“Gioventù ribelle”doveva celebrare l’Unità d’Italia ma non è mai uscito.
Sconcertano i fucili laser dei bersaglieri e altre stranezze
SMONTATI gli addobbi per i 150 anni dell’Unità d’Italia,dell’evento resterà soloil significato che ciascuno gli attribuisce.Giorgia Meloni, quand’era ministrodella Gioventù, ha patrocinato un progetto innovativo e affatto banale: un videogioco sul Risorgimento. S’intitola Gioventù Ribelle e naturalmente era destinato ai ragazzi.
Questo perché la struttura portante deriva dal videogioco Unreal Tournament III, uno sparatutto con visuale in prima persona di genere fantascientifico (ecco il motivo degli effetti sonori laser e della cronaca delle morti in inglese, nonché del teletrasporto in caso di fallimento, purtroppo non contemplato per chi perse la vita nel processo di Unificazione). un cimelio per tutti gli amanti del trash è la possibilità di incontrare il Papa in persona, alla fine del percorso, e sparargli! Il «peggior videogioco di tutti i tempi», come viene chiamato da qualcuno, è stato cancellato dalla rete, ma era scaricabile dal sito del ministero della Gioventù, selezionando la voce “d aw n l o a d ” (inglese maccaronico, analogo alle scritte “anderground ” della metropolitana romana). A conti fatti, era un tale concentrato di strafalcioni e pressapochismo da costringere il responsabile cui era stato assegnato (senza gare, né bandi) il progetto a prendere ufficialmente le distanze dalla propria creazione,mentre il ministero della Gioventù si è limitato a nasconderne ogni traccia sui siti statali e, al contempo, bollare come«strumentali» le critiche ricevute. Non ci è dato di sapere se e quanto denaro pubblico sia stato investito in questa operazione, ma il danno di immagine per lo Stato è l’ennesima dimostrazione di come i nuovi strumenti di comunicazione siano impiegati male dalle istituzioni (basti ricordare il caso del sito ufficiale del ministero del Turismo, costato uno sproposito e dalla gestazione problematica ) .I veri artigiani informatici di Gioventù ribelle sono alcuni studenti dello Ied di Roma, non retribuiti ma ricompensati con la “gloria” e l’onore di partecipare a un progetto importante e invece beffati da polemiche che non tengono conto della mancanza di mezzi e di tempo nella quale sono stati indotti a operare. Il responsabile di G i ove n t ù Ribelle è Raoul Carbone, presidente di Aiomi Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive), già autore di un videogioco invenduto e invendibile (Il Rosso e il Nero),un altro in cantiere (Winger s, per il quale afferma di aver raccolto un budget di 800.000 euro, ma che dopo anni non è stato messo in commercio),nonché della nota biografica auto celebrativa della voce che lo riguarda su Wikipedia italiana (prima corretta dagli utenti e poi oscurata).Una delle sedi di Aiomi è in via Livorno a Roma, dove c’era la sede di Azione Giovani, movimento di estrema destra ora scioltosi.Il sito Internet Sorge il sospetto che le frequentazioni politiche di Carbone vadano oltre i rapporti di buon vicinato. Il Rosso e il Nero poneva sullo stesso piano partigianie fascisti.Oltre al videogioco dei 150 dell’Unità d’Italia, la società da lui fondata è incaricata dell’allestimento di Vigamus,museo permanente dei videogiochi a Roma che è stato promesso entro la fine del 2011.Giacché una seconda e una terza parte di Gioventù Ribelle erano state annunciate rispettivamente per il 2 giugno e il 20 settembre del 2011, ma non si è saputo più nulla, è lecito nutrire dubbi su Vigamus,per cui furono fatti tanti proclami senza alcun seguito.Il sito Internet ufficiale riporta «lavori in corso» e la pagina su Facebook non è stata più aggiornata.In un’ottica di riscoperta di valori e virtù nazionali, sarebbe interessante conoscere l’entità dello spreco che ha contribuito a renderci zimbelli dell’industria video ludica.
dal Fatto Quotidiano
Non aveva torto, la stessa Meloni,nel definire i videogiochi «strumenti ludici e formativi che possono essere messi al servizio della memoria nazionale» e in particolare delle generazioni più sensibili a questo tipo di supporto, ma lo slogan ha assunto tutt’altra connotazione quando fu presentato il frutto di quasi tre anni di lavoro. La promessa di «una ricostruzione storicamente fedele» si è infranta a causa di una produzione affrettata e grezza. Con aspetti esilaranti. . Ma tralasciando i dettagli paesaggistici e architettonici ciò che ha reso il titoloIl protagonista di Gioventù Ribelle, un ufficiale dei bersaglieri cui il generale Cadorna ha affidato un dispaccio da consegnare a Pio IX,affronta le truppe pontificie armato di rivoltella Colt Navy (mai impugnata dai bersaglieri) e fucile Chassepot, e quando fa fuoco suonano come armi laser. E una voce fuori campo commenta ciascuna uccisione con esclamazioni quali mega- kill! , ultra- kill! ...
Questo perché la struttura portante deriva dal videogioco Unreal Tournament III, uno sparatutto con visuale in prima persona di genere fantascientifico (ecco il motivo degli effetti sonori laser e della cronaca delle morti in inglese, nonché del teletrasporto in caso di fallimento, purtroppo non contemplato per chi perse la vita nel processo di Unificazione). un cimelio per tutti gli amanti del trash è la possibilità di incontrare il Papa in persona, alla fine del percorso, e sparargli! Il «peggior videogioco di tutti i tempi», come viene chiamato da qualcuno, è stato cancellato dalla rete, ma era scaricabile dal sito del ministero della Gioventù, selezionando la voce “d aw n l o a d ” (inglese maccaronico, analogo alle scritte “anderground ” della metropolitana romana). A conti fatti, era un tale concentrato di strafalcioni e pressapochismo da costringere il responsabile cui era stato assegnato (senza gare, né bandi) il progetto a prendere ufficialmente le distanze dalla propria creazione,mentre il ministero della Gioventù si è limitato a nasconderne ogni traccia sui siti statali e, al contempo, bollare come«strumentali» le critiche ricevute. Non ci è dato di sapere se e quanto denaro pubblico sia stato investito in questa operazione, ma il danno di immagine per lo Stato è l’ennesima dimostrazione di come i nuovi strumenti di comunicazione siano impiegati male dalle istituzioni (basti ricordare il caso del sito ufficiale del ministero del Turismo, costato uno sproposito e dalla gestazione problematica ) .I veri artigiani informatici di Gioventù ribelle sono alcuni studenti dello Ied di Roma, non retribuiti ma ricompensati con la “gloria” e l’onore di partecipare a un progetto importante e invece beffati da polemiche che non tengono conto della mancanza di mezzi e di tempo nella quale sono stati indotti a operare. Il responsabile di G i ove n t ù Ribelle è Raoul Carbone, presidente di Aiomi Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive), già autore di un videogioco invenduto e invendibile (Il Rosso e il Nero),un altro in cantiere (Winger s, per il quale afferma di aver raccolto un budget di 800.000 euro, ma che dopo anni non è stato messo in commercio),nonché della nota biografica auto celebrativa della voce che lo riguarda su Wikipedia italiana (prima corretta dagli utenti e poi oscurata).Una delle sedi di Aiomi è in via Livorno a Roma, dove c’era la sede di Azione Giovani, movimento di estrema destra ora scioltosi.Il sito Internet Sorge il sospetto che le frequentazioni politiche di Carbone vadano oltre i rapporti di buon vicinato. Il Rosso e il Nero poneva sullo stesso piano partigianie fascisti.Oltre al videogioco dei 150 dell’Unità d’Italia, la società da lui fondata è incaricata dell’allestimento di Vigamus,museo permanente dei videogiochi a Roma che è stato promesso entro la fine del 2011.Giacché una seconda e una terza parte di Gioventù Ribelle erano state annunciate rispettivamente per il 2 giugno e il 20 settembre del 2011, ma non si è saputo più nulla, è lecito nutrire dubbi su Vigamus,per cui furono fatti tanti proclami senza alcun seguito.Il sito Internet ufficiale riporta «lavori in corso» e la pagina su Facebook non è stata più aggiornata.In un’ottica di riscoperta di valori e virtù nazionali, sarebbe interessante conoscere l’entità dello spreco che ha contribuito a renderci zimbelli dell’industria video ludica.
dal Fatto Quotidiano