23/05/22

Essere virali non ha valore se non ne deriva nulla di utile: Saffiyah Khan

Saffiyah Khan è diventata famosa durante un fine settimana a Birmingham: una foto la ritrae sorridente davanti a Ian Crossland, leader della razzista English Defence League , e in pochissimo tempo è diventata virale su Internet. La storia dietro l'immagine: dopo l' attacco terroristico a Londra alla fine di marzo del 2017 , il gruppo di estrema destra decise di "manifestare" a Birmingham, con il solito corollario di provocazioni, insulti razzisti, inni al fascismo e braccia tese. Durante la marcia, Ian Crossland e circa 20 altri membri dell'EDL cercarono un contatto con una contro-manifestante che indossava l'hijab. Quando la polizia non è intervenuta, Saffiyah si è interposta cercando di difendere la manifestante. E' in questo momento che la foto è stata scattata.

Crossland ha affermato in seguito che il vero motivo per cui aveva attaccato "la sporca crosta di sinistra" è stato perché alcuni attivisti non avevano rispettato il minuto di silenzio per le vittime degli attacchi di Westminster e Stoccolma. Tuttavia, anche un ex leader dell'EDL che era presente ha testimoniato definendo la versione di Crossland fittizia, confermando che Saffiyah era intervenuta per difendere la donna e definendo la foto "imbarazzante".



Quella fotografia di lei in piedi, che con freddezza e fierezza, affronta un manifestante è stata vista da migliaia di persone e descritta sul The Guardian come un simbolo della città "che resiste ai gruppi di estrema destra".

Ma forse ciò che è meno noto di quell'immagine è che da una diversa angolazione si vede Khan con indosso una maglietta degli Specials. In poche ore la leggendaria band ska le offrì i biglietti per uno dei loro concerti.
Questa è diventata ormai una lontana nota a piè di pagina della storia. Saffiyah appare nell'ultimo album degli Specials, Encore, in Ten Commandments, un testo personale che ha scritto sulla base del brano di uno dei padri dello ska, Prince Buster. In seguito è salita sul palco per la prima volta per eseguire il brano con la band che ora considera una famiglia, al 100 Club di Londra.





Nome, da dove vieni?
Saffiyah Khan, Birmingham.

Descrivi il tuo stile in tre parole?
Canotta da cerimonia da ragazza.

Qual è il miglior concerto a cui sei mai stato?
The Specials a Brum l'anno scorso, non c'è niente di meglio di loro e del lago Toots in estate al tramonto.

Se potessi essere in formazione con due band qualsiasi nella storia?
Black Flag pre-Rollins e Black Flag post-Rollins. Non che io faccia musica. Mi piacerebbe essere in formazione, forse posso competere con una tombola tra i set?

Quali sottoculture ti hanno influenzato?
Skinhead, Post Punk, New Wave, Punk, Northern Soul. Il punk mi ha coinvolto in tutto quando ero giovane. Andavo ai concerti da sola quando avevo 14/15 anni nei loschi pub punk di Birmingham. Poi i Sisters Of Mercy hanno un posto speciale nel mio cuore. Trovo che il Northern Soul sia il migliore per ballare, motivo per cui faccio principalmente questo.

Se potessi passare un'ora con qualcuno della storia?
Gesù? Scegli il suo cervello, qual era il problema con Maria Maddalena? Ti consideri di sinistra? Com'è Dio? A che punto sei sulla Brexit?

Il tuo più grande eroe o eroina non celebrato nella musica?
Du Blonde è incredibile e un buona amica. Camminiamo insieme regolarmente sulla passerella di Pam Hogg. È una delle persone più talentuose e multidisciplinari che conosco e dovresti andare a darle un'occhiata!

Il tuo locale indipendente preferito?
Il nottambulo a Birmingham.

La prima traccia che hai riprodotto a ripetizione?
'Niko Kao Ja' di Šarlo Akrobata, mia madre era una punk in Bosnia, quindi è quello che ascoltava quando sono cresciuta.

Una canzone che definisce la tua adolescenza?
"My War" dei Black Flag - sembrava molto "me contro te" come la maggior parte di loro a quell'età.

Un disco che conserveresti per sempre?
"The Night" di Frankie Valli e Le quattro stagioni.

Un testo di una canzone che ti ha ispirato?
"Sport" dei Viagra Boys.

Una canzone che vorresti aver scritto?
Qualcosa di Amy Winehouse perché sembra sapere cosa penso a volte. Adoro quell'intervista che ha fatto in cui ha definito la musica moderna così.. "vaffanculo" e per aver reso gli amanti così sostituibili, poi continua parlando di come il Soul sia sempre stato .. dare il tuo cuore a qualcuno ed essere vulnerabile. Era forte per andare controcorrente. Quindi sceglierò "Back To Black" per tutte le volte in cui ho fatto lo stesso.

La migliore canzone per alzare il volume?
Qualcosa con cui cantare, 'Special Brew' di Bad Manners.

Una canzone che la gente non si aspetterebbe che ti piaccia?
Qualcosa di nuovo. Mi riferisco ai Devo: stravagante e scomodo. Andrò con "Mongoloid", anche se è naturalmente problematico.

La canzone che ti porterebbe direttamente sulla pista da ballo?
"You really got me" dei Kinks.

La migliore canzone per concludere una notte intera?
"The new world" di Honey Townsend.

Qualche nuova band in cui ti trovi in ​​questo momento?
Trovare nuova musica è un processo lento per me. Sleaford Mods e Viagra Boys sono i più recenti.


Intervista via Freddy Perry Sub




20/05/22

Barbero al Liceo Torricelli di Somma Vesuviana

Il nostro storico di riferimento, ALESSANDRO BARBERO, d
all’inizio della guerra in Ucraina ha sempre rifiutato richieste di interviste e interventi televisivi. Lo hanno cerato tutti, ha sempre risposto che preferisce evitare di infilarsi nell’aspro dibattito sul tema.

Poi decide di concedere un’intervista al liceo  Torricelli di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli. 

«Ci sono stati reparti delle SS che parlavano ucraino e hanno collaborato con i nazisti fino all’ultimo. Ciò non fa parte della loro narrazione, del resto chi se ne vanterebbe oggi».


«Questo fa sì però che se qualcuno in Ucraina è ancora attaccato a quel passato nazista, nella narrazione ufficiale si dice “è un fenomeno irrilevante, marginale”. Noi però nel nostro paese non accetteremmo mai l’esistenza di gruppi neo nazisti riconosciuti dall’autorità e integrati nell’esercito».

La storia è fatta di aggressioni e lo storico sa che farsi prendere dalle emozioni, avere come reazione principale la condivisione della sofferenza di chi è aggredito non può essere la reazione dominante.

«La Russia e l’Ucraina sono paesi in cui il passato, al contrario che nell’Occidente, conta molto sia nell’atteggiamento collettivo che nelle scelte politiche. Il discorso con cui Putin ha annunciato l’entrata in guerra è impressionante, dopo pochi secondi lui stava già parlando dell’Unione Sovietica e di come non ripeteranno più gli errori del passato.
Ha giustificato la sua azione facendo riferimento ai nazisti, alla memoria. Che ovviamente è una memoria selettiva. Ma anche l’Ucraina guarda molto al passato ed entrambi i paesi scelgono la memoria che fa più comodo.

Nella memoria dei russi la più grande tragedia del ‘900 è l’invasione nazista e il fatto che in quel frangente i nazisti abbiamo trovato collaboratori e simpatizzanti tra gli ucraini. L’oppressione che l’Ucraina ha subito da Mosca è ignorata.
Dall’altra parte, in Ucraina c’è la consapevolezza dei periodi di oppressione subiti dalla Russia e per loro la tragedia del Novecento è la grande carestia, quando milioni di persone morirono affamate da Stalin.

Nella memoria pubblica degli ucraini però viene rimosso il fatto che i loro grandi leader indipendentisti sterminavano gli ebrei con grande piacere e del resto nelle piazze ci sono monumenti dedicati a quei leader ucraini sterminatori di ebrei».

«Per questo nel cercare di interpretare quello che accade oggi bisogna fare attenzione alla complessità, parola che non è di moda nel dibattito pubblico.
La selettività della memoria vuol dire che la cultura collettiva dell’Ucraina è basata su un passato di oppressione da parte dai russi e su una faticosa conquista della libertà.
Tutto questo è vero, ma è solo un pezzo della verità. In certi momenti della lotta per l’indipendenza gli ucraini hanno sterminato gli ebrei, sono stati anti-russi e antisemiti.
Ci sono stati reparti delle SS che parlavano ucraino e hanno collaborato con i nazisti fino all’ultimo. Ciò non fa parte della loro narrazione, del resto chi se ne vanterebbe oggi. Questo fa sì però che se qualcuno in Ucraina è ancora attaccato a quel passato nazista, nella narrazione ufficiale si dice “è un fenomeno irrilevante, marginale”. Noi però nel nostro paese non accetteremmo mai l’esistenza di gruppi neo nazisti riconosciuti dall’autorità e integrati nell’esercito.
All’opposto, nella narrazione russa il filone minoritario neo-nazista con reparti ucraini che si ispirano alla tradizione nazista e eroi nazionali che hanno collaborato con i nazisti è un tema centrale. Insomma.
Gli ucraini dicono che tutto questo non è importante, i russi invece dicono è l’unica cosa importante».

«Chi fa lo storico, ma anche chi vuole comprendere la realtà a mente aperta deve essere consapevole che siamo di fronte a una realtà e a due modi di raccontarla in modo propagandistico: il modo ucraino di dire “il passato nazista è irrilevante” e il modo russo di dire “il passato nazista è la caratteristica di fondo dell’Ucraina”. Entrambe le narrazioni sono false perché c’è un passato filo-nazista presente, con cui l’Ucraina dovrebbe fare i conti, ma anche la pura propaganda russa per cui l’Ucraina è tutta nazista».

LA DOMANDA DELLO STUDENTE

Uno studente del liceo replica che tutto questo sarà vero ma «esistono un aggressore e un aggredito».

Il professore Alessandro Barbero replica:

«Questa osservazione tradisce l’odierno clima collettivo: noi oggi siamo trascinati da questa necessità di decidere chi ha ragione e torto e per deciderlo ci sembra che ci sia un unico elemento, ovvero quello di ricordare che un paese ha invaso l’altro. E quindi anche nel valutare le menzogne dell’uno e dell’altro dovremmo avere due pesi e due misure.
In questi ultimi tempi mi sono reso conto che il mio mestiere di storico rischia di anestetizzarmi rispetto a certe emozioni.
Lo storico, di fronte agli avvenimenti del presente, è come il medico abituato a vedere gente che muore e non si emoziona più come gli altri davanti alla malattia e alla morte. Intellettualmente è giusto, ma succede che non si sia più in sintonia con i contemporanei.
Quando sento che è una guerra nel cuore dell’Europa penso che anche l’atroce guerra nella ex Jugoslavia era nel cuore dell’Europa.

Nella Sconda guerra mondiale i vincitori erano dalla parte giusta, ma non faccio fatica a dire che hanno commesso orrori. Che i sovietici hanno sterminato gli ufficiali polacchi nelle fosse di Katyn, che Churchill ha fatto morire milioni di indiani ai tempi della carestia del Bengala, non faccio fatica a dire che i bombardamenti aerei degli alleati sulle città italiane e tedesche siano stati indiscriminati.

Tutto questo non mi impedisce di dire che c’era una parte che aveva ragione. E per fortuna ha vinto quella che aveva ragione. Anche nella guerra tra Russia e Ucraina, se uno è convinto che l’Ucraina abbia ragione va bene, ognuno fa le sue scelte emotive e morali, ma questo non deve diventare tifo da stadio.
E’ come se uno, discutendo di Seconda guerra mondiale, siccome gli alleati avevano ragione dicesse “non voglio discutere delle bombe atomiche sul Giappone e se tu discuti la legittimità di sganciare delle bombe atomiche vuol dire che sei con Hitler”. Io non ci sto».

«Lo storico deve analizzare anche le motivazione dei malvagi perché i malvagi non sapevano di esserlo, pensavano perfino di fare cose giuste. Se si accentua una dimensione e se ne attenua un’altra, si fa politica».

Sulle ragioni per cui Putin ha invaso l’Ucraina il professor Barbero parla di “ventaglio di motivi”:

«Immaginiamo un paese A e uno B che confinano, non si vogliono bene e hanno un lungo passato di contrasti. Nel paese A, vicini al confine, ci sono abitanti che parlano le lingue del paese B e si trovano male nel paese A, dicono che sono oppressi, discriminati. Molti di loro vorrebbero essere nel paese B. A un certo punto il paese B invade A con lo scopo dichiarato di liberare i compatrioti dall’oppressione.

Sto raccontando il 24 maggio del 1915 quando l’Italia ha dichiarato guerra invadendo l’impero austriaco per liberare Trento e Trieste. Una pagina della nostra Italia che è sempre stata raccontata come gloriosa.

Se però stessi raccontando la decisione della Russia di invadere l’Ucraina per liberare i connazionali oppressi del Donbass, in cui i russi che vivono in Ucraina non hanno diritto di usare la loro lingua neppure nelle scuole, cosa diciamo?

Uno dei problemi dell’Europa orientale post sovietica è che ci vivono minoranze russe.

I russi sono stati la nazione imperiale che ha dominato tanti piccoli paesi.

Quando quei paesi sono diventati indipendenti, i russi rimasti lì sono diventati minoranza guardata con antipatia e discriminata. Anche gli italiani sono stati discriminati quando sono diventati minoranze dopo il 1945 nella Jugoslavia, Hitler ha smembrato la Cecoslovacchia per recuperare gli abitanti tedeschi dei Sudeti. É la normale vendetta dei popoli che a lungo sono stati dominati contro il popolo dominatore.

Poi c’è la paranoia russa. Nella cultura politica russa l’ossessione di essere aggrediti è costante, risale ai tempi delle invasioni mongole. Certo, la Russia è sempre stata spietata e imperialista ma nel suo dna non ha mai avuto la voglia di espandersi a occidente “fino al Portogallo”, come qualcuno ha detto.

L’Occidente, diciamo nel suo candore, aveva promesso a Gorbaciov di non allargarsi ad est e invece ha progressivamente fatto entrare nella Nato tutti i paesi dell’Europa orientale, ci sono le basi della Nato ai confini con la Russia.

Ora. Se tu hai a che fare con una grande potenza paranoica, devi sapere che se ti avvicini ai suoi confini potrà avere una reazione».

«Riguardo la richiesta di Finlandia e Svezia di entrare nella Nato, va detto che l’Ucraina intratteneva rapporti con la Nato da parecchi anni, gli istruttori Nato istruivano l’esercito ucraino che è a tutti gli effetti un esercito della Nato.

Putin ha invaso l’Ucraina per questo e perché c’era probabilità che l’Ucraina entrasse nella Nato. Se fossi un cittadino della Svezia o della Finlandia non direi che per essere più sicuri si dovrebbe entrare nella Nato, a meno che non ci sia la convinzione che la Russia sia pronta a lanciarsi in azioni di conquista.

Ma non mi sembra uno scenario plausibile, quindi secondo me non è una scelta sensata».

SINTESI a cura di SELVAGGIA LUCARELLI




QUI IL VIDEO INTEGRALE DELL'INTERVENTO: