21/01/15

Grandi diseguaglianze crescono

La ricchezza globale si sta sempre più concentrando nelle mani di una ristretta elite di ricchi individui che hanno generato e sostenuto i loro ingenti averi grazie ad interessi ed attività in alcuni importanti settori economici, tra i quali la finanza e il settore farmaceutico e sanitario. Le imprese appartenenti a questi settori spendono milioni di dollari proteggere e rafforzare ulteriormente i loro interessi. Le più fruttuose attività di lobby negli Stati Uniti riguardano il bilancio e il fisco, ovvero gli ambiti di gestione delle risorse pubbliche che dovrebbero essere indirizzate a beneficio dell’intera popolazione, piuttosto che rispondere ad interessi di potenti lobby.

Le élite economiche mondiali agiscono sulle classi dirigenti politiche per truccare le regole del gioco economico, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche e generando un mondo in cui 85 super ricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale. Alla vigilia del World Economic Forum di Davos, il rapporto di ricerca Working for The Few, diffuso oggi da Oxfam, evidenzia come l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti più abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza.

Una situazione che riguarda i paesi sviluppati, oltre quelli in via di sviluppo, dove l’opinione pubblica ha sempre più consapevolezza della concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi. Dai sondaggi che Oxfam ha condotto in India, Sud Africa, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti, la maggior parte degli intervistati è convinta che le leggi siano scritte e concepite per favorire i più ricchi.

In Africa le grandi multinazionali – in particolare quelle dell’industria mineraria/estrattiva – sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà; in India il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di politiche fiscali altamente regressive, mentre il paese è tra gli ultimi del mondo se si analizza l’accesso globale a un’alimentazione sana e nutriente. Negli Stati Uniti, il reddito dell’1% della popolazione è aumentato ed è ai livelli più alti dalla vigilia della Grande Depressione. Recenti studi statistici hanno dimostrato che, proprio negli USA, gli interessi della classe benestante sono eccessivamente rappresentati dal governo rispetto a quelli della classe media: in altre parole, le esigenze dei più poveri non hanno impatto sui voti degli eletti.

“Il rapporto dimostra, con esempi e dati provenienti da molti paesi, che viviamo in un mondo nel quale le élite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici, rinforzando così un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole”, afferma Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International. “Un sistema che si perpetua, perché gli individui più ricchi hanno accesso a migliori opportunità educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali più vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli”.

Il rapporto di Oxfam evidenzia, ad esempio, come sin dalla fine del 1970 la tassazione per i più ricchi sia diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: in molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano anche meno tasse.
Questa conquista di opportunità dei ricchi a spese delle classi povere e medie ha contribuito a creare una situazione in cui, nel mondo, 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza è aumentata negli ultimi trent’anni, e dove l’1% delle famiglie del mondo possiede il 46% della ricchezza globale (110.000 miliardi dollari)

“Se non combattiamo la disuguaglianza, non solo non potremo sperare di vincere la lotta contro la povertà estrema, ma neanche di costruire società basate sul concetto di pari opportunità, in favore di un mondo dove vige la regola dell’ ‘asso pigliatutto’, conclude Winnie Byanima.

Negli ultimi anni il tema della disuguaglianza è entrato con forza nell’agenda globale: Obama lo ha identificato come una priorità del 2014, e proprio il World Economic Forum ha posto le disparità di reddito diffuse come il secondo maggiore pericolo nei prossimi 12-18 mesi, mettendo in guardia su come stia minando la stabilità sociale e “minacciando la sicurezza su scala globale”. Anche per questo Oxfam chiede ai partecipanti del World Economic Forum – decision maker politici e istituzionali – di assumere un “impegno solenne” volto a:
sostenere una tassazione progressiva e contrastare l’evasione fiscale;
astenersi dall’utilizzare la propria ricchezza per ottenere favori politici che minano la volontà democratica dei propri concittadini;
rendere pubblici tutti gli investimenti nelle aziende e nei fondi di cui sono effettivi beneficiari;
esigere che i governi utilizzino le entrate fiscali per fornire assistenza sanitaria, istruzione e previdenza sociale per i cittadini;
adottare dei minimi salariali dignitosi in tutte le società che posseggono o che controllano;
esortare gli altri membri delle élite economiche a unirsi a questa causa.


Si chiede inoltre ai governi di affrontare la diseguaglianza reprimendo più severamente la segretezza finanziaria e l’evasione fiscale, anche attraverso il G20; investendo nell’istruzione universale e nell’assistenza sanitaria; e concordando un obiettivo globale che inquadri la disuguaglianza estrema in ogni paese all’interno dei negoziati per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile post 2015.

I numeri della disuguaglianza

• Circa metà della ricchezza è detenuta dall’1% della popolazione mondiale.
• Il reddito dell’1% dei più ricchi del mondo ammonta a 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo.
• Il reddito di 85 super ricchi equivale a quello di metà della popolazione mondiale.
• 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è aumentata negli ultimi 30 anni.
• L’1% dei più ricchi ha aumentato la propria quota di reddito in 24 su 26 dei paesi con dati analizzabili tra il 1980 e il 2012.
• Negli USA, l’1% dei più ricchi ha intercettato il 95% delle risorse a disposizione dopo la crisi finanziaria del 2009, mentre il 90% della popolazione si è impoverito.


Il rapporto di Oxfam Working for the Few in pillole:
-ovunque, gli individui più ricchi e le aziende nascondono migliaia di miliardi di dollari al fisco in una rete di paradisi fiscali in tutto il mondo. Si stima che 21.000 miliardi di dollari non siano registrati e siano offshore;
negli Stati Uniti, anni e anni di deregolamentazione finanziaria sono strettamente correlati all’aumento del reddito dell’1% della popolazione più ricca del mondo che ora è ai livelli più alti dalla vigilia della Grande Depressione;
-in India, il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di un sistema fiscale altamente regressivo, di una totale assenza di mobilità sociale e politiche sociali;
in Europa, la politica di austerity è stata imposta alle classi povere e alle classi medie a causa dell’enorme pressione dei mercati finanziari, dove i ricchi investitori hanno invece beneficiato del salvataggio statale delle istituzioni finanziarie;
-in Africa, le grandi multinazionali – in particolare quelle dell’industria mineraria/estrattiva – sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà.

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