09/06/11

Il caso Battisti

IL BRASILE RESPINGE LA RICHIESTA DI ESTRADIZIONE
CESARE BATTISTI LIBERO


'Non é in gioco la simpatia o antipatia che si puó avere per il ministro brasiliano della Giustizia o per Berlusconi. Stiamo parlando della vita di una persona e dei suoi diritti. Non solo voglio dimostrare che la concessione dello status di rifugiato politico é legale, ma anche sollevare seri dubbi, attraverso prove obiettive, sulla partecipazione di Battisti ai quattro omicidi di cui é accusato'.
Luís Roberto Barroso - difensore dell'ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac), Cesare Battisti

Il ministro della giustizia brasiliano,Tarso Genro,  ha  ribattuto alla raffica di dichiarazioni sguaiate provenienti dall'Italia, accusando Roma di non rispettare la sovranitá brasiliana, e di voler trasformare Battisti in un «capro espiatorio».
A suo parere «veniamo trattati dall'Italia come un Paese di seconda categoria che non ha il diritto di applicare le sue leggi sovranamente. Siamo stati trattati come un Paese di secondo livello», e il governo italiano vuole «portare il signor Battisti in Italia, affinché divenga il capro espiatorio di un evento storico, drammatico, negativo».
Dall'Italia é continuato il florilegio di dichiarazioni sopra le righe, quando non volgari ed offensive: legittimando cosí la posizione di Genro, secondo cui «il Brasile é stato aggredito nella sua sovranitá per alcune dichiarazioni delle autoritá italiane. Hanno persino detto che il Brasile é un Paese di ballerine e non di giuristi. Noi abbiamo l'orgoglio di essere un Paese di ballerine e anche di grandi giuristi». 
Ignaziosauro La Russa : dopo un intervista della televisione franco-tedesca Arte allo stesso ex militante, ove questi dichiara la propria intenzione di suicidarsi, nel caso della sua estradizione in Italia: «avrebbe potuto pensarci dopo gli omicidi da lui commessi» 
Piergiorgio Stiffoni,lega nord:«farebbe la cosa migliore»
Indimenticabili, inoltre, i periodici show del senatore dell'Italia dei valori, Stefano Pedica, secondo cui «Lula difende i terroristi», come recitava il cartello che esibiva durante il grottesco sciopero della fame davanti all'Ambasciata brasiliana, e «la Bruni é amica dei terroristi».
Il Tempo: Lula è un alcolizzato.
Il Giornale: Tra le autorità brasiliane sembra essere scoppiato il carnevale»
Corriere della sera: (31.1.09, p. 6,non ci inventiamo niente) Genro nell’adolescenza si masturbava, e Dilma Rouseff è stata una rapinatrice.
Maurizio Costanzo interviene con immensa volgarità. Propone un baratto: il Brasile consegni Battisti e trattenga Fabrizio Corona. Cioè, suggerisce che in Italia sia detenuto Battisti, e in Brasile sia libero Corona. 
Il Giornale: Il bel mondo di Carla (Bruni!) che fa il girotondo per gli assassini
E via così..


La decisione di non estradizione del Governo brasiliano nei confronti di Cesare Battisti non è una decisone politica ma si tratta di una decisione prettamente giuridica basata sul fatto che il trattato di estradizione prevede che l’estradizione possa essere negata se si valuta il rischio di incolumità del soggetto. Nel caso Battisti il governo Brasiliano ha considerato le manifestazioni per la sua estradizione molto violente e sintomatiche di un atteggiamento di vendetta nei suoi confronti. Per questo sia il governo che le associazioni per i diritti umani consideriamo Battisti a rischio di violenze e torture se dovesse essere detenuto in un carcere italiano.
Le reazioni dei politici italiani ci sono sembrate fuori luogo ed esagerate, al di là della normale dialettica diplomatica. Abbiamo avuto l’impressione che il governo brasiliano sia stato insultato. Il governo italiano è legittimato a non essere d’accordo con la decisione brasiliana, ma l’atteggiamento e le scelte prese dal governo sono totalmente in linea con i trattati internazionali sull’estradizione.
 L’opinione pubblica brasiliana non si è interessata alla vicenda Battisti. Gli unici che hanno seguito la vicenda sono le associazioni sui diritti umani e gli intellettuali che hanno una posizione precisa sulla questione. Ricordano che in Italia sono state varate leggi straordinarie per rispondere in modo fermo al terrorismo di quegli anni.  Leggi ad hoc che però sono rimaste e hanno degradato la qualità della giustizia italiana. Degrado che viene in qualche modo denunciato dalle morti che ci sono state nelle caserme dei carabinieri.
Carlos Lungarzo, scrittore e giurista brasiliano, è attivista di Amnesty International.

Non si tratta più di giustizia ma di un desiderio di vendetta senza fine. Il ceto politico, da Violante a Castelli, passando per D’Alema e Pisanu, sostenuto da una stampa quasi unanime, vuole solo continuare a infierire sui corpi di quei pochi ex militanti della lotta armata degli anni ’70, ancora in galera o all’estero.
Cosa c’è di più facile per combattere il terrorismo internazionale, Al Quaeda, le bombe mortifere di Madrid, che arrestare uno scrittore di romanzi, un tranquillo portinaio?
Gli zelanti redattori del Giornale citano per incriminarle perfino delle frasi spulciate nel libro, L’ultimo sparo, scritto da Cesare, dimenticando ogni criterio di critica letteraria e scambiando un romanzo per un verbale di confessione. Seguendo questi giudizi e applicando le leggi americane, Quentin Tarantino dovrebbe essere condannato a morte.
In ultimo, veniamo alle accuse che gli vengono mosse, in base alle quali Cesare compare su tutta la stampa italiana come il mostro da abbattere.
Cesare è stato condannato in contumacia (elemento giuridico che impedisce, tra le altre motivazioni, l’estradizione di Cesare. Il processo non può essere eseguito in assenza dell’imputato, così in Francia come in Germania, ed è per questo che l’Italia è stata più volte condannata dalla Corte Europea.) e sulla base di un codice di procedura penale d’eccezione che non dà nessuna garanzia, perché basato sulle sole dichiarazione dei pentiti. 

Se c'è una cosa che l'ultimo episodio della vicenda-Battisti rende palese, è quanto la provincializzazione dell'Europa - figuriamoci dell'Italia - proceda speditamente. Non siamo più al centro del mondo! Sarebbe bene che i nostri politici ne tengano conto. Quello che più stona, in tutta la vicenda, è infatti l'ostinata incapacità della classe dirigente nostrana di fare i conti con una geopolitica ben mutata dagli anni in cui le vicende si consumarono.
Il Brasile è oggi la 4a o 5a potenza mondiale cui ben poco preoccupano le minacce di ritorsioni brandite da una LaRussa o un Frattini, tanto presenti mediaticamente (in patria) come ministri della Difesa e degli Esteri quanto incapaci di contare alcunché appena al di fuori dei confini nazionali.
Probabilmente, oltre agli aspetti politico-giuridici ben più degni di nota, Lula non avrà scordato la visita di stato in Italia di qualche anno fa. Ad accoglierlo trovò Mara Carfagna e Kakà, gentilmente mandati dal presidente come dipendenti dell'azienda di famiglia.L'isteria e l'accanimento con cui un pezzo di classe politica del paese, con un bel po' di supporto trasversale di anti-berlusconisti giustizialisti da Repubblica a Il Fatto Quotidiano continua ad accanirsi su un processo zeppo di incongruenze, prove testimoniali basate su pentitismo e torture, incriminazione per due reati avvenuti in contemporaneità a quasi 400 km di distanza...etc, dà prova del basso profilo in cui è rinchiuso un intero ceto politico, culturale e intellettuale.


La parola all’espressione iperrealistica dell’ignoranza più totale.
CESARE BATTISTI, NON DEGNO DEL NOME
'Mi stupisco che, a proposito di Battisti, l'individuo spregevole, l'infame, il vigliacco, il maestro nell'arte della menzogna e della fuga, nessuno si sia ricordato dell'altro Cesare Battisti, il patriota, l'irredentista, l'eroe. Io vorrei dare un consiglio al signor (da notare la minuscola) Battisti e rivolgergli un invito. Se avesse una briciola di senso dell'onore dovrebbe fare una cosa sola, far cambiare il suo nome di battesimo, perché non è degno di chiamarsi come un uomo che è stato impiccato per non aver voluto tradire i suoi ideali e l'Italia'.
Roberto Giordano, Tende, Alpes Maritimes
Da il Manifesto (che vergogna! Senza nessun commento!) del 5 febbraio 2011


VALERIO EVANGELISTI

E’ forse il caso di ricordare, in maniera sintetica, i motivi per cui, nel 2004, divulgammo un appello contro l’estradizione di Cesare Battisti dalla Francia. E perché manteniamo, in circostanze cambiate (oggi è prigioniero in Brasile), il nostro sostegno.

Un processo dubbio

- Quando Battisti subì il primo processo, nel 1981, fu condannato a 12 anni di prigione per possesso di armi e associazione sovversiva. La pena risultò pesante perché aumentata da finalità terroristiche. Evase, riparò in America Latina.
- Le condanne successive all’ergastolo gli caddero addosso lui assente. Una serie di “pentiti” dei PAC, Proletari Armati per il Comunismo, gli attribuirono tutti i crimini compiuti dall’organizzazione. Solo poco a poco ammisero che certi delitti attribuiti a lui li avevano commessi loro.
- Il pentito principale, Pietro Mutti, smentì più volte se stesso. Ha di recente lasciato intuire che lo fece sotto tortura (vedi qui). Le sue rivelazioni sono tutte di seconda o di terza mano. Ha detto poco tempo fa che vide di persona Battisti uccidere il direttore del carcere di Udine, Santoro. Peccato che, dagli atti giudiziari (è raccomandabile leggere la sentenza completa), ciò non risulti possibile. Mutti avviò anche l’infausta “pista veneta”, che vedeva l’OLP di Yassir Arafat quale sponsor delle Brigate Rosse. Finì in nulla.
Noi preghiamo di leggere la sentenza del 1988 contro Battisti e i PAC. Sembra irreale, eppure è quella vera. A quel tempo le sentenze si scrivevano così, con catene di “sentito dire”. Oggi si spera – senza troppa convinzione – che sia diverso.
- Mutti fece arrestare tale Sisinnio Bitti. Lo aveva ascoltato, in un bar, dirsi d’accordo con l’omicidio del gioielliere Torregiani. Bitti fu arrestato e sottoposto a percosse che gli lesero l’udito. Successivamente fu catturato di nuovo e subì anni di prigione. Ciò per la frase al bar, udita da Mutti.
- A parte l’incrocio tra pentiti e dissociati, non esiste alcun riscontro ulteriore che accusi Battisti.

Battisti è innocente?

Non possiamo affermarlo. Di una serie di azioni armate, inclusi azzoppamenti e atti gravi, fu sicuramente responsabile, e non lo ha mai negato. Ci limitiamo a notare che:
- Il caso che gli viene più di frequente attribuito, l’omicidio Torregiani, è l’unico che sicuramente non lo vide presente. I colpevoli furono arrestati poco dopo il delitto. Battisti, accusato del simultaneo omicidio Sabbadin, fu tirato in ballo molto più tardi, per avere partecipato alla riunione che decise i due attentati.
- Battisti fu condannato in contumacia, e mai più potrà rispondere dei suoi presunti crimini. La legge italiana, unica in Europa, non prevede una ripetizione del processo, qualora il contumace sia catturato.
- Se estradato in Italia, verrebbe sottoposto al famigerato articolo 41 bis, riservato a terroristi e mafiosi. Avere contatti con lui diventerebbe difficilissimo.
- Fra i motivi di riluttanza delle autorità brasiliane all’estradizione, c’è il fatto che lì la colpa si estingue in vent’anni di buona condotta. Da noi in trenta, e non è detto (fonte: Amnesty International, Brasile).
- La legislazione brasiliana non contempla l’ergastolo, ritenuta sanzione disumana, al pari della pena di morte.

Era uno scrittore. Un’aggravante?

Si direbbe di sì.
- Commentatori come Mario Pirani hanno definito i romanzi di Battisti dei “gialletti”, e si sono vantati di non averli mai letti.
- Altri commentatori, partendo dal fatto che alcuni romanzi di Battisti sono stati pubblicati dalla collana Série Noire, appartenente alla casa editrice Gallimard, hanno ipotizzato che l’autore frequentasse i migliori salotti della società letteraria francese, e si nutrisse di ostriche e champagne.
- Comuni osterie e ristoranti economici sono stati descritti quali locali di lusso, in cui Battisti consumava le sue orge politico-letterarie.
- Umberto Eco, diventato - da quando si è tagliato la barba - la caricatura di ciò che era un tempo, sostiene che “ingenui” intellettuali francesi (di basso taglio, secondo lui) hanno influenzato gli ancor più ingenui brasiliani, Lula incluso. Bravo, cocco, vai a dormire. Hai già dato, è inutile che insisti.
Battisti pubblicava in edizioni prevalentemente tascabili, guadagnava il sufficiente per vivere appena. Il resto gli veniva dalla sua attività di portinaio. In uno stabile popolare sito in un quartiere popolare.
Le fantasie sull’argomento dimostrano le leggende, piene di rancore, che circondano il mestiere dello scrittore. Di volta in volta parassita o privilegiato.

Trenta anni dopo

- Battisti è imprigionato. Da anni, lasciata l’America Latina, si era stabilito in Francia, aveva messo su famiglia. Conduceva una vita modesta e tranquilla. Non era un pericolo per nessuno. Un governo di destra revoca d’un tratto la “dottrina Mitterrand”: l’accordo di fatto tra François Mitterrand e Bettino Craxi perché la Francia conceda asilo agli ex militanti italiani che hanno rinunciato alla lotta armata (quasi duecento).
- Battisti viene messo in prigione, nel 2004, con un pretesto. Quale portinaio, avrebbe aggredito l’inquilino di uno stabile vicino. Aggressione mai avvenuta. Una pura invenzione,
- Battisti fugge ancora, va in Brasile, finisce in carcere. Il ministro Tarso Genro gli concede un motivato asilo politico. Il presidente uscente Lula lo conferma l’ultimo giorno del suo mandato. La nuova presidentessa Dilma Roussef manda gentilmente a cagare Napolitano, che reclama l’estradizione del super-mega-terrorista. Un Carlos persino più letale
- Il vice-presidente del Supremo Tribunale brasiliano, César Peluso, rifiuta di ottemperare agli ordini di Lula e di liberare Battisti. Chiede che si riunisca il Supremo Tribunale, disperso dalle vacanze. Lo stesso tribunale che aveva demandato al presidente del Brasile ogni decisione finale sul prigioniero per antonomasia.
Intanto un uomo solo, spaventato e imprigionato, ogni tanto condannato e ogni tanto assolto, si vede indicare, in Italia e nelle parti più marce del mondo, quale pericolo universale. Sbavano contro di lui Napolitano, Umberto Eco, Barbara Spinelli, centinaia di intellettuali affamati delle sue carni. Fascisti, centrosinistri, post-comunisti, liberali del cazzo, scorreggioni televisivi. Tutta gente che ha avallato le guerre più orrende, o che è coinvolta in inchieste del tipo “organizzazione di prostituzione minorile”.
Tieni duro, Cesare. Con quella gente ci spazziamo il posteriore. Ti tireremo fuori.

VALERIO EVANGELISI - CARMILLA ON LINE

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