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08/04/16

Narcos: l'ascesa di Pablo Escobar e del Cartello di Medellin. Spettacolo assicurato, su Netflix,

Coinvolgente, violento, audace, e brutale. Lo spettacolo è assicurato con Narcos, il dramma basato sulla vita e le imprese di Pablo Escobar, signore della droga colombiano, la cui audacia forse non è mai stata eguagliata. La brutalità è implacabile, ma coerente e autentica, per la vita che questi uomini hanno vissuto. Pablo Escobar ha ispirato più di una dozzina di rappresentazioni sullo schermo, dal fantastico documentario "The Two Escobars” fino a Escobar: Paradise Lost", interpretato da Benicio del Toro. Sicuramente un soggetto immensamente affascinante, tanto che Netflix, la piattaforma statunitense di streaming online on demand, nata nel 1997 e accessibile tramite un apposito abbonamento, ha investito molti soldi in una prima serie che dispone di 10 puntate, per raccontare una delle più affascinanti e drammatiche storie di vita criminale mai vissute. Nonostante una pesante dipendenza da sottotitoli, Narcos ha anche abbastanza materiale per produrre diverse stagioni televisive. Certo, avere una conoscenza minima di questo periodo della storia colombiana sarebbe d’aiuto, per questo viaggio negli orrori del traffico di stupefacenti negli anni '80. Per questo, la contestazione che tanti hanno fatto per la voce fuori campo dell’agente della Dea americana Steve Murphy (l’attore Boyd Holbrook) che ci introduce agli avvenimenti più importanti del racconto risulta debole: molti non conoscono la storia delle guerre di droga, quindi è utile avere qualcuno che ci spieghi come gli americani si resero conto dell’enorme potenziale economico della cocaina e della minaccia sociale che incombeva su tutto il paese a causa di questa potente droga. E’ vero che spesso gli sceneggiatori fanno dire a Murphy autentiche baggianate, spesso ribadendo qualcosa che è stato appena detto e che un narratore onnisciente che tutto vede e sente non ha molto senso. Tant’è. Non ci sono vinti né vincitori in questa scoppiettante e dissacrante serie tv perchè se da una parte siamo coinvolti sentimentalmente nella crociata di Murphy, dall’altra siamo sedotti dal fascino e dall’acume di Pablo Escobar.

Luis Guzmán / José R. Gacha
Più che una serie tv, una docu-fiction, un racconto crudo, violento "Narcos" offre un esame critico di una fetta di storia che ci illumina sul fatto che non solo il governo, ma anche la popolazione americana in generale era complice con il commercio illegale di cocaina, dopo tutto, alimentato direttamente proprio dalla domanda americana. Narcos offre la verità dietro la finzione, nel bene e nel male. Qui sta la sua brillantezza e la grande innovazione, perché grazie ad un grande bagaglio culturale, la serie ha potuto costruite un impianto narrativo unico nel suo genere che mixa realtà e finzione senza mai cadere in assurdi cliché. Pablo Escobar era incredibilmente un uomo di successo, il racconto indulge sul consenso popolare che aveva, distribuendo ricchezza ai poveri, impegnandosi in opere sociali a favore dei più deboli, anche in contrasto con gli altri cartelli della droga, ma era incredibilmente spietato. Fece quello che nessun altro avrebbe fatto, con le bombe agli angoli delle strade, assassinando i politici, rapimenti con ostaggi importanti, sacrificando bambini. Escobar riuscì a sobillare i fondamenti stessi della governance in Colombia, comprando con i soldi chiunque, e quelli che non riusciva a comprare venivano eliminati, rapiti o uccisi. C'è stato un punto in cui la logica ha cessato di svolgere un ruolo nella sua violenza, ma quel punto è arrivata in ritardo nella sua carriera. La storia si attacca ai fatti, ed è un bello spettacolo in cui gli uomini cattivi fanno cose cattive e i buoni si fanno male. José Padilha narratore altamente visivo e conflittuale, si rivela immensamente talentuoso nella regia, dopo alcune prove brillanti come Troupa D’elite e il suo seguito, e "Bus 174". Mentre Wagner Moura, star brasiliana e attore feticcio di Padilha si immerge completamente nella parte di Escobar, e fornisce una delle migliori interpretazioni, una scelta perfetta per ritrarre l'uomo, il mito e la leggenda, tutto in uno, e che dispiega tutto il suo potenziale per trasformare il suo personaggio in un classico antieroe della TV.  Per il resto, un grande cast internazionale con recitazioni a tutto tondo. Grande la prova di Luis Guzman, attore caratterista portoricano veterano di tanti film, nella parte di José Rodríguez Gacha, uno dei personaggi più importanti nell’ impero di Escobar e del cartello di Medellin. Nessuno poteva interpretare uno scagnozzo squallido e spietato nel modo migliore. Narcos ci è piaciuto e consigliamo a tutti di vederlo: coinvolgente, violento, audace, e brutale come pochi, ne vale veramente la pena. Bellissima e fondamentale la colonna sonora, a partire dalla sigla iniziale, Tuyo , interpretata magistralmente da Rodrigo Amarante.
Su Netflix, o in Streaming e Download su CineBlog.






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13/01/14

Kombo Kolombia, canta e muori

di G. Mariani
Si chiamavano Kombo Kolombia e suonavano un misto di due generi musicali il vallenato e la cumbia. Li avevano soprannominati <<i poderosi>>. Sapevano far ballare e divertire la gente. Si esibivano nelle feste di paese e nei locali della provincia messicana. Sono stati eliminati, uno per uno, da un commando armato della più sanguinosa organizzazione criminale del pianeta. Solo in un paese come il Messico dove dall'inizio dell’anno (2013) si contano già più di 4 mila omicidi, la storia del Kombo Kolombia può essere considerata come una tragedia simile a tante altre e dimenticata in fretta. Solo in un paese come il Messico i musicisti sono ormai ritenuti come inevitabili effetti collaterali di un conflitto tra cartelli rivali in cui i morti sono più di quelli di una guerra civile. Il vallenato e la cumbia sono stili musicali che hanno origine nella regione caraibica colombiana, ma sono ormai amati in tutto il continente Usa. I Kombo Kolombia nascono nel 2010 con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per questo genere molto richiesto nei locali da ballo e nelle feste del nord del Messico. Si esibiscono a volte con otto, a volte con tredici elementi solto la guida del cantante Carlos Alberto Aguirre, 37 anni, fisico imponente e sorriso contagioso. Lo scorso 24 gennaio il gruppo viene invitato a esibirsi a una festa privata nel locale La Carreta in un paese chiamato Hidalgo, nello stato del Nuevo Leon, a circa 40 chilometri da Monterrey, e un piccolo locale angusto, ma simile a tanti altri della zona. Alla fine del concerto una squadra di persone armate entra nel locale e preleva, armi in pugno, tutti i componenti del gruppo e i loro assistenti. Vengono bendati, caricati su un furgone e su alcuni fuoristrada e trascinati via. Sembrano scomparire nel nulla. I parenti li chiamano ai telefoni cellulari, ma nessuno risponde. Nessuno chiede un riscatto. Due giorni dopo si presenta alle autorità un musicista del gruppo. E’ stato trovato da un contadino, scalzo e ferito. L'uomo racconta come sono andate a finire le cose. I musicisti sono stati trasportati lungo strade sterrate in un ranch abbandonato chiamato Estacas, nel comune di Mina a 90 chilometri da Monterrey lungo l’autostrada Moncova. Sono stati allineati e colpiti ripetutamente al volto e al corpo. Sono stati sommariamente interrogati ed è stato loro chiesto se appartenevano a qualche cartello criminale. I rapitori volevano sapere i loro rapporti con la criminalità locale. Poi, uno dopo l'altro, sono stati uccisi. Un'esecuzione di massa. I loro corpi sono stati poi abbandonati in un pozzo. Lunedi 28 gennaio la polizia si reca nel luogo indicato dal testimone e trova ammassati uno sull’altro 17 cadaveri. Presentano ferite d’arma da fuoco, segni di tortura. Molti di loro indossano ancora una maglietta rossa con la scritta <<Il poderoso Kombo Kolombia>>. Vengono uno a uno riconosciuti. Tredici musicisti e quattro uomini del loro staff tecnico. Non si sa come il superstite, la cui identità é stata tenuta segreta dalle autorità, sia riuscito a sopravvivere al massacro. Forse é scappato, forse è stato lasciato in vita per poter raccontare cosa é accaduto, ma qualcuno all'inizio sospetta che abbia agito da talpa o abbia tradito i compagni. In Messico nella guerra tra cartelli dei narcos, la musica gioca un ruolo importante. I membri delle cosche amano le Canzoni e adorano essere protagonisti delle ballate di un genere che ha preso il nome di Narcocorrido. . Lo spensierato ritmo delle polke latino-americane celebra avventure di sicari, spacciatori e boss sanguinari. E’ la prosecuzione del mito di Pancho Villa, soltanto che qui la lotta politica è diventata scontro senza pietà per il controllo del mercato della cocaina. Gli interpreti musicali della scena del Narcocorrido frequentano il mondo criminale, spesso ne sono organici. Suonano a party organizzati da boss o sicari (le narco-fiestas), talvolta vengono pagati per scrivere su commissione ballate celebrative per i cartelli. Guadagnano bene, sono eroi locali. <<In alcuni stati del Messico i ragazzi imparano prima le parole dei corridos che quelle dell’inno nazionale>>, ha detto un interprete di questo genere. 

Ma il mondo del crimine non perdona e molti di loro diventano bersagli di un conflitto che non conosce limiti. La mattanza di artisti musicali negli ultimi anni è andata intensificandosi. Secondo lo scrittore Edmundo Pérez, autore del libro Que me entierren con narcocorridos (Possano seppellirmi con i narcocorridos) più di 50 musicisti di questo genere musicale sono stati vittime negli ultimi anni delle rappresaglie dei narcos. L’anno scorso Rodolfo Gomez Valenzuela, leader di un gruppo che portava addirittura il nome di una fazione, i Cartel del Sinaloa, é stato ucciso a casa sua. Cinque membri di una formazione chiamata La Quinta Banda sono stati massacrati sul palco mentre suonavano in un locale a Chihuahua, una delle loro ballate più famose era intitolata El corrido de la linea e celebrava le gesta eroiche del Cartello di Juarez. Il cantante dei Los Ciclones del Arroyo è stato rapito e gambizzato per essersi rifiutato di cantare una canzone che gli era stata richiesta. Ma è questo l’aspetto forse più terrorizzante della strage dei Kombo Kolombia, l’orchestra, di vallenato non faceva parte del mondo del Narcocorrido e non era affiliata con il mondo criminale. Le loro canzoni erano brani popolari da ballo, senza riferimenti alle faide armate. Il tastierista Heider Cuéllar, 24 anni, era l'unico del gruppo di nazionalità colombiana. <<Non ha mai ricevuto minacce, non ha mai avuto timore per le sue esibizioni>>, ha detto suo padre dopo la strage. La madre del percussionista Ricardo Verduzco Saenz, 27 anni, ha assicurato alla stampa messicana: <<Mio figlio non è mai stato coinvolto in nessuna attività criminale. Era una persona sana>>. La madre della seconda voce del Kombo, Saul Reynoso Saenz, 30 anni, ha però dichiarato che il figlio sembrava preoccupato e stava pensando di abbandonare la musica. Le indagini hanno rivelato che la formazione si esibiva in una zona di guerra, dove ogni locale, ogni festa, ogni serata é controllata da qualche boss o da qualcuno in affari con un cartello. Lo stato del Nuevo Leon è al centro di una faida spietata tra il Cartello del Golfo e i loro rivali i Los Zetas. I Los Zetas hanno scalato la gerarchia criminale messicana con azioni spietate e tecniche di guerriglia. Il gruppo è stato fondato nel 1999 da alcuni militari appartenenti ai corpi speciali delle forze armate messicane che decisero dj mettersi al servizio dei ricchi e potenti boss della cocaina. Scelsero di diventare il braccio armato del Cartello del Golfo. Arricchitisi e diventati potentissimi, i capi dell’organizzazione hanno deciso però che era arrivato il momento di mettersi in proprio e nel febbraio 2010 hanno dichiarato guerra ai loro vecchi datori di lavoro del Cartello del Golfo. 

Da quel momento sono diventati la più spietata macchina criminale del mondo, compiendo stragi senza precedenti come il massacro di più di 200 abitanti del villaggio di San Fernando nel 2011. Le indagini successive all’assassinio dei membii del Kombo Kolombia hanno chiarito gli assurdi contorni della vicenda e chiamato in causa questa sanguinosa faida. Alcune settimane dopo la strage, la polizia dello stato del Nuevo Leon arresta un fiancheggiatore dei Los Zetas, Orlando Eruviel Garza Luna. Il suo compile è quello di sorvegliare i luoghi dei crimini e le basi da cui partono le azioni. Sotto torchio, parla e rivela i particolari della strage. Ha visto i criminali che torturavano e uccidevano con un colpo di grazia i componenti del gruppo. L’unica colpa del Kombo Kolombia era stata quella di essersi esibiti in locali che appartenevano al Cartello del Golfo ed aver, a quanto pare, ringraziato gli organizzatori dei concerti che erano affiliati o collaboratori del clan. ll pentito ha pagato con la vita il suo racconto ed é stato ucciso in carcere lo scorso 10 aprile. Ma ora gli investigatori hanno in mano un nome, l’ideatore della strage dei musicisti sarebbe José lsidro Cruz Villarreal detto El Pichilo, il Capo degli Zetas nell’area di Monteney. Villareal è latitante dal febbraio 2012, quando scappò da un carcere del Nuovo Leon con altri 29 detenuti, non prima però di aver scatenato una rivolta e aver ucciso più di 40 reclusi vicini al Cartello del Golfo. l 17 membri del Kombo Kolombia sono stati ammazzati per una vendetta trasversale, per aver cantato davanti a un pubblico di nemici. ln una zona di guerra dove la violenza é legge, far divertire le persone può essere una colpa e cantare davanti alle persone sbagliate é un errore fatale.  
di G. Mariani