18/09/12

I Social Network, Diaspora e la Stupidità Intelligente



A mo’ di sfogo..

Ho un account 'istituzionale su Facebook. In realtà, avevo resistito anni prima di attivarlo e una volta aperto si sono manifestati palesemente tutti i timori e le remore: un social network completamente in mano alle multinazionali che sfruttando le informazioni che gli stessi utenti forniscono, quello che ci piace, quello che facciamo, gli stili di vita, ci bombardano con pubblicità mirate. I nostri dati personali che finiscono in enormi database e messi a disposizione delle autorità, il rilevamento dei nostri spostamenti, il continuo monitoraggio da parte di aziende e datori di lavoro. Insomma, una schedatura di massa in piena regola cui, sembra, nessuno dei milioni di utenti da peso, continuando a spiattellare pure quante volte si va al bagno, in quale posizione fanno l'amore, quello che comprano per la cena della sera. Cosi ho limitato il mio account, fornendo semplicemente la mia vera identità (Facebook non accetta anonimi), e la città dove vivo, pochissimi amici intimi con cui condividere solo informazioni di servizio e ricevendo (cliccando sul famigerato "mi piace") solo notizie da alcuni organi d’informazioni on-line e aggiornamenti sui concerti che si svolgono in città. Lo stimolo maggiore è arrivato comunque dalla famiglia, e in particolare dai nipotini, che ho la sfortuna di avere lontani, autentici geek, famelici di contatti e condivisioni e che preferiscono la rete al cellulare per comunicare, ormai come la stragrande maggioranza della loro generazione. E poi per il lavoro: paradossalmente, si desta più di qualche sospetto: non hai un account Facebook, allora hai sicuramente qualcosa da nascondere. Quindi informazioni e contatti ridotti al minimo indispensabile, mentre i miei interessi, i miei acquisti, le mie posizioni politiche (per quanto evidenti), i miei stati d'animo e le esperienze che mi sento di condividere li ho spalmati su altri siti: un blog personale "generalista", un account per i video, uno per la musica. Google+, per curiosità e subito abbandonato, dopo la censura di una vecchia foto tratta dagli archivi di Life, pensate come stanno messi.. E Twitter, che comunque uso pochissimo. Per discussioni più approfondite, mailing list su argomenti specifici.

Già Robert Musil osservava che ' la stupidità è ormai a tal punto compenetrata nelle forme alte del nostro sapere, da renderla assolutamente inseparabile dall'intelligenza che la produce', potendo cosi parlare di "stupidità intelligente" e di "intelligenza stupida". Forse è impossibile aggirare la stupidità dei singoli (soprattutto la propria!), ma qualcosa si potrebbe e si dovrebbe pur fare contro quella collettiva e sistematica, che ha condotto e conduce a un vero e proprio regresso della ragione. L'intelligenza è sempre scaturita dall'ambiente in cui essa si sviluppa: l'intelligenza è ciò che permette di collegare gli individui sconnessi tra loro e da loro stessi...

Ero dunque curioso e contento quando lessi di un nuovo social in arrivo: una federazione di pod sparsi per il mondo, quindi dislocati e indipendenti anche se riconducibili a un unico server, progetto open source, cioè l'opportunità da parte degli utenti di poter intervenire sul codice sorgente e migliorarlo, niente pubblicità, più attenzione alla privacy mediante gli aspetti (una classificazione e sotto classificazione dei contatti, per scegliere più facilmente e con più attenzione cosa e con chi condividere i post..), la totale proprietà dei nostri dati e del materiale postato e la liberta di chiudere l'account in qualsiasi momento e in maniera definitiva. Be, con queste premesse, chi non avrebbe voluto partecipare? E poi..mi piaceva far parte di un progetto nuovo, costruito da un gruppo di ragazzi indipendenti, auto finanziato, aperto e totalmente in linea con le mie idee e la mia visione di una rete più aperta, sganciata dal potere e dalle pressioni dei grandi colossi commerciali, più rispettosa della liberta e della privacy degli internauti. Cosi ho spedito la richiesta (sul pod principale era richiesto un invito..) e dopo un po’, un bel po’ in verità, ho finalmente avuto un account su Diaspora.


Al primo colpo d'occhio risulta evidente che il codice della piattaforma è scritto un po’ alla carlona: semplice, essenziale, graficamente bruttino. Poco intuitivo comunque, per chi è a digiuno di linguaggi di programmazione e difficoltà a installare plug-in per utenti non esperti. La prima sensazione quindi è stata quella di un progetto debole, pieno di falle e bug, anche dopo il rilascio di una nuova versione. Ma non si può non dare fiducia a un impegno simile: ragazzi universitari che sottraggono tempo e risorse alla loro vita privata per tentare di sviluppare qualcosa in larga scala forse mai vista prima in rete: un connubio tra privacy e connessioni sociali. Fiducia accordata anche dopo le voci filtrate (e verificate) di un interessamento con relativa donazione da parte di Zuckerberg, dell'indicizzazione dei contenuti pubblici degli utenti da parte di Google e la destinazione finale delle foto e delle immagini, che finirebbero sui server di Amazon, altro colosso commerciale della rete.

E forse è proprio il connubio tra il tentativo di mantenere un livello di privacy accettabile e i rapporti tra utenti che riserva la delusione peggiore. C’è un po' aria da..unti del signore: un po’ per la vecchia faccenda degli inviti, e un po’ per il fatto di essere su di un social nuovo con tutte le aspettative descritte sopra. Per autodefinizione, tutti alternativi, anarchici, 'pieni di diversità, (sì, qualcuno, legittimamente per altro, si definisce cosi!), visionari, ecologisti, rivoluzionari... Io personalmente ho sempre diffidato di chi si auto definisce diverso, ma tant'e.. Gli aspetti, in definitiva, risultano quasi inutili: la maggior parte dei post sono pubblici, questo perché' si è sempre a caccia di nuovi contatti e una volta ottenuto uno nuovo, si passa oltre. La connessione sociale si limita al "mi piace" di Facebukkiana memoria e a qualche commento sui post: un fiorire di..wow!, wonderful, e soprattutto di 'LOL, il nuovo intercalare per bimbominchia deficienti e su cui hanno fatto addirittura un film che più idiota non si può. Ho già diffidato per altro, quelli che insistono con un altro intercalare, 'ehi man..ehi brother'..all arabs are terrorists: io non ho fratelli, né sorelle, coglione! .. Un flusso di post che scorrono sulla bacheca su arte (presunta e non), immagini, foto, gif stupidine e video musicali che per lo più non vengono riconosciuti, non si capisce se per un bug di sistema o per problemi di copyright. (Su gli altri social sono tutti ben visibili..). E a proposito di copyright, tutti anarchici e rivoluzionari, pronti pero a rimbrottarti se non metti la discalia dell'autore della foto o dell'immagine, cosa a volte impossibile dato i continui reshare che queste subiscono ogni giorno sulle sterminate highway della rete, e poi appropriarsi di vecchi post di altri utenti a nome proprio. Dopo le foto, le gif e i video, l'ingrediente più postato sono le citazioni: frasi storiche, proverbi, battute di cantanti e attori, versi, pezzetti di romanzi, barzellette: servono a dar prova di conoscenza diretta, di vastità d’interessi, puntando a far colpo e però alimentando il narcisismo che contraddistingue noi utenti della rete. (Sappiamo benissimo che le citazioni non provengono dalla conoscenza dei testi, ma dalle raccolte di citazioni, veri e propri dizionari presenti a migliaia sulla rete e in tutte le lingue, Google e Wikipedia in testa).



Ci sono poi quelli che occupano "militarmente" la bacheca e la quantità di tempo trascorso sui social network è sempre proporzionale alla qualità di post e commenti: la società odierna, più che di consenso, ha bisogno di attenzione, ma la troppa sollecitazione all'attenzione produce alla fine solo..insensibilità'. (In altre parole, alla fine più richiedi attenzione, più non ti si fila nessuno..)

Certo, ci sono persone e post interessanti, ma tocca stare sempre allerta.. Ci sono pochissimi utenti che esprimono qualcosa al proprio riguardo, alla propria vita, alle esperienze, che non significa dire a tutti che ti stai facendo una pasta e fagioli: quello, si chiama cazzeggio, ed è comunque lecito. Comunicazione, quindi, pari quasi a zero. Personalmente avevo più volte pensato di chiudere l'account. Tanti l'hanno fatto ed erano quelli tra i più interessanti, poi ho deciso di trasformarlo in una specie di diario personale per immagini e musica: tutto quel che posto ha un riferimento alla mia vita, un episodio, un’esperienza, uno stato d'animo, un riferimento al lavoro o a una situazione sentimentale o familiare e a notizie di attualità che mi stanno particolarmente a cuore. Me ne strafrego del "mi piace".

Va bene, come asserisce Fatamorgana, il cazzeggio è la base di tutti i social, nessuna discussione di rango, per lo più chiacchiericcio, riflessioni nervose, frettolose e in molti casi incivili. Si aggiungono poi piccole e grandi molestie reciproche associate a una malignità e un qualunquismo di fondo, schizofrenia, commenti fuori luogo, gioiosa stupidita..
Da un progetto nato non solo per dare un semplice servizio agli utenti ma per sensibilizzare e proporre un modo nuovo di stare in rete (e di socializzare..) ci si aspetterebbe qualcosina in più. Per il momento, ferme tutte le novità annunciate (tra cui una chat video, nuova gestione dei profili e la non risoluzione dei bug e delle falle) due pod hanno già chiuso i battenti, quello italiano (al solito) e quello canadese, ben più frequentato. Quel che resta è l'upload di foto e video, che fanno di Diaspora per il momento, uno dei tanti social sulla rete..

Forse sono solo un vecchio nostalgico: l'unico social davvero degno di questo nome era MySpace, finchè ha funzionato. Invece di potenziarlo, facendo accordi con siti di contenuti musicali, video e altro, preferirono seguire le strategie di Zuckerberg. E si è visto com’è finita. Proprio sullo Space conobbi la mia attuale compagna, come a dire: "Ho detto tutto"..

Per i più curiosi,
questa è la mia pagina su Diaspora



It Was A Pleasure  (E' stato un piacere..)





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