“Global Warming”
«La specie umana è di fronte a una situazione che non ha precedenti
nella storia dell’homo sapiens. Siamo al bivio di una situazione mai
verificatasi prima: e molto presto dovremo decidere se vogliamo che la
specie umana sopravviva in qualcosa che abbia le sembianze
dell’esistenza che conosciamo, o se vogliamo creare una devastazione
planetaria così estrema da non poter neppure immaginare cosa ne potrebbe
emergere».
È con terrificante lucidità e pessimismo che un autore e filosofo del
livello di Noam Chomsky testimonia, per la prima volta in tanti anni di
interviste, il cinico imbarbarimento globale della vita umana nel caos di distruzione senza fine né alternative.
Qual è la sua opinione sulla decisione della Corte Suprema
Usa, con l’ultimo imprimatur di Scalia, che con un voto di maggioranza
ha bloccato ogni tentativo legislativo dell’amministrazione Obama di
limitare le disastrose conseguenze del “global warming”?
La decisione è molto importante ed è gravissima. I cinque giudici
della Corte Suprema conoscono bene il valore politico di quel voto. Di
fatto, lo stesso comunicato stampa diffuso al termine della votazione
sottolinea non a caso che «questa decisione non ha precedenti nella
storia degli Usa».
Ritiene quindi che si sia trattato di una decisione politica,
che esula dal ruolo giuridico del “balance of power” costituzionale?
Certamente. I cinque giudici repubblicani sono la Corte Suprema. E
ora con la morte di Scalia nulla cambierà. Il voto di maggioranza
repubblicano elimina ogni futuro passo giuridico per una corte di
appello ed elimina tutti i giudizi dei tribunali che hanno preceduto
questa decisione. Il loro messaggio ai partecipanti alla conferenza di
Parigi è, in pratica, “andate a quel paese”. Non che la conferenza di
Parigi avesse conseguito un granché nel limitare il global warming,
ma va tenuto presente che il problema più spinoso e difficile era
ottenere che gli accordi presi tra governi fossero vincolanti per un
trattato internazionale.
E la Francia ben sapeva che il Partito repubblicano non avrebbe mai
ratificato in senato accordi vincolanti per il proprio governo. Per
conseguenza i cinque giudici repubblicani che sono la Corte Suprema
hanno praticamente espresso, con la loro decisione, quel che pensano
della rapida corsa verso la distruzione del pianeta e della specie
umana.
Possono ignorare (a loro discapito) le gravi ripercussioni economiche e sociali di questa scelta?
I leader repubblicani conoscono le conseguenze quotidiane delle
epocali migrazioni di intere popolazioni da un emisfero all’altro, come
non si è mai verificato nella storia. Sanno anche della distruzione di
quella parte del mondo che conosciamo come civilizzato e dei rischi che
questo comporta, ma ogni candidato in lizza per la corsa alla Casa
Bianca nella campagna presidenziale odierna nega ogni evidenza degli
effetti del global warming e non ha intenzione di far nulla. Il
Partito repubblicano odierno, vorrei aggiungere, costituisce una delle
organizzazioni più pericolose nella storia dell’umanità.
Perché questa mentalità di estrema destra repubblicana, oggi
in America, la spaventa più della mentalità di estrema destra che
percorre l’Europa?
L’estrema destra in Europa è sì tremenda, ma non tanto da sostenere
la necessità di accelerare la distruzione della vita sul pianeta.
Il bilancio della Difesa Usa per il 2016–17, approvato la
settimana scorsa senza alcun dibattito a livello congressuale,
quadruplica la spesa per rafforzare gli arsenali Nato e tutelare la
“sicurezza” degli alleati dell’Europa orientale, ai confini con la
Russia. Qual è il messaggio?
Certamente esistono rischi di un aggravarsi di scontri e tensioni
strategiche strumentali tra i paesi appartenenti alla sfera d’influenza
russa e le zone di influenza americana. Ma gli Stati Uniti potrebbero
mai accettare sui propri confini quanto sta avvenendo su quelli della
Russia? Sarebbe pensabile un dispiegamento di missili Nato al confine
con il Canada e il Messico? Verremmo tutti inceneriti. Questo ulteriore
potenziamento della Nato ritengo che costituisca una strategia, una
provocazione geopolitica molto pericolosa. Concordo in questo con quanto
sosteneva durante la Guerra Fredda George Kennan, secondo il quale il
«deterrente nucleare» avrebbe creato le basi di un confronto terminale
per l’esistenza dell’intera umanità. Non è un’esagerazione, sono in
corso forti tensioni ed esempi recenti, come l’abbattimento del jet
russo da parte della Turchia, sono segnali che potrebbero esplodere in
un confronto nucleare.
Vuol dire che guerre sempre più estese implicano il rischio di una Terza Guerra mondiale?
Non sarebbe la prima volta in cui siamo stati sull’orlo di un
conflitto nucleare. Intendiamoci, qualsiasi sia la provenienza di un
attacco nucleare significa la fine della specie umana. Uno scontro fra
due superpotenze comporta quello che viene chiamato nuclear winter.
Una tragedia di proporzioni catastrofiche. Questo oggi mi fa pensare a
quanto disse Einstein quando gli venne chiesto quale arma sarebbe stata
usata, nella prossima guerra, dopo il nucleare. Rispose che l’unica arma
che sarebbe rimasta a disposizione dell’uomo era un ascia di pietra. Il
rischio di una guerra mondiale è molto serio.
Ritiene che i leader della globalizzazione abbiano una
strategia oppure il tentativo di generare una catastrofe “controllata”
gli è sfuggito di mano?
Si dovrebbe vivere sotto una pietra per non rendersi conto dei danni
provocati. L’industria “fossile” da decenni è consapevole delle
conseguenze devastanti della politica industriale fondata sul petrolio.
Gli executives della Exxon-Mobil non sono stupidi, bensì dediti
a una specifica ideologia di massimalizzazione dei profitti e delle
quotazioni azionarie. Tutto il resto ha un valore insignificante
rispetto a questo. È come per i credenti nei vari fondamentalismi, siano
essi evangelici cristiani o estremisti islamici. Sono come dogmi
religiosi dinanzi ai quali non esiste né dubbio né argomentazione.
Sappiamo tutti che è molto facile non dar credito a quanto ci conviene
credere come verità, ma in questo caso il rifiuto di voler credere
all’evidenza dei fatti storici comporta conseguenze letali.
In tale disastroso contesto, quali rischi corriamo nel 2016, anno di elezione del prossimo presidente degli Stati uniti?
I rischi sono serissimi. Se i commenti dei leader repubblicani in
lizza per la presidenza corrispondono alla realtà che verrà dalla futura
Casa Bianca, dobbiamo aspettarci un vero disastro e cioé: ignoriamo il global warming,
stracciamo gli accordi sul nucleare raggiunti con l’Iran, aumentiamo la
nostra Potenza militare, interveniamo con maggiore aggressività e
determinazione nel resto del mondo malgrado i rischi di scatenare una
guerra mondiale. Se un paese con il potere degli Stati Uniti avalla
queste strategie politiche, le probabilità di sopravvivenza della specie
umana sono ridotte al minimo.
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