MONTELUPO è un progetto volto al recupero del canto anarchico italiano. Nasce nel 2012 da un’idea di Daniele Coccia, Eric Caldironi e Alessandro Marinelli, ai quali si aggiunge presto Nicolò Pagani al contrabbasso. Obiettivo principale del progetto è quello di incidere un canzoniere che possa in qualche modo rendere fruibile il repertorio anarchico attraverso un ammodernamento degli arrangiamenti, dato anche dall’utilizzo di una strumentazione che dalla chitarra battente arriva ai moderni campioni noise, senza depauperare la tradizione. Il Canzoniere Anarchico, questo è il titolo della raccolta autoprodotta da Montelupo e distribuita da Goodfellas, uscirà proprio sabato 1 novembre: nel booklet saranno presenti le preziose note di copertina di Franco Schirone e la prefazione di Alessio Lega che pubblichiamo sotto.
Il Canzoniere Anarchico verrà presentato dal vivo dai Montelupo Sabato 1 novembre dalle 21:30 al Nuovo Cinema Palazzo - Piazza dei Sanniti, San Lorenzo - Roma
Una serata ricca di voci per ripercorrere la storia del canto anarchico italiano, in cui Montelupo presenterà il disco assieme alle voci e alla musica di tantissimi artisti.
«Ma cazzo!», ho detto io. «Questo è il mio disco!». Era un po’ di anni che ce l’avevo in testa. Bisognava fare, mi dicevo, una nuova antologia della canzone anarchica. Ogni volta che capitava di sentire quelle splendide, frementi, fruscianti vecchie versioni contenute nei Dischi del Sole, nei dischi degli anni Settanta che hanno cristallizzato il pantheon musicale dei nostri miti, come Sante Caserio, Addio Lugano bella, Nel fosco fin del secolo morente... Be’, ogni volta che sentivo quelle versioni, dicevo: «È ora di riprovarci». Ce le siamo suonate in lungo e in largo queste canzoni: quante volte abbiamo finito i concerti con Nostra patria è il mondo intero, quante volte, fra un brano e l’altro, partiva Addio Lugano bella, ripresa in coro dal pubblico e, come disse una volta un comunista per giustificarsi dal fatto di amarla: «Ma è un gran bel valzer!». Bisognava registrare un disco. Una nuova antologia, fatta bene, ben suonata e senza troppi grilli per la testa, che rendesse le canzoni perfettamente riconoscibili, senza farle sembrare provenire dal grammofono del bis - nonno mazziniano. Mettere in fila questa storia degli anarchici in filigrana, i loro scontri, le loro crisi, i loro litigi sulle molteplici strade della nuova umanità: «Pria di morir sul fango della via / Imiteremo Bresci e Ravachol», «Ed è per voi sfruttati, per voi lavoratori». Individualisti, organizzatori, attentatori tenebrosi, cavalieri erranti... C’è tutta l’eco di mille rivoli che si raccoglie nel grande fiume della libertà e, a navigarlo, c’è sempre il Galeone della nostra bella Paola Nicolazzi. E mi fa solo rabbia che ora non possa sentirlo, questo disco mio. Bisognava farlo questo disco, come un testimone da passare alle nuove generazioni: si vedono nascere in ogni parte d’Italia e del mondo, cori su cori che cantano sempre quelle canzoni e, guarda caso, poi chi canta si sente in dovere d’aderire a quegli ideali, di portarli avanti. Le canzoni seguono la loro vecchia vocazione di propaganda, di proselitismo e bisogna dar loro una mano, per quanto si può. Insomma, stavo pensando a questa esigenza, quando questi mi dicono: «Ti va di scrivere qualche riga su un disco di canzoni anarchiche?». Ohibò, scarico i file, li ascolto: «Ma questo è il mio disco!».
Alessio Lega
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