994

Anatole Broyard, Furoreggiava Kafka - Ricordi del Greenwich Village (Kafka Was The Rage: A Greenwich Village Memoir) - 1993

Arthur C. Danto, Oltre il Brillo Box. Il mondo dell'arte dopo la fine della storia (Beyond the Brillo Box: The Visual Arts in Post-Historical Perspective) - 1992

Camille Paglia, Sexual Personae: arte e decadenza da Nefertiti a Emily Dickinson) (Sexual Personae: Art and Decadence from Nefertiti to Emily Dickinson) - 1990

Richard Cork, David Bomberg, , 1988

Peter Guralnick, Sweet Soul Music (Sweet Soul Music: Rhythm and Blues and the Southern Dream of Freedom) - 1986

Bruce Chatwin, Le vie dei canti (The Songlines) - 1986

Peter Ackroyd, Hawksmoor - 1985

Gerri Hirshey, Nowhere To Run: The Story of Soul Music - 1984

Angela Carter, Notti al circo (Nights at the Circus) - 1984

Martin Amis, Money, (Money: A Suicide Note), Einaudi -1984

Don DeLillo, Rumore Bianco, (White Noise) -  1984

Julian Barnes, Il pappagallo di Flaubert (Flaubert’s Parrot) - 1984

Charles White, The Life and Times of Little Richard - 1984

Howard Zinn, : Storia del popolo americano dal 1492 a oggi (A People’s History of the United States) - 1980

John Kennedy Toole, Una banda di idioti (A Confederacy of Dunces) - 1980

David Sylvester, Interviste a Francis Bacon (Interviews with Francis Bacon) - 1980

Arthur Koestler, Buio a mezzogiorno (Darkness at Noon) - 1980

Anthony Burgess, (Gli strumenti delle tenebre Earthly Powers) - 1980

Raw (a ‘graphix magazine’) 1980- 91

Viz (magazine) 1979

Elaine Pagels, I vangeli gnostici (The Gnostic Gospels) - 1979

Fran Lebowitz, Metropolitan Life 1978

Ian McEwan,Fra le lenzuola e altri racconti ( In Between the Sheets) - 1978

Writers at Work: The Paris Review Interviews, interviste a Ezra Pound, Ernest

Hemingway, Truman Capote, Joan Didion, T. S. Eliot, Ralph Ellison, William Faulkner, Irwin Shaw, Elizabeth Bishop e Vladimir Nabokov, 1977

Julian Jaynes, Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza (The Origin of Consciousness in the Breakdown of the Bicameral Mind) - 1976

Ed Saunders, Racconti di Gloria Beatnik (Tales of Beatnik Glory) - 1975

Greil Marcus, Mystery Train, 1975 (anche in italiano)

Frank O’Hara, Poesie (Selected Poems) - 1974

Otto Friedrich, Before the Deluge: A Portrait of Berlin in the 1920s - 1972

George Steiner, Nel castello di Barbablù (In Bluebeard’s Castle : Some Notes Towards the Re-definition of Culture) - 1971

Peter Sadecky, Octobriana and the Russian Underground - 1971

Charlie Gillete, The Sound of the City: The Rise of Rock and Roll - 1970

Christa Wolf, Riflessioni su Christa T (The Quest For Christa T) - 1968

Nik Cohn, Rock Dreams (Awopbopaloobop Alopbamboom: The Golden Age of Rock) -1968

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita (The Master and Margarita) -1967

Eugenia Ginzburg, Viaggio nella vertigine (Journey into the Whirlwind) - 1967

Hubert Selby Jr., Ultima fermata: Brooklyn (Last Exit to Brooklyn) - 1966

Truman Capote, A sangue Freddo (In Cold Blood) - 1965

John Rechy, Città di notte (City of Night) - 1965

Saul Bellow, Herzog - 1964

Spike Milligan, Puckoon - 1963

Jessica Mitford, Il sistema di morte americano (The American Way of Death) - 1963

Yukio Mishima, Orizzonti di gloria (The Sailor Who Fell From Grace With The Sea) -1963

James Baldwin, La prossima volta- Il fuoco: due lettere (The Fire Next Time) - 1963

Anthony Burgess, Arancia Meccanica (A Clockwork Orange) - 1962

George Orwell, Dentro la balena (Inside the Whale and Other Essays) - 1962

Muriel Spark, Gli anni fulgenti di Miss Brodie (The Prime of Miss Jean Brodie) - 1961

Private Eye (magazine) - 1961

Douglas Harding, La via senza testa. Lo zen e la riscoperta dell’ovvio (On Having No Head: Zen and the Rediscovery of the Obvious) - 1961

John Cage, Silenzio (Silence: Lectures and Writing) - 1961

Frank Edwards, ufologo, morto in circostanze misteriose - Strange People - 1961

R. D. Laing, lo psichiatra che visitò Syd Barret - L'io diviso (The Divided Self) - 1960

David Kidd, All The Emperor’s Horses - 1960

Keith Waterhouse, Billy Liar - 1959

Giuseppe Di Lampedusa, Il Gattopardo (The Leopard) - 1958

Jack Kerouac, On The Road - 1957

Vance Packard, I persuasori occulti rivisitati negli anni ottanta, ed italiana 1989 (The Hidden Persuaders) - 1957

John Braine, Room at the Top - 1957

Alberto Denti di Pirajno, A Grave for a Dolphin - 1956

Colin Wilson, disegnatore di Blueberry - The Outsider - 1956

Vladimir Nabokov, Lolita - 1955

George Orwell, 1984 (Nineteen Eighty-Four) - 1949

Ann Petry, La strada (The Street) - 1946

Richard Wright, Ragazzo negro (Black Boy) - 1945





Iggy Pop:
Bowie produced Iggy and the Stooges’ landmark 1973 album Raw Power.
MESSAGE FROM IGGY: "David’s friendship was the light of my life. I never met such a brilliant person. He was the best there is. - Iggy Pop"
11:00 AM - 11 Jan 2016


Brian Eno:
Bowie teamed up with Eno for the so-called “Berlin Trilogy” albums, specifically 1977’s Low, 1977’s “Heroes”, and 1979’s Lodger.
“David’s death came as a complete surprise, as did nearly everything else about him. I feel a huge gap now.
“We knew each other for over 40 years, in a friendship that was always tinged by echoes of Pete and Dud. Over the last few years – with him living in New York and me in London – our connection was by email. We signed off with invented names: some of his were Mr Showbiz, Milton Keynes, Rhoda Borrocks and The Duke of Ear.
“About a year ago we started talking about Outside – the last album we worked on together. We both liked that album a lot and felt that it had fallen through the cracks. We talked about revisiting it, taking it somewhere new. I was looking forward to that.
“I received an email from him seven days ago. It was as funny as always, and as surreal, looping through word games and allusions and all the usual stuff we did. It ended with this sentence: ‘Thank you for our good times, Brian. they will never rot’. And it was signed ‘Dawn’.
“I realise now he was saying goodbye.”




Nile Rodgers:
Bowie enlisted Rodgers to co-produce his 1983 album Let’s Dance and 1993’s Black Tie White Noise.
#RIP @DavidBowie -
Real Your life changed my life. Love forever.
1:35 PM - 11 Jan 2016






DEVO:

Bowie co-produced DEVO’s acclaimed debut album Are We Not Men? We Are Devo!
Gerald V. Casale of DEVO on David Bowie:
"David Bowie was one of the greatest artists of all time. I feel privileged that I ever got to know him. He gave Devo his blessing. He remained true to his art until the end like I wanted so badly for us to do." -
Bowie & DEVO at Max's Kansas City in NY.





10/01/16

XTC - This is Pop

Finalmente ci siamo arrivati. Di tutte le band emerse dalla scena post-punk britannica, XTC è stata una delle più difficili da definire. Per i più, è stata una classica band di rock alternativo, con chiari riferimenti ai Beatles, mentre per molti, noi compresi, di certo uno dei gruppi "dinosauri" degli anni '80, uno di quelli che più hanno definito la new wave e appunto il post-punk. Guardando gli XTC attraverso la nostra lente, la band, che ha iniziato a Swindon, Inghilterra, nel 1976, con Andy Partridge cantante / chitarrista , Colin Moulding (basso), Terry Chambers (batteria) e l'ex King Crimson Barry Andrews alle tastiere, sostituito nel '78 da Dave Gregory, ha attraversato una carriera piena delle più affascinanti traiettorie musicali, fino al loro scioglimento nel 2000. Si sono evoluti da gruppo di folletti anfetaminici ad un robusto gruppo di rock moderno, cugini di secondo grado della migliore psichedelia made in Britain. Due talenti soprannaturali, Andy Partridge e Colin Moulding, hanno creato lavori che vanno dal profondo, al riflessivo, ma in generale sempre complessi. Sicuri che gli XTC sono stati sottovalutati, anche come musicisti: Terry Chambers, ad esempio, è stato un batterista di una creatività mostruosa, ancora di più ignorato rispetto agli altri: su ogni canzone, ha un modo di suonare impeccabile. Anche con un inizio carriera folgorante, incanalando cinque lavori davvero incredibili, fino a English Settlement, che coglie il momento in cui da una giovane band diventano dei musicisti maturi, tutti i dischi che gli XTC hanno pubblicato, sono stati afflitti da vari drammi, che hanno ostacolato le loro possibilità a conseguire un vero riconoscimento di massa. Alcuni di essi sono stati autoinflitti, come l'ego smisurato e la testardaggine inerente di Partridge. Altri dovuti ai loschi rapporti di affari di un ex manager e di una cattiva gestione da parte della loro etichetta di lunga data, la Virgin Records. Aggiungete a questo il fatto che la band nel 1982 smise di andare in tour, paralizzata da attacchi di panico e paura del palcoscenico, la band ha concluso la sua storia nel 2000 con autentici disastri.

Ricordiamo il progetto parallelo della band, The Dukes of Stratosphere, nato quando Dave Gregory si unì alla band e con Partridge sbandierarono l'idea di registrare canzoni provenienti direttamente dal 1967, con l'obiettivo di rendere il suono il più vicino possibile al mondo dei psichedelici anni '60. Con questa premessa abbiamo semplicemente potuto ammirare quanto profondamente la musica della loro infanzia era affondata nelle loro menti così eclettiche e tanto impressionabili. Due dischi, Psonic Psunspot e 25 O'Clock che hanno alterato anche le nostre menti, nel modo giusto.

L'etichetta discografica ha rimasterizzato la maggior parte della produzione Xtc.  E anche se non capiamo a volte il perché abbiamo bisogno di sostituire le nostre vecchie copie in vinile dei dischi che possediamo, in questo caso bisogna ammettere che le ristampe ...effettivamente suonano meglio. Su un buon impianto stereo, il suono risulta più grande, pulito, e più nitido, e gli strumenti sono più chiaramente differenziati. Inoltre, rispetto a molte altre ristampe, le note di copertina non sono  avare, e la maggior parte contengono molte bonus track. Paragonando"Yacht Dance" in digitale con la versione in vinile, è come se qualcuno avesse spazzato via dal brano uno strato di sporcizia. E  Drums and Wires suona davvero in modo diverso, meno "fangoso" rispetto all'originale.

Negli oscuri e polverosi angoli dell'universo pop, dove quelli come me risiedono studiando attentamente le note di copertina di quasi tutti i dischi di questa band straordinaria e facendo regolari visite al bel sito (ed esaustivo) curato dai fan, con annessa mailing list Chalkhills, gli Xtc rimamangono dei titani della musica moderna e artigianale, che è andata a maturare con l'età. Eppure, anche da fan, non sono cieco davanti ai momenti in cui le loro idee e alcuni loro dichi sono scaduti nel mediocre. Ma anche dei loro fallimenti, comunque affascinanti per i tentativi di sperimentazione, varrebbe la pena di discutere.  
XTC tutta la vita. 

Postiamo, con il video dell'esibizione al Rockpalast del 1982, la possibilità di scaricare la maggior parte della produzione della band, insieme ad alcure rarità, un disco tributo di vari artisti, i lavori solisti di Andy Partridge e quello di Gregory. In più ancora, un XTC Live. Buon ascolto..

XTC -  Complete Discography
XTC - White Music



SETLIST:
Respectable Street
Towers of London
Runaways
Jason and the Argonauts
Burning With Optimism's Flames
Snowman
Ball And Chain
Sgt. Rock (Is Going to Help Me)
No Thugs In Our House
Senses Working Overtime
Making Plans For Nigel
Living Through Another Cuba
Generals and Majors
Real By Reel
Life Begins At The Hop

AT MANOR

xtc beer is good
Fine agosto 1980, gli XTC trascorrono il fine settimana al Manor Studio di Richard Branson: c'è da registrare la versione finale di "Tower of London", che sarebbe poi diventato il secondo singolo di Black Sea, dopo "General and Majors". La BBC, sempre lungimirante, prontamente inviò una troupe per documentare le registrazioni, e il risultato fu il delizioso  documentario di circa un'ora,  "XTC at Manor", che pubblichiamo sotto. Il "Manor" in questione era la leggendaria tenuta che Branson, mecenate, appassionato di musica, sempre avanti sui tempi, aveva acquistato nel 1971 e subito trasformata in studio di registrazione. (Nel documentario lo si vede in bilico su uno dei tanti tetti precari del palazzo!). Molti grandi album sono stati registrati presso la tenuta, tra cui Tubular Bells di Mike Oldfield, Metal Box dei PIL  e The Bends dei Radiohead . Nel 1995 decise che era finito il tempo di essere uno studio di registrazione.
XTC registrarono anche White Music e English Settlement al Manor.  Il documentario fu mandato in onda dalla BBC2 il 10 ottobre 1980. Un must-see per tutti i fan sfegatati degli XTC come noi, che non potevamo non pubblicare!





07/01/16

I nostri successi e quelli di una rockstar come D. Bowie

Nella doppia occasione, compleanno e l'uscita attesissima del nuovo album, qualcuno si è divertito nel prendere David Bowie come esempio di paragone, in uno strano ma interessante giochino. Sarà che sono persone come queste che ci fanno capire quanto poco abbiamo combinato nella vita. Pensieri che fanno riflettere.Tuttavia, qualche persona sicuramente riflessiva come noi ha deciso di creare un sito web dedicato ai nostri successi ottenuti durante gli anni, miseri se paragonati a quelli di David Bowie. Il sito si chiama What Did David Bowie Do at your Age?

Si digita la età attuale, e viene fuori qualcosa che Bowie stava facendo a quell'età. Ecco alcuni esempi: quando aveva aveva 17 anni, ha pubblicato il suo primo disco, "Liza Jane / Louie Louie Go Home" nel giugno 1964, sotto il nome di "Davie Jones con i King Bees." Quando ne aveva 29, ha recitato nel film "L'uomo che cadde sulla Terra" del regista Nicolas Roeg. A 34 "Under Pressure" in collaborazione con i Queen ha sbancato le classifiche di mezzo mondo, poi incluso nell'album dei Queen del '82 "Hot Space".

"Questa pagina è stata creata per celebrare David Bowie, e ci ricordano di uscire dalla nostra pigrizia e iniziare finalmente a fare qualcosa di importante."

Questo è quello che ci ricorda l'incipit del sito del nostro buontempone. Intanto noi ci consoliamo e ammiriamo Bowie in una cocente versione di "Stay" all'Dinah Shore show: siamo nel 1976, esattamente 40 anni fa, esattamente il 3 gennaio:




Erano anni in cui Bowie viveva nella casa di Los Feliz, di proprietà di Glenn Hughes, bassista dei Deep Purple. Bowie completamente calato nella cocaina, era ossessionato dall'occulto e da illusioni paranoiche. Abbiamo parlato di quel periodo nel post... Il ritorno dell'esile Duca Bianco.

Intanto era protagonista nei panni di un alieno nell'eccellente L'uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg e pubblicava il magnifico Station to Station, forse il suo album più funky e anche tra i nostri preferiti di Bowie in assoluto. Erano gli anni del "Thin White Duke"e, per citare la sua stessa canzone, "Non sono gli effetti collaterali della cocaina / Sto pensando che deve essere l'amore."  Il cronista primario di questo periodo è stato senza dubbio Cameron Crowe, giovane giornalistica di Rollin Stone, le cui gesta sono state narrate magnificamente in Almost Famous, Quasi famosi. Non solo Crowe scrisse di Bowie sul numero del 12 febbraio 1976, ma lo intervistò per Playboy, intervista che apparve sul numero di settembre del 1976. Fu un'intervista in cui la star rese diverse dichiarazioni notevoli, la più prominente fu che "sì, io credo fortemente nel fascismo." Sorprendentemente, Crowe che era un adolescente quando tutto questo stava accadendo, tornò alla carica nel luglio del 1977. Scrisse:

"Bowie annuncia che ha un nuovo progetto, scrivere la sua autobiografia. "Ho deciso di scrivere la mia autobiografia come un modo di vita. Potrà essere una serie di libri. Sono così incredibilmente metodico che sarei in grado di classificare ogni sezione che ne farebbe un'enciclopedia. Sai cosa intendo? David Bowie come il microcosmo di tutte le materie. "

A 29 anni, la vita di Bowie era già foraggio perfetto per un'autobiografia.



Visti, da vedere: visioni del 2015

Film, documentari: visti, da vedere e recensiti dell'anno appena trascorso.





AMY
In Amy è la stampa, o meglio i tabloid di fama anglossassoni il mostro feroce, come neanche in un film horror. I media sono il protagonista di questo film. Insaziabili, parassiti, succhiano la vita delle celebrità ad ogni scatto dei potenti teleobiettivi e a ogni titolone sparato in prima pagina del quotidiano locale.
Asif Kapadia non fa mistero e non ha dubbi su chi sia il principale colpevole della morte prematura di Amy Winehouse, stella del pop britannico. Il suo film insinua, mette dentro le prime immagini della vita della cantante per evocare una reazione viscerale di disgusto.
O forse è la disperazione, perché c'è una verità in agguato sotto la superficie che ci mette a disagio e ci fa pensare: la colpa è nostra, di tutti noi.
Amy è un film difficile da guardare e non solo per la sua tragica fine. Kapadia attraverso ore di filmati inediti presenta un ritratto intimo della Winehouse, di come era fuori dai riflettori. Quello che vediamo è una giovane donna tormentata, insicura, e irresistibilmente affascinante, ma impreparata a vivere una vita in cui era stata infilata. Facendo affidamento così pesantemente nei filmati, girati a volte con i telefoni, tratti dalle web cam, e altri video in prima persona, il film sottolinea la difficile situazione delle moderne celebrità: semplicemente non si può scomparire. Tutto della propria vita diventa foraggio per giornalismo pop, i difetti messi a nudo, e la vita è resa invivibile. Amy ci pone di fronte al dilemma: si puòvivere..vivresti così?
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HEAVEN KNOWS WHAT
"Le droghe sono cattive." Una lezione e un messaggio abbastanza semplice, giusto? Pensate alle vostre attività quotidiane, il lavoro, la famiglia, e cercate di sostenerle, una dopo l'altra, sempre, senza pause, e spronati sempre a dare di più. Potrebbe essere qualcosa di.. sano, come lavorare all'aria aperta, o di letargico, come rimanere a casa a guardare la tv via cavo per ore e ore. O qualcosa di disastroso, come sbattersi tutti i giorni per procurarsi la roba e strafarsi, o tagliarsi i polsi quando non ci si riesce. Ecco, quest'ultima attività magari non è a voi congeniale, mentre lo è per Harley e il suo giro di disperati nell'inquietante psico-dramma di Joshua Safdie, HEAVEN KNOWS WHAT, basato sulle memorie inedite di Arielle Holmes, che interpreta lei stessa nel ruolo della protagonista principale, appunto Harley.
Che è innamorata di Ilya, in una storia alquanto tormentata, vive per le strade di New York City o viene ospitata in case malfamate e misere. 94 minuti in cui si mette in evidenza le insidie ​​infernali e tuttavia anche surreali di questa sfortunata scena. Malfamato, imprudente, è roba agghiacciante, ma è anche incredibilmente e facilmente riconoscibile nei tanti quartieri delle nostre metropoli. Il film è crudo e tagliente nella sua forma documentaristica, ma ci sono temi saggiamente paralleli alla droga, di come possono essere a volte crudeli le relazioni tra persone piene di energie e vitalismo, ma così intrecciate. Il film è dedicato all'ultimo fidanzato della Holmes, Ilya Leontyev, che è ritratto alla perfezione nella sua irascibilità da Caleb Landry Jones, ed è proprio il loro legame disordinato che ci attira dentro la storia. Potremmo scuotere la testa di fronte al loro amore fratturato, e spesso discutibile, ma..molti sono passati di lì. E alla fine, molti si rifiutano di smettere.


THE ASSASSIN
Pochi hanno mai saputo fondere azione e filosofia così perfettamente come Hou Hsiao-Hsien nella sua ultima fatica, tanto attesa, The Assassin. Abbracciando le caratteristiche del cinema wuxia - un genere che abbiamo amato fin da bambini, che racconta le avventure di eroi marziali della tradizione cinese, secondo molti paragonabile all'occidentale "cappa e spada" - e la sua rivisitazione attraverso una lente profondamente contemplativa e iper-realistica, Hou racconta la storia di Nie Yinniang, la figlia di un generale che viene strappata alla sua famiglia quando ha solo 10 anni. I suoi rapitori, e in particolare un "sensei", la educano alle arti marziali, trasformandola nell' assassino del titolo del film. I due vivono e lavorano in armonia apparentemente per anni fino a quando l'ormai giovane donna vacilla in missione, non riuscendo a uccidere un tiranno di fronte al suo bambino. Per punirla, viene inviata presso la sua famiglia con una missione segreta: deve uccidere suo cugino, un uomo a cui era un tempo stata legata, e che ama ancora. Sublimando la tempesta di emozioni che eroga costantemente sotto una superficie ghiacciata, Shu Qi è stupefacente come Nie Yinniang, che vediamo impegnata in uno strenuo combattimento, contro i nemici e contro se stessa. E questo è un bel dire, insiema al resto del film che, dai costumi alle scenografie, fino alle coreografie delle scene di combattimento gli hanno valso il trofeo come miglior regia a Cannes di quest'anno.(2015)


GOING CLEAR
Presentato al Sundance Festival nel 2015 e trasmesso nello scorso marzo da HBO negli Stati Uniti, è il film/documentario sulla bocca di tutti: Going Clear - Scientology, Hollywood and the Prison of Belief, (La prigione della fede) lavoro del 2013 del documentarista Alex Gibney. Vincitore di numerosi premi e con alti riconoscimenti, basato sul libro del vincitore del Premio Pulitzer Lawrence Wright, Going Clear è un'indagine esaustiva e schiacciante sulla Chiesa di Scientology e su i suoi arbitri, in particolare del suo fondatore, autore di fantascienza L. Ron Hubbard, e dell'attuale leader, David Miscavige. Il film include diverse interviste con ex membri della chiesa, tra cui i dirigenti Mike Rinder e Marty Rathbun; collegamenti a John Travolta e Sylvia "Spanky" Taylor; il premio Oscar regista e sceneggiatore Paul Haggis (Crash). Gibney e il suo team hanno dovuto schierare un team di avvocati in anticipo - "probabilmente 160, come ha rivendicato il presidente della sezione documentari della HBO Sheila Nevins, per affrontare il fuoco di fila della controparte, in contenziosi per diffamazione e altre accuse. Alla potenza di Scentology Gibney, e il suo staff, con i numerosi soggetti intervistati, hanno difeso il loro lavoro e le proprie posizioni, reagendo in un modo che non è solo ammirevole, ma anche coraggioso alla luce delle circostanze. Un film ricco d'informazioni, una ricostruzione delle origini di Scientology e dei suoi metodi, dal condizionamento mentale, allo sfruttamento del lavoro, alla coercizione, insieme a metodi di spionaggio e stalking, raccolta di dati personali a scopo di intimidazione. Inquietante è a dir poco, il silenzio di importanti e potenti rappresentanti del credo nel mondo come Travolta e Tom Cruise.
Assolutamente da vedere.
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99 HOMES
"Il dolore per la perdita della casa in cui si vive, è in ognuno di noi: la casa è il posto sicuro dove possiamo andare, e quello che dice come siamo, e non può essere messo in discussione." Incentrato sulla storia di Dennis Nash, un uomo di famiglia che cerca ad ogni costo di riprendere la casa da cui lui e la sua famiglia sono stati sfrattati. Per riuscirci dovrà però lavorare con Rick Carver, agente immobiliare e causa per Nash di forte stress psicologico. Andrew Garfield e Laura Dern sono costretti a dire addio al loro" posto sicuro "... in meno di 10 minuti ... e Rick Carver è un sempre grande e inflessibile Michael Shannon, che osserva con ambivalenza accresciuta.
99 Homes fa male più di quanto lenisce. Sceneggiato da Ramin Bahrani e Amir Naderi e diretto dallo stesso Bahrani, è una una storia sordida sugli sforzi incrollabili di un uomo che lotta per salvare la sua famiglia e di come le lunghezze della legge si trasformano in peccati impensabili. Rick Carver, nichilistica di prima specie, ha una comprensione fin troppo realistica sul perché gli americani stanno drammaticamente e scioccamente buttando via la loro vita.Tutto il film non sarebbe così interessante in fondo se non fosse così tragicamente preveggente in America oggi. Come sempre un grande M. Shannon che noi adoriamo, candidatura per il Miglior attore non protagonista.


SPOTLIGHT
Spotlight è il runner-up dei film del 2015, con la sequenza d'azione in cui Mark Ruffalo furiosamente cerca di fermare un taxi. Narra le vicende reali e vergognose venute a galla dopo l'indagine del quotidiano The Boston Globe sull'arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto alcuni casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie americane. L'indagine valse il Premio Pulitzer di pubblico servizio al quotidiano nel 2003.
Il notevole il film di Tom McCarthy è dedicato alla squadra di giornalisti che ha scoperto l'enorme insabbiamento di abusi sessuali nella Chiesa cattolica, ma chiamare questo un atto d'amore per il giornalismo investigativo è cercare di screditare il notevole lavoro di McCarthy, del co-sceneggiatore Josh Singer, e di tutto il cast. Queste persone non sono eroi nel tipico senso della narrazione, e non sono santi. Il film non richiede affetto o adulazione per le persone che segue. Hanno solo fatto il loro maledetto lavoro, non importa il costo. La trama di Spotlight offre un parallelo per i molti punti di forza del film, per portare alla luce questa storia orribile, è stato necessario molto: persone (avvocati, superstiti, registi, editori); fatti che non possono essere negati; errori schiaccianti ammessi; rischi presi che si sono dimostrati utili. McCarthy studia gli eventi senza batter ciglio, e forse il momento più sconvolgente appare, senza fanfare, nei momenti finali del film, dimostrando che a volte c'è solo una cosa necessaria per scuotere la gente: solo i fatti, signori, i fatti. Il film, negli Stati Uniti, è stato vietato ai minori di 17 anni non accompagnati da adulti, per la presenza di linguaggio e riferimenti sessuali.


IT FOLLOW
Potremmo parlare di metafore. O potremmo parlare dell'aspetto più importante di un film horror: se sia o no realmente pauroso. E ne consegue che si, spaventa, se non altro per la sua comunanza. Amiamo tutti lo Squalo, ma la maggior parte di noi non è stato minimamente terrorizzato da un grande squalo bianco-mangiatore di uomini. Halloween, potremmo citare, ma la maggior parte di noi non sono stati inseguiti da un serial killer. Ne consegue, d'altra parte, che questo film si basa sulla paura, molto più facilmente riconoscibile, di qualcuno, che lentamente cammina dietro di noi. Non indossano una maschera. Non ha un arma. Potrebbe essere un conoscente, ma il più delle volte, è un perfetto sconosciuto. Questo minimalismo è il mostro di David Robert Mitchell, che è spaventosamente facile da ricreare - almeno nel senso visivo di base. Questa cosa che ci segue potrebbe arrivare da qualsiasi luogo e essere chiunque, avvolge la periferia del Michigan come quella della nostra città. E' la perdita dell'innocenza che ci terrorizza, è di questo che il film ci parla. Impressionante.
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THE REVENANT
Non l'abbiamo ancora visto. Ma è difficile mettere in discussione il regista Alejandro González Iñárritu. Che nei suoi film privilegia stile e sostanza, estro e carattere. In The Ravenant, la sua ultima fatica è l'uomo contro la natura. La storia vera, ci dice il regista, di Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) che viene abbandonato, creduto morto, dopo l'attacco di un orso. Le belle e lunghe carrellate non sono una novità per il regista, ma la sequenza di apertura della battaglia è impressionante quasi come quella vista in Salvate il soldato Ryan di Spielberg, nello sbarco del D-Day. Emmanuel Lubezki probabilmente vincerà il suo terzo Oscar consecutivo per la Miglior Fotografia, per il suo magnifico lavoro con la luce naturale. Colonna sonora del grande Ryuichi Sakamoto, con Alva Noto. Nel complesso, una collezione inquietante di stringhe lacrimose, synth e basso che rispecchiano il paesaggio e l'azione con risultati convincenti. Un film sull'amore e odio, che ci piacerà sicuramente.
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SICARIO
Un grande Benicio del Toro per una storia che ci fa riflettere. Certo non c'è spiegazione ragionevole del perché il Sicario è stato escluso da ogni categoria al Golden Globe Award: questo tesissimo ​​dramma poteva gareggiare come Miglior Film, Miglior Regista per Denis Villeneuve e soprattutto per il miglior attore non protagonista, un gigantesco Del Toro, presenza laconica ed inquietante, misterioso e magnetico, qui ai suoi massimi livelli. . Non ha senso. Nonostante le snobbe tipo Jobbs, Sicario rimane uno dei migliori (e più recensiti) film dell'anno: un resoconto reale e brutale della disastrosa guerra americana alla droga, che come sempre travalica i confini tra il giusto e sbagliato, tra i cattivi e le vittime, vincitori e vinti. L’agente della CIA cialtrone e bugiardo per il quale il fine giustifica ogni mezzo, il “collaboratore” mosso soltanto dalla sete di vendetta che persegue un obiettivo personale, l’agente dell’FBI rigorosa ed idealista, una “legalitaria” che si illude di combattere dalla parte giusta e i narcos, che dominano con il terrore. Alla fine, ognuno resta in piedi, su entrambi i lati. Il film non offre risposte o soluzioni, ma la carneficina che vediamo sullo scherma sta lì a suggerire che l'attuale strategia, da entrambe le parti, è totalmente nel più totale caos. L'agente dell'FBI Kate Macer (Emily Blunt), lo impara nel modo più duro, e con risultati devastanti. Una meditazione su vicende reali (e in corso) è ciò che mantiene i nervi degli spettatori illuminati e sfilacciati. Anche dopo la scena finale, con la Blunt sconvolta in piena luce e totalmente vulnerabile, mentre Del Toro resta avvolto dall’oscurità, autentico angelo della morte che si rivela un attimo prima di venire inghiottito dalle tenebre, sentiamo di avere ancora molto da temere. Davvero un grande film.
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MAD MAX: FURY ROAD
Vale la pena di vederlo anche solo per Coma, aka Doof Warrior, una creatura cieca, folle, che nel film è in cima a questa camion/macchina da guerra, equipaggiata con muraglie di amplificatori e un piccolo esercito di batteristi nel retro. Quassù potete osservarlo mentre si diverte con la sua chitarra a doppio manico: magari non ci avete fatto caso ma la chitarra è anche un lanciafiamme! George Miller ci parla di guerre cruente tra popoli per il controllo di un territorio dall'aspetto post-apocalittica, in una landa arida e dai fastidiosi colori giallino bruciato.
Il protagonista passa la prima metà del film a fare la sacca di sangue sballottato sul cofano di una macchina-kamikaze, e per le esplosioni e i disastri che sono così scenografici, tornare alla realtà è davvero un casino. Fury Road è la migliore e più coerente pellicola a grosso budget di Hollywood ultimo periodo, un opera rock lunatica e un un master class femminista ed è tante altre cose: una visione dell'inferno distopica che non potrebbe essere più divertente a riguardarlo più e più volte. Alla fine è Doof il vero protagonista del film, i cui suoni sono opera di Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs.
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THE LOOK OF SILENCE
Abbiamo dedicato più post ai documentari, che quì su INTERZONE SONO MOLTO CONSIDERATI. E il compito del film documentario è di ricordare - per contrastare le forze che reprimono e cercano di cancellare la memoria, anche quando queste forze sono e rimangono saldamente al potere. Come il suo predecessore del 2013, The Act of Killing, di cui anche abbiamo già parlato, The Look of Silence ci ricorda che è stato girato con molti rischi. Innumerevoli sono i nomi nella sequenza dei titoli di coda, sostituiti con un semplice "Anonymous". E' la testimonianza inquietante che, per le famiglie e i sopravvissuti alle uccisioni di massa indonesiane del 1965 e nel 1966, che l'orrore persiste. Il film è concentrato su i responsabili, un'esplorazione affascinante su come degli assassini, responsabili di orribili crimini di massa razionalizzano le loro azioni. The Look of Silence gira la lente sui sopravvissuti, costretti a interagire con questi assassini su base giornaliera, e così facendo dipinge un quadro più completo di una società in guerra con se stessa. Il nucleo emotivo del film è Adi, un ottico il cui fratello è stato ucciso in quei massacri. Adi affronta gli uomini responsabili di aver ucciso il fratello e milioni di altre persone innocenti. Il regista Joshua Oppenheimer sfrutta a pieno l'effetto, forzando un confronto che vede Adi determinato a raggiungere la verità, anche se questo significa mettere a rischio la propria vita. Il fratello di Adi è morto solo perchè.. era comunista.
The Look of Silence non è il più potente film documentario del 2015; è il film più potente, punto. Esso dovrebbe essereproiettato nelle scuole, per gli studenti di storia, sì, ma anche per gli studenti dell'umanità. Nel caso in cui vi state chiedendo chi sono gli studenti dell'umanità, vi dico che dovremmo essere noi tutti.



05/01/16

Wings, il primo film della storia con un bacio gay

Il primo bacio della storia del cinema ci riporta al 1896, per un film presentato da Thomas Edison. Ora riavvolgiamo il nastro e presentiamo il primo bacio tra persone dello stesso sesso nella storia del cinema (o almeno uno di quelli più conosciuti). Questa scena pre-Brokeback Mountain, il pluripremiato film del 2005 diretto da Ang Lee con Heath Ledger e Jake Gyllenhaal, ha avuto luogo in un film del 1927, Wings - il primo e unico film muto (solo in seguito sonorizzato) a vincere l'Academy Award proprio per il miglior film. Buddy Rogers e Richard Arlen sono le star della pellicola, nei panni di due piloti di aereo da combattimento che si contendono l'affetto della stessa donna (Clara Bow). Questa è la trama. Ma l'affetto per la donna non è niente al confronto dell'amore che provano ... l'uno per l'altro. Il film è famoso per l'innovazione del posizionamento delle macchine da presa sulle ali degli aeroplani, stratagemma grazie al quale fu possibile ottenere delle inquadrature di grande effetto. Tuttavia durante le riprese, un pilota militare rimase ucciso in un incidente di volo. Sicuramente, questo film all'epoca fece male non poco al fegato  di John Edgar Hoover, l'allora giovane agente FBI diventato poi livoroso e controverso direttore del più famoso servizio investigativo del mondo, dal 1935 al 1972.




Cucchi: abusi, violenze, complicità. Ma tutti contro Ilaria

L'intervento di Luigi Manconi sul Manifesto.info 
 
Hanno oltraggiato per anni le vittime e i loro familiari. E ora sono tutti lì con il dito alzato. La voglia di mandarli al diavolo è irresistibile

Non è accaduto a me che uno stretto familiare trovasse la morte in un carcere o in una caserma o in un reparto psichiatrico. Dunque, non ho mai conosciuto l’incancellabile dolore provato da Ilaria Cucchi: e da Patrizia Moretti Aldrovandi, Claudia Budroni, Lucia Uva, Caterina Mastrogiovanni, Domenica Ferrulli, Natascia Casu, Donata Bergamini, dalla moglie di Riccardo Magherini, e dalla madre e dalla sorella di Riccardo Rasman e da altre ancora… 
E da parte di queste donne, nel corso di tanti anni, non una parola di vendetta, né una domanda di condanna esemplare, non una richiesta di rivalsa, né un’espressione d’odio. Tra quei familiari, paradossalmente, si ritrova una inesausta fiducia nella giustizia come in nessun’altra circostanza a me nota, nonostante tutto e tutti, e malgrado umiliazioni e frustrazioni senza fine.

Dunque, non posso e non devo — e non voglio — valutare queste ultime affermazioni della sorella di Stefano Cucchi. Non ho alcun titolo morale per giudicare, pur precisando che personalmente non avrei scritto quelle parole, ma per un motivo: quello di non aver vissuto in prima persona un tale strazio. Se invece così fosse stato, la mia incrollabile fedeltà al garantismo e alle sue dure leggi probabilmente non mi avrebbe trattenuto dallo scrivere le parole di Ilaria Cucchi, dopo che la Procura di Roma ha definito un «violentissimo pestaggio» quello subito da Stefano.

E la si potrebbe finire qui. Ma altre due considerazioni vanno aggiunte.

Viviamo in un paese dove alcuni sindacalisti felloni e pavidi, che dicono di rappresentare le forze di polizia perché ne difendono gli esponenti più criminali, da anni oltraggiano i familiari delle vittime. E in un paese dove politici senza vergogna e senza Dio così hanno definito Stefano Cucchi: «tossicodipendente anoressico epilettico larva zombie»; e un pubblico ministero, responsabile della prima e sgangherata inchiesta sulla morte del giovane geometra, invece di perseguire i responsabili così parlava della vittima: «tossicodipendente da quando aveva 12 anni». E ora tutti questi sono lì, col ditino alzato e l’aria severa, che impartiscono lezioni di galateo a Ilaria Cucchi. E’ davvero irresistibile la voglia di mandarli, come minimo, al diavolo.

Infine, qualche settimana fa, sul Post​.it, mi sono rivolto alla senatrice Roberta Pinotti, responsabile politico — per il suo ruolo di ministro della Difesa — dell’attività dell’Arma dei Carabinieri. Le ho ricordato che in una manciata di giorni si erano verificati tre episodi che vedevano coinvolti appartenenti all’Arma. Avevo precisato prudentemente che le tre vicende non erano direttamente collegate né rispondevano a una regia unitaria. Rientravano, bensì, insieme ad altri fatti non troppo dissimili, in un clima in una cultura, in una mentalità. Questi i tre fatti: le rivelazioni a proposito della fine di Stefano Cucchi; le testimonianze contro i carabinieri per il fermo e la morte di Magherini, a Firenze; la prescrizione di quasi tutti i reati a carico dei militari che avevano trattenuto illegalmente Uva, in una caserma di Varese. Ripeto: tre storie diverse, ma in ognuna di esse si manifestano la disponibilità all’abuso e alla violenza e una catastrofica imperizia, una rete di complicità e di vera e propria omertà all’interno di larghi settori dell’Arma, e una certa tendenza alla sudditanza psicologica da parte di ambienti della magistratura. Su tutto ciò — sul proliferare di episodi simili e sulla drammatica carenza di formazione civile e tecnica che rivelano — un intervento del ministro della Difesa sarebbe stato davvero opportuno: a tutela dei diritti dei cittadini e dei diritti della gran parte dei carabinieri perbene. Ma, a distanza di tanti giorni, non ho avuto, come si dice, un cenno di risposta. Il che ferisce il mio amor proprio, e poco male, ma soprattutto rivela una sensibilità non particolarmente affinata per questioni non certamente marginali. E noi siamo qui, pensosi, a discettare dello stile di Ilaria Cucchi.
Luigi Manconi 
 
 
 
 

01/01/16

Buon Anno con gli UB 40 Live

AUGURIAMO BUON ANNO A TUTTI, con una delle migliori band inglesi, gli UB40 divennero sinonimo negli anni '80 della combinazione di reggae and rock. Gruppo multiraziale, portatori di un sound funky, molto allegro. Riviviamo il periodo di massimo splendore della band con questo live datato 1982, concerto in cui possiamo ascoltare i primi successi come "Present Arms", "Sardonicus", "Silent Witness", " "No Slow Down", "Love Is All Is Allright", "Politician", "One in Ten", Tyler..."

Un bel pezzo di storia, e una produzione di grande fascino. E 'bello vedere uno spettacolo senza tanti fronzoli, come spesso era al Rockpalast, e gli UB40 prima della svolta "pop", e produttori di tanti hit da classifica. Il Dub quì regna ancora, la giovane età di Ali Campbell e degli altri componenti del gruppo e l'abbigliamento primi anni 80 è ancora fresco e sorprendente al tempo stesso. Come la musica daltronde. L'esibizione, che fu filmata ed è disponibile su Dvd, contribuì ad accrescere la loro popolarità in Europa, mentre sette anni dopo decollarono negli Stati Uniti.



01  Intro
02 Present Arms (5'15'')
03 Sardonicus (5'00'')
04 Silent Witness (4'20'')
05 Don't Do The Crime (3'50'')
06 Don't Let It Pass You By (7'00'')
07 I Won't Close My Eyes (3'45'')
08 Don't Slow Down (3'50'')
09 The Piper Calls The Tune (4'15'')
10 Love Is All Is Alright (5'50'')
11 Forget The Cost (4'10'')
12 Politican (5'35'')
13 On In Ten (4'25'')
14 Food For Thought (4'55'')
15 Burden Of Shame (6'20'') 16 Tyler