<<Il giardino è uno spazio progettato, di solito all'aperto, riservato alla vista, alla coltivazione botanica e al godimento di piante e altre forme naturali. Il termine deriva da una radice indogermanica: Gart o Hart, con il significato di "cingere, circondare" per definizione storica è quindi una porzione di superficie delimitata. Il fatto che i giardini (soprattutto quelli molto antichi) siano sempre cintati ha determinato una confusione sull'origine del termine, il cui significato è "cingere", non "custodire, sorvegliere, fare la guardia", come a volte (erroneamente) si legge>>.(Wiki)
Il pollice verde? Una roba innata: c'è chi lo possiede e chi no. Nel mio piccolo, riesco a tener bene gerani, felce, un piccolo olivo, basilico, rosmarino, erba gatta (indispensabile, Iggy ne và matto!) , come indispensabile sono le mie piante di Aloe Arborescens.. Poca roba, insomma.
Nell’immaginario collettivo si pensa che alcune persone abbiano sviluppato più di altre la capacità di entrare in relazione con le piante, si dice abbiano il ‘pollice verde’. Non esistono magie, ma semplicemente grande amore, passione e a volte necessità, come nel caso di chi coltiva piante per proprio sostentamento alimentare, che permettono di approfondire la conoscenza del mondo vegetale. Che dire allora di questa signora palestinese, una donna coraggiosa che nel villaggio di Bil'in, vicino alla città di Ramallah, ha piantato fiori in un giardino davvero..speciale: i vasi per contenere terreno e fiori sono stati ricavati dagli involucri dei gas lacrimogeni usati dai soldati israeliani per reprimere i palestinesi che protestano contro l'occupazione della West Bank. Il giardino segna un lembo di terra che i palestinesi sono stati in grado di recuperare due anni fa dopo una dura battaglia legale contro l'odioso e controverso muro di sicurezza di Israele, per un suo ri-percorso che escludesse quel pezzo di terra, legalmente di loro legittima proprietà. I fiori con i loro vasi insoliti sono una potente testimonianza e dichiarazione circa la violenza apparentemente senza fine del conflitto israelo-palestinese.
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