FRANCA SCHININA'
Il mondo nelle mie immagini
..Mi recai in Palestina, con Pax Christi, per un pellegrinaggio di Pace e Giustizia.
Ritornai in Italia sconvolta, per tutti gli eventi a cui avevo assistito: l’informazione che ricevevamo dalle nostre televisioni e giornali, non era che disinformazione e peggio “deformazione” dei fatti.
Si, perchè non assistemmo altro, in quei giorni, che a soprusi, ingiustizie, malvagità, prepotenze del popolo israeliano, molto ben armato, nei confronti di un popolo debole e indifeso, giustificati da menzogne e falsità, avallate dai paesi occidentali, alleati con Israele, purtroppo, per questioni economiche.
Visitammo i campi profughi: cacciati, sempre con le armi, dalle loro case, dai loro territori, a volte uccisi nelle loro case, per essersi rifiutati di abbandonarle.
Il “muro” alto, terrificante, minaccioso, che girava attorno ai campi, per imporre ai profughi una pseudo-vita: ore per uscire da lì e recarsi all’ Università, per i giovani, o al lavoro per i più adulti e poter portare a casa un pò di cibo per sfamare la famiglia.
I “chek-point”… facevano terrore: eravamo lì con loro, per dimostrare la nostra solidarietà, alle quattro del mattino, con un freddo tagliente; dovevano, ogni giorno, sottoporsi ad una fila interminabile, che durava appunto ore, per recarsi al lavoro e ad un controllo non solo fisico, ma di impronte digitali (tutte le mattine), da parte di ragazzini e ragazzine diciottenni, in servizio militare, che masticando sguiatamente chewing-gum, urlavano parole incomprensibili.
E, se, a volte, l’apparecchio delle impronte non funzionava, questi giovani, armati di grandi mitra, educati alla prepotenza ed all’insensibilità, sempre urlando in maniera incomprensibile, li ricacciavano indietro… e per quel giorno, o altri appresso, la famiglia non aveva cibo… Importante? Assolutamente no… -
Il mondo nelle mie immagini
..Mi recai in Palestina, con Pax Christi, per un pellegrinaggio di Pace e Giustizia.
Ritornai in Italia sconvolta, per tutti gli eventi a cui avevo assistito: l’informazione che ricevevamo dalle nostre televisioni e giornali, non era che disinformazione e peggio “deformazione” dei fatti.
Si, perchè non assistemmo altro, in quei giorni, che a soprusi, ingiustizie, malvagità, prepotenze del popolo israeliano, molto ben armato, nei confronti di un popolo debole e indifeso, giustificati da menzogne e falsità, avallate dai paesi occidentali, alleati con Israele, purtroppo, per questioni economiche.
Visitammo i campi profughi: cacciati, sempre con le armi, dalle loro case, dai loro territori, a volte uccisi nelle loro case, per essersi rifiutati di abbandonarle.
Il “muro” alto, terrificante, minaccioso, che girava attorno ai campi, per imporre ai profughi una pseudo-vita: ore per uscire da lì e recarsi all’ Università, per i giovani, o al lavoro per i più adulti e poter portare a casa un pò di cibo per sfamare la famiglia.
I “chek-point”… facevano terrore: eravamo lì con loro, per dimostrare la nostra solidarietà, alle quattro del mattino, con un freddo tagliente; dovevano, ogni giorno, sottoporsi ad una fila interminabile, che durava appunto ore, per recarsi al lavoro e ad un controllo non solo fisico, ma di impronte digitali (tutte le mattine), da parte di ragazzini e ragazzine diciottenni, in servizio militare, che masticando sguiatamente chewing-gum, urlavano parole incomprensibili.
E, se, a volte, l’apparecchio delle impronte non funzionava, questi giovani, armati di grandi mitra, educati alla prepotenza ed all’insensibilità, sempre urlando in maniera incomprensibile, li ricacciavano indietro… e per quel giorno, o altri appresso, la famiglia non aveva cibo… Importante? Assolutamente no… -
"..non chiedo attraverso le mie immagini compassione; solo responsabilità
perché non spariscano dalla memoria ma restino per porre degli interrogativi.."
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Franca Schininà calendario animalista Lav
perché non spariscano dalla memoria ma restino per porre degli interrogativi.."
Quando a Gerusalemme antica i poliziotti israeliani presero quel ragazzo palestinese della foto, ero con una amica: lei si infilò dentro a un portone. Io potevo restare indietro, fotografare col tele (obiettivo..ndr), ma fuggii avanti, infilandomi tra le gambe dei ragazzi israeliani che guardavano, fino a fotografare quel palestinese buttato a faccia a terra con il piede sulla schiena. Quando hai voglia di scoprire la verità, nulla ti può fermare. Bob Capa era lì, Eugene Smith era lì, dove dovevano essere...
Franca Schininà
(interv. dal manifesto)
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