23/02/16

Le liste di dissidenti sono già compilate: La vera storia di Dalton Trumbo


E' uscito nelle sale e con un cast stellare proprio in questi giorni, e se ne parla molto bene. Ma noi non l'abbiamo ancora visto, L'ultima parola, la storia di uno  sceneggiatore, regista e scrittore statunitense, che pagò cara il voler rimanere fedele ai suoi ideali e non denunciare i suoi colleghi, come altri fecero.

'Lei é o è mai stato membro del Partito comunista?'
Alla domanda di J. Parnell Thomas, senatore e presidente della Commissione per le attivita anti-americane, Dalton Trumbo - lo sceneggiatore più pagato e ammirato di Hollywood - non risponde. Alle sue spalle, per sostenerlo, ci sono Humprey Bogart, Lauren Bacall, Gene Kelly Jonhn Garfield e John Huston.
Non abbiamo ancora visto il film ma abbiamo letto il libro da cui esso è tratto, L'ultima parola. La vera storia di Dalton Trumbo, scritto nel 1977 da Bruce Cook e pubblicato il 28 gennaio di quest'anno in Italia da Rizzoli. Un libro in cui vengono ricreate in modo potente le liste nere di Hollywood, e quel periodo terribile e infame per gli USA che va sotto il nome di Maccartismo.

E' il 1942 e negli Stati Uniti l'ondata di paranoia anticomunista investe anche gli studios: centinaia di registi, attori e scrittori sono chiamati a deporre, solo dieci di loro, gli Hollywood Ten, saranno inquisiti e imprigionati per essersi rifiutati di parlare, di tradire compagni e amici. Da allora Trumbo sarà costretto a lavorare per il mercato nero, senza poter firmare le sceneggiature di capolavori come Vacanze romane e La piu grande corrida. E solo nel l96O che Kirk Douglas, produttore e protagonista dello Spartacus di Stanley Kubrik, pretese fermamente il suo nome chiaro e tondo nei titoli di testo del film. 
"ln ogni città e provincia liste di dissidenti sono già compilate” , é la battuta più celebre di Laurence Olivier nelle vesti del generale Crasso.

Trumbo tenne sempre tenuto duro: è sopravvissuto, ha prevalso, ha persino trionfato. I suoi valori - tenacia, indipendenzo, perseveranza - oggigiorno sono diventati merce parecchio rara.

"La cronaca produttiva di Papillon è una tale saga di sfortune, dissidi e complicazioni che pare straordinario il fatto che una pellicola sia potuta venir fuori da una simile situazione, e tanto più che ne sia scaturito un film di successo. Ci sono problemi finanziari sin dall’inizio. Una compagnia intraprende il progetto, ma si tira indietro quando il budget va fuori controllo. E a quel punto che la Allied Artists ne prende le redini. E, quando ciò accade, si decide che al film occorre il genere di assicurazione sull’esito al botteghino che solo due stelle possono garantire, di farne cioè una specie di Butch Cassidy - il film con Paul Newman e Robert Redford di poco precedente - tanto per rendere l’idea. Steve McQueen nel ruolo del protagonista è già un buon inizio, ma Steve McQueen più Dustin Hoffman nella parte del suo compagno di prigione sarebbe ancora meglio. Hoffman é disponibile, l’accordo é sottoscritto poco prima dell’inizio delle riprese.



ll problema consiste nel fatto che la sceneggiatura, opera di Lorenzo Semple Jr. - per altri versi piuttosto soddisfacente - non prevede un ruolo per Dustin Hoffman. Una stella necessita per forza di una parte di spicco. Qualcuno deve scriverne una per lui, ed é da fare quasi in simultanea con le riprese. In una situazione del genere, c’é uno scrittore - e uno soltanto - disponibile al compito. 
<<Forse non sarò il miglior sceneggiatore a Hollywood» afferma Dalton Trumho <<ma sono senza dubbio il più Veloce»
In molti lo considerano il migliore, comunque. Tra questi c’e anche Franklin Schaffner. Il regista di Papillon sottopone il problema a Trumbo spiegando che lo sceneggiatore deve recarsi sul posto e riscrivere la sceneggiatura durante le riprese. Trumbo accetta il lavoro in cambio di un’ottima retribuzione; sta infatti tentando di riprendersi dalle perdite dovute al fallimento della produzione di E Johnny prese il fucile. Può fare poco riguardo a preparazione e ricerca, semplicemente perché non ne ha il tempo. Legge il romanzo Papillon, naturalmente; <<Un libro dannatamente noioso>> commenterà in seguito. Butta giù un canovaccio nel quale inserire Dega, il falsario, personaggio interpretato da Dustin Hoffman. Una struttura abbozzata a grandi linee, tale da soddisfare più o meno tutti.
Per costruire il ruolo di Dega, il libro di Henri Charriere è di poco aiuto. Li si tratta di un personaggio minore che nella vicenda esce velocemente di scena. Nel film, ovviamente,è imperativo che rimanga. Che tipo di uomo dev’essere? Trumbo e Hoffman passano del tempo assieme, nelle poche settimane restanti prima dell’inizio delle riprese. Discutono a lungo della questione. Più a lungo discorrono e più Hoffman impara a conoscere Trumbo, e più si convince che Dega dovrebbe essere, per certi aspetti importanti, simile a Trumbo stesso. <<E' davvero un tipo esuberante, grintoso,>> dichiara in seguito Hoffman a un intervistatore << possiede una combinazione di durezza, sottigliezza e integrità che sentivo giusta per Dega. E così gli ho detto: “Perché non scrivi il personaggio prendendo spunto da te stesso, per cosi dire?”>> E Trumbo fa proprio cosi, andando in Spagna dopo aver completato solo sessanta pagine di una sceneggiatura molto corposa, e poi in Giamaica, senza mai scrivere più di venti pagine in anticipo rispetto al girato, mentre il film é in produzione. Non è di certo, per dirla con un eufemismo, un modo facile di lavorare; ma Trumbo è perfetto per il ruolo, e se ci sono ritardi nella produzione di Papillon (e ce ne sono continuamente), non sono imputabili a lui.

Le riprese in Spagna procedono bene, a ritmo piuttosto spedito. E' la parte del film che si immagina abbia luogo in Francia: i prigionieri ammanettati destinati alla colonia penale condotti dai soldati come animali per le vie, e poi dentro un cortile polveroso e battuto dal sole. Qui vengono fatti spogliare e obbligati ad ascoltare il direttore della prigione che li informa che solo pochi di loro sopravvivranno alla pena carceraria e che nessuno tornerà a casa, perché per la Francia non esistono più. E' un discorso crudele, certo, ma importante e persino necessario, visto che imposta perfettamente il tono del film e prepara lo spettatore alle crudeltà che seguiranno. Nel film, il discorso è pronunciato dall’uomo che lo ha scritto: Dalton Trumbo.
Franklin Schaffner, che lo vuole per la parte, insiste che non c’e alcun aneddoto particolare dietro quella scelta, né alcuna intenzione d’ironia (il direttore di un carcere interpretato da un ex detenuto, quale in effetti è Trumbo). Quando afferma che per la parte aveva fatto l’audizione a due attori inglesi ma che una mattina, svegliandosi, aveva detto a se stesso che sarebbe stata di Trumbo. . ebbene, quello che ci vuole comunicare, penso, è che si è improvvisamente reso conto dell’intensa qualità istrionica dell’uomo, del senso del dramma che Trumbo proietta con aria quasi indifferente, ma del quale è sicuramente sempre conscio. Dalton Trumbo è un attore nato. E quando la produzione si sposta in Giamaica, però, che cominciano ad arrivare i guai veri e i problemi finanziari. Ci sono difficoltà che forse col senno di poi possono sembrare di piccolo conto, ma che in quei momenti paiono insormontabili.

Dustin Hoffman, per esempio, scopre che lui e Steve McQueen hanno uno spazio uguale nella pellicola, ma che non percepiranno lo stesso compenso. Hoffman firma per 1.250.000 dollari, mentre McQueen avrà 2 milioni. Per qualche giorno si sente danneggiato, indignato e arrabbiato. Alla fine però si calma e torna al lavoro"  (....)





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