31/07/14

Massive Attack, 98 intellettuali e premi Nobel, Mohammed Suliman, J. Barden: per Gaza

Da sempre impegnati in battaglie politiche e sociali, I Massive Attack, molto amati da Interzone,  non sono tipi da farsi intimidire e portano nel tour europeo la solidarietà al popolo palestinese, utilizzando il loro scenario high tech per inviare messaggi e informazioni alle platee dei loro set sempre gremiti. Israele continua a bombardare e massacrare civili inermi, continua a distruggere interi quartieri con case, ospedali, scuole, continua impunemente con i suoi assassini mirati, ad arrestare giovani e ragazzi, persino palestinesi/israeliani che si permettono di criticare su i social la politica di sterminio, nonostante le proteste, i moniti, le risoluzioni dell'Onu, le manifestazioni in tutto il mondo. E Robert Del Naja e soci non hanno paura di mostrare il loro sostegno alla causa della Palestina, peraltro perorata da lunga data : un megaschermo alle spalle della band si illumina con la scritta  "Gaza è stata occupata e soggetta a restrizioni dal 1948." E i messaggi si susseguono durante tutto lo show, con l'aggiornamento del numero di vite perse, mentre Del Naja ha sostenuto nelle conferenze stampa il ruolo dei musicisti nell' informare il pubblico e prendere posizione pubblicamente, cosa che grandi nomi del circo del rock non hanno fatto, Rolling Stones su tutti, che, anzi, hanno anche inserito Tel Aviv nel loro tour estivo. Robert ha anche confermato l'appoggio suo e della band al boicottaggio culturale di Israele in quanto "unica possibilità che hanno per mantenere la giusta pressione sulla questione."
"Il boicottaggio non è un atto di aggressione nei confronti del popolo israeliano, ma nei confronti del governo e delle sue politiche. E' giusto ricordarlo, perché è molto facile essere accusati di essere antisemiti, ma tutti sanno che non è di questo che si tratta". Sulla loro pagina Facebook, che conta 2.8 milioni di fans è stato aperto un forum di discussione e.. "non abbiamo intenzione di cancellare nulla o moderare, ma piuttosto incoraggiare il dibattito in maniera aperta e democratica.
I Massive Attack, in questo passaggio del loro tour, aprono sempre i loro concerti con  'Battlebox' e le immagini del video del brano..





29/07/14

Malik Farrakhan, l'incredibile storia del capo della sicurezza dei Public Enemy

di U.NET
Down with the kings! Down with the kings! Così rappa Chuck D, leader storico dei Public Enemy. Cammina lentamente rimando liriche di fuoco che sembrano perforare l’obiettivo delle telecamere. Rima dopo rima, l’MC rivendica con orgoglio la storia e le esperienze di vita di Tony King, icona afro-americana. Nel suo incedere sicuro, percorre tutta la lunghezza di un graffito superando alcuni writer, impegnati nel terminarlo. Il suoi passi si fermano solo quando si incontra il capo della sicurezza della sua crew. Alle loro spalle, il logo dei Public Enemy in tutta la sua potenza simbolica e, evocativo, in primo piano, il pugno chiuso di Chuck D e l’imponenza fisica di Malik Farrakhan sfumano nel finale della canzone e del video. La location, un muro di sostegno di un cavalcavia, bombardato con pezzi coloratissimi, e il gruppo rimandano subito all’immaginario statunitense, ma i giovani tutt’attorno e l’idioma parlato dipingono un’altra realtà… non siamo a NYC bensì a Bologna e i writer in questione sono Rusty, Ciufs e DeeMo, nomi storici della scena locale; dietro alle macchine da ripresa ci sono i ragazzi di Undervilla, giovane casa di produzione. A seguire il tutto Reda Zine, artista multidisciplinare di origini marocchine e regista del documentario The Long Road to The Hall of Fame sulla vita di Tony King aka Malik Farrakhan.
Le vicende Tony King, divenuto Malik Farrakhan dopo esser entrato nella Nation Of Islam (NOI), ripercorrono fasi fondamentali dell’esperienza dei neri in America: egli fu uno dei primi atleti neri della NFL negli anni Sessanta, modello e attore di successo negli anni Settanta, militante della NOI e, infine, capo della sicurezza dei Public Enemy. “La sua vita attraversa cinquant’anni di storia afro-americana. Capii subito d’avere una storia incredibile da raccontare, l’uomo che avevo di fronte sembrava aver vissuto diverse vite parallele”, racconta Reda Zine. E, tornando alla nascita del progetto ricorda “Nel 2008 lavoravo per una radio locale bolognese e scrivevo per un rivista marocchina. Con tali credenziali chiesi un’intervista con Chuck D. Malik mi venne indicato come riferimento, gli scrissi e ci accordammo. Per una serie di ritardi l’intervista pomeridiana fu spostata alla sera, dopo il concerto, e così mi ritrovai nel backstage a parlare a lungo con lui. Quella conversazione iniziale mi affascinò poiché compresi immediatamente l’importanza storica del personaggio che avevo di fronte e, dopo ricerche e conversazioni ulteriori, ne compresi anche l’eccezionalità. Nelle settimane successive, le informazione che raccoglievo altro non fecero che confermare l’impressione iniziale, così decisi di buttarmi in questa avventura”.

28/07/14

Da Tour Manager dei Led Zeppelin alla galera in Italia per terrorismo: Richard Cole

Cole, a sinistra
Ci si imbatte in storie davvero incredibili. Storie a volte bizzarre che solo nel rock'n'roll possono, o meglio potevano, accadere. Perchè oggi è cosi tutto moscio, ordinario, noioso. E' tutto ordinato dai soldi, dal business. Questa ad esempio è la storia di Richard Cole,  tour manager di gruppi come Led Zeppelin, Who, Jeff Beck, Black Sabbath e altri, e di come si ritrovò in cella nel nostro paese dopo essere stato scambiato per un terrorista invischiato nella strage di Bologna nel 1980.. Ne ho fatto un riassunto, cercando di focalizzare la storia sulla personalità di Cole e sugli eventi più importanti che lo portarono in quel periodo sulle vette più alte del rock degli anni '70. Buona lettura..

di John Liam Policastro
Sono di fronte a un benzinaio della Tesco a Notting Hill, e sto aspettando Richard Cole, il leggendario tour manager dei Led Zeppelin e degli Who (...) Si presenta alle sei spaccate, con la puntualità che solo un tour manager può avere. Cole è cresciuto nella Londra del dopoguerra e, come molti altri in quel periodo, si è innamorato del rock 'n' roll che negli anni Cinquanta si espandeva lentamente oltre l'Atlantico.
Nel 1961, a 15 anni, ha lasciato la scuola e ha iniziato a lavorare come operaio nella zona nord di Londra, e a frequentare la scena mod di quella zona. "Siamo stati i primi e siamo stati i migliori. Io e i miei amici eravamo i veri mod," mi ha detto Cole a cena, quando sono finalmente riuscito a farlo mettere a sedere.
Nel 1963, al culmine della British Invasion, Cole si è avvicinato alla scena musicale locale che orbitava intorno al Marquee, un famoso nightclub, e alla vita notturna che passava da un bar chiamato lo Ship. È qui che ha avuto la sua prima importante intuizione: "Non si beccava figa a fare l'operaio."
Una notte, osservando i membri di un gruppo della zona mettere via gli strumenti dopo un concerto, ha deciso di chieder loro se stessero cercando un manager.

"Li ho pressati fino alla morte," mi racconta Cole, "e mi sono inventato di conoscere perfettamente l'ambiente. Ma la cosa più importante è che avevo la patente—il mio compito principale quel giorno è stato quello di portare in giro il gruppo e gli strumenti."


Gallery: Fotografia e Fotografi Rock

Serge Gainsbourg, Sly and Robbie
Fotografi di fama mondiale alle prese con il rock'n'roll. Così alcune delle immagini più affascinanti e emblematiche di musica e musicisti, fotografati nel corso degli ultimi cinquanta anni, hanno contribuito alla creazione di una vera e raffinata forma d'arte. Ma i fotografi non avevano idea di cosa stessero creando o di quello che sarebbero diventate negli anni le loro le immagini. Si tratta, alla fine, di uno scatto che crea e ferma un momento senza tempo della nostra vita. .. La musica si vede, e le fotografie suonano, e tutto sembra così naturale..



Eddie Sung si è re-inventato: nella prima metà della sua vita impiegato in una grande multinazionale, poi fotografo di rock con la sua folta barba. Eddie dice che voleva semplicemente esplorare le frontiere della sua vena artistica, che in continuazione si faceva sentire e lo richiamava. La sua coraggiosa decisione ha visto risultati rapidi - primo, secondo e terzo premio nel 2006 del Lucie Awards per la categoria Musica. Le sue immagini rupestri ora abbelliscono le pareti di Hard Rock Caffè in tutto il mondo, siti web, nonché copertine e inserti dei principali giornali e riviste di fotografia. Vive nella soleggiata Singapore con la moglie e due figli.
www.eddie-sung.com.


Elton John

Cbgb



Il pluripremiato lavoro di Lynn Goldsmith è stato pubblicato su Newsweek, Time, Rolling Stone, Interview, Sports Illustrated, e molte altre riviste, nonché su decine di libri a lei dedicati. Ha prodotto centinaia di innovative copertine per gli album di Patti Smith (Easter) , Frank Zappa ( Sheik Yerbouti ) e molti altri. Ha anche scritto canzoni con artisti come Sting, Steve Winwood, e Todd Rundgren.
Nel 1970 è stata amministratrice per la Joshua Television, In Concert dell' ABC, e uno dei primi direttori della promozione cinematografica per gli artisti musicali. Ha vinto numerosi premi per la produzione di video musicali, e come fotografa d'arte, i suoi lavori sono presenti in numerosi musei e gallerie. Lynn ritiene che la sua arte debba servire a rompere i limitati modelli di pensiero attuali..


Zappa

Ramones



Chris Stein ha iniziato a fotografare nel 1968. Durante i suoi ultimi anni presso la School of Visual Arts di New York è entrato nella scena rock. Nel 1973 incontra Debbie Harry, e insieme fondarono i Blondie. Come membro della band Chris ebbe la fortuna di conoscere e fotografare molti pionieri della scena punk e della new wave. Le sue foto hanno aiutato Debbie a diventare un' icona internazionale non solo della scena musicale.


Devo

Richard Hell


Neal Preston era, ed è tuttora, è uno dei pochi fortunati ammessi ai tour di molte superstar, con la possibilità di poter catturare e pubblicare l'intera esperienza su pellicola. La sua opera si snoda per quasi 4 decenni, e le sue fotografie documentano molti dei momenti più importanti della scena musicale rock.
Ha lavorato a stretto contatto con Led Zeppelin, The Who, Bruce Springsteen, Queen, David Bowie, Fleetwood Mac, Madonna, e innumerevoli altre star.
Sebbene Preston è conosciuto negli ambienti del rock come il fotografo ufficiale dei tour americani dei Led Zeppelin, ha seguito in Russia Billy Joel, in Europa e Giappone Bruce Springsteen, in Cina gli Wham! , in Sud Africa Whitney Houston, e in Sud America i Queen. Preston è stato uno dei fotografi ufficiali del "Live Aid" al Wembley Stadium di Londra e il fotografo del leggendario "Conspiracy of Hope" tour, un viaggio intorno al mondo di cinque settimane con Springsteen e la E-Street Band, Sting, Peter Gabriel e Tracy Chapman. Ha inoltre diretto diversi progetti musicali, tra cui un video live di Stevie Nicks e un documentario su Alice Cooper. L'abilità di Preston di catturare performance dal vivo si estende anche allo sport: ha fotografato in sei Olimpiadi, le World Series, la NBA e i campionati mondiali di calcio. Innumerevoli le sue copertine e servizi per riviste come Rolling Stone, People, Time, Newsweek; ha prodotto spettacoli televisivi, lungometraggi, documentari e copertine di CD e DVD.



Jimmy Page

Police




Bob Gruen è uno dei fotografi più noti e rispettati nel Rock and Roll. Da Muddy Waters ai Rolling Stones; da Elvis a Madonna; da Bob Dylan a Bob Marley; da John Lennon a Johnny Rotten, ha catturato la scena musicale per oltre 40 anni in fotografie che hanno ottenuto riconoscimenti importanti in tutto il mondo. Poco dopo che John Lennon si trasferì a New York nel 1971, Gruen divenne fotografo personale e amico della coppia John e Yoko, documentando momenti privati​​ e della loro vita artistica. Nel 1974 ha creato l' immagine iconica di John  che indossa una t-shirt con la scritta New York City e quella in piedi di fronte alla Statua della Libertà, mentre fa il segno della pace - che sono diventate due delle più popolari immagini di Lennon.
Bob Gruen ha lavorato con importanti gruppi rock come i Led Zeppelin, The Who, David Bowie, Tina Turner, Elton John, Aerosmith, Kiss e Alice Cooper. Nel 1989, ha documentato il viaggio epico in Russia del "Moscow Music Peace Festival", con Ozzy Osbourne, Motley Crue e Bon Jovi. Ha girato a lungo con i gruppi punk allora emergenti e band della new wave, tra cui il New York Dolls, Sex Pistols, Clash, Ramones, Patti Smith Group e Blondie..
Questo lavoro riflette un impegno profondo e di lunga data, che gli ha permesso di instaurare amicizia personale con moltissimi artisti. La sua ricchezza di esperienze personali e di memorie inquietanti lo impone come uno dei testimoni più rilevanti della cultura rock giovanile.



New York Dools


Clash




Fotografa e scrittrice nata in Texas, Stephanie Chernikowski si trasferisce a New York nel 1975, dove la nascente scena musicale punk gli offre l'ispirazione per le sue prime fotografie. Il suo lavoro è apparso in numerosi libri e periodici, tra cui il Village Voice, Rolling Stone e il New York Times, e in mostre fotografiche negli Stati Uniti e in Europa. Attualmente vive a Manhattan con i felini, suoi alter-ego, Cowboy e Ecate Rrose.


Burroughs

Cramps



Lawrence Watson è nato a Hammersmith, Londra, nel 1963. Nel 1979, abbandona la scuola all'età di 16 anni e inizia un periodo di apprendistato in una camera oscura in Old Street. Si è poi laureato in fotografia alla London Weekend Television,  mentre la sera e nei fine settimana,  lavorava per il New Musical Express. Nei primi anni 80, Lawrence fu incaricato di documentare l'emergente scena hip-hop di New York  e di fotografare artisti leggendari di quell'epoca, tra cui Run DMC, Eric B, Rakim, e Public Enemy. L'interesse di Lawrence per la musica lo ha portato a lavorare con gruppi e musicisti leggendari come Paul Weller, Morrissey, Oasis, Pulp, Snoop Dogg, Orbital, Isaac Hayes, Ian Brown, Grace Jones, New Order e molti altri.

Tricky

Paul Weller



     

25/07/14

10 ( Best ) canzoni per pigre notti d'estate

Amoreggiare sotto il sole non è il caso. Per chi ancora lavora, e costretto su strade bollenti che all'orizzonte prendono fuoco, se non si esce non si aspetta altro che trascorrere pigre serate afose seduti in veranda, disincantati, con il gatto che fa le fusa e cerca di tirarti giù con la sua solita tattica giocosa, perchè troppo caldo per dormire pure per lui, con libri e birra alla mano e l'immancabile stereo per poter ascoltare le nostre playlist adeguadamente preparate. E mettersi in viaggio nell'universo. Senza pensare al lavoro, agli errori commessi, alle situazioni strane in cui amiamo andare a ficcarci, lasciandosi tutto alle spalle e un unico pensiero dedicato al mondo: dimenticatemi. Perchè credetemi, la questione è che la solitudine non è affatto male, a volte..
Enjoy


The Surf Punks , Tijuana Weekend
Come non iniziare con i Surf Punks? Sole, mare, spiaggie libere, ragazze.. l'epica dell'estate! La maggior parte delle loro canzoni erano a tema: The Wave, My Beach, Party Bomb, Shark Attack..mentre i loro live,  nel periodo d'oro dell'esplosione punk a Los Angeles, erano pazzi, selvaggi e divertenti. Surfisti che fanno i pendolari delle spiaggie, esperienze di gruppo, guerre di territorio sulle spiagge della California e tra  onde altissime. Per finire, mettersi in macchina e raggiungere l'agognata Tijuana, per l'ennesimo  e ultimo party: prima di ascoltare, procuratevi la birra!






EDDIE VEDDER, HARD SUN
Hard Sun è una cover di un brano di Indio, alias Gordon Peterson, inserita da Eddie Vedder (Pearl Jam) nella colonna sonora del bel film di bad boy Sean Penn,   Into the Wild - Nelle terre selvagge. Una bella ballata folk elettrica per aprire questa playlist, anche se ispira più un viaggio sotto un sole pesante, che una bella serata in giardino a non far niente e cazzeggiare con gli amici. Ma tant'è, è veramente  hard il sole in questo fine luglio apatico, svogliato..e noi ricordiamo le parole di Fernando Pessoa: "Viaggiare? Per viaggiare, basta esistere".




UNDERWORLD, RIVER OF BASS
Avevo pensato di scegliere non una canzone, ma tutto l'album. Dubnobasswithmyheadman è il terzo album di Underworld, datato 1994, ed è un album..magnifico. Basato sull'idea che tutto è valido, elementi e aree di musica molto diversi tra loro e portati da altre parti. C'è un sacco di taglia e incolla, in particolare con la voce, nulla è fisso, statico. E a distanza di tanti anni sembra ancora il suono del momento, catturando techno melodica, lirismo squilibrato, basso in primo piano e le chitarre... in un ibrido mozzafiato che ha segnato il tempo in cui la cultura del club finalmente diventa maggiorenne. Raffinato, attraente, ondulato, Acid House, Techno e Dub, epico da ascoltare in cuffia mentre dall'amaca si ammira un bel tramonto.. River of Bass  è il brano che condensa tutto quello che c'è nel disco. Bellissimo.




NANCY SINATRA and LEE HAZLEWOOD, SUMMER WINE
Nancy e Lee praticamente definiscono la parola "agrodolce", con la prima che cade sul lato dolce dell'equazione, mentre il secondo copre bene l'amaro. Agrodolce è anche la parola che bene si addice a questa canzone, fino alla ricetta per il perfetto vino estivo: fragole, ciliegie e il bacio di un angelo in primavera. Di Summer oWine, naturalmente, l'affascinante Lana Del Rey ne ha fatto una cover.




BLUR, BEETLEBUM
In realtà "Beetlebum" è una ballata sulla droga, sull' eroina precisamente, che Damon assumeva in coppia con la sua ragazza dell'epoca, la fantastica Justine Frischmann degli Elastica. Il titolo è un riferimento alla frase "Chasing the beetle", cioè inalare il fumo prodotto dall'eroina riscaldata su un pezzo di carta stagnola. La canzone descrive comunque sentimenti complicati, ma cazzo, è qualcosa che è semplicemente perfetto per "laid-back" delle nostre notti estive. Non basta attenersi sempre alla birra, no?




GRANDADDY, COLLETTIVE DREAMWISH OF UPPERCLASS ELEGANCE
Già il ritmo pigro della batteria che accompagna questa canzone, che somiglia a una specie di ronzio di una libellula che ti entra nella testa, davvero cattura perfettamente l'atmosfera che stiamo cercando in questa piccola playlist, e poi, il testo di Jason Lytle, che parla di schivare un viaggio in città per sedersi a bere birra e suonare la chitarra. Un elegante desiderio collettivo e un video più che esplicativo..




KING TUBBY AND AUGUSTUS PABLO
Non si può sbagliare, direttamente alla fonte del dub: Osbourne Ruddock, meglio conosciuto come King Tubby, e meglio conosciuto ancora come l'uomo che fondamentalmente ha inventato il genere nel suo studio  a Kingston nel 1970 . Lascietevi cullare




CLASH, RUDY CAN'T FAIL
In questo splendido rocksteady dei CLASH, Rudy inizia  la prima colazione con la birra, che non è ovviamente una cosa che possiamo consigliare (ma che, per la cronaca e ad essere onesti, abbiamo fatto un pò tutti ai tempi andati.. ) Questa canzone tratta da London Calling è l'esempio più riuscito di suoni  giamaicani inseriti nel punk rock prettamente bianco e inglese.Poi, riascoltare la voce di Joe provoca sempre strane emozioni. Sarebbe da ballare, ma la canticchiamo sdraiati tra un sorso e l'altro..




NICK DRAKE
La musica di Nick Drake è praticamente l'estate inglese personificata - fragile, effimera, che rischia sempre di appannarsi e con la pioggia in agguato in qualsiasi momento, e questa canzone è l'incarnazione del sentimento che ne deriva: "Sabato il sole è arrivato senza preavviso, e nessuno sapeva cosa fare." La risposta, chiaramente, è quello di godere finché dura. (E sperare che la settimana di ferie che mi sono prenotato nella capitale inglese a fine agosto sia perfetta, come quella di Parigi due anni fa: sei gg e neanche una goccia di pioggia! Un miracolo, praticamente. ndr)




BECK, LAZY FLIES
"Lazy Flies" è una delle canzoni più strane di Beck, diversa da qualsiasi altra canzone Beck.
Descrive una situazione decadente, con "mosche pigre in bilico sopra di noi", che portano alla mente appartamenti in rovina e pieni spazzatura, cucine sovraccariche di cose da lavare. Beck ci permette di relazionarci con la nostra immondizia e il nostro disordine, la nostra situazione disastrosa, reale o mentale che sia. E' uno dei suoi talenti, quello di scrivere dei detriti e del degrado, senza renderli troppo deprimenti e inquietante. Molte delle canzoni di Mutation sono intrise di queste tematiche..




ROXY MUSIC, AVALON
"Ora la festa è finita / Sono così stanco / Poi ti vedo venire, Dal nulla.."
E' notte fonda, sono stanco, vado a letto. Dormite bene.





 

Pessimismo digitale: Evgeny Morozov

23cultura morozov 20Contro la favola dell’eden digitale

- B. Vecchi, 23.7.2014 -

Codici aperti 
 Il nuovo saggio di Evgeny Morozov tradotto da Mondadori è un j’accuse contro le tesi di chi vede nella Rete la salvezza dell’umanità. Sotto accusa è l’ideologia del «cyberutopismo» in nome di un indiscusso e indiscutibile principio di realtà. La com­parsa del suo nome tra le pagine di que­sto nuovo e impo­nente sag­gio di Evgeny Moro­zov (Inter­net non sal­verà il mondo, pp. 448, euro 19) sor­prende non poco. Tanto più che viene inse­rito in una pla­tea che va da liber­ta­rio Jason Lanier all’economista libe­rale Frie­drich von Hayek, dal filo­sofo con­ser­va­tore Tho­mas Mol­nar al cri­tico radi­cale Ivan Illich, dalla «moder­ni­sta» Jane Jacobs all’ultra con­ser­va­tore Michael Oake­shott, da Hans Jonas a lui, Jac­ques Ellul, teo­logo, filo­sofo e socio­logo noto per la sua cri­tica alla tecno-scienza. Eppure la pre­senza di Jac­ques Ellul è meno stra­va­gante degli altri nomi, inse­riti nell’eccentrico pan­theon teo­rico di Moro­zov. Ellul, infatti, è stato uno fusti­ga­tore del ruolo svolto dalla tec­no­lo­gia e dalla scienza nelle società con­tem­po­ra­nee, col­lanti di una gab­bia di acciaio che defi­ni­sce il peri­me­tro delle azioni umani, sta­bi­lendo all’interno regole di com­por­ta­mento fun­zio­nali alla logica astratta e ogget­tiva impo­sta dalla scienza. Nel libro di Moro­zov tale impianto teo­rico torna con­ti­nua­mente, sia quando scrive di Inter­net che dei social net­work. Sia però chiaro: Moro­zov non è un apo­ca­lit­tico cri­tico della scienza e della tec­no­lo­gia, né pro­pone una fru­gale e austera decre­scita che ral­lenti lo svi­luppo scien­ti­fico. È un blog­ger che apprezza il potere comu­ni­ca­tivo della Rete e dei social net­work. Al pari di molti sto­rici della tec­no­lo­gia ritiene che le mac­chine siano pro­tesi mec­ca­ni­che degli essere umani. Ma è altret­tanto con­vinto che la Rete, i com­pu­ter, gli smart­phone non sono pro­tesi «stu­pide», ma hanno, in quanto «mac­chine uni­ver­sali» che ripro­du­cono atti­vità cogni­tive, un potere per­for­ma­tivo dei com­por­ta­menti, delle abi­tu­dini indi­vi­duali e col­let­tive. Sulla scia di Ellul, sostiene che siano espres­sioni di un sistema tecno-scientifico che limita le libertà dei sin­goli e ini­bi­sce le pos­si­bi­lità alle società di poter sce­gliere altre vie di svi­luppo da quelle domi­nanti. Que­sto però non fa di Moro­zov un cri­tico del capitalismo.

23/07/14

Roger Waters: conversazioni per la Palestina

La musica, il ruolo politico degli artisti ed il suo attivismo per la giustizia nel mondo, compresa la Palestina.


Frank Barat*:
Quando hai preso la decisione di rendere così politico il tour di The Wall (che si è concluso a Parigi a settembre 2013)? E perché hai dedicato a Jean-Charles De Menezes il concerto finale?
Roger Waters: il primo spettacolo é stato il 14 Ottobre 2010. Insieme a Sean Evans, avevamo cominciato a lavorare sui contenuti dello show nel 2009. Avevo già deciso di renderlo più ampiamente politico di quanto fosse stato nel 1979/80. Non si poteva trattare solo di questo piccolo ragazzo lamentoso che non amava i suoi insegnanti. Doveva essere più universale.
Ecco perché ho introdotto al suo interno l'opera ‘fallen loved ones’ (cari caduti, ndt) (le scene mostrano immagini di persone che morirono durante le guerre), cercando di universalizzare il senso di dolore e di perdita che tutti noi sentiamo verso i familiari uccisi nel conflitto. Qualunque siano le guerre o le circostanze, essi (nel mondo non occidentale), sentono tanto la morte dei loro cari come noi. Le guerre diventano un simbolo importante a causa di quella separazione tra 'noi e loro', che è fondamentale per tutti i conflitti.
Per quanto riguarda Jean - Charles, eravamo soliti fare Brick II con tre assoli finali e ho deciso che tre assoli erano troppo, era noioso per me. Quindi, seduto in una stanza d'albergo, una sera, pensavo a cosa avrei potuto fare invece di quello. Qualcuno mi aveva recentemente inviato una fotografia di Jean -Charles De Menezes da mettere sulla parete. Ciò era nella mia testa e ho pensato che avrei dovuto cantare la sua storia. Ho scritto quella canzone, l'ho insegnata alla band, e questo è ciò che abbiamo fatto.

FB: Un sacco di artisti direbbero che il mescolare arte e politica é sbagliato. Che il loro obiettivo é solo quello di intrattenere. Cosa vorresti dire a queste persone?
RW: Beh, si dovrebbe dire che é divertente, perché ho appena finito ieri il testo di un nuovo brano che sarà uno dei miei nuovi album. Si tratta di un anziano dell'Irlanda del Nord che, insieme al nipote, parte alla ricerca della risposta alla domanda: "Perché uccidono i bambini ?", perché il bambino é davvero preoccupato . Proprio alla fine di esso, ho deciso di aggiungere qualcosa. Nella canzone, il bambino domanda al nonno: "É vero?" E il nonno risponde: "No, non possiamo terminare su questa nota, dammi un'altra nota". Inizia una nuova canzone e il nonno fa un discorso. Dice: "Viviamo su un minuscolo puntino in mezzo ad un fottuto sacco di niente. Ora, se non sei interessato a tutto questo, se sei uno di quelli che dicono "Roger, amo i Pink Floyd , ma odio la vostra politica del cazzo", se credi che gli artisti dovrebbero essere muti, asessuati, simili a cani che annuiscono e scodinzolano senza meta nella vita, faresti meglio ad andare al bar ora, perché, il tempo continua a scivolare via." Questa é la mia risposta alla tua domanda.

22/07/14

Pazzi per Pets


Sul banco degli imputati c’è un modello di sviluppo totalmente sconsiderato, e globalizzato, che ci sta portando in un vicolo sempre più stretto, soffocante e senza via d’uscita. Su un altro piano c’è invece la ricerca di un modello di vita e sviluppo che sta conducendo una piccola azienda nel cuore di Roma, a ridosso del quartiere Monteverde. E’ evidente che in economia le regole si vanno via via assottigliando, in campo ci sono sempre più i grandi gruppi industriali, le multinazionali, le grandi banche, che ignorano ormai la vita umana delle persone e quella ecologica del pianeta. Sto esagerando? No, se pensiamo che siamo proprio noi a vivere su questo pianeta. E allora ci siamo resi conto che il mercato globale altro non è che una rete, un meccanismo programmato sempre e solo sul profitto, sul denaro e sul suo valore, escludendo senza pietà e a priori il valore umano ed ecologico. La crescita di cui tanto si straparla è intesa su di un mercato consumistico e materiale: bisogna consumare per progredire, non importa il prezzo che dovremo pagare e che stiamo già pagando, si cerca di eliminare le diversità, i bisogni e le possibilità di una vastissima parte del mondo, si distrugge la natura, s’inquinano le risorse. Bisogna quindi (ri)tornare a essere protagonisti del nostro vivere, con una nuova coscienza, etica e civile, per scegliere diversamente e diversamente orientare il nostro agire. L’affannosa ricerca del profitto, del denaro, il cercare a tutti i costi di guadagnare senza sosta, senza pensare a un nuovo modello di vita, senza un’etica sulle persone, sulla natura, sul mondo, inesorabilmente ci fa intravedere nient’altro che la catastrofe.

Pazzi per Pets è nato dopo che una persona ha deciso di reinventarsi sia sul piano lavorativo sia su quello umano, ha dato le dimissioni da una grande multinazionale e ha cercato le giuste motivazioni in un processo di vita e di crescita alla cui base c’è il rispetto per l’altro, per la natura, per gli animali. Un piccolo negozio, fuori da grattacieli impenetrabili, grandi manager, professionisti finanziari e speculatori, uno spazio aperto per incontri e confronti, un’attività il cui fine è sì il guadagno, ma con quel piccolo ma importante valore che si chiama etica di mercato. Non ci sono risposte e verità, ricette o soluzioni, ma solo un timido tentativo di costruire una nuova spiritualità ecologica, per proseguire in un cambiamento radicale, mai esclusivo e dare un nuovo significato alla propria esistenza. Per chi è in zona, se volete, se potete.. 






18/07/14

Albino: Johnny Winter risponde alle domande

PARIGI - Johnny Winter risponde alle domande.

D: Ti reputi un chitarrista di blues o di rock and roll?
Johnny Winter: E’ difficile da dire. ll blues é al di sopra di tutto. Quando suono il rock, suono ancora il blues. Solo il ritmo cambia. Ma alla fine, rimango un chitarrista di blues.

D: Hai lavorato molto con Muddy Waters, recentemente.
J.W.: Oh, si. Faccio tutto quello che posso fare con Muddy. lncontrarlo, produrlo, suonare con lui o semplicemente stargli vicino. Lo amo profondamente. E’ sempre stato una mia fonte dl ispirazione, sia umana che musicalmente. Ha avuto una vita incredibile. Ma nonostante tutto, é sempre rimasto lo stesso uomo.

D: Hai prodotto (e hai anche suonato su) tre dischi suoi. Quello che ci ha colpito, è il ruolo discreto che vi hai ricoperto. Siamo abituati a un Johnny Winter che ha il ruolo di protagonista sulla scena.
J.W.: Certo! Ma con Muddy é differente. E’ la sua musica che voglio ascoltare, non la mia.

D: A proposito della tua musica, sono cosi tanti i tuoi albums che ci si potrebbe perdere.
J.W.: Lo so. Ci sono delle persone che comprano un disco di Jonny Winter e dicono: “Dio, e una merda!" Sai, sono andato in giro di città in città attraverso tutto il Sud per dieci anni, e ogni volta che avevo la possibilità di registrare un pezzo, ero entusiasta. Quando ho firmato con la CBS, ci sono stati quelli che si son detti: Ma, a proposito, abbiamo quei pezzi.. e se li facessimo uscire?" Per non parlare poi di quelli che avevano tre o quattro mie vecchie canzoni e facevano completare il disco da un imitatore. lnfatti, il solo disco non prodotto dalla CBS che é un mio autentico disco è “Progressive Blues Experiment” che in realtà non amo molto ma che é stato registrato effettivamente per esser stampato. A parte questo, io sono molto fiero dei miei albums. Specialmente del primo, dell‘ultimo e di “John Dawson Winter lll". Non mi piace molto invece “Johnny Winter Live And", che è stato comunque il più venduto.

D: Perché?
J.W.: Forse per i ricordi di quell’epoca. E’ il disco dal vivo della tournée con Rick Derringer. La tournée durò tre anni, tre anni folli. Alla fine mi sentivo come una puttana di juke-box. Metti una moneta e senti la musica.

D: Era anche l’epoca in cui prendevi l’eroina..
J.W.: Si.. non sono dei bei ricordi. L'America degli anni Sessanta era cosi. Ci accorgevamo che i nostri genitori ci raccontavano delle stupidaggini sulla droga, e immaginavamo che con un po’ di prudenza potevamo divertirci senza pericolo. lnfatti le droghe devono essere trattate con molto rispetto. All'inizio ne prendvo per divertirmi, poi perché ero troppo debole mentalmente e fisicamente per opporvi resistenza. Poi per continuare a suonare come una macchina. Ma l'eroina non ha mai permesso a nessuno di vivere meglio o di suonare meglio la chitarra. Forse é una cosa che bisogna dire. Sono contento di esserne uscito.

D: Quali sono i grandi ricordi della tua vita di musicista?
Ce ne sono due o tre. ll primo risale a avevo quindici anni. Per promuovere Go Johnny Go, un film con Chuck Berry, era organizzato un giro radiofonico; bisognava andare in studio con Ia chitarra. Vinsi ed entrai in studio con i miei compagni. Fu tutto talmente veloce che non ebbi neanche il tempo d‘avere paura e Il nostro disco divento il numero otto nella hit parade della nostra città. Accendere la radio e sentire la propria canzone è meraviglioso. ll secondo grande momento è stato quando un giornalista di Rolling Stone ha scritto un articolo su di me e dal giorno alla notte della gente che mi avrebbe sputato in faccia arrivò da tutte le parti degli Stati Uniti con i soldi e i contratti. In quel momento credetti di essere veramente arrivato.. E poi c’è stato il giorno in cui mi hanno annunciato che avrei prodotto Muddy Waters, che era anche il giorno in cui lo incontrai. Il sogno dei miei quindici anni si realizzava. Pensa che mio padre era il sindaco di una Città del Mississippi a pochi chilometri dalla piantagione dove lavorava Muddy.
(Popster)
Ma..Johnny, Live and è stato il primo tuo disco che ho comprato, e che ho amato..alla follia!! Rip.

John Dawson Winter III detto Johnny, Beaumont, 23 febbraio 1944 – Zurigo, 16 luglio 2014
Captured Live 1976






17/07/14

..Come si mantiene in forma nel nostro secolo l’odio

Guardate com’è sempre efficiente, come si mantiene in forma nel nostro secolo l’odio" 
Wisława Szymborska

Davvero, non si riesce, non si può (e non si deve ) restare in silenzio. La terribile punizione collettiva ( di hitleriana memoria ) che Israele sta infliggendo ai palestinesi in ritorsione all'uccisione di tre ragazzi ebrei da parte di scellerati terroristi isolati sta falciando, come sempre, la popolazione civile. Donne, anziani e ragazzi, bambini muoiono, senza colpa. Israele è consapevole, questi eccidi che in modo macabro si ripetono a distanza di qualche anno, servono per mantenere lo stato di guerra permanente che giova a Israele e al suo più stretto alleato, gli U.S.A. Per poi tornare allo status quo: continui nuovi insediamenti in territorio palestinese dei coloni, furto di acqua e diritti, la negazione di un entità autonoma. Chi dissente è anti semita, razzista, nazista. Mentre il nazismo ritorna lugubremente alla memoria quando si parla di "punizione collettiva". Israele unica democrazia nell'area mediorientale così poi reagisce alle critiche, a chi dissente, a chi si trova riluttante, imbarazzato e disgustato di fronte alle stragi compiute negli ultimi giorni. Questa volta tocca a Eddie Vedder dei Pearl Jam a finire nell'occhio del ciclone, colpevole di aver criticato  la guerra,  venerdì 11 luglio durante un concerto. Il Jerusalem Post ha bollato le sue dichiarazioni come una “Diatriba Anti-Israele” e le reazioni sono subito arrivate sia da parte dei fan Israeliani e sia da parte dei media radiofonici (Radio Rock DJ Ben Red), che sostenevano fino a quel momento la calata dei Pearl Jam in quella zona, salvo ora dichiarare: <<Finalmente Eddie Vedder si è rivelato per quello che è. Siete invitati a non venire. Non ti vogliamo: cancelleremo la pagina Facebook dedicata ai Pearl Jam e alla raccolta firma per invitarvi qui a Israele>>.

Il frontman dei Pearl Jam ha urlato tutto il suo disappunto nei confronti della guerra. Il suo proclama è avvenuto in riferimento ai recenti bombardamenti israeliani alla Striscia di Gaza, qualche giorno fa al Keynes National Bowl di Milton in Inghilterra. Eddie ha sorpreso tutti proprio durante l’esecuzione di Daughter: brano molto emotivo, che ha evidentemente spinto il singer dei Pearl Jam - bottiglia di vino alla mano – a iniziare il suo discorso volto a sensibilizzare il mondo e a mettere così fine alla violenza. <<Possiamo avere tutta la tecnologia moderna che vogliamo. Siamo in grado di raggiungere i nostri amici ovunque essi siano. Sappiamo cosa loro stiano pensando prima che ci pensino. Abbiamo una tecnologia incredibile e tutto sembra essere nelle nostre mani. Ma allo stesso tempo, mentre nel mondo accadono tante cose positive, allo stesso tempo nemmeno troppo lontano, qualcuno si sgancia bombe a vicenda. Ci sono persone, là fuori, alla ricerca di un motivo per uccidere. Cercano un pretesto per andare oltre confine e conquistare terre che non appartengono loro e da cui dovrebbero rimanere fuori. Perché andare in guerra? Fermiamoli, ora! Non vogliamo dare loro i nostri soldi. Utilizzano le nostre tasse per sganciare bombe sui bambini>> ha dichiarato Vedder, prima di sputare sul palco.
Interzone si associa alle parole di Eddie: Stop this fuck shit, now!
Qui sotto il video della protesta.
via Blabbermouth




10/07/14

Rock Logo

Marchi, elaborazioni grafiche, simboli, immagini. Grazie al contenuto espressivo e alla capacità di sintesi sono in grado di scuotere, coinvolgere e mobilitare le masse. La cultura delle multinazionali impiega sempre più forze e denaro sul logo e sulla proposta di una serie di valori immateriali ed ideali da collegare ad esso, mentre le le tecniche di branding sono in continuo cambiamento: si cerca in tutti i modi di mettere in campo un immaginario simbolico per attrarre e sedurre, con lo scopo finale di rendere sempre più fedele i  clienti e creare così una propria fetta di monopolio. Intanto cultura del marketing si espande anche fuori dalle aziende, in luoghi un tempo protetti come le scuole, i musei e i parchi,  producendo gadget e false speranze.
Le aziende sembrano sfornare ormai marchi, e non prodotti. Molte aziende che prima producevano nelle loro fabbriche e avevano tanti dipendenti a tempo indeterminato   hanno chiuso le fabbriche, affidato la produzione a una rete di appaltatori e subappaltatori e hanno investito nel design e nel marketing necessari a diffondere il più possibile la loro grande idea, il loro brand. (modello Nike)  Altre aziende hanno scelto invece   di conservare un nucleo strettamente controllato di azionisti-dipendenti che gestiscono “l’attività centrale” dell’azienda ed esternalizzare tutto il resto, dalla gestione della posta alla scrittura del codice informatico, affidandolo a lavoratori precari. (modello Microsoft) Alcuni le hanno chiamate hollow Corporation, imprese vuote, perché queste aziende ristrutturate sembrano avere un unico obiettivo: trascendere il mondo fisico per trasformarsi in un marchio incorporeo. Come ha detto l’esperto di gestione aziendale Tom Peters: “È da stupidi possedere cose!”. Ma questo è un discorso che ci porterebbe lontano, molto lontano, abbracciando non solo i settori  della pubblicità, (grafica, arte..), ma dell'economia, della politica, della morale..e che sicuramente affronteremo. Parliamo invece del mondo del pop e del rock, che vive si di musica ma anche di apparenza: la musica oggi non solo si ascolta, ma si vive e si indossa, e in molti casi contribuisce a creare un mondo parallelo in cui riconoscersi. Alcuni dei marchi di artisti rock sono diventati veri e propri brand mondiali, con un valore artistico e commerciale straordinario..


08/07/14

Yoko Ono..ah ah!

"Rock con la dentiera, Glastonbury come Cesano Boscone, uno dei peggiori live di sempre.." e si potrebbe continuare. Secondo noi, però, la palma del miglior commento và a rednap: "Piacevole come l'allarme dell'appartamento di sopra che suona a vuoto alle tre di notte.."! Mostro di simpatia di certo non lo è mai stata, ma va davvero oltre il disastro quello che è successo al Glastonbury Festival di Londra, con l'esibizione di Yoko Ono e la sua Plastic Ono Band. Ottantuno anni, vissuti sempre in prima linea, senza mai rinunciare alle sue idee, moglie di John Lennon, artista e musicista (?) giapponese naturalizzata statunitense non è riuscita a stare ferma neanche questa volta, sempre fedele al suo credo:
"Artista è chi crede nell'essere artista". In questa frase, nella sua semplicità c'è il segreto della della sua vita. "Essere" artista, per lei, ha sempre significato mescolare la vita e l'arte, e per molti versi fare della propria vita un'opera d'arte. Ma quello andato in onda al festival rock di Glastonbury 2014 va oltre il disastro, è cade molto di più sul versante del ridicolo.
Quello che segue sono alcuni dei 40 minuti di sperimentazione di cosa non si è capito, riff di chitarra rock, un farfugliamento di "affermazioni" e un canto che assomiglia a mini orgasmi alternati a urla primordiali di una lotta scimmiesca per il territorio. Le sue filosofie sociali e le angosce personali di tutta una vita si perdono nei lamenti atonali e anche Rising, che è una diatriba minacciosa contro il crescente potere delle corporazioni, è irriconoscibile e grottesca. Una performance da dimenticare e che non passerà certamente alla storia: peggio fanno solo quei pochi coraggiosi e intrepidi che sotto il palco si agitano e sembrano divertirsi davanti ai terrificanti gorgheggi di Yoko Ono. Ma far esibire una band di ragazzini scatenati non era più sensato? Una gigantesca pernacchia risuona in tutto il Web. Sparae sulla croce rossa? Si può, e in questo caso..si deve!





Il massacro dei ragazzi in Palestina

Israeliani, ebrei. Il popolo degli eletti..

Dice Ilan Pappe, storico israeliano,
"Se la comunità internazionale continua a garantire a Israele l'immunità sotto l'ombrello del cosiddetto "processo di pace", questo ciclo di violenza non smetterà."
E, parlando della resistenza palestinese, violenta e non violenta,
"continuerà finché il mondo non costringerà Israele a cambiare la propria strategia politica." 


Pappe suggerisce, anche, a cosa porterà il ritrovamento dei corpi dei tre giovani coloni: indebolire Hamas e accelerare l'annessione dell'Area C. Sarebbe stata raggiunta, comunque, ma in modo più lento. L'accordo tra Hamas e Fatah ha dato una forte spinta a questo progetto.

Non c'è traccia, nei reportage nostrani, degli almeno 7 Palestinesi uccisi, dopo il ritrovamento dei cadaveri dei tre coloni né delle centinaia di arresti, tra i quali 600 membri di Hamas, parlamentari compresi. Gli ultimi arresti, ieri, hanno colpito 11 bambini del campo di Shu'fat (foto di Jamil Al Mashani), né delle tantissime abitazioni palestinesi distrutte.

Ieri, 6 luglio, sono morti due lavoratori palestinesi, investiti da un'auto di coloni, a Haifa. Si chiamavano Anwar Sati, 55 anni, e Zahi Abu Hamed, 44 anni (QUI e QUI)
Per quanto riguarda i morti nei bombardamenti sulla Striscia di Gaza (a proposito: perché vengono sempre presentati come "risposta al lancio di razzi dalla Striscia su Israele"?), non c'è bisogno di "dare i numeri" (4, 5, 6); sono 9, una cifra giunta, subito, appena i corpi sono arrivati in ospedale. E non sono tutti miliziani di Hamas, come riportato. Tra di loro, per esempio, c'è un giovane calciatore, il cui unico sogno era giocare a calcio, nella Nazionale palestinese (QUI)

Sempre restando nella Striscia, è notizia di oggi che il Governo israeliano ha ridotto, ancora una volta, il limite nautico, entro il quale i pescatori possono spingersi, portandolo da 6 (che è già molto meno di quanto stabilito dagli accordi di Oslo) a 3, minacciando di sparare contro le imbarcazioni che violeranno tale limite.
Mancano all'appello dei nostri media, anche gli Israeliani contrari alla politica e ai metodi del loro Governo. Membri di Nautrei Karta, per esempio, si sono recati a casa di Mohamed Abu Khudeir, il giovane palestinese rapito e ucciso, a presentare le loro condoglianze (video: QUI) o lo scrittore Miko Peled, arrestato nel corso della manifestazione settimanale di Bi'lin, perché mostrava le foto di Mohamed (foto: QUI)

Neanche il ferimento del corrispondente della CNN, Ben Wedeman, colpito da un proiettile israeliano, rivestito di gomma, ha trovato spazio, almeno per solidarietà di categoria. Nellla video-intervista, Wedeman mostra il proiettile, uguale a quelli che i soldati israeliani sparano contro i civili palestinesi, tutti i giorni, durante i raid notturni o alle manifestazioni pacifiche di protesta:
QUI.

Infine, qualche volta, si potrebbe dire che non tutti gli Stati vogliono rendersi complici di Israele. La scorsa settimana, i delegati di Israele sono stati espulsi dal vertice dell'Unione Africana. Le motivazioni? Le leggi che disciplinano l'UA sono ostili ai Paesi coloniali e, in più, le condizioni di vita della comunità africana che vive in Israele sono state più volte denunciate dalle associazioni di difesa dei diritti umani (vedi QUI)
Non è poco.


04/07/14

Il Giardino del Suono: The Soundgarden

Ri - pubblichiamo il post dedicato ai Soundgarden in occasione del loro passaggio in Italia, con il tour
celebrativo del ventennale dell'uscita di Superunknown, caposaldo del grunge a stelle e strisce e senza dubbio pilastro della discografia della band di Chris Cornell e soci. Allo scioglimento del gruppo nel 1997 è seguita una reunion nel 2010 e quest’estate, più rinvigoriti che mai, sono tornati con il tour che vede un'altra band culto per Interzone accompagnarli in giro per l'Europa: i Wolfmother, australiani guidati da Andrew Stockdale. Il post era incentrato su Live on I5, disco live del 2011, ma questa è l'occasione per riascoltare la riedizione di Superunknown, rimasterizzato e mixato in Blu- Ray e che contiene demo, b-sides, registrazioni delle prove.

SEATTLE - 1991

"Correva voce che se giravi per strada con una chitarra riuscivi a trovare un contratto discografico prima di aver percorso cinque isolati"..



03/07/14

Aleister Crowley: Magick, Rock and Roll..

Aleister Crowley è stato durante tutto l’arco della sua vita, bollato come "l'uomo più perverso del mondo."Occultista, tossicodipendente, mago nero, grande credente della reincarnazione, pervertito sessuale, una vita vissuta all’insegna del "Fai tutto ciò che vuoi", il fondatore di una nuova religione, Thelema. E’ stato però anche pittore, poeta, grande alpinista, e in definitiva più un esteta che pazzoide, come molti lo definivano e persona molto divertente. Tanto che nel 2002, un sondaggio della BBC sulla Top 100 dei personaggi britannici più importanti e influenti Crowley arrivò al numero 73, battendo JR. R. Tolkien, Johnny Rotten, Chaucer, e Sir Walter Raleigh, tra gli altri.

In Aleister Crowley: Magick, Rock and Roll, and the Wickedest Man in the World Gary Lachman, conosciuto con il nome d'arte di Gary Valentine, membro fondatore dei Blondie , ormai esperto di misticismo, si propone di dimostrare la duratura influenza di Crowley e il suo impatto sulla cultura popolare, oltre alla sua connessione con moltissimi musicisti contemporanei, dai Led Zeppelin ai Rolling Stones , dai Black Sabbath ai Blondie fino a Jay Z e Nine Inch Nails. Nel 1967, i Beatles lo inserirono nella leggendaria copertina di Sgt. Lonely Hearts Club Band Pepper. I Rolling Stones furono per qualche tempo, gravi devoti, la loro musica e l'immagine furono governate da uno dei discepoli più influenti di Crowley, il regista avant-garde Kenneth Anger. Oggi, il suo volto è praticamente noto come quella di Elvis, Marilyn, o il Che. Le sue filosofie libertarie hanno influenzato generazioni di gruppi musicali e artistici, e queste stesse convinzioni sono oggetto di tesi accademiche. La sua immagine si ritrova in centinaia di bar e locali goth rock, templi occulti e allo stesso modo, nei dormitori dei college di tutto il mondo.

Da considerare che il ritratto di Crowley lo si può ammirare accanto a quelli Winston Churchill, Virginia Woolf e Ernest Rutherford nella British National Portrait Gallery di Londra. Il libro di Lachman offre l'opportunità di conoscere e capire meglio la vita e la metodologia dell’ un uomo dai molteplici soprannomi, tra cui "La Grande Bestia", dalla sua infanzia, all’ingresso come membro fino alla rapida ascesa nell’Ordine Ermetico della Golden Dawn, la pratica della magia, le presunte capacità telepatiche , la sua pretesa di diventare invisibile e di essere stato contattato dalla entità soprannaturale Aiwass. Inoltre, i suoi molti peccatucci, la sua presunta "guerra occulta" contro i tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fino al declino mentale e fisico. E’ un tomo “pesante”, 394 pagine stracolmo di informazioni approfondite, fatto di aneddoti e approfondimenti.
Comunque, da parte nostra è Crowley, e non la sua influenza, di gran lunga il soggetto più interessante del libro.

Ma Crowley era davvero il male, o era semplicemente consumato dai peccati della carne, e da qualsiasi altro peccato che poteva avvolgere la sua anima? Il libro di Lachman sembra indicarci la seconda ipotesi. Crowley non era male, era solo insensibile, egoista, traditore e guidato da una fame che sembrava incapace di soddisfare e da un bisogno incorreggibile di non stare fermo. Sembrava la realizzazione dell’ osservazione del pensatore religioso Blaise Pascal: "Tutto il male umano proviene da una sola causa, l'incapacità dell'uomo di stare fermo in una stanza".

"Io non voglio la vostra approvazione, voglio la bestemmia, l'omicidio, lo stupro, la rivoluzione, qualcosa di buono o cattivo, ma che sia forte". Si dice che aveva bisogno di molto sesso e doveva essere sesso selvaggio; le donne che ha avuto dovevano ribollire di "lussuria proibita", del genere associato al Marchese de Sade e a Baudelaire, e gli piaceva umiliare e piegare al proprio volere gli uomini che lo circondavano e che si fregiavano della sua amicizia.. Notoriamente usava moltissimi farmaci, anche se era l’eroina la sua droga preferita, che prendeva in dosi più che massicce.. Crowley non era il male, ma il suo bisogno di eccesso , il più delle volte, era fonte di sofferenza per coloro che lo circondavano. "L'eccesso in tutte le direzioni?" Suona come un buon titolo per un album. Non c'è da stupirsi che Aleister Crowley ha trovato un posto nel rock and roll.

 
Gary Lachman è autore di diversi libri sul legame tra coscienza, cultura e pensiero alternativo. Tra i suoi libri Turn Off Your Mind: I mistici anni Sessanta e il lato oscuro della Età dell'Acquario; Una storia segreta della conoscenza; Rudolf Steiner: Introduzione alla Vita e al pensiero; Jung e la mistica. Mentre col nome d’arte di Gary Valentine è stato membro fondatore del gruppo rock dei Blondie,  chitarrista di Iggy Pop e leader dei Know and Fire Escape. New York Rocker: My Life in the Blank Generation è un resoconto dei suoi anni a New York e Los Angeles nella scena musicale underground negli anni '70 e '80, e nel 2006 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame. E’ un assiduo collaboratore di Fortean Times, Independent on Sunday, Strange Attractor e altre riviste negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Storico della controcultura, Gary è apparso in diversi documentari televisivi britannici e ha lavorato per la BBC.



 Crowley / Bowie


02/07/14

Fa' la cosa giusta (Do the Right Thing) di Spike Lee

Usciva nelle sale 25 anni fa. Alla base del film ci sono alcuni fatti realmente accaduti: una rivolta ad Harlem, avvenuta negli anni ’40, l'uccisione da parte di otto poliziotti bianchi di un uomo di colore e il pestaggio da parte di un gruppo di giovani italo-americani ai danni di tre ragazzi neri, davanti a una pizzeria. Uno di loro venne inseguito fino all'autostrada, dove morì investito da un'auto.

Fa la cosa giusta di Spike Lee fu un film molto atteso. Si festeggiano oggi i 25 anni dalla sua uscita e sono state organizzate diverse manifestazioni e proiezioni speciali, una delle quali al BAM Cinema Fest di Brooklyn, alla presenza, oltre di un foltissimo pubblico, di Spike Lee e di tutta la produzione del capolavoro del regista afroamericano. Anche il presidente Obama ha partecipato con un breve messaggio videoregistrato.

Do the Right Thing, titolo originale, è la storia delle forti tensioni razziali a Bedford-Stuyvesant, uno dei quartieri più poveri di Brooklyn, a New York, un microcosmo dai confini ben delimitati, uno spazio urbano in cui la strada diventa luogo di scambio sociale e dove convivono afro-americani e portoricani, coreani e italiani , e con il Dipartimento di Polizia di New York che gioca sporco, in un turbinio di violenza e corruzione. Tutta l'azione esplode durante l’arco di un rovente giorno d'estate.
Il film si apre con Rosie Perez che danza sulle note di "Fight the Power" dei Public Enemy, in quella che alcuni hanno giudicato la più grande sequenza di titoli di apertura nella storia del cinema. A rivederlo oggi, il film mantiene tutto il suo potere di umorismo e di riflessione, e si è immediatamente trasportati nel 1989 con suoi orecchini d'oro, i pantaloncini biker, le scatole di boom, i radioni portatili.
Do the Right thing è uno dei grandi film del nostro tempo, un esame imparziale e intelligente sui rapporti tra le diverse razze, e il modo in cui il film le esplora e la brutalità della polizia risuonò immediatamente in tutto il paese. La cinepresa, in elegante movimento, cattura un quartiere pieno di vita e di inquietudine, che si popola più che di personaggi verosimili, di rappresentazioni verosimili di tipi sociali, il vecchio ubriacone, il santo del quartiere, i giovani Hotshots, l'attivista politico inefficace, il ragazzo difficile con lo stereo, strani "tipi" che potrebbero abitare in posti del tutto normali. Proprio per questo adoriamo questo film: i personaggi di Radio Raheem, Buggin’Out e Mookie, sono in prevalenza maschi disoccupati che definiscono la loro identità attraverso atteggiamenti, modi di vestire, gusti musicali, anche se tipici della cultura urbana black. L’abbigliamento e la musica in particolare contribuiscono a presentare i personaggi prima ancora che abbiano parlato o agito

"Dubito che un qualsiasi studio cinematografico, oggi, produrrebbe un film come Fa la cosa giusta”, dice Tom Pollock, che gestiva la Universal Pictures alla fine degli anni ‘80 e che diede l’ok per la produzione del film. Pollock afferma che gli studi oggi non sono disposti a produrre sceneggiature originali. Troppo rischioso, economicamente e politicamente. Spike Lee, che interpretò anche il ruolo di Mookie, dice che “rischio" era un eufemismo, all’epoca quando si trattò di girare il film.
"Tutto iniziò alla prima proiezione al festival di Cannes, quando i critici e un segmento della stampa che non voleva questo film, scrissero recensioni dicendo che istigava la gente di colore alla rivolta e alla violenza", dice Lee. Pollock aggiunge che vi era l’effettiva preoccupazione che il film potesse provocare scontri razziali.

Si, perché il film culmina ( come sanno anche quelli che non lo hanno visto, e qui, no spoiler! ) con una rivolta razziale, dopo che le tensioni che ribollivano durante tutto il giorno finalmente esplodono, dopo l'omicidio di un giovane nero da parte della polizia.
Un muro di immagini, e il saccheggio e l’incendio della tanto amata pizzeria italiana del quartiere:
la genialità del racconto di Spike Lee è che, nonostante il titolo, durante tutta la vicenda nessuno fa davvero la cosa giusta - o addirittura sembra di non cogliere nemmeno lontanamente, nella foga del momento, quale potrebbe essere la "cosa giusta" da fare. Alle dure accuse di sobillare i neri alla rivolta violenta contro le ingiustizie e i soprusi delle autorità, ( David Denby, uno dei critici bianchi più influenti di Hollywood recensì ferocemente la pellicola ) il regista ha risposto:<<In realtà, era vero il contrario. Abbiamo avuto la sfera di cristallo, abbiamo previsto quello che sarebbe successo, addirittura la rivolta, a seguito del pestaggio di Rodney King, e il verdetto che ne seguì. Il motivo per cui siamo qui oggi è perché abbiamo detto delle verità. Questo è tutto quello che era Fa la cosa giusta. Abbiamo detto verità. E se noi non avremmo detto la verità, oggi non saremmo qui a discutere ".
Con il crepitio dei diffusori che sparano le rime dei Public Enemy, Fight the Power, che risuona per tutta la durata del film, è una risentita dichiarazione politica, la rivendicazione più autentica dell’identità black.  
Do the Right Thing di Spike Lee è tra i best film di sempre di Interzone.. 

Fà la cosa giusta (Do the right thing)
Fight the Power Public Enemy mp3