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28/07/14

Da Tour Manager dei Led Zeppelin alla galera in Italia per terrorismo: Richard Cole

Cole, a sinistra
Ci si imbatte in storie davvero incredibili. Storie a volte bizzarre che solo nel rock'n'roll possono, o meglio potevano, accadere. Perchè oggi è cosi tutto moscio, ordinario, noioso. E' tutto ordinato dai soldi, dal business. Questa ad esempio è la storia di Richard Cole,  tour manager di gruppi come Led Zeppelin, Who, Jeff Beck, Black Sabbath e altri, e di come si ritrovò in cella nel nostro paese dopo essere stato scambiato per un terrorista invischiato nella strage di Bologna nel 1980.. Ne ho fatto un riassunto, cercando di focalizzare la storia sulla personalità di Cole e sugli eventi più importanti che lo portarono in quel periodo sulle vette più alte del rock degli anni '70. Buona lettura..

di John Liam Policastro
Sono di fronte a un benzinaio della Tesco a Notting Hill, e sto aspettando Richard Cole, il leggendario tour manager dei Led Zeppelin e degli Who (...) Si presenta alle sei spaccate, con la puntualità che solo un tour manager può avere. Cole è cresciuto nella Londra del dopoguerra e, come molti altri in quel periodo, si è innamorato del rock 'n' roll che negli anni Cinquanta si espandeva lentamente oltre l'Atlantico.
Nel 1961, a 15 anni, ha lasciato la scuola e ha iniziato a lavorare come operaio nella zona nord di Londra, e a frequentare la scena mod di quella zona. "Siamo stati i primi e siamo stati i migliori. Io e i miei amici eravamo i veri mod," mi ha detto Cole a cena, quando sono finalmente riuscito a farlo mettere a sedere.
Nel 1963, al culmine della British Invasion, Cole si è avvicinato alla scena musicale locale che orbitava intorno al Marquee, un famoso nightclub, e alla vita notturna che passava da un bar chiamato lo Ship. È qui che ha avuto la sua prima importante intuizione: "Non si beccava figa a fare l'operaio."
Una notte, osservando i membri di un gruppo della zona mettere via gli strumenti dopo un concerto, ha deciso di chieder loro se stessero cercando un manager.

"Li ho pressati fino alla morte," mi racconta Cole, "e mi sono inventato di conoscere perfettamente l'ambiente. Ma la cosa più importante è che avevo la patente—il mio compito principale quel giorno è stato quello di portare in giro il gruppo e gli strumenti."


09/04/12

Strage di Bologna

Strage di Bologna.
“Carlos” è disposto a parlare con i magistrati italiani

La magistratura italiana ha riaperto le indagini sulla strage del 2 agosto 1980 facendo propria la “pista palestinese”. Ma non vuole andare a sentire Carlos il quale ha finora sostenuto che dietro la strage c’erano la Cia e il Mossad.


Ilich Ramirez Sanchez, 62 anni, noto come “Carlos”, detenuto nel carcere di massimo sicurezza di Poissy, a Parigi, ha mandato due lettere a un avvocato bolognese, Gabriele Bordoni, per nominarlo difensore di fiducia ed esprimere la propria posizione sulla bomba che provocò la strage alla stazione di Bologna il 2 agosto del 1980, ma non solo. E’ quanto scrive un articolo pubblicato dal quotidiano bolognese Il Resto del Carlino. Già nel settembre 2010 “Carlos”, in una lettera inviata all'avvocato Sandro Clementi e resa successivamente pubblica, si disse disponibile a confermare le proprie dichiarazioni sulla strage di Bologna di fronte a un magistrato in Italia. Sulla strage del 2 agosto 1980 - per la quale sono stati condannati i terroristi fascisti Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini - la Procura ha da tempo aperto un fascicolo bis. Di recente il pm Enrico Cieri ha indagato due “terroristi tedeschi di sinistra” Christa Margot Frolich e Thomas Kram, ritenuti entrambi ex membri del gruppo di Carlos. È la cosiddetta “pista palestinese” peseguita da tempo dagli ambienti filo-sionisti in Italia con qualche sostenitore anche tra giornalisti di sinistra ma molto, molto filo-israeliani..Secondo Carlos – come dichiarò in una intrevista rilasciata a Paolo Cucchiarelli dell’Ansa anni fa, dietro la strage di Bologna ci furono la Cia e il Mossad. Quando il Pm Cieri nell'aprile 2009 andò a interrogare Carlos a Parigi, questi chiese di parlare davanti a una commissione d'inchiesta in Italia. Ora invece si dice pronto a parlare solo ai magistrati. “Vorrei aiutarla ad eliminare gli ostacoli al fine di trovare i veri responsabili dell'attacco terroristico di Bologna. Sono inoltre pronto a rilasciare dichiarazioni sotto giuramento alla magistratura italiana competente”, si legge nella lettera indirizzata all'avvocato e pubblicata dal Resto del Carlino. “Dovremo incontrarci qui di persona non appena possibile al fine di preparare il miglior approccio tecnico per smantellare il muro di bugie che hanno bloccato la verità degli anni di sanguinari massacri di civili innocenti avvenuti in Italia”.

“L'intenzione mia è da tempo quella di andarlo a sentire in Francia - spiega nell'articolo l’avvocato Bordoni - L'ho chiesto alla Procura, ma il pm ha ritenuto non fosse utile. Mi sono rivolto inutilmente al magistrato di collegamento italo-francese e al nostro ministero. Per questo alla fine l'unica strada era quella della nomina”. Oggi il legale tornerà dal pm per chiedere di andare insieme a Parigi. In caso negativo, dice Bordoni, “ci andrò io e raccoglierò le sue indicazioni”.

I familiari delle vittime della strage, attraverso Paolo Bolognesi, si dicono scettici su questa disponibilità. A loro interessa sapere chi furono i mandanti e a tale proposito hanno presentato da tempo un esposto. Che è confluito nell'inchiesta bis, un esposto che chiede di individuare i mandanti (proseguendo quindi nel solco che ha portato alla condanna dei terroristi fascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini), partendo soprattutto dalle carte del processo della strage di piazza della Loggia a Brescia, un processo che aveva visto sul banco degli imputati dei fascisti, un uomo dei servizi segreti e addirittura un generale dei Carabinieri, Delfino. Ma la corte di assise di Brescia, presieduta da Enrico Fischetti, ha assolto a novembre del 2010 i cinque imputati Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti «per non aver commesso il fatto. Il Pm aveva chiesto invece l’ergastolo.


Qui di seguito la parte dell’intervista del 2008 rilasciata da Carlos a Paolo Cucchiarelli dedicata alla strage di Bologna.

D: Una sola domanda sulla strage di Bologna visti i molti riferimenti fatti da lei nel tempo e che sembrano alludere ad una ipotesi da lei mai espressa ma che potrebbe essere alla base delle sue osservazioni. Cioè agenti occidentali che fanno saltare in aria – con un piccolo ordigno – un più rilevante carico di materiale esplodente trasportato da palestinesi o uomini legati all’Fplp e alla sua rete con l’intento di far ricadere su questa ben diversa realtà politica tutta la responsabilità della strage alla stazione.

R: L’attentato contro il popolo italiano alla stazione di Bologna “rossa”, costruita dal Duce, non ha potuto essere opera dei fascisti e ancora meno dei comunisti. Ciò è opera dei servizi yankee, dei sionisti e delle strutture della Gladio. Non abbiamo riscontrato nessun’altra spiegazione. Accusarono anche il Dottor Habbash, nostro caro Akim, che, contrariamente a molti, moriva senza tradire e rimanendo leale alla linea politica del FPLP per la liberazione della Palestina. Vi erano dei sospetti su Thomas C., nipote di un eroe della resistenza comunista in Germania dal febbraio 1933 fino al maggio 1945, per accusarmi di una qualsiasi implicazione riguardo ad un’aggressione così barbarica contro il popolo italiano: tutto ciò è una prova che il nemico imperialista e sionista e le sue “lunghe dita” in Italia sono disperati, e vogliono nascondere una verità che li accusa.