14/05/11

Marijuana e terapia del dolore: possibile in Italia?

Nel Delaware l'uso della marijuana per scopi terapeutici non è più illegale. Il Senato dello stato americano ha infatti approvato a maggioranza schiacciante il disegno di legge sull'utilizzo medico della cannabis, cioè della sostanza che deriva dalla pianta di canapa.
Ora il provvedimento è stato inviato al Governatore Jack Markell che dovrebbe firmarlo presto. I senatori hanno approvato la legge con l'aggiunta di un emendamento che abbassa l' età minima dei pazienti che possono far uso della cannabis da 21 a 18 anni. Nonostante questo, si tratta di una delle leggi più rigide che regolamenta l'uso della marijuana: dalla qualità della cannabis alla sua coltivazione e distribuzione. Negli Usa, 15 Stati, tra cui il New Jersey, hanno già leggi che legalizzano e regolamentano l'uso della marijuana per scopi terapeutici. A differenza degli altri stati, i malati del Delaware che otterranno la raccomandazione di un medico per l'uso della marijuana non avranno però il permesso di coltivarla nel proprio giardino di casa ma potranno rifornirsi solo tramite dei centri appositamente autorizzati. Secondo la nuova legge, infatti, dovranno essere aperti dei dispensari, chiamati centri di compassione, in cui si coltiva e viene distribuita legalmente la marijuana ai pazienti che hanno ottenuto l'autorizzazione del medico.

L'efficacia della cannabis come terapia contro il dolore è stata dimostrata da migliaia di studi condotti negli ultimi decenni. In alcuni casi la marijuana rappresenta l' unica soluzione per alleviare le sofferenze. La cannabis infatti arriva oltre i farmaci tradizionali. La lista delle malattie il cui dolore si può ridurre con la marijuana è lunga: dalla sclerosi multipla a nausea e vomito nei pazienti con il cancro sottoposti alla chemioterapia, fino alla stimolazione dell'appetito nei casi di Aids. Non solo. La cannabis sembra essere efficace anche contro il glaucoma, i traumi cerebrali, gli ictus, la sindrome di Tourette, l'epilessia, l'artrite reumatoide e altre malattie ancora. A queste si aggiungono altre patologie (come le sindromi ansioso-depressive, le malattie auto-immuni e l'asma bronchiale) per le quali l'uso della marijuana è potenzialmente indicato.

Due sono i principi attivi che renderebbero la cannabis un'ottima soluzione come terapia contro il dolore. Si tratta del delta-8-tetraidrocannabinolo e del delta-9-tetraidrocannabinolo che agiscono sul sistema nervoso centrale, inducendo il rilassamento dei muscoli, e scatenando un' azione antinfiammatoria. Eppure, il timore che la marijuana possa causare dipendenza e che possa essere usata come sostanza per sballarsi anziché per curarsi, è il motivo principale per cui nel nostro paese sono previsti pesanti limiti al suo utilizzo per scopi medici. Per esempio, in Italia la coltivazione domestica della marijuana è illegale ed è punibile penalmente.
Questo, nonostante la Jervolino-Vassalli del 1990 conceda la facoltà di prescrivere medicine a base di cannabinoidi. Almeno in teoria. Perché nella pratica infatti la questione è ben diversa. Nella maggior parte dei casi per i pazienti è davvero molto difficile poter arrivare alla marijuana e quindi usufruire dei suoi effetti benefici. Non sono rari i casi che finiscono di fronte al giudice nei tribunali amministrativi regionali.

I limiti nella somministrazione delle dosi, il divieto di vendere f armaci cannabinoidi (cioè le medicine derivate dalla cannabis), gli obblighi burocratici complicati da rispettare e il continuo rischio per i pazienti, i medici e i farmacisti di incappare in sanzioni, impediscono di fatto che l'uso della cannabis a scopo terapeutico diventi una via praticabile.

E così succede che le possibilità per i pazienti di usare la marijuana per scopi medici vari notevolmente da regione a regione, come ha più volte denunciato l' Associazione per la cannabis terapeutica. Per cui capita spesso che in alcune regioni è più disponibile, oltre che a essere gratis, e in altre no. "Così ci ritroviamo con pazienti affetti da patologie simili che, pur vivendo a pochi chilometri di distanza gli uni dagli altri, pagano tariffe variabili dai 500 agli zero euro", racconta un medico che ha aderito all'associazione. Oggi solo alcuni malati, in pochissime Asl d'Italia, hanno accesso a questi farmaci, inoltre quasi nessuna cura prevede alcun rimborso per il paziente.

Tra l'altro, per le poche persone che ne possono fare uso, il percorso da seguire è tutt'altro che semplice. Innanzitutto, non esistendo un luogo - un dispensario come prevede la nuova legge del Delaware - dove la cannabis in Italia venga venduta, essa è reperibile solo all'estero. Per ottenere farmaci a base di sostanze derivata dalla cannabis in Italia occorre innanzitutto la richiesta di un medico specialista da inoltrare al ministero della Salute per l’autorizzazione all’acquisto dall’estero. Quello che costa di più è proprio la spedizione. Per non parlare della lentezza burocratica; per un farmaco si aspettano di media dai tre agli otto mesi. La ricetta, inoltre, deve essere rinnovata volta per volta. Non sono pochi i casi di pazienti costretti a rimediare qualche dose illegalmente e quindi di dubbia qualità, alimentando i profitti delle organizzazioni criminali.

WIRED

2 commenti:

  1. Si parla tanto delle terapie che utilizzano #canapa, ma spesso è difficile distinguere tra verità e leggenda... Ti proponiamo questo articolo completo e redatto da un medico del nostro staff: Tutte le reali Proprieta' terapeutiche della Canapa (Marijuana, Cannabis) e le normative nel mondo http://goo.gl/1pm68n #civuolechiarezza

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    1. Grazie Francesca. L'articolo è senza dubbio interessante e invito i lettori del blog a leggerlo, e farsi un idea su cosa è veramente la canapa e il suo campo applicativo. Inoltre penso di pubblicarlo qui sul blog, perchè..più informazioni ci sono, più il dibattito esce dal recinto ideologico..

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