21/09/16

Wow, slack-rap per il nuovo folle video di Beck

E' dall'inizio che seguiamo Beck Hansen, è un folletto che ci è sempre piaciuto, le sue sperimentazioni musicali e il suo geniale surrealismo nel confezionare i video, sempre in "heavy rotation" negli anni '90 su i canali preposti.  Beck ha appena lanciato un nuovo video, per il suo  singolo plastic-funk  "Wow". Il filmato, che ha co-diretto con Grady Hall, è una raffica di immagini vertiginose: Cowboys a cavallo che attraversano una delle nostre città industrializzate, bambini che saltano e ballano davanti a sfondi luminosi, rose con bulbi oculari, Beck stesso che balla davanti ad un incrocio molto trafficato. Il video si rifà proprio allo stile loser-funk dei primi video anni '90 di Beck, ed è quasi uno shock rivedere e rivivere quello stile oggi.  Il suo prossimo album uscirà in autunno, e se questo nuovo singolo è un indicazione, sarà un mix del suo amore folle e assurdo per l' hip-hop e il suo splendido lato (furbescamente) cantautorale alla Odelay. In "Wow," Beck snocciola testi quali "In piedi sul prato facendo 'jujitsu / Ragazze in bikini su Lamborghini Shih Tzu"..,  con tutte le sue capacità vocali, sopra un beat elastico e surreale, che mescola le sue radici slack-rap con una produzione pop abbastanza.. scandalosa, con  raffica  di synth e bassi un po' zuccherosi. Il morbido falsetto rimanda a Sea Chanche e Morning Phase. Da ascoltare e riascoltare, con calma.
Ancora sotto, una  pazza e geniale cover di Sound and Vision di David Bowie, a cui il nostro a sempre riservato onore e rispetto.
 







 

Marc Lewis: Perchè la dipendenza non è una malattia

Che cosa, esattamente, è la dipendenza? La comunità scientifica - tra cui medici, psichiatri e assistenti sociali - ha una risposta molto chiara: E' una malattia, e dobbiamo affrontarla non diversamente da come ci avviciniamo alle malattie cardiache o al cancro. E' l'American Society of Addiction Medicine a rendere esplicita la definizione.
Marc Lewis è un neuro scienziato che ha pubblicato un nuovo libro, The Biology of Desire: Why Addiction Is Not a Disease (Perché la dipendenza non è una malattia), ed è uno che non solo ha capito la materia di cui è composto il cervello - molecole, membrane, sangue, e elettricità - ma anche le persone dentro cui questo s'incarna.
Dove la maggior parte dei neuroscienziati respinge la vita interiore come sconclusionata e incommensurabile, Lewis non lo fa. Lui è totalmente interessato ed affascinato dall'esperienza vissuta dei tossicodipendenti.
Andremo a vedere le sue brillanti idee e le sue argomentazioni contro la teoria della dipendenza come malattia e l'importanza degli obiettivi e dei tempi, degli esseri umani e alcune loro storie.
Perché è da decenni che la professione medica ha ampiamente trattato la dipendenza come una malattia cronica del cervello. Il National Institute on Drug Abuse, che fa capo al governo degli Stati Uniti ha sempre considerato e caratterizzato i tossicodipendenti come persone compulsive in cerca di droga e che continuano l'assunzione di farmaci nonostante siano consapevoli delle conseguenze dannose e indesiderate.

"E 'considerata una malattia del cervello", l'istituto dice, "perché i farmaci cambiano il cervello; cambiano la sua struttura e il suo funzionamento. "

'Nessuno inizia con un ago nel braccio.'

15/09/16

Public Image Ltd: Double Trouble live al Later



...I understand, it's Complicated..


Johnny 'Boy' Lydon con i Pubblic Image Ltd al Later Show di Jools Holland




John Lydon: Vocals, dal 1978
Dopo essere stato il frontman dei Sex Pistols, John Lydon forma i Public Image Ltd nel 1978. I PiL spaziano e suonano una miscela e una varietà di stili musicali per oltre tre decenni prima di ritornare nel 2009. Fuori dal gruppo John ha pubblicato diversi dischi da solista e varie collaborazioni. Con diverse apparizioni e partecipazioni a vari programmi, porta anche la qualità nella TV delle masse.Ulteriori informazioni: JohnLydon.Com

Lu Edmonds: Guitar & Varie, dal 1986 al 1988, stabile dal 2009
Grande multi strumentista e ex chitarrista dei The Damned, Lu si unisce ai PiL nel 1986, registra l'album Happy? e co-scrive l'album 9, aggiungendo un'altra dimensione al suono PiL. Lu collabora con una varietà di band eclettiche e acustiche, tra cui The Mekons e Yat-Kha.Ulteriori informazioni: Il Mekons

Bruce Smith: Drums, dal 1986-1990, stabile dal 2009
L'ex batterista del Pop Group e delle Slits entra come percussionista nei PiL nel 1986, partecipa alle registrazioni di Happy? e 9. Considerato un virtuoso della batteria, Bruce Smith ha portato il suo stile unico nelle piege del sound Pil. Bruce ha anche suonato con artisti del calibro di Björk e Terence Trent D'Arby.
Ulteriori informazioni: Discogs

Scott Firth: Bass & tastiere, stabile dal 2009
Bassista / polistrumentista che ha collaborato e suonato con una grande varietà di musicisti e band tra cui Steve Winwood, John Martyn, Elvis Costello e ..le Spice Girls!!. L'arrivo di Scott nella band nel 2009 ha portato John  a dichiare: "Genio al lavoro!"
Ulteriori informazioni: Scott Firth MySpace
 
 
 
 

14/09/16

Ian Astbury: Hidden City. Mai stato una merce da vendere

Ian Astbury ha suonato in gruppi rock da quando era un adolescente, ma davvero ha poco senso identificarlo solo come un semplice musicista. Il frontman dei The Cult somiglia più a un viaggiatore, impegnato a esplorare il perimetro delle esperienze umane interiori, trovando il veicolo per i suoi viaggi proprio attraverso la musica. Astbury non ha mai voluto una vita da musicista " in carriera". Ora vive a Los Angeles, con la moglie Aimee Nash, che milita nei The Black Ryder.

"Non ho voglia di avere un tipo della A & R (la casa discografica, ndr) che mi deve dire quello che devo fare, non ho mai voluto diventare una merce da vendere."

Ha scelto l'avventura, invece. Un avventura che lo ha visto per decenni alla guida dei Cult, originariamente Death Cult, capaci di un capolavoro come “Love”, e nonostante tutto un disco di culto, come la band del resto, che non è mai riuscita ad essere annoverata tra le vere grandi band della storia del rock.
I Cult hanno pubblicato il loro decimo album in studio, Hidden City. Anche se ci sono stati degli intoppi che hanno portato Astbury a lasciare la band un paio di volte nel corso degli anni - è stata un esperienza intensa e gratificante, la longeva collaborazione con il chitarrista Billy Duffy. Poche settimane prima della pubblicazione di Hidden City, Astbury si stava riprendendo dalla morte di David Bowie, una figura che ha sempre descritto come la sua "stella polare". Oltre al nuovo disco e a alcune esperienze di pre-morte che ha avuto e che, afferma, sono state "altamente educative", ha descritto l'immensa eredità che Bowie ha lasciato e di come averlo incontrarlo negli anni '80 abbia contribuito al suo percorso di artista: ancora oggi considera il Duca Bianco di fondamentale importanza.

Hidden City è stato registrato in gran parte a Los Angeles, in vari studi - per lo più al Boulevard. In precedenza di proprietà del direttore di Liberace, la band ha trascorso tre mesi in questo studio. Il titolare ora è un devoto di John Lennon e un collezionista di tutto il materiale dell'ex Beatles. LA può essere abbastanza frenetica con il traffico e quant'altro, e a detta dei Cult è stato bello registrare in questa specie di oasi.
E Hidden City è davvero un gran bel disco, pieno di hard rock di altissimo livello, grintoso e riconoscibile, ma non solo. C 'è quasi un ritorno alla vecchia new wave degli esordi, a quell'oscurità passata a tratti malinconica e sognante.

Una cosa che Ian sapeva prima di varcare la porta per le sessioni dell'album era che voleva un pianoforte. Ha sentito che era il momento del pianoforte. Tutti i musicisti che ha amato hanno usato il pianoforte. E' uno strumento centrale, che si tratti di Bowie o di [Ray] Manzarek (ex Doors). Il piano è un nucleo. E i Cult sono essenzialmente un gruppo rock, con la chitarra come strumento principale, che è capace di arrivare e farti ottenere solo una parte di certi "sentimenti". Ma il piano ha una qualità ultraterrena per questo. Ti siedi, solo con un pianoforte e una voce, e il gioco è fatto. I Cult per questo lavoro volevano qualcosa che non era loro così familiare, come le chitarre elettriche. Sono partiti da questa convinzione, e subito le cose si sono messe in moto. "Sound and Fury" è venuta fuori quasi immediatamente, come anche parti di "Birds of Paradise". Dopo averle ascoltate possiamo dire che tutte e due le canzoni sono comunque in sintonia con il sentimento del disco, o almeno con la visione che i Cult avevano quando sono entrati nello studio per registrare. I Cult sono nati dalla collaborazione tra Ian e Billy, quindi tutta la musica del gruppo riflette questa polarizzazione. Billy ha in testa una melodia di chitarra, a volte solo un riff-driven, Ian compone il testo e la interpreta con la sua consueta energia. Ian comprò "Life on Mars?" di Bowie quando aveva probabilmente nove anni e il pianoforte che rende la canzone così intima lo ha perseguitato per anni. Anche per Ian David Bowie è stato qualcosa nella sua vita fin da quando era un bambino. Qualcosa di abbastanza profondo. E 'stato così per un sacco di gente. Fin da quando eravamo adolescenti, l'idea che lui potesse un giorno non esserci più sembrava impossibile. Anche per Ian è stato uno shock.

BOWIE
<< Era una sentinella, esplorava la condizione umana - lo spirito. Sono cresciuto con David Robert Jones. (vero nome di David Bowie ndr.) Era mio padre, il padre di molti di noi. Egli ha formato le nostre coscienze, le nostre credenze spirituali, i nostri codici nell'abbigliamento, le nostre filosofie di vita. La prima volta che l'ho visto [Bowie] era l '83, o l'84. Ho avuto la possibilità di incontrarlo - i Cult hanno aperto per lui nel '87 al Racecourse di Parigi, il Glass Spider Tour. Wow! E' stato uno spettacolo. Abbiamo suonato per circa 80.000 persone, e io ero solo un ragazzo di 24 anni. L'album Electric era appena uscito. Mentre suonavamo lui era lì, a guardarci accanto al palco, ridendo. Dopo ho trascorso del tempo con lui. Era così incredibilmente presente e curioso. Stavo parlando con David Bowie. Ho parlato con una persona che parlava di me come una persona ed era veramente interessato a quello che erano i miei pensieri, ai miei sentimenti e alle mie idee. Così abbiamo avuto questa bella conversazione. Non dimenticherò mai.
L'ho incontrato poi in diverse altre occasioni, ed è stato molto importante per me: a quell'epoca i media britannici erano molto duri con la band, e soprattutto con me. Forse per le cose che dicevo, per i miei interessi, tipo la spiritualità dei nativi americani. Ed eccomi qui, a suonare con Bowie. Lui mi ha fatto sentire che ero nel posto giusto, sulla strada giusta. E 'stato veramente sorprendente. >>

PRE-MORTE
<< Ho avuto diverse esperienze di pre-morte. Sono state molto profonde e altamente educative. Essere in Himalaya in una tempesta, con la neve che ti arriva fino alla vita, l' ipotermia e il mal di montagna in una regione dove è ben documentato che le persone muoiono senza la giusta attrezzatura. Era alla fine degli anni '90. Volevo raggiungere il Tibet attraverso il Nepal. In realtà è stato il peggior inverno registrato in Tibet. Hanno perso qualcosa come l'80% degli allevamenti di yak. Le condizioni meteorologiche possono cambiare molto rapidamente, e senza alcun riparo ... Se ci fossimo fermati, saremmo morti. Non c'è alcun dubbio. Ma in quelle situazioni, sperimenti la profondità dell'essere - quanto sia davvero preziosa la vita. Molti giovani artisti sono caduti a pezzi. Perché ? Mi piace essere in un gruppo di artisti e pensatori, persone che lavorano per una prospettiva più illuminata della condizione umana. Questo mi interessa veramente. Ovunque questo si può fare. Non deve essere solo nella musica. Può essere nel cinema, nella letteratura, può essere in chiunque cammina per strada. Ho visto alcune delle persone più creative per le strade di Los Angeles vestite da Statua della Libertà che facevano pubblicità ad agenzie immobiliari e assicurative...
Robert Blythe è stato molto eloquente. Disse: "Quando gli uomini e le donne hanno perso il contatto con gli animali selvatici, le cose hanno cominciato ad andare storto." Se non sentite il peso di questo, allora non avete cuore...>>

Hidden City (rar)





 

13/09/16

Whine and Grine: Prince Buster, voce del popolo giamaicano

E' stato David Rodigan , re dei DJ reggae e della dancehall a dare la notizia, dopo la conferma della Federazione dei Musicisti della Giamaica: Prince Buster, pioniere e leggenda dello Ska e autore di brani come One Step Beyond e Madness si è spento all'età di 78 anni, giovedì 8 settembre a Miami. Subito si sono susseguiti omaggi e tributi che hanno inondato i social media. Nato a Kingston, in Giamaica nel 1938, Cecil Bustamante Campbell deve l'appellativo di "Principe" alla sua attività sportiva nella boxe, dove si era distinto sotto la guida di Sid Brownd, famoso peso medio e campione di Giamaica, mentre l'altro soprannome, Buster, proviene da Alexander Bustamante. Insieme a Norman Manley, Bustamente è stata la figura dominante della politica giamaicana dal 1930 fino al dopoguerra, e uno dei co-fondatori del PNP [Peoples National Party]. L'anno in cui Buster è nato vide un'ondata di scioperi e disordini sociali spazzare tutti i Caraibi. In Giamaica, Bustamente fu un capo e un brillante oratore, e la 'prima voce del popolo.
A Cecil, oltre la boxe, piace la musica e alla fine degli anni '50 mette su il suo primo sound system, La Voce del Popolo, sfornando il primo hit, Oh Carolina, che gli procura fama e rispetto dell'ambiente.

Busterrecordshop
Il termine leggenda può veramente essere applicato a Prince Buster, che dopo un tentativo fallito di sbarcare negli Stati Uniti, inizia a registrare in Giamaica: il suono era così eccitante e il ritmo così contagioso che i giovani adolescenti elevarono immediatamente Prince Buster ad avanguardia del nuovo sound ska nei primi anni '60. In seguito la sua influenza contribuì alla transizione dello ska verso il rocksteady. E' in Gran Bretagna che la musica di Prince si propaga, nelle comunità giamaicane e caraibiche di Londra: Buster è stato il primo giamaicano ad avere una hit nella top 20 proprio in Inghilterra, Al Capone nel 1965; seguirono altri sigle esuberanti, come One Step Beyond e Enjoy Yourself. Nella costante evoluzione del reggae, a Prince si deve la produzione di uno dei primi album dub giamaicani, The Message. Proprio quando fu concessa la licenz di "Oh Carolina" alla Melodisc Records di Londra, Buster iniziò un rapporto d'affari con il capo dell'etichetta Emil Shalet. La collaborazione con l'imprenditore europeo portò il tecnico del suono giamaicano  alla pubblicazione di oltre 600 titoli nel Regno Unito, su etichetta Blue Beat, e la sua sussidiaria, la Dadi e Fab nel corso degli anni a seguire. Questo vasto catalogo - la maggior parte del quali è reperibile in qualsiasi formato oggi - comprende alcuni dei più grandi brani ska, rock steady e reggae mai fatti. Tra queste uscite, ci sono diverse serie che commentano e celebrano alcuni aspetti della cultura dancehall giamaicana. Prince ha avuto musicisti di altissima qualità, tra cui molti Skatalites, e tanti sostenitori e ammiratori dello ska come il trombettista Oswald 'Baba' Brooks, il sassofonista Dennis 'Ska' Campbell e Val Bennett, quest'ultimo presente con forza sul grande hit britannico di Buster, Alcapone(Guns Don't Argue)". Inoltre ha prodotto centinaia di superbe strumentali ska tra 1962-1966, e il meglio di queste sue produzioni sono state registrate nei celebri Studio One / Top Deck con gli Skatalites.

Ma forse le migliori produzioni di Buster furono quelle da lui stesso realizzate, nella fase del Rock Steady che dominò la scena dal 1966-1967: registrò la serie 'Judge Dread', recitando la parte del giudice che emetteva le sentenze draconiane per i Rude Boys giamaicani. Una volta disse che la gente veniva nel suo negozio per stringergli la mano e lodarlo per aver parlato nei testi di quelle canzoni contro il 'gunmanism', le uccisioni di giovani delle baraccopoli, che stava appena iniziando ad affliggere la società giamaicana.




Prince Buster ha giocato un ruolo fondamentale nella storia della moderna musica popolare giamaicana, dal mento, al boogie giamaicano fino allo ska, al rock, al reggae costante e precoce. Le dancehall giamaicani hanno dato al mondo il suono del sistema a doppio ponte , il clash sound , il dub remix,   la messa in primo piano del drum and bass nei remix, il campionamento, il deejay rap e il personality selector - in pratica l'intero sistema di trasmissione della musica dance moderna. Tanti sono stati pionieri in Giamaica, anni, anche decenni, prima che questi suoni fossero ripresi nel mondo metropolitano. E nelle atmosfere della dancehall, Prince Buster è stato un innovatore cruciale - se qualcuno può affermare di aver inventato lo ska, lui è l'unico che può farlo.

Con una manciata di album e 5 grandi hits Prince Buster è ampiamente accreditato come il fondamento della rinascita dello ska alla fine degli anni '70 ei primi anni '80 - il cosiddetto Ska Revival, con l'etichetta Two Tone che gestisce tutto il movimento. Il suo status leggendario continuò ad assicurargli un forte seguito tra i devoti del new-ska: band come Madness, Specials, Selecter rifanno in chiave moderna molte delle sue canzoni, alcune come Enjoy Yourself degli Specials e One Step Beyond dei Madness diventano veri e propri inni dello ska revival in Inghilterra. Paradossalmente, è proprio ascoltando queste band che scoprìì Prince Buster, e con lui molti dei grandi precursori, produttori e musicisti del reggae, dello ska e del dub giamaicani. In particolare con  Rough Rider e Whine and grine, coverizzate magnificamente dai Beat.  In questi giorni molti dei musicisti dei Madness, Special, The English Beat (i gloriosi Beatd degli anni '80!) continuano ad offrire le loro condoglianze alla famiglia, e tantissimi sono gli omaggi su Twitter e su altri social. La morte di Prince Buster, vera e propria leggenda della musica," reggae e della dancehall" icona della musica giamaicana e pioniere, fonte di ispirazione di una moltidudine di musicisti, lascia un grande vuoto. Le ultime apparizioni di Prince furono verso la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90, quando andò in tour con gli Skatalites, tornando anche nelle classifiche con una nuova versione di Whine and Grine.
RIP





12/09/16

Austerlitz, film potente, crudele, implacabile

Austerlitz, dal Festival del Cinema di Venezia 2016
Non si guardano neppure intorno. Non osservano. Se guardano, guardano lo schermo del loro smartphone, o della macchina fotografica, o dell'ipad. Non guardano, ma scattano foto. Il braccio metallico del “selfie stick” è quasi una protesi. I più arditi filmano tutto con una GoPro. Gironzolano e ascoltano la voce meccanica dell'audioguida, a capo chino. A volte, una guida in carne ed ossa li intrattiene. Sembra di essere tornati ai tempi delle scolaresche: c'è chi ascolta e chi svicola, oppure scherza, tormenta il vicino. Una donna con occhiali da sole dà prova di equilibrio tenendo sulla testa una bottiglia d'acqua.

Siamo a Sachsenhausen, uno tra i più antichi campi di concentramento costruiti in Germania. Ora funge da sito commemorativo, proprio a due passi da Berlino. Costruito nel 1933 su un birrificio presso Oranienburg, modificato nel 1936 e denominato Sachsenhausen, deteneva prigionieri politici accusati o condannati per crimini contro il regime. Nel 1937 molti dei rinchiusi vennero trasferiti nel campo di Buchenwald, appena inaugurato.

Sergei Loznitsa, dopo molti film, tra i quali l'ipnotico The Event – una disamina degli eventi legati al tentato putsch avvenuto in Unione Sovietica nell'agosto del 1991 – giunge qui, in questo sito commemorativo. Pianta la sua macchina da presa e in una trentina di inquadrature osserva i gesti, i comportamenti di comitive o semplici persone che sono giunte qui, per una escursione che potremmo considerare turistico-culturale. Quello che emerge è a volte impietoso. Questo è ciò che capita quando si confonde la dimensione memoriale con quella museale? In ogni caso, esiste un turismo del macabro. Una mostra delle atrocità per turismo fai da te. Ma questa non è EuroDisney, anche se un uomo inquadrato nel film mostra una bellissima t-shirt di Jurassic Park.

Rinaldo Censi
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